redazione il torinese

Lavoro, in Piemonte crescono i contratti di apprendistato per i giovani under 30

In Piemonte sono  sono in aumento i contratti di apprendistato per i giovani under 30 in Piemonte. Erano 23.194 nel 2017 (il 22,2% in più del 2016), invece nel primi due mesi del 2018 l’incremento sull’analogo periodo dell’anno precedente è del 30%. Il saldo positivo è dovuto alla semplificazione normativa e alla nuova disciplina regionale della materia. L’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, ha reso nota la situazione in occasione della presentazione di “Alpprentissage (AlpTis)”, il  progetto biennale di Unioncamere Piemonte e della Camera regionale dell’Auvergne-Rhone-Alpes, cofinanziato dal programma “Erasmus +” dell’Unione Europea. L’obiettivo è aumentare la diffusione di questo strumento contrattuale ancora poco utilizzato dalle pmi italiane e francesi, anche se in Piemonte questa tendenza sembra essere ormai invertita. Nella nostra regione l’apprendistato rappresenta infatti la quarta tipologia di contratto più utilizzato (8%), dopo tempo determinato (38,2%), somministrazione (32,7%) e lavoro intermittente (8,4%). “La Regione Piemonte – spiega Pentenero – è sempre stata una delle più attive nel promuovere l’apprendistato, un tipo di contratto che intende sostenere in modo innovativo la formazione dei giovani e favorire la transizione dal mondo dell’istruzione a quello delle imprese. Per questo abbiamo deciso di collaborare con Unioncamere Piemonte per avviare una comunicazione istituzionale mirata a diffondere la conoscenza di questa forma contrattuale e dei suoi vantaggi, in particolare fra le piccole e medie imprese”. Unioncamere ha anche attivato il sito www.piemonte.apprendilavoro.it e, in collaborazione con la Regione Piemonte, è in programma anche un ciclo di presentazioni locali dirette alle imprese, organizzate presso le Camere di commercio. Questo il calendario: Alessandria 5 aprile, Asti 10 maggio, Biella 29 maggio, Cuneo 20 aprile, Novara 24 maggio, Torino 23 maggio, Verbania 18 maggio, Vercelli 8 maggio.

“Da Piffetti a Ladatte”, un percorso di meraviglie

Sono alcuni ritratti di personaggi di casa Savoia ad accogliere il visitatore nelle sale della Fondazione Accorsi-Ometto in occasione della mostra Da Piffetti a Ladatte. Dieci anni di acquisizioni curata dal presidente Giulio Ometto e da Luca Mana, conservatore del Museo: l’esposizione di un centinaio di pezzi tra gli oltre duecentocinquanta – i mobili, i dipinti, le miniature, gli orologi, gli argenti e altro ancora – giunti nel palazzo di via Po attraverso acquisti e vendite, donazioni, aste, scoperte, recuperi importanti, scommesse con se stessi nel desiderio di un ritorno a casa che può anche aver voluto dire una lotta impari con il Louvre ad un’asta di Sotheby, come è avvenuto per la terracotta Il Trionfo della Virtù dovuta a Francesco Ladatte, donata dal settecentesco financier parigino Ange-Laurent de La Live de Lully ad una consorte dai costumi più che leggeri e strappata l’anno scorso per una cifra di circa 180 mila euro. Il risultato, tutto questo, mai stabilizzato ma sempre in progredire (“con i miei collaboratori immagino un museo che possa cambiare continuamente aspetto, ben oltre la codificata raccolta museale”, è convinto Mana), dovuto alla volontà di presentare e di offrire al pubblico (“anche a quello giovane, di studi liceali, quello che – io ne sono convinto – in una crisi sociale ed economica, come è quella che stiamo vivendo, cerca appoggio nella bellezza e nel passato un punto di riferimento”) un patrimonio di arredi e di opere d’arte, inseguito non soltanto nel nostro paese ma nel mondo intero, una vasta collezione d’eccezione che rispecchi le ambientazioni e gli oggetti del XVIII e del XIX secolo, nell’impronta dell’accanita ricerca, dell’intelligenza delle scelte, nel riconoscimento costante di quello che amiamo definire come il “gusto Accorsi”.

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Una raccolta, un patrimonio prezioso, che non è esclusivamente la visione della bella opera d’arte esposta ma che ha alle spalle storie diverse di appartenenza, di affetti, di passioni e di culture che già a loro volta, ben al di là del rapporto economico, hanno tentato di mantenerne intatta la presenza e di cancellarne per molti casi la dispersione in un imprecisato altrove. Dei ritratti, si diceva, che iniziano il ricco percorso. Come quello di Maria Luisa Gabriella di Savoia da bambina, ad opera di Louis-Michel van Loo, appartenuto ad una importante dinastia di pittori di origini olandesi, al seguito del padre nei vari viaggi professionali, da Torino a Roma e a Parigi, non ancora trentenne al servizio della corte sabauda per lasciare le fattezze di principi e principesse, ancora ritrattista a Madrid e in maniera definitiva alla corte di Luigi XV. Il quadro offre tutta l’impertinenza della principessina che tra eleganti abiti e un piccolo bosco alla sue spalle stringe un verde pappagallo ansioso di recuperare la propria libertà. O ancora il ritratto di Maria Giuseppina di Savoia, contessa di Provenza dovuto a François-Hubert Drouais (anch’egli legato alle corti europee, ci ha tramandato la Pompadour e la du Barry), sguardo educato e rispettoso, rosa tra le mani e velluto rosato attorno al collo forse a cercare di nascondere quella poca pulizia di cui a corte si vociferava e che il sovrano Luigi XV stigmatizzava nelle lettere scritte al di lei consorte, affinché la regale dama si lavasse un po’ meglio almeno quando doveva frequentare pranzi e balli. Accanto a quel Trionfo della Virtù che dicevamo strappato al museo parigino, importanti ancora del Ladatte le Allegorie dell’Inverno e dell’Autunno (da Parigi nel 2014), mentre prezioso biscuit degli anni 1790/1800 proveniente dalla manifattura di Meissen è La venditrice di amorini, ricavato da un dipinto pompeiano (fu proprietà di Galeazzo Ciano), una coppia di giovani ragazze nell’intento di scegliere gli amori che una fattucchiera presenta loro, estraendoli da un leggero colonnato circolare.

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Da osservare con attenzione i tanti esempi delle miniature che affollano angoli delle sale, vedute e paesaggi di anonimo come di Moreau e di Giuseppe Bison, le nevi e gli alberi di Angelo Cignaroli, i personaggi eleganti e impreziositi che ci accompagnano nella prima metà dell’Ottocento, donne, giovani uomini, gruppi familiari, dovuti all’acclamato Jean-Baptiste Isabey, a Jacques Le Gros, a Hyacinthe Mercier. Come nelle teche esplodono da un mondo antico le altre porcellane di Meissen – esempi montati su bronzo dorato guarnito di fiori in porcellana di Vincennes -, candelieri a più luci (quello in bronzo dorato, su modello di Juste-Aurèle Meissonier, rischiava di restare all’estero, mentre adesso, dopo il suo acquisto a Parigi nel 2016, è tornato nuovamente a Torino), coppie di doppieri, bouquet con scene pastorali, centrotavola, vasi, pot-pourri; e ancora pendole (quella detta “all’elefante”, attribuita a Jean-Joseph de Saint-Germain, maître fondeur dal 1748), orologi da tavolo o da mensola (di manifattura francese, della metà del XVIII secolo, frutto di una donazione, un orologio in bronzo, osso e smalti), argenterie e candelieri – di fattura napoletana o francese -, la maiolica torinese con i cinque vasi dell’Ardizzone. Come s’impongono gli esempi di porcellana cinese, della dinastia Qing, primo quarto del XVIII secolo o quella denominata “famiglia rosa”, della dinastia Qing, tarda Era Qianlong, 1736-1795).

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Arrivando ai preziosi esempi di ebanisteria che si ammirano in mostra, davvero eccezionali le opere che ancora una volta dimostrano il genio del torinese Pietro Piffetti (1701 – 1777), nominato a trent’anni ebanista di corte, fino alla morte artefice, con preziose tarsie, dell’arredamento di corte, tra Palazzo Reale e Venaria, tra la Villa della Regina e Stupinigi. Il cofano-forte, 107 cm. di altezza, intarsiato di palissandro, pruno e avorio, risalente al 1750-1770 e acquistato da Sotheby’s nel 2013, appartenuto a Beatrice di Savoia all’interno della sua villa di Città del Messico; uno scrittoio databile al 1770 circa, un tavolo da centro o “buffetto” (del 1745 circa, Pietro Accorsi lo vendette all’inizio degli anni Quaranta a una signora della buona borghesia torinese, legata da una più che intima liaison al più importante industriale torinese: quando questi morì, se ne volle disfare e Accorsi lo riacquistò, secondo un patto tra i due, all’antico costo di vendita) e una coppia di armadi pensili, databili tra il 1735 e il 1740 (uno dei due in prestito alla Venaria per la prossima mostra sul Piffetti), legno tartaruga e avorio, due grandi medaglioni ad intarsio sulle ante, provenienti dalla casa di un’agiata coppia di coniugi torinesi e da questi conservati con affettuosa passione, un tempo segnalati come appartenenti alla scuola e oggi giudicati come opera propria del Maestro.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle foto: 

Manifattura di Meissen (modello di Christian Gottfried Jüchtzer), La Venditrice di Amorini, 1790-1800, biscuit

Louis-Michel van Loo (Tolone, 1707 – Parigi, 1771), Ritratto di Maria Luisa Gabriella di Savoia da bambina, 1773, olio su tela

Pietro Piffetti (Torino, 1701 – 1777), Cofano-forte, 1750-1770, legno e avorio.

Pietro Piffetti (Torino, 1701 – 1777), Coppia di armadi pensili, 1735-1740, legno, tartaruga e avorio

Manifattura francese, Bouquet con scena pastorale, 1747-1749, Porcellana di Meissen montata su bronzo dorato guarnito di fiori in porcellana di Vincennes

L’energia delle parole

Ancora 10 giorni a disposizione per raccontare un futuro sostenibile, grazie al nuovo contest letterario di Iren, L’energia delle parole”, finalizzato a individuare talentuosi scrittori tra i cittadini e a promuovere la cultura della sostenibilità ambientale e la valorizzazione del patrimonio delle idee. Infatti, i partecipanti al concorso potranno sino al 28 marzo 2018, gratuitamente e previa registrazione, caricare il proprio racconto sul sito web del contest www.energiadelleparole.it. I primi tre classificati, eletti da una giuria d’eccezione presieduta dallo scrittore Giuseppe Culicchia, verranno proclamati alla 31° edizione del Salone Internazionale del libro di Torino. Inoltre i migliori venti racconti saranno pubblicati in una raccolta commissionata da Iren a un editore specializzato nel settore narrativa, che realizzerà copie cartacee e una versione e-book scaricabile gratuitamente. Per informazioni sul regolamento e sulle modalità di partecipazione si può consultare il sito www.energiadelleparole.it.

Cattolici e politica, Famiglia Cristiana ha ragione

di Giorgio Merlo

La recente inchiesta/denuncia di Famiglia Cristiana sulla “irrilevanza politica dei cattolici” durante e dopo il voto del 4 marzo non può e non deve passare sotto silenzio. E, accanto a questa oggettiva e sacrosanta riflessione, molti osservatori e commentatori delle cose politiche italiane rilevano che le urne hanno anche trasmesso un altro segnale, altrettanto grave. Ovvero, la sostanziale scomparsa del “centro” dalla contesa politica nel nostro paese. E questo non per legare i “cattolici” con il “centro”, che pur e’ stata una coppia simbolica che per molti anni ha accompagnato il dibattito sulla presenza dei cattolici italiani nello scenario pubblico del nostro paese. Ma perché sono due “mondi” che sono, di fatto, evaporati dopo il voto del 4 marzo. Ora, per fermarsi ai cattolici, non possiamo non essere d’accordo con le riflessioni puntuali dello storico organo dei Paolini. E cioè, i cattolici – o meglio gli esponenti dell’associazionismo di base del mondo cattolico italiano – sono assenti dal Parlamento. Ma non possiamo fermarci agli esponenti più rappresentativi di questo mondo perché dalle aule parlamentari sono anche assenti le figure di spicco di questa corrente culturale ed ideale. E quelli che ci sono  ridotti, di fatto, ad essere espressione della “nomina” o della “designazione” dei rispettivi capi partito del momento e a questi rispondono. Fa eccezione, e forse per il momento, il Pd perché Renzi dopo aver compilato le liste e’ stato gentilmente invitato a dimettersi per l’uragano che ha investito quel partito perdendo una quantità di voti inimmaginabile sino a qualche settimana fa. Ma quello che conta è che, forse per la prima volta nella nostra storia democratica, una delle culture fondanti la nostra democrazia e la nostra Costituzione, non trova cittadinanza nel Parlamento italiano. Ecco perchè, di fronte ad uno scenario del genere, si impone una semplice ma decisiva domanda. E cioè, ci si deve rassegnare definitivamente a questa irrilevanza politica, culturale e programmatica in virtù di una maldestra modernità politologica oppure ci sono ancora delle munizioni ideali ed organizzative capaci di invertire la rotta senza attendere tempi biblici?

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È solo dalla risposta a questa banale domanda che noi capiremo se la tradizione del cattolicesimo politico e del cattolicesimo sociale potrà ancora giocare un ruolo protagonistico nella politica italiana. Certo, e’ perfettamente inutile pensare che questo protagonismo politico avvenga per gentile concessione dei cartelli elettorali, ossia degli attuali partiti. Se nessuno pensa, per il momento, di dar vita ad un movimento politico che recuperi quella tradizione in chiave innovativa e contemporanea, e’ pur vero che la denuncia/inchiesta di Famiglia Cristiana non la si affronta e soprattutto non la si risolve con le armi della contemplazione e della riflessione intellettuale ed accademica. Servono altri ingredienti. Quelli tradizionali perché non c’è nulla da inventare o da escogitare a tavolino. E cioè, elaborazione culturale, assunzione di responsabilità, classe dirigente, rigore morale e soprattutto un progetto politico da mettere in campo. Se tutto ciò non capita e ci si limita a descrivere solo ciò che non va e ciò che si dovrebbe fare, non potremmo poi lamentarci se la presenza politica dei cattolici italiani e’ un fatto che riguarda solo la storia del nostro paese. Un fatto, cioè, che riguarda solo ed esclusivamente gli storici e gli amanti del passato. Un vuoto, quindi, che adesso va riempito. E per centrare questo obiettivo, che sarà lungo e complesso, serve però l’apporto di tanti. Dall’associazionismo cattolico di base nelle sue varie e multiformi espressioni alla vitalità del laicato cattolico, dai “maestri” del passato a tutti coloro che mal sopportano questa situazione anomala nei vari partiti e schieramenti, dai pochi intellettuali e uomini di cultura alle moltissime persone che si sentono “orfane” in questo contesto storico. Serve, cioè, uno scatto d’ala di questi mondi vitali capace di portare un contributo di rinnovamento, di cultura e di freschezza ad uno stanco e ripetitivo dibattito politico. Sempre più arido, sempre più demagogico e sempre più proteso alla sola occupazione del potere a prescindere da valori e principi che, seppur con alterne vicende, hanno comunque accompagnato la crescita e il consolidamento della democrazia nel nostro paese.

Ztl lunga? Flash mob di commercianti e residenti davanti al municipio. C’è anche Ghigo

Il Comune aveva dato la possibilità di iscriversi via mail. I posti disponibili in sala Colonne a Palazzo Civico, solo 85, sono andati a ruba. Un po’ pochi per discutere di un tema tanto importante quale l’ampliamento della fascia oraria della zona a traffico limitato   la Giunta pare propensa ad allargarlo fino alle 19,30 – tanto che i commercianti e residenti del centro hanno deciso di organizzare alla stessa ora, le 18 di lunedì, davanti a palazzo civico, un flash mob contro la proposta che giudicano disastrosa per i loro negozi.  Sarà presente con loro anche l’ex governatore del Piemonte, Enzo Ghigo, che ha scritto in un post su Facebook:  “La scelta della Giunta municipale torinese di convocare lunedì 19 marzo,  alle ore 18, una mini-assemblea per “progettare” la nuova zona a traffico limitato,  in una sala del Comune che contiene solo poche decine di persone previa prenotazione via mail, non sembrerebbe proprio rispondere alle esigenze di quella partecipazione decisionale della cittadinanza, tanto sbandierata dai pentastellati nei loro programmi. Senza poi contare che a quell’ora i commercianti, tra i soggetti più interessati da un ampliamento dell’orario della ztl, non potranno essere presenti per motivi di lavoro. Non intendo mettere in discussione misure utili a preservare la salute dei cittadini e la vivibilità del centro storico, a patto che queste funzionino e non si riducano a semplice propaganda. Quel che è sicuro è che diverse ore di chiusura in più al giorno  danneggeranno le attività economiche in un momento difficile per le imprese e per il lavoro, mentre attorno alla zona proibita alle auto lo smog continuerebbe ad imperversare”. 

Allegri: “Recuperare energia e cattiveria agonistica “

Pausa campionato: per Massimiliano Allegri bisogna “recuperare l’energia e la cattiveria agonistica in questa sosta. Ci aspettano avversari determinati “. Così nel suo consueto tweet il ct bianconero dopo lo 0-0 con la Spal.

Morti e feriti, weekend di sangue sulle strade piemontesi

Il fine settimana in Piemonte e’ stato funestato da diversi incidenti stradali. Anche una bimba di 10 ha perso la vita al Regina Margherita dove era stata trasportata dopo uno scontro tra autovetture verificatosi a Tronzano, nel Vercellese. Un piccolo imprenditore di 66 anni, Roberto Lanza, invece, è morto  sulla superstrada Biella-Cossato, alla guida del suo  motocarro, sul quale viaggiava anche il fratello, ma il mezzo è stato tamponato da un’auto si è ribaltato. In condizioni disperate Lanza e’ deceduto  in ospedale e il fratello è rimasto ferito. Un altro morto e quattro feriti nello scontro frontale tra auto avvenuto tra Casale Popolo e Morano sul Po, nell’Alessandrino, sulla strada per Trino. Ha avuto la peggio una donna di 50 anni, mentre i feriti sono stati trasportati all’ospedale di Casale.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni
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Contro la ZTL prolungata – Gli ex terroristi in TV – Cavour chi? –  Ingroia e  gli hotel di lusso
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Contro la ZTL prolungata
Lunedì 19 marzo alle ore 18 i cittadini democratici di Torino hanno il dovere di trovarsi sotto Palazzo Civico in via Milano 1 per protestare contro l’imposizione della ZTL fino alle ore 19,30. Ho illustrato i motivi in questo articolo che vi invito a leggere: http://www.iltorinese.it/democrazia-e-ztl-contestare-civilmente-lobbligo-di-velocipede-e-lecito/ . Voglio richiamare il dovere di protestare perché la consultazione su un tema che riguarda tutta la città, verrà trattato in una saletta di poche decine di posti, impedendo di fatto una consultazione democratica. Si tratta di una presa in giro contro cui tutti coloro che sentono il valore della democrazia, debbono sentirsi mobilitati. Altrimenti prevarrà la demagogia che non tiene conto dei legittimi interessi della città.
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Gli ex terroristi in TV
La 7 ha realizzato, in occasione del quarantesimo del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione selvaggia degli uomini della sua scorta,una trasmissione in cui a fare da protagonisti sono stati gli ex terroristi attori di quella strage e della prigionia del politico democristiano. Essi hanno parlato con totale  freddezza,dimostrando non solo di non essersi in qualche modo  pentiti di quelle scelte sciagurate,ma dimostrando spavalderia. Tanto per salvare la faccia, nella trasmissione hanno fatto parlare qualche giornalista che non ha voluto o saputo opporre obiezioni serie nei confronti di dichiarazioni aberranti esaltanti le imprese delle BR. Esiste un’associazione Vittime del terrorismo che non è stata sentita. Solo il Capo della Polizia Franco Gabrielli ha protestato. Dalla palude politica solo silenzio,neppure un timido imbarazzo. Questi terroristi,condannati all’ergastolo, hanno avuto una ribalta privilegiata. E il conduttore non ha avuto neppure il buon senso di sottolineare che essi sono in libera circolazione,pur condannati all’ergastolo.
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Cavour chi?
Si è tenuta, organizzata dal gen. Franco Cravarezza, una bella manifestazione a Torino per il 157° anniversario dell’Unità Nazionale proclamata il 17 marzo 1861,in piazza Carlina sotto il monumento al Conte di Cavour che di quella unità fu il maggiore realizzatore. Nel corso del suo intervento il Sindaco di Torino Chiara Appendino ha letto un discorso in cui ha ignorato totalmente Cavour. Ha citato una frase di Mazzini, ha nominato Gioberti e Cattaneo, ma su Cavour neppure una parola. Su Facebook si è aperto un vivace dibattito su questa dimenticanza davvero imperdonabile, in cui si è parlato di ignoranza da parte del Sindaco. Io non mi spingo a tanto, ma certo appare incredibile l’oblìo riservato al Gran Conte proprio sotto il suo monumento.
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Ingroia e  gli hotel di lusso
L’ex giudice Antonio Ingroia che ha tentato due volte la carriera politica registrando due colossali insuccessi, noto soprattutto per la persecuzione giudiziaria contro Bruno Contrada, è stato accusato di peculato. Gli sono stati sequestrati dalla finanza  150mila euro. Stando ai giornali, Ingroia come amministratore unico della Società “Sicilia e  servizi” si sarebbe autoliquidato compensi e indennità ingenti che non gli spettavano: hotel di lusso, cene e premi. Bisogna guardarsi dai moralizzatori di mestiere. Lo hanno capito anche gli elettori.
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Lettere      scrivere a quaglieni@gmail.com
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Un mondo a parte
Martedì 20 marzo al Polo del ‘900 di Torino verrà presentato Un mondo a parte di Gustaw Herling. Finalmente si parlerà di uno scrittore  che visse la tragedia dei gulag .
                                                                  Umberto Ruti
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Di Gustaw Herling,marito di Lidia Croce, fui amico e ne frequentai la  casa a Napoli. Con il libro Un mondo a parte egli fu il primo a denunciare i gulag sovietici. Un libro coraggioso che portò addirittura il quotidiano “Paese Sera” a chiedere che il polacco  Herling  venisse cacciato dall’Italia. Herling aveva combattuto per la liberazione dell’Italia a Monte Cassino. L’editore Laterza, che ebbe l’iniziale  notorietà perché venne scelto da Benedetto Croce per la pubblicazione  delle sue opere, pubblicò Un mondo a parte senza di fatto distribuirlo. Rimase un libro clandestino, malgrado la prefazione di Bertrand Russell. Laterza si sentì obbligato a stamparlo per dovere famigliare verso il genero di Croce. Adesso Mondadori pubblica il libro negli Oscar. Un riconoscimento importante ad uno dei maggiori scrittori novecenteschi. Neppure dopo il crollo del Muro di Berlino lo scrittore ebbe in Italia il riconoscimento che gli sarebbe toccato. Nella sua Polonia da anni viene studiato a scuola.
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Senza prenotazione da oltre 50 anni
Ho visto che non scrive più di ristoranti torinesi come in passato. Cosa pensa del ristorante toscano “Da Mauro” in via Maria Vittoria ? Io ci vado da tanti anni e mi trovo benissimo.
                                           Lucio  Orfelli
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Non ho più scritto perché  argomenti più seri mi hanno impedito di occuparmi di cose più leggere(e piacevoli) Ritornerò sul tema nelle prossime rubriche. Concordo sul ristorante toscano “Da Mauro” che vive da oltre cinquant’anni. Ha una caratteristica: non accettano prenotazioni. Mauro era un personaggio straordinario, il vero oste toscano, malgrado il suo tifo per la Juventus. Boniperti andava spesso a cenare in via Maria Vittoria do ve esiste un tavolo riservato alla Juve e dove continuano ad andare tanti sportivi. E’ un cibo genuino, producono un Montecarlo bianco e rosso di prim’ordine. Il menu è ricchissimo e il servizio molto veloce. I prezzi sono onesti. L’atmosfera cordiale, ma non chiassosa. Una sorta di “altera domus” per tanti torinesi. Un’istituzione che resiste nel tempo, mentre tanti ristoranti toscani sono stati comprati dai cinesi e sono letteralmente scomparsi.

Librerie in fiore

AL CASTELLO DI MIRADOLO

L’appuntamento è per mercoledì 21 marzo, dalle 14 alle 18,30. Due gli eventi organizzati dalla Fondazione Cosso per celebrare in quella data, come ogni anno, l’arrivo della primavera e la ricorrenza (nello stesso giorno) della “Giornata mondiale della poesia”: porte aperte, dunque, allo storico Parco del Castello di Miradolo -dalle origini settecentesche- per dare la possibilità ai visitatori di immergersi nelle magiche suggestioni legate al risveglio della natura e inserimento, in una stupenda cornice di fiori e piante in vaso, del bookshop dello stesso Castello fra le “Librerie in fiore” che hanno aderito all’omonimo progetto ideato dall’ editrice Logos. Qui sarà disponibile, per tutti gli appassionati del genere, una collezione di libri a tema piante, natura, parchi, giardini storici e architettura del paesaggio, rinnovata e aggiornata per l’occasione. Ma non solo. Nello spazio bookshop, è stata anche individuata una significativa e allettante selezione di titoli, per bambini e adulti, sui quali verrà applicato uno sconto. Le successive aperture del Parco del Castello avranno luogo da sabato 31 marzo, ogni fine settimana, con i seguenti orari: sabato dalle 14 alle 19 e domenica dalle 10 alle 19. Il Parco sarà inoltre accessibile a Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, primo maggio e 2 giugno, dalle 10 alle 19. In tutti gli altri giorni, le visite potranno essere effettuate solo su prenotazione.

g.m.

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“Librerie in fiore”

Parco del Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino), tel. 0121/502761- prenotazioni@fondazionecosso.it

Mercoledì 21 marzo Ore: 14 – 18,30

Territorio, Fondazione Crt per i Comuni del Piemonte

Novantatré Comuni del Piemonte e della Valle d’Aosta riceveranno complessivamente dalla Fondazione CRT un milione di euro (quasi il doppio rispetto allo scorso anno) per le attività di Protezione civile e salvaguardia del territorio. Le risorse, assegnate ai Comuni con meno di 3.000 abitanti, sono destinate agli interventi di tutela del suolo e riassetto idrogeologico: in particolare, opere di messa in sicurezza e mitigazione dei rischi naturali quali, appunto, alluvioni, frane, smottamenti, incendi, ripristino dell’alveo dei corsi d’acqua, difesa e consolidamento dei versanti dei fiumi, azioni di prevenzione degli incendi.

 

Salgono così a 4 milioni e 200 mila euro i contributi erogati dalla Fondazione CRT con il bando “Protezione civile piccoli Comuni”, per un totale di 440 interventi dal 2011 a oggi.

 

“Protezione civile piccoli Comuni” dà una pronta risposta alle esigenze del territorio: rispetto al piano nazionale – dove il 7% dei cantieri individuati in Piemonte è pronto a partire (fonte“Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano” dell’Ispra 2017) – tutti i 93 progetti finanziati quest’anno con il bando della Fondazione CRT sono “cantierabili” nel brevissimo termine e l’85% degli interventi finanziati nelle passate edizioni è già concluso.

 

“Nell’ambito degli stanziamenti destinati a contrastare le tante fragilità presenti in Piemonte e Valle d’Aosta, il sostegno ai piccoli Comuni per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza del territorio rappresenta un contributo importante per mitigare le fragilità ambientali – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Con il progetto ‘Protezione civile piccoli Comuni’ la Fondazione CRT non intende certo sostituirsi all’ente pubblico, ma, nell’ottica di una continua sinergia con le istituzioni locali, offrire alle stesse, spesso dotate di risorse scarse o non utilizzabili, l’opportunità di dare risposte tempestive alle varie criticità, anche coinvolgendo le risorse del volontariato presenti nelle comunità”.

 

“La Fondazione CRT ha innovato le proprie modalità di intervento sul fronte della Protezione civile per rispondere in modo sempre più adeguato alle esigenze del territorio – sottolinea il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –. L’ultimo bando ha dato particolare rilevanza sia alla capacità dei Comuni di adottare tecniche di ingegneria naturalistica nelle opere da realizzare, sia all’impatto sociale degli interventi, come il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e l’attivazione di borse-lavoro per favorire l’impiego dei giovani o delle persone in condizione di disagio socio-economico”.

 

Questa la ripartizione territoriale dei contributi erogati dalla Fondazione CRT in base alle necessità del territorio:

PROVINCIA/REGIONE

NUMERO CONTRIBUTI

VALORE CONTRIBUTI (euro)

Alessandria

23

218.900,00

Regione Valle d’Aosta

3

30.000,00

Asti

13

145.000,00

Biella

6

73.000,00

Cuneo

23

272.000,00

Torino

12

118.000,00

Verbano/Cusio/Ossola

6

71.000,00

Vercelli

7

61.000,00

TOTALE

93

988.900,00