ilTorinese

Addio a Papa Benedetto Venne in visita a Torino nel 2010

Joseph Ratzinger, il Papa Emerito Benedetto XVI aveva 95 anni, si è spento questa mattina verso le 9,30.  Venne eletto  il 19 aprile 2005 ed è passato alla storia per aver rinunciato al suo mandato il 28 febbraio 2013. Venne in visita a Torino il 2 maggio 2010. Celebrò la santa messa in piazza San Carlo e si raccolse in preghiera davanti alla Sindone. Fece anche visita al Cottolengo.

Turin Confidential Cosa succede a Torino: informazioni per chi arriva in città

What’s on in Turin: events and attractions for tourists, occasional visitors and expat

Are you spending your Christmas Holidays in Turin or have you decided to start with us a brand-new year?  You might have noticed that during this period, the city is dressed with colorful luminous installations. In this period, taking a stroll in the city center at night can be a really beath taking experience.

In addition to the usual Christmas lights, masterpieces from Renaissance to Futurism enlighten Piazza San Carlo. Until January 8, every day from 6 pm to 11 pm, paintings will be projected on facades of the buildings.

And in case you are still looking for something to do on December 31, here are some ideas.

Music

Turin will celebrate the arrival of 2023 with a concert in Piazza Castello. Tickets are required to access the square, but, unfortunately, they are already sold out. You can always take a walk in the nearby streets.  Or head to Maglio where there will be a Queen Tribute Band, to Jazz Club which will stage the Tiny Beat Orchestra, or to Cafè Muller where Federico Sirianni will pay homage to Gaber who was famous Italian songwriter.

Osteria Rabezzana will host the Smallable Ensamble, so the food of chef Giuseppe Zizzio will be paired with Rock’n’roll, beat, country and soul music. Info and booking via phone (011.543070) or email.

On December 31, on the stage of the Royal Theatre the worldwide famous dancer Roberto Bolle will entertain the public with the show entitled Bolle and friends. And if you are still in town, on January 8 and 9, the Orchestra and Chorus will perform the Requiem Mass, a masterpiece by Giuseppe Verdi. On the podium, there will be the young talent Andrea Battistoni.

Back to Maglio, more precisely at Sermig – Arsenale della Pace, there will be a concert for peace at 6 pm on January 1.

Looking for a dance floor?

There still might be tickets available at Pick up, the historical disco not far from the city center. The event at Hiroshima Mon Amour is sold out, but last minute tickets might be available here.

Other clubs organizing dinners and/or toasts with panettone are Mokai , The Beach, Off Topic, Supermarket, Bunker, LifeClub, Audiodrom and Senza Fronzoli.

Art

Rare and precious nativities are on display at Libreria Antiquaria Freddi as well as at Basilica Maria Ausiliatrice where it is possible to find the 23rd edition of Nativities.

How about an evening at Reggia di Venaria? Until January 8, it will be possible to visit this beautiful hunting lodge after sunset. Check here for all the extra opening hours. And, of course, for New Year’s Eve, there is a special Gospel Concert.

In addition to the permanent collections of the 20th century, GAM gives you the possibility to visit temporary exhibitions such as The face of the Poet, dedicated to Edoardo Sanguineti, Hic Sunt Dracones by Chiara Camoni, and that of Jannis Kounellis as well as the sound work by Riccardo Benassi entitled Poeticize the desert instead of knowing where it ends.

Wide choice also at MAO, where visitors, along with the four floors of the permanent exhibition, can visit the Buddha10 exhibition, the video installation Ah!, by the artist Charwei Tsai and finally in the t-space, until January 15, the installation Bandit Queen by Silvia Morin.

At Palazzo Madama you can visit, together with the permanent collections, the exhibition Margherita of Savoy, Queen of Italy, the new Fabric Room and The city door-A tale of 2,000 years in the space of the Medieval Court.

From 27 December to 5 January, Pinacoteca Albertina, the museum within Turin’s Fine Arts Academy, organizes artistic workshops for children.

Until February 26, the Historical Archive hosts an exhibition dedicated to David Bowie, Steve Shapiro, and Civil Rights. The entrance is from Piazzetta Mollino 1, and tickets are available here.

Until April 16, Galleria Sabauda, a part of the Royal Museums, hosts Rembrandt meets Rembrandt.

 

For children

A stop that cannot be missed is definitely Mufant,  the first Italian museum dedicated to Sci-Fi. Visit also its Park of Fantastic.

Another spot that children will absolutely love is the Medieval Village inside Valentino Park.

Both Mufant and Medieval Village have special openings during these holidays.

And for a moment of pure pleasure…

We cannot call it winter without a piece of Nuvola, Ghigo’s pandoro covered with a cream prepared with butter and vanilla sugar. This cake has become so famous that many pastry makers have tried to reproduce it. Try all the possible imitations but make sure you taste the original one too. Maybe paired with hot chocolate and whipped cream. Feeling guilty? Then go back to the beginning of this article and take a very long walk under the Christmas lights.

Lori Barozzino

Lori is an interpreter and translator who lives in Turin. If you want to read more, here’s her blog.

Emergenza clima, per Legambiente il 2022 “anno nero”

Pubblichiamo il bilancio dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente

In Italia nel 2022 aumentano del +55% gli eventi estremi rispetto allo scorso anno. Criticità anche in Piemonte.

Registrati 310 fenomeni climatici che hanno provocato danni e 29 morti. Siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni quelli con l’incremento maggiore

 

Il nord del Paese l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. Lombardia, Lazio e Sicilia le regioni più ferite. La provincia di Roma è la più coinvolta, seguita da quelle di Salerno e Trapani

 

Legambiente: “Al governo Meloni chiediamo cinque azioni urgenti: approvazione e risorse adeguate per il Piano di adattamento climatico; aggiornamento del PNIEC; nuove semplificazioni per le rinnovabili; linee guida aggiornate per le Sovrintendenze; potenziamento degli uffici regionali che rilasciano le autorizzazioni”

 

Il 2022 è stato un anno nero per il clima, segnato da un’accelerazione degli eventi meteo che hanno provocato tanti danni e vittime. Alluvioni, ondate di caldo anomalo e di gelo intenso, frane, mareggiate, siccità, grandinate non risparmiano ormai nessun Paese sul Pianeta. E a pagarne lo scotto è anche l’Italia, segnata quest’anno da più caldo e siccità, come ben raccontano i dati di bilancio dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol, e sintetizzati nella mappa del rischio climatico.
Nel 2022 la Penisola ha registrato un incremento del +55% di casi rispetto al 2021, parliamo di 310 fenomeni estremi che quest’anno hanno provocato impatti e danni da nord a sud e causato ben 29 morti. Nello specifico si sono verificati 104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense, 81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate, 28 da siccità prolungata, 18 da mareggiate, 14 eventi con l’interessamento di infrastrutture, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense, 8 casi di temperature estreme in città e 4 eventi con impatti sul patrimonio storico. Molti gli eventi che riguardano due o più categorie, ad esempio casi in cui esondazioni fluviali o allagamenti da piogge intense provocano danni anche alle infrastrutture. Nel 2022 sono aumentati, rispetto allo scorso anno, i danni da siccità, che passano da 6 nel 2021 a 28 nel 2022 (+367%), quelli provocati da grandinate da 14 nel 2021 a 29 nel 2022 (+107%), i danni da trombe d’aria e raffiche di vento, che passano da 46 nel 2021 a 81 nel 2022 (+76%), e allagamenti e alluvioni, da 88 nel 2021 a 104 nel 2022 (+19%).
A livello territoriale, quest’anno il nord della Penisola è stata l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. A livello regionale, la Lombardia è la regione che registra più casi, ben 37, seguita dal Lazio e dalla Sicilia, con rispettivamente 33 e 31. Rilevanti anche i casi registrati in Toscana, 25, Campania, 23, Emilia-Romagna, 22, e Piemonte, 20, Veneto, 19, Puglia, 18. Tra le province, quella di Roma risulta quella più colpita con 23 eventi meteo-idro, seguita da Salerno con 11, Trapani con 9, Trento, Venezia, Genova e Messina con 8 casi.  Tra le città, Roma (13) e Palermo (4). Per Legambiente i dati del bilancio dell’Osservatorio CittàClima indicano ancora una volta l’urgenza per l’Italia di un deciso cambio di passo nella lotta alla crisi climatica attraverso politiche climatiche più ambiziose e interventi concreti non più rimandabili. A tal riguardo l’associazione ambientalista, tra le azioni urgenti da mettere in campo, chiede l’approvazione in tempi rapidi del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici aggiornato e pubblicato nei giorni scorsi sul sito del Mase, e che ora dovrà essere oggetto di consultazione pubblica secondo quanto previsto dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

“La fotografia scattata dal nostro Osservatorio CittàClima – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce un quadro preoccupante di un anno difficilissimo, concluso con le notizie sulle temperature primaverili di fine dicembre in Italia, sulla tempesta artica che ha colpito il Nord America, causando decine di morti, e sull’ ondata di freddo in Giappone. Nella lotta alla crisi climatica il nostro Paese è ancora in grave ritardo, rincorre le emergenze senza una strategia di prevenzione, che farebbe risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni. Al Governo Meloni, al posto di nuovi investimenti sul gas, chiediamo cinque azioni urgenti da mettere al centro dell’agenda dei primi mesi del 2023 ad una veloce approvazione del Piano nazionale di adattamento climatico, devono seguire lo stanziamento di adeguate risorse economiche per attuarlo, non previste dalla legge di bilancio approvata; l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) agli obiettivi europei di riduzione dei gas climalteranti del REPowerEU, dimenticato dal governo Draghi; nuove semplificazioni per tutti gli impianti a fonti rinnovabili, a partire dal repowering per gli impianti eolici esistenti; la velocizzazione degli iter autorizzativi con nuove linee guida del Ministero della Cultura per le Sovrintendenze e una forte azione di sostegno e sollecitazione alle Regioni per potenziare gli uffici che autorizzano gli impianti”.

Tutti i dati dell’Osservatorio Città Clima sono raccolti nella mappa online del rischio climatico, aggiornata nel layout e nella grafica e con un focus sul progetto europeo LIFE+ AGreeNet che ha l’obiettivo di rendere le città della costa del Medio Adriatico più resilienti al cambiamento climatico attraverso vari interventi.

Focus siccità: In questo 2022 “anno nero per il clima” l’Italia, soprattutto il centro nord, è stata colpita da un lungo periodo di siccità. Secondo i dati di Isac-Cnr, nei primi sette mesi dell’anno le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni. Cruciale la prima parte dell’anno con cinque mesi consecutivi gravemente siccitosi, e un’anomalia, da gennaio a giugno, pari a – 44% di piogge, equivalente a circa 35 miliardi di metri cubi di acqua in meno del normale. In crescente difficoltà i fiumi, come il Po che al Ponte della Becca (PV) risultava con un livello idrometrico di -3 metri, e i grandi laghi con percentuali di riempimento dal 15% dell’Iseo, al 18% di quello di Como fino al 24% del Maggiore.
In autunno è peggiorata la situazione delle regioni del centro, soprattutto in Umbria e Lazio. Nel primo caso il deficit pluviometrico si è attestato sul 40%, il lago Trasimeno ha raggiunto un livello ben inferiore alla soglia critica, con -1,54 metri. Nel Lazio, il lago di Bracciano è sceso a -1,38 metri rispetto allo zero idrometrico. Gravi le conseguenze per l’agricoltura e per gli habitat naturali. L’11% delle aziende agricole si è ritrovata in una situazione talmente critica da portare alla cessazione dell’attività. In molte aree urbane si sono dovute imporre restrizioni all’uso dell’acqua. La siccità ha causato la perdita di produzione di energia, in particolare da idroelettrico. Nonostante i dati di Terna[1] relativi ad aprile abbiano evidenziato un record assoluto di energia prodotta da fonti rinnovabili, è mancato all’appello l’idroelettrico. La produzione di energia da questa fonte, infatti, segnava -41% per effetto delle scarse precipitazioni, che hanno portato per mesi i livelli di riempimento degli invasi prossimi ai valori minimi registrati negli ultimi 50 anni. A dicembre, il livello del Po è rimasto inferiore alla media degli ultimi 20 anni ed a preoccupare è soprattutto la situazione delle falde, con livelli tra il 35 ed il 50% in meno della media mensile.
Focus caldo e ondate di calore: nel 2022 in Italia si sono registrate temperature eccezionali già da maggio con punte di 36,1°C a Firenze, 35,6°C a Grosseto, 34°C a Pisa e 32,8°C a Genova. Ma anche a Ustica con 33,4°C e Torino con 29,2°C. Il mese di giugno ha visto un’anomalia della temperatura media di +3,3°C se consideriamo l’Italia nel suo insieme, con punte di 41,2°C a Guidonia Montecelio (RM), 40°C a Prato, Firenze, Viterbo e Roma. A luglio record per le città lombarde: a Brescia e Cremona si sono registrati 39,5°C, a Pavia 38,9°C e a Milano 38,5°C. Ad agosto i termometri hanno segnato tra i 40 e i 45°C a Palermo, Catania e Reggio Calabria, mentre a Bari si è arrivati a 39°C. Questi livelli di caldo eccezionale, prolungati per settimane e mesi in gran parte del Paese, hanno portato a gravi conseguenze sulla salute umana. L’ondata di calore che ha impattato più duramente è stata quella della seconda metà di luglio, con un aumento di mortalità che ha raggiunto, stando ai dati di Ministero della Salute e Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, il 36% in tutte le aree del Paese, ma in particolare in alcune città del nord. Tra le città maggiormente colpite Torino che ha visto un eccesso di mortalità pari a +70%, a cui segue Campobasso (+69%), poi Bari (+60%), Bolzano (+59%), Milano e Genova (+49%), Viterbo (+48%), Firenze (+43%), Catania (+42%). Solo nel 2022 sono stati oltre 2.300 i decessi in Italia dovuti alle ondate di calore, secondo le analisi di Ministero della Salute e Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, in crescita rispetto ai 1.472 del 2021 e ai 685 del 2020[2].

I casi più rilevanti del 2022 – In questo bilancio “clima 2022” Legambiente ricorda alcuni casi rilevanti: il 3 luglio il distacco di una grossa porzione dalla calotta sommitale del ghiacciaio della Marmolada, 11 le vittime e 8 i feriti.  Tra il 27 e il 28 luglio in Val Camonica è caduta in poche ore la stessa quantità di pioggia caduta sulla provincia di Brescia nei sette mesi precedenti. Le intense piogge hanno provocato anche delle frane che hanno colpito la Val di Fassa, in Trentino, il 5 agosto. Ad agosto a Scilla (RC), il litorale è stato investito da un’imponente massa d’acqua che ha invaso le strade. Occorre, in questo caso, evidenziare il legame con la cementificazione avvenuta negli anni e al tombamento del torrente Liurni. Il 18 agosto raffiche di vento a oltre 110 km/h hanno colpito la provincia di Massa Carrara. Quattro persone sono rimaste ferite in un camping a Marina di Massa a causa della caduta di alberi e in tutto il territorio si sono contate fino a 7mila persone senza corrente. L’evento alluvionale che ha segnato il 2022 è quello che ha colpito il 15 e 16 settembre le Marche, 13 i morti. Tra fine settembre e inizio ottobre Trapani per tre volte è stata colpita da violenti temporali ed è finita sott’acqua. Tragedia a Ischia il 26 novembre, a Casamicciola Terme (NA) dove le piogge intense hanno provocato una frana ed un’alluvione, con 12 vittime registrate. Record di pioggia, con 126mm caduti in 6 ore. Il 22 novembre, una mareggiata di forte intensità ha colpito Jesolo (VE), mentre il 3 dicembre in provincia di Messina sono stati registrati diversi danni provocati da piogge intense e frane. 

[1] https://www.terna.it/it/media/comunicati-stampa/dettaglio/consumi-elettrici-aprile-2022

[2] https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3278_allegato.pdf

 

Una convincente trasposizione per una confessione e un tema sempre attuale

“Mine vaganti” di Ferzan Özpetek al Carignano sino all’8 gennaio

A distanza di una dozzina d’anni, trasportando l’azione dal Salento alla pianura campana, passando dallo schermo al palcoscenico, Ferzan Özpetek firma la sua prima teatrale. “Mine vaganti” fu nel 2010 un successone, divertimento e risate, premianti gli incassi, cinque Nastri d’Argento e due David di Donatello, riconoscimenti europei e nel mondo. Storia ormai senza sorprese, la prosperità di una famiglia del Sud e la conduzione di uno tra i più importanti pastifici della zona, la normalità delle tradizioni da salvaguardare, il ritorno da Roma, dove s’è trasferito per gli studi universitari, del giovane Tommaso Cantone per rivelare a tutta la famiglia la propria omosessualità, per mettersi la coscienza a posto, dopo un silenzio che dura da sempre. Una strada all’apparenza spianata, se non fosse il fratello Antonio a batterlo sul tempo, a fare pure la medesima dichiarazione, a dire della passione verso un operaio della fabbrica, ad essere cacciato di casa da un padre che ha costruito la propria esistenza ed il suo rapporto con la gente sull’altare di una sfacciata eterosessualità, di una caccia continua alle gonnelle. Al poveretto non resta che un infarto, mentre il resto della famiglia non può far altro che tamponare il futuro e salvare il salvabile. Continuando Tommaso a dissimulare le proprie scelte sessuali e a farsi carico di un’azienda di cui non saprebbe proprio che farsene, lui che ha animo di scrittore.

La versione per il palcoscenico arriva con ritardo al Carignano (in scena sino all’8 gennaio per la stagione dello Stabile), al terzo anno di repliche osannanti. Özpetek s’è chiesto, nel momento della trasposizione, come potesse far apparire con facile lucidità il mondo di sentimenti, di momenti malinconici, di risate che prima la macchina da presa aveva svelato e fatto suo. Non sempre è facile passare dai movimenti che vanno a indagare alla stabilità da osservare sera dopo sera. Ferzan c’è riuscito appieno, appieno ha conservato il messaggio di libertà che è alla base della storia, ma anche l’ironia, le ”macchiette” che sgomitano e che si sono costruite un più che apprezzabile spazio tutto loro, le risate e le schegge di un tempo perduto, il rammarico delle scelte doverose. Ha aggiunto piccole scene e altre ha sentito l’obbligo di cancellarle, per cui peccato che la figura della zia parecchio attaccata alla bottiglia ne resti un po’ schiacciata, peccato che la gita al mare degli amici di Tommaso, arrivati pur essi da Roma, non possa godere della luce del mare pugliese, peccato che la gioventù della nonna, vero esempio di modernità, la “mina vagante” per eccellenza, vero ponte tra presente e passato, l’unica ad aver compreso da sempre come stavano realmente le cose, non trovi visivamente spazio a ricordare ancora una volta quella parte di vita cui ha dovuto un tempo rinunciare. S’attiva da parte dell’autore e regista, sul versante delle novità, un “dentro” cui è necessario dare slancio e ritmo: quelle dieci luci in proscenio animano una sorta di opera buffa e di teatro antico, con lo scenografo Luigi Ferrigno – complici i cambi di luce di Pasquale Mari – s’è creato un gioco di tendaggi scorrevoli a chiudere scene e intimità per svelarne altre in cui gioca l’intera famiglia, s’è sfruttato con intelligenza quella platea/piazza di paese dove l’industriale e padre, prendendo a testimone e a prestito il pubblico, teme di essere guardato, deriso, messo al bando.

 

È il momento in cui meglio viene fuori il lato istrionico del Vincenzo Cantone di Francesco Pannofino, incredulo e burbero, chiuso nella propria mentalità antica, vero esempio di uomo del sud: un successo personale, sottolineato dalla partecipazione dell’intero pubblico. Non gli sono certo da meno le chiusure e i dubbi, “ma l’omosessualità un dottore la potrebbe curare?”, della Stefania di Iaia Forte, l’umanità e la rinuncia terminale della nonna Simona Marchini (con la bellezza dei monologhi), le significative e convincenti prove di Edoardo Purgatori (il narratore Tommaso) e Carmine Recano (Antonio, lui faccia ozpetekiana senza se e senza ma), la stralunata zia Luciana di Sarah Falanga, la fantesca di Mimma Lovoi, pronta a scivolare in danze sfrenate. Non si sono certamente risparmiati in gridolini e mossette Francesco Maggi e Jacopo Sorbini e i loro siparietti al culmine della sfacciataggine si sono rivelati i momenti che più hanno divertito il pubblico. Se non sbaglio, le musiche finali sono quelle che accompagnano le ultime scene del film: bel salto temporale (e un bel ricordo per quanti ammirano l’intera filmografia del regista) verso quella che rimane una delle opere più riuscite di Özpetek. Che stasera ha incrociato un eccellente esempio di reinvenzione.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Romolo Eucalitto

“Il Pd batte il tempo a Cirio”

IL PD BATTE IL TEMPO A CIRIO. Raffaele Gallo (Presidente gruppo consiliare Pd) : “Il tempo passa, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo. Basta annunci, non ci sono più alibi. Se il centro destra è in grado risolva qualche problema! Tra sanità, nuovi ospedali e sociale il Piemonte è immobile e le questioni si aggravano!”

30 dicembre 2022 – E’ trascorso il primo anno fuori dall’emergenza COVID grazie alla scienza e ai vaccini, anzi sono quasi 18 mesi che viviamo nella normalità, ma nessuno dei problemi del Piemonte è stato affrontato e men che meno risolto. Tra qualche giorno inizierà l’ultimo anno di legislatura regionale e tutte le grandi questioni sono ancora aperte. Quali grandi annunci ci riserverà la conferenza di inizio anno del Presidente Cirio? Non lo sappiamo, ma sfidiamo Cirio a risolvere almeno una delle grandi questioni aperte: dalla sanità al sociale dal consumo di suolo alle leggi annunciate e mai depositate! Il tempo passa i problemi non aspettano, la legislatura finisce e il Piemonte è fermo.  Oggi non ci sono più alibi.

“Il Partito Democratico oggi batte il tempo a Cirio – interviene il Presidente del Gruppo Pd Raffaele Gallo – Basta annunci, la legislatura volge al termine, ma i problemi non hanno avuto soluzione. Da più di un anno siamo fuori dall’emergenza imposta dalla pandemia da Covid-19, ma il Piemonte continua a vivere nell’immobilismo. Riteniamo importante fare un bilancio di che cosa è stato annunciato e mai realizzato e dei tanti problemi ancora irrisolti. Sfidiamo il Presidente Cirio a risolverne finalmente qualcuno nel nuovo anno, abbandonando la tradizione della politica degli annunci! Qualche esempio? Un anno fa ci avevano promesso di dotare il Piemonte di una nuova legge urbanistica: non è nemmeno stata adottata in Giunta o depositata in Consiglio. Era stata annunciata una “revisione della legge n.3/2010 sull’edilizia sociale, con nuove regole e nuovi criteri di premialità per chi risiede da più tempo in Piemonte e per le famiglie con un solo genitore che vive con figli minori”: non è mai arrivata in Consiglio. Sui temi sanitari i problemi si aggravano invece di risolversi”.

“Nel 2023 – prosegue Gallo –le sfide che il Piemonte non potrà permettersi di perdere saranno tante e riguarderanno il personale nella sanità, le liste d’attesa, i nuovi ospedali, le rsa ma anche l’approvazione di una nuova legge elettorale che dovrà prevedere la doppia preferenza di genere e essere inclusiva; daremo battaglia sulla soglia di sbarramento perché i partiti più piccoli non devo essere tagliati fuori dal Consiglio regionale. Sono forze che rappresentano una ricchezza e una pluralità di visioni che devono essere mantenute! La giunta di centrodestra, se è in grado, batta un colpo su almeno una di questi temi! Il Piemonte non può più aspettare”.

“Nel corso del 2022 – afferma la Consigliera regionale Monica Canalis – abbiamo più volte sottolineato le carenze di questa Giunta sul tema della non autosufficienza, con liste d’attesa di migliaia di persone finanziate in modo insufficiente dalla sanità e conseguenti ricadute sulle ospedalizzazioni inappropriate. Occorre con urgenza una revisione organica e strutturale del modello di cure per la post acuzie, che coinvolga tutta la sanità territoriale, dalle RSA alla domiciliarità agli ambulatori e case di comunità.  Invece la destra ha proposto misure ingannevoli e tampone, dalle dimissioni protette in RSA per soli 60 giorni al voucher sociale con scadenza 2024 all’aumento delle tariffe residenziali di cui i Comuni non riescono a farsi carico. Occorre aumentare e rendere obbligatoria la spesa sanitaria annuale per convenzioni residenziali, innalzare la quota sanitaria delle rette, formare più medici ed infermieri. Soprattutto, il Partito Democratico si è fatto e continuerà a farsi promotore di una riforma complessiva del modello di cura per le persone croniche non autosufficienti per individuare, insieme alle famiglie, formule nuove e più flessibili di cura ed assistenza, senza arretramenti della sanità. In una regione anziana come il Piemonte la cura della non autosufficienza è davvero la nuova frontiera della sanità”.

“La Giunta Cirio non ama l’ambiente – dichiara il Consigliere regionale Alberto Avetta – Lo denunciamo da tempo. In questi ormai 4 anni di governo abbiamo più volte rimarcato sia il disamore per l’ambiente sia azioni che lo danneggiano. A fronte di un Piemonte in cui il “consumo del suolo” marcia a ritmi eccessivi – è di pochi giorni fa l’allarme della Federazione Interregionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta – la Giunta Cirio ha allentato le regole con tanti provvedimenti specifici che favoriscono la cementificazione. Al tempo stesso tutto tace sul fronte delle energie rinnovabili. Il Gruppo PD ha presentato una proposta di legge che rinnova la regolamentazione delle “comunità energetiche” da fonti rinnovabili e individua precisi strumenti d’incentivo. Si tratta di una grande opportunità anche sul fronte dei fondi PNRR per tanti piemontesi, in particolare per quelli che vivono nei comuni con meno di 5 mila abitanti.

Per questa ragione il Piemonte, terra di tanti piccoli comuni, dovrebbe assumere il ruolo di guida nazionale per le politiche energetiche. Al contrario, in questo settore come avviene anche sulla mobilità sostenibile, il Pimonte di Cirio si limita ad inseguire le altre regioni più virtuose. E’ davvero un peccato”.

“Dopo quasi 4 anni di governo della destra in Piemonte gli alibi sono finiti – dichiara il Consigliere regionale Domenico Rossi – L’edilizia sanitaria è bloccata ovunque, le liste di attesa sono infinite e aumenta il ricorso a privati e gettonisti. Un vero disastro al quale è necessario opporsi con forza. La pandemia ci ha mostrato l’importanza della nostra sanità e la necessità di continuare a investire su un sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, che deve essere adeguato, tuttavia, alle nuove condizioni. Le risposte alle richieste che provengono dai cittadini devono essere date dalla sanità pubblica, sulla quale si deve investire per migliorarla e renderla più efficiente. I piemontesi meritano un’alternativa. E noi la stiamo costruendo”.

“Abbiamo illustrato i limiti di questi anni di governo della Giunta Cirio – conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle – durante i quali non si è vista in nessun settore l’altra velocità tanto sbandierata durante la campagna elettorale del 2019, ma tanti annunci a cui non sono seguiti i fatti. E questa, unita all’assenza di un disegno strategico e alla preferenza per tanti piccoli progettini con logiche clientelari, si è dimostrata la vera cifra della destra regionale. Abbiamo, però, voluto presentare anche le priorità del Partito Democratico attraverso proposte concrete, quelle proposte che caratterizzeranno il programma elettorale del 2024. Il Pd parte dall’ascolto dei territori, delle Associazioni, dei lavoratori, dei cittadini, da una volontà di rilancio dei territori del nostro Piemonte, parte dalla necessità di dare una voce a chi è dimenticato e ignorato dal centrodestra, a chi chiede attenzione e rappresentanza, dal bisogno di correggere le diseguaglianze alla radice. Politiche per l’infanzia in cui tutti abbiano le stesse possibilità, una scuola più aperta, inclusiva per costruire gli adulti di domani. Più rispetto per l’ambiente e il territorio. Più investimenti nella sanità, nel personale, nella prevenzione, nella ricerca. Quelli che ci lasciamo alle spalle sono stati anni difficili e per molti profondamente ingiusti. Non permetteremo che il divario tra le persone diventi più profondo, ma ci impegneremo per colmarlo”.

 

Capodanno in montagna: “portare tutto dalla città per il cenone è immorale”

“Mentre circolano cifre più o meno reali di arrivi e presenze di Capodanno sui territori montani [stime e ricerche delle quali non sentiamo come Uncem la mancanza e la necessità], Uncem ribadisce che è profondamente insostenibile e immorale salire nei territori montani e portare tutto da casa, pane, acqua e prodotti vari per cena e cenone comprati nel supermercato di città sottocasa. È profondamente inutile e anche dannoso per i territori. Portare tutto da casa è come stare a casa, nel quartiere urbano. Comprare nei negozi dei paesi montani, più o meno mondani e celebrati dal cinepanettone di turno, è l’unica vera possibilità. Chi sceglie la montagna e porta tutto da casa, non merita gentili commenti. Almeno sia consapevole che quel gesto così urbanocentrico contribuisce a desertificare commercialmente centinaia di paesi. E visto che 200 Comuni montani italiani sono già senza negozi e senza bar, vogliamo sperare che il lume della ragione illumini chi sale in montagna in qualche seconda casa o appartamento in affitto per una o più notti. Capodanno illumini teste e proposte di acquisto. Acquisto locale, sottocasa, nei negozi dei paesi e delle valli alpine e appenniniche”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem

Zia e nipote in trasferta in treno per rubare negli alloggi

Erano alcuni mesi mesi che due donne rubavano nella case di viale Masera ad Alba. Qui, zia e nipote, si recavano ogni giorno in treno da Torino. I carabinieri, appostandosi nel quartiere, hanno finalmente preso le due donne di nazionalità croata, provenienti dal campo rom di Collegno. Queste accedevano alle scale condominiali mentre c’erano i lavori di pulizia e tenevano nascosti nei vestiti gli arnesi da scasso con i quali aprivano le porte. Quando sono state fermate avevano con se’ chiavistelli, cacciaviti e grimaldelli usati per forzare le serrature.

Il pessimismo degli artigiani in vista del 2023. Chiuderanno altre imprese

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DATI ARTIGIANATO

COMPENDIO DICEMBRE 2022

 

Le rilevazioni delle indagini congiunturali trimestrali del 2022, realizzate dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte, dipingono il cupo clima pessimistico percepito dalle imprese artigiane piemontesi analizzando la variazione demografica delle imprese artigiane piemontesi, per il primo semestre 2023 si prospetta una diminuzione nel numero di imprese pari a 304 unità

 

Dalle analisi dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a dicembre 2022, si è osservata una notevole crescita nel numero di apprendisti, che ha raggiunto le 31.606 unità, a fronte delle 28.118 del 2021

 

Giorgio Felici (Presidente Confartigianato Imprese Piemonte):

“Senz’altro è da apprezzare lo sforzo della nuova compagine governativa messo in campo con la Legge di bilancio, ma a questi primi passi deve seguire una riforma del sistema tributario all’insegna della semplificazione degli adempimenti e della riduzione della pressione fiscale sugli imprenditori, una necessaria riduzione del costo del lavoro a carico delle imprese ed un deciso potenziamento degli strumenti a sostegno degli investimenti e della liquidità per le micro e piccole imprese”.

 

 

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha redatto il compendio dei dati statistici del secondo semestre 2022 in relazione agli indicatori maggiormente significativi per l’andamento del comparto dell’artigianato piemontese.

Le rilevazioni delle indagini congiunturali trimestrali del 2022, realizzate dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte, dipingono il cupo clima pessimistico percepito dalle imprese artigiane piemontesi. Nonostante i timidi miglioramenti registrati nel terzo trimestre dell’anno, infatti, tutti gli indicatori monitorati hanno registrato un netto peggioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il forte clima di incertezza a livello geopolitico, la crescente crisi legata prezzi dell’energia, nonché alcune controverse misure che hanno toccato un enorme numero di imprese artigiane – basti pensare agli affastellati interventi legati ai bonus edilizi, che hanno colpito il settore trainante della ripresa nazionale e regionale – hanno contribuito ad alimentare la sfiducia verso un prossimo futuro altrettanto incerto.

“A partire dagli sconvolgimenti pandemici – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – le imprese artigiane piemontesi stanno combattendo quotidianamente contro una serie di crisi concatenate che hanno portato ad una vera e propria economia di guerra: l’inflazione galoppante, che dai beni energetici si è progressivamente allargata a tutti i beni di consumo e colpisce più duramente le aziende di minori dimensioni con una disponibilità di risorse più limitata, un’instabilità a livello internazionale che non accenna a placarsi, ma anzi sembra peggiorare con i recenti avvenimenti, vanno a restringere ogni giorno di più i margini di manovra delle nostre imprese e famiglie, minando la loro fiducia nello stesso sistema economico di cui troppo spesso si sentono ostaggio”.

“In relazione al credito – continua Felici – l’incremento dei prezzi delle materie prime, la crisi energetica e gli effetti della guerra in Ucraina hanno alzano esponenzialmente le tensioni sulla finanza d’impresa. L’Osservatorio di Confartigianato Imprese, infatti, ha stimato che in Italia nel 2022 circa 87mila micro e piccole imprese sono a rischio, presentando forti difficoltà che potrebbero pregiudicarne la capacità di far fronte agli impegni, anche di breve termine”.

Le rilevazioni dell’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte, al 30 giugno 2022, evidenziano che le imprese artigiane piemontesi ammontano a 117.733; l’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte, analizzando la variazione demografica delle imprese artigiane piemontesi, per il primo semestre 2023 ha prospettato una diminuzione nel numero di imprese pari a 304 unità, determinando un saldo negativo che rallenterà leggera crescita osservata nell’ultimo semestre del 2022.

Dalle analisi dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a dicembre 2022, si è osservata una notevole crescita nel numero di apprendisti, che ha raggiunto le 31.606 unità, a fronte delle 28.118 del 2021. Considerando il notevole calo che si era osservato nella prima metà dell’anno, l’aumento consistente nel numero di apprendisti è da considerarsi senz’altro come un dato positivo, ma è necessario altresì sottolineare che l’occupazione in Piemonte risulta essere ancora inferiore dell’1,6% rispetto ai livelli pre-pandemici, con una particolare flessione per i lavoratori indipendenti.

A dicembre 2022, infatti, l’occupazione nel comparto artigiano piemontese si posiziona a 235.255 unità lavorative, di cui 127.334 autonomi e 107.921 dipendenti; nel 2007 gli addetti, tra titolari e dipendenti, erano 313.533, con una perdita complessiva, nel periodo preso in esame, di 78.278 posti di lavoro.

“Senz’altro è da apprezzare lo sforzo della nuova compagine governativa messo in campo con la Legge di bilancio -continua Felici – in cui gli sforzi sono stati concentrati sulla priorità di ridurre l’impatto dei rincari energetici su imprese e famiglie, mantenendo saldo lo sguardo sui conti della finanza pubblica. Tra le misure più apprezzate, in particolare, l’eliminazione definitiva degli oneri generali di sistema dalle bollette delle imprese con potenza pari o superiore ai 16 Kw e, sul fronte dei sopracitati bonus-edilizia, lo sblocco dei crediti fiscali incagliati delle imprese che hanno concesso lo sconto in fattura e ad oggi sono a rischio-sopravvivenza”.

“Tuttavia – conclude Felici – come più volte sollecitato nel corso dell’anno, a questi primi passi deve seguire una riforma del sistema tributario all’insegna della semplificazione degli adempimenti e della riduzione della pressione fiscale sugli imprenditori, una necessaria riduzione del costo del lavoro a carico delle imprese, anche tramite la detassazione e decontribuzione degli aumenti salariali e delle voci retributive derivanti dalla contrattazione territoriale di secondo livello, ed un deciso potenziamento, anche con maggiori risorse, degli strumenti a sostegno degli investimenti e della liquidità per le micro e piccole imprese, tra cui il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali, il Fondo di garanzia per le Pmi, il credito d’imposta beni strumentali nuovi, il Fondo per il sostegno alle filiere produttive made in Italy. Il nostro sistema, così come tutte le imprese che ne fanno parte, hanno la voglia e le idee per contribuire alla ricostruzione di un futuro per il nostro comparto, ma è necessario dare delle risposte concrete e tempestive alle imprese e alle famiglie”.

La Foresteria Lingotto resterà pubblica

Un passo importante per la Torino Universitaria e per le Universiadi 2025  – afferma la Vicesindaca Michela Favaro, Assessora al Patrimonio della Città di Torino –  Con la concessione per 30 anni della Foresteria del Lingotto a Edisu la gestione resterà pubblica e si creeranno 160/170 posti letto per gli studenti all’interno del diritto allo studio è stata una scelta volta a ridare vita ad un’area in disuso per i giovani meritevoli e continuare il percorso della vocazione universitaria della nostra Torino.”

Con questa concessione trentennale a Edisu, l’Ente per il Diritto allo Studio Universitario, verrà rifunzionalizzata una struttura in disuso al quarto piano del Complesso del Lingotto – nata in occasione dell’Olimpiade Invernale Torino 2006 proprio per soddisfare le esigenze di ospitalità studentesche e non – che merita una coerente valorizzazione, al di là di sporadici utilizzi come quello avviato per il periodo dell’Eurovision Song Contest. Dall’altro, si potenzierà quella vocazione di città universitaria di rango europeo che, attraverso l’attrazione dei giovani studenti, consente di connettere formazione, ricerca e lavoro e rilanciare non tanto e non solo gli Atenei ma soprattutto il futuro della città.

Senza contare che con la messa a disposizione dell’immobile a Edisu, si contribuirà al raggiungimento degli obiettivi PNRR richiesti a livello nazionale a tutti gli enti del sistema pubblico. Da ultimo, ci saranno ricadute positive che l’operazione potrà avere nel medio-lungo termine in vista dell’Universiade del 2025, evento nato proprio a Torino nel 1959, per il quale è da tempo attivata la necessaria programmazione e di cui questa decisione costituisce un importante tassello, permettendo il ripristino di almeno 160/170 posti letto in un contesto storico ed edilizio di eccellenza.

Giachino: “Più managerialità (e umanità) nella politica per il rilancio di Torino”

Non prendiamo lucciole per lanterne. La notizia buona è che l’industria torinese, anche se si è ridotta, è ancora competitiva sui mercati internazionali e da’ un bel contributo all’aumento delle esportazioni. Ma, e qui la notizia è negativa,  nel 2022 il Piemonte, frenato proprio da Torino, cresce meno della media nazionale. Nel 2021 siamo cresciuti bene perché nel 2020 avevamo perso più delle altre regioni.

Caro Direttore,
Qualcuno, guardando l’andamento economico del 2021 della nostra Regione , sta prendendo lucciole per lanterne. Nel 2021 il Piemonte è cresciuto di più solo perché nel 2020 , l’anno del Covid , aveva perso più delle altre regioni, tanto è vero che le previsioni di Prometeia ci dicono che nel 2022 il Piemonte dovrebbe crescere meno della media nazionale, mentre tutte le altre regioni del Nord cresceranno più della media nazionale. Il dato positivo è quello messo in luce dal Presidente degli industriali torinesi, Giorgio Marsiaj, e cioè l’aumento superiore alla media nazionale delle esportazioni cui ha dato un grande contributo l’industria torinese e ciò malgrado le difficoltà del settore automotive. Senza l’aumento delle esportazioni il PIL piemontese e italiano sarebbero molto più bassi.
Questi dati  stanno a significare che malgrado il buon andamento del turismo, questo non basta a pareggiare ciò che si sta perdendo nell’industria. A quasi trent’anni dalla tesi del Sindaco Castellani in base alle quale all’industria che stava calando occorreva contrapporre un forte investimento nel turismo e nella cultura, dobbiamo dire che la ricetta era buona ma insufficiente . Dopo trent’anni i dati ci dicono che l’industria torinese anche se è stata ridimensionata, causa il ridimensionamento del settore auto dovuto agli insuccessi dei modelli FIAT e delle scelte dei suoi azionisti, è ancora molto importante per noi. Ma allora ora dovrebbe essere chiaro a tutti che negli ultimi vent’anni le Amministrazioni avrebbero dovuto difendere di più il settore industriale e l’automotive , mentre invece la FIAT ha fatto ciò che voleva e Torino si è lasciata scappare Salone dell’auto,  automotoretro’ e tante aziende .
Ecco perché sostengo da tempo che chi si candida a guidare la Città, la Regione o il Paese dovrebbe avere una esperienza e una cultura manageriale.
Qualsiasi manager studia meglio il portafoglio clienti della propria azienda e se per caso ne perde qualcuno si da subito da fare per trovarne dei nuovi altrimenti gli azionisti lo mandano a casa.  Ma molti purtroppo parlano senza conoscere la composizione del PIL torinese e regionale e non sanno che turismo e cultura , due settori importantissimi per le loro ricadute, valgono oggi la metà del settore industriale.
Ecco perché chi punta solo sull’auto elettrica , come il Sindaco e la FIOM, vuole il suicidio sociale di Torino perché perderemmo tante belle aziende dell’indotto e decine di migliaia di posti di lavoro.
La minore crescita economica della Città, che data dal 1996 , ha impoverito famiglie e aziende ma ha anche impoverito la struttura della Città causa la diminuzione degli investimenti sia sa parte della FIAT che quelli pubblici, dalla lentezza dell’investimento della TAV alla Linea 2 della Metro, fermi gli investimenti sul sistema tangenziale e in ritardo quelli sulle nostre autostrade . Anche gli investimenti annunciati da Lorusso riguardano lavori che partiranno prevalentemente nel 2024 (linea 2) .
Il 2023 sarà un anno difficile sia per il rallentamento internazionale della economia sia per il freno agli acquisti auto perché l’auto elettrica è molto cara. Ecco perché sarà importante il DPCM del Governo che dovrà indicare come impiegare il miliardo del fondo Giorgetti, che mi vanto di aver promosso insieme ad alcuni parlamentari e in particolare a Riccardo Molinari.
Ecco perché io insisto sulla accelerazione degli investimenti pubblici , a partire dalla TAV, ecco  perché insisto sul cambio di passo del nostro aeroporto, ecco perché insisto sul cambio di passo nella politica della logistica regionale.
Cercare la ripresa della economia e del lavoro è l’impegno più serio che dobbiamo prendere di fronte alle migliaia di famiglie costrette a rivolgersi alla Caritas, alle Parrocchie o al SERMIG per mangiare e per vestirsi.
Ecco perché urlo che le qualità migliori di chi si impegna in politica o si candida a governare Comuni, Regione o il Paese sono la sensibilità umana, cioè sentire come proprie le difficoltà degli altri, la competenza e l’esperienza. Michela Murgia in un pezzo incredibile ha accusato i cattolici di rifugiarsi nel Gesù Bambino per non voler affrontare la complessità della società moderna. Si rilegga l’esperienza di Don Bosco, dei Santi Sociali piemontesi e dei grandi uomini di governo piemontesi , a partire da Michele Coppino cui si deve l’obbligo scolastico , o a chi si è preso insulti per fare le infrastrutture che sono state e saranno  essenziali per sviluppare economia e lavoro, per capire che invece c’è qualcuno che non si gira dall’altra parte di fronte ai problemi e si impegna per rilanciare economia, lavoro e benessere per Torino a partire dai suoi Quartieri più svantaggiati perché sedotti e abbandonati da chi ha governato questa Città negli ultimi trent’anni.
Un augurio che è un impegno per l’anno che viene.
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Mino GIACHINO
SITAV SILAVORO