redazione il torinese

A Laurent Mauvignier il Bottari Lattes Grinzane

È Laurent Mauvignier con “Intorno al mondo” (Feltrinelli) il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2017 per la sezione Il Germoglio, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana o straniera pubblicati nell’ultimo anno

Gli altri finalisti al Premio erano: Gianfranco Calligarich con “La malinconia dei Crusich” (Bompiani), Olivier Rolin con “Il meteorologo” (Bompiani) e Juan Gabriel Vásquez con “La forma delle rovine” (Feltrinelli). 

La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 14 ottobre presso il Castello di Grinzane Cavour (Cn), condotta dallo scrittore Alessandro Mari.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti rappresentanti delle 24 giurie scolastiche italiane, che hanno incontrato gli scrittori finalisti. Ospite d’onore, il libraio Rosario Esposito La Rossa, “lo spacciatore di cultura”, come è stato definito, che ha appena aperto la libreria “Scugnizzeria” a Scampia e Melito (Napoli), dove da oltre quarant’anni mancava uno spazio dedicato ai libri.

Lo scrittore e sceneggiatore inglese Ian McEwan è stato premiato venerdì 13 ottobre per la sezione La Quercia, dedicata a Mario Lattes e riservata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico.

I quattro romanzi finalisti del Premio, organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, erano stati designati e annunciati ad aprile a Cuneo, alla sede della Fondazione CRC (che collabora e sostiene il Premio), dalla Giuria Tecnica presieduta da Gian Luigi Beccaria.

Tra aprile e giugno i quattro libri sono stati letti e discussi dai 384 studenti delle 24 Giurie Scolastiche: una a Bruxelles, presso l'”Ecole Européenne Bruxelles”, e ventitré in Italia. Le giurie italiane sono state scelte in modo da coprire tutto il territorio della Penisola, almeno una per ogni regione. 

Il Premio ha avuto il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Cantina Giacomo Conterno (main sponsor), Banca d’Alba, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.

Info al pubblico: 0173.789282 – eventi@fondazionebottarilattes – @BottariLattes

g. m.

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Foto:
– Laurent Mauvignier: “Intorno al mondo” (Feltrinelli)
Lo scrittore e sceneggiatore inglese Ian McEwan 

 

“Santa Giulia, situazione fuori controllo”

“Regnano malamovida e violenza. E l’Amministrazione è la grande assente”

La rissa, violentissima, di questa notte, che ha coinvolto decine di persone, è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo, e rappresenta l’ennesima prova dell’inadeguatezza dell’Amministrazione di fronte alle sfide e alle esigenze di questa porzione di città. Ogni mattina residenti, commercianti e operatori del mercato devono fare i conti con i resti delle notti brave (urina, vomito e ogni genere di rifiuti sono la norma), ogni notte i residenti devono sperare che i violenti e i facinorosi non commettano nulla di irreparabile, ogni sera i gestori dei locali che rispettano le regole devono misurarsi con “colleghi” che invece credono di poter fare quello che vogliono.  In tutto questo, la grande assente è l’Amministrazione. Le contromisure prese dalla Giunta si riassumono in tre parole: nulla di nulla. I residenti sono allo stremo e all’esasperazione. Ribadiamo: piuttosto, riapriamo la piazza al traffico. I Moderati sono pronti alla raccolta firme.

 

Silvio Magliano, Capogruppo Moderati Consiglio Comunale Torino.

Camilla Ciacci – Capogruppo Moderati, Circoscrizione 7.

Ferdinando D’Apice, Coordinatore II Commissione, Circoscrizione 7.

Giuseppe La Mendola – Consigliere Moderati e Presidente Commissione di Quartiere Aurora, Valdocco e Rossini, Circoscrizione 7.

Scoperta una proteina per migliorare le terapie contro il cancro al seno

E’ stata scoperta una proteina che permetterà di migliorare le terapie per il tumore al seno. Si chiama PI3K-C2α. La rivoluzionaria scoperta, effettuata presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino dal gruppo di ricerca del professor Emilio Hirsch, è stata appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Cancer Cell”.

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 48.000 nuovi casi di tumore del seno. Questo tumore causa la morte di 1000 donne all’anno solo in Piemonte. Tra i farmaci più utilizzati per la cura di questo tumore sono i tassani, i cosiddetti “veleni dei microtubuli”, molecole che derivano dalle foglie dell’albero del tasso. Nell’era della medicina di precisione, è di primaria importanza avere marcatori che possano aiutare nella scelta dell’agente chemioterapico più efficace per ogni paziente.

Questo studio ha permesso di identificare un nuovo marcatore, PI3K-C2α, che permetterà di selezionare in maniera più accurata le pazienti a cui verranno somministrati i tassani. Infatti il gruppo del professor Hirsch ha dimostrato che la diminuzione di questa proteina nelle donne affette da tumore al seno aumenta la sensibilità a farmaci chemioterapici mirati alla cura dello stesso tumore.

Lo studio, finanziato prevalentemente dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), attesta che la suddetta proteina gioca un ruolo chiave nel controllo dei “binari”, ovvero i microtubuli, su cui i cromosomi si muovono quando la cellula si divide. Nel tumore al seno, l’espressione della proteina PI3K-C2α è ridotta in circa il 48% dei pazienti. I ricercatori Federico Gulluni, Miriam Martini e Maria Chiara De Santis hanno dimostrato che la diminuzione di questa proteina è la causa di un cattivo funzionamento dei microtubuli con conseguente aumento della sensibilità a farmaci che interagiscono con i microtubuli, come appunto i tassani.

Nel complesso, questo lavoro dimostra che la scoperta del ruolo della proteina PI3K-C2α permetterà di massimizzare l’efficacia delle attuali opzioni terapeutiche, riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità di vita delle donne con tumore al seno.

La golosa torta di mele autunnale

Sempre squisita con il suo inconfondibile profumo d’autunno

 

torta mele ciboPer una pausa golosa vi propongo questa torta semplice, morbida e soffice. Un impasto rustico, umido, arricchito da mele, pere e noci, priva di burro, ma dal ricco sapore. Da gustare in ogni momento della giornata, sempre squisita con il suo inconfondibile profumo d’autunno vi conquistera’. Provatela!

 

Ingredienti:

2 mele, 1 pera

20gr. di gherigli di noci

120gr. di farina bianca

30gr. di farina integrale

30gr. di farina di mandorle

3 uova intere

70gr. di zucchero di canna

50ml. di olio evo

100ml. di latte intero

un pizzico di canella in polvere

1 bustina di lievito vanigliato

un pizzico di sale

Pelare le mele e la pera, tagliarle a dadini e lasciare macerare con un cucchiaio di zucchero. Montare i tuorli con lo zucchero rimanente, aggiungere, seguendo l’ordine, l’olio, il latte, le farine setacciate, la canella, la bustina di lievito, il sale. Aggiungere mescolando delicatamente gli albumi montati a neve, le mele, le pere e le noci. Versare l’impasto in una teglia da forno precedentemente imburrata e cosparsa di pangrattato. Cuocere in forno pre-riscaldato a 175 gradi per 6o minuti circa.

Paperita Patty

NO ZOO A TORINO: NUOVA STAGIONE DI MOBILITAZIONI

Riceviamo e pubblichiamo

IN PIAZZA GRAN MADRE A TORINO UN PRESIDIO CONTRO LA RIAPERTURA DELLO ZOO HA RIACCESO LA PROTESTA

Associazioni e cittadini, sabato 14 ottobre, si sono uniti insieme in una manifestazione pacifica che ha aperto una nuova stagione di appuntamenti ed eventi. Le associazioni che da tempo stanno lottando contro il progetto di un nuovo zoo a Torino non hanno nessuna intenzione di fermarsi e sono più che mai decise a fare tutto il possibile affinchè non venga attivato un nuovo luogo di detenzione per animali. Il Comitato composto da ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA Torino e SOS Gaia ha organizzato un presidio in Piazza Gran Madre a Torino. L’evento si è svolto pacificamente e in armonia, tra slogan, rulli di tamburi, discorsi, cori. L’intera zona è stata “decorata” dai manifestanti con striscioni, bandiere, manifesti e sono stati distribuiti volantini informativi sul motivo della protesta, il tutto con la scorta delle forze dell’ordine. La protesta pacifica si è estesa fino alla parte opposta della piazza, con gazebo per raccolte firme e striscioni che attraversavano il ponte.Le Associazioni animaliste, ambientaliste e i singoli cittadini che sostengono la battaglia contro la riapertura dello zoo in Parco Michelotti hanno tutte le intenzioni di continuare promuovendo manifestazioni, incontri e dibattiti per fermare un progetto che ritengono un grave sfregio per la Città. In una dichiarazione congiunta, i rappresentanti di ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA Torino e SOS Gaia hanno affermato: “Lotteremo contro questa prigione per animali con tutti gli strumenti legali della lotta non violenta utilizzabili, nelle strade, presso le sedi istituzionali e davanti al Parco Michelotti. Non molleremo mai. Le nostre mobilitazioni proseguiranno fino a quando non verrà definitivamente accantonata questa scellerata ipotesi, e il parco non ritornerà ad essere pubblico.” Dopo il presidio odierno il Comitato continuerà la sua battaglia con l’attuale raccolta firme che ha già superato quota 5 mila, con i gazebo informativi nelle principali piazze della città e con una serie di appuntamenti volti a far conoscere sempre di più il motivo della protesta.

 
 

Delitto al mercatino del libero scambio. Muore uomo accoltellato alla gola, un altro ferito

 Un uomo, di 52 anni, italiano, è morto questa mattina a Torino colpito da una coltellata al collo. Il delitto è avvenuto nel corso di una lite al mercato, ad ucciderlo è stato  un nigeriano di 27 anni, Khalid Be Greata, di 27 anni, arrestato dalla Polizia Municipale.  Il mercato alla periferia nord della città, ’ il mercatino del libero scambio ‘Il Barattolo’, in via Carcano, la cui presenza in altre zone della città ha suscitato in passato tante polemiche tra i cittadini. Sono intervenuti gli agenti della Polizia Municipale chiamati  da alcune persone e hanno fermato il nigeriano che aveva appena aggredito anche un altro uomo, rimasto però  ferito lievemente al petto, grazie agli abiti pesanti  che indossava, che hanno fatto da scudo. I soccorritori hanno tentato  inutilmente di rianimare l’uomo accoltellato, per quasi 40 minuti. Il mercatino è’  rimasto aperto. Sono ancora da accertare le cause del litigio. Alcuni dei presenti sostengono che i soccorsi sono stati ritardati dall’eccessivo affollamento del mercato.

(foto: archivio il Torinese)

Davide Gremmo e la “sua” Africa

“Immaginate un campo tendato in piena savana, quattro tende con tutti i confort, a fare da sfondo il cono innevato del Kilimanjaro. Un rifugio immerso nella natura, in un silenzio attraversato solo dagli animali che popolano la riserva incontaminata…”

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Succede sempre così: quando si torna a casa da una meta esotica, da un luogo di una bellezza inaspettata o semplicemente da un viaggio che rimane nel cuore, si ripensa per settimane a quella vacanza. Davide Gremmo, biellese, classe 1963, ha conosciuto l’Africa grazie alla madre, trasferita in Kenya nel 1987 e proprietaria di un lussuoso resort a Malindi.

Da Torino, dove gestiva un’agenzia di viaggi, Davide vola così in Kenya e realizza il sogno di una vita, rilevando la riserva privata di Lualenyi, sulla strada che collega Nairobi a Mombasa, e costruendo un “camp”. Comincia a conoscere proprio “sul campo” la savana, in libertà e senza vincoli, se non quelli del buon senso e del rispetto della natura.

Con la preziosa collaborazione del tracciatore Cambi, un uomo del bush (il classico ambiente naturale e selvaggio del territorio rurale) di etnia waiagulu, comincia a fare la “safari guide”, scoprendo a poco a poco un mondo straordinario e specializzandosi al punto di ottenere, nel novembre 2015, la nomina, confermata anche quest’anno, a Ranger onorario per la tutela della natura, un importante riconoscimento dell’Authority of the Republic of Kenya.

Che cos’è il Lualenyi camp?

Immaginate un campo tendato in piena savana, quattro tende con tutti i confort, a fare da sfondo il cono innevato del Kilimanjaro. Un rifugio immerso nella natura, in un silenzio attraversato solo dagli animali che popolano la riserva incontaminata, estesa per ben 432 chilometri quadrati. Scoperta e vissuta ogni giorno, con l’aiuto di una guida professionale, può riservare sorprese inaspettate.

Il camp si trova nello Tsavo West, il grande Parco nazionale del quale la riserva costituisce una preziosa enclave, conservandone tutto l’immenso patrimonio naturalistico africano. Chi sceglie di sostare qualche giorno al Lualenyi si prepara per un viaggio indimenticabile, tra i segreti della savana e i privilegi offerti da una riserva privata.

Quali animali è possibile avvistare dalle postazioni del campo?

È impossibile dirlo! Ogni giorno è una sorpresa, il tempo è scandito dai ritmi degli animali e non delle persone, a poco a poco il viaggiatore viene calato in un mondo insolito e curioso, dove tutto è regolato dal barrito di un elefante, dal fruscio delle zebre, dal volo degli uccelli o dallo sguardo ammaliante di un animale selvaggio.

Non c’è garanzia di vedere un leone o di imbattersi in una gazzella, si vive tutto nel massimo rispetto della natura e delle sue leggi. Nella savana il turista è ospite, non cacciatore: è questa la filosofia di amore e rispetto sulla quale ho costruito il Lualenyi camp, un modo di vivere che cerco di trasmettere ad ogni ospite, ad ogni “amico” che incontro. Ho scelto di dedicarmi a un numero ristretto di appassionati per poter regalare un’esperienza unica, in un ambiente familiare, dove si parla italiano, dove ogni viaggiatore può sentirsi “a casa”, mangiando persino un piatto di classici ravioli davanti a un tramonto indimenticabile!

Cosa distingue il Lualenyi dalle altre strutture che organizzano safari?

Certamente il fatto di avere una gestione italiana e di offrire una guida professionista italiana. Per i turisti poter interagire o anche solo scambiare due chiacchiere, ascoltare la storia di un popolo, raccontata da chi parla la tua stessa lingua è un vantaggio, per molti rappresenta addirittura una condizione indispensabile. Non si tratta di un concetto meramente turistico, ma della scelta di creare un gruppo affiatato tra il viaggiatore e lo staff. Chi sceglie la “modalità safari” parte sapendo di poter apprezzare un contesto particolare, di vivere una vita molto diversa in una situazione caratteristica ed esclusiva, cercando anche l’unicità nei paesaggi, nei tramonti e nella natura che il territorio mette a disposizione dell’uomo.

Cos’hai in mente per il futuro?

Dal Kenya non mi muovo! Vorrei continuare a curare la piccola realtà che ho costruito, proponendo qualcosa di sempre più coinvolgente, nuovo e insolito. Una delle peculiarità che riservo al gruppo di viaggiatori che accompagno è il pranzo di benvenuto in savana: un’esperienza unica nel suo genere, che emoziona e resta nel cuore. Si respirano i profumi, si osserva lo spettacolo naturale e si gusta in pieno il clima kenyota, tra servizi da the dal sapore coloniale e un menù che mescola sapientemente specialità africane e piemontesi.

C’è solo una controindicazione: a chi riparte viene davvero il mal d’Africa e tornare alla realtà quotidiana è una vera e propria sfida con se stessi.

 

Daniela Roselli

www.lualenyi.com

 

 

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

 

Sull’onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto – La ZTL fino alle 19 – Il Duca d’Aosta – Mirò non basta – Salesiani – Liana De Luca poetessa di Zara a Torino

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Sull’onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto

Sull’ onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto, come si direbbe in linguaggio asburgico ,del  prossimo 22 ottobre, qualche bello spirito parla di spacchettare dal Piemonte la provincia del Verbano Cusio Ossola a favore della Lombardia. Le regioni nacquero senza una precisa identità storica nel 1970. Ci fu chi allora obiettò che Novara ruota su Milano e Alessandria su Genova, per non dire del  rapporto  di una parte del Basso Piemonte  con il Ponente Ligure. Le regioni nacquero sicuramente in ritardo rispetto alla Costituzione del  1948 , ma  in modo affrettato  e quasi concitato ,senza il necessario approfondimento, nel biennio 69/70 e furono un insieme di provincie economicamente forse poco omogenee ,ma storicamente  e sicuramente ,nel nostro caso, piemontesi. Era l’idea dei Padri Costituenti Piemontesi  Viglione, Oberto, Beppe Fassino, Nesi e tanti altri. E’ il Piemonte  che fece il Risorgimento, e’ il Piemonte cantato da Carducci nella sua ode. Ha fatto bene Gilberto Pichetto a rivendicare l’identità unitaria del Piemonte. Anche la Valle d’Aosta tento’ in passato di annettersi qualche comune canavesano, ma non ottenne nulla .  Non confondiamo le autonomie locali da praticare sempre  in un quadro unitario con le spinte disgregatrici di tipo catalano che i veri Spagnoli hanno saputo respingere e smascherare .

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La ZTL fino alle 19 
La ZTL a Torino  prolungata dalle 10,30 fino alle 19 è una vera e propria follia a cui si oppongono giustamente i commercianti. Ma dovrebbero opporsi anche i cittadini,l’ACI in testa. Significa paralizzare il traffico in città , impedire a chi lavora in centro di muoversi  con gli strumenti di lavoro o concedere migliaia e migliaia di pass che vanificano l’intero progetto ecologico che è tutto da dimostrare che abbia un’effettiva utilità soprattutto in presenza degli impianti di riscaldamento accesi. E’ giusto scoraggiare il fatto di  attraversare il centro per spostarsi da Nord e a Sud di (e viceversa) di Torino in auto,ma è sbagliatissimo chiudere praticamente in permanenza   il centro alle auto. I negozi chiudono alle 19,30 ,quindi consentire mezz’ora per eventuali acquisti è privo di senso. Con i costi del carburante e dei  parcheggi  e la difficoltà di parcheggiare ci si reca in centro, già oggi, in casi obbligati. E’ più che sufficiente per scoraggiare chiunque,salvo gli assessori che viaggiano con l’auto blu. Appendino non usi la zona ZTL per dimostrare che fa qualcosa. 

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Il Duca d’Aosta 
Giovedì’ 19 ottobre alle ore 17  Carla Gatti a palazzo Cisterna,sede della Città Metropolitana,in via Maria Vittoria 12 presenterà il libro di Dino Ramella su “Il Duca d’Aosta e gli Italiani in Africa Orientale “,edito da Daniela Piazza.A 80 anni dalla nomina a Vice Re di Etiopia viene ricordata la nobile e sfortunata figura del Duca Amedeo d’Aosta,eroe dell’Amba Alagi dove nel 1942 resistette con i suoi soldati oltre ogni limite umano ed ottenne l’onore delle armi dagli Inglesi. Palazzo Cisterna fu il palazzo dove abitò la famiglia del Duca a Torino. Se l’Italia in Africa non su solo quella di Graziani e di Badoglio ,ma fu un’Italia civile che seppe portare scuole ed ospedali nelle colonie , lo si deve al Duca. Solo Angelo Del Boca nel suo livore non ha voluto riconoscerlo. Amedeo ,fatto prigioniero degli Inglesi, morì a Nairobi,rifiutando di lasciare i suoi soldati per tornare in Italia,come avrebbe potuto fare.Mantenne intatta la sua dignità di principe e di soldato anche nella sfortuna e nella morte.   E’ rimasto  sepolto a Nairobi questo Savoia coraggioso a cui chiunque deve portare rispetto e  ammirazione incondizionata.Forse nell’Italia di oggi anche la sua salma si sentirebbe a disagio.

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Mirò non basta 
Dopo oltre un anno di stasi completa la Città riprendere in tono minore le mostre internazionali con Mirò a palazzo Chiablese. Le sorti della Gam appaiono compromesse. Chi ha sostituito Patrizia Asproni non appare all’altezza e soprattutto non rivela competenza necessaria. La mostra che resterà aperta fino al 14 gennaio 2018,non è confrontabile con quelle promosse da Patrizia Asproni in precedenza. Lo stesso pittore scelto non è in grado di attrarre una particolare attenzione da parte del pubblico e fin dal 4 ottobre,giorno di apertura,si può notare il tono minore prevalente. Torino sta perdendo il suo richiamo internazionale e turistico.

 

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Salesiani

I Salesiani,fondati da Don Bosco,da Torino si sono diffusi in tutto il mondo.Don Bosco non fu solo un santo sociale torinese,come si dice con espressione abusata.Fu molto di più. Io mi sento profondamente intriso di spirito salesiano e l’istituto San Giovanni Evangelista che da anni non è più una scuola, resta una pietra miliare della mia formazione . Se io ho acquisito lo spirito della disciplina ,lo debbo al mio maestro elementare don Antonio Battisti,di Villanova Solaro, vicino a Saluzzo,un cuneese verace. Insieme a lui c’era un certo don Biglino che appariva troppo severo.Don Battisti era molto esigente ,imponeva punizioni già allora da giudicare obsolete,ma ebbe su di me il ruolo di un educatore che mi squadrò all’insegna di una durezza che forse a dieci anni appariva esagerata,ma che non mi sento di condannare. Se so qualcosa di Latino (per me è stata una conquista fondamentale che mi insegnò a pensare con il rigore necessario)lo debbo ad un altro salesiano,don Dante Bettega,un austriaco di Bressanone,diventato italiano che sapeva la Commedia di Dante a memoria e che pretese che noi studiassimo a memoria Cesare, Cornelio,Esopo,Catullo,l’Iliade e l’Odissea. Dopo tre anni di medie recitavo a memoria tutto. Ma soprattutto mi insegnò a ragionare come si deve,per dirla con Pascal. Senza guardare alle forme, quando rimasi a lungo malato durante la terza media, non esitò a venire tante volte a casa mia ad aiutarmi. Ci pensava a seguirmi un professore ebreo scelto da mio padre,lo storico del Risorgimento Salvatore Foa,che mi ha lasciato la passione per la storia risorgimentale che caratterizzerà tutta la mia vita,ma l’aiuto e l’incoraggiamento di don Bottega,anche lui uomo duro,temprato alla vecchia maniera,fu importante. Morì giovane nel 1962. Don Prospero Ferrero,altro salesiano coltissimo,mi fu di aiuto nel ginnasio e anche in parte nel liceo. Finchè fu delegato degli ex allievi del “San Giovanni “, partecipai alla vita dell’associazione con un altro grande amico della mia vita,il futuro preside del Liceo “d’Azeglio” di Torino. Un mio zio d’ acquisto, don Carlo Orlando, fu Ispettore dei collegi salesiani del Sud America e poi postulatore generale delle cause di beatificazione dei Salesiani a Roma. Conservo l’immaginetta del ricordo della sua prima Messa. Era un uomo con un cuore semplice ed una grande fede religiosa,ricca di umanità. Mia moglie me ne parla con l’ammirazione riservata agli uomini dall’animo eletto.Era un uomo così importante che tutti i Salesiani di una certa epoca ne avevano una vera e propria venerazione e lo consideravano un santo come don Michele Rua o don Filippo Rinaldi successori di don Bosco.Don Orlando ricordava spesso don Callisto Cravario,ucciso in Cina dai pirati e venerato come santo e Martire. Don Callisto era stato allievo del “San Giovanni Evangelista” di Torino.Il Quartiere San Salvario dovrebbe gloriarsi di don Callisto,ma il “politicamente corretto”multietnico purtroppo lo impedisce perché missionario in Cina. Anche il direttore attuale del “San Giovannino” e parroco dei “Santi Pietro e Paolo” don Mauro Mergola è un sacerdote di grande impegno religioso e di forte sensibilità umana. Ha fatto dell’oratorio salesiano “San Luigi” un crogiuolo in cui si mescolano giovani italiani e giovani immigrati,seguendo lo spirito di don Bosco che aprì quell’oratorio, in un angolo allora molto difficile di Torino per l’alta presenza di ragazzi sbandati della Torino ottocentesca. Passano i decenni e i salesiani continuano sulla scia di don Bosco il loro impegno religioso e civile,senza mai mescolarsi alla politica.

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Liana De Luca poetessa di Zara a Torino

Bergamo è città che conserva fortemente il ricordo di Liana De Luca,poetessa nata a Zara,esule da quella città prima che i titini facessero la loro pulizia etnica dopo aver seminato morte e terrore con gli infoibamenti. E’ stata lei ad aprirmi gli occhi sul dramma del confine orientale tanti anni fa ed è stata lei a indurmi a scrivere tra i primi di foibe e di esodo. Importante fu anche ciò che mi disse Leo Valiani originario di Fiume. Rapida ed ironica,decisa come donna ( mi diede un ceffone quando cercai di corteggiarla in modo non consono tantissimi anni fa ),è poetessa a 24 carati. 30 libri di poesia,i suoi figli.Madre molto prolifica con poesie,saggi,romanzi tutti i grande qualità. Dopo un matrimonio e la drammatica morte del marito in un incidente stradale,ha deciso di non legarsi più a nessuno,ma il critico Mario Bonfantini stravedeva per lei e si era profondamente innamorato di Liana.Mi diceva,citando il suo amato Proust,riferendosi a lei,”quell’idea fissa che è l’amore “. E non poteva passare il sabato senza senza vedere Liana. Era in amicizia con Soldati e fu lei a farmelo conoscere in modo più approfondito.Ricordo che una volta andammo insieme a trovarlo a Milano e la sua autorevolezza fece sì che Soldati, dopo anni, dicesse al giovane che ero : ”Diamoci del tu”. Soldati ha scritto delle pagine molto belle sulle opere di Liana. De Luca ha fondato il Cenacolo Orobico, l’associazione più importante di Bergamo che ha esercitato un ruolo anche internazionale. Liana è un’amica dolcissima , mi scrive biglietti affettuosi,qualche mail,mi manda spesso le sue poesie.Ne ha dedicata anche una al Centro “Pannunzio”. Io non sono un critico letterario,ma capisco istintivamente il valore della sua poesia che riesce a parlare a tutti senza la mediazione della critica,come solo i grandi poeti riescono fare. Simile a lei conosco una giovane poetessa-magistrata , Alessandra Chiavegatti che esercita e vive a Bergamo ,città favorevole alla poesia. Anche lei, magari stanca da lunghe ore in tribunale , scrive poesie nel cuore della notte e ci darà ancora tante opere importanti. Com’è bello avere un rapporto con le poetesse,esse ti danno un senso diverso della vita,ti danno una prospettiva di speranza nel futuro che lo storico oggi non può assolutamente avere.

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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

Luigi Bobbio 

Caro Quaglieni, ho letto il suo articolo su Luigi Bobbio in cui si rivela un vero liberale rispettoso di chi la pensa in modo diverso,forse anche opposto da lei. Mi ha colpito che l’antico contestatore abbia voluto la camera ardente nel rettorato dell’Università di Torino.   Cosimo Rimi

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Qui non si tratta di scelte. Bobbio è mancato improvvisamente nella notte. E’ un diritto dei docenti essere onorati nell’Ateneo dove sono stati docenti. Anch’io ambirei a quell’onore per tante iniziative fatte in quell’Aula Magna. Luigi è’ stato un ottimo professore. Non faccia polemiche inutili. Bobbio non ha nulla a che vedere con i contestatori voltagabbana  passati con Berlusconi o con Renzi per mero opportunismo.

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Un chiodo nei servizi igienici

Io non so lei,ma io spesso quando vado nei servizi pubblici dei locali,vorrei togliermi  la giacca  e non trovo mai un qualcosa che sembri anche lontanamente ad un attaccapanni. In un noto e bel  ristorante ho trovato un chiodo per appendere la giacca. Incredibile, ma vero. E’ un piccolo particolare, ma anche a Milano e a Roma di recente ho riscontrato la stessa mancanza. In passato non era così.  Filippo de Caroli

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E’ una cosa che ho notato anch’io. Nessuno finora ha scritto al solito “Specchio dei tempi”, lamentandosi. Si vede che non è un gran problema. Oggi la maggioranza non indossa più  la giaccia e anche d’inverno il cappotto è  di pochi.

 

La rinascita di Torino Esposizioni

“Si tratta di un intervento straordinario quello che coinvolgerà Torino Esposizioni, connotando sempre di più, una volta compiuto, il capoluogo piemontese come una tra le più accoglienti città universitarie” – sottolinea il vicesindaco Guido Montanari

 

Con l’affidamento da parte di SCR-Piemonte S.p.a. – la società di committenza della Regione Piemonte – al raggruppamento temporaneo di ICIS S.r.l. (capogruppo) della redazione dello studio di fattibilità di un campus culturale, luogo di integrazione tra didattica e ricerca, inizia il percorso per la funzionalizzazione concreta del complesso di Torino Esposizioni al parco del Valentino, costruito del 1938 come Palazzo della moda, ampliato negli anni Sessanta e utilizzato fino agli Ottanta come polo fieristico.

 

Nel corso di un incontro stampa  sono state illustrate le linee che guideranno i progettisti di ICIS S.r.l. – con Rafael Moneo, Isolarchitetti S.r.l, Tecnimont Civil Construction S.p.a., Onleco S.r.l, Iren Servizi e Innovazione S.p.a, ing. Giovanni Battista Quirico e arch. Marta Colombo – nella stesura dello studio di fattibilità degli interventi di recupero del complesso espositivo.

 

FILOSOFIA

 

Il progetto ripensa completamente le aree del comparto del parco urbano del Valentino che, partendo dal castello arriva fino al monumento architettonico di Torino Esposizioni. Il tema è quello della creazione dell’ identità di un grande campus universitario culturale urbano e la trasformazione progressiva del monumento di Nervi che diverrà nei prossimi anni sede della nuova Biblioteca civica in un processo per fasi, immaginando un percorso di avvicinamento alla funzione biblioteca con restauri progressivi e funzioni temporanee compatibili con la destinazione finale.

 

Al Politecnico saranno invece attribuiti spazi per la realizzazione del Campus della Scuola di Architettura, Design e Pianificazione nei padiglioni 5, progettato dall’ingegner Riccardo Morandi, e 3B. In questi spazi troveranno collocazione aule, sale studio e laboratori didattici, laboratori di ricerca, atelier e uffici per quasi 15.000 metri quadrati. L’obiettivo è di realizzare uno spazio pubblico e culturale in grado di integrare attività di formazione e ricerca avanzata nel campo dell’architettura, della pianificazione e del design.

 

Si tratta di un intervento straordinario quello che coinvolgerà Torino Esposizioni, connotando sempre di più, una volta compiuto, il capoluogo piemontese come una tra le più accoglienti città universitarie– sottolinea il vicesindaco Guido MontanariSiamo dunque ben lieti di salutare l’avvio del progetto di fattibilità che ridefinirà una parte importante e delicata del territorio cittadino, molto apprezzata dai torinesi, all’interno di un parco secolare.  Per la creazione del campus urbano e del polo culturale, ci attende la sfida di una riqualificazione innovativa, nel rispetto della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. In una visione che prefigura il volto di una Torino accogliente e aperta al mondo dove è confortevole e piacevole formarsi e vivere”.

 

“L’obiettivo di questo progetto per noi è strategico: realizzare nuovi spazi per il nostro Campus, che può diventare un polo di richiamo per studenti di tutto il mondo, attratti dalla storia e dalla reputazione della nostra Scuola di Architettura, Design e Pianificazione e dalla fama del nostro Paese in questi settori, come testimonia la stessa storia degli edifici che ospiteranno aule e laboratori, progettati da illustri architetti”, ha commentato ilRettore del Politecnico di Torino Marco Gilli, che ha concluso: “Allo stesso tempo, vogliamo integrare questi luoghi di formazione e ricerca avanzata con uno spazio pubblico e culturale aperto alla Città e alla molteplicità dei suoi fruitori, dagli studenti alle famiglie che frequenteranno la biblioteca, ai turisti che potranno accedere a edifici di grande valore architettonico”

 

Queste le parole del Presidente di SCR Luciano Ponzetti: “Torino Esposizioni rappresenta un intervento destinato a cambiare radicalmente la percezione della città. Giunge in un momento di grandi trasformazioni urbanistiche che qui si intrecciano con temi d’ampio respiro quali la cultura, l’istruzione, l’architettura. SCR è entusiasta di collaborare a questo progetto che rientra nel piano interventi della L. 65/2012. Si tratta di un piano che vede la Società impegnata in veste di stazione appaltante per una serie di interventi già in corso di realizzazione (opere concluse, cantieri aperti e progettazione avanzata) su un finanziamento di circa 30 milioni di euro. Auspichiamo, nel breve termine, che tale piano possa ampliarsi per interessare ulteriori opere di rivalorizzazione dei territori olimpici”.

 

VISIONI: A PIEDI OVUNQUE

 

Think Park, polo culturale del pensiero e della formazione, avrà come baricentro la Biblioteca civica. La nuova rete di collegamenti, innerva il sistema con sinopsi di mobilità sostenibile, il padiglione Morandi sarà abitato non solamente dagli studenti, ma attraversato come luogo appartenente al parco.

A scala ampia il Campus sarà collegato con un sistema pedonale che allacciando quello esistente (centro e Valentino) lo amplierà con nuove pedonalizzazioni. Il Valentino tornerà pedonale.

 

 

NUOVO CITY WALK

 

L’elemento unificante sarà il nuovo “lungo città” che contrapponendosi al percorso “lungofiume” collegherà il giardino al costruito, piattaforma pedonale viva a tutte le ore del giorno e della notte, diventerà luogo di incontro e occasione di ridisegno del margine del parco, vero elemento di unione anche compostiva degli elementi architettonici rifunzionalizzati.

 

LA SEQUENZA DELLE PIAZZE

 

Il city walk abbraccerà una serie di nuove “piazze urbane” aperte sulla città e sul parco: partendo dalla corte del castello del Valentino che potrebbe essere aperta verso la città, l’arredo urbano definisce gli spazi antisanti Promotrice e villa Glicini, le due nuove piazze ipogee sulle testate del padiglione V, la nuova piazza del monumento e infine una food court e la piazza della biblioteca/teatro.

 

VERDE

 

Il verde si riappropria della copertura del Padiglione Morandi, entra nella Biblioteca, diventa la scenografia dell’aula studio, I viali del Valentino tornano viali parco, l’asfalto viene sostituito con pavimentazioni naturali e permeabili, le macchine spinte fuori o eventualmente confinate sottoterra in parcheggi con copertura verde.

 

RESTAURI E ARCHITETTURA

Gli interventi preserveranno la visione originaria degli spazi disegnati da Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi, spazi ricavati tra le fondamenta dei monumenti e allestimenti leggeri non invasivi caratterizzeranno entrambi i progetti, un’architettura che si ritrae di fronte ai segni della storia ma che nel disegno complessivo definirà l’identità di questi nuovi luoghi in trasformazione. L’intervento fa parte del secondo stralcio del piano degli interventi ex lege 65/2012, assegnati a SCR Piemonte secondo quanto disposto da Fondazione XX Marzo ed è finanziato, per la sola parte progettuale, dalle economie conseguite da Agenzia Torino 2006 nella realizzazione delle opere olimpiche. Il quadro economico prevede uno stanziamento di circa 1 milione di euro; per lo studio di fattibilità l’importo fissato a base di gara era di circa 700.000,00 euro e 60 giorni di tempo. A seguito della gara, è stato aggiudicato con un ribasso del 33% e tempi di redazione ridotti a 45 60 giorni – a decorrere dal 10 ottobre. Il Politecnico ha già stanziato 30 milioni di euro per le opere di propria competenza.

 

Tarocchi. Dal Rinascimento a oggi

IN RASSEGNA ANCHE OPERE A TEMA DI NIKI DE SAINT PHALLE. FINO AL 14 GENNAIO 2018

“Immagine psicologiche”, figure archetipe nell’inconscio collettivo: così definiva le carte dei Tarocchi – 22 Arcani Maggiori e 56 Arcani Minori – nientemeno che Carl Gustav Jung (1875 – 1961), fondatore della psicologia analitica. Concetti poi ripresi dal saggista Joseph Campbell (1904-1987) e approfonditi dallo sceneggiatore Christopher Vogler, in moltissimi film e saghe hollywoodiane. Molti anni prima, fra il 1469 e il 1478, il poeta Matteo Maria Boiardo realizzava, per diletto della corte estense, una collana di 78 terzine e due sonetti con lo scopo preciso di accompagnare il gioco delle carte dei Tarocchi. E che dire del nostro grande Italo Calvino (1923-1985) e del suo celebre “Castello dei destini incrociati”, libro in cui lo scrittore di origini cubane utilizza proprio le carte dei Tarocchi per raccontare le storie di un gruppo di viaggiatori radunati dal destino in un castello.

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E l’elenco potrebbe continuare. Perché saranno pure “Arcani” finché si vuole, a volte guardati anche (per la loro più o meno acclarata funzione divinatoria) con un certo imbarazzante sospetto, ma una cosa è certa: dalla filosofia alla psicoanalisi, dalle scienze storiche alla letteratura alla poesia e all’arte, non esiste campo dell’espressività e dello “scibile” umano che non sia stato tentato e toccato dalla magia innegabile di queste antiche 78 carte. Che hanno storia lunga, storia che dura da sei secoli. A farne un suggestivo e dettagliato resoconto, attraverso un evento espositivo unico nel suo genere e a cura di Anna Maria Morsucci, sono il MEF (Museo Ettore Fico) e la Casa editrice “Lo Scarabeo” di Torino che, su oltre mille metri quadri dello spazio museale di via Cigna, presentano un ricchissimo repertorio di mazzi antichi e moderni, carte miniate in oro, libri, documenti provenienti da importanti collezioni private, editti, matrici di stampa e bozzetti inediti di celebri artisti contemporanei.

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Il tutto accompagnato da materiale audiovisivo e applicazioni multimediali, capaci di personalizzare e “virtualizzare” come meglio aggrada la visita alla rassegna. Un vero e proprio viaggio “iniziatico” che parte dalla metà del Quattrocento nel Nord Italia, dove i Tarocchi nascono per essere usati nelle taverne come gioco d’azzardo e nelle corti principesche come gioco di società; via via, fino al ‘700 quando in Francia e in Inghilterra per la prima volta vengono usati in chiave esoterica e cartomantica, per arrivare attraverso le più molteplici declinazioni d’uso ai giorni nostri. Fra le opere più significative esposte, alcune carte del “mazzo Visconti” (1451) miniate in oro da Bonifacio Bembo, i seicenteschi “Tarocchini bolognesi” realizzati dall’incisore Giuseppe Maria Mitelli, insieme alle edizioni antiche dei “Tarocchi marsigliesi”, ai Tarocchi austriaci” della Secessione Viennese e ad altri rarissimi mazzi di produzione italiana, francese e tedesca.

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Da segnalare ancora la prima edizione (1909) dei “Tarocchi Rider Waite” – il mazzo più conosciuto nel mondo anglosassone – e quelli dell’esoterista Oswald Wirth (1860 – 1943), più numerosi mazzi contemporanei che ne testimoniano la costante evoluzione. Anche sul piano di una “resa” artistica in linea con i linguaggi maggiormente innovativi del tempo (come quelli della Pop Art o della Street Art), bene accompagnati a prove preziose di alcuni “grandi” della storia dell’arte novecentesca: da Renato Guttuso (in mostra, l’inquietante “Appeso”), a Franco Gentilini, a Emanuele Luzzati (con i suoi solari e giocosi “Bambini amanti”) fino a Ferenc Pintér a Sergio Toppi e a molti altri. Curiosa anche la sezione a “luci rosse”, dedicata ai “Tarocchi erotici” con opere di Paolo Eleuteri Serpieri, di Giacinto Gaudenzi e Mauro De Luca. Così come quella volta a documentare l’influenza dei Tarocchi nel fumetto (da Dylan Dog ai Supereroi, da Diabolyk a Corto Maltese), nel cinema, nella musica e nella letteratura.

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Contemporaneamente alla mostra sui Tarocchi, il MEF ospita anche una fantasiosa rassegna su opere e progetti legati al “Giardino dei Tarocchi” di Niki de Saint Phalle (1930 – 2002). Fra le più importanti esponenti del “Nouveau Réalisme” francese, l’artista ha infatti dedicato gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione del parco artistico di Garavicchio (Grosseto) abitato da magiche monumentali sculture in ceramica variopinta, raffiguranti i 22 Arcani Maggiori. A lei è anche dedicata, presso la nuova sede del MEF Out-side ( aperto di recente in via Filippo Juvarra 15, a Torino), in collaborazione con la Fondazione Niki de Saint Phalle e il Mamac di Nizza, un’Antologica che raggruppa opere dell’artista – di singolare giocosità ma anche di acceso impegno sociale – datate dagli Anni ’50 ai ’90.

Gianni Milani

“Tarocchi. Dal Rinascimento a oggi”

MEF- Museo Ettore Fico, via Francesco Cigna 114, Torino, tel. 011/852510; www.museofico.it

Fino al 14 gennaio. Orari: da merc. a ven. 14-19/ sab. e dom. 11-19

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Nelle foto:

– Anonimo della Scuola di Bonifacio Bembo: “Mazzo Visconti – 5 Spade”, 1451

– Franco Gentilini: “La Forza”

– Renato Guttuso: “Appeso”

– Emanuele Luzzati: “Bambini Amanti”

– Niki de Saint Phalle: “Temperance”, litografia, 1997

– Niki de Saint Phalle: “L’arbre de la vie”, serigrafia, 1987