redazione il torinese

PREMIAZIONE CONCORSO “UNA MINI D’AUTORE”

Giovedì 31 Maggio presso la Concessionaria MINI Autocrocetta avverrà la premiazione del concorso Una MINI D’Autore.

Il Concorso, indetto dal Comitato CREO, si pone come fine la valorizzazione e la promozione del potenziale creativo degli studenti, attraverso un progetto che vede la trasformazione di una vettura MINI in un’opera d’Arte che sarà esposta negli spazi dell’autosalone. Giovedì sera verrà svelata la vettura, frutto del lavoro del vincitore del concorso, nonché i migliori progetti pervenuti. Durante la serata, accompagnata dal Gruppo Jazz “Marcello Picchioni Swing Trio”, verrà offerto ai Gentili Ospiti un rinfresco, nonché la possibilità di scoprire le Novità della nuova MINI.

Espressioni multiformi

FINO AL 9 GIUGNO

Una trentina i pezzi esposti, eseguiti in genere con le tecniche più classiche e varie che vanno dall’olio all’acrilico alla grafica al pastello o all’acquerello. Per spingersi, in alcuni casi, a sperimentazioni avventurose, dove segno e colore intervengono con minore incisività per assecondare il bisogno di esprimere – attraverso linguaggi innovativi – idee e concetti più che forme e immagini di rigida scolarità. “Espressioni multiformi” è, dunque, il titolo perfetto per la piacevole collettiva di fine anno scolastico del Laboratorio di Disegno e Pittura “La Scuoletta” (il termine è affettuoso e non certo riduttivo), condotto da oltre vent’anni dal pittore, di forte tempra artistica e consolidate capacità didattiche, Franco Raga. La mostra-saggio è ospitata, fino al prossimo 9 giugno, presso l’Associazione Artistico Culturale “TeArt” al civico 14 di via Giotto a Torino. Dieci le firme presenti in parete, con una maggioranza decisamente “bulgara” di allieve (ben nove) rispetto all’unico allievo e allo stesso Maestro, presente con due opere di recente produzione. “Alla nostra ‘Scuoletta’ partecipano amiche e amici – racconta lo stesso Raga – uniti da una comune passione per l’arte e legati in un sodalizio piacevolmente collaborativo, dove ciascuno si colloca secondo le proprie linee personali e per approfondire le proprie attitudini espressive, insieme alle tecniche più adatte ad esprimerle”. Un clima di piacevole intimità e collaborazione, espresso con segno nitido e certosina ricerca del particolare, che troviamo ben espresso nell’olio su tavola titolato proprio “La Scuoletta” a firma di Maria Vittoria Crosazzo. Interessante anche il percorso artistico e mentale che può leggersi nelle due opere realizzate da Valentina Miola (laurea in Lettere moderne ad indirizzo artistico) che passa dalla rigorosa natura morta di “Arance”, realizzata nel 2016 con la rinascimentale tecnica delle perfette velature cromatiche, agli odierni “Manifesti Western” in cui si respira la forte attrazione per un linguaggio pop che potrebbe riservare interessanti future evoluzioni. Più ancorati al richiamo di un figurativo che ben evidenzia i valori di segno e colore- sapientemente trasmessi dal Maestro, ma qualche volta elusi da guizzi improvvisi e fuori riga che non stonano e caratterizzano anzi personalità di spiccata piacevolezza – sono invece i disegni di Rosalinda Guida, così come i delicati pastelli e gli acquerelli (banco di prova difficoltoso ma convincente) realizzati da Carla Guidi o le singolari seducenti figure femminili di Maria Gangemi, accanto alla vivace inedita quotidianità di Romana Morra. Di solida e composita intensità è ancora la poetica immagine di padre e figlia, stretti in un caloroso abbraccio fra rocce e mare di Sardegna, presentata da Anna Maria Raga, pittrice dal pennello ben piantato a terra, a differenza di Valentina Giarlotto che nel suo “Dillo alla luna” ci fa volare in mondi fantastici dai colori prorompenti e dirompenti che danno corpo e materia a spaesate presenze in cui s’annulla appieno il rito della realtà. Che invece torna a ripresentarsi con marcate accentuazioni di colore nell’opera di Matteo Marinacci, per assumere connotazioni di metafisiche spazialità (attente a certa pittura realista d’Oltreoceano) negli inquietanti dipinti di Loredana Vergini. A chiudere la rassegna sono infine due quadri del Maestro Franco Raga. Quadri recenti e assolutamente “nuovi”. Tecniche miste dove il segno-colore marcatamente espressionista di un tempo cede il passo – quello principale – a collages in cui prevalgono concettuali “trasferimenti di immagine”, con testi manoscritti come quell’“Ars est celare artem” (da Orazio: “L’arte consiste nel nascondere l’arte”), che in “Sedimenti del tempo” svela la ricerca dell’artista tesa a dissimulare piuttosto che a ostentare, in una narrazione che diventa personalissima e visionaria espressione di onirici “luoghi” dell’anima sfuggenti alla concretezza del reale. E anche questo é un bell’insegnamento impartito da Raga ai suoi allievi.

Gianni Milani

***

“Espressioni multiformi”

Associazione Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422

Fino al 9 giugno -Orari: mart. – sab. 17/19

***

Foto

– Franco Raga: “Sedimenti del tempo”, tecnica mista, 2018
– Maria Vittoria Crosazzo: “La Scuoletta”, olio su tavola, 2018
– Valentina Miola: “Arance”, olio su tela, 2016
– Franco Raga al lavoro

 

Si ritrovano gli “alumni” del Politecnico

 Sabato 26 maggio – ore 16,00 – Sala Consiglio di Facoltà  

 Domenica 27 maggio – ore 10,00 – Aula Magna

 

Anche quest’anno l’Associazione Alumni Polito (Associazione Ingegneri e Architetti ex Allievi del Politecnico di Torino) organizza il consueto incontro annuale per festeggiare significativi anniversari di laurea con le tradizionali pergamene d’onorepremiare i neolaureati con borse di studio offerte dai  sostenitori dell’Associazione e, dall’anno scorso, assegnare la targa di Alumnus dell’Anno ad una personalità che si è particolarmente distinta nel suo campo, sia esso scientifico, imprenditoriale o tecnologico. Il programma della manifestazione prevede, tra l’altro, sabato 26 maggio dalle ore 16.00 una Tavola Rotondasull’impatto delle tecnologie digitali nell’industria 4.0 con illustri oratori, tra cui Marco Mezzalama (Strategie dell’informatica, Politecnico), Marco Gay (Amministratore Delegato Digital Magics e past President Giovani Imprenditori di Confindustria), Tatiana Rizzante (Amministratore Delegato Reply) e Tareq Rajjal (Direttore Generale Amazon Italia). Domenica 27 maggio, dopo il saluto del Rettore del Politecnico Guido Saracco e del Presidente dell’Associazione Antonio Strumia, parlerà l’ing. Alberto Dal Poz, Alumnus Polito e Presidente Federmeccanica, e verrà consegnata la targa all’Alumnus dell’Anno 2018 all’ Ing. Tatiana Rizzante, Amministratore Delegato di Reply S.p.A., prestigiosa azienda informatica nata a Torino nella seconda metà del secolo scorso e oggi azienda internazionale con un fatturato che sfiora il miliardo di euro. Domenica riceverà la pergamena per i 55 anni di laurea anche il prof. Valentino Castellani, Professore del Politecnico di Torino, Sindaco della Città per due mandati e Presidente del TOROC che ha organizzato le Olimpiadi Invernali del 2006. Attualmente ricopre la carica di Presidente del Conservatorio e del Museo della Montagna.

Lega/5 stelle, opposizione inutile?

di Giorgio Merlo

Come da copione, qualunque governo che nasce nel nostro paese e’ di norma accompagnato dalla grancassa mediatica della esaltazione preventiva. Quasi a prescindere. E così sarà anche questa volta. Anzi, il copione è già iniziato e il Governo deve addirittura ancora essere formato. Non oso immaginare cosa capiterà di fronte alle prime misure demagogiche e di pura facciata che saranno assunte nei prossimi mesi. Quindi, e’ bene non farsi condizionare dalle polemicucce puerili ed infantili sul “curriculum” del futuro Presidente del Consiglio dei ministri. Detto questo, credo che uno dei nodi politici decisivi in questa fase sia quello di sapere come si comporterà la minoranza o l’opposizione. E, quando parlo dell’opposizione, parlo evidentemente di quel che resta del centro sinistra. Anche perché stento a definire partiti di opposizione al Governo realtà che sono saldamente alleati con uno dei due azionisti. Mi riferisco a Forza Italia e a Fratelli d’Italia. Certo, fingo di non sapere ciò che si legge in questi giorni su quasi tutti i giornali. E cioè, un eventuale nuovo partito di Renzi in combutta con quella parte di Forza Italia che non si farà tentare dalle sirene leghiste. Mi fermo all’esistente. E l’esistente, appunto, ci offre uno squarcio poco rassicurante sulla qualità della opposizione condotta contro una maggioranza che probabilmente sarà un misto di destra sociale, sinistra assistenzialista e destra politica.

***

E quindi difficilmente catalogabile secondo i vecchi schemi che abbiamo conosciuto e sperimentato sino al voto del 4 marzo, cioè il centro destra che si contrapponeva, per modo di dire, al centro sinistra. Ora il panorama è cambiato. E profondamente. Due partiti del cartello del centro destra formalmente non appoggeranno il Governo ma mantengono in piedi – governando insieme le principali regioni italiane e moltissimi comuni – la coalizione di centro destra. Il Pd, ormai, fa notizia solo per la “guerra per bande” che lo caratterizza mentre Leu e’ semplicemente scomparsa dai radar. Ecco perché, di fronte ad un Governo espresso da una maggioranza che, almeno sulla carta, segna una netta discontinuità politica rispetto alla storia democratica del nostro paese, non sapere quale possa essere l’opposizione che sarà messa in campo non è una notizia di buon auspicio per le forze riformiste italiane. Almeno su un punto, che non è affatto secondario ai fini della dialettica politica democratica. E cioè, esiste oggi la forza politica, culturale e programmatica per essere realmente alternativi alla cosiddetta alleanza giallo/verde? Ovvero, esiste un progetto politico – al di là delle chiacchiere e della propaganda – capace di essere percepito come reale prospettiva politica alternativa al sovranismo, al nazionalismo, al populismo e all’antieuropeismo? Senza una risposta chiara, seria e coerente a questa semplice ma complessa domanda, il centro sinistra rischia realmente una progressiva e silenziosa estinzione.

#pulitour, maratona dei rifiuti

Torna la maratona di raccolta rifiuti lungo le rive del Po organizzata da Città di Torino, Università, Politecnico, CUS Torino e Amiat Gruppo Iren

 

 Anche quest’anno, in occasione del “Festival dello sviluppo sostenibile” e dell’iniziativa “Let’s clean up Europe”, Città di Torino, Università, Politecnico, CUS Torino e Amiat Gruppo Iren correranno insieme per rendere più belle e sicure le rive del fiume Po. Il lungo fiume, infatti, è una delle aree verdi di maggiore rilievo naturalistico e paesaggistico di Torino; gli organizzatori propongono ai propri studenti e dipendenti, ma anche a tutti i cittadini, una maratona di raccolta rifiuti lungo le rive, partendo da piazza Vittorio Veneto, con ritrovo nell’esedra tra Lungo Po Armando Diaz e via Alfonso Bonafus. Ai partecipanti verrà offerto un kit di benvenuto con maglietta e sacchi per la raccolta. Lo scorso anno, 150  partecipanti hanno raccolto 140 chili di rifiuti nei 5 chilometri del percorso. Per questa edizione si punta a superare i 500 iscritti (l’iscrizione è obbligatoria, sul sito www.letscleanuptorino.it).

***

Questo il programma:

Ore 14:00: Ritrovo dei partecipanti in Piazza Vittorio Veneto nell’esedra tra Lungo Po Armando Diaz e via Alfonso Bonafus con consegna maglietta e sacchi per la raccolta

Ore 14:30: Partenza della corsa a squadre

Ore 17:00: Arrivo in Piazza Vittorio Veneto

Ore 17:30: Saluto conclusivo delle autorità

                   Chiara Appendino, Sindaca della Città di Torino

                   Riccardo D’Elicio, CUS Torino

                   Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino

                   Egidio Dansero, Green Office Unito –Delegato del Rettore alla Sostenibilità Ambientale

                   Patrizia Lombardi, Green Team Polito – Prorettrice

                   Christian Aimaro, Presidente Amiat Gruppo Iren

.

27 maggio 2018

Piazza Vittorio Veneto, Torino

Ritrovo ore 14.00, chiusura ore 17.30

L’architetto racconta la città (in bicicletta)

Il 30 maggio torna ArchiBike e per questa prima tappa permette di conoscere e visitare Torino attraverso un tour in bicicletta nei luoghi suggeriti dagli studi d’architettura torinesi. Ideato e realizzato da TOWANT, ArchiBike mostra la città attraverso le riflessioni dell’architetto contemporaneo, che ogni giorno contribuisce alla loro trasformazione e al loro stile.

In questo primo appuntamento del 2018 sono stati coinvolti gli studi: Archicura, FRAGOMELIANDPARTNERS, GOODFOR, Italia and Partners, LSB Architetti Associati, MG2 ARCHITETTURE, STUDIO GRANMA Architetti Associati.

Per ogni tappa da visitare ciascun architetto racconta e descrive la propria sceltaattraverso una breve presentazione e una riflessione sul luogo proposto. Le location rispecchiano le abitudini di ogni giorno, il modo in cui viene vissuta la città o i progetti a cui hanno lavorato o semplici posti suggeriti per una colazione per un pranzo. Nel capoluogo piemontese il percorso si snoda tra il parco Dora, la Nuvola Lavazza, Torino Esposizioni, OGR (Officine Grandi Riparazioni) e il lungo Po tra i due ponti, Ponte Vittorio Emanuele I, il ponte più antico di Torino progettato dagli ingegneri di Napoleone e il ponte Franco Balbis, posto di fronte alle Molinette (il grande ospedale torinese) progettato (tra gli altri), negli anni trenta, dall’architetto Pagano.L’iniziativa è aperta a tutti coloro che sono sensibili alla scoperta di nuovi luoghi e vogliono godere di un tour in compagnia degli architetti su un mezzo che più di ogni altro permette di vivere gli spazi con le sue conformazioni, i suoi i rumori e colori. Inoltre ArchiBike sarà ripreso in tempo reale con una telecamera GoPro Hero 5, in modo da realizzare una vera e propria visita virtuale.

 

ArchiBike è un progetto realizzato grazie a importanti aziende di settore, quali Carimati, Dornbracht, Kaldewei, Moroso, Panzeri, Silent Gliss, Tubes.Il format è stato ideato da TOWANT, agenzia dedicata all’organizzazione di eventi di architettura in Italia e all’estero, che collabora con alcuni dei più importanti brand del design italiano e internazionale. Oltre agli ArchitectsParty tra gli eventi organizzati in questi anni vi sono ArchichefNight, gli appuntamenti a tavola dove lo Chef è l’architetto; Beachdesign, il primo torneo di biglie da spiaggia dell’architettura italiana e DJ Arch, i parties negli showroom del design dove il dj è l’architetto.

 **

ArchiBike | Torino | 30 maggio | dalle ore 10 alle ore 18.30

Il costo per partecipare con la propria bicicletta è di 15 euro, comprensivo di pranzo e spuntini durante il giro. Per maggiori info: TOWANT – Tel. 0571/1600686 – staff@towant.it

Foto di Giulia Virgara

Ordigno bellico: ecco l’area da evacuare

Domenica 27 maggio avranno luogo le operazioni di disinnesco dell’ordigno bellico, ritrovato nel cantiere a fianco del centro commerciale in zona Lingotto il 16 maggio scorso; circa 2000 persone saranno evacuate, la metropolitana limitata a Porta Nuova e le linee di tram e bus interessate saranno deviate per tutta la durata delle operazioni, che avranno inizio alle 9.30. 

Area interdizione

Le operazioni di rimozione delle spolette dureranno tra le due e le sei ore, poi l’ordigno sarà trasportato in territorio di altro comune per il brillamento. Nei prossimi giorni la sindaca di Torino predisporrà un’ordinanza per definire le norme di sicurezza necessarie. A seguito di ulteriori accertamenti dell’Esercito sull’ordigno, infatti, si è deciso di estendere le prescrizioni della zona Rossa a tutta l’area Gialla. Il punto di coordinamento e controllo dell’intera attività di disinnesco sarà allestito presso il Centro comunale di protezione civile del Comune di Torino, in via delle Magnolie n.5. “Il Comune di Torino è incaricato di tenere diretti contatti con i soggetti istituzionali, gli Enti e le Aziende interessate per l’efficiente composizione e operatività della struttura di coordinamento”, spiega l’ordinanza prefettizia pubblicata poche ore fa. Le operazioni di disinnesco saranno guidate, com’era avvenuto per quelle di messa in sicurezza dell’ordigno, dagli artificieri del 32° Reggimento Genio Guastatori di Fossano.


Ecco quindi come avverranno le operazioni di sgombero.
Zona Rossa e zona Gialla
Tutti i residenti saranno evacuati, così come avverrà per gli ospiti dei tre alberghi e del residence. Serrande dei negozi abbassate, tapparelle e persiane dovranno essere chiuse con i vetri spalancati per evitarne la rottura in caso di esplosione.
L’evacuazione dei circa 2000 residenti – e dei loro animali d’affezione – avverrà a partire dalle ore 8 di domenica 27 maggio e dovrà concludersi entro le 9,30. sarà adottata un’ordinanza istitutiva di divieti di transito e sosta con rimozione forzata. Chi non potrà allontanarsi per recarsi da parenti o amici potrà recarsi al Punto di raccolta di via Nizza angolo via Biglieri dove sarà condotto con alcuni mezzi gratuiti nel Centro di accoglienza del Palavela, in via Ventimiglia 145, da cui saranno riaccompagnate a operazioni terminate. Qui le persone evacuate potranno contare su assistenza e generi di prima necessità.
L’informativa per i cittadini
Nei prossimi giorni verrà diffusa una scheda informativa con i dettagli dell’operazione, allegata al presente comunicato. I volontari della Protezione civile, a partire da domani, si occuperanno della sua distribuzione nelle caselle postali e dell’affissione ad ogni portone. Sempre i volontari, insieme alle Forze dell’Ordine e alla Polizia Municipale, saranno impiegati per il controllo degli accessi alle aree durante l’intervento degli artificieri.
Trasporto pubblico
La chiusura di via Genova e di via Nizza comporta la deviazione delle linee 1, 17 , 18, 35, 42, 74 e della linea extraurbana Torino-Alba su via Ventimiglia. Inoltre il servizio della metro da inizio servizio sarà limitato a Porta Nuova con istituzione di speciali navette sostitutive per piazza Carducci. Per i percorsi delle linee deviate si rimanda al sito Gtt.
Entro i confini delle due aree i segnali di telefonia mobile saranno sospesi durante il disinnesco per garantire la sicurezza degli operatori per essere ripristinati appena possibile. Possibile sospensione delle forniture di gas ed energia.

 

www.comune.torino.it

(foto: il Torinese)

IL GIRO DA VENARIA A BARDONECCHIA: UNA FESTA PER TUTTI E DI TUTTI

Una partenza di tappa del Giro d’Italia, la 19^ Venaria Reale – Bardonecchia, che stamane  alle 11,40 si è trasformata in una festa di amore assoluto per lo sport, a cui la città ha risposto con migliaia di presenze di pubblico e appassionati, lungo il percorso nel centro storico e nel resto del territorio, fino al km zero sulla SP1. Una splendida giornata di sole ha accompagnato il via della gara. Una festa di tutti e per tutti, iniziata a gennaio con #aspettandoilgiro e le iniziative correlate, la realizzazione di due spot video, con la presenza della cittadinanza e delle associazioni, e i molti incontri e mostre con le storie dei campioni del passato e del presente. 

IL COMMENTO DI FROOME

Chris Froome commenta la vittoria della maglia rosa alla 19/a tappa del Giro d’Italia, sul Jafferau, sopra Bardonecchia: “Non ho mai fatto una cosa simile, non avevo mai attaccato da così lontano. Mi sentivo bene,ma sapevo di essere 3′ indietro, mancava tanta strada per il traguardo, sapevo anche che dovevo fare qualcosa di straordinario per vincere il Giro e aspettare l’ultima salita per attaccare non era abbastanza, così ho aspettato per fare qualcosa di più pazzo”

***

Il sindaco della Città di Venaria Reale, Roberto Falcone, dichiara «Questa giornata di festa e sport è frutto di un lungo lavoro che, insieme a tutta l’Amministrazione, gli Uffici comunali, la Polizia Municipale, i volontari e le associazioni, ci ha portato a vivere una serena giornata comunitaria all’insegna della più sana partecipazione. Grazie alla Regione Piemonte, alla Reggia di Venaria, alla Prefettura, alla Questura, ai Carabinieri, alla Polizia Municipale, a Rcs, a tutti i volontari e cittadini che si sono prodigati per raggiungere questo importante obiettivo per Venaria Reale. Un grazie speciale all’assessore allo Sport, Antonella d’Afflitto, ancora una volta motore propulsivo delle tante iniziative, insieme all’Ufficio Sport, Cultura ed Eventi,  l’Ufficio Stampa e Comunicazione, l’Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici, Vera Servizi, la Protezione Civile locale, la Pro Loco Altessano Venaria Reale e le associazioni ciclistiche per il loro importante contributo. Venaria Reale a distanza di pochi anni ha vissuto due esperienze indimenticabili con il Giro d’Italia sotto casa. L’auspicio è che la città possa vivere ancora questa intensa avventura, vetrina internazionale di sicuro valore, che mette ancora una volta la nostra città in primo piano».

Foto Gabriele Mariotti

Jasenovac, l’Auschwitz dei Balcani

Appena varcata di pochi chilometri la frontiera tra Bosnia e Croazia, ecco Jasenovac. Siamo nella contea croata di Sisak e della Moslavina, dove il corso d’acqua della Una  confluisce nella Sava. Quando si pensa ai campi di concentramento tornano alla memoria i lager in Germania, Austria, Polonia o in Repubblica Ceca. Ma c’è anche “l’Auschwitz dei Balcani”, questo terribile campo di Jasenovac, creato dagli ùstascia di Ante Pavelic, con la collaborazione dei nazisti e dei fascisti italiani.

Il campo di concentramento si trova ad un centinaio di chilometri a sud-est di Zagabria e  venne costruito tra l’agosto del 1941 e il febbraio del 1942 proprio sulle rive della Sava, che segnano il confine naturale tra la Croazia e la Bosnia-Erzegovina. All’entrata una scritta incombeva su chi vi era internato: “Red, Rad, Stega”, cioè “Ordine, Lavoro, Disciplina“. In seguito all’alleanza dei nazionalisti di estrema destra croati con le potenze dell’Asse e con la conseguente adozione da parte di Zagabria dell’ideologia razzista, il campo di Jasenovac doveva essere destinato, secondo i piani del Terzo Reich, principalmente alla detenzione e all’eliminazione di ebrei, oppositori politici e zingari. Gli ùstascia, invece, aggiunsero un elemento in più, considerandolo il luogo adatto in cui internare e distruggere la popolazione serba. Così il maggior numero di vittime del campo furono per lo più serbi(oltre la metà degli internati), oltre agli ebrei, zingari (quasi sempre uccisi non appena mettevano piede a Jasenovac), bosgnacchi (bosniaci musulmani), dissidenti croati e in generale membri della resistenza, compresi i partigiani e i loro simpatizzanti, etichettati indistintamente dalle belve di Pavelic come “comunisti“.

***

Le condizioni di vita erano simili a quelle degli altri campi di concentramento sparsi per l’Europa: cibo scarso, alloggi con pessime condizioni igieniche, undici, dodici ore di duro lavoro, uccisioni e torture. Nei primi tempi molti detenuti furono costretti a dormire all’aperto perché non erano ancora state completate le baracche. Per la mancanza d’acqua, in tantissimi bevvero l’acqua della Sava e frequenti erano le epidemie di tifo, malaria, dissenteria e difterite. Le guardie permettevano ai prigionieri di lavare i loro pochi indumenti una volta al mese nel fiume. Solo chi aveva particolari abilità professionali, come medici, farmacisti, orefici e calzolai, poteva godere di un trattamento un po’ più umano. A tutti gli altri toccava subire le angherie degli ùstascia. Nell’agosto del ’42 nacque una scommessa tra le guardie su chi avrebbe massacrato il maggior numero dei prigionieri, che venivano uccisi con coltelli, mazze e spranghe, per risparmiare sui proiettili. A Jasenovac vennero utilizzati ,per un breve tempo, i forni della fabbrica di mattoni come  crematori e lì trovarono la morte donne e soprattutto bambini (almeno 20mila tra zingari, serbi ed ebrei). L’inferno finì nella primavera del 1945. Il 22 aprile circa seicento prigionieri si ribellarono, ma le guardie ne uccisero la stragrande maggioranza e solo in ottanta riuscirono a fuggire. Prima di abbandonare definitivamente il campo, gli ùstascia uccisero i restanti detenuti e diedero fuoco agli edifici, alle fornaci, alle camere di tortura e a tutto ciò che potesse testimoniare le atrocità commesse. Oggi, quello che rimane è un memoriale in ricordo delle vittime e un enorme dibattito nato tra i serbi e i croati sul numero dei morti: laddove i primi parlano di circa mezzo milione, mentre i secondi cercano di impostare le cifre al ribasso.

Secondo le fonti più accreditate, a Jasenovac persero la vita circa 100mila persone, di cui 45-52mila serbi, 15-20mila zingari (questo però è il dato più controverso e di difficile verificabilità), tra i 12 e i 20mila ebrei, e tra i 5 e i 12mila croati e bosgnacchi. E anche, leggendo l’elenco, diciotto italiani dei quali una donna. Fuori dal mausoleo, nell’aperta campagna che ospitò le baracche e le strutture del campo, sorge il “Fiore di Jasenovac”, il monumento-simbolo progettato dall’architetto e artista serbo Bogdan Bogdanovic. Tutt’attorno, nel terreno reso paludoso dalla pioggia e dalle frequenti esondazioni della Sava, s’intravedono i tumuli che fanno parte dell’assetto paesaggistico del memoriale. Piccole alture erbose che si ergono dove c’erano le baracche e dove i detenuti conobbero atrocità, sofferenze ed esecuzioni. Il tutto in un paesaggio silenzioso, in un luogo – come Bogdanovic stesso volle indicare – “angoscioso, profanato dal crimine”.

 

Marco Travaglini

Scontro treno-camion. Legambiente esprime il cordoglio per le vittime

“Grande dolore e rabbia. Dopo l’incidente a Caluso il nostro primo pensiero e la nostra vicinanza va a chi ha perso i suoi cari in una tragedia evitabile. Ci teniamo anche a rivolgere un augurio di pronta guarigione ai diversi feriti. Evidentemente sarà la magistratura nelle prossime ore a fare piena luce su quanto accaduto ma non possiamo non ricordare che da anni, insieme all’associazione locale dei pendolari, cerchiamo di accendere i riflettori sulle condizioni inadeguate della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta. Una linea che da decenni necessita di interventi per la riduzione del numero dei passaggi a livello, ma anche volti all’elettrificazione della tratta Chivasso-Aosta e il raddoppio dei binari”. Questa la dichiarazione di Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, sull’incidente ferroviario avvenuto ieri notte a Caluso (TO), in località Arè, dove un tir di un trasporto eccezionale è rimasto bloccato sui binari ed è stato travolto da un treno regionale diretto a Ivrea. Legambiente fa suo il commento a caldo dell’Associazione utenti ferrovia Chivasso-Ivrea-Aosta che ricorda come il passaggio a livello di Caluso sia stato “teatro negli anni di numerosi (troppi!) incidenti che solo per puro caso già in precedenza non avevano avuto risvolti drammatici. Quindi tutti sapevano che, insieme con il passaggio a livello di Cerone, era il più pericoloso delle decine di passaggi a livello che ancora esistono sulla linea ferroviaria Torino-Aosta, in particolare nella parte piemontese della linea. L’Associazione Utenti per decenni ha sollevato con forza il problema della eliminazione dei passaggi a livello, che non solo costituiscono un elemento di perturbazione del traffico ferroviario (come tutte le cose fatte dall’uomo, sono soggetti a guasti) ma soprattutto rappresentano un elemento di pericolo sia per gli occupanti del treno che per gli utenti delle strade”. “Sono almeno 30 anni –ricorda ancora l’associazione dei pendolari- che “gli enti interessati” (RFI, Provincia di Torino, ANAS, Regione Piemonte, Comune di Caluso, etc) discutono e approntano un progetto per eliminare il passaggio a livello di Arè, o meglio, per realizzare una circonvallazione della località di Arè e quindi deviare il traffico automobilistico della statale 26 fuori dall’abitato. Nel progetto era previsto ovviamente anche la sostituzione del passaggio a livello con un cavalcavia. Come troppo spesso accade in questo sfortunato Paese, i progetti rimangono sulla carta o perché non ci si mette d’accordo sui progetti, o perché quando c’è l’accordo non ci sono più i soldi, o perché cambiano gli Enti titolari, o perché gli infiniti inghippi della burocrazia italica hanno comunque la meglio sulla volontà degli individui. Probabilmente l’incidente provocherà finalmente un’accelerazione per la messa in opera del progetto, e ovviamente ce lo auguriamo. Ma è sempre terribile constatare che ci devono essere delle catastrofi perché i responsabili prendano le decisioni”.