ilTorinese

Merlo: Olimpiadi, si sciolga anche il nodo del post olimpico

Merlo: Olimpiadi invernali, ora si sciolga anche il nodo del post olimpico di Torino 2006.
“Non disperdere le risorse pubbliche da un lato e risolvere l’intricato nodo del post olimpico di
Torino 2006 dall’altro. Sono questi i due elementi centrali che, allo stato dei fatti, si impongono
anche all’attenzione per la scelta, o meno, della pista di Bob a Cesana Torinese in vista delle
Olimpiadi invernali di Milano/Cortina. Nel frattempo, però, a Pragelato, pur consapevoli che per i
trampolini esiste già un impianto funzionante a Predazzo, non ancoriamo più lo sviluppo di un
territorio al solo evento internazionale. E, non a caso, il progetto delle prossime Universiadi del
2025 prevede un riutilizzo per tutto l’anno degli impianti individuati per le gare: lo skiroll e il
biathlon. Un progetto, cioè, che non è finalizzato alle sole Universiadi ma che punta a rilanciare un
intero territorio partendo proprio da un importante e qualificato evento internazionale.
Ma, per quanto riguarda le prossime Olimpiadi invernali, non si può continuare ad assistere ad un
silenzio sul come si intende procedere per sciogliere definitivamente i nodi del post olimpico. A
cominciare, appunto, dal sito di Cesana Torinese”.
Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci”.

Il tumore della prostata a basso rischio si può controllare senza intervento o radioterapia

Una vera e propria svolta per il tumore della prostata. Uno studio ha appena dimostrato che si può tenere sotto controllo il tumore della prostata a basso rischio senza necessità di intervento chirurgico o radioterapia. È stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale JAMA Network Open i risultati di START (https://start.epiclin.it/home) un ampio studio che dal 2015 ha seguito oltre 900 pazienti con una nuova diagnosi di tumore della prostata a basso rischio (che rappresentano il 10-15% di tutte le diagnosi di questo tumore), che ha coinvolto tutte le principali strutture di urologia, radioterapia ed anatomia patologica del Piemonte e della Valle d’Aosta.
Lo studio, promosso dalla Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, è stato coordinato dall’Epidemiologia Clinica del CPO della Città della Salute di Torino. Si tratta di uno dei rari studi condotti su un’intera rete ospedaliera regionale per offrire ai pazienti con una nuova diagnosi di tumore della prostata a basso rischio la possibilità di scegliere fra i tradizionali trattamenti radicali (chirurgia o radioterapia) ed un programma di sorveglianza attiva, basato su regolari controlli clinici, di laboratorio e, con intervalli maggiori, di tipo strumentale. La sorveglianza attiva, in assenza di segnali di aggravamento, consente di evitare del tutto un trattamento radicale o, se diventasse necessario, di ritardarlo di anni, riducendo le conseguenze negative di questi interventi sulla qualità di vita dei pazienti, a causa di disturbi della sfera sessuale, urinaria ed intestinale.
Prima dello studio START la sorveglianza attiva veniva proposta raramente, da pochi Centri, e solo a pazienti molto informati e motivati. Questa difficoltà a proporre la sorveglianza attiva dipendeva da diversi fattori, tra cui: l’incertezza sui risultati di lungo periodo, il timore di incorrere in contenziosi medico-legali, l’eterogeneità di approcci tra diversi specialisti ed una comprensibile difficoltà da parte dei pazienti nel ricevere al tempo stesso una diagnosi di tumore senza l’indicazione di un trattamento attivo.
Grazie allo studio START è stato possibile concordare tra i Centri di urologia, radioterapia ed anatomia patologica delle due regioni un protocollo comune di offerta a questi pazienti della scelta tra le diverse strategie di trattamento, come raccomandato da anni da tutte le Linee guida internazionali e nazionali, inclusa una Linea guida regionale del 2009. Il protocollo START prevedeva una chiara spiegazione della diagnosi, della prognosi e delle diverse alternative di trattamento, inclusa la sorveglianza attiva. Tutte queste informazioni sono state anche spiegate in un opuscolo consegnato ai pazienti che riassumeva in termini comprensibili i vantaggi ed i rischi delle diverse alternative per consentire una decisione ponderata.
Il risultato più rilevante dello studio è che, dopo essere stati correttamente informati, oltre l’80% dei pazienti ha optato per la sorveglianza attiva. I dati raccolti durante lo studio, che ha seguito negli anni tutti i pazienti, hanno confermato un’identica probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi tra le diverse scelte terapeutiche. Si stima che questi risultati, applicati nella pratica clinica, consentirebbero di evitare ogni anno almeno un centinaio di trattamenti radicali, e le loro conseguenze, tra le due regioni. Tra i fattori che hanno contribuito a rassicurare medici e pazienti nella scelta della sorveglianza attiva hanno avuto un ruolo importante la discussione multidisciplinare dei casi tra i diversi specialisti (in linea con l’approccio adottato dalla Rete Oncologica dei Gruppi Interdisciplinari di Cura, GIC) e la possibilità dei patologi di ciascun ospedale di chiedere conferma delle caratteristiche di basso rischio della biopsia ai colleghi più esperti su queste diagnosi di altri ospedali.
L’esperienza di START dimostra in modo evidente che iniziative di ricerca nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale sono in grado di raggiungere risultati di interesse scientifico internazionale ed al tempo stesso di contribuire al miglioramento della qualità e dell’equità dell’assistenza e la positiva collaborazione tra professionisti di diverse discipline.

Case popolari (Pd): “Migliaia di domande insoddisfatte”

CANALIS E SARNO: ESPLOSIONE DEGLI SFRATTI, MA LA GIUNTA CIRIO SI LIMITA A RESTRINGERE I CRITERI DI ACCESSO.

In un momento di grave crisi sociale, con più di 30.000 sfratti nel 2022 e con solamente il 5% del fabbisogno italiano di casa soddisfatto dall’edilizia residenziale pubblica, la Giunta Cirio non fa proposte per aumentare gli alloggi da assegnare né sollecita il governo Meloni a ripristinare il fondo di sostegno alla locazione e il fondo per la morosità incolpevole, ma si limita a restringere le maglie, con una discriminazione mirata agli stranieri.

 18.10.2023 – Nel giorno in cui si sono svolte le audizioni delle tre ATC piemontesi, della Caritas regionale e dei sindacati inquilini di CGIL, CISL e UIL, in merito al Ddl Caucino e alla Pdl Canalis sull’edilizia sociale, appare evidente che la Giunta Cirio non sta affrontando con senso di realtà l’emergenza casa.

La realtà infatti ci restituisce un quadro drammatico, con migliaia di famiglie in lista d’attesa per un alloggio popolare e altrettante famiglie sfrattate o a rischio sfratto per morosità incolpevole.

Il disegno di legge Caucino non risponde a questa emergenza, ma si limita a mettere paletti insostenibili e incostituzionali alle persone di origine straniera, chiedendo solo agli extracomunitari di dimostrare una regolare attività di lavoro, come requisito per l’assegnazione delle case popolari.

Inserisce anche una premialità di punteggio a chi risiede da 15-20-25 anni in Piemonte, mettendo in secondo piano il criterio del bisogno.

Su questo i sindacati e la Caritas si sono espressi contrariamente, a differenza dei tre presidenti Atc che però non hanno fornito seri argomenti a sostegno.

Perché sprecare tempo a proporre una norma incostituzionale, quando invece si potrebbero fare importanti modifiche alla regionale 3/2010 sull’edilizia sociale, che tengano conto della mutata situazione sociale?

Bisognerebbe mettere in campo misure urgenti per aumentare gli alloggi disponibili, impendendo le vendite degli alloggi pubblici, rafforzando principi di rotazione, migliorando la manutenzione degli alloggi vuoti, riconvertendo caserme e altri edifici pubblici inutilizzati, comprando alloggi sul mercato privato, all’insegna dello zero consumo di suolo e con logiche di coprogrammazione che coinvolgano il Terzo Settore.

Il ddl Caucino non fa nulla di tutto ciò e soprattutto non mette un euro in più sulla casa.

Se la domanda aumenta, non basta restringere i criteri dell’offerta. Bisogna aumentare l’offerta e aumentare le risorse finanziarie. Altrimenti si resta nel campo degli slogan e dell’ideologia, senza un miglioramento reale per la vita di chi vive in Piemonte.

Monica CANALIS e Diego SARNO – consiglieri regionali PD

 

I commercialisti nell’era dell’intelligenza artificiale

Nel contesto del Congresso Nazionale dei Dottori Commercialisti che si tiene a Torino dal 18 al 20 ottobre, si è svolta una discussione avvincente e pionieristica sulla crescente interazione tra il mondo professionale dei commercialisti e l’intelligenza artificiale. I dottori commercialisti italiani hanno preso l’iniziativa sfidando l’IA, in particolare dialogando con l’assistente virtuale ChatGPT, per redigere un documento cruciale intitolato “Il Lavoro del Commercialista nell’Era dell’Intelligenza Artificiale: Scenari, Opportunità e Rischi.” Questo documento, in fase di presentazione domani, getta luce sui profondi cambiamenti e le nuove sfide che l’intelligenza artificiale porta nel settore della consulenza fiscale e contabile.

L’idea è partita dall’Università di Torino, rappresentata in seno ai gruppi di lavoro AI e professione del consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili dai professori Paolo Biancone (nella foto) e Silvana Secinaro, anche rispettivamente Vice Presidente e Presidente dell’associazione di accademici ed esperti Tecnologie per l’accounting e l’accountability.

L’utilizzo dell’IA nella professione del commercialista è un tema che ha guadagnato sempre più rilevanza negli ultimi anni. La crescente automazione dei processi contabili e fiscali, insieme all’avvento di strumenti avanzati di analisi dei dati, ha reso chiaro che i dottori commercialisti devono adattarsi a questa nuova realtà.

La sfida di dialogare con ChatGPT per la redazione del documento rappresenta un passo audace verso la comprensione dei potenziali benefici e delle sfide dell’integrazione dell’IA nella consulenza commerciale. Il documento sarà presentato al Congresso Nazionale dei Dottori Commercialisti domani, e rappresenta un contributo significativo alla comprensione dei cambiamenti in atto nella professione. Esso segna anche un punto di partenza per ulteriori discussioni e ricerche sulle sfide e le opportunità che l’intelligenza artificiale porta nel mondo della consulenza contabile.

Questo stimolante dialogo con l’IA ha messo in evidenza l’importanza di una formazione continua e dell’adattamento costante alle nuove tecnologie. Atteggiamento che l’Università di Torino promuove con corsi mirati a questo cambio di mentalità tra i futuri professionisti e manager, in particolare con il corso Tecnologie per l’Accounting  e l’Accountabilty, erogato come scelta libera dal Dipartimento di Management, percorso magistrale Amministrazione e Controllo Aziendale, ma fruibile a scelta da tutti gli studenti di Unito interessati.

In un mondo in costante evoluzione, i dottori commercialisti italiani dimostrano di essere pronti ad affrontare il futuro con apertura e determinazione, abbracciando l’intelligenza artificiale come una risorsa preziosa e affrontando le sfide con coraggio e determinazione.

Trapianti, l’efficienza del modello Piemonte

Trapianti, la cultura del “dono prezioso da non sprecare” recepita alla lettera da  Piemonte-Valle d’Aosta: nei primi 9 mesi del 2023, su 74,2 donatori segnalati per milione di abitanti, 41,1 sono gli effettivi e 40,9 quelli utilizzati

 

All’evento online di OMaR dibattito aperto tra pazienti, clinici e istituzioni sulle necessità soprattutto nella delicata fase post-operatoria, sia dal punto di vista psicologico che nella gestione del rischio di infezioni come il Citomegalovirus

 

Correlazione complessa tra malattie genetiche rare e insufficienza d’organo: il trapianto spesso unica alternativa terapeutica possibile

 

 

Roma, 18 ottobre 2023227 di rene, 145 di fegato, 23 di cuore, 22 di polmone e 5 di pancreas: non sono numeri a caso, ma i trapianti di organo registrati in Piemonte e Valle d’Aosta nei primi nove mesi del 2023. Numeri che continuano a crescere, come ha testimoniato Antonio Amoroso, Direttore CRT – Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte e Direttore Dipartimento Trapianti, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino: “In Piemonte sono stati superati complessivamente i 6.000 trapianti di rene e stiamo per raggiungere il traguardo di 4.000 trapianti di fegato e più di 1.200 tra trapianti di cuore e di polmoni. Un lavoro costante che portiamo avanti dal 1981: il nostro è stato infatti il primo Centro Trapianti a fornire diagnosi e consulenza genetica in Italia e continua a rappresentare un punto di riferimento nazionale, in particolare per i trapianti di fegato e reni”. Antonio Amoroso è intervenuto nel corso dell’evento online dedicato proprio all’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule staminali, organizzato da OMaR – Osservatorio Malattie Rare – con il patrocinio non oneroso di ADMO Onlus – Associazione Donatori Midollo Osseo, AIDO Piemonte – Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, AMR – Alleanza Malattie Rare, Centro Nazionale Trapianti e CRT Piemonte – Centro Regionale Trapianti Piemonte – con il contributo non condizionante di Takeda Italia. L’incontro, oltre a evidenziare casi di eccellenze come quello piemontese, è stato l’occasione per parlare con pazienti, clinici e istituzioni, della delicata fase post-operatoria e della prevenzione e gestione delle infezioni opportunistiche come il Citomegalovirus (CMV).

 

Il modello Piemonte è un modello molto efficiente. “Su 74,2 donatori segnalati per milione di abitanti nei primi nove mesi di quest’anno, 41,1 sono gli effettivi e 40,9 quelli utilizzati. La differenza così esigua dimostra come il sistema sia in grado di valutare con efficacia l’idoneità degli organi prima del prelievo, evitando sprechi di tempo e di risorse, ma anche limitando i disagi emotivi per le famiglie”, ha sottolineato Anna Guermani, Responsabile del Coordinamento Regionale delle Donazioni e dei Prelievi di Organi e Tessuti Piemonte e Valle d’Aosta – AOU Città della Salute e della Scienza di Torino – PO delle Molinette. Questo scenario, però, non è presente su tutto il territorio nazionale: al contrario, le disparità tra Regione e Regione sono rilevanti e a segnalarlo sono spesso anche le associazioni di pazienti. “Sappiamo tutti quanto è importante promuovere la cultura del dono, perché una maggiore disponibilità di organi, tessuti e cellule staminali può garantire a un numero superiore di persone l’accesso a questo percorso salvavita e in tempi più brevi. Allo stesso tempo, però, occorre mettere in atto delle strategie per supportare i pazienti, e con loro le famiglie, che si trovano ad affrontare il lungo percorso trapiantologico che quasi sempre prevede una lunga permanenza fuori casa e la migrazione in una diversa Regione – ha dichiarato la Sen. Elisa Pirro, Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule – Esistono, ancora oggi, differenze di trattamento e di comportamento a livello regionale: non c’è, ad esempio, una regolamentazione univoca per l’accesso ai Centri Trapianti e questo può influenzare molto la scelta di chi richiede l’accesso alla lista che, pur essendo parte di un sistema nazionale, prevede l’iscrizione presso un solo Centro Trapianti sul territorio a libera scelta del paziente. La prima, tra le tante, necessità da concretizzare è allora quella di garantire l’uniformità di accesso ai Centri Trapianti nell’intero Paese”.

 

Il Centro Nazionale Trapianti (CNT) riporta che in Italia, nel 2022, è stato registrato un incremento delle donazioni e quindi un aumento di trapianti di organo: il numero complessivo di trapianti è stato di 3.887, quasi 100 in più rispetto al 2021 (+2,5%). Nello specifico 2.038 di rene, 1.474 di fegato, 254 di cuore, 138 di polmone e 38 di pancreas. Numeri significativi anche per l’attività di donazione di tessuti: i prelievi sono stati 11.031, soprattutto per quanto riguarda le cornee e il tessuto muscolo-scheletrico, in leggero calo invece i trapianti (20.459, nel 2021 sono stati 20.979). Secondo il report del CNT, il 2022 è stato un anno da record per l’attività inerente a midollo osseo e cellule staminali emopoietiche: sono state 329 le donazioni effettive realizzate e 961 i trapianti, miglior risultato di sempre in entrambi i casi. A proposito di trapianti di cellule staminali emopoietiche, il Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte-Valle d’Aosta ha registrato, nei primi sei mesi del 2023, 60 trapianti allogenici (ossia provenienti da un altro organismo) e 86 autologhi (cioè appartenenti allo stesso organismo del soggetto).

 

Sebbene attualmente in Italia i pazienti in lista d’attesa per un organo siano più di 8.000 – un fattore da non sottovalutare – è opportuno lavorare sugli aspetti organizzativi e di coordinamento, considerando la delicatezza di tutte le fasi del trapianto: dall’immissione in lista d’attesa al follow up del paziente, che deve essere strettamente monitorato dopo il trapianto per allontanare i rischi connessi al rigetto e alle infezioni opportunistiche, come il CMV, che possono impattare drammaticamente sul paziente trapiantato. “I pazienti trapiantati devono ‘rinunciare’ all’efficienza completa del proprio sistema immunitario con la somministrazione di immunosoppressori, con conseguente attento bilancio tra immunosoppressione e suscettibilità alle infezioni sia comuni che opportunistiche, che in persone sane non comporterebbero pericoli, mentre per i trapiantati rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità – ha affermato Francesco De Rosa, Responsabile Infettivologia Presidio Ospedaliero delle Molinette di Torino – Uno di questi è il Citomegalovirus, un virus appartenente alla famiglia degli Herpesviridae e molto comune: una volta contratto, il CMV rimane nascosto e latente all’interno dell’organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario, come appunto nel post-trapianto, oltre che essere acquisito con l’organo trapiantato. È opportuno tanto fare prevenzione, ad esempio attraverso l’igiene personale, quanto formare una equipe di esperti capace di gestire le complicanze dovute all’infezione”.

 

“Tutelare il paziente è da sempre un obiettivo prioritario per Takeda. Un impegno che guida tutte le nostre attività, a partire dalla ricerca. Nel caso delle persone che hanno ricevuto un trapianto e che sono quindi maggiormente a rischio di infezioni che ne possono compromettere l’esito, come quella da CMV, , appare quanto mai necessario individuare delle soluzioni a tutto tondo: tra queste vi sono ovviamente le terapie, ma anche tutti i possibili ‘strumenti’ di prevenzione e cura. L’attenzione deve essere su ogni snodo del percorso paziente, che possa dare benefici a lungo termine e migliorare la qualità di vita dei pazienti – ha sostenuto Andrea Degiorgi, Rare Business Unit Head Takeda Italia – Quindi oltre a investire nella ricerca, è fondamentale instaurare un dialogo con tutti i soggetti facenti parte del sistema: ci interfacciamo, dunque, con istituzioni, associazioni pazienti , caregivers e medici per sensibilizzare sulle criticità e sui rischi connessi all’intero processo, dalla donazione alle complicanze post-trapianto, condividendo la fragilità di questi pazienti, l’esigenza di non sprecare il valore della donazione, e sostenendo che debbano avere una propria voce, e informata, al riguardo”.

 

Fondamentale è anche tutelare il paziente dal punto di vista psicologico ed emotivo. “Il trapianto è una procedura medica straordinaria sotto molti punti di vista e il paziente trapiantato rappresenta un esempio di fragilità complessa che deve essere salvaguardata al meglio – ha detto Marco Borgogno, Presidente AITF – Associazione Italiana Trapiantati di Fegato – Il supporto, però, non va garantito solo post-trapianto, ma anche prima e nella fase di degenza post-operatoria. Inoltre, è necessario farlo tanto alla persona che dovrà subire il trapianto quanto all’intero nucleo familiare: insomma, bisogna sempre considerare la soggettività, la prevenzione e la cura del distress psichico di tutti coloro che sono coinvolti nel percorso trapiantologico a partire dalla proposta di prelievo di organi, tessuti o midollo, anche nel caso di tumori, senza tralasciare l’assistenza ai familiari dei donatori deceduti”.

 

Infine, all’evento di OMaR, l’attenzione è stata rivolta anche alla complessa correlazione tra le malattie genetiche rare e l’insufficienza d’organo che vede nei trapianti spesso l’unica alternativa terapeutica possibile sia per i bambini che per gli adulti. Un recente studio pubblicato su Orphanet Journal of Rare Diseases ha infatti confermato che in Italia, dal 2002 al 2019, hanno ottenuto un trapianto di cuore, polmone, fegato o rene 49.400 pazienti e a causare la necessità del trapianto sono state 128 patologie, di cui 117 erano malattie rare. “Può accadere anche che un paziente arrivi all’intervento senza avere una diagnosi, cioè senza sapere il nome della propria malattia – ha concluso Ilaria Vacca, Caporedattrice OMaR – Osservatorio Malattie Rare e moderatrice dell’incontro – Sarebbe allora auspicabile prevedere un iter diagnostico genetico prima del trapianto almeno per alcune categorie di pazienti. Considerando poi che per una piccola parte di questi esistono nuovi approcci terapeutici che possono rappresentare una valida alternativa al trapianto, la necessità di una diagnosi precisa in presenza di insufficienza acuta d’organo risulta quantomai necessaria”.

 

All’evento online “Il trapianto è un dono prezioso da non sprecare: il Piemonte come case study” sono stati invitati anche: Carlo Marzi, Assessore alla Sanità, Salute e Politiche Sociali, Regione Autonoma Valle d’Aosta; Lorenzo Angelone, Direttore Sanitario AOU Città della Salute e della Scienza di Torino – PO delle Molinette; Massimo Cardillo, Direttore Generale Centro Nazionale Trapianti; Stefano Balma, Presidente ADMO Piemonte ODV; Renato Romagnoli, Direttore SC Centro Trapianti di Fegato, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino; Luigi Biancone, Direttore Centro Trapianti di Rene, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino; Vanesa Gregorc, Direttore Centro Trapianti di Cellule Staminali I.R.C.C.S. di Candiolo (TO); Daniela Cilloni, Direttore CFMT – Centro Trapianti Midollo Osseo Metropolitano Torino; Fabrizio Carnevale Schianca, Coordinatore del Programma Trapianti e Terapia Cellulare IRCCS Istituto di Candiolo; Alessandro Busca, SSD Trapianto Cellule Staminali, AOU Città della Salute e della Scienza, Torino; Federica Maria Galleano Gariglio, Presidente AIL Torino; Rodolfo Brun, Coordinatore Servizio Psicologia Medica per i Trapianti CRT – Centro Regionale Trapianti di Torino; Sen. Beatrice Lorenzin, Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule.

 

Schianto fatale contro camion, morto il conducente dell’auto

Ieri sera sulla strada statale 460, a Cuorgne’, un muratore 41enne romeno di Locana, è morto in un incidente stradale. Nel violento scontro dell’auto che guidava, una Volkswagen Sharan, con un camion un tir che trasportava una ruspa, ha avuto la peggio il conducente della vettura.  È invece rimasto illeso l’uomo alla guida del camion.

Tonfo azzurro! Inghilterra-Italia 3-1

Qualificazioni Euro 2024

L’Illusione italiana dura poco con il vantaggio di Scamacca, Kane pareggia su rigore, Rashford la ribalta nella ripresa e ancora Kane la chiude,con una azione prepotente fissando il punteggio finale sul 3-1. Gli Azzurri di Spalletti sono terzi nel girone a -3 dall’Ucraina ma con una gara in meno da disputare.Discorso qualificazione rimandato di un mese quando gli Azzurri affronteranno Macedonia del Nord ed Ucraina l’Inghilterra è matematicamente qualificata.

Enzo Grassano

Progetti e iniziative per l’autismo: in arrivo 7 milioni

Quante risorse statali sono state destinate al Piemonte dal “Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico” e del “Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico per la realizzazione di iniziative e progetti di carattere socio-assistenziale e abilitativo” e come sono state utilizzate. Questi i temi dell’interrogazione che il consigliere Domenico Rossi ha rivolto alla giunta regionale.

Il Piemonte potrà disporre di circa 7 milioni di euro per la realizzazione di progetti e iniziative a favore dell’inclusione dei soggetti con disturbo dello spettro autistico. In particolare, gli enti gestori pubblici, in accordo con le ASL di riferimento e con i Centri regionali autismo adulti e autismo minori e i Comuni interessati, dovranno presentare progettualità in co-progettazione con il Terzo Settore (con accordi territoriali) includendo anche le associazioni delle famiglie presenti sul territorio.

È quanto riportato in aula dall’assessore alle Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria Maurizio Marrone  che, rispondendo al question time,  ha specificato : “tre sono i filoni di intervento individuati:  interventi di assistenza socio sanitaria previsti dalle linee guida sui disturbi dello spettro autistico dell’Istituto Superiore di Sanità (a cui andranno 4,5 milioni di euro); progetti che si rivolgono al terzo settore per favorire l’inclusione attraverso attività sociali, sport e  tempo ricreativo (2,5 milioni di euro); interventi volti alla formazione dei nuclei familiari che assistono persone con disturbi dello spettro autistico (210 mila euro)”.

Nella co-progettazione degli interventi, al momento, sono stati coinvolti 179 enti gestori piemontesi, 73 associazioni e 80 tipologie di altri enti territoriali. Circa 20mila sono i potenziali beneficiari di tali azioni, 60mila se si includono anche i famigliari dei soggetti con disturbo dello spettro autistico.

“Colpisce la distanza tra la risposta dell’assessore e la situazione denunciata ancora ieri in IV commissione dalle associazioni dei familiari- ha ribadito il consigliere Pd Domenico Rossi – Mi auguro che le risorse stanziate dal governo servano a potenziare nella realtà i servizi per le persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico”.

Durante i question time è stata data risposta anche di Silvio Magliano (Moderati) su Problematiche e criticità presso la stazione ferroviaria di Torino Stura e al Parcheggio Stura; di Sarah Disabato (M5S) su Quale futuro per il servizio dialisi presso il CAL di Caluso; di  Diego Sarno su Trasferimento degli anziani ospiti della Casa di Riposo Ex Infermeria Capirone di Leini; Monica Canalis (Pd) su Quali azioni per attuare l’ordine del giorno riguardante le Misure di contenimento della Peste Suina Africana e de-popolamento dei cinghiali?

Festa del libro medievale e antico di Saluzzo

Al via, nell’antica città del Marchesato, la terza edizione dedicata al “viaggio” nel Medioevo

Da venerdì 20 a domenica 22 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

Quest’anno si è andati a scomodare (ma lui credo ne sarebbe ben contento!) niente meno che Ludovico Ariosto – “Chi va lontan da la sua patria, vede / cose, da quel che già credea, lontane; / che narrandole poi, non se gli crede” – per dare il là alla “Festa del libro medievale e antico di Saluzzo”, manifestazione libraria e fieristica nata nel 2021 e dedicata quest’anno al tema e alle meraviglie del “viaggio” nel Medioevo. Promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e dalla “Città di Saluzzo”, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino”“Fondazione Amleto Bertoni” – e il sostegno di “Fondazione CRC” e “Atl-Azienda Turistica Locale” del Cuneese – l’iniziativa si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 ottobre. Centro pulsante dei molti eventi, affiancato da numerosi altri spazi del Centro Storico, sarà “Il Quartiere” (ex Caserma Musso) di piazza del Risorgimento.  Il tema del “viaggio nel Medioevo” sarà affrontato sotto vari punti di vista. “Il viaggio propriamente inteso – dicono gli organizzatori – come itinerario da intraprendere, non senza pericoli, per spostamenti pratici o per necessità di lavoro e commerciali; il viaggio visto come desiderio di scoperta e avventura, come sfida per il superamento di confini e condizioni; il viaggio fantastico, epico e cavalleresco; il viaggio spirituale e mistico in un periodo di fervente religiosità, senza trascurare i pellegrinaggi militari di conquista che furono le crociate in Terra Santa, causa di migliaia di morti”. La “Festa” nasce essenzialmente dalla volontà di sfatare l’errata credenza del Medioevo come momento temporale di profondo buio e oscurità in opposizione al Rinascimento, celebrando un periodo storico, dal V al XIV secolo, che ancora oggi esercita invece una forte fascinazione sull’immaginario collettivo. Ideale anche la scelta del luogo, Saluzzo che fu capitale dell’omonimo “Marchesato” e che si inserisce perfettamente nel periodo storico trattato con le sue testimonianze architettoniche di impronta gotica, risalenti fra il Duecento e la fine del Quattrocento, che ancora caratterizzano il suo antico ed intatto Centro Storico. Molte le personalità di spicco attese a Saluzzo per dialogare con lettrici e lettori e per tenere “lezioni magistrali” a tema. Solo per citarne alcuni: l’antropologo Marco Aime che tratterà del pellegrinaggio medievale alla Mecca del “Sultano del Mali”; il critico d’arte Nicolas Ballario (“Influenze del Medioevo nell’arte contemporanea”); il monaco e saggista Enzo Bianchi ( “La vita dei monaci nel Medioevo”), fino all’autrice Nicoletta Bortolotti che ci parlerà di Christine de Pizan (1364-1430), prima scrittrice europea e sostenitrice della parità di genere, allo storico Federico Canaccini sul viaggio dei pellegrini per il primo “Giubileo” della storia nel 1300 mentre a Fabio Genovesi sarà affidato il compito di trattare di Cristoforo Colombo . E ancora lo youtuber e drammaturgo Roberto Mercadini che a Saluzzo porterà uno spettacolo sull’“Orlando Furioso”, via via (a grandi balzi) fino allo scrittore e critico letterario Domenico Scarpa, con la sua “lectio” su Italo Calvino “medievale”. Il programma completo e le varie location su: www.salonelibro.it e www.visitsaluzzo.it

Ad allietare la “Festa” non potevano mancare anche sbandieratori, gruppi e rievocatori storici, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi e danzatori che animeranno tutta la città. Dalla settimana precedente la “Festa”, gli esercizi commerciali già stanno esponendo nelle proprie vetrine titoli di libri selezionati sul tema del viaggio, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi: una bibliografia medievale che, a fine manifestazione, confluirà nel “Fondo del libro medievale” in continua espansione, nato con la prima edizione della “Festa”, custodito dalla Biblioteca Civica di Saluzzo “Lidia Beccaria Rolfi” in fruizione libera e gratuita. Al ricco programma si affiancherà, ovviamente, una parte espositiva, sabato 21 e domenica 22 ottobre  (dalle 10 alle 19), sempre al “Quartiere”, dove il pubblico sarà accolto da editori, librerie, enti culturali con le loro proposte di catalogo, le novità sul tema e la presenza di copie di libri esclusivi, sia manoscritti sia a stampa. Case editrici specializzate e generaliste e librerie antiquarie offriranno al pubblico il meglio delle uscite editoriali che raccontano il Medioevo. Quest’anno le adesioni degli espositori hanno superato quelle degli anni precedenti, registrando il tutto esaurito.

Il via alle danze, venerdì 20 ottobre 2023 con una grande azione di pittura collettiva“Viaggio ai confini del Medioevo”, a cura del “Dipartimento Educazione Castello di Rivoli” che rende omaggio al tema della manifestazione, reinterpretando su vasta superficie pittorica stesa a terra, l’immaginario legato ai “pellegrinaggi nel Medioevo”, a partire da temi riconducibili al patrimonio storico-artistico saluzzese. L’appuntamento, che si svilupperà lungo l’area pedonale di Corso Italia, vedrà protagonisti oltre mille studenti del territorio delle scuole dell’infanzia, scuole elementari e scuole superiori e sarà accompagnato dall’esibizione degli “Sbandieratori di Saluzzo.”

g.m.

Nelle foto:“Immagine guida” dell’evento, Marco Aime, Enzo Bianchi, Roberto Mercadini

La “perfetta imperfezione” della natura secondo Maurizio Briatta

“Paesaggi. Forse”

In mostra allo “Spazio Eventa” di Torino 

Fino all’11 novembre

A far da magnifico sfondo, la superba maestosità dei quasi 4.500 metri del Cervino che guarda a Breuil-Cervinia (Valtournanche) in Italia e a Zermatt in Svizzera. Poesia pura, paesaggio da favola accovacciato sotto una morbida – sempre più rara – coperta di neve. Paesaggio “bello”. Paesaggio. Forse. Abbruttito da una stupida invasione di tristi “manufatti” umani, giochi e giochini e “gonfiabili” e sedie-sdraio per gli i fanatici della tintarella e gru e scavatrici con scarti di plastica e inquinamento da sovrabbondanza che “lacerano la natura e la sua bellezza”. E’ un voluto colpo d’occhio. Che in un baleno trasforma “paesaggi belli” in “paesaggi brutti”. Verità documentata (“Paesaggi brutti”, Cervinia 2023) dagli scatti del fotografo torinese Maurizio Briatta, “detective” minuzioso, ossessionato ricercatore dell’“imperfezione”. Della “perfetta imperfezione” della natura. Realtà in cui spesso e volentieri gioca a metterci maldestramente lo zampino proprio l’uomo. Un modo, quello di Briatta, del tutto particolare di cristallizzare sguardi paesistici in modo insolito “usando proprio la complessità del mezzo fotografico per ottenere risultati che giocano sull’ambiguità, generando dubbio, incertezza”. Così di Briatta racconta Tiziana Bonomo, ideatrice di “ArtPhoto” (2016) e curatrice della mostra dell’artista torinese ospitata, fino a sabato 11 novembre, allo “Spazio Eventa” di via dei Mille, a Torino. Paesaggi, sì.

Elemento comune alla trentina di immagini esposte in rassegna. Ma paesaggi “ambigui”, “singolari” e “stravaganti”. Dunque: “Paesaggi. Forse”. Opere incentrate su tre filoni compositivi, su cui Briatta inizia a lavorare  fra fine Novecento e primi Duemila, quando nel 2002 (con “Controluce”) è protagonista alla “GAM” di Torino della collettiva “Silenzio della Superficie”, nata dalla selezione individuata da Marina Miraglia nel libro “Il ‘900 in fotografia e il caso torinese”. Già allora, negli scatti di Briatta, appare nitida la chiara volontà del rompere le righe e le regole e le cifre stilistiche del déjà vu. Sulla scia di una “vena romantica” che “con l’uso della voluta sfocatura insieme alla stampa su carta acquerello, accentua quell’effetto pittorico” (colore e luce alla Turner) che carica di suggestive emozioni la sua particolare “poetica della natura”. “Sono nato colorista –afferma lo stesso fotografo – e voglio morire colorista”: un processo tecnico e spirituale che ritroviamo coerente, ad anni di distanza, in “Paesaggi con figure” (2018) dove “l’obiettivo diventa il velo – scrive Tiziana Bonomo – che nasconde e non che mette a fuoco, che guarda ma che non si sofferma come per un atto di pudicizia di non voler far scoprire tutto ciò che ha visto”.

E’ una sorta di compulsiva curiosità, quella che spinge Briatta all’utilizzo del mezzo fotografico per dire e non dire, raccontare e non raccontare, sfumare i contorni per invitare all’immaginazione, a un gioco di parallelismi sentimentali in cui ritrovarsi in accordo o disaccordo con i propri interlocutori. Senza che l’esito ne comprometta il modo di procedere. Fino ad arrivare all’ultima “folgorazione”, al gioco dell’imperfezione, in cui i paesaggi (anche i più belli) vengono capovolti e analizzati con rigorosa “perfidia” per descriverne il “ciò che non va”, le pieghe dell’imperfetto: “Paesaggi brutti” (2023), di cui già s’è detto, contrasto da “pugno in un occhio” fra rifiuto umano e paesaggio naturale, originariamente magnifico. Dice ancora la Bonomo: “Per Briatta i riferimenti sono con la ‘land art’ di Christo, di Richard Long, di Tony Crag e cerca, con il suo stile, in maniera volontaria, consapevole quanto la mano dell’uomo ogni giorno riesce a graffiare con costruzioni pale giocattoli camion immondizia, la natura di un paesaggio che silenziosamente non può ribellarsi. Lo fa in maniera opposta a Christo che impacchetta la bellezza e quindi interviene sul paesaggio aggiungendo qualcosa. Briatta invece cerca la contaminazione che esiste già”. Spirito ribelle? Da cattivo ragazzaccio? O piuttosto geniale inventore (e nuovo interprete) di spazi naturali, troppo spesso affogati in valanghe di melensa, stucchevole retorica? Ai posteri …

Da segnalare: martedì 24 ottobreore 19, sempre a “Spazio Eventa”, si terrà un talk fra Maurizio Briatta ed una giovanissima promessa della fotografia, Giada Tamburini. L’incontro si inserisce nell’ambito di “Countdown”, serie di eventi che anticipano l’edizione 2023 di “The Others Art Fair”.

Gianni Milani

“Paesaggi. Forse”

“Spazio Eventa”, via dei Mille 42, Torino; tel. 011/8138159 o 335/7815940 o tizianabonomo@fastwebnet.it

Fino all’11 novembre

Orari: dal mart. al ven. 15/19

Nelle foto:

–       “Paesaggi brutti”, Cervinia, 2023

–       “Controluce”, 2001

–       “Paesaggi con figure”, 2018