redazione il torinese

Sicurezza e altri problemi: quale futuro per Torino?

“Delle tante innovazioni tecnologiche che la Città di Torino avrebbe bisogno – afferma Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati in Consiglio comunale – sicuramente quella dell’introduzione dei droni per la festa di San Giovanni mi appare la meno adatta sia per i costi assai elevati sia per il fatto che questo evento, che rischia di non essere attuabile in caso di pioggia ed anche semplicemente di vento, rappresenta una rottura rispetto alla radicata tradizione torinese dei fuochi di San Giovanni. Sono ora ancora più preoccupato dopo le risposte ricevute da parte dell’assessore Pisano in Consiglio comunale alla mia interpellanza. Le risposte della giunta sono state, infatti, molto superficiali. Secondo l’assessore Pagano “San Giovanni è una festa le cui origini sono pagane”. Sul campo, invece, persistono, secondo me, quattro urgenti problematiche: le inadeguate garanzie di sicurezza ( la piazza dove si raduneranno i torinesi non sarà .più piazza Vittorio Veneto, come in passato, ma piazza Castello), i tempi necessari per le autorizzazioni Enac, la variabile meteo ed i costi non esattamente quantificati, ma stratosferici (tanto che si parla di una cifra dieci volte superiore a quella messa a bilancio negli ultimi anni per i tradizionali fuochi di San Giovanni). Sull’autorizzazione Enac l’assessore Pisano garantisce che arriverà “entro novanta giorni dalla richiesta”, ma peccato che tra novanta giorni saremo a fine agosto, ben oltre la data di San Giovanni del 24 giugno “.

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“È stata comunque molto positiva – aggiunge Silvio Magliano – la votazione all’unanimità da parte dei consiglieri della maggioranza e della minoranza della mozione che ho presentato relativa al patrocinio da parte del Comune ai soli eventi accessibili anche alle persone con disabilità motoria. Le conseguenze dell’approvazione della mia mozione saranno anche pratiche. Gli eventi culturali, sportivi e di spettacolo che non saranno in grado di garantire l’assenza totale di barriere architettoniche, non potranno usufruire né di convenzioni né di contributi comunali. Non si dovranno più ripetere casi come quello del Salone dell’Auto dell’estate scorsa, quando questo principio non venne applicato. E spero possa presto essere identificato un Disability Manager, che a Torino manca da troppo tempo”.

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“Torino purtroppo – osserva il capogruppo Magliano – sta anche conoscendo forme di illegalità sempre più dilagante, a partire dai piccoli mini market, che si stanno diffondendo in molti quartieri cittadini, quali San Salvario ed altri, diventando non soltanto centro di commercio di prodotti di dubbia provenienza, ma anche veri e propri punti di concentrazione di malavita e di spaccio. Un altro problema che affligge la nostra Città riguarda la nuova collocazione del Barattolo, a proposito della quale ho presentato una seconda interpellanza consecutiva, a cui l’assessore Giusta non ha ancora dato risposta. In questo momento il mercato di libero scambio sta continuando in regime di proroga di bando, consentendo ad un unico soggetto, ViviBalon, di fare business. Il regime di illegalità sta dilagando anche nei mercati cittadini; un esempio è quello del mercato di corso Racconigi, nel tratto compreso tra via Foresto e corso Vittorio Emanuele, dove compaiono numerosi venditori abusivi”.

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“Insoddisfacenti – aggiunge  Magliano – sono anche le risposte in Commissione da parte dell’amministrazione comunale in Commissione a proposito del problema della sicurezza nella Spina Reale, dove i tempi per ottenere l’installazione delle telecamere sembrano molto lunghi. Ironicamente ho proposto di usare i droni di San Giovanni per garantire la sicurezza in questa area della città”.

 

Mara Martellotta

 

“AZIENDE E CITTADINI INDEBITATI: ECCO COME USCIRNE”

Diventa dunque ancor più importante, alla luce delle concrete e reali possibilità offerte dalle leggi dello Stato, diffidare di fantomatiche e improbabili agenzie stralcia-debito che proliferano come funghi qua e là sul web, tartassando gli italiani con migliaia di newsletter e annunci promozionale che lasciano il tempo che trovano, e proponendo improbabili soluzioni che non fanno altro che arricchire ingiustamente le loro tasche”. Esordisce così Serafino Di Loreto, esperto di restructuring per privati e imprese, da anni in prima linea nel sostenere cittadini e aziende in difficoltà.La crisi ha prodotto, come ultimo effetto, una nuova categoria di soggetti in difficoltà: i cosiddetti ‘sovraindebitati’, ovvero cittadini, consumatori, liberi professionisti, artigiani e piccole e medie imprese che, a causa della perdita o del drastico scemare del lavoro, non riescono più a far fronte alla gestione delle proprie spese (in primis mutui, affitti, leasing, finanziamenti e versamento delle imposte).Ritrovandosi travolti da un monte debiti in costante aumento. Da qui, 6 anni fa, il varo della cosiddetta Legge 3/2012 – meglio nota come ‘Legge salva-suicidi’ -, finalizzata a salvare dal tracollo economico (ma anche fisico e psichico) persone vittime della cosiddetta ‘morte civile’: impossibilità di intestarsi un bene mobile o immobile (auto o casa, per paura che venga aggredito dai creditori), di accedere a finanziamenti o di avere carte di credito, bancomat.

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“Un provvedimento legislativo efficace ma di cui poco o niente si parla, teso alla rinascita delle persone sovraindebitate: le quali, mettendo a disposizione parte del proprio reddito o il proprio patrimonio, si esdebitano: vale a dire che, con il poco che hanno, salvaguardando la loro parte di entrate atta a garantire il prosieguo di una vita dignitosa, ottengono la cancellazione, in alcuni casi, anche fino al 90% del cumulo debiti maturato verso privati, banche e Fisco. Compresa la rimozione del proprio nominativo da tutte le banche dati dei cattivi pagatori. E poter così ripartire da zero, liberi da ogni vincolo con un passato disastroso e penalizzante”, spiega Serafino Di Loreto, Fondatore di ‘Fondazione SDL per l’Educazione Finanziaria delle Imprese e per gli Studi Aziendali’, stimato Ente presieduto dall’ex magistrato Piero Calabrò, primo ad aver ottenuto nel 1999 una serie di sentenze storiche contro l’anatocismo e l’usura bancaria applicate ingiustamente dagli istituti di credito nei confronti dei consumatori. “Le ultime stime indicano che, nel 2017, il totale dei debiti di cittadini e famiglie ammonta a circa quota 550 miliardi: per le imprese, invece, si parla almeno di tre volte tanto. A farne le spese? Economia e occupazione, specie per le PMI“, aggiunge Serafino Di Loreto, tra l’altro anche Presidente dell’Osservatorio Europeo sull’Educazione Finanziaria: e che, con ‘Sdl Centrostudi Spa’ (www.sdlcentrostudi.it), al momento, in 7 anni, ha restituito alle tasche di cittadini e contribuenti ingiustamente vessati da banche e Fisco ingiusto oltre 250 milioni di euro.

 

Scontro Treno-Tir, l’inchiesta si allarga

Si amplia l’inchiesta sul disastro ferroviario di mercoledì scorso quando, sulla linea Ivrea-Chivasso, morirono due persone. La procura di Ivrea ha acquisito le scatole nere del convoglio e in queste ore sta valutando la posizione delle due società responsabili del trasporto eccezionale. Per una di queste lavora  Darius Zujis, l’autista lituano di 39 anni che era alla guida del tir, e per ora il solo momento indagato. La seconda società è quella che si è occupata dell scorta del trasporto eccezionale. Potrebbero essere emessi nuovi avvisi di garanzia nei prossimi giorni, nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo e disastro ferroviario.

 

(foto mm – il Torinese)

La Madonna “ritrovata” in mostra a Palazzo Madama

Ignoto, ancora a oggi, l’autore. Ma la sua storia è ben certa. Ed è storia lunga e travagliata, anziché no. Il cui inizio si fa partire dal gennaio del 1519, mese e anno in cui l’olio su tavola, un piccolo capolavoro dai tratti raffaelleschi (per l’equilibrata armonia e serenità delle immagini) raffigurante una “Madonna con il Bambino Gesù”, venne commissionato a un anonimo “dipintore” operante a Roma e che oggi possiamo ammirare, su progetto della Fondazione Torino Musei e in anteprima assoluta al pubblico, nella “Camera delle Guardie” al piano nobile   di Palazzo Madama a Torino, dopo un lungo e complesso restauro promosso dalla Fabbrica di San Pietro in Vaticano, con il sostegno di Fideuram – Intesa San Paolo Private Banking. Per certo si sa che committente del dipinto, in adempimento probabilmente a un voto, fu la consorte di tal Pietro Pedreto e che l’opera venne allocata nella Chiesa di San Giacomo Scossacavalli (di qui il titolo ad uso popolare riservatole negli anni di “Madonna di Scossacavalli”), che sorgeva nei pressi della Basilica Vaticana e che fu demolita nel 1937, insieme a tutte le case della cosiddetta “Spina di Borgo”, allorché il regime decise di realizzare la monumentale Via della Conciliazione che collega Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro. Posto sopra l’altare di una cappella interna alla Chiesa di San Giacomo, il dipinto fu certamente visto da Raffaello (autore, come si sa, di numerosissime “Madonne”) che abitava in un palazzetto antistante la Chiesa e dal suo allievo e collaboratore Perin del Vaga, anche lui residente nel Borgo; nel 1521 fu anche realizzato da un anonimo artista parmigiano un tabernacolo funzionante da “macchina processionale” allorquando la veneranda immagine dagli “occhi umidi e lucenti” veniva solennemente portata in processione , come accadde nel 1522 per scongiurare la peste abbattutasi su Roma. Fu nel 1598, nel giorno dell’antivigilia di Natale, che l’opera venne seriamente compromessa da una terribile esondazione del Tevere che straripando allagò tutta la Chiesa di San Giacomo; le cronache raccontano che l’acqua del fiume si arrestò all’improvviso proprio sotto le labbra della Vergine, lasciandovi il segno della piena e una scura linea orizzontale visibile ancor oggi. I danni subiti dal dipinto – e non solo, ovviamente – furono enormi. Ad essi si cercò di rimediare con i primi tentativi di restauro datati XVII e XVIII secolo, finché con la demolizione nel ’37 della Chiesa, l’opera fu trasferita nei depositi della Fabbrica di San Pietro e lì, inavvedutamente, “dimenticata” fino al 2016. Solo due anni fa, venne seriamente avviato il non facile restauro, sotto la guida di due abili professionisti come Lorenza D’Alessandro per la parte pittorica e Giorgio Capriotti per il supporto ligneo. “Impresa lunga e particolarmente impegnativa sotto diversi aspetti”, precisano i restauratori, che aggiungono: “Per quanto riguarda la Madonna, soprattutto, si è dovuto lavorare su due fronti. Sulla parte inferiore andata quasi per intero perduta sotto la furia dell’alluvione, quando il fango arrivò fino alla gola e al mento della Vergine, e sulla parte superiore in gran parte rovinata a causa degli ex voto fissati con chiodi dai fedeli”. Nell’allestimento ideato per Palazzo Madama dall’architetto del Vaticano Roberto Pulitani, la “Madonna di Scossacavalli” è esposta in una teca a microclima controllato, insieme a riproduzioni di fotografie e documenti che descrivono non solo i vari passaggi del restauro, ma anche la storia della Chiesa andata distrutta e del contesto urbanistico in cui essa sorgeva. “L’esposizione – spiega soddisfatto Maurizio Cibrario, presidente della Fondazione Torino Musei – è solo il primo passo di una collaborazione più ampia con il Vaticano attraverso cui ci prefiggiamo di portare ogni anno, nel mese di maggio dedicato alla Madonna, un’opera mariana a Palazzo Madama e a Torino, città che per la Vergine Maria nutre da sempre una particolare e profonda devozione”.

Gianni Milani

“Una ritrovata Madonna della Fabbrica di San Pietro”

Palazzo Madama-Camera delle Guardie, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 – www.palazzomadamatorino.it  Fino al 16 luglio – Orari: tutti i giorni 10/18, chiuso il martedì

Il gelato, dolce tradizione torinese

Anche se la primavera tarda ad arrivare e le temperature sono al momento decisamente autunnali la stagione del gelato è ufficialmente iniziata. Le gelaterie praticamente deserte in inverno, se non per qualche amatore o cultore appassionato, si sono rianimate ed è facile trovare la coda per acquistare un cono o una coppetta.

Questo dolce alimento risultato di una miscela di ingredienti ben amalgamati, soffice, freddo al punto giusto, fonte di sollievo durante le stagione calda ma soprattutto origine di gusto e appagamento del palato, è il simbolo del risveglio, della fine delle giornate brevi e buie e dell’avvio della bella stagione che promette sole, vacanze e nuova energia.

Torino ha un legame forte con il gelato e rappresenta una parte importante della tradizione e della storia di quello artigianale italiano, nel 1884 ha visto infatti l’apertura della Gelateria Pepino, tuttora in attività e gettonatissima, a cui si deve il brevetto nel 1939 del primo gelato ricoperto su stecco.

Ecco una selezione di gelaterie da visitare, saporite proposte per un ottimo gelato all’ombra della Mole:

 

Siculo Via San Quintino 31 colorata e accogliente, personale gentilissimo, gelato, granite, dolci, anche glutin free. La brioche assolutamente da provare.

 

Gatsby’s Via Marcello Soleri 2 (angolo via Lagrange) un bel bar centrale, un gelato di qualità, vellutato e morbido.

 

Tamborini Via Garibaldi 31 la tradizione della pasticceria a Torino, un gelato al cioccolato buonissimo servito nella coppa in acciaio di una volta seduti in una delle strade più famose di Torino.

 

Niva’ gusti legati alla stagionalità delle materie prime in un ambiente essenziale ed elegante – Via Lagrange 29, Corso Alcide De Gasperi 8 e Piazza Vittorio Veneto 8.

 

Più di un gelato Galleria Subalpina 32 croccante alla gianduia, stracciatella al caffè, fior di menta. Mai coloranti né conservanti, attenzione per l’ambiente, amore per il territorio.

 

Maria La Barbera

 

 

 

C’erano un tempo gli alpini del Battaglione “Intra”

alpini intra 4Il Battaglione degli alpini “Intra”, costituito nel 1908 con il nome diPallanza”, l’anno successivo alla sua formazione assunse la denominazione che lo rese famoso tra le “penne nere“. Il Battaglione era strutturato su tre compagnie  – la 7ª “Di Dio”, la 24ª “Di Corsa” e la 37ª detta “La Nobile” – a cui si aggiunse, durante la prima guerra mondiale –  anche la 112ª ,  quella “Degli Spiriti”. Gli organici del Battaglione “Intra” venivano reclutati  tra i giovani dei paesi del Verbano, del Cusio e dell’Ossola oltre che nelle vallate a ridosso della “sponda magra” del lago Maggiore, in quella porzione di territorio lombardo che fa capo alla provincia di Varese. Durante le due guerre mondiali, come battaglioni di mobilitazione, furono “messi in campo” anche il “Valtoce” ed il “Monrosa”, mentre negli anni di gelo e di fuoco della “Grande Guerra” venne costituito un battaglione sciatori, il “Pallanza”. Quest’ultimo , prima di essere sciolto nel 1919, terminato il conflitto, si distinse nella “guerra bianca”, combattendo sul Montello, sul Monte Grappa e nel gruppo dell’Adamello dove, oltre alpini intra1al nemico austriaco, bisognava lottare anche contro le tormente di neve, le valanghe, l’inedia e gli assideramenti causati dalle temperature a volte di 40° sotto lo zero. Le sedi dov’era dislocato il Battaglione “Intra” erano essenzialmente tre: le caserme “Simonetta” di Intra, “Cadorna” di “Pallanza”, “Urli” di Domodossola a cui si devono aggiungere i due distaccamenti a Iselle-Trasquera, a ridosso del passo del Sempione,  e nella zona del Montorfano, tra il lago di Mergozzo e il Verbano. La nalpini intra 2appina che distingueva gli alpini dell’Intra era verde e il loro “motto” era già un programma: “O u roump o u moeur !”, “O rompo, o muoio”. L’Intra , dopo aver preso parte a numerose battaglie ed operazioni in alta quota durante la prima guerra mondiale, cessate le ostilità venne inviato in Albania unitamente ad una forza multinazionale. In tempo di pace, per  le periodiche esercitazioni, le marce ed i campi estivi ed invernali, gli alpini dell’Intra erano impegnati sui molti e sui sentieri di casa, nelle valli dell’Ossola o del Verbano. Il Battaglione prese parte anche alla campagna in Africa Orientale, inquadrato nell’11° Reggimento Alpini, distinguendosi nella battaglia dei laghi Ascianghi dove cadde tra gli altri anche alpini intra 33Attilio Bagnolini di Villadossola, medaglia d’oro al valor militare. Nell’ultimo conflitto mondiale l’Intra operò sul fronte francese, passando poi nel 1941 su quello greco-albanese e , nel gennaio del 1942, in Jugoslavia. Dopo l’8 settembre del 1943, gli Alpini dell’Intra vennero colti dall’armistizio in Montenegro e ,dopo la prima fase di sbandamento, iniziarono la lotta antinazista,in un primo momento autonomamente ed in seguito a fianco alpini intra 52dell’Esercito popolare di liberazione Jugoslavo di Tito, inquadrati nella IV Brigata della “Divisione Garibaldi”. In Bosnia e Montenegro, alpini e artiglieri, alla guida del capitano Zavattaro Ardizzi, parteciparono a numerose battaglie, liberando le città  di Cetinje, Danilovgrad, Podgorica. In quei quindici mesi di disperata lotta partigiana, insieme con tanti altri soldati italiani, con i nemici di ieri contro gli ex alleati, gli uomini dell’Intra seppero riscattare il nome dell’Italia che usciva dalla dittatura, mettendo le basi di quello che diventò poi il nuovo esercito italiano. A guerra finita, il Battaglione “Intra”, all’epoca inquadrato nel 4° Reggimento Alpini della Divisione “Taurinense”, non venne più ricostituito, restando così nei ricordi di coloro che ne fecero parte, in pace come in guerra.

Marco Travaglini

 

M5S fa saltare il consiglio comunale. Pd in piazza

E’ la prima volta dall’inizio della consiliatura che il  Movimento 5 Stelle non prende parte alla seduta del Consiglio comunale di Torino, facendo saltare i lavori. Oggi lo ha fatto per protestare contro quella che definisce una “democrazia a sovranità limitata” a proposito della scelta del presidente Mattarella, di bocciare il governo di Giuseppe Conte. Una decisione che “mette in discussione il voto degli italiani”. Contrario all’iniziativa il consigliere  leghista Fabrizio Ricca, come il capogruppo di Forza Italia, Osvaldo Napoli. Favorevole invece  l’ex azzurro Roberto Rosso. I consiglieri del Pd Lo Russo e Carretta hanno polemicamente consegnato copia della Costituzione al presidente del consiglio comunale, il grillino Versaci. Intanto in piazza Castello si e’ tenuta la manifestazione del partito democratico. (Foto: il Torinese)

Iren, un progetto Illumina – To

Si è svolta a Torino Incontra la cerimonia di premiazione dei filmati vincitori del Premio Storie di Alternanza, un’iniziativa promossa da Unioncamere nazionale e dalle Camere di commercio italiane con l’obiettivo di valorizzare e dare visibilità ai racconti delle esperienze d’alternanza scuola-lavoro ideati, elaborati e realizzati dagli studenti e dai tutor degli istituti scolastici italiani di secondo grado.

 

La classe quarta B Elettrotecnici dell’Istituto Avogadro di Torino, “adottata” per tre anni dal Gruppo Iren si è aggiudicata il 1° premio nella categoria Istituti Tecnici con il video – Illumina To – Un progetto nel progetto che illustra il percorso di alternanza che “illumina” la strada del lavoro. Al termine del progetto Torino avrà una luce d’artista in più progettata dagli studenti che verrà installata all’esterno della scuola durante la manifestazione “Luci d’artista”. Tradurre i saperi acquisiti nel percorso di studi in un saper fare innovativo e sostenibile, creare competenze trasversali e tecniche molto richieste dal mondo del lavoro, sono le peculiarità che sintetizzano al meglio il progetto di alternanza dell’intera classe e che hanno consentito la vincita del premio che testimonia la serietà con cui il discorso dell’alternanza è stato affrontato nel gruppo Iren dove i percorsi di alternanza sono una esperienza davvero significativa per gli studenti. La voce dei ragazzi rappresenta la migliore testimonianza dell’utilità dell’alternanza scuola-lavoro ha commentato il Presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte. – Nei video realizzati sono gli stessi studenti a raccontare il percorso vissuto, evidenziandone i punti di forza, tra cui la crescita personale e professionale, la buona accoglienza ricevuta e l’importanza dei tutor aziendali. Questi filmati sono per noi uno strumento utile da diffondere, per continuare a far crescere la cultura dell’alternanza sul nostro territorio, che ad oggi vede già più di 1.500 imprese pronte ad accogliere studenti”. La classe ha ritirato il premio che consiste in un buono viaggio per visite scolastiche didattiche del valore complessivo di 1.200 euro.

(foto archivio)

Mattarella, i cattolici democratici e la Costituzione

di Giorgio Merlo

Ancora una volta le ragioni costituzionali, cioè i valori e i principi della nostra Costituzione, sono al centro del dibattito politico ed istituzionale del nostro paese. Certo, mai avremmo immaginato di trovarci in una situazione del genere. Come mai avremmo pensato che la figura del Presidente della Repubblica diventasse l’oggetto della divisione verticale, e violenta, nella politica italiana. E, nello specifico, proprio la figura di Sergio Mattarella. Ora, senza ergersi a paladini del Quirinale e senza esercitarsi nella difesa d’ufficio di Mattarella, non possiamo non dire che l’attuale Capo dello Stato ha dimostrato, in tutti i tornanti decisivi del suo alto magistero – a cominciare dal come ha affrontato concretamente la difficile situazione politica che si è venuta a creare dopo il voto del 4 marzo – una feconda e rispettosa fedeltà alla prassi e al dettato legislativo scolpiti nella Costituzione. Nessuna deroga, nessuna forzatura e, soprattutto, nessun privilegio politico o di schieramento. Anzi, rispetto rigoroso e puntuale del pluralismo e delle indicazioni provenienti dal corpo elettorale. E sempre nella cornice del quadro costituzionale. Ma, in secondo luogo, quello che mi preme sottolineare in questo frangente delicato e complesso per la nostra vita pubblica, e’ che il rigoroso rispetto dei principi costituzionali – favorito dal comportamento istituzionale ineccepibile dell’attuale Presidente della Repubblica – e’ la cornice e la ragione essenziale per un rinnovato impegno politico dei cattolici italiani. Del resto, il recente appello del Presidente della Cei, cardinale Bassetti ad uscire dal letargo e dall’afasia per intraprendere e rilanciare un nuovo cammino politico dei cattolici, si intreccia anche con la necessità di far rivivere quel “cattolicesimo politico” che trova proprio nella difesa e nella promozione della Costituzione uno dei suoi principali obiettivi. Ecco perché nell’alto magistero istituzionale, concreto e quotidiano, del Presidente Mattarella noi ritroviamo anche le ragioni politiche e culturali per la riscoperta di una tradizione che è sempre stata decisiva in tutte le fasi storiche del nostro paese. Un rinnovato impegno che, adesso, non può più avere alibi per giustificare il distacco dalla vita pubblica.