ilTorinese

Piemonte, rinnovabili al 19%

L’analisi dei dati 2022/2023 sull’energia in Piemonte evidenzia un trend di riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione. Allo stesso tempo però conferma la dipendenza della regione da fonti energetiche esterne, in particolare per il gas naturale”. Così ha spiegato l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati ai componenti delle Commissioni Ambiente ed Economia riuniti oggi in seduta congiunta, presieduta da Sergio Bartoli, per l’informativa della Giunta in merito all’aggiornamento del Rapporto statistico sull’energia del piano energetico ambientale regionale.

Il presidente della Commissione Ambiente Sergio Bartoli

Diversi consiglieri hanno posto domande all’assessore sulle fonti di energia rinnovabile presenti in Piemonte: Monica Canalis (Pd), Alberto Unia (M5s), Alice Ravinale (Avs), Roberto Ravello (FdI), Davide Buzzi Langhi (Fi).
L’assessore ha precisato che “il contributo delle energie rinnovabili al Consumo Finale Lordo è salito al 19,4%. Un dato significativo riguarda la crescita della produzione fotovoltaica, che nel 2023 ha avuto un incremento del 14%. Per raggiungere gli obiettivi europei ‘Fit for 55’ (almeno il 40% di energie rinnovabili entro il 2030) – ha concluso Marnati – è quindi necessario intensificare ulteriormente la diffusione di questo tipo di energia e aumentare l’efficienza energetica complessiva”.

Uff. stampa CRP

Strage di Capaci: esposta a Torino la teca della “Quarto Savona 15”

Questa mattina piazza Palazzo di Città era gremita di cittadini e tanti giovani studenti che hanno assistito alla cerimonia dello svelamento della teca con la carcassa della Fiat Croma “Quarto Savona 15”, una delle auto saltate in aria il 23 maggio 1992 nell’attentato della mafia sull’autostrada a Capaci, alle porte di Palermo, nel quale morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

All’evento – organizzato dall’associazione Donatori Nati, assieme alla Città a di Torino e la Prefettura, per l’iniziativa “Dal sangue versato al sangue donato” – ha partecipato Tina, moglie di Montinaro, che negli anni ha deciso di diventare una “testimonianza vivente” per gli studenti e le nuove generazioni.

A rappresentare la Città di Torino era presente la vicesindaca Michela Favaro che nel suo intervento ha sottolineato come «La lotta alla mafia non è cessata: la criminalità è ancora presente nel nostro territorio. Momenti come questi ci aiutano a non abbassare mai la soglia di attenzione. Oggi lascio due impegni: raccogliere il sacrificio di coloro che sono morti nella strage di Capaci e tutti insieme costruire un mondo più giusto».

Al termine della cerimonia in piazza, una rappresentanza di studenti delle classi quinte degli Istituti Avogadro, D’Azeglio e Volta, si sono ritrovati nella sala delle Colonne per ascoltare l’emozionante e commovente racconto di Tina Montinaro, che ha definito suo marito un uomo coraggioso, entusiasta del suo lavoro e devoto a Giovanni Falcone.

Nel suo appassionato intervento, la Montinaro, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: «Non siate indifferenti, perché la mafia ce l’abbiamo anche qui. L’indifferenza dà il consenso e voi non lo dovete dareMio marito era consapevole di cosa sarebbe potuto accadere e l’ha fatto senza fare un passo indietro. Antonio mi ha insegnato tanto: aveva un grande senso del dovere e a camminare con la schiena dritta. Siccome sono orgogliosa di Antonio e delle sue scelte, metto da parte il mio dolore per le nuove generazioni perché è questo che bisogna insegnare ai ragazzi. Quando guardo quella teca che era esposta in piazza, la guardo ma non la vedo, perché lì ci sono ancora i resti di mio marito, di Vito e di Rocco: c’è la mia famiglia. È la tomba di mio marito».

TORINO CLICK

“Un Piemonte libero dalle mafie”. Allarme sul crescente radicamento della criminalità

Dal convegno “Un Piemonte libero dalle mafie”, voluto dalla Commissione Legalità del Consiglio regionale, è arrivato forte l’allarme per il crescente radicamento delle organizzazioni criminali, in particolare la ‘ndrangheta, in Piemonte. Una mafia che si è fatta imprenditore e che, come ha spiegato il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco durante i saluti istituzionali, “si insinua nell’economia legale, nel tessuto imprenditoriale e negli appalti pubblici, minacciando la libera concorrenza, l’occupazione onesta e la sicurezza dei cittadini. Come istituzioni, abbiamo il dovere di restare vigili, la presenza della Commissione Legalità è un segnale chiaro di questo impegno. Serve un’alleanza tra istituzioni, magistratura, forze dell’ordine, mondo dell’informazione, scuola e società civile per contrastare il fenomeno in modo efficace”.

Un invito a tenere alta la guardia è arrivato anche dal presidente della Giunta Alberto Cirio: “Dobbiamo essere tutti noi testimoni di giustizia. Un buon cittadino, un buon amministratore pubblico sono testimone di giustizia. Il dovere non è solo di non girarsi da un’altra parte, ma è quello di denunciare. Sui beni confiscati abbiamo messo più risorse, siamo passati dai 600-700mila euro in media degli ultimi anni a 1.200.000 stanziati nel 2025. Con una recente delibera abbiamo semplificato le procedure di utilizzo di queste risorse da parte degli enti pubblici”.
Sulla stessa linea Domenico Rossi, presidente della Commissione Legalità, che ha condotto la mattinata insieme ai due vice Gianna Gancia e Pasquale Coluccio: “Siamo qui perché crediamo che la conoscenza e lo studio siano il primo strumento per difenderci. Se non si riconosce un problema, non lo si può affrontare. Serve tenere sempre alta l’attenzione su questi fenomeni perché tra le ragioni che hanno permesso alla ‘ndrangheta di colonizzare anche le regioni del nord c’è il ‘cono d’ombra’ tra opinione pubblica e ‘ndrangheta. Al rischio dell’ignoranza si aggiunge quello della sottovalutazione”.
Il procuratore generale di Torino, Lucia Musti, ha aperto la lunga serie di interventi: “Le mafie sono dentro la società, e non hanno confini. Il centro nord è occupato ‘militarmente’ dalla ‘ndrangheta. La mafia imprenditrice è ben consapevole di quanto preziosi siano i professionisti e attinge a quelli che, incredibile ma vero, sono attirati come le falene nella luce della notte, proprio dai mafiosi. Le mafie non hanno abbandonato le modalità violente, ma si sono evolute con caratteristiche più sofisticate, più raffinate”.
Il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Torino Giovanni Bombardieri ha evidenziato come “per molto tempo il Piemonte abbia sottovalutato le infiltrazioni mafiose sul territorio come per una volontà di tranquillizzarsi, di pensare che non era un problema nostro. Eppure si erano verificati diversi eventi che avrebbero dovuto far mantenere alta l’attenzione”. “Oggi – ha aggiunto – la criminalità organizzata si mescola all’economia e al mondo degli affari: non fa più ‘click’ con la pistola ma con il mouse del computer”.
Numeri preoccupanti per il capocentro della Direzione investigativa antimafia di Torino Tommaso Pastore che ha illustrato l’evoluzione delle attività di contrasto alle mafie “a partire dal modo di operare della criminalità organizzata nel mondo economico finanziario. In Europa abbiamo mappato 821 reti criminali attive, l’86% è in grado di infiltrarsi nell’economia legale, la quasi totalità (96%) con capacità di riciclaggio autonoma. La migliore strategia di contrasto non può non focalizzarsi sugli strumenti giuridici volti a sottrarre alla criminalità organizzata la disponibilità economica proveniente dalle attività delittuose attraverso il sequestro, la confisca e le attività interdittive”.
Il giornalista de La Stampa Giuseppe Legato ha sottolineato “la necessità, per i giornalisti che si occupano di criminalità organizzata, di studiare in modo approfondito gli atti d’inchiesta, cercando riscontri su dettagli che potrebbero portare alla scoperta di nuovi elementi. Una possibilità fortemente limitata dalle recenti strette sull’informazione in materia di cronaca giudiziaria, che ridurrà il giornalismo investigativo a giornalismo divulgativo”.
La professoressa ordinaria di Diritto processuale penale dell’Università di Torino Laura Scomparin ha illustrato “un progetto di ricerca dell’Università di Padova per individuare un algoritmo predittivo sulle infiltrazioni mafiose” e fatto presente che “negli ultimi anni le Università sono diventate player economici sul territorio, se si pensa che il Pnrr ha attribuito alle Università 30 miliardi di euro in parte per il reclutamento di personale e in larga misura per la costruzione e il potenziamento di infrastrutture e il recupero del patrimonio edilizio. Avremmo bisogno di supporti per individuare strategie di controllo efficaci per non diventare possibile oggetto d’infiltrazione della criminalità”.
Il presidente dell’Associazione Avviso pubblico Roberto Montà ha messo in evidenza il ruolo della Regione e degli Enti locali, sottolineando che “la lotta alle mafie passa attraverso amministratori integri e credibili che scelgono da che parte stare”, evidenziando “l’importanza di restituire alla cittadinanza i beni confiscati” e denunciando che “con poche decine di voti, nei piccoli Comuni, si può condizionare il comune e il suo sindaco”.
Il presidente di Libera don Luigi Ciotti si è dichiarato “preoccupato della ‘retorica della legalità’, un elemento essenziale per la società che rischia di trasformarsi in un idolo, in un sedativo e in una bandiera che tutti usano se è vero che esistono associazioni antimafia fatte dai mafiosi e associazioni per la legalità fatte da chi sceglie di volta in volta la convenienza di stare o meno nella legalità” e ha sottolineato con forza che “prima della legalità dobbiamo educarci alla responsabilità e darci delle regole per costruire percorsi di giustizia”.
Maria Josè Fava della direzione nazionale di Libera ha illustrato i risultati di una ricerca fatta sulla percezione dei fenomeni mafiosi, estorsivi e usurari da parte di operatori economici di Torino, Firenze e Napoli. “A Torino – ha dichiarato – abbiamo distribuito 480 questionari anonimi e ce ne sono stati restituiti circa la metà, di cui 13 compilati da stranieri. Sul pizzo, il 20% ha risposto di sapere che c’è chi lo richiede e che esso viene pagato non solo con il denaro ma anche attraverso l’imposizione di servizi e forniture, il 6% di conoscere qualcuno che lo ha pagato e il 3% di averlo pagato”.
Il professor Rocco Sciarrone, ordinario di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell’Università di Torino ha sottolineato che “per definire i fenomeni mafiosi si usa spesso la metafora della ‘mela marcia’, ma la logica che la permea è quella dell’’area grigia”, quella delle collusioni e delle complicità in cui tutti hanno qualcosa da guadagnare e a perderci è la società nel suo complesso. Il vero rischio, oggi, non è tanto la crescita dell’illegalità quanto una commistione sempre più complessa e articolata tra lecito e illecito che rende sempre più difficile distinguere dove si situino i confini tra legalità e illegalità”.

Con il vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Ravetti e la componente dell’Udp Valentina Cera hanno preso parte ai lavori i consiglieri Debora BigliaMarina BordeseNadia ConticelliFabio IsnardiGianna PenteneroElena RocchiDaniele SobreroEmanuela Verzella, il Difensore civico Paola Baldovino e il Garante per l’infanzia e l’adolescenza Giovanni Ravalli.

FM – CRP

TAV, opere d’accompagnamento per i Comuni: “completata la prima fase da 10 milioni, sui 100 totali”

“La prima parte delle opere di accompagnamento alla linea ad alta velocità Torino-Lione, che comportano un investimento di circa 10 milioni euro, è stata ultimata”.

Lo ha detto l’assessore Enrico Bussalino nel corso dell’informativa sullo stato delle progettualità correlate alle opere di compensazione della linea ad alta velocità Torino-Lione, che ammontano in totale a quasi 100 milioni di euro e sono divise in tre fasi: la seconda, che vede gli importi assegnati ai comuni beneficiari, è in fase di progettazione e vale oltre 30 milioni e la terza, che è di 50 milioni ancora da deliberare è in fase di approvazione dal Cipe.

Nel corso dell’informativa della seconda Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Mauro Fava, sono intervenuti oltre a Nadia Conticelli (Pd) che l’aveva richiesta, per le minoranze anche: Alberto Avetta (Pd), Sarah Disabato e Alberto Unia (M5s), Alice Ravinale (Avs).

I consiglieri di opposizione hanno chiesto chiarimenti su diversi punti tra i quali la collocazione della stazione internazionale prevista a Susa.

“Attualmente lo stato di esecuzione dell’opera di progettazione è avanzato, per cui la stazione verrà collocata nell’area già stabilita. Tuttavia valuterò attentamente il documento che il sindaco di Bussoleno mi ha inviato su una possibile alternativa”.

Nel corso dei lavori sono anche intervenuti, da parte della maggioranza, per chiedere chiarimenti Paolo Ruzzola (Fi) e Roberto Ravello (Fdi), sottolineando che “si tratta di opere che portano un valore aggiunto al territorio. Ci siamo sempre battuti perché il tracciato tutelasse Torino e il Piemonte”.

Ufficio stampa CrP

Montagna: escursioni, paesaggio e tradizioni, un nuovo modo di fare turismo sostenibile

Il progetto “Una montagna di esperienze: turismo sostenibile sul Sentiero Italia CAI in Piemonte” si è classificato al terzo posto nel bando “Montagna Italia” del Ministero del Turismo: un importante risultato per contribuire, grazie alle risorse ottenute, allo sviluppo di zone ricche di bellezze naturali e opportunità di crescita con la partecipazione attiva delle comunità locali.

Presentato nel Grattacielo Piemonte alla presenza degli assessori Paolo BongioanniMarina Chiarelli e Marco Gallo, il progetto ha come capofila il Consorzio Turistico Valle Maira ed è realizzato in collaborazione con tutti gli altri Consorzi che coprono la montagna piemontese (Conitours, Bardonecchia, Fortur, Valli di Lanzo, Valli del Canavese, Alpi Biellesi, Valsesia Monterosa). Tra i partner pubblici ci sono la Regione e il CAI Piemonte.

Gli assessori Chiarelli, Gallo e Bongioanni (al centro) con i rappresentanti dei Consorzi turistici

L’obiettivo è diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica, rendere il Piemonte un punto di riferimento nel panorama del turismo escursionistico e sostenibile, mettere sempre più in evidenza i suoi paesaggi montani e le sue tradizioni locali.

Le azioni previste mirano anche a migliorare le infrastrutture, potenziare la segnaletica del Sentiero Italia CAI, favorire la mobilità sostenibile con l’introduzione di mezzi ecologici, creare punti informativi e strutture ricettive specializzate nell’outdoor.

Grande attenzione sarà dedicata alla digitalizzazione, con la creazione di piattaforme web per la promozione dei percorsi e delle esperienze, in modo da facilitare l’accesso a informazioni e itinerari anche tramite app e sistemi di mappatura online.

L’assessore Chiarelli ha sottolineato “quanto sia fondamentale lavorare insieme per creare un’offerta turistica di qualità, che rispetti l’ambiente e valorizzi le tradizioni locali “, l’assessore Gallo ha parlato di “svolta importante per la montagna piemontese grazie all’unione dei Consorzi turistici locali, modello di cooperazione che promuove un futuro sostenibile per le terre alte”, l’assessore Bongioanni ha affermato che “il progetto va nella direzione di promuovere gli straordinari prodotti dell’agroalimentare piemontese offrendo a un pubblico attento, sensibile al rapporto con la natura e il territorio com’è quello dell’escursionismo, la possibilità di scoprirli nei territori alpini dove essi nascono”.

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Ruffino (Az): “Tutelare attività panificatori Piemontesi”

 

“Tra le piccole attività commerciali del nostro Paese rientrano quelle dei panificatori che, spesso, sono composte da un numero ristretto di addetti, una decina tra laboratorio e locale per la vendita al dettaglio. Assimilare queste attività alle industrie alimentari, come avviene con il vigente codice Ateco e non farle rientrare nelle microimprese è, a nostro avviso, sbagliato. Si rischia di penalizzare un settore vitale e le conseguenze sarebbero particolarmente negative. Un decreto legislativo del 2008, per esempio, valuta l’Ateco come criterio di riferimento per la classificazione del rischio: un panificio con un ridotto numero di addetti non può, e non deve, essere equiparato ad industrie alimentari di grandi dimensioni e, quindi, considerato a ‘rischio alto’. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze per chiedere una risoluzione della problematica e tutelare le piccole attività commerciali della federazione italiana panificatori. Anche l’associazione piemontese dei panificatori, infatti, ha espresso fondate preoccupazioni: auspico che il ministero dia una risposta in tempi rapidi”.

Lo dichiara Daniela Ruffino, deputata di Azione, dopo avere presentato un’interrogazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze per la tutela delle piccole attività commerciali della panificazione.

Le Maschere di 40 comuni piemontesi a Palazzo Lascaris

Clima di festa e atmosfera d’altri tempi, nella giornata di mercoledì 12 marzo, nell’atrio delle carrozze di Palazzo Lascaris, da poco restaurato, dove le maschere tradizionali di una quarantina di comuni piemontesi si sono date appuntamento per essere ricevute dal Presidente del Consiglio Regionale Davide Nicco e prendere parte all’evento “Maschere a Palazzo”.

“In un mondo sempre più globalizzato – ha dichiarato il Presidente Nicco accogliendo le maschere – il Carnevale diventa occasione per far festa, ma anche per stare insieme e socializzare. Le maschere rappresentano una sorta di baluardo per valorizzare e tramandare storie e tradizioni di ogni singolo comune”.

Tra nobili e popolani, principi azimati, dame imparruccate e artigiani con i propri strumenti di lavoro, le maschere e iloro accompagnatori hanno avuto modo di visitare le sale auliche del piano nobile, la Sala dell’Ufficio di Presidenza e l’Ufficio del Presidente, la Sala delle Gesta di Sansone e quella delle Allegorie, oltre alla mostra “Orizzonte bianco” allestita al piano terra nella galleria Spagnuolo.

“Palazzo Lascaris è la casa di tutti i piemontesi – ha ricordato Nicco – sempre aperta a chi intenda visitarlo”.

All’iniziativa era presenti le Consigliere Marina Bordese e Gianna Pentenero, oltre ad alcuni Sindaci dei comuni rappresentati. Per la Città di Torino hanno preso parte le maschere Brindor e Caterinetta, oltre alla Lavandera e ij Lavandè d’ Bertula, il Conte Filippo e la Contessa Caterina di Agliè, le maschere in stile veneziano di Almese, il Gran Giardiniere e la Bella Cussotera di Brandizzo, il Marchese Teodoro I di Chivasso, il Re Peperone e la Bela Povronera di Carmagnola, i Conti di Casalborgone, i Conti di Baldassano di Gassino Torinese, il Conte Mombello Ugonetto e la Contessa Agnesina Gorreno di Moncalieri, il Conte Verde e Bona di Borbone di Rivoli, il Nobile del Castello di Revigliasco, i Conti Vagnone di Trofarello, i Conti Cremieu di Venaria Reale. Per la provincia di Asti sono intervenuti i Signori di Rivalba e Catelnuovo Don Bosco, per la provincia di Biella Gipin e Catlin a di Biella, per la provincia di Cuneo Ciaferlinx di Saluzzo e Monsù e Madama Ramassa di San Giorgio.

Mara Martellotta

Attenzione alla truffa telefonica del curriculum

Centinaia di utenti sui social stanno raccontando  di una strana telefonata ricevuta sul cellulare: non cascateci.

In questi giorni, vi è forse capitato di ricevere una telefonata su cellulare che dice: “abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro”. A me è successo due volte solo nell’ultima settimana. Ebbene, si tratta di una truffa informatica. Molti utenti su Facebook, X, Linkedin stanno raccontando l’accaduto anche se non sono in cerca di lavoro e non hanno inviato candidature di recente.

Aggiungendo su WhatsApp il numero, potreste ricevere un link su cui cliccare. In questo modo potreste scaricare un virus che potrebbe rubarvi i dati, accedere ai vostri conti bancari o, come già abbiamo documentato negli anni, contattare i vostri familiari, amici e conoscenti per chiedere loro del denaro.

Ricordate che un’azienda seria, alla ricezione del vostro curriculum, vi contatta direttamente per proporvi un colloquio. Se ricevete questo tipo di telefonate, bloccate il numero. Probabilmente riceverete da numeri diversi la stessa chiamata, poiché esiste un sistema per generare numeri, ma in nessun modo contattate questi scammer, truffatori in inglese, tra I vostri contatti.

Se invece siete stati truffati, rivolgetevi al commissariato di zona per sporgere denuncia oppure contattate la polizia postale di Corso Tazzoli 235.

Infine, una raccomandazione per gli anziani. Dal momento che non tutti usano i social o leggono iltorinese.it, se avete un parente anziano, o un vicino di casa, spiegategli la truffa e mettetelo in guardia. Sono loro, purtroppo, le categorie più esposte alle truffe telefoniche.

Lori Barozzino

“Folk Songs” diretti da Robert Treviño con l’Orchestra Rai per il centenario della nascita di Luciano Berio

A celebrare il centenario della nascita di Luciano Berio sarà l’Orchestra Nazionale della Rai, e il suo direttore principale Robert Treviño, che nel concerto di giovedì 13 marzo, alle 20.30, proporranno Folk Songs per voce e orchestra del grande compositore italiano nato a Imperia nel 1925 e morto a Roma nel 2003. La serata, in programma all’Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino, è trasmessa in diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura. Replica venerdì 14 marzo alle ore 20.

Il Folk Songs di Luciano Berio nacquero nel 1964 per voce e sette strumenti, come omaggio  all’intelligenza vocale di Cathy Berberian, all’epoca moglie del compositore e ispiratrice della musica del Novecento. Successivamente furono trascritti per varie orchestre. Si tratta di 11 canti popolari provenienti da diverse parti del mondo che Berio disse di aver trovato su vecchi dischi, su antologie o di aver raccolto dalla viva voce di amici.

“Li ho reinterpretati ritmicamente, metricamente e armonicamente – ha scritto il compositore – il discorso strumentale ha la funzione di suggerire e commentare quelle che mi sono parse le radici espressive, cioè culturali, di ogni canzone”.

A interpretarli  chiamata il mezzosoprano Justina Gringyté, premiata come giovane cantante dell’anno agli International Opera Awards nel 2015 e ospite regolare di teatri come l’Opéra de Paris, la Royal Opera House di Londra , il Teatro Real di Madrid e il teatro Bol’šoj di Mosca.

Nella seconda parte del concerto, Treviño proporrà la Sinfonia n.4 in Do minore op.43 di Dmitrij Šostakovič, una delle composizioni più emblematiche del compositore russo. L’autore, fortemente sotto pressione a causa del regime staliniano, che aveva già colpito la sua opera una “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, la dovette ritirare per timore delle pesanti ritorsioni destinate agli artisti che si opponevano al realismo socialista. La Sinfonia potè vedere la luce soltanto alcuni anni dopo la morte di Stalin.

Robert Treviño è direttore musicale dell’Orchestra Nazionale Basca e consulente artistico dell’Orchestra Sinfonica di Malmö. Quarantunenne, di origini messicane, è cresciuto a Fort Worth, in Texas, e si è imposto all’attenzione internazionale al Bol’šoj di Mosca sostituendo Vassily Sinaisky sul podio del “Don Carlo” di Verdi. Con l’Orchestra della Rai, della quale è direttore ospite principale, nell’autunno 2021 è stato protagonista di una brillante tournée in Germania, che ha toccato Francoforte, Colonia e Amburgo

Biglietti in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium e online sul sito OSN Rai

Info: 011 8104653

“Discreto, riservato, gentile”, questo era Silvano Gherlone, punto di riferimento alla Davico

Negli spazi della Galleria Fogliato, fino al 29 marzo

 

“Quel passage fra piazza Castello e piazza Carlo Alberto, così parigino, così infallibilmente borghese, un mondo da sempre, dalle origini, di ieri, una flânerie che ha il respiro di un’educazione antica, canforata, sobria, eppure non avara di leggerezza di ‘médisances sublimes’, di passi non irregimentati…”.

Così quelli che sono quasi i “versi” di Bruno Quaranta, con Sabatino Cersosimo e Gianfranco Schialvino a rendere omaggio a un luogo concepito nelle architetture di Pietro Carrera e nelle decorazioni di Casanova e Rubino, nell’apertura di un cielo – lassù, il rifugio torinese di Nietzsche -, la galleria dovuta alla Banca dell’Industria Subalpina ma per tutti i torinesi “del Romano”, un tempo cafè chantant dove anche il filosofo scendeva a distrarsi il pomeriggio, dove Gozzano e le “signore e signorine” sceglievano le paste da Baratti, dove trovi oggi il ristorante e la scelta perfetta dei vini o les affiches d’antan, dove da poche settimane la Luxemburg s’è spostata a offrire libri e colazioni impiegate a sfogliare pagine, dove fino a ieri in piena fortuna entravi alla Davico, divenuta adesso unico occhio spento di rinnovate vetrine, pronta a cogliere anch’essa, dal buio, il dibattito tra verzure sì e verzure no; e a un uomo, Silvano Gherlone, che la Davico la aprì nel 1971 e avrebbe deposto le armi nel 2004, “una bomboniera gioiello foderata di velluto color tortora”, annota la memoria di Schialvino critico e amico, “l’ambiente ideale, il paradigma del successo e dell’affermazione”, delineando “la filosofia della galleria”, fatta di “qualità, perfezione ed eleganza” che s’allargano in prestigio e signorilità e stile, una filosofia che accoglieva i grandi maestri contemporanei come le leve più recenti, con un gusto che oltrepassava i compiti primi di un gallerista e sconfinava nel “supporto” e nell’”amicizia”. Così Cersosimo, che di quell’amicizia godette per lunghi cinque anni, e certo ancora oltre, dal 1999 al 2004, in qualità di assistente, scolaro riflessivo e onnivoro, prima che prendesse la via della capitale tedesca “per rinnovare la mia ricerca artistica”. Ancora Schialvino: “Una luce per ogni quadro, fu opera dell’architetto Danilo Nubioli e, assolutamente innovativo per l’epoca, ancora oggi resterebbe attualissimo (il progetto dell’ambiente, ndr) per quella che è stata per anni una delle più belle gallerie d’arte della città”.

“A Silvano. 35 anni alla Galleria Davico” s’intitola la mostra – negli spazi della Galleria Fogliato di via Mazzini sino al 29 marzo, fatta di una lunga gestazione, “un’idea condivisa con gli amici Anna Lequio e Fiorenzo Sarzano” – che i tanti artisti e collezionisti e critici contaminati dalla sua signorile amicizia gli hanno voluto dedicare a circa quattro anni dalla scomparsa. Palpabile, quella amicizia, ancora durante l’inaugurazione che s’è svolta nei giorni scorsi, aneddoti e pensieri e suggestioni, i “mi ricordo quando” che fioccavano, l’importanza dell’”io ci sono stato”, di un tempo che ancora nell’occasione hanno ritrovato la propria ragion d’essere. Una ‘recherche’ nella vita di ognuno. Una lunga sequenza, un interminabile nastro artistico, settanta nomi a testimoniare un’epoca, la convinzione che da quelle stanze “ovattate” sia passato un buon tratto della cultura torinese.

Difficile, impossibile citare tutti. Non soltanto per l’abbondanza dei numeri, ma perché – io credo veramente – sarebbe necessario, ad ogni opera, ricercare il motivo di una scelta, il tassello di un percorso ben delineato, l’innamoramento e la scoperta, sarebbe necessario chiarire a chi ha incontrato Gherlone soltanto negli ultimi istanti della sua attività che cosa lo portasse a individuare questo piuttosto che quell’artista, giovane e meno giovane, quattro passi dalla vicinissima Accademia, quanto coincidessero o si distanziassero la predilezione e l’intimo studio, il più approfondito giudizio. C’è l’antica corrente dei Surfanta, c’è il mostro verde e spiaggiato di Alessandri e “Il rinoceronte assunto”, imponente animalone sulla nuvola soffice di Abacuc (Silvano Gilardi), il nodoso e antico ulivo pugliese di Renato Balsamo, il bambino sperduto al di sopra di  quella macchia nera che lo allontana dal gioco collocato nell’autobiografia di Guido Bertello (1983), ci sono “Le due sorelle” di Carlo Cattaneo (del 1983) ed “Esperimento per uomo sdraiato e natura astratta” di Cersosimo, Mauro Chessa ed Enrico Colombotto Rosso, una “Meteora” di Riccardo Cordero e il nudo femminile nell’”Interno” di Italo Cremona, c’è l’India dai grandi corsi d’acqua e dagli alberi altissimi dovuti a Stefano Faravelli, c’è la bella scoperta di Philippe Garel con una “Nature morte au citron”, ci sono i tratti raffinati e altresì inquietanti delle “Oche principesse” e di una delle tante bambine di Titti Garelli e i pastelli di Vincenzo Gatti, il mondo egizio di Ezio Gribaudo a ricordo della mostra del 1973, il felicissimo Riccardo Tommasi Ferroni con “Natura morta con testina d’abbacchio” della collezione Sarzano-Rizzollo.

C’è il carboncino entusiasmante di John Keating, il corpo nascosto tra le pieghe del lenzuolo, e il teatrino di Luzzati, i “Piantatori” di Giovanni Macciotta (1960) e lo “Studio” di Anna Lequio (2023), acquerello dedicato all’amico Silvano, il viso di ragazzo di Pino Mantovani e la “Silvia” classicheggiante di Ottavio Mazzonis e il nervoso e impennato cavallo ad accompagnare il “Bellerofonte” di Raffaele Mondazzi, i tetti invernali e imbiancati di Aime e il mare di Vinicio Perugia, il “Raccolto” poetico – l’antica assoluta poesia di sempre – di Sergio Saccomandi e il ragazzo di Lorenzo Tornabuoni, la “Ginnasta con la palla” che testimonia ancora una volta l’arte di Sergio Unia. Nomi, un nastro di nomi, un punto di riferimento prezioso e oggi non dimenticato, un punto di confronto per quanti con lui hanno amato l’arte, Silvano Gherlone è stato il gallerista prezioso e attento, giudicante e accogliente, l’uomo che consolidava un percorso già avviato o poteva dare inizio a una carriera, con intelligenza e con simpatia, poteva affermare un futuro valore, correggeva e indirizzava. Silvano Gherlone era “discreto, riservato, gentile”, scriveva ne La Stampa Bruno Gambarotta all’indomani della sua scomparsa: e l’affetto che ancora circola, oggi, tra le pareti della Fogliato ne è l’esatta testimonianza.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Silvano Gherlone e Sabatino Cersosimo nel 2018 davanti ad alcune opere dell’artista; Guido Bertello, “L’uccellino di latta”, 1983, acrilico su tela (coll. Bertello); Giovanni Maciotta, “Piantatori”, 1960, olio su tavola (coll. privata); Lorenzo Alessandri, “Ma perché mi odiate tanto”, 1976, olio su masonite (coll. privata)