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La Pandorata dell’Immacolata apre la stagione invernale a Cesana

CESANA TORINESE Neanche la bufera che si è abbattuta sabato sulla Pandorata ha fermato la voglia di iniziare alla grande la stagione invernale a Cesana.

Sabato 9 dicembre infatti, al momento delle premiazioni del concorso fotografico indetto dalla Pro Loco “Per Cesana”, su Cesana si è abbattuta una tormenta di pioggia e neve che ha reso la cerimonia finale qualcosa di epico. Ma nonostante il clima,piazza Vittorio Amedeo era gremita per la Pandorata proposta dalla Pro Loco “Per Cesana” e dal Gruppo Alpini di Cesana ed animata dalla musica riscaldante di Tato Dj. Grandi i numeri dei partecipanti al concorso fotografico prenatalizio proposto anche quest’anno dalla Pro Loco. Quest’anno il tema era “Rosso di sera” ed una sessantina sono stati partecipanti. Grandi i numeri delle votazioni on line su facebook che hanno raggiunto oltre un migliaio di like. Soddisfatta la presidente della Pro Loo Doriana Casse: “Siamo veramente molto soddisfatti del successo dell’iniziativa del concorso fotografico e della Pandorata. I partecipanti al concorso sono cresciuti alla grande dopo il già confortante successo dello scorso anno. Siamo arrivati a 60 partecipanti con una qualità di foto in lizza molto alta. E anche le votazioni on line sono andate alla grande con la vincitrice Tamara che ha conquistato 254 like e con centinaia di persone che si sono collegate alla nostra pagina per vedere e votare le foto in concorso. La Pandorata con l’ormai collaudata formula di stretta collaborazione con il Gruppo Alpini è andata alla grande e neanche il maltempo ci ha fermato. Un grazie quindi agli Alpini, ai partecipanti al concorso, a Tato Dj che ha animato la serata, ai giudici e ai giurati da casa. È stata una bella festa che ha dato il via ad una stagione che tutti auspichiamo alla grande per Cesana”.

Il weekend dell’Immacolata ha portato anche a Cesana Torinese le nuove luminarie natalizie, inaugurate anche in piazza Vittorio Amedeo dalla foto dei vincitori del concorso fotografico sotto la grande palla luminosa che da il benvenuto dinanzi al municipio.

Il weekend dell’Immacolata ha visto anche l’inaugurazionedell’ormai attesissimo Presepe della frazione Bousson. Anche quest’anno l’Associazione Contempora presenta il Presepe di Bousson “La via degli Antichi Mestieri di Montagna” che rimarrà visitabile sino al 31 gennaio 2024 lungo le vie di Bousson.

In occasione del weekend dell’Immacolata la “Casa delle Lapidi” di Bousson ha riaperto eccezionalmente al pubblico con la mostra temporanea “Scrivere in guerra” a cura dell’Associazione Contempora. Il museo sanuovamente aperto dal 27 dicembre al 7 gennaio 2024 con orario pomeridiano 15.30-18.30

Il Sindaco Roberto Vaglio traccia un primo bilancio di questa apertura stagionale: ”Non possiamo che essere soddisfatti. Erano anni che non si assisteva ad un inizio stagione così vivo. Per l’intero weekend dell’Immacolata abbiamo avuto il pienone ovunque ed un boom di presenze anche sulle piste. Le iniziative in paese sono state molto partecipate e miglior inizio non potevamo chiedere. Un grazie quindi va a tutti coloro che hanno lavorato per dare il miglior benvenuto possibile ai nostri turisti che attendiamo sempre così numerosi anche nelle prossime settimane”.

Pacco sospetto in Metro con scritta contro Israele, dopo i controlli servizio ripristinato

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Gtt comunicava questa mattina intorno alle 8,30: “Metropolitana in servizio nella tratta Fermi – Porta Nuova – Fermi.
Per motivi di ordine pubblico. Sulla tratta Marconi – Bengasi – Marconi servizio con autobus sostitutivi”. La motivazione era  legata a un pacco sospetto trovato in metropolitana con una scritta “Israele assassini”. Traffico bloccato tra corso Dante e via Petitti. Non si è potuto circolare in piazza De Amicis, circolazione in tilt nella zona. Dopo i controlli l’allarme si è rivelato fortunatamente infondato e il servizio è ripreso regolarmente.

Montagna, Uncem e il “modello Piemonte”

GIORNATA MONTAGNA, UNCEM IMPEGNO NAZIONALE DELLA REGIONE PIEMONTE NELLE POLITICHE PER LA MONTAGNA

L’impegno della Regione Piemonte nelle Politiche per le aree montane è un esempio nazionale. Pensiamo all’uso del fondo montagna per sostenere le Green Communities, dodici candidature di venti Unioni montane di Comuni sul recente bando piemontese. E alle scelte per le botteghe dei servizi e le cooperative di comunità, le associazioni fondiarie come le opportunità per chi vive e vuole vivere nei territori montani. Lavoriamo per rafforzare le Unioni montane, avendo a disposizione cifre molto rilevanti, anche grazie al fondo sull’idropotabile che ogni anno torna ai territori, per quasi 20 milioni di euro, ai quali si sommano, in questo 2023, 13 milioni di fondo regionale montagna, e 25 milioni di euro di fondo nazionale montagna, vi sono prospettive interessanti. Questa centralità la ribadiamo alla vigilia della Giornata internazionale della Montagna, 11 dicembre, e lo diremo con il Vicepresidente Carosso il 18 dicembre, in occasione dell’anniversario della Carta di Chivasso. Rilanciamo percorsi sussidiari di impegno per le Alpi e per gli Appennini che di certo vedono il Piemonte protagonista, come evidenziato anche ieri a Oropa”.

Lo affermano Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Dimore, alberi ed animali nelle acquaforti di Xavier de Maistre

Ostinato rigore” alla galleria Fogliato, sino al 13 gennaio 2024

Non è di certo tra quelli che “gettino la spugna”, Xavier de Maistre, per dirla con un’espressione con cui il critico Paolo Levi, presentando l’opera dell’artista, la raffinatezza delle sue incisioni, scriveva della scelta di molti suoi colleghi a rinunciare, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, ad un giusto proseguimento, causa “il tracollo del mercato, causato in parte dall’inflazione produttiva collegata ai nuovi processi di riproduzione fotografica”. C’era, è vero, anche la diseducazione del pubblico ad apprezzare la grandezza dell’incisione tradizionale, c’era la scelta di quegli stessi artisti a indirizzare il proprio lavoro verso l’olio, la tecnica mista o l’acquerello. Si andava perdendo una tradizione, si andava verso la rinuncia alla ricerca e all’amore verso una forma artistica che aveva visto nei secoli i nomi di Dürer e Piranesi, di Delacroix e Daumier, di Bonnard e Picasso.

Xavier de Maistre ha continuato a seguire negli anni il proprio “ostinato rigore” – questo il titolo della mostra che lo vede ospite negli spazi della galleria Fogliato (via Mazzini 9, tel. 011 887733) sino al 13 gennaio 2024 -, una cinquantina di acqueforti, un rigoroso bianco e nero alleggerito da spruzzate di colore in alcune parti (la penna di una ghiandaia, un’acciuga fluttuante nell’acqua, una farfalla e uno stemma), un variopinto panorama di dimore (per tutte, l’eccezionalità del castello francese di Puiseux e di quello di Sayn, in Germania), alberi ed animali (la ferocia del lupo, i camosci tra i fiocchi di neve, quel capolavoro che è l’istrice, nei suoi chiaroscuri, nella punteggiatura ricamata degli aculei, di questo ventaglio filiforme che si stacca dalla piccola massa del corpo per richiamare maggiormente l’attenzione di chi guarda, sbalordito), uccelli in primo luogo, la beccaccia e il beccaccino, la civetta dallo sguardo acutissimo, l’upupa con il suo becco fuoriuscente dal cerchio che la delimita, il lungo filamento piumato della pavoncella e la cinciarella, le pernici bianche e il martin pescatore con la sua preda chiusa nel becco, la lotta dell’astore e del fagiano. Alberi, anche dicevamo: i tratti della vecchia quercia, la distesa quasi parcellizzata del bosco, il cedro posato sulla collina torinese o la neve adagiata sulla magnolia, la magia degli intrecci – il sovrapporsi di rami piccoli e grandi, un altro ricamo in bianco e nero – dei nidi ospitati.

Tirature che ondeggiano tra i trenta e i cinquanta esemplari, opere più o meno recenti, la narrazione del tempo impiegato, la forzata fatica e la ferma pazienza che è maestra di ogni incisione, il ricordo degli insegnamenti accademici di Mario Calandri e Francesco Franco, la scelta di un eremitaggio che de Maistre coltiva nella casa dei suoi avi, quell’abbraccio di colonnato che porta al suo studio, un ordine e un caos allo stesso tempo, un ordine di materiali e di strumenti e un caos di idee, di progetti, di prove, di sguardi posati sulla campagna che circonda la villa di Borgo Cornalese, fitta di memorie, dove ancora ti pare di incrociare la prigionia, gli arresti domiciliari del suo omonimo da cui nacque i 42 capitoli del “Voyage autour de ma chambre” o gli scritti post-rivoluzionari di Joseph, da cui l’artista discende, filosofo e politico, giurista e ambasciatore di Vittorio Emanuele I a San Pietroburgo ad inizio Ottocento. È un mondo virtuosistico, poetico, estremamente suggestivo, antico quello dell’artista, ma attuale, vivo e vivace, sognato e realissimo, personale e dedito all’appassionato che sappia comprendere appieno la grazia che nasce da quei fogli. Un mondo di costruzioni eleganti e di omaggi alla natura, un habitat di razionalità dettata dalle morsure dell’acido nitrico che danno vita agli “effetti cromatici e volumetrici”. Scriveva ancora Levi: “De Maistre sembra voglia soprattutto raffigurare l’anello che non tiene, ovvero l’inafferrabile leggerezza dell’indicibile, dove i segni innumerevoli applicati alla lastra si coniugano come un alfabeto misteriosamente esplicito nel loro insieme, ma impossibile da tradurre in significati correnti”.

La mostra “L’acquaforte: OSTINATO RIGORE” è visitabile dal martedì al sabato (orario 10,30 – 12,30 / 16 – 19) con apertura anche nelle domeniche 17 e 24 dicembre.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcune delle opere di Xavier de Maistre: “Capriolo”, acquaforte, fto carta 220×320 mm; “Cedro sulla collina di Torino”, acquaforte, fto carta 380×380 mm; “Ritratto di civetta”, acquaforte, fto carta 265×265 mm; “Villa Rossi”, Venaria”, acquaforte, fto 690×490 mm.

Croce Verde in festa a Bagnolo Piemonte

Si è tenuta ieri a Bagnolo Piemonte  la Festa annuale della Croce Verde, ritrovo annuale di tutti i volontari. Si è svolta anche la benedizione del nuovo mezzo di soccorso. (foto Facebook)

Banca di Caraglio apre a Chieri

Lunedì 11 dicembre Chieri vedrà l’inaugurazione della 32ª filiale della Banca di Caraglio, un evento che segna una significativa espansione della presenza della banca nell’area. Posizionata strategicamente nel cuore della città, in piazza Dante 10, a pochi passi dal municipio e di fronte a un ampio parcheggio, questa nuova sede si presenta come un punto di riferimento per i residenti e le attività locali.

Merlo: Elezioni Regione Piemonte, si vince al Centro

“Anche alle prossime elezioni per il rinnovo dei vertici della Regione Piemonte, come del resto
avviene in quasi tutte le consultazioni, si vince al Centro. Ovvero, chi riesce a farsi carico delle
istanze e delle domande del vasto elettorato che è riconducibile al cosiddetto ‘campo centrista’
parte avvantaggiato. E una realtà come il Piemonte per ragioni storiche, culturali, sociali e
politiche rientra a pieno titolo in questa tipologia.
Al riguardo, e contro ogni radicalizzazione della lotta politica e respingendo la logica della feroce
contrapposizione ideologica e di pregiudiziale personale, la potenziale lista del Presidente Cirio
può rispondere a questo requisito. E cioè, una presenza centrista, radicata nei territori, civica,
espressione degli amministratori locali e legata alla cultura di governo.
Insomma, il Centro, checchè se ne dica, continua ad essere un luogo politico decisivo per
affrontare e vincere le elezioni. Un luogo dove la cultura cattolico popolare e sociale può, ancora
una volta, giocare un ruolo politico e programmatico decisivo e determinante”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari nuovi.

Il Polo del ‘900 incontra i candidati a Rettore del Politecnico

Torino, 12 dicembre, ore 11. Piazzetta Antonicelli, Palazzo San Daniele, Auditorium

Primo incontro aperto alla cittadinanza sul futuro di una delle migliori università del mondo secondo la Qs World University Ranking. I tre candidati a Rettore del Politecnico di Torino incontrano la comunità del Polo per ragionare sui temi principali del loro programma e rispondere alle questioni e alle suggestioni provenienti dal pubblico. A contendersi il titolo di Magnifico il già vice rettore alla cultura e alla comunicazione Juan Carlos De Martin; il già direttore del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia Paolo Fino e il già vice rettore alla Ricerca poi alle Politiche Interne Stefano Corgnati. Modera Giulia Cocimano del Consiglio di Amministrazione del Polo del ‘900.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Marco Meier “Ingemaus” -Feltrinelli- euro 22,00

Marco Meier ci racconta i primi 29 anni di questa donna straordinaria, morta a 87 anni, il 20 settembre 2018, della quale molto sappiamo nelle sue vesti di editrice lungimirante. Ma in queste pagine conosciamo la sua vita antecedente l’incontro con Giangiacomo Feltrinelli.

Era nata con il cognome Schöntal in Germania, a Essen, il 24 novembre 1930, da padre ebreo e madre luterana. In famiglia la chiamavano Ingemaus (topolina), e di fatto risultava una mezzosangue perseguitata dai nazisti; istruzione scolastica negata e rischio di essere deportata. Il padre Siegfried riuscì a mettersi in salvo perigliosamente e grazie al coraggio della moglie; ma oltreoceano si rifece una vita senza tornare più indietro.

Inge cresce con la madre Trudel, donna dalla tempra d’acciaio, che unisce il suo destino a quello di un ufficiale delle cavalleria tedesca, Otto. Uomo per bene che diventa un patrigno amorevole e riesce a proteggere la sua nuova famiglia per un certo tempo tra le mura della caserma di Gottinga. Ma con la fine della guerra perde tutto e la famiglia precipita verso la fame, tanto più che sono nati i fratellastri di Ingemaus, Maren e Olaf.

Nel libro scorrono l’infanzia di Inge, le amicizie, gli studi; poi finita la guerra, nel 1950, carica la sua bici gialla su un furgone, e parte in direzione Amburgo verso un futuro tutto da costruire.

Ci riuscirà benissimo. Gli inizi sono come assistente della fotografa Rosemarie Pierer. Inge dorme in uno stanzino, ma impara tutto il possibile sull’arte della fotografia. E’ minuta, bellissima, intrepida, impertinente, intuitiva, spavalda e anche fortunata; temeraria e capace di affrontare mille difficoltà, superandole, finisce quasi sempre per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Decide di voler diventare una fotoreporter e nulla più la fermerà. Inizia a lavorare per la popolare rivista femminile “Constanze” e ben presto si distingue come una delle fotoreporter tedesche più ricercate. Inizia a girare il mondo e inanella un reportage di successo dopo l’altro.

Decisivi per il salto di carriera lo scoop della foto che coglie la diva Greta Garbo per strada, e le apre la porta di “Life” ovvero l’Olimpo dei fotografi; quando arrivi su quelle pagine sei in vetta. Poi varca le porte dei maggiori fotografi, spesso senza neanche un appuntamento. Semplicemente e arditamente si presenta e conquista con la sua personalità pezzi da novanta come Avedon, Rawlings, Blumenfeld.

Tra gli incontri e gli scatti più importanti Anna Magnani, Billy Wilder, Haudrey Hepburn, ma anche Churchill e Kenndey. I colpi maestri sono Picasso ed Hemingway che la ospita a Cuba per tre settimane e lei ritrae con il famoso Marlin appena pescato.

E’ una fotoreporter di conclamato successo quando incontra a una festa il giovane editore italiano Giangiacomo Feltrinelli, i due si innamorano e si sposano. Inizia così la seconda vita di Inge, il cui ingresso in casa editrice si rivelerà strategico, soprattutto per la sua abilità nel tenere i contatti con gli scrittori internazionali.

E sarà lei a salvare la Feltrinelli dal disastro dopo che il marito si lega ai gruppi armati di estrema sinistra, e muore il 15 marzo 1972, ufficialmente dilaniato dalla bomba che stava per far detonare ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate.

 

 

Cathleeen Shine “Qui tutto è possibile” -Mondadori-

Euro 20,00

La Shine, nata a Westport in Connecticut nel 1953, diventata famosa con “La lettera d’amore” nel 1996, questa volta ci avvolge con una storia che ne racchiude tante altre – dal nazismo a Hollywood- e ruota intorno a una protagonista strepitosa.

Solomea (Mamie) Künstler è un’arzilla splendida signora di 93 anni -capelli rossi, orgoglio di razza e tempra di acciaio- che vive in una villa di Venice con un cane San Bernardo e l’amica-domestica-braccio destro Agatha, che è pure mezza sorda.

Durante il lockdown ospita il nipote Julian, 24enne intelligente che non sa ancora bene cosa fare da grande; forse lo sceneggiatore, e per il momento è ben felice di fare da chaperon alla nonna che si è rotta il polso e vive vicino a Hollywood.

Julian è alla ricerca di ispirazione e non potrebbe trovare di meglio della storia di quella nonna incredibile che gli racconta la sua lunga vita, degna di un romanzo.

Mamie, di famiglia ebrea, aveva 11 anni nel 1939, quando insieme ai genitori artisti e al nonno, era fuggita da Vienna invasa dai nazisti e, a bordo del transatlantico Ȋles de France, aveva raggiunto l’America, terra di nuove opportunità.

La famiglia si era poi stabilita in una villetta sul litorale di Santa Monica, a due passi da Hollywood, che in quegli anni divenne avamposto della Mitteleuropa dando lavoro a rifugiati di ingegno e talento.

I Künstler si trovarono così a gravitare proprio nel glamour hollywoodiano: tra lavoro, party, émigré esponenti del mondo del teatro (noti alla madre) e della musica (che conoscevano il padre). Una sorta di colonia europea che annoverava personaggi del calibro di Thomas Mann, Bertolt Brecht, il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico Ernst Lubitsch, tedesco naturalizzato statunitense. E ancora, Scönberg e Stravinsky, ma soprattutto la divina Greta Garbo.

Ed è intorno all’attrice che il racconto della nonna si fa ancora più intrigante. Perché tra i tanti capitoli del passato c’è anche la relazione romantica….e forse non solo…tra la giovanissima Mami e la diva che insieme scompaiono per un periodo. Ma tra gli aneddoti e i ricordi di una vita lunga quasi un secolo ci sarà molto di più …

 

 

Pierre Adrian “I giorni del mare” -Atlantide- euro 22,00

Non per caso si tende a tornare spesso in uno stesso luogo per le vacanze; e non per caso il giovane protagonista 30enne Andrea fa ritorno nella casa di famiglia in Bretagna, a Brest. Luogo avito e magico in cui ha trascorso innumerevoli estati che l’hanno formato.

Nella casa bretone dell’infanzia si ritrovavano ad agosto nonni, zii e cugini, anno dopo anno tutti amorevolmente insieme, secondo i soliti ritmi consolidati e diventati certezze.

Il breve romanzo del francese Pierre Adrian, giovane talentuoso, nato nel 1991, è un tenerissimo tuffo all’indietro nel passato che si trasforma ora in dolce malinconia. Andrea scandisce capitoli che riproducono quei ritmi lenti, vacanzieri, di giochi, scorribande e nuotate insieme alla pletora di cugini.

Un ritmo pacato in cui si affacciano personaggi memorabili, a partire dalla nonna quasi centenaria, scenari meravigliosi come le spiagge bretoni con alte e basse maree a rendere indimenticabile l’aurea del luogo. Ritornano alla mente di Andrea le estati fatte di momenti infiniti, le colazioni tutti insieme sotto il portico, i bagni di mare e le pigre serate nei letti pieni di sabbia. Poi gli incontri con nuovi amici, come Anna, conosciuta quando era bambino e di cui aveva perso i contatti; e uno su tutti il cuginetto Jean che rimane nel cuore.

 

 

Francesca Sgorbati Bosi “Nobili contraddizioni” -Sellerio- euro 20,00

In questo accurato saggio, la studiosa del Diciottesimo secolo in Francia e Gran Bretagna, racconta come in quel tempo in Inghilterra fu messo a punto un nuovo codice di comportamento con lo scopo di differenziarsi dai detestati francesi.

Con l’ambizione di creare una nazione di eroi in grado di conquistare il mondo, elaborarono un modello preciso di donne e uomini inglesi al quale bene o male il paese si adattò.

Alcune contraddizioni però non vennero sanate da questo galateo. Per esempio, il gentiluomo inglese doveva avere il massimo self control, ma nella realtà la violenza serpeggiava anche nelle scuole. Tra gli altri ideali c’erano: onestà e lealtà (ma adulteri e scandali imperavano); razionalità (ma si perdevano fortune al gioco d’azzardo); buon gusto e sobrietà (ma andavano pazzi per le feroci lotte tra animali che invece scandalizzavano gli stranieri). E tra i numerosi dictat anche l’essere cosmopoliti (eppure giravano per il mondo pieni di pregiudizi inscalfibili) e andare fieri della libertà inglese (ma le donne non ne usufruivano).

Molte contraddizioni non si risolsero, ma insieme al galateo elaborato nel Settecento, crearono il British Style che, nel bene e nel male, tutt’ora conosciamo.

L’autrice riesce a raccontare tutto questo in modo documentato, ma anche divertente e facilmente accessibile. Sottolinea come gli inglesi, a differenza di francesi e italiani, impressero al loro galateo un forte significato nazionalistico che li identificava.

Mettendo a punto una sorta di politeness dettagliata ci si ispirò al comportamento degli aristocratici, e si sostenne che per essere considerati dei veri gentleman occorreva comportarsi esattamente come loro.