redazione il torinese

Giornata Internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, intende ricordare la Giornata Internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime, prevista per il 24 marzo ed istituita dall’ONU il 21 dicembre del 2010.

La giornata si prefigge di sensibilizzare tutti i cittadini circa la necessità di commemorare quanti hanno perso la vita per difendere i diritti umani nel mondo e affermare principi inviolabili riconosciuti dalla DUDU ovunque.

In tale occasione sarebbe opportuno rendere noti agli studenti gli enti / istituzioni / organismi internazionali che quotidianamente operano per la tutela della persona.Il recupero / accertamento delle verità sottese a fatti criminosi che hanno insanguinato la nostra storia, passata e recente, dovrebbe rientrare tra i diritti inalienabili dell’uomo come prassi acquisita. Lo scrittore e saggista Upton Sinclair sosteneva che: “è difficile far capire qualcosa ad un uomo se il suo stipendio dipende proprio da questo suo non riuscire a capire.”

Motivo per il quale molti abomini rimangono deliberatamente senza un colpevole e senza che la giustizia faccia il suo corso. Rifiuti tossici, traffico di armi, di stupefacenti, di uomini, materie prime costituiscono il “movente” di organizzazioni criminali finalizzate a biechi interessi economici come l’accumulazione di enormi ricchezze e la spregiudicata affermazione del potere attraverso la feroce soppressione di tutti gli oppositori.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani è impegnato a promuovere un incontro di approfondimento relativo agli argomenti in oggetto che si terrà a Lucca giorno 24 marzo. L’iniziativa è stata organizzata dal CNDDU, dall’organico di potenziamento di Diritto, prof.ssa Katia Giannelli, e promossa dal DS, prof.ssa Daniela Venturi dell’ISI Pertini di Lucca. In tale occasione le prime cinque scuole che ne faranno richiesta, inviando la propria adesione alle seguenti email coordinamentodirittiumani@gmail.com; r.pesavento@pertini.lucca.gov.it, potranno collegarsi durante l’evento e illustrare progetti e percorsi culturali afferenti le questioni umanitarie sviluppati durante l’anno scolastico in corso. Tutte le altre scuole figureranno nell’ambito dell’iniziativa mediante slide in cui verranno indicati gli interventi didattici effettuati in ciascuna comunità educativa.

“Quando si dice la verità, non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.” (Aldo Moro, Il Memoriale)

Prof. Romano Pesavento

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

 

SABATO TORINO OUTLET VILLAGE CELEBRA IL SUO PRIMO COMPLEANNO

Sabato Torino Outlet Village festeggia il suo primo anniversario. L’Outlet Village sviluppato e gestito da Arcus Real Estate, società della galassia Percassi a cui fa capo anche Sicilia Outlet Village realtà consolidata da più di 10 anni, apriva le sue porte esattamente il 24 marzo 2017 a Settimo Torinese, alle porte del capoluogo piemontese, con la volontà di dare vita a un’innovativa “shopping experience” con un progetto unico. Ad un anno di distanza, Torino Outlet Village ha vinto la sua scommessa ed è riuscito a diventare, in breve tempo, un punto di riferimento per gli amanti dello shopping di moda e lusso, grazie alla sua accurata selezione di brand e ad una particolare attenzione al cliente durante tutta la sua permanenza nell’Outlet Village. Per celebrare questo primo importante traguardo, Torino Outlet Village, sabato 24 marzo dalle ore 17 alle 22si trasformerà in un grande palcoscenico con uno spettacolo coinvolgente: gli Evolution Dance Theatre incanteranno il pubblico con “fantastiche” performance; Jas & Jay direttamente da Raidue, intratterranno i presenti con un DJ SET “esplosivo” ed infine un “emozionante” show di danza, luci e musica per celebrare 365 giorni insieme!Per l’occasione alcuni brand selezionati offriranno l’opportunità esclusiva di acquistare 3 articoli al 50% sul prezzo outlet.I servizi premium offerti alla clientela si percepiscono come differenti fin dall’ingresso nel complesso di 20 mila metri quadrati firmato da Claudio Silvestrin, uno dei maggiori esponenti dell’architettura contemporanea. L’architetto italiano, per il progetto di Torino Outlet Village, ha pensato a un nuovo ed esclusivo concetto architettonico ed esperienziale: l’impostazione ispirata al villaggio si è evoluta nella formula della promenade, sviluppata come due lunghe gallerie a cielo aperto in pietra e calce bianca, su un unico livello.Al suo interno il cliente può trovare 90 negozi monomarca di prestigiosi brand italiani e internazionali come Gucci, Adidas, Armani, Coach, Ferrari, Jil Sander, La Perla, Michael Kors, Nike, Roberto Cavalli e Trussardi. Il segno distintivo dell’architetto (un minimalismo capace di rasserenare chi vive i suoi spazi) è il mezzo attraverso il quale i clienti sperimentano una nuova percezione, più rilassata e stimolante, dello shopping anche grazie al contesto ambientale in cui Torino Outlet Village si trova.Lo shopping a Torino Outlet Village si trasforma così in una “lifestyle experience a 360 gradi grazie ad una serie di servizi esclusivi pensati per i suoi ospiti. Tra questi il “luxury concierge” pensato soprattutto per i turisti internazionali: servizi turistici di alto livello che, previa prenotazione, Torino Outlet Village può fornire alla propria clientela nell’ottica di un servizio turistico completo ed esclusivo: visite guidate alla città di Torino, e non solo, organizzazione di transfer con auto private, prenotazione di escursioni sul territorio, etc. Il personale multilingua dell’Infopoint, punto di riferimento per i visitatori, è inoltre sempre a disposizione per soddisfare le loro richieste.

 

Per rendere la permanenza nell’Outlet Village ancora più piacevole è stata posta grande attenzione all’offerta ristorazione ed è stata prevista un’area Playground dedicata ai più piccoli dove potranno divertirsi in sicurezza, vigilati da personale qualificato, mentre i genitori si dedicano allo shopping.

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La compagnia di danza Evolution Dance Theater è una fusione innovativa ed emozionante di danza, arte, acrobazia, magia e illusione con spettacoli che hanno affascinato e ipnotizzato il pubblico di tutta Italia e non solo. Fuochi d’artificio, stelle cadenti, le onde dell’oceano, creature sottomarine incandescente, il mondo animale, il virtuosismo di un atleta, un lampo brillante ……. e naturalmente magia e illusione! La grande forza della compagnia sta nella conoscenza di un vocabolario artistico ampio che non si limita solo alla danza, ma che si estende ad altre forme d’arte; come l’illusionismo e l’utilizzo sorprendete di luci ed effetti dal vivo. La compagnia, in questi anni, si è inserita subito con successo sia a livello nazionale che internazionale. Il coreografo, Anthony Heinl, vanta un importante passato come ballerino in numerosi spettacoli di fama internazionale e nel 2001 entra a far parte dei MOMIX con cui ha collaborato in tour mondiali di 1500 spettacoli.

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Le giovanissime Jas & Jay, all’anagrafe Jasmine e Jai Carol Gigli, cominciano come cantanti a muovere i primi passi nel mondo della musica, seguendo le orme del papà Carlo Gigli (cantautore italiano con trascorsi e partecipazione al festival di San Remo). Poliedriche ed instancabili, si avvicinano anche alla danza alla moda e alla tv: partecipano a “Miss Italia” e alla trasmissione televisiva “Il lotto alle otto” condotta da Tiberio Timperi e Stefania Orlando per la regia di Michele Guardì. Attualmente sono impegnate nella trasmissione televisiva di MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA su RAIDUE.

Il Castello della Rotta

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Castelli diroccati, ville dimenticate, piccole valli nascoste dall’ombra delle montagne, dove lo scrosciare delle acque si trasforma in un estenuante lamento confuso, sono ambientazioni perfette per fiabe e racconti fantastici, antri misteriosi in cui dame, cavalieri, fantasmi e strane creature possono vivere indisturbati, al confine tra la tradizione popolare e la voglia di fantasia. Questi luoghi a metà tra il reale e l’immaginario si trovano attorno a noi, appena oltre la frenesia delle nostre vite abitudinarie. Questa piccola raccolta di articoli vuole essere un pretesto per raccontare delle storie, un po’ di fantasia e un po’ reali, senza che venga chiarito il confine tra le due dimensioni; luoghi esistenti, fatti di mattoni, di sassi e di cemento, che, nel tentativo di resistere all’oblio, trasformano la propria fine in una storia che non si può sgretolare(ac)

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2 / Castello della Rotta

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 La geomanzia è un’antica arte divinatoria che si fonda sull’interpretazione dei segni naturali o artificiali presenti sul terreno, o sulla posizione di alcuni di essi rispetto a pianeti o costellazioni. Le antiche popolazioni ritenevano molto importante la componente astrologica nell’erigere edifici di culto, come testimoniano le chiese medievali tutte orientate verso ovest-est con l’ingresso a ovest e l’abside a est; le pagode della Cina e di tutto il sud est asiatico, invece, venivano erette solo dopo un’attenta indicazione dei geomanti, in modo che queste si trovassero ad essere nel miglior equilibrio con la natura. Per chi crede a queste storie, sembra che ci siano sulla nostra Terra zone pregne di energie sovrannaturali, talvolta benevole, talvolta inquietanti, ma sempre si tratta di luoghi strani, immersi in una atmosfera come mutevole, oggetto di racconti che hanno il sapore di antiche storie narrate da vecchie signore intorno a grandi falò. Vicino a Torino, città magica per eccellenza, si trova un luogo particolare, un castello che, nonostante l’aspetto morigerato, pare essere il più infestato d’Italia, si tratta del castello della Rotta. Mi trovo a Moncalieri, sono in compagnia della mia amica Martina, siamo arrivate alla meta dopo esserci perse a Villastellone e una volta giunte ci chiediamo se il posto sia effettivamente quello giusto. Lasciamo la macchina in una stradina sterrata che collega la via principale al castello, costeggiando un campo seminato e ben tenuto. Noto subito che il verde delle colture termina bruscamente nel giallo secco dell’erba che circonda la struttura, come ci fosse un secondo perimetro, invisibile ma invalicabile, come se un mondo finisse e un altro ne iniziasse. Continuo a fissare il cambio di colore, mi stupisce il fatto che sia così netto, a distanza di un passo la natura da fresca e rigogliosa avvizzisce quasi a causa un’antica fattura. Percorriamo il sentiero polveroso continuando a studiare ciò che ci circonda, sicuramente suggestionate dalle storie che già conosciamo riguardo al castello.

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Tutto ci sembra sospettoso, i suoni si fanno stridenti, le macchine che ci sfrecciano attorno “gridano” e le loro “voci” strascicano nell’aria. C’è una leggera brezza, eppure l’unico albero ad esserne disturbato è il salice piangente che cresce di fronte all’ingresso del castello, ondeggia ritmicamente, pari ad uno sciamano intento in chissà quale danza propiziatoria. Il maniero non è grandissimo, non è nemmeno così alto, le pareti sono costituite da mattoni e sono traforate da piccole finestrelle dai vetri rotti. I pochi frammenti di lastra riflettono eccessivamente il sole, il riverbero luminoso colpisce la vista come contenesse in sé qualcosa di tagliente; il contrasto con l’interno non è una semplice contrapposizione luce-ombra, ma ricorda più una silenziosa quanto spaventosa dicotomia tra bene e male. L’ingresso principale è costituito da un serioso cancello ad arco, costruito in ferro, sopra il quale si staglia il bianco emblema della casata dei Valperga. Il sole incessante di quella giornata si scaglia contro il bassorilievo e risulta fastidioso osservarne il disegno: si tratta di un arbusto sovrastato da un becco. La lastra di pietra fu qui collocata nel 1455, dal Gran Priore dei Cavalieri gerosolimitani Giorgio di Valperga di Masino. Mi accorgo che io e la mia amica non parliamo, come non volessimo intimorirci a vicenda, stiamo ognuna concentrata a riguardare le proprie foto, lo facciamo con una meticolosità quasi morbosa, vedo che anche lei, come me, le ingrandisce all’impossibile e controlla che non ci siano strani aloni dietro le piccole finestre scure. Il portone è interamente ricoperto da scritte inneggianti a Satana. Esse sono di varia natura, quelle scalfite sembrano graffi animaleschi, quelle delineate con le bombolette ricordano gli schizzi di sangue di qualche animale sacrificale, per quanto sciocche, quelle parole incutono un certo timore, si evince che chi le ha incise o eseguite credeva fermamente nel gesto che stava compiendo.

 

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La curiosità mi spinge ad andare avanti, ma la soggezione non aiuta la mia parte razionale ad emergere. Il castello ha origini medievali, i primi occupanti furono probabilmente Romani, in seguito venne occupato dai Longobardi, ai quali succedettero i Templari, che ne furono i padroni per oltre trecento anni; dopo di loro, verso il Cinquecento, divenne un bene dei Savoia. La roccaforte fu testimone, nel 1639, della disfatta di Tommaso Francesco di Savoia, principe di Carignano, inflittagli dall’esercito francese, successivamente, nel 1706, diventò un deposito di polvere da sparo durante l’assedio portato avanti dai Francesi nei confronti di Torino. Ci sono altre storie violente ambientate nelle inaccessibili stanze del castello: tra di esse la follia del re abdicatario Vittorio Amedeo II, re di Sardegna, che qui morì il 30 ottobre del 1732, dopo che il figlio Carlo Emanuele III lo costrinse a rimanere rinchiuso tra queste mura. Nel Settecento il castello cessò la sua funzione di fortilizio e venne adibito a dimora gentilizia. Continuo nel mio percorso e mi ritrovo in una sorta di cortile posteriore, qui la vegetazione ha assunto il completo controllo, erbacce e arbusti si intersecano come stessero lottando gli uni contro gli altri; in tale simbolico scontro greco romano il sole non prova nemmeno ad intromettersi e d’improvviso mi ritrovo sovrastata da un’ombra omogenea, che ricopre incondizionatamente le mura di sfondo, le finestre che si aprono su di essa, i resti ammuffiti di un vecchio pozzo e degli strani cumuli di rami che attirano la mia attenzione.

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Mi avvicino a quest’ultima scoperta: non saprei definire quei rami se non come enormi nidi di qualche mitica creatura che viene a nascondersi in questi insoliti meandri. Interdetta mi allontano e con la coda dell’occhio ho l’impressione che qualcosa di scuro si muova sullo sfondo: un uccelletto nero si libera dalla sterpaglia e vola via verso il cielo, eppure l’ombra mi pareva troppo grande per appartenere ad un animaletto così piccolo. È strano, ma ho la netta sensazione di essere osservata, come se ci fosse una compresenza di occhi nascosti che mi fissa da dietro l’oscurità delle finestre, dal di dentro dei nidi, dagli angoli più bui che non riesco a mettere a fuoco, né con la vista, né con la reflex. Fingo di non farci caso, ma le fotografie che fino ad ora ho scattato in quella zona sono tutte micro mosse. Forse quello non è il posto per noi, forse con i nostri rumorosi calpestii abbiamo disturbato il sonno di qualche spirito che lì aveva deciso di assopirsi. Avevo svegliato il cavaliere, o il sacerdote criminale, o qualche nobile suicida? Avevo interrotto la lettura del cardinale? o forse avevo infastidito l’anziana tata che aveva perso il bambino affidatole, oppure l’uomo in nero che passeggia ancora nei luoghi della sua morte? Non ebbi il coraggio di esplicitare la domanda. Proposi di ritornare verso la macchina senza esprimere una motivazione precisa, ma non mi trovai in disaccordo con la mia amica. Sedute nell’autovettura ci diciamo che sarebbe interessante provare a tornare la notte del 14 giugno, quando, secondo alcune testimonianze, si potrebbe assistere alla comparsa di un corteo rituale di alcuni monaci ecclesiastici. Giro la chiave e la macchina non parte, come nei classici horror anni ’80, guardo Martina e scoppiamo in una fragorosa risata apotropaica e al secondo tentativo la vettura si riprende. Sto ancora rimuginando sul fatto di tornare o meno la notte del 14 giugno.

 

Alessia Cagnotto

24 ore volley Sportidea

L’evento si svolgerà da sabato 24 a domenica 25 marzo, si attendono, come sempre numerose iscrizioni. La 24 ore di volley Sportidea è diventata ormai un must nell’ambiente della pallavolo. Dalle ore 17.00 di sabato alle ore 18.00 di domenica sarà un susseguirsi di partite e di festa nelle palestre: Sebastopoli di Corso Sebastopoli 260, Modigliani di Via Collino 4, Alvaro di Via Balla 27, E13 di Strada Castello di Mirafiori 53/7. La formula prevede torneo misto 3 uomini + 3 donne, categorie amatoriale, master, eccellenza con un massimo di 15 giocatori per squadra. Per info scrivere all’indirizzo richieste24ore@gmail.com

San Giovanni hi – tech: in cielo arrivano 200 droni teleguidati al posto dei fuochi d’artificio

Tradizione addio. Il prossimo 24 giugno per la festa di San Giovanni i consueti fuochi d’artificio saranno sostituiti da uno stormo di 200 droni telecomandati da un software che volteggeranno nel cielo di Torino illuminati e a tempo di musica. La svolta tecnologica e ecologicamente corretta e’ stata intrapresa dalla giunta municipale che, con l’approvazione di una delibera, ha ufficializzato la scelta. Soddisfazione da parte della sindaca Appendino per questa novità assoluta in Europa. I torinesi apprezzeranno?

Si getta dal settimo piano il commercialista torinese accusato di truffa

Roberto Mercuri, il commercialista coinvolto nella truffa dei certificati falsi per l’efficienza energetica, si è ucciso gettandosi dal balcone dell’abitazione del padre. Aveva 48 anni.

Si è tolto la vita buttandosi dal settimo piano del palazzo di c.so Grosseto, Roberto Mercuri, il commercialista finito nello scandalo dei certificati falsi per l’efficienza energetica. L’inchiesta, iniziata nel 2016 e coordinata dal pm Roberto Furlan, era giunta praticamente a termine, al punto che l’istanza di patteggiamento del commercialista era già stata consegnata in via definitiva . Mercuri era finito in manette -insieme ad una trentina di persone- quando le indagine, dopo aver inizialmente coinvolto avvocati e imprenditori, si erano allargate anche ai libri contabili. Il quarantottenne torinese non era mai figurato come ideatore della truffa ma aveva sicuramente rappresentato una pedina molto importante. Come commercialista sapeva destreggiarsi bene tra conti all’estero e paradisi fiscali e inoltre, conosceva le persone giuste a cui chiedere di prestarsi come “teste di legno” di alcune società che curava per i suoi clienti. Secondo la procura da febbraio a giugno 2016, l’uomo era stato beneficiario di un milione e 300mila euro e aveva inoltre percepito 115mila euro da un’altra società; soldi che Mercuri amava spendere per fare la “bella vita” torinese. Era stato rilasciato il 22 febbraio 2017 dopo aver fatto quattro mesi di carcere ma una volta rientrato a casa, nulla era stato più come prima; abbandonato dagli affetti e con grossi problemi economici, si era ritrovato ad andare a vivere a casa dell’ anziano padre, nell’abitazione da dove poi si è tolto la vita. Nonostante avesse patteggiato e l’intera faccenda stesse ormai giungendo a termine, Roberto Mercuri non ha retto le conseguenze del grosso scandalo che lo aveva investito e così, nella giornata di martedì 20 febbraio, ha compiuto l’ultimo ed estremo gesto della sua vita.

Simona Pili Stella

15 mila cittadini abilitati al defibrillatore

 

Anpas Comitato Regionale del Piemonte, in qualità di agenzia formativa accreditata dalla Regione Piemonte, si conferma il primo ente per numero di persone abilitate all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno in ambiente extraospedaliero, con oltre 15mila cittadini certificati in tutta la Regione, la capienza di un intero palasport olimpico. In un sistema, quello piemontese, che conta quasi 100mila nominativi iscritti nella banca dati del Portale per la Formazione in Sanità della Regione Piemonte e 132 enti accreditati.

Tra i 15mila abilitati all’uso del Dae (Defibrillatore semiautomatico esterno) troviamo il personale dipendente delle otto circoscrizioni di Torino, 129 dipendenti Gtt – Gruppo Torinese Trasporti, numerosi vigili del fuoco volontari, polizia municipale, personale di palestre, società sportive, istituti scolastici e aziende. Un primato anche sotto un altro punto di vista, nel 2017 Anpas ha infatti svolto il primo corso Blsd (Supporto di base delle funzioni vitali e defibrillazione) in Piemonte destinato alle persone sorde, grazie alla collaborazione di interpreti della lingua dei segni italiana (Lis). Il corso si è svolto presso la sede di Ens Onlus, Ente Nazionale Sordi, sezione di Asti.

A oggi i 132 istruttori Anpas Piemonte, di cui 17 direttori di corso, hanno effettuato 800 corsi base e 364 corsi di refresh Blsd (vedi tabella con statistiche corsi Blsd Anpas divisi per provincia). Gianni Mancuso, responsabile della formazione Anpas Piemonte: «Anpas Piemonte, da sempre attenta alla formazione qualificata dei volontari e dei cittadini in ambito sanitario, a decorrere dal 2013 ha posto come impegno prioritario la capillarità della formazione sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare con l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico quale strumento insostituibile per il salvataggio di vite umane. Oggi grazie a questo impegno, ai 132 Istruttori AED e all’oltre 90 per cento dei nostri volontari abilitati in Regione Piemonte, Anpas si conferma al primo posto per numero di abilitati in Piemonte ribadendo con i fatti la propria attenzione sia alla prevenzione in campo sanitario e sia alla creazione di valore sociale». Andrea Bonizzoli, presidente Anpas Piemonte: «Importante traguardo raggiunto, 15mila cittadini formati all’utilizzo del Dae sono un segno tangibile dell’impegno costante che le nostre Associazioni, attraverso gli oltre 9.000 volontari piemontesi, mettono in campo tutti i giorni, non solo nel prestare soccorso, nell’assistere, ma anche nella formazione continua dei cittadini. Sicuro che questo non sia un punto di arrivo, ma solo un “traguardo volante” nel nostro cammino quotidiano al servizio della collettività».

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I corsi Blsd si tengono presso la sede di via Sabaudia 164 a Grugliasco (To) e sul territorio della Regione Piemonte, nelle sedi delle Pubbliche Assistenze Anpas, secondo un calendario di date consultabile sul sito dell’Anpas: www.anpas.piemonte.it.

 

 

Il corso ha una durata di 4 ore, l’80 per cento del tempo di lezione riguarda la parte pratica con defibrillatore trainer. I discenti vengono forniti di pocket mask riutilizzabile e di manuale multimediale Operatore Dae edito da Anpas Piemonte e Dipartimento Interaziendale Emergenza Sanitaria 118 Regione Piemonte in collaborazione con Simeup – Società italiana di medicina di emergenza ed urgenza pediatrica. Ad ogni partecipante che supera positivamente il corso viene rilasciato un attestato valido su tutto il territorio nazionale e il relativo tesserino.

L’età minima per accedere è di 16 anni. L’autorizzazione all’utilizzo ha valenza dal compimento del diciottesimo anno di età. I corsi sono aperti a tutti, personale laico anche senza alcuna formazione sanitaria, incaricati al primo soccorso aziendale o presso centri sportivi, soccorritori, medici e infermieri. Per iscrizioni ai corsi a calendario o per qualsiasi altra informazione contattare telefonicamente la segreteria Anpas Piemonte al numero 011-4038090 o alla mail info@anpas.piemonte.it.

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L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 78 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.471 volontari (di cui 3.430 donne), 6.635 soci sostenitori e 377 dipendenti. Nel corso dell’ultimo anno le associate Anpas del Piemonte hanno svolto 432mila servizi con una percorrenza complessiva di circa 14 milioni di chilometri utilizzando 382 autoambulanze, 172 automezzi per il trasporto disabili, 223 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile.

 

 

Bollette luce, cosa c’e’ da sapere

Di Patrizia Polliotto*

I media hanno annunciato il presunto inserimento di un rincaro di 30-35 euro in bolletta, destinato a coprire gli ingenti ammanchi, per via delle morosità esistenti, delle società che erogano energia elettrica: una bufala circolata via Whatsapp. In Italia circa 1,2 milioni di persone non pagano le forniture domestiche, fatto che porterà inevitabilmente le compagnie a ipotizzare un aumento medio di circa 2 euro annui per il costo della luce, la cui entrata in azione è prevista a non prima di 12 mesi. Il buco lasciato dai disonesti, circa 300 milioni di euro, dovrebbe pertanto essere ingiustamente ripianato con l’inserimento, in bolletta, dei cosiddetti ‘oneri di sistema’: tasse mascherate per nulla legate alla fornitura propriamente detta. Come ‘Unione Nazionale Consumatori’ abbiamo già sottolineato l’illiceità di tale condotta, che equivale ad addossare ai cittadini il rischio di impresa di chi opera nel settore energia: fatto assurdo, e per giunta contrario al libero mercato che si vorrebbe far partire dal luglio 2019.

 

*Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Come comunicano i cani (parte II)

Dopo la comunicazione visiva e olfattiva, approfondiamo in questo articolo un’ altra componente della comunicazione canina, ovvero quella acustica che avviene per mezzo dell’abbaio. 

La comunicazione acustica è strettamente corrispondente alla postura, e ciò presuppone che il cane vada sempre osservato nella sua interezza comportamentale. I tipi di abbaio dipendono dalle circostanze e quelli più comuni sono:
• costante e rapido, tono medio: il cane segnala la presenza di uno sconosciuto nel suo territorio. Insegnare al cane attraverso un lavoro dedicato, ad esempio, un segnale di presa in carico della situazione, dandogli infine un segnale di “è tutto ok” per concludere, può essere una buona soluzione, e andrà a rafforzare la collaborazione del binomio.
• continuo e lento, tono basso (ringhio): il cane avvisa che potrebbe difendersi, anche attaccando, nel caso in cui fosse necessario.
• breve e acuto, tono basso: il cane è infastidito o teme qualcosa. Se la fonte dell’abbaio è qualcosa che non conosce a causa di una mancata socializzazione verso determinati stimoli (ad esempio biciclette, ombrelli, cani, bambini, etc..), insegnargli in maniera adeguata e graduale che ciò che è stato reputato un problema, tale non è, risulta la chiave vincente. In questi casi è molto importante avere pazienza, costanza e competenza. Aiutarlo a superare le sue paure attraverso nuove esperienze positive sicuramente gioverà a entrambi.
• breve, tono alto: il cane è molto felice ed emozionato, per esempio, al rientro a casa di un membro della famiglia o quando riconosce una persona o un cane per strada. Non rimproveratelo per il suo entusiasmo perché andreste a punire un’emozione, ma premiatelo molto quando si tranquillizza.
• interrotto, tono medio: il cane vuole giocare e/o ha bisogno di scaricare lo stress. Come abbiamo visto nell’articolo sui bisogni del cane, tra gli altri c’è quello di esplorare, imparare e poter sfogare l’energia accumulata magari durante il giorno mentre noi siamo al lavoro. Giocare insieme, insegnargli degli esercizi e fare con lui un’attività, anche sportiva, potrebbe aiutarlo a non sentirsi frustrato.
• prolungato e ininterrotto (latrato): è il verso tipico che fanno i cani che soffrono d’ansia da separazione per attirare l’attenzione quando vengono lasciati a casa da soli o per richiedere qualcosa. Nel primo caso, il cane si sente abbandonato, annoiato o spaventato. La maggior parte delle volte questo tipo di abbaio è abbinato a una serie di comportamenti distruttivi, per scaricare il livello di stress provocato dall’ansia. Il consiglio è quello di intervenire al più presto rivolgendosi a un educatore cinofilo competente. Nel caso della richiesta, invece, sarebbe opportuno imparare a riconoscerla per evitare di rinforzarla erroneamente, rispondendo con cibo, gioco, attenzioni e premiando invece il cane, quando smette. Vi invito a riflettere sul fatto che per il cane che abbaia per richiedere la nostra attenzione, anche le sgridate o, peggio, le punizioni fisiche, sono un rinforzo del comportamento, perché il cane, così facendo, ottiene la nostra interazione, seppur nel peggiore dei modi.

L’abbaio nelle sue variate sfumature, è, dunque, l’espressione vocale dello stato d’animo del cane, esattamente come per noi le parole e i toni di voce, non un difetto comportamentale. Se il nostro cane abbaia insistentemente alle persone, ad altri cani, ad oggetti o se lasciato solo, bisognerebbe porsi la domanda “perché lo fa?” cercando di individuarne la causa al fine di poter intervenire per portare o riportare il cane ad un equilibrio tra situazioni esterne e reazioni. Può capitare che il proprietario, non avendo esperienza o non conoscendo a fondo questo tipo di comunicazione, possa fraintendere, per esempio, un abbaio codificandolo come aggressivo, mentre invece è l’espressione di timore per qualcosa, o di richiesta, mentre invece sta cercando di scaricare stress. Per questo, se siete in difficoltà nella comprensione, rivolgetevi a qualcuno di esperto e non utilizzate mai e poi mai strumenti palliativi e dannosi per il cane (quali collari a ultrasuoni e/o antiabbaio, quelli elettrici spero vivamente non li prendiate nemmeno in considerazione) che vanno a intervenire sull’azione (momentaneamente), ma non sull’emozione che la scatena (ne parleremo in articolo dedicato). Non è questo che funziona in una relazione basata su fiducia, rispetto e comprensione! Se ricevete una lettera molto molto importante in una lingua che non conoscete, vi affidereste completamente a google translate o vi rivolgereste a una persona che ha studiato quella lingua? Interpretare quanto il nostro cane sta tentando di dirci dovrebbe equivalere per qualsiasi proprietario all’avere tra le mani la lettera più importante della propria vita, perché il rapporto uomo-cane è un rapporto epistolare continuo. Imparare a conoscere la lingua dell’altro è il minimo che dobbiamo a quella relazione, considerato che loro ce la mettono tutta per capire la nostra. Rimane inteso che, per ottenere dei buoni risultati, la nostra figura deve essere ai suoi occhi in grado di poter gestire la situazione, per cui la nostra comunicazione con il cane risulta basilare!

Alla prossima puntata per la comunicazione tattile! Stay tuned!

 

Francesca Mezzapesa
Educatrice cinofila – Istruttrice Rally Obedience
fran.mezzapesa@gmail.com

Il museo fuori dal museo

 

L’Ufficio Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino, nell’ambito dei programmi di formazione per garantire ai detenuti il diritto alla fruizione del patrimonio culturale della città, inaugura la collaborazione con il Museo Egizio, da anni impegnato in progetti di inclusione sociale.

Nell’ambito del programma “IL MUSEO FUORI DAL MUSEO” con cui l’Egizio si impegna a rendere accessibili i contenuti delle collezioni anche a coloro che non possono visitare il Museo di Via Accademia delle Scienze, è stato sviluppato un percorso didattico strutturato in due fasi a cura delle egittologhe Federica Facchetti e Alessia Fassone: dapprima, lezioni introduttive sulla storia e le tecniche costruttive e artistiche di alcuni manufatti in legno dell’antico Egitto, seguite poi da un’attività laboratoriale che coinvolgerà il corso di falegnameria dell’Istituto Plana e il Primo Liceo Artistico, già presenti all’interno della casa circondariale.

 

Le lezioni introduttive saranno aperte a tutti i detenuti mentre i laboratori coinvolgeranno solo a coloro che frequentano i percorsi scolastici interni al carcere. Oggetto della produzione saranno alcuni cofanetti lignei, preziosi reperti parte del corredo funerario della tomba dell’architetto Kha, uno dei maggiori capolavori della collezione, ritrovato intatto durante le campagne di scavo guidate da Ernesto Schiaparelli nel 1906. I partecipanti al corso di falegnameria si occuperanno della costruzione dei contenitori, mentre le decorazioni saranno realizzate secondo le tecniche pittoriche e i cromatismi dell’antico Egitto, dagli studenti del Liceo Artistico.

 

Gli oggetti prodotti diventeranno protagonisti di altri appuntamenti del programma “IL MUSEO FUORI DAL MUSEO” poiché saranno utilizzati per laboratori che l’Egizio svolge presso l’Ospedale Pediatrico Regina Margherita.

 

Venerdì 16 marzo si è tenuto il primo appuntamento del percorso presso la Casa Circondariale, dove i detenuti potranno assistere alla conferenza sulla scoperta della Tomba di Kha, tenuta da Enrico Ferraris, curatore del Museo Egizio.

 

“Siamo molto orgogliosi di poter intraprendere questa preziosa collaborazione con la Casa Circondariale Lorusso Cotugno” dichiara il Direttore “il percorso didattico permette di favorire la conoscenza delle collezioni dell’Egizio e di aumentare il radicamento sul territorio e nella comunità delle persone che vivono a Torino e non possono visitare il Museo. Per questa ragione, ci è sembrato altrettanto urgente riservare una promozione speciale alla Polizia Penitenziaria impegnata nel carcere di Torino: da oggi potrà farci visita acquistando due biglietti al prezzo di uno”.

 

L’Ufficio Garante della Città di Torino inserisce tale collaborazione nell’ambito dei programmi realizzati in ottemperanza all’articolo 9 della Costituzione per promuovere lo sviluppo e la diffusione della cultura.