Balla Torino Social Dance svela una delle sue anime più intense e profonde, quella che interpreta “il ballo come cura”: sono molti, infatti, gli studi che provano che il ballo è un ottimo approccio terapeutico a svariate patologie, dal sovrappeso all’ipertensione fino alla depressione. Ballare mette in moto le endorfine, le sostanze prodotte dal cervello e che hanno lo scopo di alleviare il dolore e di stimolare il buonumore.
Ecco allora che lunedì 14 ottobre alle 13.30 l’ingresso dell’Ospedale Sant’Anna di Via Ventimiglia diventa un luogo di festa e benessere con le “Vitamine Jazz” con il quartetto di Max & Mirella Gallo per la musica dal vivo e la swing dance di Accademia Carma, n collaborazione con Direzione sanitaria Presidio Sant’Anna, Fondazione Medicina a Misura di donna e Vitamine Jazz.
Alle 17.30 al Creative Hub del Cortile del Maglio (Via Vittorio Andreis 18, Torino), il primo dei molti laboratori proposti dalla manifestazione sotto il cappello “Danzo o ballo?” Con partecipazione gratuita e prenotazione obbligatoria sul sito ballatorino.it la coreografa canadese di danza percussiva Sandy Silva terrà un seminario intitolato “Body Music Percussion”. I partecipanti saranno coinvolti, attraverso un’inedita esplorazione sensoriale del corpo e della percussione vocale, in un viaggio comune condiviso attraverso la “pulsazione”, generata naturalmente dai corpi e dai gesti ritmici. La connessione delle vocalizzazioni con il movimento conduce il gruppo a generare un’autentica orchestra corporea in processione. In collaborazione con Torino Creativa e Coorpi.

Balla Torino al Triciclo di Via Arbe
Balla Torino 2024 è patrocinato dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Camera di commercio di Torino e Ireninsieme a numerosi partner tecnici e alla Fondazione Contrada Torino Onlus che ha pensato e prodotto la manifestazione insieme a Luigi Ratclif, coordinatore del programma.
Per delineare temi e azioni dell’iniziativa è stato costituito un Gruppo di Indirizzo formato da Paolo Apolito, Antonio Damasco, Sergio Durando, Elisa Guzzo Vaccarino, Antonella Frontani, Lorenzo Immovilli, Luca Morino, Alessandro Pontremoli, Catterina Seia e animato da Luigi Ratclif, coordinatore del programma.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero: per maggiori informazioni e programma dettagliato: https://ballatorino.it/
Ufficio stampa
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
nazismo? E’ esattamente quello che ha vissuto la piccola Inge Brigitte, figlia di Rudolph Höss, comandante della più atroce ed efficiente macchina di morte per lo sterminio degli ebrei (e non solo), il campo di concentramento di Auschwitz. E una volta scoperta la verità, come è possibile convivere con un tale fardello nell’anima? La verità è quello che viviamo o quello che accade alle nostre spalle?
Questa è l’agghiacciante autobiografia scritta da Rudolf Höss, che comandò il campo di sterminio di Auschwitz dal 1940. In fuga nel 44 venne infine scoperto e arrestato. La Corte Suprema di Varsavia lo giudicò colpevole di crimini contro l’umanità e lo condannò all’impiccagione, eseguita nel cortile del campo di Auschwitz il 16 aprile 1947.
La giornalista e scrittrice tedesca di origine ucraina che ha già rivelato la sua profondità di pensiero nel bellissimo “Forse Esther”, ora entra nell’essenza di 57 fotografie, scelte tra ricordi di famiglia, scatti di fotografi famosi –come Robert Capa, Josef Koudelka, Francesca Woodman- oppure scovate nei mercatini, su Internet, in mostre, libri e archivi storici.
Questo romanzo nasce dal vissuto in prima persona dell’autore, che ha attraversato entusiasmi e dolori di una relazione tossica che rischiava di rovinargli la vita. Lui è riuscito a smarcarsi dal pericolo, ha fatto tesoro della sua esperienza e ha scritto il libro.
Quella del pane è una grande storia che viene da lontano, scorrendo dal tempo in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga fino a oggi, dove miliardi di esseri umani ancora soffrono la fame e sognano il pane mentre altri lo consumano e lo sprecano nell’abbondanza. Nato migliaia di anni fa in Mesopotamia, nominato con molteplici nomi fin dall’antichità, riportato nelle memorie incise sulle tavolette di terracotta, scritto sulle pergamene, nei poemi orali e nei testi religiosi, il pane è l’architrave del Mediterraneo. Per secoli è stato l’unico contraltare a carestie, epidemie, alle morti per inedia, l’unico elemento ( tra l’altro, comunitario) in grado di separare la sopravvivenza dal baratro della fame. Per questa ragione è stato anche uno straordinario simbolo in tutte le religioni. Ha accompagnato, assumendo la forma e la sostanza della galletta, della focaccia o del biscotto, innumerevoli viaggiatori e pellegrini, marinai e nomadi. Si è ritrovato, suo malgrado, al centro di dispute sanguinose e interminabili: le guerre per procacciarsi il cibo, ma anche le lunghe controversie sul pane lievitato oppure azzimo, da usare per la comunione. E’ stata una disputa inevitabilmente infinita perché il pane è anche un simbolo posto al centro del rito eucaristico. Lo si ritrova, nelle sue mille varietà, in molte opere d’arte dall’antico Egitto fino alla pop art. Raccontando questa saga sul pane, Matvejević ( uno dei più grandi intellettuali balcanici, nato nel 1932 a Mostar e morto sei anni fa a Zagabria) ci parla di Dio e degli uomini, della storia e dell’antropologia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace, della violenza e dell’amore. Un libro importante, denso di significati, dove la saggezza spesso è temprata nel dolore ma è pur sempre piena di speranza. Con la prefazione di Enzo Bianchi e la postfazione dello scrittore Erri De Luca, Pane nostro è una opera ricchissima di riferimenti storici e letterari, di citazioni. Un libro potente che rappresenta un omaggio poetico all’alimento più semplice inventato dall’uomo.

Egregio Dott. TAVARES, Venerdi ho seguito con attenzione la Sua audizione in Parlamento e vorrei dirle alcune cose. Ci tengo tantissimo alla FIAT e al settore dell’auto che a Torino e all’Italia hanno dato un patrimonio industriale e di ricerca unico , anche perché offre e offrirà posti di lavoro ben retribuiti e di qualità per i giovani diplomati o laureati senza costringerli a cercare lavoro e futuro all’estero . Le scrivo anche perché a fine 2021 e’ partita dal sottoscritto la prooosta che divenne poi la Mozione parlamentare Molinari per finanziare la transizione del settore auto. Ne scaturì lo stanziamento che ha alimentato gli incentivi di questi ultimi anni. Premesso che a parlare di quella che era la FIAT a e di settore Auto in Parlamento e col Governo dovrebbe essere John Elkan che ,come erede della Famiglia Agnelli , ha responsabilità morali importanti con l’Italia e non Lei che dagli azionisti ha il mandato di portare i maggiori utili. Lei ha ragione quando sottolinea il peso enorme della decisione europea peraltro votata dal PD e dalla sinistra . Ecco perché i toni accesi di Conte e della Schlein non sono credibili. A questo proposito non nota una contraddizione con i giornali di proprietà di Exor (Elkann) che osteggiano con forza proprio la Meloni e Urso che invece in Europa erano contrari a quella decisione? Hanno maggiore consistenza le critiche di Calenda e dei partiti di maggioranza perché se i modelli vendono o meno questo dipende dalle scelte aziendali. Le sue scelte in questi anni hanno messo in gravi difficoltà il settore auto generato proprio dalla Fiat e dalle scelte degli Agnelli appoggiate e finanziate dai Governi del dopoguerra.

