ilTorinese

Ravello: “C’è chi parla di inclusione di genere e chi crea inclusione di genere”

Fdi, Piemonte, Dati occupazione femminile lusinghieri

I dati sull’occupazione femminile elaborati e diffusi dall’Osservatorio Mercato del Lavoro sono lusinghieri e certificano l’ottimo lavoro della Giunta e, in particolare, del Vicepresidente e Assessore al Lavoro Elena Chiorino. Si conferma una dicotomia sempre più evidente: c’è chi parla di inclusione e di divario di genere e chi, di contro, crea inclusione e lavora concretamente per colmare quel divario. Il pragmatismo politico, in particolare su temi così attuali e sensibili, è per noi un motivo di orgoglio e una spinta per fare ancora meglio”. Ad affermarlo Roberto Ravello, vice-Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

I numeri – continua Ravellosono in crescita anche in provincia di Torino, dove calano i contratti a tempo determinato in favore dell’indeterminato: il 2024, rispetto all’anno precedente, registra oltre 9.800 contratti a tempo indeterminato in più, con una crescita del 3,3% a quota 307.979. Arriva all’87,6%, dal precedente 87,1%, la percentuale di incidenza degli indeterminati sul totale. Significa maggiore stabilità e maggiore possibilità di programmazione per le famiglie, un’ottima notizia”.

Da record – chiude Ravelloanche i tassi di occupazione e di attività, sensibilmente superiori alla media nazionale. Si tratta di indicatori importanti perché ci permettono di certificare la bontà della nostra azione e delle nostre politiche, un’iniezione di fiducia per guardare al futuro con ottimismo e voglia di confermare il trend positivo in corso”.

Uomo ucciso a coltellate a Torino

Questa mattina un uomo di origine cinese e’ stato trovato senza vita dal suo coinquilino in un appartamento di via Lauro Rossi in Barriera di Milano. Sul corpo i segni di diverse coltellate. Indagano i carabinieri.

Dna, sono di Mara Favro le ossa trovate nei boschi

Nei giorni scorsi i carabinieri e i vigili del fuoco in un bosco della valle di Susa avevano trovato ossa umane.

La conferma che sono di  Mara Favro, la donna scomparsa da Chiomonte lo scorso anno, è arrivata dal test del Dna sui reperti.

Nel registro degli indagati erano stati iscritti l’ex datore di lavoro e l’ex pizzaiolo del locale dove  la donna di 51 anni lavorava. I due hanno sempre negato ogni coinvolgimento.

Una delle ipotesi è che il corpo della donna sia stato gettato nel dirupo, nei boschi di Gravere nelle vicinanze della Dora, dopo la morte.

I Giochi mondiali invernali Special Olympics a Torino, Sestriere, Bardonecchia e Pragelato

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Dall’8 al 15 marzo a Torino, Sestriere, Bardonecchia e Pragelato si terrà l’edizione 2025 dei Giochi mondiali invernali Special Olympics.

Si tratta del più grande raduno sportivo e umanitario in programma per quest’anno, che metterà in evidenza le capacità delle persone con disabilità intellettiva.

In gara 1.500 atleti di 102 Paesi, che gareggeranno in otto sport invernali mettendo in mostra le loro abilità: sci alpino, sci di fondo, danza sportiva, pattinaggio artistico, floorball, snowboard, racchette da neve, pattinaggio di velocità su pista corta. Ad accompagnarli 3.000 familiari e più di 1.000 tra allenatori e funzionari di delegazione.

La manifestazione si avvale del sostegno della Regione Piemonte, unitamente a quello dei Ministeri dello Sport, del Turismo e della Disabilità, del Coni, del Comitato italiano paralimpico e delle città sedi di gara. L’organizzazione, gestione, promozione e comunicazione è curata da una fondazione presieduta da Patrizia Sandretto Re Rabaudengo.

“Si tratta di un grande evento che il Piemonte si prepara a ospitare per il suo carico di emozioni sportive e, in questa occasione in particolare, per il suo profondo significato di inclusione e solidarietà – ha dichiarato il presidente della Regione Alberto Cirio – In questi anni abbiamo lavorato per rendere il Piemonte protagonista di eventi internazionali, che abbiamo organizzato con professionalità e competenza, nella convinzione che questi siano motore di sviluppo e di promozione turistica. Con la stessa passione accogliamo i Giochi invernali Special Olympics, che in più ricordano a tutti noi che la determinazione e dedizione consentono di superare ogni ostacolo e rendere la nostra società sempre più accogliente e solidale”.

“Professional Dreamers”. In 94 scatti sono condensati i sogni delle donne

Dal 7 marzo al Museo Nazionale del Risorgimento al via la mostra. Fotografi Tiziana e Gianni Baldizzone

Al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino si tiene la mostra “Professional Dreamers – The photographer’s eye, the psychologist’s gaze”, che rimarrà aperta fino al 27 giugno prossimo. Nel sogno, vuole dimostrare la mostra, si può entrare dalla porta della consapevolezza come da quella della non consapevolezza. L’esposizione rappresenta un progetto che unisce fotografia e psicologia per raccontare il coraggio di quindici donne nel seguire le proprie aspirazioni. È stata realizzata dai fotografi Tiziana e Gianni Baldizzone, in collaborazione con la psicologa Remigia Spagnolo, e curata da India Dhargalkar. L’esposizione offre al visitatore la vista di 94 scatti accompagnata da testi di analisi psicologica, offrendo uno sguardo profondo sul percorso di quelle donne che hanno seguito il proprio talento e le proprie aspirazioni Intime attraverso una trasformazione radicale delle proprie scelte di vita.

In dialogo fotografia e psicologia, che portano alla scoperta di sé, dei propri talenti e delle proprie ambizioni più intime che costituiscono il fil rouge della mostra allestita al primo piano del Museo del Risorgimento italiano, nel corridoio della Camera italiana. Parallelamente si sviluppano il linguaggio fotografico e il linguaggio psicologico su piani diversi, proponendo un doppio punto di vista su quella che è stata la realizzazione sul piano personale di queste donne. Gli scatti dei Baldizzone sono in bianco e nero, e ricercano, attraverso la scelta di quei colori, le tracce di un sogno che si può celare dietro una particolare carriera. I commenti psicologici guidano il visitatore nell’interpretazione simbolica delle scelte e delle emozioni delle protagoniste. Tra le figure raccontate emergono Patrizia Caraveo, astrofisica e vincitrice del Premio Enrico Fermi 2021, che figura tra le 100 esperte in area Stem del progetto “100 donne contro gli stereotipi della scienza”, l’apicultrice Debora Rizzetto, la scalpellina Lucie Branco, l’artigiana giapponese Eriko Horiki, ex impiegata di banca, che ha reinventato la tradizione del washi, la carta giapponese fatta a mano, salvando questa tradizione millenaria di un artigianato dimenticato in design di alto livello. Tra le altre donne ritratte Sèverina Lartigue, maestra d’arte, che è stata in grado di trasformare la seta in fiori di lusso, la direttrice d’orchestra Cloe Meyzie e Riccarda De Eccher, una delle pioniere dell’alpinismo in alta quota degli anni Settanta, e oggi pittrice ad acquerello, soprattutto delle sue amate Dolomiti. Al fondo del corridoio della Camera italiana, emerge la fotografia di Elisabetta Mijino, vincitrice di ben 5 medaglie ai Giochi paralimpici e chirurga della mano. Si tratta di storie femminili che hanno superato ostacoli e pregiudizi non per fare carriera ma per realizzarsi pienamente. L’8 marzo, in occasione della festa della donna, il Museo offrirà l’ingresso gratuito a tutte le visitatrici, per scoprire come un sogno possa diventare realtà.

Mara Martellotta

“Camere con crimini”, un nodo scorsoio tra amore e brividi

All’Erba, repliche sino a domenica 9 marzo

 

Come dentro una sorta di “Plaza Suite” con i tre atti come da tradizione, solo che qui non si parla tra l’amaro e il dolce di figlie da sposare ma di delitti da compiere, qui non è l’umorismo acre di Neil Simon ma quello di un paio di amici, perennemente discoli, che giocano con le tinte noir, con il brivido e le atmosfere che trasudano a cercare il morto, che guardano con tanto di annegamenti in vasca e pistolettate e impiccagioni fai da te dentro certe “Camere con crimini”, sempre nella Grande Mela, nell’intero arco di un anno, da un natale ad un capodanno con tanto di trombette e fuochi d’artificio. Giocano alla perfezione con le risate e il divertimento. Si chiamano Sam Bobrik e Ron Clark, il primo, irriducibile mattacchione, con l’idea balzana durante il servizio militare di dar vita, unico giornalista e personale editore, a un mensile, “The Tribe Scribe”, che scavalcava in quattro e quattr’otto il politicamente corretto e mentre piaceva parecchio alle truppe era piuttosto mal visto da quelli che stavano un po’ più in alto, poi un futuro di acclamato commediografo; l’altro, autore di spettacoli per la tivù degli anni Sessanta e commedie poi e sceneggiature pronte per lo schermo.

C’è Arlene, donna confusamente alla ricerca di qualcosa di nuovo in un matrimonio che mostra ormai un po’ di ruggine, che è sposata con Paul, opaco venditore di auto usate che non ha certo più la brillantezza né di giorno né di notte dei primi anni d’unione, all’altro vertice del triangolo con tutte le carte in regola, innamorato soprattutto di sé e della sua avventura con la donna, ci sta Mitchell, il dentista della coppia, quello che ha approfittato tra una carie e l’altra. Tradimenti, sesso spento o con faville, risentimenti, complicità e vendette, preparativi e azzardate esecuzioni, tre atti e un anno per sconvolgere e ricomporre le possibili alleanze, il chi uccide chi che di volta in volta circola a meraviglia attraverso quelle camere, assassini improbabili e francamente divertenti, i colpi di scena che si susseguono e le battute a ruota, instancabili (che a volte trascinano gli stessi attori) magari di tanto in tanto aggiustate simpaticamente con aria subalpina. “Camere con crimini” è una commedia che non si racconta, va vista e pienamente gustata, di triangoli a teatro e al cinema ne abbiamo visti parecchi: ebbene questo, immerso com’è in un giusto gioco e dosaggio di amore (si fa per dire) e di una girandola in salsa gialla (o giallognola?), paradossale, pare avere qualche marcia in più.

Torino Spettacoli ha trovato in Paolo Carenzo un regista da tenere caro, confezionatore di uno spettacolo e di una regia veloci, spiritosissimi, per nulla ripetitivi, davvero eccellenti. In palcoscenico, a briglia sciolta Carlotta Iossetti pruriginosa e fantasticamente affamata Arlene ed Elia Tedesco, perfettamente vanesio; se dovessimo aggiudicare una palma, la daremmo al vitale dinamismo, alle spiritosaggini, ai tic e alle paure, alle piccole invenzioni, al non risparmio di una serata intera di Andrea Beltramo, che fa di Paul il ritratto perfetto della vittima e del ridicolo carnefice. Repliche stasera e domani alle 21, domenica 9 marzo alle 16. Carta vincente, da tenere stretta stretta in repertorio e da riproporsi a furor di popolo.

Elio Rabbione

Scontro tra auto e moto: bimbo di 8 anni ferito

In un incidente avvenuto a Vercelli  tra un’auto e uno scooter un bambino di 8 anni, che era sul secondo mezzo guidato dal padre è rimasto ferito. Il bambino è stato  soccorso e poi trasportato con l’elicottero, in codice giallo, all’ospedale “Regina Margherita” di Torino.

Al via  le Feste di fine inverno: “La cultura dietro l’angolo” in tutta Torino

Il 6 marzo hanno avuto inizio le feste di fine inverno de “La cultura dietro l’angolo”, il progetto di Città di Torino e Fondazione Compagnia di San Paolo, per portare la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione e partecipazione.

La nuova edizione, rinnovata e ampliata nel numero di appuntamenti e istituzioni culturali che propongono le attività nei presidi diffusi su tutto il territorio, è pensata con una valenza biennale anche a seguito del riscontro più che positivo ottenuto negli anni precedenti.

“Per un progetto che mira alla costruzione di relazioni e occasioni di socializzazione uno a uno attraverso la cultura – spiega l’assessore alla Cultura Rosanna Purchia – gli oltre 12 mila passaggi agli appuntamenti del programma 2024, più del doppio rispetto all’anno precedente, sono un risultato importante che testimonia il crescente interesse del pubblico per un’offerta culturale diffusa e accessibile, capace di avvicinare sempre più persone alla cultura.

Nell’arco di questi tre anni il progetto ha visto un numero sempre più crescente di tesserati e una crescente fidelizzazione da parte del pubblico, un successo tutt’altro che scontato, reso possibile dalla sinergia tra tutti i soggetti coinvolti, di cui siamo davvero orgogliosi”.

“La cultura ha un valore sociale inestimabile ed è un potente motore di cambiamento che favorisce la coesione, l’inclusione e la cittadinanza attiva – ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli – Promuovere cultura significa anche aiutare a superare le diseguaglianze, abbattere le barriere sociali e combattere l’esclusione, rafforzando il senso di comunità. Ecco perché questa iniziativa che si propone di rendere la cultura accessibile a tutte e a tutti, è così apprezzata sul territorio cittadino, dove rappresenta una importante occasione di incontro e promozione nelle Case del Quartiere, nelle biblioteche civiche, nelle sedi di enti culturali e nei numerosi spazi pubblici coinvolti”.

Un questionario di soddisfazione condotto telefonicamente su un campione rappresentativo di 314 partecipanti, ha rilevato un elevato gradimento per le attività proposte nell’edizione 2024 di “La cultura dietro l’angolo”, ottenendo un 98 per cento di giudizi positivo di cui il 61% molto positivo.

Oltre alla qualità dell’offerta culturale, il progetto ha rappresentato un’importante occasione di scoperta del territorio e di creazione di nuove relazioni sociali. Il 43% degli intervistati ha esplorato angoli della città che non conosceva, mentre il 77% ritiene che l’iniziativa abbia valorizzato il proprio tempo libero.

“La cultura dietro l’angolo” ha inoltre favorito nuove connessioni sociali tanto che il 72% degli intervistati ha riscoperto il piacere di stare in compagnia e il 57% ha mantenuto i contatti con le persone conosciute durante gli appuntamenti.

La quarta edizione della Cultura dietro l’angolo si aprirà con una grande festa di fine inverno, diffusa nei presidi territoriali da giovedì 6 a sabato 8 marzo. Ogni festa nasce dalla co- progettazione di un presidio territoriale e di uno o più istituzioni culturali. Le case di quartiere, le biblioteche civiche e i presidi del territorio si animeranno di concerti, spettacoli teatrali, performance artistiche, giochi e appuntamenti di divulgazione scientifica, coinvolgendo la cittadinanza. La festa di fine estate si terrà invece dal 25 al 27 settembre.

L’Associazione Centro Scienza Onlus propone un percorso sul tema dell’informazione e dell’importanza dell’affidabilità delle fonti, partendo con il laboratorio “La bussola delle News” per poi proseguire sul tema del cambiamento climatico con “ Che clima c’è “ e su quello delle energie rinnovabili e della decarbonizzazione con “Da fossile a green”.

La Fondazione TGR propone “Traiettorie, Raccontare se stessi attraverso il teatro”, un percorso di storytelling in tre appuntamenti incentrato sul raccontare se stessi attraverso il linguaggio teatrale, di cui verrà creata una restituzione in formato audiovisivo.

Il Museo Egizio realizzerà un laboratorio all’incrocio tra saper fare, memoria e archeologia, diviso in più momenti. La memoria del fare è una presentazione delle trasformazioni del museo e della nuova sezione “Materie. Forma del tempo”. “Io so fare” inviterà i partecipanti a condividere un’abilità artigianale o la storia di un oggetto significativo. Nell’ultima fase “Mani in pasta nell’archeologia” i partecipanti impareranno le tecniche di lavorazione dell’argilla, realizzando un oggetto ispirato ai reperti egizi.

Le Gallerie d’Italia di Torino proporranno un percorso dedicato alla fotografia articolato in tre momenti. In “Ritratti di luce” i partecipanti si caleranno nei panni del fotografo, del modello e del tecnico delle luci, in un vero e proprio set fotografico. In “Tracce di Blu” fotografie d’autore vengono trasformate in segnalibri personalizzati mentre in “Tela Versus Pixel”, con l’uso dell’intelligenza artificiale alcune opere della collezione pittorica delle Gallerie verranno trasformate in una raccolta fotografica contemporanea.

La proposta del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale si articola in una serie di laboratori incentrati sulla funzione del linguaggio e sul suo valore all’interno di un nucleo di cittadini, grande o piccolo che sia. La Fondazione TPE-Teatro Piemonte Europa proporrà tre diversi laboratori teatrali “ Relazioni in movimento “, intitolati rispettivamente “Relazione me e me”, “Relazione me e l’altro” e “Relazione me e lo spazio”.

L’Unione Musicale proporrà tre momenti dedicati alla condivisione della musica dal vivo “ Tutti in coro”, concerto corale interattivo in cui i partecipanti assaporeranno la bellezza del cantare insieme, “Ascolta che musica” e “Ottoni per aria”, occasioni di avvicinamento alla musica classica, per conoscerne i segreti e curiosità attraverso l’ascolto di celebri brani di grandi autori.

Tra gli altri la GAM presenta tre appuntamenti ispirati alla programmazione primaverile e autunnale del museo. In dialogo con la mostra “Lasciatemi divertire” di Fausto Melotti, l’attività In leggerezza propone ai partecipanti di creare piccole sculture con fili di metallo. “Elementi differenti” prende spunto dall’esposizione dell’artista contemporanea Alice Cattaneo, suggerendo attività di composizione che interagiscono con l’ambiente. “Come d’incanto” è un’attività ispirata al nuovo allestimento museale, che indaga il tema della notte come spazio di trasformazione. Un percorso in tre tappe che insegna ad usare lo smartphone per fotografare e per raccontare storie personali attraverso la fotocamera del telefono è proposto da Camera, Centro Italiano per la Fotografia. Un percorso di lettura condivisa in tre tappe dal titolo “Leggere insieme”, con particolare attenzione alla lettura ad alta voce, è proposto dalla Fondazione Circolo dei Lettori. Il Polo del Novecento propone, invece, un percorso laboratoriale in tre tappe sul colonialismo italiano, diviso in “Storie” , “Memorie” e “Presente”, che fa emergere le tracce del colonialismo nella società contemporanea.

Un percorso laboratoriale in tre parti che unisce musica e pittura è proposto dall’Orchestra Filarmonica di Torino. All’interno del progetto trovano spazio i Gruppi di Proposta, un’opportunità di volontariato per i cittadini che desiderano mettere a disposizione della collettività passioni e competenze, per un’occasione per rafforzare e allargare le relazioni delle persone con il territorio.

Mara Martellotta

Foto archivio

Napoli, marzo 1978. Avventure semiserie alla settima conferenza operaia del PCI

La Settima Conferenza operaia del PCI si svolse a Napoli dal 3 al 5 marzo 1978. Il sindaco della città partenopea, una delle “capitali della crisi”, era a quel tempo Maurizio Valenzi. La relazione introduttiva venne tenuta da Giorgio Napolitano. Tra i tanti intervennero Luciano Lama, Sergio Garavini, Gerardo Chiaromonte e, ovviamente, Enrico Berlinguer.

La nostra delegazione era piuttosto composita e partecipata: una ventina di delegati dei quali ero responsabile, nonostante i miei vent’anni. Il viaggio verso Napoli fu alquanto avventuroso. Saliti sul treno in due gruppi, tra Domodossola e Fondotoce, raggiungemmo la stazione Centrale di Milano dove era previsto il cambio di convoglio. Uno dei nostri, ferroviere che lavorava in dogana, disse: “Tutti con me! So ben io dove bisogna andare!”. E noi, fiduciosi, lo seguimmo, salendo sui vagoni di un treno fermo tre binari più avanti. Meno male che era “del mestiere”: per un pelo non rischiammo di finire al Brennero. Fortunatamente, a scanso di equivoci, per toglierci ogni residuo di dubbio, chiedemmo informazioni a un controllore. In fretta la “truppa”, avvertita del tragico errore, si spostò sul binario giusto, accomodandosi nei posti prenotati sulla Freccia del Sud, il direttissimo 590/591 che collegava il capoluogo lombardo con la Sicilia. Ognuno si era portato le sue cose in valigia o in borsa. Restammo a bocca aperta quando il segretario della cellula comunista della Rumianca di Pieve Vergonte mostrò il suo bagaglio: un semplice tascapane conteneva il minimo indispensabile  per i cambi di calze e mutande, un fiasco di vino, un salame felino lungo quasi mezzo metro e un largo filone di pane. Tenne a precisare che i viveri erano la dotazione di base, ridotta all’essenziale per il viaggio d’andata. Partimmo e molti manifestarono i primi segnali di stanchezza. Durante il viaggio notturno accadde un episodio incredibile. Messi in guardia dal capotreno sui frequenti furti ad opera di lesti borseggiatori, ci si attrezzò per assicurare un’adeguata chiusura degli scompartimenti che ospitavano le cuccette. Quattro dei nostri, operai alla Montefibre di Pallanza e alla Cartiera di Possaccio, legarono attorno alle maniglie della porta una cintura dei pantaloni. A notte fonda, transitando sull’Appennino qualcuno tentò di aprire il loro scompartimento incontrando però la resistenza della striscia di cuoio. Contrariato lanciò un’invettiva che, stando a quanto udirono, pareva si trattasse di un piccato “Maiali!”. Solo Roberto Spadini, sfoggiando un’invidiabile e britannica flemma, intuì la cosa come un annuncio. “Ho sentito bene. Hanno detto giornali!”, e con quell’idea fissa in testa, infilate le ciabatte, andò in lungo e in largo per il treno a cercare quel signore che vendeva i quotidiani. Non trovandolo, sostando il treno alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, scese – sempre in ciabatte – e cercò l’edicola che, a quell’ora, aveva ancora la serranda abbassata. Deluso e dubbioso, scuotendo la testa, risalì. Il resto della nottata trascorse tranquillo e ci lasciammo alle spalle anche la capitale. Dopo l’alba, più o meno tutti svegli,  scostate le tende scure, si guardava dai finestrini il panorama agreste che scorreva davanti agli occhi ancora assonnati. Un delegato sindacale della Montefibre d’origine campana assicurò che entro un’ora abbondante saremmo giunti alla meta. Dieci minuti dopo il treno iniziò a rallentare fino a fermarsi. Il cartello della stazione annunciava “Napoli Campi Flegrei”. Il panico si diffuse all’istante: eravamo a destinazione! Il buon Arturo aveva toppato alla grande e ora tutti cercavano di scendere il più in fretta possibile. Chicco scese in mutande, altri vestiti in fretta e furia, trascinandosi borse e valigie. Spadini scese in ciabatte e quando il treno ripartì si accorse che verso Salerno se ne andavano anche le sue scarpe che, liberatesi dei piedi del povero Roberto, proseguirono orfane e mute verso un ignoto futuro. L’inizio dell’avventura era stato poco promettente ma il seguito non fu da meno. La destinazione della prenotazione alberghiera, per ragioni strettamente economiche motivate dall’inflessibile senso del risparmio di Bruno, il nostro amministratore, ci portò a Torre del Greco, a trenta chilometri da Napoli. Camere dignitose, pulite. Vitto da dimenticare. Tutta la delegazione fuggiva ogni sera verso pizzerie, trattorie, ristorantini nei pressi del luogo dove eravamo confinati, evitando di consumare la cena che faceva parte dell’accordo stipulato. Solo il capodelegazione, vale a dire chi scrive, venne precettato una sera dal maître che l’obbligò a sorbirsi una sciapa minestrina, due fette di spalla cotta che non faceva onore alla parte anteriore della zampa del suino al quale era appartenuta, un formaggino Mio e una mela cotta che, in origine, doveva essere già avvizzita. Dalla sera successiva e dalla seguente l’esperienza venne evitata grazie ad abili sotterfugi. La Conferenza fu un’esperienza per certi versi indimenticabile. Per la qualità del dibattito e per l’intervento che il nostro delegato fece dalla tribuna parlando dell’impegno dei lavoratori chimici del nord a sostegno delle rivendicazioni dei loro compagni del sud. Per il clima che si respirava nel Palasport gremito da oltre quattromila delegati, per le parole di molti e soprattutto di Enrico Berlinguer che riassunse nel suo intervento il senso della scritta che campeggiava alle spalle del palco: “Occupati e disoccupati uniti nella lotta per lo sviluppo civile e produttivo di Napoli e del Mezzogiorno”.

 

Ma fu indimenticabile anche le avventure di alcuni di noi che si persero sui mezzi dell’ Atan, l’Azienda Tranvie Autofilovie Napoli, sui bisogni idrici fatti controvento da un delegato in crisi prostatica nel fossato del Maschio Angioino, dalla valutazione della consistenza della sabbia dell’arenile di Torre del Greco da parte del medesimo che, a causa del buio di una notte senza luna  e di una persistente sfortuna , si rivelò il prodotto di una deiezione canina, dello scontro fisico tra il capodelegazione e Luciano Lama che incocciarono in una svolta tra i corridoi del Palasport e della rissa che venne sfiorata tra la nostra delegazione e quella di Cremona. Su quest’ultimo episodio è utile aprire una parentesi, per specificare bene l’accaduto e le ragioni che portarono la tensione a un passo dallo scontro. Due delegati della Montefibre di Pallanza (dei quali, per eccesso caritatevole, ometteremo le generalità) ogni mattina tardavano tra i venti e trenta minuti la partenza del pullman a causa del ritardo cronico nello sbarbarsi, lavarsi e vestirsi. Il mezzo che doveva portare le due delegazioni, quella del Vco e i cremonesi, a Napoli non poteva muoversi in loro assenza. Se il primo giorno vi furono solo dei brontolii, il secondo la protesta fu più vivace e la terza e ultima mattina scoppiò una vera e propria rivolta che solo la paziente opera di mediazione dei due capidelegazione riuscì a sedare, non senza qualche difficoltà. Terminata la Conferenza il viaggio di ritorno non riservò sorprese se non uno strascico che si potrebbe definire “a scoppio ritardato”. Infatti, tre settimane dopo, ad una assemblea dei delegati chimici che si tenne a Vercelli dove i lavoratori lottavano come tutti quelli del gruppo Montefibre per salvaguardare il processo produttivo e i posti di lavoro, un esponente del Consiglio di Fabbrica di Pallanza ( lo stesso che era intervenuto a Napoli) pronunciò lo stesso discorso, calcando la mano sul fatto che anche in Piemonte c’era la massima disponibilità a discutere il futuro di realtà come quella della provincia del riso a vantaggio di quelle collocate nelle regioni meridionali del Paese. Apriti cielo! Si dovettero sudare le proverbiali sette camicie per assicurare i vercellesi che nessuno voleva vendere la loro pelle ma che si trattava solo di una interpretazione un poco troppo enfatica del concetto solidaristico che univa il nord al sud nella stessa lotta per lo sviluppo. A riprova che non sempre i buoni concetti, alla prova pratica, vengono condivisi con lo stesso entusiasmo.

Marco Travaglini

Moige: Parte da Chivasso il tour contro il bullismo e i pericoli della rete

 

Il 7 marzo l’IC di Chivasso Cosola ospiterà il centro mobile del MOIGE

 

Parte da Chivasso e, più precisamente dall’IC Chivasso Cosola, il tour del progetto  “Educyber Generations” l’iniziativa promossa dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori, realizzata nell’ambito del Progetto Diderot di Fondazione CRT, per contrastare il bullismo e i pericoli della rete, un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti nella società e nelle scuole italiane.

Durante la mattinata si terranno tre sessioni formative, condotte da Martina Zanocco ed Elisa Mancini, psicologhe della task force anti bullismo del MOIGE per formare i ragazzi sui rischi e le opportunità del mondo digitale. Nel pomeriggio, il Centro Mobile Moige sarà presente nel cortile della scuola per accogliere la cittadinanza, seguito da un intervento rivolto a genitori e insegnanti.

Il tour proseguirà fino a maggio 2025 raggiungendo oltre 6mila studenti appartenenti ad oltre 70 scuole in Piemonte e Valle D’Aosta.

“È sui banchi di scuola che si formano le cittadine e i cittadini di domani – dichiara la Presidente di Fondazione CRT Anna Maria Poggi – Il progetto Diderot di Fondazione CRT, che quest’anno porta in aula nuove ‘sfide’ della contemporaneità che vanno dalla prevenzione del cyber risk alla bioingegneria dell’alimentazione, intende allenare le nuove generazioni al critical thinking, ad acquisire quello sguardo nuovo e creativo necessario per comprendere e orientarsi nel mondo”. 

Secondo lo studio del MOIGE, condotto in collaborazione con l’Istituto Piepoli nel 2023, emergono dati allarmanti: l’8% dei ragazzi usa foto o video per prendere in giro qualcuno, un dato in costante aumento. Il 45% ha dichiarato di essere stato vittima di prepotenze, con il 34% di casi legati a violenza verbale. Preoccupante è anche la percentuale di minori che navigano senza alcun filtro anti-porno (49%) e la scarsissima comunicazione con le famiglie riguardo a strumenti di protezione durante la navigazione online.

Dallo studio emerge inoltre una generale fiducia nei confronti di quanto viene letto su internet. Il 42% crede che ciò che si legge online sia attendibile  ma il 52% ammette di aver creduto almeno una volta ad una notizia che poi si è rivelata una fake news. Solo il 17% verifica sempre ciò che legge, dato in leggera crescita.

Un altro dato significativo è quello relativo al tipo di presenza sui social. Oltre 1 su 4   ha un proprio canale attraverso il quale condivide con gli utenti contenuti come video, tutorial, foto, dove racconta la propria vita, anche facendo live streaming. Questo fenomeno risente con ogni probabilità del ruolo sempre più importante che rivestono gli influencer agli occhi degli adolescenti, che aspirano a diventare come loro.

In aumento anche il numero di minori che ha condiviso online foto personali: 9%. Preoccupa particolarmente il dato relativo all’età: il 6% di chi ha ammesso di averlo fatto ha meno di 15 anni.

“Educyber Generations” si propone di affrontare in modo diretto e mirato i rischi del mondo digitale, che colpiscono in particolare bambini e adolescenti. Con oltre 30 milioni di account social attivi in Italia, l’intervento risulta urgente e necessario per garantire a tutti i giovani una navigazione sicura e consapevole.

Il nostro progetto nasce da un’esigenza sociale imprescindibile“, dichiara Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGE. “La società italiana sta diventando sempre più digitalizzata. Occorre valorizzare le opportunità della rete, comprendere i rischi e gli ostacoli nel percorso di crescita digitale, soprattutto per i minori. Educyber Generations significa formazione, prevenzione e, soprattutto, azioni concrete a supporto dei giovani“.

L’obiettivo di “Educyber Generations” è di promuovere la cultura della cittadinanza digitale. A questo scopo, infatti, verranno formati gruppi di studenti che opereranno nelle scuole in collaborazione con docenti, famiglie e forze dell’ordine, per garantire un supporto tra pari e una maggiore consapevolezza dei rischi online. Attraverso questi strumenti, Educyber Generations mira a fornire competenze digitali e supporto qualificato, prevenendo e contrastando episodi di cyberbullismo e rischi della rete.

Un progetto che si pone come obiettivo non solo di proteggere, ma di costruire una generazione di cittadini digitali consapevoli e responsabili.