
All’evento – organizzato dall’associazione Donatori Nati, assieme alla Città a di Torino e la Prefettura, per l’iniziativa “Dal sangue versato al sangue donato” – ha partecipato Tina, moglie di Montinaro, che negli anni ha deciso di diventare una “testimonianza vivente” per gli studenti e le nuove generazioni.
A rappresentare la Città di Torino era presente la vicesindaca Michela Favaro che nel suo intervento ha sottolineato come «La lotta alla mafia non è cessata: la criminalità è ancora presente nel nostro territorio. Momenti come questi ci aiutano a non abbassare mai la soglia di attenzione. Oggi lascio due impegni: raccogliere il sacrificio di coloro che sono morti nella strage di Capaci e tutti insieme costruire un mondo più giusto».
Al termine della cerimonia in piazza, una rappresentanza di studenti delle classi quinte degli Istituti Avogadro, D’Azeglio e Volta, si sono ritrovati nella sala delle Colonne per ascoltare l’emozionante e commovente racconto di Tina Montinaro, che ha definito suo marito un uomo coraggioso, entusiasta del suo lavoro e devoto a Giovanni Falcone.
Nel suo appassionato intervento, la Montinaro, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: «Non siate indifferenti, perché la mafia ce l’abbiamo anche qui. L’indifferenza dà il consenso e voi non lo dovete dare. Mio marito era consapevole di cosa sarebbe potuto accadere e l’ha fatto senza fare un passo indietro. Antonio mi ha insegnato tanto: aveva un grande senso del dovere e a camminare con la schiena dritta. Siccome sono orgogliosa di Antonio e delle sue scelte, metto da parte il mio dolore per le nuove generazioni perché è questo che bisogna insegnare ai ragazzi. Quando guardo quella teca che era esposta in piazza, la guardo ma non la vedo, perché lì ci sono ancora i resti di mio marito, di Vito e di Rocco: c’è la mia famiglia. È la tomba di mio marito».
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