redazione il torinese

L’Antologia di Spoon River ha più di cent’anni ma non li dimostra

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La prima edizione italiana ( per i tipi dell’Einaudi) porta la data del 9 marzo 1943 e venne curata dall’allora ventiseienne Fernanda Pivano che raccontava: “Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l’Antologia di Spoon River. Me l’aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c’è tra la lettura americana e quella inglese”

Quando l’avvocato Edgar Lee Masters, tra il maggio del 1914 ed il gennaio del 1915, pubblicò sul “Mirror” di St. Louis una serie di poesie , successivamente raccolte nell’Antologia di Spoon River, non immaginava di ottenere tanto successo. Ogni poesia, raccontando in forma di epitaffio la vita di una delle persone sepolte nel cimitero di un immaginario paesino statunitense, proponeva un folgorante ritratto della profonda provincia americana, sospesa fra l’Ottocento e il Novecento. La prima edizione della raccolta, pubblicata cent’anni fa ( nell’aprile del 1915)  contava 213 epigrafi diventate poi 244 più La Collina ( “Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso? Tutti, tutti, dormono sulla collina..”) nella versione definitiva del 1916. La raccolta comprende diciannove storie che coinvolgono un totale di 248 personaggi che coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani. Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River. In realtà, Masters si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell’Illinois, dove passò parte della sua vita. Il paesaggio intorno a queste città, il cimitero di Oak Hill , la collina di Lewistown e il fiume Spoon , offrirono le fonti d’ispirazione ma molte delle persone a cui le poesie erano ispirate, che a quel tempo erano ancora vive, si sentirono offese nel veder messe a nudo le loro debolezze ed ipocrisie. Del resto, la caratteristica dei personaggi da lui tratteggiati è che essendo per la maggior parte morti non avevano più niente da perdere e quindi potevano “raccontare” la loro vita in assoluta in assoluta sincerità. L’autore stesso disse che cinquantatre epitaffi erano ispirati da personaggi di Petersburg, e sessantasei da quelli di Lewistown. Edgar Lee Masters morì in miseria e dimenticato, di polmonite, il 5 marzo 1950. Aveva ottant’anni e fu sepolto nel cimitero Oak Hill di Petersburg. Il suo epitaffio include queste frasi: “Penso dormirò, non c’è cosa più dolce.Nessun destino è più dolce di quello di dormire. Sono un sogno di un riposo benedetto..”. La sua grandezza verrà universalmente riconosciuta solo a partire dagli anni ’60, in cui diverrà uno dei poeti statunitensi più celebri a livello mondiale.

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La pubblicazione in Italia dell’Antologia di Spoon River fu piuttosto tribolata. Durante il ventennio fascista la letteratura americana era ovviamente osteggiata dal regime, in particolare se esprimeva idee libertarie come nel caso di Edgar Lee Masters. La prima edizione italiana ( per i tipi dell’Einaudi) porta la data del 9 marzo 1943 e venne curata dall’allora ventiseienne Fernanda Pivano che raccontava: “Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l’Antologia di Spoon River. Me l’aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c’è tra la lettura americana e quella inglese”. Fu un colpo di fulmine: “L’aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così “mentre la baciavo con l’anima sulle labra, l’anima d’improvviso mi fuggì”. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti”. I versi di Masters e la loro “scarna semplicità” furono, per la Pivano,  una rivelazione. Così, quasi per conoscere meglio i personaggi, iniziò a tradurre in italiano le poesie, naturalmente senza dirlo a Pavese: temeva che la prendesse in giro. Ma un giorno Pavese scoprì in un cassetto il manoscritto e convinse Einaudi a pubblicarlo. Incredibilmente riuscì a evitare la censura del ministero della cultura popolare cambiando il titolo in «Antologia di S.River» e spacciandolo per una raccolta di pensieri di un quanto mai improbabile San River. La Pivano, tuttavia, pagò questa sua traduzione con il carcere; a tal proposito dichiarò: “Quel libro in Italia era superproibito. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare […], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto”. Dal 1943, anno della prima pubblicazione, dell’Antologia di Spoon River sono uscite sessantadue edizioni in diverse collane dell’Einaudi, e si sono venduti più di cinquecentomila esemplari: un piccolo record per un libro di poesia. Vale la pena ricordare anche che, nel 1971,  Fabrizio De André pubblicò l’album “Non al denaro, non all’amore nè al cielo”, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River. De André scelse nove delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni.  Le nove poesie scelte toccavano fondamentalmente due grandi temi: l’invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico). E l’album è universalmente riconosciuto come una delle “perle” più preziose del grande cantautore genovese.

 

Marco Travaglini

INTESA SANPAOLO E AGENZIA  ICE  PER LA CRESCITA DELLE IMPRESE ITALIANE NEL MONDO

La partnership si inserisce in un contesto favorevole per le esportazioni italiane, che anche in futuro potranno rappresentare una leva di crescita importante per la nostra economia

Intesa Sanpaolo e ICE- Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane hanno siglato un nuovo accordo e avviato un rapporto di reciproca collaborazione: l’obiettivo è orientare e sostenere le imprese interessate a operare nei mercati internazionali, attraverso attività di carattere consulenziale, formativo e informativo. La partnership si inserisce in un contesto favorevole per le esportazioni italiane, che anche in futuro potranno rappresentare una leva di crescita importante per la nostra economia. Sui mercati esteri si aprono opportunità straordinarie, anche grazie ai nuovi approcci resi possibili dal digitale, che annullano le distanze verso i Paesi con maggiore lontananza fisica e culturale. Gli imprenditori sono sempre più consapevoli della necessità di ridefinire i propri progetti di espansione internazionale potenziando le competenze e la multicanalità, fattori sui quali si gioca la capacità delle imprese italiane di competere nel mondo. In quest’ottica, Intesa Sanpaolo e Agenzia ICE mettono insieme le proprie competenze per sostenere la crescita estera del sistema imprese italiano, valorizzando le sinergie con gli organismi istituzionali e accompagnando le imprese in tutte le fasi del processo di internazionalizzazione. In particolare, l’accordo prevede: – lo svolgimento di un’attività di consulenza, attraverso l’erogazione, da parte dell’Agenzia ICE, alle imprese clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo di pacchetti di servizi ad hoc a tariffe agevolate, come ad esempio ricerche di mercato in Paesi esteri, individuazione di nuovi partner, creazione di una rete di vendita all’estero; – l’elaborazione di un’attività di informazione a favore delle imprese clienti della Banca, attraverso la realizzazione di presentazioni Paese/settore, prevedendo la partecipazione di personale dell’ICE; – l’attivazione di forme di collaborazione, quali la compartecipazione a eventi, convegni, seminari, manifestazioni, fiere e missioni in Italia e all’Estero; – la realizzazione di iniziative congiunte di formazione, con il coinvolgimento di Intesa Sanpaolo Formazione: tra queste la seconda edizione Digital4Export, percorso formativo promosso con Piccola Industria Confindustria e focalizzato sulla comunicazione digitale per l’internazionalizzazione, che dal 4 aprile sarà ospitato a Torino, Varese, Pordenone, Ancona, Caserta e Cosenza, con 6 giornate formative per ciascuna tappa e 8 ore di coaching aggiuntivo – la collaborazione, attraverso Intesa Sanpaolo Innovation Center, su iniziative congiunte finalizzate a intercettare la domanda d’innovazione delle imprese: match-making, sinergie con incubatori, centri di ricerca e istituzioni partner, connessioni con imprenditori e investitori di altri Paesi.

Un progetto per mettersi in proprio e vincere la crisi: piccole imprese crescono

Piccole imprese (lentamente) crescono. Sono più di 3 mila le  persone, di cui 1800 nell’area metropolitana di Torino,  che si sono registrate, dal mese di giugno ad oggi, al portale www.mettersinproprio.it, e 1200 (652 nel Torinese) hanno sottoscritto il patto di servizio, mentre 66 in tutto il Piemonte, 37 delle quali nell’area torinese, sono le nuove imprese nate finora grazie al programma regionale Mip-Mettersi in Proprio. I dati emergono da un convegno organizzato di recente dalla Città Metropolitana.  Nato nel 1994 grazie a un’intuizione della Provincia di Torino e proseguito dalla Città metropolitana fino alla fine del 2016, il servizio è ripartito a giugno 2017 con il coordinamento della Regione Piemonte, grazie a un finanziamento di 7 milioni e mezzo di euro provenienti dal Fondo sociale europeo. “Mip-Mettersi in Proprio si propone di sostenere concretamente chi intende avviare un’attività imprenditoriale o di lavoro autonomo, accompagnandolo in tutte le fasi della creazione d’impresa, dalla valutazione della fattibilità del progetto al supporto nella stesura del business plan”, spiegano in Città Metropolitana. La Regione ha dato vita, in collaborazione con Città Metropolitana e Agenzia Piemonte Lavoro, a un sistema che comprende i Centri per l’impiego, un team di esperti, tutor personalizzati, un’area web dedicata e una rete di 190 sportelli diffusi su tutto il territorio, in grado di accogliere e accompagnare gratuitamente aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi nella realizzazione della propria idea d’impresa. “L’obiettivo del programma – commenta l’assessora al Lavoro della Regione, Gianna Pentenero – è favorire la diffusione dello spirito imprenditoriale tanto tra coloro che sono alla ricerca di lavoro, contribuendo a migliorare i livelli occupazionali, quanto tra i già occupati, aiutando i neo imprenditori a evitare scelte sbagliate e ad aumentare la propria competitività. I servizi gratuiti di accompagnamento alla creazione d’impresa sono particolarmente utili come dimostrano i dati relativi ai primi 9 mesi di attività e le testimonianze che vengono presentate oggi”.  “Siamo molto orgogliosi del Mip, un servizio che ora è esteso a tutto il Piemonte, ma che è stato ideato nel 1996 dalla Provincia di Torino – ha dichiarato la sindaca della Citta metropolitana di Torino, Chiara Appendino – Uno strumento davvero strategico in un periodo ancora segnato dalla crisi economica, in cui la nuova impresa e il nuovo lavoro autonomo possono rappresentare un’occasione di auto impiego e di sviluppo locale

Come funziona e a chi si rivolge Mip

Mip si rivolge alle persone tra i 18 e i 65 anni, disoccupate, inattive, oppure occupate, che intendano avviare un’iniziativa imprenditoriale di piccole/medie dimensioni o di lavoro autonomo in Piemonte. Per accedervi, occorre innanzitutto registrarsi al portale www.mettersinproprio.it e iscriversi agli incontri di pre-accoglienza  che si svolgono presso i centri per l’impiego regionali. Superata questa fase preliminare, gli aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi possono attivare il percorso scegliendo, tra i 190 sportelli diffusi sul territorio regionale, quello più vicino o più adatto ad accompagnare il proprio modello di business. Qui tutor e  figure specialistiche  li seguono dalle prime fasi fino alla stesura del business plan, fornendo consulenza giuridica, commerciale, economica e assistenza specialistica anche dopo l’avvio dell’attività (analisi delle condizioni di mercato, ad esempio, e delle opportunità di sviluppo).

La “Magia” di Biopmed e Bio-park

Nuova partnership europea con Belgio, Francia e Germania 
Favorire l’ingresso nei mercati extraeuropei: è l’obiettivo di MAGIA, nuova piattaforma europea per l’internazionalizzazione  che coinvolge quattro importanti “cluster” operanti nel settore biomedicale e della salute umana.

 

Protagonista anche l’Italia con il Polo d’Innovazione bioPmed nato nel 2009 su iniziativa della Regione Piemonte e gestito dal Bioindustry Park di Colleretto Giacosa (Torino), accanto al cluster vallone BioWin in Belgio, Lyonbiopole dalla regione francese Rhône-Alpes e in Germania il cluster Life Science Nord di Amburgo.

La partnership è realizzata all’interno del programma COSME dell’Ue e punta a rafforzare la competitività delle imprese biomedicali, attraverso la cooperazione e condivisione di risorse, conoscenze, esperienze e buone pratiche per definire una strategia comune e presentarsi sui mercati extraeuropei come interlocutore unico.

 

«Tra i settori emergenti quello delle tecnologie medicali viene considerato tra i più promettenti, ma anche tra i più difficili da affrontare per le piccole e medie imprese e per le start-up – sottolineano Fiorella Altruda, presidente di Bioindustry Park, e Alberta Pasquero, amministratore delegato -. Tra i numerosi ostacoli allo sviluppo c’è la concorrenza internazionale forte e ben organizzata, le regolamentazioni severe e complesse, la necessità di integrare tecnologie diverse, oltre alle problematiche legate al tempo e alle risorse necessarie. Per affrontare e superare queste difficoltà, nei 24 mesi di durata del progetto i partner lavoreranno per identificare i mercati ritenuti strategici e sviluppare sinergie e iniziative congiunte».

 

Scoperto giro di baby squillo nel prive’

Erano state assunte dal club privè di Collegno come ragazze immagine ma erano in realtà avviate alla prostituzione. Nel giro anche alcune minorenni. La  squadra mobile di Torino ha arrestato quattro persone note alle forze dell’ordine, che gestivano i locali lucrando sulle prestazioni delle giovani. L’accusa è di sfruttamento della prostituzione, anche minorile. La tariffa era di 130 euro.

 

Tornare ai fornelli dopo il cancro

A Torino il primo percorso di gestione dell’alimentazione per pazienti affetti da neoplasie del tratto gastroenterico

Tornare in cucina dopo un tumore a organi come esofago, stomaco, pancreas si può. È il messaggio proveniente dal primo percorso di gestione dell’alimentazione per pazienti con neoplasie del tratto gastroenterico.Il target sono gruppi di pazienti delle Oncologie della Città della Salute di Torino e dell’ospedale Mauriziano.Il progetto, articolato in una fase teorica in aula ed in una fase pratica in cucina, si propone di dare informazioni e fare formazione per un corretto approccio all’alimentazione di questi pazienti che, a causa del tipo di neoplasie di cui sono affetti, sono particolarmente sensibili a sviluppare complicazioni di tipo dietologico e nutrizionale. Oltre quindi a fornire informazioni sui cibi da privilegiare e su quelli da evitare oppure sui più idonei processi di preparazione e conservazione degli alimenti, il corso elargisce consigli e suggerimenti su come assecondare i problemi che possono insorgere dopo interventi chirurgici, anche piuttosto invasivi, o trattamenti chemio / radioterapici. È stato perciò redatto un opuscolo di consigli nutrizionali e ricette dal titolo “E adesso cosa mangio?”, per affrontare lo scarso appetito o la sazietà precoce, nausea o vomito, diarrea o stipsi, la disgeusia, il senso di spossatezza, il malassorbimento, etc., tutti problemi che possono accompagnare le varie fasi di cura.
Nei corsi di cucina, seguiti agli incontri pratici, si mettono in pratica le raccomandazioni nutrizionali con ricette salutari, ma soprattutto sfiziose, capaci di restituire appetito e gusto per il cibo. I corsi di cucina sono organizzati dalla Dietologia (dottori Etta Finocchiaro – Durelli) e dall’Oncologia Medica I (dottoresse Maria Antonietta Satolli – Rosella Spadi) delle Molinette e dalla Dietologia Mauriziano (dottoressa Anna Demagistris) e dall’Oncologia Mauriziano (dottoressa Elisa Sperti) e tenuti da Cristina Cuscunà, referente dell’Associazione L’Ordine dell’Universo, che da anni si occupa di cucina per la prevenzione e la salute. Li ospita la scuola di cucina Let’s Cook di Via Alfieri 6 a Torino, che si è dimostrata molto sensibile a queste particolari tematiche culinarie. “Per la prima volta il progetto pilota affronta con pazienti con neoplasie del tratto gastroenterico il tema di un corretto stile di vita e di una corretta alimentazione” afferma Oscar Bertetto, direttore della Rete Oncologica Piemonte/Valle d’Aosta “Si tratta della prima tappa di un percorso virtuoso per i pazienti e le loro famiglie”.

La YouTuber Iris Ferrari incontra i fan

La famosa youtuber e autrice del libro record di vendite “Una di voi” incontra i fan per un firmacopie a Mondojuve Shopping Center


Sabato 24 marzo dalle ore 17:00 Mondojuve Shopping Center – il più grande Parco Commerciale del Piemonte, situato tra i Comuni di Vinovo e Nichelino – ospiterà un evento con protagonista Iris Ferrari, la youtuber più amata dagli adolescenti e reduce dal successo del suo libro “Una di voi”, in testa alle classifiche dei libri più venduti.

 

La youtuber incontrerà i propri fan e sarà a disposizione per il firmacopie del suo libro “Una di voi” edito da Mondadori Electa e pubblicato lo scorso 20 febbraio, già al primo posto dei Bestseller su IBS.it e Amazon. Nel libro con prefazione di Francesco Sole, Iris Ferrari racconta apertamente i suoi sogni, le sue passioni e i pensieri di una ragazza comune di 15 anni.

 

Durante il firmacopie Iris Ferrari si esibirà con l’aiuto dei suoi fan –gli unicorni – in un video su Musical.ly, la piattaforma creativa social amatissima dai teenager che permette di creare brevi video da condividere con gli amici.

Per partecipare all’evento è necessario ritirare il pass presso l’infopoint di galleria Diana o presso l’ipermercato Bennet. All’evento sarà presente anche un fotografo professionista ma tutti i fan potranno comunque scattare “selfie” con Iris.

 

Per maggiori informazioni su questo evento e su tutte le attività del Centro è possibile consultare il sito ufficiale: www.mondojuve.it o la pagina Facebook Mondojuve Shopping Center.

Con il Fai la storia apre le porte

Dimore e palazzi storici chiusi di solito al pubblico aprono le porte sabato 24 e domenica 25 marzo per le giornate di primavera del Fai. La manifestazione, oltre a essere un momento di incontro tra il FAI e la gente, uniti nel festeggiare e raccontare la propria storia più bella e più nobile, è anche un importante evento di raccolta fondi e un’occasione per raccontare a tante persone gli obiettivi e la missione della Fondazione. Per questo, all’accesso di ogni luogo aperto verrà chiesto ai visitatori un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro: i preziosi contributi raccolti saranno destinati al sostegno delle attività istituzionali del FAI. A Torino:
Prefettura
L’attuale palazzo della Prefettura nasce nella prima metà del Settecento come palazzo delle Regie Segreterie di Stato e, insieme all’Archivio di Stato (già Archivio di Corte), costituisce uno dei primi esempi, nel mondo occidentale, di architettura nata specificatamente con funzioni amministrative. Normalmente chiuso al pubblico, l’edificio reca la firma di tre grandi architetti al servizio dei principi sabaudi: Amedeo di Castellamonte, che concepì l’intera composizione della piazza, Filippo Juvarra, che ne definì l’articolazione interna e Benedetto Alfieri, che portò a compiuta realizzazione il grande cantiere attraverso la composizione classicista della facciata e la raffinata eleganza degli interni. La lenta ascesa dello scalone centrale conduce alla grandiosità della Galleria e di qui all’infilata delle sale di rappresentanza, allestite da Alfieri, affrescate da Francesco Gonin e arredate con i migliori pezzi provenienti dal mobiliere di Palazzo Reale e dalle Raccolte Civiche. Al termine del percorso emozionerà entrare nel semplice studio di Camillo Cavour, rimasto intatto dalla sua prematura scomparsa nel 1861. Dal 1997 il Palazzo è iscritto alla Lista per Patrimonio dell’umanità in quanto parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude.
Apertura: sabato e domenica 10 – 18
Archivio storico dell’Ordine Mauriziano – Ospedale Umberto I
Apre in via eccezionale per le Giornate FAI l’ingresso storico dell’ospedale che affaccia su corso Turati, straordinaria porta d’accesso per ammirare il piano nobile dell’edificio, già sede del Gran Magistero dei SS. Maurizio e Lazzaro: l’Ordine mauriziano è un ordine cavalleresco di Casa Savoia nato nel 1572 dalla fusione dell’Ordine Cavalleresco e Religioso di San Maurizio e dell’Ordine per l’Assistenza ai Lebbrosi di San Lazzaro. L’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano è un istituto di conservazione di notevole rilevanza storica, tanto da essere considerato in Piemonte secondo solo all’Archivio di Stato di Torino per la tipologia e la ricchezza della documentazione presente (bolle pontificie, pergamene, mappe, cabrei, alberi genealogici, ecc.). La documentazione è conservata prevalentemente al piano nobile all’interno della sede storica dell’ordine e dell’ospedale. L’archivio conserva più di 2000 metri di documentazione riguardante l’esercizio delle attività attribuite all’Ordine, di natura militare-cavalleresca, assistenziale sanitaria, di istruzione, di culto, di gestione patrimoniale.
Apertura: sabato e domenica 10 – 18

Oltre 47 mila infortuni sul lavoro. In calo i casi in Piemonte, ma crescono quelli mortali

In Piemonte gli infortuni sul lavoro nel 2017 sono stati 47.457, e si tratta di un calo rispetto all’anno prima, pari a  – 0,6%. Purtroppo sono però  in aumento gli incidenti mortali, in particolare nei trasporti e nell’edilizia: se nnon sono verificati 83, in crescita del 2,5%). Il dato e’ emerso durante la presentazione del progetto per il reinserimento delle persone con disabilità da lavoro, svoltosi a Torino. Sono percorsi personalizzati presso le aziende e finanziati fino a150.000 euro, allo scopo si permettere la conservazione del posto. Qualche cifra sugli infortuni. Di questi 7.792 avvengono nel tragitto casa-lavoro (aumento +0,6%) e 6.930 riguardano stranieri (+1,5%). 1.948  riguardano le malattie professionali, con un calo del 10,1% rispetto al 2016, dei quali 307 tumori (-10,5%).

Giù le mani dalla Dc. Non ha eredi

di Giorgio Merlo

Leggo, con curiosità e anche con incredulità, che si moltiplicano gli apprezzamenti e gli elogi per il ruolo politico che ha svolto ai suoi tempi la Democrazia Cristiana. Anche, e soprattutto, da parte di chi l’ha insultata, derisa e ridicolizzata per interni decenni. E, al riguardo, e’ partita dopo il 4 marzo la caccia al confronto con gli attuali partiti. Confronti simpatici se non fossero addirittura blasfemi. Blasfemi perché confrontano la Dc con i cartelli elettorali che dominano attualmente la scena politica italiana. Qualcuno, ad esempio, ipotizza che il movimento 5 stelle sarebbe la “nuova Dc” perché ha un consenso orizzontale nel paese e perché interpreta le ansie diffuse e profonde della società italiana. Ovvero, un autentico partito interclassista degli anni duemila. Altri, con altrettanta approssimazione e superficialità, paragonano il ruolo della Dc al cartello del centro destra. E questo perché, secondo un’anacronistica interpretazione, rappresenterebbe il grande “contenitore centrista” del nostro paese. Altri ancora, per fortuna in minoranza, attribuiscono una certa similitudine del Pd alla vecchia Dc. Forse per il motivo, abbastanza futile, che in quel partito si riconosce un pezzo della antica casta democristiana. Ma quello che colpisce maggiormente e’ la similitudine tra il movimento 5 stelle e, appunto, la Democrazia Cristiana. Ora, al netto delle diversità storiche, politiche, culturali e di costume di quegli anni rispetto all’attualità, mi volete spiegare dove ci sarebbe questa somiglianza? Provo a indicare alcuni punti, a mio parere tra i più importanti ed evidenti. Vogliamo paragonare la classe dirigente democratico cristiana con quella grillina? Fermiamoci qui, per carità di patria. In che cosa consisterebbe la somiglianza del progetto politico grillino con quello democristiano? Un partito che si vanta di essere “oltre la sinistra, il centro e la destra” evidenzia, del tutto legittimamente, una ostentata assenza di cultura politica e di precisi riferimenti ideali che porta questo movimento – e questo però lo si deve pur riconoscere – ad avere un consenso che prescinde da qualsiasi valutazione politica e culturale. L’esatto opposto della Dc che nella sua lunga storia, seppur tra alti e bassi, si è sempre caratterizzata con una politica “di centro che guarda a sinistra”. Per dirla con una celebre definizione di De Gasperi e poi proseguita, nella concretezza delle scelte e degli orientamenti politici, da tutti i principali leader democristiani che si sono succeduti sino all’esaurimento del partito nel 1993. In ultimo, per fermarsi solo ai dati più macroscopici, la “cultura delle alleanze”. Un elemento essenziale e decisivo nella cinquantenne esperienza della Democrazia Cristiana. Un accidenti da cui liberarsi per il movimento 5 stelle che fa proprio della sua autosufficienza e del suo isolamento gli elementi decisivi per caratterizzare la sua presenza nello scenario politico italiano. Ecco perché, forse, e’ sufficiente un pizzico di memoria storica per arrivare ad una banale conclusione: quando si vogliono fare confronti e paragoni storici si abbia almeno il pudore di non pigliare lucciole per lanterne. E per evitare ciò, basta un pizzico di conoscenza politica del proprio paese per non diventare ridicoli agli occhi della storia e patetici a quelli della società contemporanea.