redazione il torinese

Il Comune: “segnalate le persone senza dimora”

Il Comune di Torino, attraverso la pagina Facebook di Torino Click, invita i cittadini a segnalare “la  presenza di persone senza dimora che, per qualunque motivo, si trovino  in situazione di evidente difficoltà e abbiano bisogno di aiuto,  telefonando alla Polizia Municipale al numero 011.0111 oppure inviando  una mail ai servizi sociali della Città all’indirizzo  adulti@comune.torino.it ”   E’ l’invito rivolto ai torinesi  dall’assessora comunale al Welfare, Sonia Schellino, affinché – grazie a  una più stretta collaborazione tra cittadini e servizi pubblici,  associazioni di volontariato, organizzazioni del privato sociale e forze  dell’ordine –   si possa intervenire tempestivamente per aiutare coloro  che vivono quotidianamente in strada in condizioni difficili e di  marginalità, evitando per quanto possibile che accadano fatti come  quello che si è verificato nelle scorse notti nel giardino Madre Teresa di  Calcutta. La responsabile delle politiche sociali comunali  ricorda anche che nelle prossime settimane scatterà il piano invernale  di Palazzo Civico che prevede il rafforzamento dei servizi per i senza  dimora, con il raddoppio dei posti letto in strutture di accoglienza  notturna e l’incremento delle attività finalizzate al sostegno e  all’inclusione. Mentre, per quanto riguarda il lavoro svolto in strada, è  previsto il potenziamento della Boa Urbana Mobile (il servizio  itinerante notturno che contatta, monitora e offre assistenza) e dei  servizi dell’ambulatorio sociosanitario “Roberto Gamba” di via Sacchi  49, a poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di Porta Nuova  e gestito in collaborazione con l’Asl.  “Con il rafforzamento  delle attività per il periodo invernale – spiega Sonia Schellino –,  dalla seconda metà del mese di novembre alla fine di marzo  l’Amministrazione comunale intende attivare un insieme di azioni che,  accanto all’indispensabile potenziamento dei servizi di accoglienza  notturna, permettano non solo di tutelare e di offrire una risposta ai  bisogni primari degli homeless, come un luogo coperto e pulito dove  passare la notte e qualcosa da mangiare, ma anche di accompagnarli con  progetti che li sostengano lungo un percorso di affrancamento dalla  condizione di senza dimora, aiutandoli a uscire da un modo di vivere  che, per i più diversi motivi e spesso non per scelta propria,  li  colloca in una condizione di estrema marginalità”.
(foto: il Torinese)

In treno con gli ovuli di droga nello stomaco

Erano a bordo di un convoglio Tgv Parigi-Milano, i  due  giovani corrieri della droga: un maliano di 33 anni e un nigeriano di 22 anni. La polizia italiana li ha bloccati alla frontiera di Bardonecchia. Gli agenti si sono insospettiti poichè i due non sapevano dire il motivo che li portava in Italia.  Sono stati accompagnati in ospedale, dopo la perquisizione personale che  aveva dato esito negativo. Infatti le lastre hanno rivelato la presenza di un consistente quantitativo di ovuli nello stomaco di entrambi. Sono così stati arrestati.

E.commerce e pagamenti, che cosa dice la legge

Di Patrizia Polliotto*

 

La nuova direttiva UE sull’e-commerce prevede, per i pagamenti elettronici l’implementazione della cosiddetta “strong customer authentication” (SCA), l’ “autenticazione forte” con la richiesta per ogni transazione di importi superiori ai 10 euro di effettuare diversi passaggi aggiuntivi, come l’inserimento di password, di codici o l’utilizzo di un lettore carta. Tale normativa apre il mondo dell’e-commerce a diverse problematiche, che rischiano di minare la libertà e la comodità degli acquisti online dei consumatori europei. Esse si traducono nella scomparsa dei check-out online istantanei, che oggi rappresentano la metà di tutte le vendite e-commerce attuali, come i check-out in un click spesso consentiti ai consumatori effettuano i loro acquisti regolarmente ed i check-out rapidi e automatici effettuati con i pagamenti in-app dove le carte di pagamento sono già state registrate. Tutti i siti internazionali devono adeguarsi alle nuove norme europee, o in caso contrario gli acquisti verranno automaticamente rifiutati. L’impatto della nuova normativa non è trascurabile, dato che secondo le stime andrebbe ad interessare almeno 6 miliardi di euro di pagamenti elettronici, pari ai due terzi di tutte le transazioni a livello europeo effettuate presso siti e-commerce internazionali. Senza considerare che circa il 70% dei consumatori europei afferma che un aumento di passaggi al checkout li indurrà ad abbandonare l’acquisto online (60% in Italia).

 

*Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
COMITATO REGIONALE DEL PIEMONTE
TEL. 011 5611800, Via Roma 366 – Torino
EMAIL: UNC.CONSUMATORITORINO@GMAIL.COM

 

Cinzano, da Torino al mondo

7 gennaio 1757: nel verbale di Congrega dell’Università dei Maestri Acquavitai e Confettieri, conservato nell’Archivio di Stato di Torino, compare per la prima volta il nome dei fratelli e vignaioli di Pecetto, paesino della collina torinese, Carlo Stefano e Giovanni Giacomo Cinzano

 

AL MUSEO NAZIONALE DEL RISORGIMENTO ITALIANO DI TORINO, UNA MOSTRA PER CELEBRARE I 260 ANNI DELL’AZIENDA TORINESE

FINO AL 14 GENNAIO 2018

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7 gennaio 1757: nel verbale di Congrega dell’Università dei Maestri Acquavitai e Confettieri, conservato nell’Archivio di Stato di Torino, compare per la prima volta il nome dei fratelli e vignaioli di Pecetto, paesino della collina torinese, Carlo Stefano e Giovanni Giacomo Cinzano. Parte di qui la bella storia dell’Azienda torinese, fornitrice ufficiale dal 6 agosto 1776 (quando i fratelli Cinzano avevano già aperto a Torino “L’arte del confetto” in via Dora Grossa, l’attuale via Garibaldi) della Real Casa, per quanto riguarda gli approvvigionamenti di confetti bianchi e canditi destinati ai battesimi di corte. Quella di Cinzano è la storia esemplare di un brand che s’avvia a festeggiare (mancano in fondo solo quarant’anni) i tre secoli di vita e che ha saputo intrecciare il suo percorso aziendale, passo passo, con l’evoluzione dei gusti, del costume e dell’economia del Bel Paese. Un’avventura e un’eredità esemplari, omaggiate come si deve dalla suggestiva mostra “Cinzano: da Torino al mondo”, organizzata, proprio per festeggiare i 260 anni di storia e di eccellenza del marchio, lungo il Corridoio della Camera Italiana del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino in piazza Carlo Alberto, fino al 14 gennaio. Curata da un Comitato Scientifico di storici e docenti italiani di altissima levatura e coordinata da Paolo Cavallo, responsabile degli archivi storici della società, la Cinzano rende così disponibile al pubblico, dopo circa vent’anni, alcune delle sue più celebri illustrazioni, insieme a 26 manifesti d’epoca, documenti, fotografie seppiate, bottiglie e oggettistica promozionale vintage. Sono tre le sezioni tematiche in cui si snoda l’iter espositivo: la comunicazione pubblicitaria, la storia del marchio (dalle origini al consolidamento internazionale) e le collezioni di oggetti storici del mondo bar, dalle targhe promozionali ai vassoi, dai bicchieri e dagli shaker fino alle più antiche bottiglie, alcune pesantemente segnate dall’incedere del tempo risalenti all’Ottocento. Secolo in cui avviene il vero salto di qualità (da attività artigianale a conduzione famigliare, a grande impresa industriale) con Francesco I e Francesco II Cinzano; grazie soprattutto a un’intelligente e lungimirante strategia pubblicitaria – che vanta collaborazioni con grandi artisti dell’epoca, da Adolf Hohenstein a Leonetto Cappiello (sua l’immagine guida della mostra, la “Donna adagiata su grappoli d’uva”), da Nico Edel a Raymond Savignac, da Jean-Pierre Otth a Giuseppe Magagnoli – ma anche al lavoro di infaticabili viaggiatori di commercio (come Giuseppe Lampiano, autore del libro “Attraverso il mondo” edito nel 1934 con dedica ad Alberto Marone Cinzano, e i fratelli Carpaneto, che già a inizi Novecento erano riusciti a portare i prodotti Cinzano in oltre 50 Paesi del mondo, fra Europa, Amerca Latina e Africa. E il viaggio, da allora, continua. Inarrestabile, ovunque nel mondo. Negli Anni ’60, quelli del boom economico (quando le campagne pubblicitarie portano la firma, fra gli altri, di Guido Crepax e nei Caroselli tv hanno il viso di Pel di Carota – Rita Pavone) sono ben 65 le filiali Cinzano sparse in cinque continenti. Per arrivarci, bisogna però fare ancora un passo indietro e passare attraverso le “prime bollicine”, comparse nel 1866 quando Francesco II Cinzano riesce ad ottenere in affitto la tenuta reale del Moscatello in terra di Langa, dove nella prima metà dell’ ‘800 re Carlo Alberto aveva avviato la costruzione di un formidabile complesso di cantine sotterranee e messo in piedi un laboratorio per la sperimentazione sulle uve locali del metodo “champenois”. L’opera non venne mai portata a termine. Ma nel 1887 (tre anni dopo la partecipazione alla grande Esposizione Generale Italiana tenuta a Torino), ormai famoso per i suoi vermouth prodotti sotto la Mole, Francesco Cinzano, nei moderni stabilimenti di Santa Vittoria d’Alba e Santo Stefano Belbo – costruiti per soddisfare una domanda sempre in aumento – inizia a produrre su vasta scala vermouth, barolo, barbera e moscato, “specialmente perfezionati – si legge in documenti del tempo- e ridotti a squisiti vini spumanti, che cominciarono ad acquistare

rinomanza per aroma e limpidezza”. Da allora la strada è tutta in discesa. Si corre ancora per un secolo, fino agli Anni ’80 e ’90 del Novecento. Periodo di transizione e sostanziale cambiamento. Fino alla svolta del 1999 quando il Gruppo Campari rileva il marchio, conferendogli un look più moderno, al passo con il nuovo Millennio. Trasformazioni imposte dai tempi per un’eccellenza italiana che tale continua a essere nel corso dei secoli. Mantenendo ben fermo il segreto dei segreti: quella formula del vermouth Cinzano, tramandata di padre in figlio e ancora oggi preservata nella sua originalità da una sola persona, il “master blender”: colui che seleziona, dosa e combina sapientemente le erbe aromatiche e i vari componenti alla base della preziosa infusione.

Gianni Milani

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“Cinzano: da Torino al mondo”

Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, piazza Carlo Alberto 8, Torino, tel. 011/5621147; www.museorisorgimentotorino.it – Fino al 14 gennaio 2018 Orari: dal mart. alla dom. 10 – 18

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Le immagini:

– Leonetto Cappiello: ” Donna adagia su grappolo d’uva”, stampa litografica a colori su carta, 1920

– Jean-Pierre Otth: “The perfect vermouth”, stampa litografica a colori su carta, 1955
– Giuseppe Magagnoli: “Cilindro con bottiglia”, stampa litografica a colori su carta, 1927
– Nico Edel: “Donna che bacia la bottiglia”, stampa litografica a colori su carta, 1938
– Bottiglie Cinzano XIX secolo
– Oggettistica d’epoca del mondo bar

 

Le vittime della nostra ricchezza

Inaugura venerdì 3 novembre alle ore 18 presso l’ARTeficIO di via Bligny 18/L a Torino la mostra di fotografie di Stefano Stranges, The Victims of our wealth, promossa dall’associazione culturale e di promozione sociale Soluzioni Artistiche, in collaborazione con il Centro Piemontese di Studi Africani e Walkabout Ph. La mostra, patrocinata dalla Regione Piemonte, è la prima esposizione nell’ambito di FotoGraffiti, rassegna artistica espositiva a tematica sociale ideata da Soluzioni Artistiche negli spazi di via Bligny. 

The Victims of our wealth (Levittime della nostra ricchezza), aperta fino al 19 novembre, comprende due percorsi per stimolare una riflessione sulla situazione economico – sociale, rispettivamente, di Congo e Ghana, in particolare, sulla produzione e smaltimento di uno dei prodotti di maggiore consumo degli ultimi anni: gli smartphone.  Fondamentale per la realizzazione di questi oggetti è il coltan, un minerale che viene estratto nella zona del Nord Kivu in Congo, con conseguenze catastrofiche sull’ambiente e sulla popolazione. Qui è nato il primo lavoro di Stefano Stranges, tra gennaio e febbraio 2016, con in mostra 34 stampe fotografiche in bianco e nero.
Il coltan è il minerale che ognuno di noi porta in tasca e che è oggetto di una lunga catena commerciale che implica pesanti conseguenze sui diritti umani e ambientali. La Repubblica Democratica del Congo è oggi una delle più grandi riserve di coltan: la mancanza di alternative per sopravvivere e lo scarso livello di scolarizzazione costringe la popolazione a essere schiava nella propria terra e a lavorare come minatori, con dei livelli di sicurezza pari a zero.  La seconda tappa del progetto si sviluppa nella Repubblica del Ghana, nella zona di Agbohbloshie, dove si trova la più grande discarica tecnologica del mondo, in cui vengono riversati rifiuti di ogni genere (in particolare frigoriferi, computer, stampanti, monitor e smartphone…) che arrivano dall’Occidente tramite container. Questa sezione comprende 38 stampe fotografiche a colori scattate da Stranges, insieme a oggetti artigianali prodotti da alcuni abitanti di Agbogbloshie con materiali recuperati dalla discarica. Anche in questa fase sono state analizzate le conseguenze sulla popolazione che vive e lavora all’interno della discarica, chiamata Sodom and Gomorrah, nonché l’impatto sul territorio. 
La mostra presso l’ARTeficIO a Torino è la prima occasione pubblica in cui vengono esposti insieme i due progetti fotografici, corredati anche dalla proiezione di un video documentario del videorepoter e collaboratore Simone Rigamonti. Obiettivo è sensibilizzare il pubblico su una maggior consapevolezza del terribile impatto ambientale e umano che questa filiera può avere su questi territori e non solo, dall’estrazione dei minerali senza un controllo sui diritti umani, allo smaltimento illegale e incontrollato, fino a noi.  La mostra rientra nel programma di attività promosse dal Centro Piemontese di Studi Africani di Torino, che ha appoggiato la prima fase del progetto fotografico di Stefano Stranges, realizzata nelle miniere di coltan delle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Anche a seguito di questa preziosa collaborazione riguardo il contesto della RDC, è stato invitato a Torino il dottor Denis Mukwege, medico e attivista congolese, specializzato in ginecologia e ostetricia, che ha fondato nel 1998 in Congo il Panzi Hospital, ospedale in cui ha curato i danni fisici e psicologici di molte donne oggetto di stupro e violenze nella regione. Nel 2014, dopo essere stato candidato per il Premio Nobel per la pace, ha ricevuto dal Parlamento europeo il Premio Sakharov, massimo riconoscimento che l’Unione Europea conferisce agli sforzi compiuti a favore dei diritti dell’uomo. In parallelo, per il periodo di apertura della mostra, è in via di definizione un calendario di appuntamenti con gli studenti delle scuole secondarie, per visite guidate alla mostra con dibattiti di approfondimento sui temi affrontati.
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THE VICTIMS OF OUR WEALTH
di STEFANO STRANGES
a cura di Soluzioni Artistiche
in collaborazione con il Centro Piemontese di Studi Africani
dal 3 al 19 novembre 2017
vernissage 3 novembre ore 18
l’ARTeficIO – Torino

BANCHE, SCIENZA, IMPRESE: SE LA BUGIA CORRE IN RETE   

Si moltiplicano anche in Italia i casi di informazione strumentalizzata e distorta per fare concorrenza sleale

 

Fake news, cancro dell’Italia che si informa in rete. Aumentano in tutto il Paese i casi di cittadini comuni, imprese di successo, giornalisti, scienziati e personaggi noti in genere alle prese con casi di discredito e diffamazione perpetrati a loro danno sul web. Gente perbene e capace nel proprio mestiere che, proprio per via dell’umana invidia e altrettanto terrena cattiveria gratuita spesso ingiustificata, subisce più facilmente, rispetto ad altri, attacchi – mediatici, e per lo più strumentali – al proprio buon nome. E’, in particolar modo, la cosiddetta ‘web reputation’ a farne le spese: quella che, in parole povere, appare in termini di risultati cronologici in fila sullo schermo a chiunque digiti una o più parole chiave di proprio interesse sui motori di ricerca: determinando dunque, di fatto, l’ago della bilancia sulla prima impressione che ci si fa di qualcuno. E, spesso, anche puntando ingiustamente il dito. Una recente ricerca ha stimato che in Italia, allo stato attuale, nei Tribunali vi siano pendenti circa 4 milioni di persone accusate ingiustamente. Uomini e donne innocenti per cui lo Stato – con i soldi di tutti i contribuenti, sia chiaro – ha corrisposto circa 640 milioni di euro di costi, tra celebrazione di processi e oneri risarcitori. Le fake news infestano tutti i settori, indistintamente. Anche l’informazione sanitaria passa sul web: si stima che oltre 11 milioni di italiani cerchino dati su patologie e rimedi attraverso la rete. Persino la nota virologa Ilaria Capua, secondo ‘Scientific American’ tra i 50 più autorevoli e influenti scienziati al mondo – vittima essa stessa di un abominevole sciacallaggio mediatico e giudiziario mondiale (da genio della scienza era stata accusata e additata di essere un trafficante di virus per procurate epidemie) – ha affermato pubblicamente, sul quotidiano ‘La Stampa’, che ‘le false notizie su Internet sono il nemico dei vaccini’.Mentre invece, dalle pagine di ‘Repubblica’ si apprende di una sentenza epica e storica di condanna emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di un soggetto, reo di aver pubblicato su Wikipedia (l’enciclopedia libera sul web) contributi diffamanti, oltraggiosi e falsi a danno della buona reputazione del noto giornalista e scrittore Gerry Palazzotto, scrivendo persino che quest’ultimo era morto. Condanna dura ed esemplare, consistente in sei mesi di reclusione (pena sospesa) e nel versamento di una provvisionale di euro 1.000,00 alla vittima, che nel frattempo si era costituita parte civile.

 

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Anche chi lotta contro gli abusi e lo strapotere delle banche, facendo gli interessi di cittadini e consumatori onesti non è stato immune, in Italia, da frecciate pesanti, e non per questo meno dolenti. E’ il caso di Serafino Di Loreto, noto e stimato avvocato bresciano balzato repentinamente agli onori delle cronache – come riporta un lungo e documentato articolo apparso su Puntosanremo.it – per essere stato il primo, in Italia, ad aver segnato una serie di vittorie storiche in Tribunale a difesa dei conti correnti di cittadini e imprese vessati da esosi istituti di credito e atti esattivi altrettanto ingiusti. Seguendo, di fatto, con successo le orme tracciate dal noto ex magistrato Piero Calabrò: il solo che, ne 1999, ottenne in Italia il primo pronunciamento storico in Italia contro anatocismo e usura bancaria. Lo stesso ex giudice che, oggi, presiede (e scusate se è poco!) la ‘SDL Centrostudi’, società in prima linea contro gli illeciti della finanza spregiudicata, fondata proprio da Di Loreto. Attaccato ingiustamente da poteri forti, stampa partitica asservita al potere giuridico ed economico, oggi Serafino Di Loreto – già stimato docente universitario in importanti atenei italiani e Presidente dell’Osservatorio Europeo sull’Educazione Finanziaria – anima e mente di ‘SDL Centrostudi’ (azienda amata dalla gente, temuta invece dall’establishment), ha restituito alle tasche degli italiani oltre 240 milioni di euro indebitamente loro sottratti. E rimesso in pista nonché assistito legalmente su più fronti (alla guida di un pool unico nel suo genere in Italia di oltre 700 tra avvocati, commercialisti, periti, consulenti ed esperti a vario titolo di materia giuridica, fiscale, tributaria) oltre 150mila soggetti in crisi, fra privati, famiglie e imprese.

Cioccolatò e mercatini di Natale: è (di nuovo) tutto un grande caos

Storie di città / di Patrizio Tosetto
Sembra proprio che gli amministratori pentastellati ci mettano impegno a non azzeccarne una. Hanno superato persino il detto “anche un orologio rotto fa due volte al giorno l’ora giusta”. Ma chi sta pagando un salato e duro prezzo è la nostra città.  Dopo la notizia che non si farà Cioccolato ‘ c’è preoccupazione per la nuova edizione dei Mercatini di Natale. Chi ha vinto avrebbe sede a Bolzano dove non è conosciuto e non ha una dovuta esperienza. Sfortunata coincidenza? Cerchiamo di appurare i fatti. Su Cioccolato’ salta tutto anche perché l’ amministratore non è reperibile, dimostrando scarsa attendibilità. Dopo il ricorso cassato al Tar anche la seconda classificata si è tirata fuori. L’assessore Sacco serafico sostiene di non aver potuto prevedere  tutte queste difficoltà.  Risultato finale: per la seconda volta salterà l?iniziativa? Sui Mercatini di Natale forse è peggio: la società vincente non ha i requisiti.  Ma la Sindachessa sostiene  che è tutto regolare perché un terzo ha dato le debite garanzie. Però molti non si accontentano delle spiegazioni date e verificano la natura della società garante,  collegata a Buongiorno Italia. E’ proprio la stessa che ha ” toppato” sulla precedente edizione dei Mercatini e che dovrebbe pagare ingenti danni alla città. Almeno così avevano dichiarato gli assessori competenti pentastellati. In altre parole chi è uscito dalla porta centrale starebbe tentando di rientrare dalla finestra. Di bene in meglio! Sfortuna? A questo punto non penso proprio. Qualcuno non ha fatto le verifiche?  Ingenuità? Forse,  ma quando si amministra dicendo che si vuole cambiare il modo di governare, diventa una colpa.  Si potrebbe configurare una omissione di controllo? Chissà. Non rammento più chi diceva che gli individui non si giudicano per ciò che dicono di essere ma per quello che fanno….ora ricordo:  un  certo Karl Marx.  Noi non ci permettiamo di giudicare moralmente. Ma il nostro modestissimo parere è che Torino non ci fa una bella figura. Cose  -se fatte – fatte malissimo. E la situazione traspare dal volto di una Appendino sempre più nervosa, sempre più sotto pressione .
(foto: il Torinese)

Accoglienza in Piemonte: i numeri in Consiglio regionale

Con gli interventi delle assessore Monica Cerutti (Immigrazione) e Gianna Pentenero (Lavoro e Formazione professionale) la terza Commissione – presieduta da Raffaele Gallo – ha concluso l’esame degli argomenti di competenza contenuti nel Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2018-2020.Sul documento è poi stato espresso parere consultivo favorevole.

Cerutti ha presentato i dati più recenti relativi alla presenza degli stranieri sul territorio piemontese, che si attestano su poco più di 418 mila, pari al 9,5 per cento della popolazione. 14.210 sono i richiedenti asilo, 1363 quelli interessati dalla rete degli enti locali che realizza progetti di accoglienza integrata sul territorio: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Sono state fornite anche le presenze distribuite per ogni singola provincia: Alessandria 1694 nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 164 nello Sprar; Asti 1052 e 133; Biella 526 e 61; Cuneo 2128 e 58; Novara 1112 e nessuno nello Sprar; Torino 5409 e 923; Verbania 574 e 10; Vercelli 712 solo nei Cas.L’assessora ha spiegato come a livello regionale ci sia la condivisione con quanto previsto dal Piano nazionale per l’integrazione. In particolare le azioni principali sono rivolte all’occupabilità, alla formazione civico-linguistica e alla promozione scolastica. In materia di accoglienza, Cerutti ha poi voluto sottolineare l’impegno della Regione Piemonte in favore del contrasto al fenomeno della tratta di esseri umani e dei minori stranieri non accompagnati. Ha infine ribadito l’opportunità di convertire in legge i contenuti della proposta sulla promozione della cittadinanza, che ha iniziato il suo iter legislativo. Nel dibattito, Gian Luca Vignale (Mns) ha sottolineato l’importanza di distinguere le politiche sull’immigrazione da quelle che riguardano i richiedenti asilo.

 

Lavoro e formazione

Tra le misure del Defr su cui si è soffermata l’assessora Pentenero ci sono le politiche attive del lavoro, su cui la Giunta regionale ha previsto uno stanziamento,  grazie al Fondo sociale europeo, di  62,8 milioni di euro sul bilancio pluriennale 2016-2018, che ha permesso, tra le altre cose, l’attivazione dei cosiddetti “Buoni servizio”, percorsi  di accompagnamento al lavoro rivolti a disoccupati e soggetti particolarmente svantaggiati. È stato inoltre avviato un nuovo bando per i “Progetti di pubblica utilità” e sono partite le azioni finanziate dal Fondo regionale disabili per favorire l’inclusione socio-lavorativa delle persone iscritte al collocamento mirato. Pentenero ha poi parlato delle misure di sostegno alla creazione d’impresa: il microcredito, il programma “Mip-Mettersi in Proprio” rivolto ad aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi e le attività di sostegno alle start up innovative.Sono quindi intervenuti ancora Vignale e Francesca Frediani (M5s), che hanno chiesto di conoscere le ricadute delle misure e hanno sottolineato l’esigenza di analizzare i dati.

 

Caccia

È poi proseguito l’esame dei tre provvedimenti in materia di caccia: il disegno di legge dell’assessore Giorgio Ferrero, nonché i due progetti di legge rispettivamente di Giorgio Bertola (M5s)  e dello stesso Vignale.

Piazza San Carlo, avvisi di garanzia in arrivo per la drammatica notte di caos e paura

AGGIORNAMENTO Questa mattina la sindaca Appendino, a margine della presentazione dei nuovi treni di Fs  in piazza Castello, ha detto ai giornalisti: “Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e ho piena fiducia nel lavoro della magistratura

 

Sono trascorsi ormai 5 mesi da quella drammatica notte in piazza san Carlo quando, il 3 giugno, a causa della calca e del panico creatisi durante la proiezione della finale di Champions tra Juventus e Real Madrid rimasero ferite oltre 1500 persone. A seguito dei traumi riportati morì una donna nei giorni successivi. Ora le indagini della procura della Repubblica di Torino sono a una svolta. A breve, da quanto si apprende, dovrebbero essere notificati dieci o più avvisi di garanzia nei confronti di persone che si ipotizza possano avere responsabilità su quanto accaduto: chi doveva far sì che le bottiglie di vetro non entrassero in piazza?  Ad oggi nel registro degli indagati figurano, con l’accusa di omicidio colposo e lesioni gravissime il presidente e il direttore di Turismo Torino, l’ente che organizzò la serata: Maurizio Montagnese e Danilo Bessone. La sindaca Chiara Appendino è iscritta, ma per il reato di lesioni lievi, a seguito delle denunce da parte di diversi tra i feriti.

 

(foto: il Torinese)

Ernesto Rossi della Manta, l’aristocratico giacobino piemontese del ‘900

Di Pier Franco Quaglieni

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E’ stata appena inaugurata all’Ufficio Relazioni con il Pubblico  del Consiglio Regionale del Piemonte  in via Arsenale 14 G a Torino  una mostra dedicata ad Ernesto Rossi nel 50° della morte,  che ha per titolo “Ernesto Rossi dal Piemonte all’Europa”, La mostra è organizzata dalla classe V C SS  dall’I.I.S. “Bosso- Monti” di Torino. Essa rimarrà aperta fino al 29 novembre .Roberto Rossi Precerutti,ultimo discendente della casata Rossi della Manta a cui Ernesto apparteneva, ha messo a disposizione la documentazione su una delle famiglie aristocratiche del vecchio Piemonte a cui appartenne questo giacobino coraggioso, certamente incurante delle sue origini nobili, anche se appartenne idealmente , a pieno titolo, due secoli dopo, a quella straordinaria  élite illuministica dei Radicati di Passerano su cui aveva scritto Gobetti. Nato a Caserta nel 1897 e morto a Roma nel 1967, Ernesto Rossi, dopo aver partecipato come volontario alla Prima Guerra Mondiale, conobbe a Firenze Gaetano Salvemini: fu quello l’incontro decisivo della sua vita, che lo portò ad essere sempre coerente con sé stesso, anche nei momenti più duri della sua vita. Rossi rappresenta nella vita politica e culturale italiana l’esempio tipico del “ribelle” o, se vogliamo, del “rompiscatole”, del “donchisciotte”, come disse Gian Carlo Paletta ai suoi funerali. Nel febbraio 1967 ,il giorno dei suoi funerali, Ugo La Malfa tenne un importante discorso al teatro “Carignano” nel quale lanciò il nuovo Partito Repubblicano che superava quello legato alla tradizione mazziniana che a Torino si identificava in Terenzio Grandi e Vittorio Parmentola. All’inizio del suo discorso ricordò Ernesto Rossi, definendolo <<un uomo del Risorgimento>> per la probità morale del suo agire, per la intensa passione civile che sempre caratterizzò la sua vita. Giovanissimo, andai ad ascoltare La Malfa e rimasi colpito da quel discorso. Ne parlai dopo lezione all’Università, a Palazzo Campana(dove pochi mesi dopo sarebbe nata la contestazione studentesca)   con Aldo Garosci, che era uno dei miei professori più amati alla Facoltà di Lettere dov’egli insegnava Storia del Risorgimento e Storia delle dottrine politiche.  Garosci era stato in aspra polemica con Rossi pochi anni prima per” il caso “Piccardi”, una vicenda che non merita di essere ricordata, anche se sconquassò il Partito Radicale di allora ,in verità già minato da dissensi ben più profondi. Garosci non solo riconobbe la grandezza di Rossi, ma si espresse  con parole di assoluta generosità e rispetto verso il combattente per la libertà e la democrazia Ernesto Rossi. Paradossalmente  non fu così generoso Massimo Mila che aveva condiviso con lui il carcere a Roma.E’ impossibile far rivivere il suo gusto per la battuta tagliente, per il paradosso, per la polemica più feroce che caratterizzarono i suoi scritti.

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Oppositore irriducibile del fascismo, fra i fondatori di “Giustizia e Libertà”, Rossi fu arrestato nel 1930 e condannato a vent’anni di carcere (nel suo libro Elogio della galera ci ha lasciato testimonianza di che cosa significasse per lui ” Non mollare”, per dirla con il titolo del giornale antifascista fiorentino a cui aveva collaborato). Visse l’esperienza del carcere con una intransigenza ferrea che gli indurì il carattere, senza impedirgli tuttavia di abbandonarsi alla dolcezza dei sentimenti, quando scriveva alla sua “Pig”, il diminutivo di “Pigolina” attribuito, con catulliana tenerezza, alla sua donna, Ada, che volle sposarlo in carcere e restargli fedele per tutta la vita. La figura di Ada Rossi merita un ricordo a sé perché ella fu una donna di straordinaria personalità,  che seppe fare scelte coraggiose e sempre controcorrente, non coincidenti con quelle del marito. Successivamente relegato al confino di Ventotene, scrisse nel 1941, con Altiero Spinelli, il famoso Manifesto da cui – in piena guerra – trasse impulso l’idea federalista di un’Europa libera ed unita. Un modo di intendere l’Europa diverso da quello che fu di Federico Chabod e dello stesso Luigi Einaudi. Tra i fondatori del Partito d’Azione e poi del Partito Radicale, visse l’esperienza de “Il Mondo” di Mario Pannunzio, di cui fu una delle “colonne”: le sue inchieste appartengono ormai alla storia del giornalismo italiano, così come alcuni suoi libri hanno lasciato una traccia difficilmente cancellabile: pensiamo, ad esempio, a I padroni del vapore.Fu vicinissimo a Marco Pannella all’atto della rifondazione del Partito Radicale di cui fu subito uno degli iscritti già nel 1962/63. Rossi era un liberista convinto, che proveniva dalla scuola di Einaudi, ma aveva anche appreso da Salvemini e da Rosselli i valori della giustizia e del socialismo liberale. Negli anni del pontificato di Pio XII esemplari ( e, forse, non sempre accettabili) furono le sue battaglie ferocemente anticlericali. Alessandro Galante Garrone ha così sintetizzato il carattere di Rossi: << Spiritaccio scanzonato, una delle coscienze più pure ed intemerate del nostro tempo>>. Fu uno degli ultimi “illuministi” che si lasciava guidare, come egli stesso scrisse, dal << cerino acceso della nostra ragione>>. Nel buio morale dei nostri giorni, la lezione scomoda di Enesto Rossi è una di quelle che vanno raccolte e ricordate anche da parte di chi ha dissentito dai suoi “furori” polemici: egli stesso è una piccola luce che ci indica la strada da percorrere, senza tradire: è stato, parafrasando Benda, << un chierico che non ha tradito>>, un cittadino esemplare di quella <<Italia civile>> di cui parla Bobbio.

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E’ molto significativo che in tempi come quelli che viviamo, in cui è stato smarrito il senso della storia e del valore civico,dei giovani studenti torinesi si siano avvicinati a Rossi che fu professore di economia negli Istituti superiori di Stato ed al quale, dopo il carcere duro e il confino, nell’Italia tornata democratica , venne negata ingiustamente la docenza universitaria. E’  anche molto importante che ci siano dei docenti che supportino una ricerca di questo tipo. Licei blasonati torinesi si appiattiscono nei riti autocelebrativi del loro passato, senza uscire dalle solite” vulgate”. Gli studenti del “Bosso -Monti” seguono altre strade e va loro reso merito. Non è, per altri versi, un caso che Rossi venga riscoperto dai giovani. Già nel 1987 gli studenti dell’Istituto superiore di Bergamo, dove Rossi insegnava prima dell’arresto e dove conobbe la futura moglie sua collega di insegnamento, fecero un video sulla vita del professore che diede lustro alla loro scuola . Ricordo con piacere l’invito a Bergamo che mi venne fatto per ricordare Ernesto Rossi nel ventennale della morte. Oggi gli studenti torinesi riscoprono la sua figura anche collegandola alle radici piemontesi della sua famiglia. E’ un segno che non bisogna disperare e che bisogna guardare con fiducia alle nuove generazioni. 

 

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