redazione il torinese

IL GRANDE BASKET VISTO DALLA CURVA: FIAT TORINO – BRINDISI

Così come una vittoria non fa primavera, una brutta sconfitta non fa tormenta invernale, si potrebbe parafrasare … E’, d’altro canto, vero però che la partita non sia stata giocata bene.

Tralasciando i commenti tecnici che molti avranno già visto sui giornali “ufficiali”, si può da queste righe solo (e come sempre) aprire a commenti di natura diversa, così come per vocazione nasce questa rubrica che non vuole mai essere solo una semplice distesa di dati e numeri, ma la visione “palpitante” di un’emozione vissuta dai tifosi. Si potrebbe definire inquieta e altalenante la volontà del pubblico di sostenere la squadra, sospinta dalla passione e “bruciata” dagli ultimi eventi. Il problema risiede proprio in questo: cosa ne sappiamo veramente di cosa sia successo, e, anche sapendolo, come possiamo essere noi nelle teste dei protagonisti? Purtroppo quanto accaduto non è positivo, e cambiare in corsa da vincenti non è cosa di tutti i giorni, ma proprio questo deve far riflettere sulla gravità delle cose accadute per modificare una situazione positiva.Ma ricordo che stiamo parlando di situazioni diverse da una persona che lavora con a carico famiglia tutti i giorni che si reca in fabbrica rispetto a quelle sportive. Io vivo di sport e so che è un mondo difficile, soprattutto l’alto livello, ma ogni cosa dovrebbe essere dimensionata a dovere.Vedo persone che si espongono con rabbia e che stanno male per quanto accaduto, e vedo l’indifferenza di chi le ha lasciate… . Vedo che qualcuno nel bene e probabilmente in questa occasione, nel male, comunque ci mette la faccia e affronta la realtà in prima persona con contatto diretto senza intermediari. A memoria d’uomo non ricordo un presidente faccia a faccia con i tifosi all’aperto per spiegare una situazione.Errori? Probabilmente sì, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra diceva qualcuno tanti anni fa, e se tale affermazione fosse seguita, molte sarebbero le diatribe in meno.

Ho visto gente lamentarsi l’altr’anno di situazioni insostenibili e quest’anno ricercarle, a dire “si stava meglio quando si stava peggio” non si sbaglia mai e il mondo cambia poco in questi ultimi secoli. La situazione tra il pubblico e sui social è di sconcerto ma credo che a parte i “gufi” tifosi che stranamente sarebbero contenti se Torino perdesse (e la qualifica di tifosi è perlomeno dubbia… ) tutti sarebbero contenti di rivedere il sereno su una piazza che merita il meglio dello sport cestistico.Torino è appena tornata sui palcoscenici che conta è già qualcuno sembra lamentarsi: ma lo sport 2020 non è più una fabbrica di dilettanti, è un’industria e si deve muovere come tale. Tutti i tifosi di Torino, noi che guardiamo il basket e che vorremmo vedere il più alto livello di competizione in città, dobbiamo solo fare una cosa: vivere la realtà che abbiamo, stringerci intorno allo spettacolo e non farci prendere in giro dalle false informazioni. Ok, sono stati fatti tanti errori, farne di più non sarebbe proprio il caso. Ma sarebbe bene ricordarsi che con errori e con “ardite imprese”, diciamo così, noi guardiamo la serie A e l’Eurocup, altrimenti il Palaruffini avrebbe ancora ospitato le partite di sport diversi e concerti Rock .E comunque trovo inquietante che nessuno dei sottolinei che da quasi un mese non gioca Mbakwe, e non è una mancanza da poco, dopo di che, anche con Banchi si erano palesati momenti vuoti clamorosi anche a Varese nel primo tempo. Le critiche non portano a nulla e i saccenti che non sanno portano a qualcosa che non voglio commentare… A Venezia e ad Avellino dopo una sconfitta nessuno si diverte a picchiare i propri “idoli” con parole da “intenditore”. Ma come sempre, chi non può fare, parla, o scrive e anch’io faccio così. Se fossimo stati bravi saremmo tutti noi ad allenare o ad aver giocato in A o forse ad essere padroni di una società di alto livello sportivo… tutto il resto sono solo parole. A noi il compito, unico, di sostenere criticando, se serve, costruttivamente.

Paolo Michieletto

 

Mario Soldati gourmet

Il Centro Pannunzio, nel sessantesimo anniversario dalla messa in onda della serie televisiva “Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei cibi genuini” di e con Mario Soldati che fu suo presidente per vent’anni, promuove un incontro dal titolo “Mario Soldati, un viaggio lungo 60 anni: la valle del Po fra televisione, letteratura e cibo”. Interverranno Luca Bugnone, giornalista del Gambero Rosso; Elisabetta Cocito dell’Accademia Italiana della Cucina e Monica Mercedes Costa, studiosa di cultura materiale, dirigente del Centro “Pannunzio. “Seguirà un aperitivo in tema di cibo e vini del territorio (della valle del Po).Ingresso libero. Dichiara il Vice Presidente del Centro “Pannunzio prof. Pier Franco Quaglieni che fu amico assiduo di Soldati: “Renderemo omaggio all’unico, vero creatore della “cultura del cibo” in Italia ,tanto prima e con  tanta raffinata cultura in più  rispetto agli oggi  idolatrati Petrini e Farinetti.

E’ a Soldati che si devono le intuizioni che hanno saputo  far mescolare cibo, cultura, vino, arte. Soldati parlava della famosa salama da sugo di Ferrara perché voleva parlare dell’Ariosto ai suoi telespettatori. La valle del Po non era la rozza Padania, ma la culla di un civiltà italiana cresciuta lungo il fiume, una civiltà di  montanari, contadini, pescatori ma anche  fatta di grandi scrittori.

Torino era per Soldati la città del Risorgimento e del cioccolato, come Bardonecchia era la località di villeggiatura dove c’erano le trote di torrente, ma  dove aveva incontrato Benedetto Croce, innamorandosi di una sua figlia. Per Soldati, autorevole componente dell’ Accademia  italiana della cucina fondata nel 1952  dai suoi amici Orio Vergani e Dino Buzzati, la cultura del cibo e del vino diventava tout-court cultura.

Moi: dopo l’aggressione a Maspoli riprogrammare le azioni

La conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale ha audito nel pomeriggio Antonio Maspoli, direttore di progetto designato da Compagnia di San Paolo per dar corso al programma comunale di recupero delle palazzine ex Moi di via Giordano Bruno e di ricollocazione degli occupanti.

Maspoli ha ripercorso le giornate difficili che a partire dai primi 97 trasferimenti del 21 novembre scorso, hanno visto una forte crescita dell’affluenza di occupanti presso l’ufficio del progetto, e contemporaneamente i ripetuti tentativi di parte degli occupanti di bloccare l’attività dell’ufficio stesso, culminati con la violenta aggressione di cui è stato vittima il 21 dicembre. La rappresentante della Giunta ha detto che da allora le attività segnano una fase di stallo, anche per volontà della Compagnia di San Paolo che chiede al tavolo interistituzionale (Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, Diocesi di Torino, Prefettura di Torino e Compagnia di San Paolo) di stabilire condizioni di maggior sicurezza prima di riprendere le attività. A tale proposito entro fine mese sarà presa una decisione sulla collocazione dell’ufficio del progetto che attualmente si trova all’interno dell’area ex Moi. Alcuni capigruppo, e con loro il rappresentante della Circoscrizione 9, presente all’audizione, hanno sollecitato la presentazione di un nuovo programma di attività, con obbiettivi intermedi e tempistiche. Da parte della Giunta è stato assunto l’impegno a presentare tale cronoprogramma dopo il prossimo incontro con il tavolo interistituzionale, ovvero attorno alla metà di febbraio.

Testimone di Geova operato senza trasfusioni: è salvo

Ha 62 anni il paziente colpito da dissezione aortica, di Napoli, che è stato salvato al Maria Pia Hospital di Torino (nella foto). E’ stata utilizzata una innovativa tecnica chirurgica che non prevede trasfusioni di sangue, così come richiesto dal suo credo religioso di Testimone di Geova. Aveva rifiutato l’intervento con la tecnica tradizionale, che richiede diverse trasfusioni. Il trasferimento da Napoli è avvenuto su un volo-ambulanza. L’operazione è stata effettuata  all’inizio di gennaio ma è stata resa nota soltanto oggi. Il  Maria Pia Hospital è specializzato nella chirurgia bloodless. L’intervento è durato cinque ore ed è perfettamente riuscito.

 

Bloodless: la tecnica operatoria senza trasfusioni

 

L’equipe del Maria Pia Hospital ha di recente operato con successo un uomo gravemente affetto da dissezione aortica utilizzando la tecnica Bloodless che non prevede l’uso di sangue esterno, anche per casi molti complessi.  Risponde alle domande il Dottor Sebastiano Marra, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare Maria Pia Hospital.

 

Dottor Marra, che cos’è la dissezione aortica?

La dissezione aortica – qui di tipo A, la più grave – è una delle urgenze più drammatiche affrontabili in cardiochirurgia. L’intervento – a profilo di rischio elevato – va condotto da specialisti esperti. Le nostre arterie, aorta compresa, sono composte da 3 strati a diversa consistenza: lo strato interno, chiamato intima, lo strato intermedio, muscolare, importante per l’elasticità e la contrattilità del vaso, e lo strato esterno, detto avventizia, con caratteristiche nutritive. In alcune circostanze – per patologie quali la Sindrome di Marfan o quando vi è una precedente condizione di delicatezza strutturale da ipertensione arteriosa di lungo tempo e non ben curata – la pressione sanguigna esercitata sulla parete provoca una rottura, in gergo detta slaminamento, di questi 3 strati (in particolare dello strato muscolare o dell’intima) e il conseguente ingresso del flusso ematico in piccole fessure patologiche. L’aorta si lacera quindi a livello del suo strato più interno, la cosiddetta tonaca intima, e ad ogni battito cardiaco questa rottura si fa strada lungo la parete del vaso, generando un “falso lume”, ovvero una strada alternativa, più precaria e pericolosa, che coinvolge anche tutte le diramazioni arteriose che vascolarizzano i principali distretti corporei, dall’encefalo agli organi addominali, complicando progressivamente e irreparabilmente il quadro. Dal momento dell’insorgenza dei sintomi, maggiore è il tempo che passa, maggiore è la probabilità di rottura a tutto spessore dell’aorta, evento che porta ad un’emorragia massiva e a morte nell’arco di pochissimi minuti.

 

Come si manifesta? Qual è sintomo che porta a correre in Pronto Soccorso?

La dissezione aortica di tipo A insorge solitamente con un dolore toracico improvviso e trafittivo, che può essere associato o meno a perdita di coscienza. Una delle caratteristiche che fa più facilmente sospettare la patologia è il dolore definito “migrante”, ovvero descritto dal paziente come un dolore “che si sposta” col passare dei minuti in zone diverse del torace e della schiena: questo è dovuto alla dissezione che progredisce avanzando lungo la parete aortica, peggiorando il quadro clinico.

I sintomi possono assomigliare a quelli dell’infarto: dolore al petto, oppressione al torace, senso di disagio di tipo anginoso. Vi sono poi alcune forme più subdole, in quanto la dissezione sale verso i vasi sanguigni che portano ossigeno e nutrienti al cervello e il paziente va incontro a sincope da ischemia cerebrale.

 

Come si è sviluppata in questo caso? Patologia congenita o causa acquisita?

Le cause sono prevalentemente acquisite: correlate alla malattia ipertensiva, alle cosiddette cardiopatie e hanno una tendenza all’ipertrofia del muscolo cardiaco e sviluppano una pressione superiore al normale sull’aorta che tende a dilatarsi e andare incontro a rottura.

Nel caso del sig. C.M. sembra che l’aorta ascendente del paziente presentasse già una dilatazione aneurismatica di almeno 7 cm, lesione che normalmente si sviluppa negli anni, in concomitanza con una ipertensione arteriosa importante o con alterazioni congenite del collagene, una molecola proteica che costituisce “l’impalcatura” dei tessuti dell’organismo (e.g. sindromi di Marfan). In questo caso l’aneurisma che poi si è disseccato sembra ascrivibile alla prima ipotesi, cioè a una ipertensione arteriosa severa da lungo tempo.

 

A quali valutazioni è stato sottoposto il paziente prima dell’operazione?

Innanzitutto ad esami diagnostico-strumentali quali TC, Coronarografia, Ecocardiografia – quest’ultima necessaria a valutare eventuali problematiche a carico degli apparati valvolari – in associazione ai test di laboratorio.

 

Quando è necessario intervenire?

Nei casi di dissezione aortica di tipo A – quelle che ‘colpiscono’ il tratto ascendente – è sempre necessario intervenire. Occorre, infatti, chiudere la porta d’ingresso, il buco, da cui il sangue entra. In altre situazioni, cioè se lo ‘slaminamento’ interessa altre porzioni dell’arteria vedi l’aorta toracica, può essere, a volte e inizialmente, sufficiente sorvegliarne il decorso attraverso terapia farmacologica utile a controllare la pressione arteriosa.

 

Vi sono maggiori benefici utilizzando la tecnica “bloodless”?

La perdita del patrimonio ematico durante un intervento – su questo aspetto si è concentrata l’attenzione dei chirurghi e dei medici negli ultimi 15 anni – è un elemento tutt’altro che trascurabile in termini di mortalità dei soggetti sottoposti a trattamento. In altre parole, si è visto come il rischio operatorio aumenti in proporzione al sanguinamento. Il sanguinamento predispone a infezioni. In più, l’impoverimento del ‘patrimonio di sangue’ dell’individuo lo indebolisce: ad esempio ha meno capacità d’ossigenazione e ha meno capacità nutritive verso tutti gli organi: cervello, polmoni, reni. La tecnica “bloodless”, che a Maria Pia Hospital ha trovato terreno fertile per svilupparsi, è la sommatoria di tante piccole attenzioni: dalla valutazione pre-intervento (per un semplice test di laboratorio è sufficiente la microprovetta) alla gestione vera e propria della procedura chirurgica. Facendo sì, all’esito finale, che il paziente non vada incontro a maggiori rischi rispetto ad altri. Ogni singola goccia va salvata. Le garze imbevute non gettate. Bensì conservate, ripulite allo scopo di recuperare tutto il sangue disponibile: possono contenerne fino a 200 ml ognuna.

 

Con questa tecnica i protocolli di cura e riabilitazione nel post-operatorio cambiano rispetto agli interventi tradizionali?

Un paziente che risulta meno anemico all’uscita dalla sala operatoria è più pronto ad un recupero rapido dal punto di vista funzionale.

 

Quali sono i tempi di degenza; quando il paziente potrà tornare alla vita di tutti i giorni?

Sono nella media della tecnica convenzionale: 7 giorni di ricovero post-operatorio e due settimane di riabilitazione psico-fisica.

 

Quanti Centri in Italia utilizzano la tecnica del “risparmio di sangue”?

Credo si possano contare sulle dita di una mano. A Maria Pia Hospital disponiamo della casistica più ampia in Italia: 220 casi. È doveroso ricordare che la tecnica “bloodless” non è solo una metodica indirizzata ai Testimoni di Geova. Fatta di tantissimi punti d’attenzione all’interno della sala operatoria (coinvolti i chirurghi, i perfusionisti, gli infermieri, laboratoristi) si basa sull’applicazione del concetto culturale che punta a ridurre al minimo le perdite di sangue e al suo recupero nelle singole fasi procedurali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Professore colto da infarto muore davanti agli studenti

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Un insegnante di disegno, l’architetto Stefano Tessadori, 64 anni, colpito da infarto è morto nell’atrio del liceo scientifico “Grigoletti” di Pordenone, dove insegnava da anni. E’ successo davanti ad alcuni bidelli e agli studenti, nel cambio d’ora e nella ricreazione. Soccorso dal personale sanitario e dai vigili del fuoco, la cui caserma confina con l’istituto superiore, il professore è rimasto in arresto cardiaco per più di mezz’ora, prima di essere trasferito in ambulanza in ospedale, dov’è morto pochi minuti dopo.

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(foto archivio)

Confiscati i vasi romani (illeciti) dell’antiquario defunto

Sono stati confiscati gli oltre duecento reperti archeologici, di origine etrusca e romana, scoperti per una diatriba tra parenti per l’eredità, nell’abitazione di un noto antiquario torinese, morto di recente. Sono vasi e di ceramiche, di epoca tra il VI e il III secolo a.C., del valore di oltre 300 mila euro. Gli oggetti erano custoditi nella credenza del salotto dell’antiquario. Nel 2012 i carabinieri erano intervenuti per placare la  lite tra gli eredi. Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma e la Soprintendenza del capoluogo piemontese hanno individuato  altri reperti illecitamente detenuti.

Frainteso o escluso? Diversità, fraintendimenti e inclusione nell’era digitale

Federico Alfonsetti, amministratore delegato di EasyReading Multimedia srl e Marco Sodano, Digital editor de La Stampa, insieme in occasione del primo appuntamento dell’anno dedicato ai “Passaggi”, il format di incontri aperti al pubblico che ogni mese, ai MagazziniOz, propone storie di vita e di persone che raccontano sfide, possibilità e nuove prospettive, per vedere e capire che un nuovo modo d’intendere e vivere il sociale è possibile.

 

La lettura è accessibile a tutti? E come cambia con l’avvento delle tecnologie digitali? Come funziona oggi la comprensione delle news? A rispondere a queste e altre domande, Federico Alfonsetti, amministratore delegato di EasyReading Multimedia srl e Marco Sodano, Digital editor de La Stampa. A metterli insieme “Passaggi”, il format creato e ospitato dai MagazziniOz, cooperativa creata da CasaOz, che propone storie di vita e di persone che raccontano sfide, possibilità e nuove prospettive, per vedere e capire che un nuovo modo d’intendere e vivere il sociale è possibile.

 

Mercoledì 24 gennaio, alle ore 18.30, durante una coinvolgente e informale tavola rotonda moderata dalla scrittrice Elena Varvello, si affronteranno i temi dell’accessibilità alla lettura, della comprensione della moltitudine di informazioni a disposizione di tutti noi e dell’inclusione nell’era digitale, partendo da competenze diverse.

 

Quelle di un designer, Federico Alfonsetti, una passione per i caratteri tipografici, che nel 2009 ha dato alla luce Easyreading©, un valido strumento compensativo per i lettori con dislessia e nel contempo un font facilitante per tutte le tipologie di lettori, realizzato con un approccio alla metodologia progettuale del Design for All per la quale la diversità è concepita non come un problema ma come un “valore” inclusivo. Un font adottato anche da CasaOz per il proprio sito web, rinnovato in occasione del decennale, spinti dalla volontà della Onlus di essere sempre accessibile a tutti e del lavoro di inclusione che porta avanti da sempre.

E quelle di un giornalista, Marco Sodano, una passione per l’economia, responsabile delle edizioni digitali de La Stampa, che interverrà sul cuore del lavoro dei giornalisti: la sfida del fraintendimento, inteso non come errore, bensì come naturale conseguenza dell’essere ognuno diverso dagli altri, perché fraintendere, leggere ciò che non era nelle intenzioni di chi stava scrivendo, può essere una grande occasione di crescita.

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Moderatore

Elena Varvello | Scrittrice italiana, Insegnante

È nata a Torino nel 1971. La sua raccolta di racconti “L’economia delle cose” (Fandango, 2007), candidata al Premio Strega e finalista al Premio Berto ed al Premio Carlo Cocito, ha vinto il Premio Settembrini e il Premio Bagutta Opera Prima. Ha pubblicato i romanzi “La luce perfetta del giorno” (Fandango, 2011) e “La fine del mondo” (Loescher, 2013). Il suo ultimo romanzo “La vita felice” (Einaudi, 2016), pubblicato in Inghilterra, Spagna e Francia, uscirà in Polonia, Portogallo, Grecia e Stati Uniti. Insegna Storytelling presso la Scuola Holden di Torino.

Protagonisti degli interventi

Federico Alfonsetti Designer, Presidente ed Amministratore Delegato di EasyReading Multimedia srl Torinese classe 1953, una vita in tipografia prima come grafico e poi come editore. La sua passione per i caratteri tipografici – che allora si disegnavano a mano – nasce nel 1969 frequentando la scuola da “Cartellonista pubblicitario”. Nel 2009, socio di una casa editrice torinese, dà alla luce il font EasyReading©, specificamente dedicato al lettore dislessico. Un progetto “inclusivo” che nasce quasi subito con l’obiettivo di portare la alta leggibilità a tutti. Il font ha ottenuto numerosi riconoscimenti sia nel campo del Design che in quello Scientifico. Nel 2014 è co-fondatore di EasyReading Multimedia srl della quale è Amministratore Delegato.

Marco Sodano | Digital editor de La Stampa, Giornalista

E’ responsabile delle edizioni digitali de La Stampa. Torinese, classe 1969, lavora nei giornali dal 1990. Ha una grande passione per l’economia (ha guidato la redazione economica de La Stampa per cinque anni). La sfida del momento è la costruzione del giornale digitale: internet ha fagocitato l’informazione prima che questa riuscisse a metabolizzare la rete e i linguaggi nuovi necessari per usarla al meglio.

MagazziniOz | http://www.magazzinioz.it

E’ una cooperativa pensata e realizzata dalla onlus CasaOz per promuovere e dare sostegno al progetto e al servizio sociale che offre a bambini malati e alle loro famiglie. MagazziniOz, attraverso la formazione professionale e l’inserimento lavorativo di giovani con disabilità o affetti da patologie croniche, nasce anche per sviluppare il percorso intrapreso da CasaOz portando in centro città le esperienze di integrazione e normalità che la animano, e per progettare con le aziende, dedicando un ampio spazio alle iniziative di approfondimento sulla social innovation. I proventi e le attività dei MagazziniOz sostengono, promuovono ed aiutano i progetti e le iniziative di CasaOz.

 

Alla Cavallerizza Lo sterminio dimenticato dei “triangoli rosa”

”Lo sterminio dimenticato” è il titolo del convegno che si terrà mercoledì 24 gennaio, dalle 9,30 alle 13,00 nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, in Verdi a Torino. L’evento è a cura del Coordinamento Torino Pride GLBT in collaborazione con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte, l’Università degli Studi di Torino e il Servizio LGBT della Città di Torino. Il convegno, condotto da Silvano Bertalot, ha come scopo quello di approfondire, attraverso gli esperti (Lorenzo Benadusi, Melania De Leo, Giovanni Dall’Orto, Claudio Vercelli), la dimensione storiografica della persecuzione e deportazione degli omosessuali nell’Europa del fascismo e del nazismo, con un’attenzione particolare al caso italiano. Di rilievo sarà la partecipazione (in collegamento video) dell’ultima sopravvissuta italiana: Lucy, Luciano, classe 1924. La sua è la storia di chi ha vissuto sulla propria pelle di “diverso” l’ipocrisia della morale e della propaganda fascista durante gli anni Venti, nel suo paese d’origine in Piemonte. Poi ci fu il trasferimento a Bologna, e gli anni Trenta passati tra i primi amori adolescenziali e le amicizie omosessuali. Un periodo felice interrotto dall’arrivo della guerra e la chiamata alle armi nel 1943. Presto disertore, venne scoperto e mandato al campo di concentramento di Dachau, dove resterà fino alla liberazione, nel 1945. Poi il difficile ritorno in Italia, gli anni vissuti tra Roma e Torino, il passaggio dal rigido moralismo degli anni Cinquanta al (cauto) libertarismo degli anni Sessanta e al cambio di sesso, negli anni ’80. “175” è il numero del paragrafo per cui migliaia e migliaia di persone omosessuali nella Germania nazista subirono arresti, punizioni, deportazioni nei campi di concentramento. Il paragrafo 175 era un articolo del codice penale tedesco risalente al 1871 che recitava “La fornicazione contro natura, cioè tra persone di sesso maschile ovvero tra esseri umani ed animali, è punita con la reclusione; può essere emessa anche una sentenza di interdizione dai diritti civili.” Nel 1935, con l’ascesa al potere dei nazisti, venne inasprito, prevedendo una punizione per qualsiasi “atto osceno” tra due uomini, incluse anche le “fantasie omosessuali”. Le pene vennero inoltre raddoppiate, passando da 5 a 10 annidi carcere. Dopo la sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale, il paragrafo non venne abrogato. Ritornato alla vecchia versione nella Germania Est di influenza sovietica, per poi essere ulteriormente ridimensionato nel 1968 e abolito nel 1988, rimarrà in vigore nella Germania Ovest fino al 1994, per scomparire definitivamente con la riunificazione delle due Germanie. Nel 2000 il governo tedesco chiese pubblicamente scusaagli omosessuali per quanto subito a causa del paragrafo 175. Già dal 1933 iniziarono le prime deportazioni di persone omosessuali nei campi di concentramento dove portavano sulla divisa un triangolo rosa. Venne istituito un vero e proprio reparto per combattere l’omosessualità. Una volta raccolte le “liste rosa“, le persone venivano identificate e punite. 100 mila è il numero di persone arrestateper violazione del paragrafo 175 in Germania dal 1933 al 1945. Un numero di persone ‐ stimabile fra 10 mila 15 mila ‐ fu internato nei campi di concentramento. Morirono tra le 6.000 e le 9.000 persone. “90” è il numero intorno a cui si aggirano le condanne al confino per omosessualità tra il 1936 e il 1939 nell’Italia fascista. Seppur l’omosessualità non fosse esplicitamente punita dal codice penale italiano, diverse decine di omosessuali vennero allontanate dalla vita comune e inviate sulle isole Tremitio a Ustica. Per molti altri gay invece vennero adottate punizioni corporaliammonizioni e/olicenziamenti dai pubblici uffici.

 M.Tr.

Sold out per Jovanotti

Lorenzo Live 2018, il nuovo tour di Jovanotti terrà una tappa al Pala Alpitour anche il 9 aprile, la quinta. Trident Music, che organizza il tour, ha preso la decisione a seguito del  sold out delle serate del 3, 4, 6 e 7 aprile. Lo show inizia il 12 febbraio a Milano e fa poi sosta in dieci città italiane. Jovanotti ha scelto uno spettacolo innovativo che usa tutti i mezzi di espressione:  musica, visual,alta tecnologia, effetti speciali,  costumi.

L’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI INAUGURA NUOVA SEDE A BARGE

L’iniziativa frutto del progetto di espansione del Comitato Regionale del Piemonte della nota associazione consumeristica presieduto dall’Avvocato Patrizia Polliotto.

Aumentano, sul territorio cuneese, i presidi di sportello a tutela dei consumatori. “La Presidente di Unione Nazionale Consumatori Piemonte è orgogliosa dell’apertura della sede di Barge, dopo quella recente di Cuneo, che sta producendo ottimi risultati sia in termini di iscritti sia come qualità di servizio“. A dichiararlo è il noto legale Patrizia Polliotto, che dal 2010 ha fondato e presiede il Comitato Regionale del Piemonte di UNC, dal 1955 a oggi la prima, più antica e autorevole associazione consumeristica italiana. Ciò significa che il territorio della provincia cuneese, prima totalmente priva di presidio da parte della nostra associazione, ha l’esigenza di risposte per i consumatori. Il merito e un ringraziamento va alla Sindaca Piera Comba che ha dimostrato sensibilità ai diritti dei consumatori e la concretezza tipica delle donne nella realizzazione del progetto“, conclude con soddisfazione l’Avvocato Patrizia Polliotto