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Chi fece scomparire le memorie di Costantino Nigra?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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La digitalizzazione delle lettere di Costantino Nigra sono un grande contributo all’opera assai meritoria di storicizzare una figura non secondaria del Risorgimento di cui fu un protagonista nel campo diplomatico, alle dipendenze dirette del Conte di Cavour. Nigra ad unità d’Italia compiuta fu ambasciatore a Parigi, San Pietroburgo e Vienna in momenti decisivi della storia del nuovo Regno. Le opere  storiche scritte su di lui appaiono invece  poco interessanti, anche se uno dei nostri migliori storici, Federico Chabod, ne scrisse nella sua storia della politica estera italiana che lessi e studiai per sostenere un esame con Ettore Passerin d’Entreves che nel corso dell’esame mi interrogò su di lui. Resta ancora aperta la questione mai risolta della scomparsa delle sue memorie, che secondo alcuni furono bruciate dallo stesso Nigra, secondo altri si perdettero con la morte del figlio nel 1908, ad un anno di distanza dalla sua morte. C’è stato chi ha fatto molte e anche fantasiose congetture che non meritano di essere prese in considerazione perché Nigra fu vittima di “storici” dilettanti.
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Di fatto fu studiato seriamente come poeta piemontese ed amante della storia subalpina. Di lui mi parlò spesso l’amico Umberto Levra,  ultimo docente  di Storia del Risorgimento a Torino e presidente per lunghi anni del Museo Nazionale del Risorgimento. Nel nostro ultimo colloquio alla gelateria Pepino di piazza Carignano (ormai era stato defenestrato dal suo ufficio al Museo), Levra mi parlò della sua intenzione di scrivere su Nigra dopo essere stato l’estensore della voce sul dizionario enciclopedico degli Italiani Treccani. Anzi, mi propose di fare il lavoro insieme. In quell’occasione mi disse di aver accertato che fu Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon ad aver avuto per le mani le memorie di Nigra in occasione del centenario della sua nascita nel 1928. Levra aggiunse qualcosa di più e fece l’ipotesi della distruzione o dell’occultamento delle memorie di Nigra perché scomode ai Savoia per le pagine dedicate a Vittorio Emanuele II, che improvvisò una sua politica estera personale parallela a quella del governo.
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Con Levra non fu più possibile continuare il discorso perché incredibilmente  morì poche ore dopo il nostro incontro del  7 ottobre 2021. Ho sempre tenuto per me la chiacchierata con Levra che mi consegnò anche un suo vecchio saggio sui diari di guerra di Marcello Soleri.  Ho avuto altro da fare in questi anni, ma la tesi di Levra sulle memorie di Nigra andrebbe approfondita e verificata.
Il gerarca fascista De Vecchi era un monarchico sfegatato, anche se cercò di fascistizzare il Museo del Risorgimento, traducendo in termini museali  la tesi di Giovanni Gentile che vedeva nel fascismo il coronamento del Risorgimento.

Mini – test elettorale nei 9 piccoli comuni piemontesi al voto

Sono 11.552 i piemontesi chiamati alle urne domenica 25 e lunedì 26 maggio in nove piccoli comuni della regione, per eleggere sindaci e consigli comunali. In alcuni paesi i candidati alla carica di primo cittadino sono sei o persino  nove, in altri l’unico nome è quello del sindaco uscente, o un candidato solo senza competitor.

Il caso più curioso è quello di Malvicino, in provincia di Alessandria:  un’ottantina di elettori, pochini, ma con ben sei candidati a sindaco. Cinque di loro arrivano da fuori regione – Genova, Napoli, L’Aquila, Caserta e Brindisi –  per sfidare il  primo cittadino scomparso lo scorso dicembre. Una situazione davvero particolare per la presenza di candidati “stranieri” che suscita dubbi e riflessioni.

Comuni al voto in Piemonte
Provincia di Alessandria
1 comune: Malvicino (79 ab.)
Provincia di Cuneo
3 comuni: Morozzo (2.000 ab.) – Saliceto (1.184 ab.) – Sanfront (2.289 ab.)
Provincia di Novara
1 comune: Orta San Giulio (1.131 ab.)
Città Metropolitana di Torino
3 comuni: Cafasse (3.310 ab.) – Cascinette d’Ivrea (1.524 ab.) – Ozegna (1.176 ab.)
Provincia di Vercelli
1 comune: San Giacomo Vercellese (277 ab.)

False polizze auto, più di 300 truffati

Alcuni se ne sono accorti dopo essere stati coinvolti in un incidente compilando  il modulo Cid. Ad oggi oltre trecento automobilisti sarebbero coinvolti nello schema fraudolento orchestrato da due broker attivi a Novara. La loro società aveva sede in un ufficio in via Cernaia.  Secondo le prime informazioni emerse, i due emettevano polizze assicurative false utilizzando il nome di due compagnie assicurative, che erano però  completamente all’oscuro dell’attività illecita.

Mandarano è il nuovo presidente Arci Torino

Daniele Mandarano, 37 anni, è il nuovo presidente del Comitato Arci Torino. È stato eletto nel corso dell’ottavo congresso Arci, andato in scena  alle Fonderie Limone di Moncalieri. Vi hanno preso parte 163 delegati in rappresentanza dei 184 circoli che aderiscono al Comitato torinese.

Per la prima volta, ci saranno due vicepresidenti, Luca Bosonetto e Anna Maria Bava. Il nuovo direttivo è a maggioranza femminile. È composto da Andrea Polacchi, il presidente uscente, Laura Aricò, Vito Buda, Rachele Bugatti, Roberta Calia, Vittorio Campanella, Eleonora Cappelluti, Francesco Carbonara, Marcella Cernicchiaro, Lucia Chessa, Luigi Cosi, Sofia Darino, Valentina Gallo, Valentina Garbolino, Tatjana Giorcelli, Giulia Gozzelino, Alice Eugenia Graziano, Antonia Fortunato, Maria Labate, Rudy Lazzarini, Alessandro Maioglio, Odilia Negro, Davide Tomatis, Lia Tomatis, Francesco Tordolo, Davide Toso, Valentina Sacchetto, Francesco Salinas, Alina Seiceanu, Pier Paolo Saroglia.

Mandarano, una laurea in Storia e Filosofia, ex libraio, succede ad Andrea Polacchi, che ha guidato l’Arci dal 2016, dopo un lungo commissariamento, ed è stato riconfermato nel 2021: durante i due precedenti mandati, ha ricoperto l’incarico di vicepresidente.

La sua esperienza in Arci è iniziata in provincia. Nel 2010 è stato infatti tra i fondatori del Circolo Margot di Carmagnola, paese di cui è originario: è stato presidente del Margot tra il 2010 e il 2014. Negli ultimi anni, invece, si è occupato della tutela associativa e del coordinamento del Centro Servizi di via Verdi per Arci Torino.

«Raccolgo con entusiasmo e senso di responsabilità il testimone di un Comitato che, grazie all’impegno di Andrea Polacchi e di tutta la dirigenza, ha saputo crescere, innovare e costruire legami forti sul territorio. Porteremo avanti questo percorso, sostenendo i circoli e valorizzando la loro autonomia e capacità di iniziativa – dichiara – In un tempo segnato da complessità e cambiamenti, Arci Torino continuerà a essere uno spazio aperto, libero e accogliente: un luogo dove la partecipazione, la cultura, il mutualismo e i diritti non sono parole astratte, ma pratiche quotidiane. Al centro ci sono sempre le persone, i percorsi collettivi, le storie che danno vita ai circoli Arci, vere e proprie comunità in movimento».

Alle Fonderie sono intervenuti il presidente dell’Arci Nazionale, Walter Massa, il sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo, il Sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna, e i rappresentanti di Uisp Torino, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, CGIL Torino, ANPI Torino, ACLI Torino, LegaCoop, il Forum del Terzo Settore.

Mandarano è pronto a guidare una realtà in crescita su Torino. Oggi, Arci Torino vanta 81380 tesserati (erano 60383 nel 2016, con una crescita costante degli aderenti: si attesta al 33,4 per cento) e 184 circoli affiliati (erano 107 nel 2016: si è registrato pertanto un incremento del +71,9%), con una presenza sempre più radicata in quartieri e comuni della Città Metropolitana. È motore di più di 4mila iniziative culturali l’anno sul territorio: quasi il 40 per cento della musica dal vivo in città viene proposta in un circolo. Fanno parte di Arci Torino realtà attivissime, dal Magazzino sul Po al Circolo Sud, dal Bunker a Indiependence, da Casa Fools a La Cricca, da Seeyousound al Cap10100, dallo Ziggy Club al Cafè Neruda, dall’Associazione Babelica a Deina, da Xplosiva a Balon Mundial, dal Circolo Risorgimento al Da Giau. Parallelamente, insieme ai circoli sono nate iniziative di punta come Jazz Is Dead!.  Ma Arci in questi anni ha lavorato molto anche sul Centro Servizi di via Verdi, un punto di riferimento per i Circoli: proprio via Verdi ha subito un grande cambiamento. Se gli occupati, nel 2016, erano 5, ora vi lavorano 17 persone.

Protocollo d’intesa per i cittadini stranieri 

È stato firmato il 20 maggio 2025 a Torino, nella sede della Prefettura, un nuovo Protocollo d’intesa per il coordinamento delle attività informative e di orientamento rivolte ai cittadini stranieri presenti sul territorio della Città Metropolitana. Un documento operativo che nasce dalla volontà condivisa di Prefettura e Questura di Torino, Regione Piemonte, Amministrazioni locali, enti pubblici, associazioni del terzo settore e sindacati di dare una risposta strutturata e coerente alle esigenze di migliaia di persone che quotidianamente si interfacciano con il sistema dell’immigrazione. L’obiettivo è garantire un’informazione preventiva, trasparente e uniforme.

Al centro dell’accordo c’è l’impegno a supportare chi deve presentare domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, attraverso il sistema del kit postale, la piattaforma Prenotafacile o, in via residuale, con la presentazione diretta presso l’Ufficio Immigrazione.

Per monitorare l’andamento delle attività e garantire un coordinamento stabile, è stato istituito un tavolo tecnico che si riunirà con cadenza trimestrale, sotto il coordinamento della Prefettura. Un ruolo di primo piano è affidato alla Regione Piemonte, che in collaborazione con soggetti pubblici e privati, avrà il compito di promuovere la diffusione di un’informazione corretta, rivolta in particolare ai cittadini stranieri che intendano avviare la procedura di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. L’impegno della Regione si concretizza anche nella collaborazione per attività formative condivise, attraverso l’utilizzo degli strumenti previsti dal piano regionale di capacity building “Sofia 2”, finanziato dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione.

“Vogliamo promuovere un’informazione istituzionale chiara, accessibile e vicina alle persone – ha dichiarato l’assessore alla Sicurezza e all’Immigrazione della Regione Piemonte Enrico Bussalino – Questo Protocollo vuole essere uno strumento operativo per evitare disorientamento e garantire legalità. Lo facciamo con spirito di collaborazione e responsabilità, in piena sinergia con la Prefettura, la Questura e tutte le realtà del territorio”.

 

Buonissima Summer Edition, edizione speciale

Dal 17 al 21 giugno Torino diventerà capitale internazionale della gastronomia mondiale, celebrando la migliore cucina in tutte le sue forme, con più di venticinque appuntamenti  e cinquanta cuochi e chef provenienti dall’Italia e dal mondo.

La celebrazione della miglior cucina avverrà con una speciale edizione di ‘Buonissima’,  l’evento gastronomico creato dai giornalisti enogastronomici  Stefano Cavallito  e Luca Iaccarino, insieme allo chef Matteo Baronetto.

Diventato nel corso delle passate edizioni un punto di riferimento nazionale del settore, ‘Buonissima’ ha dato la possibilità a decine di migliaia di partecipanti di approfondire la conoscenza dei protagonisti della scena gastronomica internazionale.  Da Massimo Bottura a Ferran Andria, da Alain Ducasse a Enrico Crippa, da Virgilio Marinez a René Redzepi. Nel corso degli anni sono stati tantissimi i grandi nomi della ristorazione mondiale  che hanno partecipato alla kermesse torinese.

In attesa della nuova edizione che, come ogni anno, animerà  di nuovi appetiti l’autunno torinese, ‘Buonissima’ lancia dunque una speciale Summer Edition, con un palinsesto unico di appuntamenti e cene, che proporranno al pubblico degli appassionati un programma di oltre venticinque eventi, con il coinvolgimento di più di cinquanta chef e cuochi provenienti  dall’Italia e dal mondo, uniti nel celebrare la buona cucina in tutte le sue forme.

Un preludio, l’antipasto dell’edizione invernale di ‘Buonissima’, che si terrà  dal 22 al 26 ottobre coinvolgendo oltre cento chef provenienti da tutto il mondo in un palinsesto di eventi che racconteranno il patrimonio gastronomico piemontese incrociandolo con quello internazionale.

Dal 17 al 21 giugno 2025, quindi, arriva la Buonissima Summer Edition e per l’occasione una serie di appuntamenti  nuovi si mescoleranno a proposte già rodate, come il popolarissimo Degustando, la Standing Dinner che permette di assaggiare la cucina di chef di grandissimo livello in un contesto completamente nuovo e rappresentativo della città.

Cinque saranno, in particolare, i format proposti da questa Special Edition estiva di Buonissima, che coinvolgerà la città nell’atmosfera di festa enogastronomica portata dall’occasione unica della cerimonia di premiazione dei The World’s 50 Best Restaurants, che ha scelto proprio Torino per la prima edizione italiana della sua storia.

La prima grande novità della Summer Edition è la speciale ‘Vertical Dinner’, che si terrà martedì 17 giugno (a partire dalle ore 18) presso Flashback Habitat, centro artistico indipendente situato nella scenografica e panoramica collina torinese, ricavato dalla riqualificazione dell’edificio che un tempo ospitava lo storico brefotrofio provinciale. Qui, in occasione dell’edizione estiva di ‘Buonissima, sette chef si avvicenderanno in una cena “verticale “, pensata per raccontare la migliore cucina regionale italiana seguendo il tema  “Trattoria Italia”. Un percorso in ascesa dove ogni spazio ospiterà una portata diversa, creata da  un protagonista della gastronomia nazionale, per un viaggio attraverso la più buona tradizione culinaria del Bel Paese.

Tra i partecipanti spiccano i nomi di Giuseppe Iannotti, Ugo Alciati, Paolo Gori, Luciano Monosilio, Giuseppe Rambaldi, Alessandro Mecca, Massimiliano Prete.

Il 18 giugno  si terrà una grande festa della cucina internazionale con una particolare e unica edizione del format “Degustando”: protagonisti dieci chef internazionali che hanno portato in Italia la loro interpretazione gastronomica. Tra i protagonisti Matias Perdomo, Roy Caceres, Giulia Liu, Charles Pearce, José Alfredo Villa Lopez, Antonella Ricci & Vinod Sookar, Max Chiesa, Jessica Rosval e Caroline  Caporossi, che porteranno a Torino il progetto Roots di Modena, un esempio che coinvolge l’imprenditoria al femminile e le donne immigrate.

Grande chef dialogano con storiche trattorie, il fine dining si mescola con le piole contemporanee e l’idea generale che sta dietro le Cene Pop Up è quella di raccontare tutti i volti del mangiar bene, attraverso il linguaggio universale della cucina.

Martedì 17 giugno si partirà con Le Antiche Sere della famiglia Rota, una delle trattorie più  popolari della città,  interprete della migliore tradizione torinese, che ospiterà le Calandre dei fratelli Alajmo, tre Stelle Michelin a Rubano, in provincia di Padova. Martedì 17 il Ristorante San Tommaso 10, guidato dallo chef Gabriele Eusebi, ospiterà lo chef Enrico Recanati, maestro della brace nel Ristorante Andreina a Loreto. Matteo Baronetto, già chef del ristorante del Cambio e coideatore di Buonissima, sarà ospite di Lao, il ristorante che ha saputo raccontare alla città la migliore cucina di Shangai e del resto della Cina, grazie al lavoro della sua titolare  Tina Dai. Venerdì 20 giugno sarà la volta del ristorante “Opera-Ingegno e creatività “ dove lo chef Stefano Sforza ospiterà il collega Paolo Griffa. Quindi sarà la volta di Scatto, il ristorante fine dining delle Gallerie d’Italia, guidato a Torino da Costardi Bros, che aprirà la sua cucina a Dennis Panzeri de La Piola di Piazza Duomo ad Alba, indirizzo che, grazie alla volontà  della famiglia Ceretto, ha saputo rinnovare come pochi altri la proposta di cucina piemontese tradizionale.

Dal 17 al 21 giugno prossimo a Buonissima saranno presenti Piolissima  e Bistromania.

La prima rappresenta l’evento che celebra  la più grande tradizione piemontese,  quella legata alle piole, un termine intraducibile che definisce quelle osterie tipicamente torinesi, con un menu fatto di cose buone e semplici, accompagnate da piattini di antipasti, i più tipici dei quali sono le acciughe al verde,  e da un bicchiere di Barbera.

La Bistromania rappresenta un altro format collaudato di ‘Buonissima’, la grande festa che  celebra uno dei modelli più  contemporanei  della ristorazione nazionale e cittadina. I bistrot sono luoghi fatti di cucina buona e curata, che trae le sue origini dalla tradizione, ma che tenta di trasformarla in una chiave più moderna, accompagnandola ad una selezione enologica mai banale. La Summer Edition di Bistromania sarà ospitata venerdì 20 giugno, a partire dalle ore 20, presso lo Snodo, il ristorante delle OGR, con una grande festa di chiusura open air che prevede anche un after party, a partire dalle 23.30. In rappresentanza della bistronomia torinese saranno presenti, tra gli altri, il Contesto Alimentare, Gaudenzio Vino e Cucina, Locanda del Falco, Buatta Cucina Popolare, Luogo Divino, Bistrò del Nazionale del Vernante, Osteria Andirivieni, Osteria Contemporanea La Bottega d’Méntin, Paltò, Razzo, Salto dell’Acciuga, Scannabue, Silos, Smoking Wine Bar.

La manifestazione ‘Buonissima Summer Edition’, promossa dall’Associazione di Promozione Sociale  EatBin, è  realizzata con il patrocinio della Città di Torino e della Camera ei Commercio di Torino, e ideata dall’agenzia torinese di eventi e comunicazione To be Company, fondata nel 2009.

Mara  Martellotta

Roberto Mussapi: poeta, drammaturgo, editorialista e critico teatrale

Ritratti Torinesi 

Roberto Mussapi è nato a Cuneo nel 1952 e vive a Milano, dove si è trasferito dopo la laurea.  Poeta, drammaturgo, editorialista e critico teatrale del quotidiano Avvenire, è autore di saggi, poesie, opere narrative e traduzioni di molti autori classici e contemporanei.

“Dopo la laurea conseguita all’Università di Torino mi sono trasferito a Milano per lavorare come ufficio stampa della casa editrice Jaca Book, ora del gruppo Rusconi – dichiara il poeta Roberto Mussapi- La poesia ha sempre fatto parte di me fin dalla giovane età. Ebbi come maestro Gabriele Minardi, a cui ho anche dedicato un testo teatrale e che fu la figura che più ha inciso nei miei gusti letterari, oltre ad avermi dato una disciplina di studio. Successivamente a Bologna, quando lavoravo dall’editore Cappelli, ricordo i miei viaggi verso Firenze per andare a trovare Mario Luzi, che diventò nel tempo un mio caro amico e maestro. Le amicizie più importanti nel mondo della letteratura spaziano da Bigongiari fino a Bertolucci che mi sostenne per una pubblicazione presso Garzanti.

Ebbi inoltre un’intensa frequentazione e amicizia con Yves Bonnefoy, figura fondamentale del Novecento e grande riferimento poetico che favori la mia pubblicazione presso l’editore francese Gallimard”.

“Come traduttore – continua Roberto Mussapi – lavoro su autori e testi che ritengo a me più affini, tra i quali Herman Melville, Samuel Beckett, Samuel Taylor Coleridge, Robert Louis Stevenson, Ralph Waldo Emerson, François Villon e i  ‘grandi ragazzi che amavano il vento’  Shelley, Keats e Byron, nell’edizione uscita per Feltrinelli.

Da poeta e scrittore un grande tema della mia opera è quello del viaggio, con riferimento, in particolare, a quello marino, di cui i critici ricordano un’opera, uscita per Guanda, intitolata “Antartide”.

Un originale poema epico, inusuale all’interno della letteratura contemporanea italiana, e che in molti saggi è stato paragonato alle più importanti opere di Carlyle, Coleridge, Melville e Fenoglio.

“Importantissima per me la passione per il teatro – conclude Mussapi- nata fin dall’adolescenza quando frequentavo il teatro Toselli di Cuneo. Successivamente conobbi Wole Soyinka, premio Nobel nell’84, che mi diede la possibilità di conoscere e scrivere di teatro in una prospettiva diversa, quasi fosse un fatto poetico o sacrale. L’amicizia con Soyinka si rafforzò nel tempo.

Nella mia opera è presente un’attenzione verso i luoghi della mia anima, Cuneo, Torino, Genova, Venezia, Roma, Celle e la Cina, tra felicità e malinconia, spazi simbolici e grigi approdi”.

Mara Martellotta

 

 

 

 

 

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Juve vince a Venezia, promossa in Champions

La Juventus che vince 3-2 con il Venezia è promossa alla prossima Champions League insieme a Napoli, Inter ed Atalanta. Invece Venezia ed Empoli sono retrocesse in Serie B come il Monza. La Fiorentina va alla Conferenze League  dopo il 3-2 a scapito dell’Udinese.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Marcelo Rubens Paiva “Sono ancora qui” -La Nuova Frontiera- euro 18,00

E’ uno dei libri più belli che abbia mai letto. Per la straordinaria forza della donna al centro del dramma che racconta.

Poco meno di 300 pagine che consentono più piani di lettura: quello storico-politico delle dittature militari, la tragedia dei desaparecidos; le battaglie di chi resta e vuole giustizia, il dramma dell’Alzheimer.

I fatti sono realmente accaduti. Li racconta Marcelo Rubens Paiva, (nato a San Paolo nel 1959) figlio di Rubens Paiva, deputato laburista che -dopo il golpe militare in Brasile- fu sequestrato nel 1971, torturato e ucciso.

Marcelo -scrittore e drammaturgo di successo- in “Io sono ancora qui” ha riunito pagine di memorie personali, familiari e collettive. Libro di una profondità che marchia l’anima; tanto più che nessuno ancora sa dove i carnefici abbiano gettato il corpo del padre e non ci sia una tomba su cui poter versare lacrime e rimpianti.

Questi i fatti. Di famiglia agiata, Rubens è ingegnere civile e deputato, impegnato a migliorare il suo paese. La moglie Eunice (origini italiane e una laurea nel cassetto) divora libri e cultura, manda avanti la casa e cresce 5 figli. Marcelo è il quinto (unico maschio) della coppia.

Tutto va in pezzi il 20 gennaio 1971 quando Rubens (ormai ex deputato laburista) viene prelevato dalla villetta davanti alla spiaggia, in una tranquilla zona residenziale di Rio de Janeiro. Non tornerà mai più.

Precipita nel gorgo di orrore della dittatura militare che si impossessò del Brasile dal 1⁰ aprile 1964 al 15 marzo 1985. Bilancio finale: centinaia di persone sparite nel nulla, per non parlare delle uccisioni.

All’epoca Marcelo ha 11 anni, poco dopo i militari sequestrano anche la madre e la sorella maggiore. Le due vengono rilasciate quasi subito, ma da quel momento tutti evitano i Paiva per paura di rappresaglie.

Inizia la via Crucis di Eunice che non si compiange, mai, neanche per un secondo.

Trasforma il dolore in energia e forza titanica.

Lotta come una leonessa per salvare il marito.

Non sa che, torturato e calpestato senza pietà, devastato da emorragie interne, risulta ucciso il 21gennaio 1971, giorno successivo al sequestro.

Poi contrasta le false versioni ufficiali che indicherebbero Rubens come fuggitivo.

Eunice rimane sola con 5 creature da sfamare e crescere.

Torna a studiare, la 2⁰ laurea è in Giurisprudenza; diventa uno dei più importanti avvocati per i diritti civili a livello mondiale.

Dedica la sua vita alla lotta per la democrazia e la ricerca della verità, offre supporto legale a personaggi famosi (tra cui Sting), a istituzioni come l’ONU e la Banca Mondiale; ma anche a cittadini comuni e comunità indigene.

Lotta perché lei -e chi condivide il suo stesso dramma- possano riavere i corpi dei desaparecidos e i relativi certificati di morte.

I Paiva si sono sempre definiti “una delle tante famiglie vittime delle tante dittature”; perché la loro era innanzitutto una tragedia di portata collettiva, insita nel DNA di ogni regime dittatoriale.

Ma il destino non ha ancora esaurito le randellate. Quando i figli sono grandi e sparsi con le famiglie per il mondo, Eunice è in pensione e con una certa sicurezza economica, viene aggredita dalla spietata, progressiva, distruzione della mente, con tutto il bagaglio di vita che racchiude. E’ il capolinea vigliacco dell’Alzheimer.

Può esserci finale più beffardo? Una donna così immensa, che ha aiutato un paese intero a ricordare… ora perde la memoria? Quando potrebbe tranquillamente riposarsi sulla spiaggia a leggere, circondata dall’amore di figli e nipoti…ecco, di nuovo la vita colpisce senza un’oncia di pietà!

Ancora una volta emerge l’Eunice che non si lascia andare del tutto. Tra le pagine più commoventi di Marcelo, quelle -grondanti stima, riconoscenza e amore- verso la madre che è stata a volte brusca, mai sdolcinata, ma non si è mossa dal suo capezzale quando un gravissimo incidente lo ha reso invalido.

Eunice è morta nel 2018, dopo una vita difficile e coraggiosissima, con i ricordi ghermiti dall’oblio, assistita dai figli fino all’ultimo. Nell’omonimo e pluripremiato film tratto dal libro, diretto da Walter Salles, Eunice rivive nell’interpretazione di una strepitosa Fernanda Torres.

 

 

Maylis de Kerangal “Giorno di risacca” -Feltrinelli- euro 17,00

10 anni dopo il successo di “Riparare i viventi”, de Kerangal, una delle principali scrittrici francesi contemporanee (nata a Tolone nel 1967), torna con questo romanzo dal tocco noir.

Figlia di un capitano di lungo corso, ha vissuto in Normandia: l’infanzia a Le Havre e gli anni del liceo a Rouen, per laurearsi poi a Parigi. Il romanzo si svolge nell’arco di una sola giornata ed è ambientato proprio nella città che l’autrice conosce a fondo.

Tutto ha inizio con la telefonata che riceve la protagonista, non meglio precisata. Di lei sappiamo solo che: vive nella capitale francese, ha 49 anni, di mestiere fa la doppiatrice di cinema, a Le Havre è nata, ma non è più tornata da almeno 20 anni.

La sua consolidata routine viene spezzata da una telefonata… non una qualunque. La polizia di Le Havre la convoca per interrogarla in merito al cadavere di uno sconosciuto ritrovato sulla spiaggia, privo di documenti, ma con il biglietto di un cinema ed un numero telefonico scritto a mano. Quello della protagonista.

Con questa pennellata di mistero scatta il romanzo. Quando le vengono mostrate le foto del corpo dell’uomo ucciso, non è certa di riconoscerlo, ma non può nemmeno escluderlo. E’ comunque l’innesco del racconto in cui l’autrice ricostruisce tanti flash del passato.

Centrale è la città portuale di Le Havre e la sua ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale.

Ma la trama scorre anche attraverso il ricordo di episodi significativi della giovinezza della donna.

Come l’intervista -che fece da ragazzina, per un progetto scolastico- ad una sopravvissuta ai bombardamenti: la 73enne Jacqueline, che rilasciò una toccante testimonianza. Pagine che lasciano letteralmente senza fiato e trasportano direttamente al centro della devastazione della guerra.

C’è di più…Perché De Kerangal -che ha iniziato a scrivere questo libro quando è deflagrato il conflitto in Ucraina- in queste pagine riflette anche sull’attualità, sui grandi temi scottanti di oggi e su alcuni bivi di fronte ai quali l’umanità si trova.

 

 

Cecile Baudin “La fabbrica dei destini invisibili” -NORD- euro 19,00

E’ il romanzo di esordio di Cécile Baudin (nata a Lione nel 1972) che si affaccia al mondo letterario con un corposo romanzo storico su un tema scottante, quello dello sfruttamento del lavoro minorile.

La storia è ambientata nella Francia di fine 800 e descrive, in base a una documentata e precisa ricostruzione storica, il funzionamento delle industrie dell’epoca.

Tanto per cominciare, Baudin ci conduce all’interno dei laboratori della fabbrica di seta di Madame Gromier, dove le 3 “lavoratrici ufficiali” si dichiarano tutte sorelle della titolare.

Excamotage che consentiva di escludere i “familiari” dalle leggi in vigore a tutela dei minori sul lavoro.

Le cose in realtà sono ben diverse. A sorvegliare che le leggi siano rispettate è stata da poco istituita la figura dell’ispettore del lavoro. Poiché è una professione ancora prevalentemente maschile, la giovane ispettrice Claude Tardy spesso si traveste da uomo per assolvere meglio il suo compito. Insieme al suo capo, l’ispettore generale del lavoro Edgar Roux, dovrà far luce su una serie di morti sospette e sfruttamento vario.

Un caso per tutti: nella sartoria di Madame Gromier dietro la facciata è nascosto un buio laboratorio segreto; lì, al freddo lavorano 8 operaie bambine tra gli 8 e i 12 anni, ininterrottamente dalle 6 di mattina fino ad oltranza alla sera.

Ed è solo l’inizio di vari scempi che portano a galla le varie distorsioni che sono state il lato oscuro della rivoluzione industriale.

Tra le tante, anche la connivenza degli orfanotrofi e di molti istituti di beneficenza che, col pretesto della formazione professionale, non esitavano ad impiegare bambini nelle fabbriche e nei laboratori. A tal punto che, alcune industrie, si lamentarono per la concorrenza sleale.

Preparatevi a una sorta di thriller storico.

 

 

John Grisham e McCloskley “Incastrati” -Mondadori- euro 23,00

10 storie vere di condanne ingiuste che hanno rinchiuso per anni dietro le sbarre persone innocenti, rovinandogli la vita. Ne raccontano 5 a testa e con cognizione di causa due autori di altissimo livello.

Non ha bisogno di presentazione il re del legal thriller John Grisham; dal ’92 in vetta alle classifiche (i primi di una ininterrotta serie di best seller furono “Il socio” e “Il rapporto Pelican”).

Jim McCloskey; attivista per i diritti dei detenuti innocenti e fondatore di “Centurion Ministries” che si occupa di condanne ingiuste ed ha contribuito a liberare decine di persone finite in galera al posto dei veri colpevoli.

Dunque un libro di non fiction, ma che appassiona anche più di un romanzo. Unisce il talento narrativo di Grisham all’esperienza sul campo di McCloskey ed esplora vari aspetti del fenomeno.

Tra gli argomenti trattati: le dinamiche psicologiche che spingono un innocente a dichiararsi colpevole; cosa comporti finire intrappolati in un incubo giudiziario che fa letteralmente a pezzi la vita di chi è rinchiuso dietro le sbarre (ma distrugge anche la sua famiglia).

Poi c’è la lotta, spesso eroica, di chi cerca di rendere giustizia, liberare gli innocenti ed individuare i veri colpevoli.

Da considerare che in molti stati oggi vige ancora la pena di morte alla quale possono andare incontro anche gli innocenti; dunque un’ingiusta condanna diventa omicidio e autentica tragedia.

Tra le molteplici cause degli errori giudiziari, nel libro vengono sottolineati: false testimonianze, errori investigativi, a volte corruzione delle forze dell’ordine e nel sistema giudiziario, spesso forti pregiudizi razziali.

Corso Belgio: “Due aceri sono stati salvati”

“Abbattimenti, stavolta siamo riusciti a limitare i danni: Un albero con nido è stato comunque abbattuto: qualcuno è rimasto senza casa. La normativa che vieta gli abbattimenti in questo periodo”

Caro direttore,
in corso Belgio, il programma dei tecnici comunali era di abbattere 7 alberi “e se c’è qualche nido – hanno risposto – lo spostiamo“. E’ scientificamente risaputo, infatti, che gli uccelli che covano amano i traslochi con sottofondo di motoseghe, no? Al di là della cova, c’è ovviamente il fatto che un uccello (giovane o adulto) che ha perso il suo nido (ammesso anche che venga visto, tra le fronde, riconosciuto dagli addetti e spostato), non conosce il nuovo “indirizzo”… ma se anche fosse, aveva costruito il suo nido in un “posto” che aveva giudicato sicuro: cosa che certamente gli addetti al taglio non sono in grado di valutare. Inoltre se vengono spostati – ma anche solo toccati da mano umana – spesso i nidi vengono abbandonati dai genitori.
La mattinata di monitoraggio, difesa, tutela e documentazione del lavoro fatto dal personale sugli aceri (il giorno prima, appena avuto notizia dell’intervento, abbiamo chiesto esami e valutazioni che giustifichino gli abbattimenti ma non ci è ancora stata fornita, il Comune ha tempo 30 giorni per rispondere…) ha consentito al Comitato Salviamo gli alberi di corso Belgio un piccolo risultato: siamo riusciti a salvare dall’abbattimento 2 delle 7 piante.
Una di questi due, il n. 145, però ha subito – invece di una potatura corretta – uno scempio vergognoso, con un taglio a raso (in una parte senza rami che andassero verso l’area di passaggio del tram; vedi il video sotto questo post): questa ferita affaticherà molto l’albero, e può portarlo alla morte e una lenta agonia.
Il secondo, identificato dal n. 273, su cui si è visto e sentito chiaramente un uccellino pigolante (quindi non in grado di spostarsi) è stato comunque potato e sono stati tolti anche rami vivi e vegeti (abbiamo documentazione fotografica) le cui foglie facevano ovviamente anche da protezione a pioggia e sole; speriamo che il piccolo sopravviva.
Per certo invece (e nonostante i tecnici fossero stati avvisati)è stato abbattuto uno degli alberi su cui avevamo visto e documentato la presenza di un altro nido: e sabato sera un colombaccio (vedi foto allegata al post), rimasto senza casa, volava disperato sugli alberi vicini al suo acero, il n. 444, che ora non c’è più.
Siamo in periodo di nidificazione e anche per questo ci siamo opposti agli interventi di abbattimento e potatura di ieri (inoltre rimane sempre aperta la questione che non ci è stato concesso di fare valutazioni congiunte sullo stato dell’alberata nonostante la nostra richiesta al Sindaco e agli assessori; e ci domandiamo: perchè? se l’interesse è per il bene dei cittadini e delle piante, del verde urbano, quale ostacolo c’è ad una valutazione congiunta – anche se la decisione finale, per responsabilità amministrative e non solo, la deve prendere l’Assessorato – tanto più se l’esperto è pagato dal Comitato?).
Cogliamo l’occasione per ricordare le norme che tutti (e in primis gli Enti pubblici) dovrebbero rispettare, tra cui il Regolamento del Verde Pubblico e Privato della Città di Torino. Pensiamo sia utile che tutti le conoscano e le usino a difesa della Natura.
Nel riportarle, sottolineiamo che siamo perfettamente consapevoli della scala gerarchica delle responsabilità per quanto concerne i misfatti ai danni dei nostri alberi e parchi e della fauna selvatica. Rileviamo però che non noi, ma le norme, non fanno distinzioni e prevedono sanzioni per “chiunque”.
DM 10 MARZO 2020 DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE
“Criteri Ambientali Minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”,
Allegato 1 lettera E.c.11:
Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari. […]
Allegato 1 lettera E.c.9:
Le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area.
REGOLAMENTO N. 320 PER LA TUTELA E IL BENESSERE DEGLI ANIMALI IN CITTÀ” DEL COMUNE DI TORINO
Art. 38 comma 8. L’opera di potatura ed abbattimento degli alberi nonché le opere di ristrutturazione degli edifici o qualsiasi altro tipo di intervento, qualora effettuate nel periodo riproduttivo degli uccelli, devono prevedere l’adozione di misure idonee ad evitare la morte di nidiacei e/o la distruzione dei nidi.
Art. 9 comma 13. È vietato catturare, uccidere, disturbare ed allontanare forzatamente le specie aviarie ivi compreso distruggere i siti di nidificazione durante il periodo della riproduzione e del successivo svezzamento, ovvero porre in atto qualsiasi forma di maltrattamento.
LEGGE 157/1992 ART. 31 LETTERA O (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per prelievo venatorio)
È vietato a chiunque […] o) […] distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova.”
ARTT. 544 BIS E 544 TER CODICE PENALE (UCCISIONE DI ANIMALI /MALTRATTAMENTO DI ANIMALI)
Chiunque, per crudeltà o senza necessità: (544 bis) cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni; (544 ter) cagiona una lesione ad un animale […] è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro (pena aumentata del 50% se ne consegue la morte dell’animale).
Comitato Salviamo gli alberi di corso Belgio