redazione il torinese

Energie per l’Italia vuole riaccendere il Piemonte

Progetti e strategia politica del movimento di Stefano Parisi a Torino e sul territorio

Energie Per l’Italia, il movimento politico guidato da Stefano Parisi, sta organizzando la propria presenza anche a Torino e in Piemonte. La diffusione in terra subalpina del programma liberal-popolare, riformista e federalista della formazione politica “parisiana” è stata affidata a Marco Francia.  In Fininvest nel 1988 a 23 anni, Francia resta  in Mediaset per 30 anni. Negli ultimi dieci ha rivestito  la carica di area manager di Publitalia Piemonte con la responsabilità della gestione budget di tutte le principali aziende presenti sul territorio che investivano sulle reti Mediaset. Nel 1994 ha fondato i circoli del Buongoverno in Piemonte, di cui è responsabile. Ora “scende in campo” con questa nuova avventura politica. Abbiamo incontrato Francia nella sede torinese del movimento, a due passi da piazza Statuto.

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Che cosa rappresenta il movimento Energie per l’Italia e come è strutturato qui in Piemonte?

Energie per l’Italia è un movimento nuovo, che parte da qualcosa di nuovo e che nasce con lo scopo di dare agli italiani una rappresentanza politica innovativa, coesa, onesta, libera e riformatrice. Prende vita circa un anno e mezzo fa dall’idea di Stefano Parisi che ha voluto sfruttare a pieno la sua “storia personale” e quella di molti suoi collaboratori che, arrivando dal mondo del lavoro, per così dire dal mondo imprenditoriale, necessitavano di una rappresentanza politica poco ideologica ma molto più pratica. Quello che Energie per l’Italia si propone è creare una nuova politica che ricostruisca un nuovo Stato basato su un mercato libero e trasparente: “meno stato più privato”; tutto quello che lo Stato non riesce più a fare e non è giusto che faccia, passa nelle mani del privato. In questo modo vogliamo sollecitare una sana concorrenza ma soprattutto il concetto di meritocrazia. Essendo un movimento nuovo, nato da meno di due anni, è ovviamente ancora in fase di strutturazione. Siamo partiti in quarta, soprattutto qui in Piemonte, cercando persone valide, idonee e motivate che potessero rappresentare al meglio tutto il territorio piemontese. Ci stiamo organizzando velocemente e abbiamo già una buona copertura su parecchie province quali Novara, Cuneo, Alessandria e molte altre.

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Energie per l’Italia intende presentarsi alle prossime elezioni politiche e poi successivamente sarà previsto un progetto per quelle regionali e comunali?

Energie per l’Italia si presenterà già adesso per le elezioni che si terranno il 5 novembre in Sicilia. Diciamo che le elezioni in Sicilia rappresenteranno per noi il primo vero “banco di prova” poiché, nonostante i nostri sondaggi ci diano tra l’1,2 e l’1,5 % (cifra per quanto mi riguarda molto significativa se consideriamo che è un movimento nuovo, senza una struttura storica e senza nessun tipo di appoggio economico), il riscontro che avremo in Sicilia ci indicherà se per il momento ci siamo mossi e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Quindi ci presenteremo sicuramente, il come ci presenteremo dipende da Stefano Parisi e da tutti noi ma anche dall’atteggiamento che il mondo politico di centro-destra avrà nei nostri confronti. Abbiamo chiaramente detto che il nostro scopo è quello di creare qualcosa di nuovo e di dare una “famiglia” a tutte quelle persone che non votano più perché non si sentono rappresentate da nessuna parte politica. Noi vogliamo essere il valore aggiunto, il partito in più che può dare a tutti quegli elettori che hanno smesso di crederci (sono circa 10milioni), la possibilità e la voglia di votare ancora.

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Quali sono, soprattutto in riferimento a Torino e al Piemonte, i principali problemi da risolvere su cui Energie per l’Italia ha intenzione di concentrarsi?

In realtà possiamo dire che le principali criticità in teoria di carattere nazionale come il tema della sicurezza, della disoccupazione o dell’immigrazione, vanno ovviamente a toccare dal vivo città per città, Regione per Regione. Noi ci siamo concentrati, sia a livello nazionale ma anche regionale, soprattutto per quanto riguarda un territorio delicato come è in questo momento il Piemonte, su 5 temi essenziali: il lavoro, il welfare, la sicurezza, la giustizia e l’immigrazione. Abbiamo pensato di battere il territorio nella sua totalità organizzando dei veri e propri “format” composti da convegni, incontri, dibattiti sul territorio, aperti a tutti. Ad esempio quando il 16 novembre Parisi verrà qui a Torino, il nostro compito sarà quello di portarlo in mezzo alla gente in modo da creare un confronto diretto e costruttivo. La giornata del 16 novembre per noi sarà molto significativa ed importante poiché da quella data in poi per noi si aprirà la vera e propria presentazione su Torino e su tutto il territorio piemontese, del nostro movimento.

                                                                                                 Simona Pili Stella

 

 

energieperlitalia.com

CAMBIATO IL SINDACO MA NULLA E’ CAMBIATO. SOLO PROMESSE IN CAMPAGNA ELETTORALE

UN LETTORE CI SCRIVE

Il problema dell’abusivismo è un cancro per la città di Torino, per quel riguarda soprattutto zone quali Borgo Dora e Porta Palazzo. A questi si aggiunge anche il problema su Via Garibaldi. Si perché, anche una delle più eleganti vie di Torino, non scappa a questo problema: lungo la via, accanto alle vetrine di vari negozi, sono soliti posarsi con la loro merce i venditori abusivi. Nella quasi totalità sono stranieri, di colore, e vendono una merce abbastanza eterogenea: dalle borse, ai vestiti, passando per le stampe colorate. Da ciò derivano diversi problemi. Il principale riguarda i negozianti, i quali vedono occupata la zona davanti alle loro vetrine, scalini compresi, usati come sedie. Questo porta un fortissimo danno d’immagine ai negozi, i quali si lamentano per la perdita di clienti che questo comporta. La commessa di uno dei negozi, che maggiormente viene colpito, racconta: “Per noi è un fortissimo danno economico. Abbiamo provato a chiamare i vigili, ma la situazione cambia per poche ore!” I commercianti hanno così provato con soluzioni “alternative”, ad esempio bagnando la strada, soluzione che però si è rivelata tristemente fallimentare, essendo aggirata con dei teli sui quali posano le merci . Una commessa di uno di questi noti negozi ci racconta di essere andata, insieme a colleghe di altri locali, a parlare direttamente con i venditori abusivi: “Abbiamo anche provato a parlargli, chiedendogli di spostarsi almeno da davanti alla vetrina. Ci hanno risposto che essendo donne, non eravamo degne delle loro attenzione”. A tutto ciò si uniscono anche i diversi esposti che hanno fatto alla Sindaca, senza ricevere risposta, e senza vedere minimamente mutare la situazione. Appendino sembra essere sorda a questo tipo di problema. Ma i problemi risultano esserci anche per i pedoni: nelle giornate come sabato e domenica, in cui la via si affolla, il passaggio risulta essere in larga parte ostruito con disagi (non è piacevole dover fare lo slalom per evitare la merce buttata a terra), e soprattutto il rischio di inciampare sulle cianfrusaglie esposte. A ciò si unisce il danno estetico, con una bella via rovinata dal solito abusivismo. Torino ha numerose zone, belle esteticamente, che si vedono deturpate da persone accampate a terra nella ricerca di esporre illegalmente la propria merce, oltretutto di dubbia provenienza. Se la Sindaca vuole rendere Torino una città appetibile per i turisti, forse qualcosa sarà da rivedere.

B. Di Franco

Incendi: “sospendere la caccia”

La siccità del 2017 e gli incendi che continuano a divampare in questi giorni hanno probabilmente dato il definitivo colpo di grazia alla fauna selvatica piemontese

L’anomalo andamento meteorologico di quest’estate, che continua anche in questo inizio d’autunno, ha infatti fortemente ridotto le disponibilità alimentari e determinerà per molte specie l’impossibilità di sopravvivere all’inverno in arrivo. La situazione è poi drammaticamente peggiorata dagli incendi che stanno coinvolgendo numerosissime aree del Piemonte ed il cui spegnimento pare estremamente difficoltoso e comunque non immediato. Già il 29 agosto scorso le scriventi associazioni avevano chiesto alla Regione Piemonte di prendere in seria considerazione le considerazioni dell’ISPRA (l’Istituto pubblico che istituzionalmente si occupa di problemi della fauna) e prevedere serie limitazioni dell’attività venatoria per la stagione 2017/2018.   La Regione nulla ha fatto. La Legge 157/92 prevede proprio la possibilità che la Giunta Regionale possa adottare idonei provvedimenti di limitazione della caccia per tutelare le popolazioni selvatiche in difficoltà. Se questa che viviamo non è una significativa emergenza ambientale che necessita di provvedimenti seri e urgenti ci chiediamo quale possa essere. Non solo: la Legge 353/2000 (Legge quadro in materia di incendi boschivi), al comma 1 dell’art. 10 prevede una serie di divieti che riguardano le zone percorse dal fuoco, tra cui in particolare, il divieto di caccia:” Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia” Tale divieto è immediatamente operativo, indipendentemente dalla perimetrazione che i comuni sono obbligati ad effettuare ai sensi del comma 2 dello stesso articolo. Mentre i cacciatori in Val di Susa circondano le zone percorse dal fuoco e attendono gli animali stremati per ucciderli l’Assessore regionale Giorgio Ferrero con lettera del 25 ottobre 2017 indirizzata agli ambiti di caccia (ATC e CA) subordina il proprio agire alle richieste del mondo venatorio! Invece di intervenire con tempestività per tutelare la fauna selvatica l’Assessore Ferrero chiede ai cacciatori cosa debba fare!   Le scriventi associazioni chiedono alla Regione Piemonte un immediato provvedimento di sospensione dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale in attesa di corrette valutazione sugli effetti futuri che l’attuale drammatico stato di calamità potrà avere sul patrimonio faunistico della nostra regione.

 

ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, LIDA, OIPA,

PRO NATURA, SOS Gaia

Roberto Piana

Vice Presidente LAC Piemonte

 

EMERGENZA IDRICA IN PIEMONTE. INVITO ALLA COLLABORAZIONE DELLA CITTADINANZA

Un’ordinanza firmata dal presidente dell’Autorità d’ambito torinese (Ato3) del 19 ottobre scorso ha richiesto ai sindaci dei Comuni della Città metropolitana che sono più in difficoltà nell’approvvigionamento idrico di emettere “le necessarie ordinanze allo scopo di garantire la fornitura per gli usi essenziali (domestico e igienico-sanitario) con divieti o limitazioni di utilizzo agli usi secondari non essenziali“, come l’irrigazione di orti e di giardini, lavaggio di cortili, autoveicoli. Una situazione che ha interessato decine di comuni e che non esclude che anche i comuni non ancora in difficoltà, ed è il caso del capoluogo, pongano ai propri cittadini la necessità di adeguarsi a consumi più contenuti.  Si invitano quindi cittadini e cittadine di Torino a usare l’acqua con parsimonia, solo per gli usi essenziali. Lo stesso presidente dell’Ato3 rivolge il suo invito al risparmio “anche dove non ci siano carenze sin atto della fornitura, allo scopo di contribuire alla tutela della risorsa idrica e garantire un livello minimo dei corsi d’acqua per la salvaguardia ambientale”. Si eviti dunque, fino al superamento dell’emergenza, di usare l’acqua per motivi non essenziali.

(mm) www.comune.torino.it

Tutte le sfumature del profumo

E’ un vero e proprio viaggio attraverso i saperi dell’arte profumiera, le essenze naturali e i sapori del territorio. Domenica 5 e lunedì 6 novembre proseguono gli appuntamenti del Profumo Tour, dal Museo delle Essenze al bosco del Tartufo. Un iniziativa ideata dal Consorzio Turistico e dall’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero insieme al MÚSES – Accademia Europea delle Essenze, in collaborazione con l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

SI parte alle 10,30 da Alba alla volta di Savigliano dove al Muses si potrà compiere una visita interattiva tecno-sensoriale , a seguire, il laboratorio esperienziale “Il Profumo del piatto”, alla scoperta di piatti della tradizione piemontese, reinventati e interpretati : come ad esempio l’antipasto all’Acqua di Colonia, un primo piatto alle note orientali del patchouli, per finire con un dolce speziato ispirato alle rotte dei commerci veneziani. Si gioca con le note aromatiche per creare accordi unici e sapori inaspettati. Il tour prosegue verso il bosco del Tartufo: qui l’incontro con il Trifolau, il suo cane e un’esperta di analisi sensoriale del Centro Studi sul Tartufo di Alba per assistere alla ricerca del Tartufo ed imparare a scoprire i segreti di un profumo così avvolgente e ricco di sfumature.

 

Arriva Napoleone a Palazzo Cavour

Lunedì 30 ottobre alle 12 a Palazzo Civico verrà presentata alla stampa la mostra I CINQUE VOLTI DEL TRIONFO.  Incontrato sui banchi di scuola, approfondito attraverso la letteratura ed il cinema, Napoleone Bonaparte ha un legame particolare e profondo con la città di Torino: ecco che la mostra J’Arrive. Napoleone Bonaparte, i cinque volti del trionfo, in collaborazione con la Fondation Napoléon, dopo aver conquistato tutto il mondo arriva in Piemonte a Palazzo Cavour, splendida dimora storica che con questo appuntamento si rilancia come punto di riferimento museale e culturale.Interverranno ALBERTO SACCO Assessore commercio e turismo Città di Torino LUIGI PIGNOCCA Sindaco del Comune di Loano LARA MARTINETTO responsabile pubbliche relazioni di Next Exhibition PIERRE BRANDA  curatore internazionale della mostra “J’Arrive” GIANNI OLIVA storico ed esperto dell’età napoleonica CHARLES BONAPARTE, Presidente di Destination Napoléon.

LO RUSSO: “CASO GIORDANA IL GIORNO DOPO”

Prosegue la pubblicazione sul “Torinese” di commenti da parte di esponenti politici e di articoli e opinioni sul caso Giordana in Comune. Riportiamo qui di seguito il post che il capogruppo Pd a Palazzo Civico, Stefano Lo Russo, ha scritto su Facebook

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La rassegna stampa di oggi sul caso di #Appendino e delle dimissioni di Paolo Giordana è impietosa, a tratti forse fin esagerata. Leggendola ripenso ai lunghi mesi trascorsi, da quel lontano 30 giugno 2016. Mi tornano in mente coloro che, compresi alcuni miei compagni di partito, ci e mi hanno spiegato che eravamo “esagerati” nella nostra opposizione, che in fondo Appendino era “brava”, “intelligente”, “capace”. Ripenso a coloro che ci e mi spiegavano che in Consiglio Comunale dovevamo stare zitti, non dovevamo più parlare, correggere, controllare e denunciare le cose che non andavano. Zitti. Fermi. Ripenso a coloro che in una sorta di isteria catatonica collettiva, nazionale e cittadina, la vedevano addirittura Premier. Mi tornano in mente alcune celebri interviste sdraiate, le paginate in nazionale, i rotocalchi televisivi. E purtroppo anche le spallucce alzate da un conformista “milieu” quando denunciavamo con tutta la forza possibile in quel momento le degerazioni di un sistema di potere che si andava velocemente e visibilmente insediando, opaco e per questo pericoloso, come un virus. Un sistema opaco, dove era evidente a chiunque avesse un minimo di cognizione di causa che c’erano finti ruoli formali – gli Assessori, i Consiglieri Comunali – chiamati a ratificare in silenzio e ruoli sostanziali, veri. Altro che “onestà” e “trasparenza”. Altro che “casa di vetro”. Si stava insediando a Palazzo Civico un sistema decisionale inedito, in cui i tradizionali pesi e contrappesi tra forze politiche e tra Giunta e Consiglio, che sono comunque a mio parere un bene necessario per la democrazia e per evitare le degenerazioni, erano saltati, trascinati via dal “nuovo corso”. Liste di proscrizione per i dirigenti comunali “cattivi” e “riottosi” e anche qualche cambio di casacca di basso profilo per evitare ritorsioni e conservare pezzi di potere e qualche piccolo privilegio. In questi mesi abbiamo visto tollerare urla e scenate isteriche del Capo di Gabinetto, ora ex, e talvolta umiliazioni pubbliche di dirigenti e assessori comunali in riunioni interne e con esterni. Tutto concesso, tutto permesso. Colpevolmente. Concesso dai consiglieri comunali del #M5S, eletti con tante speranze e aspettative e palesemente immersi in un gioco più grande di loro. Zittiti quando intuivano ma non capivano cosa stava succedendo alle loro spalle, sulle loro teste. Credo che in fondo abbiano sempre avuto la sensazione di essere usati, ma forse solo ora stanno cogliendo il come e il perchè. Concesso anche da alcuni Assessori, in questo assai simili ai Consiglieri. Fintamente selezionati attraverso una finta selezione sui CV ma in realtà espressione di gruppi che avevano permesso l’ascesa di Appendino. E rimossi senza tanti complimenti quando non erano allineati al volere del vero gruppetto di comando oppure troppo fragili, come nel caso della Stefania Giannuzzi. Rileggere questa lunga fase oggi mi lascia comunque perplesso. Perplesso soprattutto su quanto fosse fragile il sistema di pesi e contrappesi politici, di come siano fragili alcune persone che rivestono ruoli di responsabilità in questa Città, Assessori e Consiglieri, che in questi mesi non avevano nessun bisogno di chinare la testa e baciare la pantofola del sedicente “Richelieu” de noartri. Lo stesso da cui oggi prendono le distanze con disinvoltura e in alcuni casi malcelata soddisfazione. Si sono liberati di un peso, ma non basterà purtroppo a mascherare il vuoto di proposte forti e l’inadeguatezza. I problemi sono tutti lì, sul tavolo. E non è l’uscita di scena di Giordana che li risolverà. Anzi, forse li aggraverà pure. La crisi strutturale di Appendino, la sua inadeguatezza al ruolo che ricopre e soprattutto la mancanza di visione e soluzioni per il futuro di Torino restano lì. Purtroppo per noi e per Torino. Si apre adesso una nuova fase, inedita, della vita della Città. Una Città in difficoltà, alla quale dobbiamo dare una mano. Questo uno dei compiti, il principale, che in questo momento ci compete. Pensare al futuro di Torino. Giordana è (forse) passato. Appendino passerà, come sono passati altri prima di loro e come capiterà ai loro successori. Torino invece resta, ed è a Torino e al suo futuro che dobbiamo guardare coinvolgendo in questo lavoro le energie positive economiche, sociali e politiche e tutti coloro che non vogliono arrendersi al declino.

 

Stefano Lo Russo

L’imbarazzo della corte inglese davanti alla vecchia sovrana: come lo spettatore di oggi

“Vittoria e Abdul” di Stephen Frears con Judi Dench

 

Fin dalle sue origini cinematografiche (My Beautiful Laudrette), ci aveva dato opere di ben maggior spessore Stephen Frears e aveva certo continuato, confezionando titoli che hanno pur detto qualcosa nella storia del cinema, non soltanto britannico. Da Le relazioni pericolose a Mary Reilly, da The Queen a Philomena. A Natale dello scorso anno ci era arrivato Florence reclamizzato oltre modo grazie all’etichetta Meryl Streep ma riconoscibilmente inferiore rispetto allo stesso soggetto francese firmato da un po’ meno pomposo Xavier Giannoli, oggi la programmazione fa scadere Vittoria e Abdul che vorrebbe essere ancora una picconata contro la indistruttibile muraglia della casa reale inglese, contro la lotta ai pregiudizi oggi tanto di moda (aver scoperto sette anni fa i diari – sinceri o no, non ha per nulla importanza, di quella dose d’opportunismo che ci potesse essere nella storia non se ne fa parola – del giovanotto indiano è stato per qualcuno una manna: e lo schermo sembrava essere già lì bell’e pronto, l’urgenza politica è un ottimo lasciapassare) ma che irrita soltanto per quell’aria di operetta e di inconsistenza affatto necessaria che il regista ha disseminato lungo tutto il film.

Partendo dall’arrivo a corte nel 1887 del ventiquattrenne Abdul Karim inviato a consegnare una medaglia, il mohur, che onori la sovrana e il suo regno, passando attraverso i primi sguardi e i primi sorrisi che fanno dire a Vittoria sessantenne “attraente” e che danno il via ad una amicizia tra colei che governa mezzo mondo e colui che da semplice impiegato delle carceri indiane passa al ruolo di “mushti” (maestro), di confidente, di importatore della cultura indiana, di membro di corte con moglie e suocera nerovestite al seguito, di insegnante di Indi e di Hordu, di sconosciute prelibatezze culinarie, di amico intimo, forse di innamorato, di colui che per la gran vicinanza ha sempre le orecchie tese anche per quel che riguarda la politica (ma pure di colui che un giorno fu beccato con le mani nel sacco a rubarsi gioielli dell’amata: “basato su fatti veri”, siamo avvisati all’inizio, “per lo più”). È chiaro che l’erede Bertie e la corte intera, servitù compresa, faccia aria di sommossa salvo poi ritirarsi nelle proprie stanze al primo urlo della vegliarda. Tutto suona sì simpatico, da svagato intrattenimento, a tratti ridicolo tuttavia, si preme sulla solitudine di lei che – sia detto tanto per sfatare per quel che si può il quadretto di vedova inconsolabile e timorata e puritana – già dopo la morte dell’amatissimo Albert aveva cercato e trovato conforto tra gli ardori di John Brown, già avvinazzato uomo di fiducia dello scomparso principe consorte e ti rendi conto che la passata incisività era tutta ben altra cosa, che il quadro della discendente all’indomani della morte di Lady D era dipinto con colori e con tratti personali ben più profondi. Va da sé che la rivolta non può avvenire che con il trapasso della sovrana, che ogni documento che possa ricordare “l’unione” (quanto mai allargata?) viene distrutto e Abdul cacciato, salvo poi ritrovarlo in patria, pochi anni dopo, davanti alla statua della “sua” regina a ricordare i giorni che furono.

Tutto è sontuoso, visivamente bello, i palazzi scelti per l’ambientazione, gli abiti, i particolari, le inquadrature, tutto è ricostruito con l’aiuto delle fotografie d’epoca (e chi lo voglia può anche fare il debito paragone tra l’originale Abdul e l’attore Ali Fazal che oggi lo impersona) ma tutto tremola come quel budino che viene servito a tavola e che tanto interessa a Frears, come i primi piani, come gli occhi ripetutamente “descritti”, come i visi della corte genuflessi e spaventatissimi. Chi resta ben salda in piedi è la prova superba di Judi Dench (per la seconda volta veste gli abiti e la corona di Vittoria, era già stata La mia regina con John Madden nel ’97), testarda, irascibile, rattristata e sola contro tutti, sognante, capricciosa, una gamma tutta da vedere d’espressioni che unica cerca di rimetterti un po’ in accordo con un film per altri versi davvero zoppicante, di pura illustrazione e quasi non necessario (dove persino il nostro Puccini, canterino con la Manon Lescaut, suona imbarazzante, come la sovrana: ma forse Frears è convinto di doversi qui omaggiare guardando al precedente Florence).

Di Maio sul caso Giordana: “Da noi dimissioni in due ore. Nel Pd atteggiamenti ben diversi”

“In due ore noi facciamo dimettere chi si fa condonare una multa per un suo amico mentre, al governo, Renzi e Gentiloni nominano sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, quella che chiedeva a Unicredit di salvare la banca di suo padre”. Dalla Sicilia, a muso duro, Luigi Di Maio, candidato premier in pectore di M5S interviene sul caso di Paolo Giordana, il capo di gabinetto di Chiara Appendino, costretto alle dimissioni dopo la vicenda della contravvenzione di Gtt. “Si tratta di atteggiamenti diversi – aggiunge – ed è questo che fa la differenza tra noi e loro”. Si dice nei corridoi del palazzo che la sindaca abbia fatto di tutto per difendere il proprio capo di gabinetto. Ma alla fine ha prevalso la linea imposta dai vertici di M5S.

In rianimazione il clochard aggredito con il fuoco

Degli sconosciuti, nella notte, hanno tentato di dare fuoco a un clochard nei giardini Madre Teresa di Calcutta, nel quartiere Aurora. L’uomo ora è ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione del San Giovanni Bosco con ustioni di secondo e terzo grado al viso. Si tratta di un romeno senza fissa dimora. Poiché presenta un edema alla gola è stato sedato e intubato. Ha raccontato che qualcuno gli ha versato del liquido infiammabile sul volto e poi gli ha dato fuoco. le indagini sono affidate alla polizia.