ilTorinese

Mistero sulla morte di un geometra di 40 anni

Aveva solo 40 anni il geometra di Biella morto in ospedale. Si pensava a un infarto ma sono stati trovati  oppiacei in quantità notevole trovati nel sangue. L’uomo non aveva mai fatto uso di droghe. Ora è stata disposta l’autopsia per stabilire le cause del decesso.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Maxi operazione antidroga in Barriera di Milano. Presi 75 pusher

Vasta operazione della polizia a Torino contro lo spaccio di droga in Barriera di Milano. Grazie a giorni  e giorni di appostamenti e di immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, sono state arrestate 75 persone, sequestrati  circa un chilo di cocaina, crack e 500 grammi di eroina, oltre a circa 50mila euro in contanti. E’ stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiana presso la Polizia e il divieto di dimora nel Comune di Torino.

25 gennaio 1995: Cantona e il calcione da karateka al tifoso!

Accadde oggi

Scriviamo sempre di calcio ma questa volta raccontiamo di un vero e proprio calcione fisico che rifilò il grande,in tutti i sensi, centravanti francese Eric Cantona ad un tifoso in tribuna che lo insultò pesantemente mentre usciva dal campo espulso.La partita di campionato era Crystal Palace – Manchester United.Ecco l’azione: pallone rinviato in profondità,il difensore Richard Shaw trattiene malamente Cantona, che commette un fallo di reazione scalciando il difensore avversario.
L’arbitro Alan Wilkie estrae il cartellino rosso, manda fuori il francese e costringe la squadra di Ferguson a giocare per 40 minuti in inferiorità numerica. L’uomo più in forma della Premier League è sotto la doccia.
Ed ecco l’accaduto storico:
Mentre il francese sta per raggiungere gli spogliatoi, un tifoso del Palace inizia ad insultarlo pesantemente. Seconda reazione dell’attaccante che con un vero e proprio colpo di kung fu colpisce il malcapitato tifoso!Una curiosità:Cantona,oggi 57enne,a distanza di tanti anni trascorsi non si è mai scusato per quel gesto poco nobile.

Enzo Grassano

Un affresco delirante, una tragedia per molti il passaggio dal muto al cinema sonoro

Sugli schermi “Babylon” di Damien Chazelle

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

O lo si ama o lo si detesta. O lo accettiamo o lo rigettiamo pressoché in blocco. O lo vogliamo considerare un affresco dove le luci e le zone d’ombra possono coabitare o non ci rimane altro che un assordante quanto disordinato intrico di colori. A chi scrive queste note, note di certo non buttate giù non appena digeriti i lunghi titoli di coda ma a giudizio lasciato depositare con tranquillità, “Babylon” è sembrato un film più di pancia che di cervello, uno spettacolo eccessivamente ambizioso e pronto ad annusare l’aria dell’arroganza, straripante e bulimico, dedito all’eccitazione e alla sfrenatezza delle immagini, delirante oltre ogni ragionevolezza, dove ci piacerebbe salvare almeno quell’atmosfera di disperata sopravvivenza che vi circola per gli interi 188’: non riuscendo a comprendere tuttavia in concreto se proprio quell’atmosfera sia il frutto del lavoro – guardato in filigrana – di Damien Chazelle o se ci arrivi da una visione tutta nostra della fabbrica hollywoodiana dei sogni, della Mecca del cinema che, in un tempo lontano come in questo nostro quotidiano, tutto promette e pochissimo concede.


Chazelle crede nelle sfide, ne è il cantore, tutto il suo cinema è lo specchio dell’essere umano che si batte per afferrare la vittoria, nei campi più diversi, è tutto un’aspirazione al successo, da “Whiplash” (il sogno di Andrew di diventare il migliore batterista jazz) a “La La Land” (grazie al quale vinse l’Oscar come miglior regista, il più giovane nella storia del cinema) a “First Man – Il primo uomo”, narratore dell’avventura di Neil Armstrong, primo uomo sulla luna con l’Apollo 11. Qui sembra ripetere ho tante cose da dire e le devo dire tutte, e dirle furiosamente (quant’era più lucido narrativamente e psicologicamente John Schlesinger nel “Giorno della locusta”, è il primo titolo che mi viene in mente, su quegli anni, su quel mondo, su quella disperazione), quasi con rabbia, una rabbia cinematografica, espressa nelle continue spigolosità del racconto, nel nervosismo del montaggio (non certo un capolavoro) di Tom Cross, nella colonna sonora (questa sì eccezionale, s’è già portata via un Golden Globe) dell’abituale collaboratore Justin Hurwitz, devo mostrare senza mezzi termini quel che è stata Hollywood, i successi del muto e il passaggio al sonoro, al di là dell’esplosione del “Cantante di jazz” nel ’27, la tragedia di molti: per gli idoli maschili che avevano costruito la propria fortuna a suon di bei visi e gagliardi portamenti, per quelli femminili, che oltre a sfoderare un bel faccino dovettero metterci una voce che con le nuove tecniche risultarono inudibili.

Qui tutto inizia con quell’elefante spinto, quasi issato su per le strade polverose dei deserti del sud della California, capace di riversare nel bel mezzo di quel pandemonio quanto di più schifoso ha sinora trattenuto in pancia, destinato ad una festa che nelle sembianze crude dell’orgia allinea amplessi in bella vista, un nano a cavalcare un membro alto quanto lui, montagnole candide di cocaina offerte nei vassoi, nudi in ogni angolo, una ragazza che ha abusato una volta per tutte delle droghe circolanti e che adesso è necessario far sparire su due piedi. Una festa, definiamola così, in cui s’aggira Jack Conrad (Brad Pitt), immaginate una sorta di John Gilbert, droga e alcol e donne, divo osannato ma non certo pronto a reggere negli anni il peso dei nuovi cambiamenti per cui preferirà mettere fine ad una carriera e ad una vita sempre più in discesa; si aggira Nellie LaRoy (Margot Robbie, brava se la si accetta nella visione del regista), già una diva, ne è convinta lei mentre cerca di convincere il gran mondo, ma ancora a corto di una grande occasione, ambiziosa e pronta a ogni esperienza, sfrenata, decisa a tutto pur di scalare i gradini della Mecca; si aggira il povero e sprovveduto Manuel Torres (Diego Calva, forse il più credibile), uomo tuttofare degli studios nascenti, ma anche baciato da un colpo di fortuna per imboccare la strada del produttore esecutivo.

Tre destini che s’incontrano e s’incrociano, che più o meno violentemente scivolano verso i gradini più bassi. Nei grandi ingranaggi, nel meccanismo che stritola senza guardare in faccia nessuno, ci sono le ubriacature e la mancanza di credibilità di Jack, tenta di vivere Nellie costretta a difendersi dalle critiche sempre più negative, dando infelicemente spettacolo di sé mentre nel deserto, davanti a quelli che contano nello showbiz, combatte con un serpente o, all’ennesimo ricevimento, non riesce a far altro che vomitare vistosamente sulla faccia del padrone di casa; c’è Manuel che si aggira davanti all’ingresso degli studios, un mondo che altre troppo fantasiose giravolte del destino l’hanno costretto a lasciare, riducendosi ad un malinconico ingresso in un cinema a bearsi di Gene Kelly in “Cantando sotto la pioggia”, in un estremo finale che pare tanto un nuovo “cinema paradiso”.

Non ci si riesce a innamorarsi delle avventure dei tre protagonisti, di tanto in tanto qualche spruzzo di verità e di autentica passione (la cattura dell’ultimo sole per poter girare una scena, la sceneggiatrice che pone Jack davanti alla cruda realtà della sua esistenza). Purtroppo prevale nella scrittura di Chazelle, piena all’orlo di quei fuochi d’artificio più scalcagnati che sorprendenti, quella volontà di infarcire d’episodi, alcuni a rasentare il ridicolo – quello del serpente ne è una prova, un altro a ripararsi dalle grinfie di un coccodrillo fa il paio in stupidità. “Babylon” finisce con l’essere uno scivolone non da poco nella filmografia di questo autore trentottenne ed è di certo un rammarico per chi aveva considerato “La La Land” uno dei più perfetti film dei primi decenni di questo nuovo millennio.

Torna il Gran Carnevale di Carmagnola!

Atteso ritorno, dopo tre anni di sospensione,  con l’investitura di Re Peperone e della Bela Povronera

 

Ritorna, dopo l’interruzione del periodo pandemico, il Gran Carnevale di Carmagnola, dal 15 al 21 febbraio prossimi. Si tratta di una pluralità di eventi tra cui figurano l’investitura di Re Peperone e della bella Provonera, presentata da Sonia Castelli con oltre 250 figuranti, animazioni, la sfilata di carri allegorici e la chiusura dettata dall’orchestra dei Roeri nella Gran Festa danzante.

Dopo tre anni in cui non è stato possibile organizzare eventi di aggregazione, ritorna quest’anno il Carnevale a Carmagnola, promosso dalla Pro Loco e dal Comune di Carmagnola, con un ricco programma di eventi e tanti appuntamenti per grandi e piccini.

L’inizio sarà mercoledì 15 febbraio alle 21 con la cerimonia di investitura di Re Peperone e della Bela Povronera, alias Lorenzo Piana e Karin Borga, che verrà presentata dall’artista Sonia De Castelli.

Karin Borga veste i panni della Bela Povronera da sette anni nei suoi impegni, e Sonia De Castelli risulta un personaggio molto conosciuto nel mondo della musica da ballo, nota al pubblico piemontese e ligure per le sue trasmissioni di carattere musicale sulle emittenti televisive locali, distinguendosi per la sua semplicità, eleganza e simpatia.

Domenica 23 febbraio prossimo saranno protagonisti della giornata i bambini, con un programma di baby dance con Madame Zorà presso gli Antichi Bastioni. Saranno presenti anche i truccabambini a cura della Croce Rossa Italiana Comitato di Carmagnola e Nutella Party a cura della Pro Loco.

La chiusura sarà prevista per il Martedì Grasso il 21 febbraio con due appuntamenti, alle 15, la grande sfilata dei carri allegorici e alle 21, agli Antichi Bastioni, la Grande Veglia Danzante con l’Orchestra i Roeri.

La sfilata dei carri con Re Peperone e la Bela Provonera torna, così, in presenza, dopo tre anni di sospensione causata dal Covid e un nuovo percorso lungo l’asse di via Torino, nel tratto presente tra le due rotonde.

Mara Martellotta

Monopattini, dal 1 febbraio solo 4 operatori. Più attenzione a sicurezza e interconnessione con i mezzi pubblici

L’Assessora alla Mobilità Chiara Foglietta ha incontrato i rappresentanti di Dott, Bird, Link e Helbiz, i quattro operatori che hanno ottenuto il punteggio più alto al termine della procedura di selezione per la fornitura dei servizi in sharing con monopattini. È stata l’occasione per l’assessora per ribadire cosa la Città si attende dalle aziende, con le quali ci sarà la massima collaborazione per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Lo scorso settembre, infatti, a distanza di due anni dall’introduzione del servizio sul territorio, sono state aggiornate le linee guida per l’individuazione dei fornitori del servizio di noleggio dei monopattini elettrici. L’obiettivo fondamentale era mantenere il servizio di mobilità sostenibile ma al contempo riorganizzarlo e razionalizzarlo sul territorio e incentivare un uso più responsabile.

Si è voluto trovare una soluzione al problema dell’eccessivo numero di veicoli in città, della sosta irregolare e dell’abbandono dei monopattini, di intralcio alle persone che si muovono a piedi e pericolosa per le persone con disabilità motorie e visive, a cui far fronte anche attraverso il tempestivo recupero dei mezzi da parte degli operatori. Altra priorità era garantire un servizio omogeneo sull’area metropolitana e coordinato con il trasporto pubblico.

A questo scopo il numero di operatori sul territorio è stato ridotto a quattro, che potranno disporre di una flotta di 750 veicoli ciascuno. È previsto un aumento, dai 1300 oggi a disposizione, degli stalli per il parcheggio dei monopattini, corredati da segnaletica orizzontale e verticale dedicata. La Città collaborerà inoltre con le aziende selezionate per predisporre campagne di formazione e sensibilizzazione con l’obiettivo di incentivare un utilizzo responsabile, per salvaguardare la sicurezza dei conducenti e degli altri utenti della strada.

Alla modifica delle linee guida è seguita l’indizione del bando per la selezione dei fornitori dei servizi, terminata a metà dicembre.

“Il passaggio a una mobilità sostenibile è essenziale per la trasformazione ecologica delle città” commenta l’Assessora alla Mobilità Chiara Foglietta“In questo processo, il facile utilizzo, l’integrazione con il trasporto pubblico, una migliore interconnessione con gli altri comuni rappresentano requisiti importanti per il successo di un servizio ‘green’ come quello del noleggio dei monopattini, che al tempo stesso deve trovare un modo sereno di convivere con gli altri utenti della strada, evitando che i monopattini possano circolare in zone vietate o su marciapiede o che vengano abbandonati in sosta selvaggia.”

Nei prossimi giorni ciascun operatore sottoscriverà con la Città di Torino una convenzione che partirà il 1 febbraio 2023, con scadenza al 31 ottobre 2025. Prima della stipula, le aziende fornitrici dei servizi dovranno sottoscrivere una polizza fideiussoria per far fronte agli oneri di recupero dei mezzi da parte della Città nel caso di abbandono o sospensione dell’attività da parte dell’operatore e una polizza assicurativa con massimali di almeno 5 milioni per la responsabilità civile verso terzi, inclusiva di eventuali danni causati agli utenti del servizio, e almeno 5 milioni per la responsabilità civile personale del conducente.

Andrea Giaretta, Regional General Manager Sud Europa di Dott, dichiara: “Siamo fieri di essere stati selezionati come primo operatore, a riconoscimento della sicurezza dei nostri monopattini, dotati tutti di frecce direzionali, e dell’efficienza del nostro personale altamente qualificato. Torino è la prima città in cui abbiamo lanciato il nostro servizio in Italia nel 2019. In questi anni ci siamo impegnati per costruire un’area operativa di 80 km2, che serve oltre un milione di abitanti dei comuni di Torino, Collegno, Moncalieri, Nichelino e Rivoli. Continueremo a investire collaborando con l’Amministrazione di Torino e tutti i Comuni che vorranno unirsi a noi nell’offrire un servizio di micromobilità efficiente, ordinato e sicuro.”

“Siamo orgogliosi di essere stati selezionati per proseguire il nostro percorso insieme alla Città di Torino: nel 2019 abbiamo portato per primi il servizio di micromobilità in città, per poi estenderlo anche ad alcuni comuni dell’area metropolitana, condividendo con l’Amministrazione l’importanza di una micromobilità equa in tutti i quartieri” ha dichiarato Waleed Wasti, Country Manager di Bird. “L’avvio del servizio con partner di mobilità selezionati garantirà ai cittadini standard di qualità elevati: Bird intende mettere a disposizione di Torino le migliori tecnologie per una guida sicura e l’esperienza acquisita in oltre 450 città in tutto il mondo.”

“Siamo molto soddisfatti di questo risultato ed entusiasti di poter avviare una nuova e più evoluta fase di sharing dei monopattini elettrici a Torino, supportando l’Amministrazione nel percorso per il raggiungimento di ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale” ha dichiarato Matteo Ribaldi, Senior Public Affairs & Business Development Manager di LINK by Superpedestrian, che ha poi aggiunto: “Continueremo nel solco già tracciato di una progressiva inclusione delle aree più periferiche e di un’interconnessione funzionale con i Comuni limitrofi e faremo rete con i differenti attori del trasporto per uno sviluppo positivo, sostenibile e sicuro della mobilità urbana.”

“Siamo entusiasti di poter continuare a offrire i nostri servizi alla Città di Torino, città chiave della micromobilità elettrica” ha dichiarato Luca Santambrogio, Country Manager di Helbiz“Siamo orgogliosi di poter offrire ai suoi abitanti una soluzione sostenibile e conveniente per tutti gli spostamenti quotidiani.”

di Roberto Rossi

L’età dell’incertezza

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

 

La fase storica che stiamo attraversando mi ha riportato alla mente una vecchia, ma ancora molto piacevole ed istruttiva, lettura.  

Cinquant’anni fa, più precisamente nell’estate del 1973, l’economista canadese, naturalizzato americano, John Kenneth Galbraith veniva contattato dalla BBC per realizzare una serie di trasmissioni divulgative sulla storia del pensiero economico.  

Lo studioso racconta, con il suo ben noto sarcasmo, che gli era spesso richiesto dal rettore dell’università di Harvard, dove era professore, di manifestare pubblicamente entusiasmo per l’insegnamento e come questa consuetudine fosse per lui vieppiù pesante e poco sincera (col passare degli anni si rendeva conto di provare un malcelato fastidio nei confronti dei giovani studenti).  

L’impegno televisivo, durato tre anni, lo riconciliò con il mondo accademico, rinverdì i rapporti con i partecipanti ad i suoi corsi e gli fornì il materiale per scrivere uno dei suoi libri di maggior successo: “L’età dell’incertezza”.  

La tesi, in estrema sintesi, espressa nelle pagine del volume del 1977 è quanto mai attuale: le grandi aziende del sistema capitalistico occidentale, contribuiscono all’incertezza sul futuro dei sistemi sociali ed economici in quanto perseguono obiettivi che non sono compatibili con gli interessi generali ed il bene comune.  

Winston Churchill, in uno dei suoi aforismi più fulminanti, sosteneva che “il capitalismo è un’ingiusta ripartizione della ricchezza mentre, per contro, il comunismo è una giusta distribuzione della miseria” e la storia non può che confermarlo ma quello che è avvenuto nei rapporti con la Cina e la Russia ci rende oggi più che mai consapevoli dei rischi che il nostro sistema ha accettato di correre, per mancanza di lungimiranza politica e a causa di un sempre maggiore e pervasivo potere delle grandi multinazionali.  

L’età dell’incertezza si riflette naturalmente anche sulla capacità di prevedere il futuro dell’economia, in balia di potenti quanto imprevedibili correnti.  

La pandemia ci ha ricordato la vulnerabilità di un mondo circumnavigabile ormai in una piccolissima frazione degli ottanta giorni narrati da Jules Verne, nel suo omonimo romanzo, nel 1872.  

La sensazione di insicurezza che ci pervade da tre anni è stata poi drammaticamente rafforzata dall’esplosione di un conflitto che, così vicino al nostro continente, epitome del “mondo civilizzato”, non immaginavamo potesse più avvenire.  

Le forze che si sono scatenate hanno sgretolato il vaso di Pandora nel quale era rimasto rinchiuso per molti anni (uno degli effetti benefici della globalizzazione) il demone dell’inflazione e messo a repentaglio il fragile equilibrio che si stava ricreando dopo la fase più acuta della diffusione del coronavirus.  

Di tutto ciò non potevano certo disinteressarsi i mercati finanziari che rimangono sospesi tra l’incudine dell’inflazione e dei tassi di interesse in salita e il martello della recessione incombente.  

D’altro canto, è risaputo che ciò che più detestano gli investitori non sono tanto le notizie negative certe e ben definite quanto l’indeterminatezza che caratterizza i cambiamenti imprevisti.  

L’incertezza, dunque, è la peggiore iattura che possa affliggere gli investimenti.  

Meglio, allora, cercare di comprendere quando e come una ormai probabile recessione si materializzerà, perché solo allora l’”aggiustamento” dei prezzi, che sempre la precedono come abbiamo già dolorosamente visto nel 2022, potrà completarsi e si inizierà a pensare ad un futuro dove l’obiettivo non sarà più quello di riportare l’inflazione sotto controllo ma di fare ripartire la crescita economica e, con essa, le borse mondiali.  

Va ricordato che non è certo un caso che si parli di “ciclo economico”: la ruota economica girando velocemente sviluppa energie positive (grazie alla innata capacità dell’uomo di generare innovazioni e maggiore ricchezza globale, secolo dopo secolo) fino a che la pedalata frenetica non provoca la rottura della catena, le inevitabili recessioni, o, molto più raramente, rovinose cadute, le depressioni.  

L’età dell’incertezza ci sta portando a ripensare a un modello consolidato, quello derivato dalla globalizzazione, caratterizzato da un trentennio di crescita economica completamente priva di inflazione (cancellata dallo spostamento della produzione in Paesi a basso costo e sempre più in competizione tra loro). 

L’apertura indiscriminata dei mercati internazionali delle merci e dei capitali seguita alla caduta della cortina di ferro, nel 1989, ha completamente trascurato le sue potenziali future conseguenze geopolitiche, rafforzando oltre misura gli avversari storici del mondo occidentale.  

Le parole dell’economista francese del XIX secolo Frédéric Bastiat, “Dove non passano le merci, passeranno gli eserciti”, hanno guidato negli ultimi decenni le strategie europea e statunitense, trascinate anche dall’interessato entusiasmo delle grandi corporations, prime beneficiarie del nuovo verbo.

Ora che gli eserciti si sono rimessi in moto siamo in attesa di comprendere quale sarà il nuovo equilibrio. Il progresso mondiale certamente non si arresterà ma, memore di quanto sta accadendo, sarà forse più sostenibile e meno incerto. Forse… 

Torino, meta ideale tra le destinazioni europee. Riparte la campagna di marketing

Al via la seconda fase della campagna congiunta per la promozione del territorio

Mercati target: Regno Unito, Spagna, Nord Europa (Danimarca e Svezia)

 

Dal 23 dicembre 2022 è iniziata la seconda fase della campagna di comunicazione per posizionare Torino tra le destinazioni europee più desiderate e accessibili sfruttando le potenzialità dell’apertura della nuova base aerea di Ryanair a Caselle avvenuta il 1 novembre 2021. Sono infatti molteplici le rotte servite dall’aeroporto di Torino Caselle dalla compagnia irlandese: 34 le destinazioni garantite dal titolo di “base Ryanair” con l’apertura di 6 nuove rotte, per il periodo invernale, verso destinazioni come Billund, Manchester, Praga, Stoccolma, Vilnius e Breslavia.

Il progetto è finanziato da Camera di commercio di Torino in collaborazione con Turismo Torino e Provincia e la partnership della stessa compagnia aerea.

La prima fase della campagna, attivata nei mesi di febbraio e marzo 2022, ha sfruttato 12 canali messi a disposizione dalla compagnia tra cui Facebook, Instagram, Hero Banner ecc. per un totale di 67 azioni su 6 mercati target: Belgio, Danimarca, Francia, Israele, Spagna, UK. Tale attività ha contribuito significativamente all’aumento delle prenotazioni nel periodo di riferimento. Il media mix ha permesso di raggiungere un’ampia fascia di clienti che ha mostrato interazioni estremamente positive con il messaggio della campagna raggiungendo un’impression complessiva di oltre 18 milioni. Guardando alle destinazioni le attività promozionali intraprese durante la campagna hanno fortemente contribuito alla ripresa del traffico sulle rotte di Tel Aviv, Parigi e Regno Unito; particolarmente positivo è l’incremento delle prenotazioni da Danimarca e Spagna, dove si osserva un aumento rispettivamente del 22% e del 28% delle prenotazioni e dove l’operativo non ha subito variazioni nel corso dei mesi invernali. La rotta Bruxelles-Torino è quella che ha giovato maggiormente dalle attività promozionali della campagna con un aumento del 50% sulle prenotazioni rispetto al periodo precedente.

Gli ottimi risultati ottenuti durante la prima fase della campagna ci hanno portato ad investire ulteriormente in questi primi mesi del 2023 per far conoscere sempre di più la destinazione Torino in Europa attraverso i media Ryanair – sottolinea Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Con la crescita del traffico aeroportuale, sono evidenti i benefici che ricadono su tutti gli operatori del sistema accoglienza torinese, tra cui trasporti, commercio, turismo, sport e cultura“.

“Ospitare una base operativa Ryanair a Torino – sottolinea Maurizio Vitale, Presidente di Turismo Torino e Provincia – contribuisce sensibilmente all’incremento dei flussi turistici verso il nostro territorio; grazie all’investimento di Camera di commercio la partnership, arricchita di un piano articolato di promozione digitale, ci consente di raggiungere e informare i milioni di clienti della prima compagnia low cost in Europa, circa le esperienze e i servizi che Torino offre, con la promessa di una vacanza intrattenente in città”.

“Siamo lieti di confermare la nostra collaborazione – sottolinea Mauro Bolla, Country Manager Ryanair – con Camera di commercio di Torino e Turismo Torino e Provincia. I risultati positivi della prima campagna pubblicitaria hanno supportato il lancio della nuova base di Torino che ha celebrato recentemente un anno di attività con oltre 2 milioni di passeggeri trasportati”.

 

La seconda fase della campagna in programma dal 23 dicembre 2022, e per circa due mesi, ha come obiettivo la promozione della destinazione sul Regno Unito, Spagna, Nord Europa (Danimarca e Svezia) attraverso il seguente media mix:

Sito web Ryanair: Hero Banner, Our Partner’s Banner ed Explore Europe Carousel su Ryanair.com, il sito web della compagnia aerea numero 1 al mondo con 1,1 miliardi di visite univoche l’anno;

App Ryanair: posizionamento del banner in alto sull’App Ryanair;

App Ryanair Pop Up: Pop Up sull’App che occupa l’intero schermo con immagini accattivanti e un prezzo interessante;

Email dedicata a Ryanair: email dedicata che ritrae ciò che Torino come destinazione ha da offrire;

Campagna Abandon Basket Ryanair: campagna che si rivolge direttamente ai consumatori che hanno messo nel carrello i voli delle rotte mirate ma non li hanno acquistati.