redazione il torinese

ISU Merano Cup 2017: ancora un trionfo per Lucrezia Beccari dell’Ice Club Torino

Nella competizione di singolo femminile, categoria junior dell’ISU Merano Cup 2017, svoltasi il 16 e 17 novembre, si è imposta, conquistando una splendida medaglia d’oro, la piemontese Lucrezia Beccari che veste i colori dell’Ice Club Torino, diretto da Claudia Masoero. La Beccari ha vinto sia il programma corto pattinato sulle musiche di “Alien” e “Visitors”, sia il programma lungo nel quale l’atleta di Rivoli interpreta un toccante omaggio all’“Olocausto” sulle musiche di “Schlinder’s List” di Spielberg e del “Pianista” di Polanski, totalizzando un punteggio complessivo di 152,94, molto alto sia per la parte tecnica, nella quale ha eseguito diversi salti tripli tra i quali il lutz, sia per quella artistica grazie alle sue spiccate doti interpretative. “Lucrezia è in continua crescita – ha dichiarato al termine della gara Edoardo De Bernardis, allenatore e coreografo di Lucrezia Beccari – sono molto soddisfatto dei suoi risultati, del suo impegno e delle sue capacità di apprendimento. E’ una brava saltatrice e sa interpretare, sulla musica, ruoli diversi”. La settimana prossima la Beccari sarà impegnata in un’altra competizione internazionale e gareggerà ad Innsbruck nella Cup of Tyrol.

 

Barbara Castellaro

 

www.iceclubtorino.it

Credit Photo Luca Tonegutti

Jannuzzo, un nuovo Ciampa tra corna, tragicità e divertimento

Ciampa, uno dei personaggi più belli di Pirandello, uno di quelli più presi dalla smania del ragionamento, dalla loro filosofia di apparenze e realtà, di maschere, di mondi da conservare ben oltre la più pura verità. Se lo andiamo a cercare nella memoria, televisiva o teatrale, ha sempre avuto le fattezze di Eduardo, di Salvo Randone, di Turi Ferro. Oggi, per questa nuova edizione del Berretto a sonagli vista per il cartellone di Torino Spettacoli, Ciampa è Gianfranco Jannuzzo, che da noi è di casa e sinora, proprio sui palcoscenici di Torino Spettacoli, conosciuto e apprezzato come divertente intrattenitore, come frequentatore di commedie brillanti, come monologhista eccellente. È un giovanilissimo sessantenne che per l’occasione cambia registro, prende un’altra strada (momentanea?) per cercare nuove concretezze, nuove tragicità che pur qui rimangono inviluppate in un contesto da commedia, quasi da pochade. Capace di scavalcare all’indietro l’età di Ciampa, ritrovandosi magari più “strano” in una sembianza che cancella i grandi vecchi, capace di sottrarsi al ruolo di scrivano, di sottoposto, di uomo già anziano alle dipendenze di un padrone per ritrovarsi in un elegante quanto forbitissimo signore. Ascolti in modo diverso la tirata delle tre corde, la sociale, la seria e la pazza, ha un aspetto nuovo lui entrato nel salotto buono di casa Fiorica a destreggiarsi tra la signora che gli porge velatamente l’ombra del dubbio, il fratello di costei che guarda di lontano i connotati del bel Cecè, di un commissario che sembra uscito da una comica del primo Novecento, di una madre nerovestita diretta, come tutti del resto, a salvare il buon nome della famiglia.

Perché è poi tutto un problema di corna, un film di Germi girato qualche decennio prima. Il cavalier Fiorica e la moglie del Ciampa se la intendono, perché non ci siano dubbi fin dall’inizio la regia di Francesco Bellomo ci lascia trasparire un gran strofinarsi tra i suddetti, lei, la giovanissima Nina, assai più giovane di Ciampa, in guêpière e veli, la moglie sa e pure Ciampa sembra conoscere: finché durerà il gioco della corda sociale, finché ogni apparenza sarà salvaguardata e il cornuto rimarrà tale nel chiuso delle case, la storia potrà filare diritta. Ma se donna Beatrice inizierà a esplodere nell’intento di mettere i due amanti in piazza, nel dimostrare di non temere lo scandalo, di urlare tutta la propria rabbia contro un’ipocrisia che asfissia, allora no, le forme e con loro Ciampa non potrebbero più essere salvati: non resta allora che lasciar mettere in funzione la corda pazza, tutti concorderanno che la sventurata non può aver parlato che in un attimo di pazzia e alla pericolosità della pazzia si deve rimediare. Bellomo (che ha pure trasportato la vicenda dagli anni Venti al primo dopoguerra) conclude in un perfetto terzo atto, velocemente diretto, impaginato con tutta l’immediatezza del momento, mentre in precedenza, nella volontà di addentrarsi ancor più di altri suoi colleghi nelle tante tessere che compongono la storia, recupera zone che Pirandello aveva tralasciato, come quando Beatrice ritrova tra la biancheria uno scorpione, portatore di un morso velenoso, o come quando Fifì rimprovera la sorella di non essere più disponibile con il marito, spingendolo nella ricerca di altri corpi femminili. Insomma, una bella edizione in cui primeggia la tragicità di Ciampa pur immersa in un mare di divertimento prima e di svagatezza poi e di dramma riordinato sul fondo, in una bella escalation cui partecipano tutti gli attori della compagnia, da Gaetano Aronica a Franco Mirabella ad Anna Malvica agli altri, con una menzione specialissima alla Beatrice di Emanuela Muni, affamata di vendetta, ardita nel combattere la logica di Ciampa con la propria, costretta da tutti con i suoi belati inverosimili a scendere nella pazzia. Le repliche al Gioiello sino a domenica, vi direi davvero di non lasciarvelo scappare.

 

Elio Rabbione

 

Vince chi perde!

Dopo sessant’anni, per la precisione cinquantanove, l’Italia non parteciperà alla fase finale dei mondiali di calcio di “Russia 2018”. Una nazionale mediocre, priva di gioco e di risultati, è stata giustamente eliminata dalla modesta squadra svedese. Una “tragedia” per il calcio nazionale già in profonda crisi, un avvenimento che si sta rivelando peggiore dell’eliminazione da parte della Corea di molti anni fa. Un grave danno economico e d’immagine. La reazione dei responsabili del naufragio, dei novelli “Schettino” , è stata inqualificabile e indegna. L’allenatore Giampiero Ventura aveva una sola possibilità, per non essere ricordato negli anni a venire solo con ignominia: rassegnare immediatamente le dimissioni. Invece cos’ha fatto? Ha preferito attendere e farsi esonerare per “vincere” la buonuscita economica. Il Presidente della Federazione Calcio -FIGC- Carlo Tavecchio, già agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per le sue gaffes razziste e omofobe, peggio ancora: si è auto assolto, attaccato come una cozza alla poltrona. Il comportamento di Tavecchio e Ventura mi ha ricordato il comportamento di alcuni noti personaggi pubblici. Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti nel 2011 sfidò la sua “amica” Marta Vincenzi nelle primarie per la carica a Sindaco di Genova, dichiarando che, in caso di sconfitta, si sarebbe ritirata dalla politica. Già lei allora! Fu travolta dalla Vincenzi e invece di mantenere fede e ritirarsi, pretese una candidatura alle elezioni politiche senza passare al vaglio delle primarie, con conseguente carica di Sottosegretario prima e Ministro poi. E che dire dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, che alle Primarie per il Sindaco di Roma del 2013, vinte da Ignazio Marino, arrivò solo terzo con un modestissimo risultato? E che dire, di nuovo, del secondo arrivato sempre in quelle primarie, David Sassoli, che è attualmente Vice Presidente del Parlamento Europeo? Chi quelle primarie le vinse (Ignazio Marino) fu cacciato con una congiura “notarile” organizzata dal suo stesso partito. E poi come dimenticare la straordinaria sconfitta di Renzi al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016? “Se perdo, mi ritiro dalla politica”, affermò. Un vizio, quello del dichiarare, evidentemente non solo suo: insieme a Maria Elena Boschi ed all’allora Vice Presidente del Senato furono tutti premiati con sottosegretariati e ministeri. In un Paese, l’Italia, dove molti, troppi hanno smarrito la dignità, evidentemente vince chi perde!

PD, Carretta: “Ci occuperemo di forma partito”

Si è svolta ieri sera la prima direzione metropolitana del PD
“Voglio ringraziare chi ha fatto parte della direzione precedente e il passato presidente, Alessandro Altamura – ha dichiarato il segretario Mimmo Carretta in apertura – La direzione oggi è più snella e nasce dopo un percorso unitario”.  “Parte del nostro impegno – continua Carretta – sarà dedicato alla forma partito su cui lavorerà il dipartimento organizzazione nato a supporto della segreteria. L’esperienza di MapToMap [www.maptomap.it] sarà il punto di partenza di quel percorso. Un percorso iniziato in qualche modo già con la prima segreteria riunitasi a Casellette. C’è un partito deciso a muoversi.  Il dipartimento si occuperà, inoltre, di comunicazione, tesseramento, rapporto coi circoli, festa de L’Unità, manifestazioni e sicurezza”. Nel resto della relazione tanti i punti toccati: dagli episodi di razzismo, fascismo e violenza avvenuti a Torino, ma anche a Rivalta e a Nichelino, alla situazione di Moncalieri, con il ritiro delle dimissioni di Montagna  dopo un lavoro politico importante, dai metodi per la selezione della futura classe dirigente in vista delle prossime elezioni politiche (in allegato l’ordine del giorno votato in direzione), con l’utilizzo delle primarie, strumento fondamentale del nostro partito che permetterà ai territori di esprimere la propria voce, alla situazione politica torinese con la necessità di costruire una strategia e una nuova visione. È poi intervenuto Saverio Mazza, responsabile organizzativo, che ha presentato il regolamento tipo per i circoli e il regolamento che istituisce i coordinamenti di zona: “È l’avvio di nuova forma organizzativa: il PD si costituisce in zone omogenee e regolamenta il rapporto dove affronta le elezioni con liste civiche”

Verso una difesa europea: il precedente dell’unione monetaria

Intervento a cura del Centro Studi sul Federalismo 

 

 

di Domenico Moro*

Il 13 novembre scorso, 23 paesi dell’UE hanno inviato, al Consiglio europeo e all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, la notifica della loro volontà di partecipare a una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nel settore della difesa. Si tratta di: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Restano fuori dall’intesa Regno Unito, come esito della Brexit, Danimarca, Malta, Portogallo e Irlanda, anche se gli ultimi due si sono riservati di aderire nelle prossime settimane. La decisione definitiva dovrà essere presa nel Consiglio europeo di dicembre, in vista del quale i paesi aderenti dovranno presentare il “National implementation plan“, la cui congruità e il cui rispetto vale ai fini della partecipazione e permanenza nella PESCO.

La notifica rappresenta una risposta concreta che l’Europa dà ai suoi cittadini, preoccupati per la propria sicurezza interna ed esterna, messe in discussione dagli attentati terroristici, dai conflitti militari nell’est del continente, in Africa settentrionale, in Medio Oriente e dalla svolta americana in politica estera. Essa mette fine a sessant’anni di esitazioni su una politica autonoma europea nel settore della difesa, anni durante i quali si è affidato ad altri la propria sicurezza. In base alle indagini dell’Eurobarometro, il 68% dei cittadini europei auspica un maggior intervento europeo nella politica di sicurezza e di difesa e il 70% un intervento più significativo nella protezione delle frontiere esterne. Se l’UE, a 18 mesi dalle elezioni europee del 2019, non avesse cominciato a dare segnali reali in questa direzione, l’attenzione dell’opinione pubblica europea sarebbe rimasta concentrata sulle misure di risanamento finanziario, bollandole come politiche di sacrificio “imposte dall’Europa”, senza alcuna contropartita. Le spinte nazionalistiche ed euroscettiche si sarebbero rafforzate, mettendo in discussione i passi avanti anche in altri settori.

Per cogliere la rilevanza della decisione del 13 novembre, il paragone migliore è quello con la decisione, adottata nel 1979, di istituire il Sistema Monetario Europeo (SME). Con quella misura, i paesi europei presero atto del fatto che stabilità e unità del mercato comune europeo non potevano essere affidati alla valuta di un paese terzo, il dollaro americano. Occorreva dotare l’Europa di una sua moneta, aprendo così la strada all’introduzione dell’euro. Con la notifica sulla PESCO, i paesi europei hanno preso atto del fatto che la loro difesa non può più essere affidata all’esercito americano, ma vi devono provvedere in maniera autonoma.

L’iniziativa ha sollevato dei dubbi, che vanno valutati. Essi riguardano il numero dei partecipanti, la cui estensione coincide quasi con l’intera UE e quindi non sarebbe chiara la differenza con l’ambito PESCO; il voto all’unanimità che regge la governance della PESCO; il meccanismo di finanziamento; l’interoperabilità tra le forze militari dei paesi PESCO e quelle della NATO. A questi dubbi si può rispondere ricordando il precedente dell’avvio dell’unione monetaria che ci ha dato l’euro. Inizialmente allo SME aderirono tutti i paesi che componevano la Comunità Europea (tranne il Regno Unito, che aderirà nel 1990). A mano a mano che prendeva corpo la volontà di procedere all’istituzione di un’unica moneta europea, alcuni paesi si sono dissociati dal progetto. Anche nel caso dell’avvio della PESCO, non si può escludere che tutti i paesi che oggi vi aderiscono, in una fase più avanzata dell’integrazione militare ne faranno ancora parte. La volontà reale di andare avanti si comincerà a vedere quando l’avvio della Coordinated Annual Review on Defence (CARD) promuoverà progetti industriali sovranazionali e il raggiungimento di standard sempre più elevati di capacità operativa congiunta.

Il voto all’unanimità, che va certo criticato, non deve essere un alibi, per i governi più volenterosi, rispetto al promuovere progressi nel processo di integrazione. Soprattutto, devono essere gli europeisti più lucidi che, come per lo SME, e in altri casi in cui si prevedeva l’unanimità, devono saper intuire che si è di fronte ad un’occasione unica per un altro passo avanti verso un’unione federale. Lo SME fu istituito con il voto unanime e la governance del tasso di cambio delle valute dei paesi partecipanti prevedeva l’unanimità (o, meglio, la decisione di svalutare o rivalutare era adottata “in base a un mutuo consenso“). Più in generale, nei casi dell’Atto Unico, approvato all’unanimità (ma le misure di attuazione del mercato interno venivano votate a maggioranza), dell’unione monetaria, approvata all’unanimità (ma con la fissazione del voto a maggioranza nella BCE) e della politica estera, le cui decisioni sono approvate all’unanimità (ma la sua attuazione avviene a maggioranza, tranne che per gli aspetti militari e la difesa), si è di fronte a situazioni in cui, di fatto, è già stata attuata o è prevista la cosiddetta “clausola passerella”, evocata dal Presidente della Commissione Juncker nel Discorso sullo stato dell’Unione 2017.

Il finanziamento della PESCO è un aspetto rilevante dell’iniziativa, che la notifica sembra sottovalutare. Ma in questo caso si possono ricordare: la possibilità di avvalersi di quanto prevedono i trattati per i costi amministrativi, che possono essere sostenuti dal bilancio UE; l’attivazione del meccanismo Athena – in corso di revisione – per il finanziamento dei costi militari; il Fondo Europeo per la Difesa, che è composto di due volani, uno per il finanziamento della R&S e l’altro per l’incentivazione di progetti industriali sovranazionali. Inoltre, occorre accennare al “fondo iniziale”, previsto dall’art. 41.3 TUE, che può essere istituito dal Consiglio a maggioranza qualificata per operazioni militari che non possono essere finanziate dal bilancio UE. A questo proposito, si può ricordare un Rapporto del Senato francese, il quale prefigurava la possibilità di fare del meccanismo Athena il “fondo iniziale” di cui sopra.

Infine, per quanto riguarda l’interoperabilità delle forze militari PESCO con quelle della NATO, effettivamente non è del tutto chiaro se devono essere i paesi PESCO ad adeguarsi agli standard della NATO – cioè a quelli degli Stati Uniti –, piuttosto che la NATO a quelli dei paesi PESCO. Quello che occorrerà stabilire è il fatto che i paesi PESCO dovranno preventivamente condividere degli standard comuni tra di loro, sulla base dei quali procedere ad un successivo confronto con quelli della NATO, prevedendo regole che non penalizzino l’industria militare europea.

Con l’avvio della PESCO, che ha l’ambizione di fornire un bene pubblico essenziale, quale è la sicurezza interna ed esterna europea, i paesi partecipanti si sono messi su di un asse di equilibrio: a un certo punto, come con lo SME, o decideranno di andare avanti, verso una maggiore integrazione militare, oppure precipiteranno all’indietro, mettendo in discussione l’intero progetto europeo. La nascita dell’euro ci incoraggia a ritenere che l’asse d’equilibrio, al momento opportuno, penderà dal lato dell’avanzamento, soprattutto se nel frattempo ci si adopererà per consolidare e far avanzare la nuova fase che si sta aprendo per la difesa europea.

 

*Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi sul Federalismo (coordinatore dell’Area Sicurezza e Difesa)

Spazzapan, ritorno a Torino

FINO AL 31 GENNAIO 2018

Il primo impatto con la città non fu certo dei migliori. Nel 1928, quando l’allora trentanovenne Luigi (in sloveno, Lojze) Spazzapan – terzo di cinque figli, nato a Gradisca d’Isonzo nel 1889 da Gustav, guardia carceraria, e Josipina Mervic – arrivò a Torino su invito dell’architetto goriziano Umberto Cuzzi per partecipare al concorso per la decorazione murale del Padiglione della Chimica, alla grande “Esposizione Internazionale” allestita al Parco del Valentino, si vide infatti respingere senza troppi salamelecchi i disegni da lui presentati alla “Società Promotrice delle Belle Arti”. Bocciato. E non solo. Allo smacco artistico (per un pittore sicuramente non alle prime armi, con mostre all’attivo, già premiato all’“Esposizione Internazionale di Arti Decorative e Industriali” a Parigi e forte di una formazione artistica compiutasi in gioventù nei massimi centri delle avanguardie europee del tempo, fra cui Vienna e Monaco), si unì anche un inghippo non da poco, come il ritiro, sempre sotto la Mole, del passaporto per motivi politici. Con l’entusiasmo presumibilmente sotto i piedi, l’artista decise, nonostante tutto (forte di quell’“estrosità” ed “umoralità” che ne segnarono l’intera esistenza) di restare a Torino. Dove inizialmente alloggiò in una soffitta in via Napione, ospite del pittore Carlo Terzolo, e dove in seguito tramite amici come Cuzzi, Chessa e Paulucci entrerà in contatto con le massime “voci critiche” del tempo, come Lionello Venturi ed Edoardo Persico. Scelta coraggiosa per lui. Una grande fortuna per la città, in cui rimase per trent’anni. Per il resto della sua vita. Fino al 1958, quando il 19 febbraio si spense improvvisamente. Di qui il titolo della grande Antologica (“Luigi Spazzapan– Ritorno a Torino”) a lui dedicata, a quasi sessant’anni dalla morte, dalla torinese “Fondazione Giorgio Amendola e Associazione Lucana Carlo Levi” di via Tollegno. Curata da Loris Dadam, la rassegna presenta un centinaio di opere, in arrivo dalle maggiori collezioni a livello nazionale, e ha il duplice scopo (oltreché di far dell’arte un elemento di “Riqualificazione delle Periferie”) “di far conoscere al più vasto pubblico l’opera dell’artista, ma soprattutto di prospettare una rivisitazione critica del ruolo di avanguardia da lui avuto in quel periodo”. Battitore libero, assolutamente autonomo nella ricerca stilistica, tanto dall’allora imperante (a Torino soprattutto) “classicismo” casoratiano quanto dal “tonalismo post-impressionista” dei Sei; attento solo agli impulsi di una gestualità all’apparenza incontrollabile e senza freni già in corsa verso lidi astratto-informali percepiti attraverso una grafia espressionista dai tratti nervosi ed essenziali, Spazzapan produce dal ’30 al ’42 una serie di “vedute” torinesi -molte presenti in mostra – di alta suggestione e lirica intensità. Ecco allora, in parete, il Valentino, le varie vedute del Po, il Canale Michelotti, le case di Barriera e piazza Castello nella nebbia o con la neve o sotto i bombardamenti. Un’autentica “dichiarazione d’amore” per la città che sentiva ormai “sua” (dove lavorò anche come illustratore alla “Gazzetta del Popolo” e come docente al “Liceo Artistico”) e luogo d’approdo felice per la sua pittura. Quella che gli faceva passare, come lui stesso raccontava a Venturi, “intere notti senza potermi fermare” in un intreccio di soggetti fra i più vari: molto piacevoli anche gli “interni”, (in cui spesso ritrae l’amata compagna Ginia), così come gli “animali” (la serie dei “Cavalli” composti con una frenesia narrativa senza limiti fra il ’32 e il ’50) e le “nature morte” (di impressionante vigore il “Vaso di calendole” del ’48). Alla fine degli anni Quaranta, inizia per l’artista friulano quel processo di “geometrizzazione” delle forme, ben evidente nella calibrata tempera su carta del ’48 “La Spagnola” (dall’intenso fondale rosso) che pure mantiene ferma la rilevanza formale del soggetto, a differenza della “Composizione geometrica n. 8” già realizzata nel ’46, dove “la consueta libertà di tratto sperimenta sempre più la sua potenziale autonomia dall’oggetto”. Per arrivare al ’55, con “Composizione Astratta n. 1”, dove il processo può dirsi concluso: “la linea ed i graficismi collegati non ci sono più, sono rimasti solo la pittura e il colore quasi allo stato primordiale in uno stile informale dove sembra prevalere la casualità del gesto”. E, in quest’ottica, si può veramente dire che la mostra ospitata alla “Fondazione Amendola” riesce a coprire in buona parte tutti i periodi creativi dell’artista: pittore anarcoide, irruente e dolce a un tempo, dalla “mano dilagante” ma attenta a “ubbidirgli sempre, anche nei momenti di massima frenesia”.

Gianni Milani

 

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“Luigi Spazzapan – Ritorno a Torino”

Fondazione Giorgio Amendola e Associazione Lucana Carlo Levi, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 – www.fondazioneamendola.it – Fino al 31 gennaio 2018

Orari: dal lun. al ven. 10-12/ 15,30-19, sab. 10-12,30     

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Le immagini:

– Luigi Spazzapan: “Barche sul Po con ponte  in lontananza”, tempera su carta, 1938

– Luigi Spazzapan: “Vaso di calendole”, tempera su carta, 1948
– Luigi Spazzapan: “La Spagnola”, tempera su carta, 1948
– Luigi Spazzapan: “Composizione geometrica n. 8”, tempera su carta, 1946

L’ospedale Mauriziano di Torino contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’ospedale Mauriziano di Tiorino nel 2017 promuove l’eliminazione della violenza sulle donne con una serie di iniziative organizzate e coordinate dalla Rete Locale Accoglienza Vittime di violenza e dal Comitato Unico di Garanzia aziendale. Dopo aver organizzato la settimana scorsa il primo corso sulla violenza domestica e sessuale dedicato ai professionisti sanitari, lunedì 20 novembre verrà approvata la nuova Procedura per la presa in carico delle vittime di violenza interpersonale presso l’Azienda Mauriziano di Torino. Da giovedì 23 a giovedì 30 novembre verrà esposto al pubblico, per la campagna di informazione a sostegno delle donne vittime di violenza, l’allestimento “Posto occupato” sia nell’atrio storico lungo corridoio Turati prospiciente l’Aula Carle sia nella sala di attesa del Pronto soccorso.

Lunedì 20 nuovo sciopero dei mezzi GTT: ancora una giornata nera per i trasporti a Torino

Nella giornata di lunedì 20 novembre 2017 è previsto uno sciopero della durata di 24 ore dei mezzi Gtt,  indetto da Filt Cgil, Fit Trasporti e Uiltrasporti, al quale hanno aderito anche i sindacati autonomi. E’ previsto  un presidio in piazza Castello dalle 15 alle 18, mentre si svolge il consiglio comunale nella vicina sala della Provincia. I sindacati sostengono che le istituzioni non hanno  dato risposte nonostante una prima protesta di 4 ore e due presidi dei lavoratori Gtt e poiché “la Commissione Trasporti del Senato ha dato via libera a 40 milioni alla Regione  per salvare Gtt” si chiedono quali strade si stanno percorrendo”. “Cara Sindaca, – scrivono in un volantino – il 20 novembre una rappresentanza delle nostre 5.000 famiglie sarà in piazza Castello in attesa che i sindacati vengano convocati”.

 

Il servizio sarà comunque garantito nelle seguenti fasce orarie:

– Servizio urbano e suburbano della Città di Torino: dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00
– Metropolitana: dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 12.00 alle ore 15.00
– Autolinee extraurbane: da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30
– sfm1 Pont-Rivarolo-Chieri (ferrovia Canavesana) e sfmA Torino Aeroporto-Ceres: da inizio servizio alle ore 8.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30

Maggiori informazioni sul sito di GTT: www.gtt.to.it/…/4413-sciopero-di-24-ore-dei-mezzi-gtt-luned…

Diamo una seconda vita agli oggetti

Inizia sabato 18 novembre la Settimana Europea di Riduzione dei Rifiuti (SERR), giunta quest’anno alla sua nona edizione. L’Iniziativa rappresenta la più ampia campagna di informazione e sensibilizzazione circa gli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti e le molteplici azioni per ridurli. La “Settimana” si rinnova ogni anno con la finalità di accrescere la consapevolezza sulla prevenzione dei rifiuti e coinvolgere attivamente enti pubblici, imprese, società civile e cittadini europei. Iren partecipa attivamente al tema 2017, “Diamo una seconda vita agli oggetti”, realizzando alcune iniziative e progetti che coinvolgono il territorio piemontese. In particolare Amiat, Società del Gruppo Iren, ha realizzato una pratica pubblicazione relativa al corretto conferimento dell’organico accompagnata da una dettagliata guida al compostaggio domestico, con l’intento di favorirne la distribuzione e diffusione durante la “Settimana.” Inoltre, il Gruppo ha predisposto su alcuni quotidiani e settimanali locali la pubblicazione di alcune ricette estratte dal “Ricettario degli avanzi”, con lo scopo di invitare i cittadini a riflettere sui propri stili alimentari e sulle tante possibilità di evitare gli sprechi di cibo, contribuendo così alla riduzione dei rifiuti e a un contenimento delle spese domestiche.

L’azienda ha anche aderito a “Cit ma bun”, un progetto di economia circolare, ideato con la finalità di rintracciare e recuperare piccoli beni da avviare al riuso; l’iniziativa consiste nell’invitare, chi partecipa, a recuperare e riutilizzare tutti quegli oggetti di piccola e media dimensione che solitamente rimangono per anni depositati e impolverati nei cassetti o nelle cantine. A tal proposito, nelle prossime settimane presso le principali sedi di Iren a Torino verranno distribuiti alcuni box adibiti al recupero, in modo che anche i dipendenti dell’azienda possano diventare campioni del riuso, riempiendo le cassette di piccoli oggetti come bicchieri, stoviglie, soprammobili, piccoli manufatti, suppellettili, giocattoli usati che attraverso il progetto “Cit ma bun” possono conoscere una nuova vita. Infine, per quanto riguarda le attività di educazione ambientale per i più giovani, a Torino insieme al Centro Scienza e all’Istituto Comprensivo “D.M.Turoldo” (Circoscrizione 5) il tema dei rifiuti sarà approfondito con il Centro Ambiente Mobile e un ricco programma di laboratori, giochi e attività, aperti nel pomeriggio di giovedì 23 novembre anche ai genitori che potranno partecipare, insieme ai bambini, o in gara con loro, alle varie attività proposte durante la settimana.

 

 

Giuliana Cusino canta le sue donne, tra fantasia e leggende

 

All’interno di quel piccolo gioiello dell’architettura medievale, posto al centro della val di Susa, che è la chiesa di San Rocco a Condove – un’antica parrocchiale, inizialmente dedicata a Santa Maria de Prato, costruita probabilmente verso il XII secolo e ricca di una sua storia che parte dalle prime notizie scritte datanti al 1290, “girata” nella propria struttura con l’abbattimento dell’abside originaria e la costruzione di quella che noi oggi vediamo, lasciandoci l’operazione scoprire parte dell’affresco dell’arco trionfale, considerato da alcuni studiosi il più antico della valle – è visitabile (fino al 3 dicembre, il mercoledì dalle 10 alle 12, il venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19) in questi giorni la

personale di Giuliana Cusino “Donne vi voglio cantare”, ceramiche raku su tavola. La mostra è organizzata dall’associazione culturale “Arte per voi” ed è curata da Luigi Castagna, Valter Vesco e dalla stessa Cusino. Salta all’occhio come il contenuto ottimamente si addica alle linee e alle atmosfere del contenitore, come quell’antica e piccola chiesa possa ospitare di diritto, con un bel salto di tempo, i visi e le forme femminili che Cusino ha creato, le acconciature, le cuffie, gli abiti, gli strumenti musicali e gli animali, tutto dentro formale eleganza e una pregevole tavolozza di spiccati colori, gli azzurri, i verdi, gli effetti bronzei e dorati, i rossi vivaci. Con la fantasia, certo questa c’è, ma fino a un certo punto, semmai felicemente saccheggiando – e rivisitando – dentro sguardi antichi, andando a scovare particolari preziosi, ricordando affreschi, rimmaginando certi visi che la memoria si

porta appresso. Sono le tracce delle donne idealizzate, cantate un tempo da qualche bella voce di trovatore, ricompaiono come dame dei vecchi poemi cavallereschi, delle leggenda, di una Storia a tratti offuscata da una narrazione impropria o lacunosa. Cusino ne inventa i nomi, ma ti pare di averle frequentate da sempre, tra novelle, stampe e memorie di pittura. Ammiriamo tra tutte il sentimento che corre tra Isotta e il suo cavallo, Griselda con l’ampio copricapo turrito con quei cavallini bardati di stoffe e colori, Fiammetta che con la sua mandola, tra rossi papaveri e altri fiori, sembra incantare un gruppo di oche, Isadora mascherata e bellissima in quell’intarsio di stoffe e ricami, Violante con la sua importante acconciatura suddivisa in una doppia conchiglia e affettuosa con una piccola volpe, l’incedere elegante di Adelaide. Dieci immagini che si fanno altrettanti personaggi, a tutto tondo.

 

Elio Rabbione