Comital è fallita
La Comital e’ fallita, non avendo ricevuto alcuna proposta d’acquisto. L’azienda che occupa 110 dipendenti, lavora nel settore dell’alluminio. La FIOM Cgil comunica che i giudici non hanno accolto l’ipotesi dalla continuità produttiva, che avrebbe consentito di tenere almeno in parte in attività l’azienda. Una decisone criticata dai sindacati in quanto “non tiene conto né delle pur residue prospettive industriali né della drammatica situazione dei lavoratori, fin qui tutelati da una cassa integrazione che dovrebbe continuate fino a novembre”.
La Giornata mondiale del rifugiato
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei diritti Umani, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, celebrata il 20 giugno, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 66/76, approvata il 4 dicembre del 2000, per commemorare l’approvazione della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati, avvenuta a Ginevra nel 1951, ritiene fondamentale sostenere la necessità di assicurare ai rifugiati il godimento dei loro diritti umani fondamentali e della sicurezza necessaria alla loro sopravvivenza, evidenziando che proprio l’art. 1 nella citata Convenzione fornisce la definizione di status dei rifugiati; tante le iniziative, in tutta Italia, che intendono dare visibilità alle espressioni di solidarietà verso i rifugiati, amplificando la voce di chi accoglie e rafforzando l’incontro tra le comunità locali e i rifugiati e i richiedenti asilo. L’obiettivo è quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze: prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere una casa.
La scuola ha il dovere di aiutare i ragazzi a comprendere il fenomeno delle migrazioni nella sua complessità; proprio in risposta alla pericolosa semplificazione della questione proposta da alcuni mezzi di informazione e a favorire il più possibile l’integrazione e l’inclusione tra studenti provenienti da realtà differenti.
L’epoca in cui viviamo è la più complessa della storia dell’umanità, non solo le migrazioni di massa, ma anche i cambiamenti climatici scaturiti dall’inquinamento globale, la crescita demografica nei Paesi a sud del mondo, l’invecchiamento della popolazione europea, e infine il mantenimento di uno “Stato sociale” moderno, sono tutte tematiche interdipendenti.
Senza una visione sistemica e complessa, che sia in grado di percepire contemporaneamente sia gli effetti locali che gli effetti globali di ogni decisione politica, gli errori decisionali possono avere ripercussioni devastanti. La sfida più grande dunque è riconoscere tra le varie soluzioni quelle idonee, come ad esempio i centri di accoglienza, diffusi sul territorio e finalizzati all’inclusione e al monitoraggio costante del fenomeno migratorio.
Tali luoghi sembrano permettere una migliore qualità dei servizi, facilitano l’incontro personale e risultano comunque produrre un impatto più sostenibile sul territorio. Non sono ipotizzabili soluzioni che prevedano l’espulsione indiscriminata dei richiedenti asilo, proprio perché provenienti da paesi politicamente instabili, in cui sarebbero perseguitati, qualora vi tornassero. Bisogna valorizzare quelle realtà in cui è stato possibile individuare le capacità e le competenze dei rifugiati, divenendo una vera risorsa per le comunità di accoglienza, ma solo dopo aver garantito percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Occorre tenere alta la guardia, certamente, per impedire che il sistema di accoglienza, attraverso l’esternalizzazione alle cooperative, si trasformi in fabbrica di clandestini, o occasione di guadagno illecito; a tal fine devono aumentare i controlli sulle cooperative che gestiscono l’accoglienza, sul personale e sulle attività svolte. Non possiamo dimenticare le infiltrazioni mafiose nell’aggiudicazione degli appalti indetti da alcune Prefetture per la fornitura di servizi ad imprese appositamente costituite per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza.
Bisognerebbe rivedere la convenzione di Dublino, cioè il regolamento che definisce quale paese europeo sia competente in relazione alle domande di asilo; in modo da condividere autenticamente difficoltà e responsabilità in Europa alleviando una situazione insostenibile per i paesi di frontiera come la Spagna, l’Italia e la Grecia.
Infine, sarebbe necessario rivedere il termine “emergenza immigrazione”, in quanto si rischia di dimenticare il reale impatto dell’immigrazione in Italia, spiegando che i costi sociali dell’integrazione sono sostenuti principalmente a livello locale (casa, sanità e asili nido), il gettito fiscale e quello contributivo prodotto dai lavoratori stranieri, con l’eccezione dell’Irpef regionale e comunale, si indirizzano verso lo Stato centrale, divenendo meno visibili per le comunità locali.
Rimane a noi docenti il compito non facile, di spiegare i termini, i regolamenti, le fonti statistiche relative al fenomeno delle migrazioni, aiutando gli studenti a saper discernere le informazioni utili e reali, e a formarsi un’opinione critica e lucida. Creare inoltre, occasioni di approfondimento, attraverso la visita dei musei, la lettura di libri, la proiezione di film, musica, pittura e lo studio della terminologia appropriata (Glossario sull’asilo e la migrazione, Consiglio Nazionale delle Ricerche Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale Roma (https://immigrazione.it/docs/2017/glossario-asilo-migrazione.pdf)).
“Nessuno stato sociale può sopravvivere se deve confrontarsi con una continua crescita della popolazione. A meno che, naturalmente, non vi sia pari sviluppo. Poi c’è un fattore emotivo da non sottovalutare, ovvero il livello di empatia che una società è in grado di esprimere nei confronti dei nuovi venuti e nella capacità di comprendere il fenomeno demografico. L’atteggiamento ostile di alcuni Paesi europei è un errore politico ed etico. L’Europa possiede già un’anima solidale. Il che naturalmente non vuol dire immigrazione incontrollata. L’Africa deve comunque trovare la sua via allo sviluppo affinché la sua gente trovi lì vita e benessere”. Amartya Sen
Prof.ssa Daniela Provenzano
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
Music Art Park FVG
Arteventi presenta la prima edizione di MAP – Music Art Park FVG, l’evento internazionale che sabato 23 e domenica 24 giugno porta experimental e minimal music all’Art Park di Verzegnis (Udine), la Collezione d’Arte Contemporanea a cielo aperto di Egidio Marzona
Il progetto, a cura di Eva Basso e Agnese Toniutti e finanziato dal bando Tolmezzo Città Alpina 2017 (con il sostegno della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia), nasce dalla volontà di valorizzare in chiave multidisciplinare il patrimonio culturale del territorio carnico, nello specifico dell’Art Park di Verzegnis, esplorando le possibilità offerte dal dialogo e dalla compenetrazione di musica e arti visive. Con questo spirito, MAP è stato preceduto da due appuntamenti musicali nel territorio montano del Friuli – WAITING FOR MAP 1 – TUMIEÇ al Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani”, Tolmezzo (Ud) e WAITING FOR MAP 2 – TRÉP alla Galleria d’Arte Moderna “Enrico De Cillia”, Treppo Carnico (Ud) – con Luca Piovesan alla fisarmonica e Agnese Toniutti al pianoforte.
L’Art Park di Verzegnis è un parco d’arte contemporanea che nasce appunto nel verde delle montagne della Carnia dall’idea di uno di un grande collezionista, Egidio Marzona, che dal 1989 invita alcuni tra i più interessanti e importanti artisti internazionali a creare interventi espressamente per la sua tenuta, lasciando loro totale libertà. Nel corso dei decenni il Collezionista ha raccolto installazioni e opere di land art, minimal e conceptual art, rese poi disponibili alla Comunità, creando un piccolo museo all’aperto – oggi parte delle realtà espositive della Rete Museale Carnia Musei – nei terreni che circondano il centro abitato e le sue case-museo.
MAP Music Art Park FVG esplora dunque le possibilità offerte dal dialogo e dalla compenetrazione di musica e arti visive, con una proposta musicale legata alla experimental e minimal music, in sintonia con la poetica degli artisti presenti nella Collezione di Egidio Marzona. Il legame tra musicisti e artisti prende forma e diventa sempre più stretto negli Stati Uniti degli anni Sessanta, in un clima in cui era naturale condividere una visione comune dell’arte e della vita, collaborare alle stesse performance e a volte addirittura abitare gli stessi spazi. MAP Music Art Park FVG ripercorre questo legame in forma contemporanea e attraverso un’esperienza inedita: far interagire le opere dell’Art Park con la musica ispirata a quel periodo. Bruce Nauman, Richard Long, Richard Nonas, Dan Graham, Lawrence Weiner, Daniel Buren o Sol LeWitt (per citarne solo alcuni): questi i grandi maestri del Novecento che hanno creato installazioni, percorsi ambientali e interventi a cielo aperto e nelle case del Collezionista intorno ai quali si alterneranno musicisti e performer dai diversi background, dando vita a un flusso di concerti, happening, sperimentazioni partecipative da ascoltare e da vedere, per sentirsi liberi tra arte e natura, tra suoni e forme.
Ma MAP – Music Art Park FVG non è solo musica: sono in programma anche escursioni con gli artisti, visite guidate, attività didattiche per i più piccoli, talk e performance. Il progetto non si limita infatti a creare un evento che venga ospitato in Carnia, ma vuole riflettere sul ruolo dei centri considerati minori nel panorama culturale italiano, cercando di abbattere quella distanza che spesso si crea tra il pubblico e le diverse espressioni della contemporaneità. E la zona di Tolmezzo è ricca di arte contemporanea: dalla Galleria De Cillia di Treppo Carnico, alle mostre estive d’arte sacra a Illegio, che, insieme con l’Art Park di Marzona, garantiscono importanti contenuti per un turismo culturale di tipo slow. Abitando il territorio come luogo di relazioni e di forze sollecitabili, MAP FVG è un progetto partecipativo pensato per creare valori condivisi grazie al coinvolgimento della comunità locale e delle realtà che animano il territorio. Vista la natura della Collezione Marzona, il progetto è aperto inoltre a undialogo internazionale, vocazione naturale per una terra di confine come il Friuli Venezia Giulia.
MAP FVG | 23 giugno 2018 dalle 17.00
L’evento principale si svolge sabato 23 giugno presso l’Art Park di Verzegnis (Udine), con un programma di attività pensate per coinvolgere sia un pubblico di adulti che di bambini: visite guidate, laboratori didattici e performance daranno il via a una serata musicale insolita e coinvolgente, che vedrà interpreti internazionali d’eccezione “attivare” le opere della collezione a partire dal tramonto. Il tutto accompagnati dai sapori della Carnia, grazie alla collaborazione con SlowFood FVG e con l’Antica Osteria Stella d’Oro di Verzegnis (Ud). Il pubblico avrà inoltre l’opportunità di scoprire le opere custodite negli spazi privati delle Case-Museo del Collezionista Egidio Marzona, guidati dalla musica degli artisti di MAP FVG.
after MAP | 24 giugno 2018 dalle 14.00
Una giornata alla scoperta del territorio con un’escursione alla Cava del Marmo Rosso – sede del Simposio Internazionale di Scultura del Marmo Rosso di Verzegnis – laboratori didattici esperienziali, visite guidate tematiche (arte e musica) all’Art Park, talk accompagnati da momenti musicali e degustazioni a Km zero in collaborazione con le attività locali.
Il tunnel del mistero (e dell’odore)
DA PALAZZO CIVICO – Fetori acri in zona stazione Rebaudengo-Fossata: da dove vengono? Dai fuochi del Campo Nomadi di via Germagnano? Dal cantiere della Torino-Ceres? La Giunta (che ha risposto a una mia interpellanza sul tema) non ha risposte certe e i residenti continuano a respirare i miasmi. La mia preoccupazione è forte: oltre che fastidiosi, non saranno per caso anche tossici?
L’aria diventa fetida chissà dove e per chissà quale ragione; è quindi risucchiata dal tunnel ferroviario; e infine, come per un effetto-camino, si riversa in zona stazione Rebaudengo-Fossata. Un problema sotto gli occhi (anzi sotto il naso) di tutti: ma l’Amministrazione, ancora, non è riuscita a identificarne la fonte.
Due le ipotesi: potrebbero trattarsi dei fumi della plastica bruciata in via Germagnano, sede di diversi Campi Nomadi; o, ancora, potrebbero essere l’effetto di lavori presso il cantiere della Torino-Ceres (corso Grosseto angolo via Sospello). Una situazione che mi preoccupa. Tale evenienza si verifica cinque, sei e più volte ogni anno, come i residenti rivelano e affermano. La mia preoccupazione è che i fumi, oltre ad avere un odore tremendo, possano essere anche tossici. Ho chiesto di poter approfondire il tema in Commissione, dopo la discussione della mia interpellanza sul tema in Sala Rossa.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
Il Trovatore e la Traviata di Giuseppe Verdi costituiranno i due capisaldi intorno ai quali ruotera’ la prossima stagione lirica del teatro Regio di Torino, la prima firmata da William Graziosi quale Sovrintendente ed Alessandro Galoppini in veste di direttore artistico
Il Trovatore, opera cardine del melodramma romantico e partitura tra le più significative di Giuseppe Verdi, inaugurerà la stagione del Teatro Regio il prossimo 10 ottobre (con recite fino al 23 ottobre). La direzione d’orchestra sarà affidata all’israeliano Pinchas Steinberg, riconosciuto a livello internazionale dalla critica per la forza, la sensibilità e la profondità delle sue interpretazioni. Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno da quest’anno diretti dal maestro Andrea Stecchi, la regia è firmata da Paul Carran. I costumi si richiamano all’Ottocento, le masse corali ai patrioti del Risorgimento, tutto all’interno di una scena sovrastata da un’enorme scalinata modulare, secondo un allestimento proveniente dal Teatro Comunale di Bologna. Per la prima volta al Teatro Regio, all’interno di una stessa stagione, verrà proposta la trilogia popolare verdiana del Trovatore, Traviata e Rigoletto. Dal 14 al 23 dicembre prossimo sarà Donato Renzetti, sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio, a dirigere la Traviata verdiana, per la regia di Hennnings Brockhaus e le scene di Josef Svoboda, vero e proprio ” scultore della luce” e creatore dell’omonima “luce Svoboda”. Nota anche come “la Traviata degli specchi”, questo spettacolo indaga il sottile confine tra la natura intima e delicata di Violetta e la sua immagine pubblica, sottolineata attraverso uno specchio inclinato che moltiplica, da tutti i possibili punti di vista, l’oggetto del desiderio da parte del voyeurismo. Violetta è Maria Grazia Schiavo, interprete elegante e raffinata, Alfredo ha la voce di Dmytro Popov e Giorgio Germont quella di Giovanni Meoni. Nel mese di novembre andrà in scena per la regia di Michele Gamba, giovane musicista milanese, tra i più apprezzati direttori d’orchestra della nuova generazione, formatosi sotto la guida di Daniel Barenboim ed Antonio Pappano. Atteso ritorno al Regio nel periodo natalizio, dal 29 al 31 dicembre, del ballerino Roberto Bolle, con la nuova edizione di Roberto Bolle and friends, gala di danza capace di emozionare le platee di tutto il mondo. Il 2019 si aprirà con la messinscena della Madama Butterfly di Puccini, nella produzione
proveniente dallo Sferisterio di Macerata, che vedrà l’atteso ritorno sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio di Daniel Oren, per la regia, scene e costumi di Pierluigi Pizzi. Questo allestimento propone una Butterfly collocata in un Giappone non oleografico né folkloristico, ma colto come memoria di un Paese evocato con malinconia. Dal 6 al 17 febbraio prossimo sarà allestita al Regio di Torino una nuova messinscena del Rigoletto verdiano, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, la Shaanxi Opera House e l’Opera Royal de Wallonie-Liege. A vestire i panni di Rigoletto sarà il grande Carlos Alvarez, Gilda sarà interpretata da Ruth Iniesta ed il duca di Mantova da Stefan Pop, direttore Renato Palumbo, la regia recherà la firma di John Tunturro, al suo debutto nel mondo operistico. Protagonista del marzo lirico torinese sarà l’opera intitolata “Agnese” di Ferdinando Paer, per la prima volta proposta in una rappresentazione moderna, capolavoro creato nel 1809, di assoluto equilibrio stilistico, esempio brillante di classicismo e precursore dell’era rossiniana. Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio tornerà Diego Fasolis, la regia è firmata da Leo Muscato. Dalla celebre fiaba di Collodi è tratto Pinocchio, con musica di Pierangelo Valtinoni, libretto di Paolo Madron e regia di Luca Valentino. L’opera, proposta in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, vedrà impegnata anche l’Orchestra del Regio ed il Coro di Voci bianche del Regio e del Conservatorio. A distanza di
vent’anni dall’ultima rappresentazione, tornerà al Regio di Torino la Sonnambula di Vincenzo Bellini, in una delicata partitura dalle tinte pastello, per la regia di Mauro Avogadro. Per la prima volta verrà ospitato al Regio di Torino il Balletto dell’Opera di Perm, con novanta tra ballerini e ballerine, che porteranno in scena il capolavoro di Prokof’ev “Romeo e Giulietta”. Alessandro De Marchi, direttore affermato a livello internazionale, dirigerà a maggio 2018 “L ‘italiana in Algeri” di Gioachino Rossini. Dopo l’omaggio che verrà tributato alla terra siciliana, con l’allestimento de “La giara”, tratta da Luigi Pirandello, su musiche di Alfredo Casella, a giugno 2018, e de La cavalleria rusticana di Mascagni per la regia di Gabriele Lavia, la stagione si concluderà con il capolavoro
teatrale di George ed Ira Gershwin, dal titolo ” Porgy ed Bess”, nell’unica produzione autorizzata dalla famiglia Gershwin, con l’ Orchestra del teatro Regio ed i Solisti e Coro del New York Harlem Theatre. L'”American folk opera”, come fu definita dallo stesso Gershwin, capace di descrivere la vita degli afroamericani nei primi anni Trenta, sarà diretta da William Barkhymer.
Mara Martellotta
Ecco i vincitori del Miap
PRIMO PREMIO PER LA SEZIONE MODA ALLA GIOVANE TORINESE SOPHIE MUHLMANN
Lìzori (Perugia) – C’è anche una giovane torinese fra i quattro vincitori della prima edizione del Miap (Meneghetti International Art Prize), conclusosi nello stupendo Borgo umbro di Lìzori, toponimo di fantasia di Borgo San Benedetto (fra Assisi e Spoleto) alla presenza del Presidente della “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, Pamela Bernabei. Si tratta di Sophie Muhlmann, nata a Torino nell’ ’87 e diplomata in “Fashion Business” presso l’”Istituto Marangoni” di Parigi. A lei, che dopo aver lavorato in giro per il mondo (fra New York, Milano, Singapore, Mosca e Lisbona ) oggi vive a Pinerolo impegnata in un percorso artistico di alta levatura e sapientemente articolato fra i forti richiami dell’ arte visiva e quelli non meno seducenti della moda, è andato per l’appunto il primo premio della sezione
“Moda” per la creazione di un abito dal nome ammiccante di “Bello, dichiarazione”, di cui la Giuria ha messo in evidenza soprattutto “la semplicità unitamente alla classica eleganza”. Italiano anche il vincitore della sezione “Pittura”, il siciliano di San Cataldo Paolo Amico con l’opera di stupefacente definizione narrativa dal titolo “Riflessioni”. Per le sezioni “Scultura” e “Design”, vincitori assoluti sono stati il tedesco Arnd Christian Muller (con l’opera “Sound Field”) e la brasiliana Lygia de Almeida Marques (con l’opera “Uomo con cappello”). Imponente il numero degli artisti in concorso: ben 341 provenienti da 32 Paesi. 37 i finalisti, in arrivo da 14 Paesi; il tema su cui hanno dovuto cimentarsi: “La funzione del bello nell’arte come elemento essenziale nella vita dell’uomo”. Istituito nel 2016 dalla “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, il premio rientra nel programma dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale per la valorizzazione della cultura umanistica con la finalità di “promuovere l’espressione artistica come anelito al bello, dando l’opportunità a tutti gli artisti di favorire questa ispirazione incoraggiando un’educazione all’arte che generi bellezza e che trasmetta valori positivi al fruitore dell’opera artistica”. La giuria del premio, presieduta da Pamela Bernabei e con la direzione artistica di Ermanno Tedeschi, curatore e critico d’arte, é composta da docenti, direttori di musei e artisti: Franco Marrocco, Direttore dell’ “Accademia di Belle Arti di Brera”, Masayuki Koorida, Direttore dello “Shanghai Sculpture Center”, Werner Meyer,
Direttore del Museo “Kunsthalle Göppingen”, Tom Moran, Capo Curatore “Grounds for Sculpture” di Hamilton, New Jersey, Riccardo Cordero, Scultore, già docente presso l’ “Accademia delle Belle Arti” di Torino, Licia Mattioli, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione – Confindustria e A.D. Mattioli SpA, Bruna Biamino, Coordinatore del Dipartimento di Fotografia dello IED di Torino.Istituita nel 2007 dal professor Antonio Meneghetti, scomparso nel 2013, che aveva declinato in diversi ambiti della cultura e della scienza i principi dell’ontopsicologia, definibili come l’aspirazione a rifarsi ai modelli di armonia e di equilibrio dell’Umanesimo, la Fondazione è un ente no-profit svizzero che ha lo scopo per l’appunto di promuovere una visione della vita declinata come cultura pratica di filosofia, scienza e arte, attraverso l’esercizio più alto delle facoltà umane dell’individuo.Le opere finaliste saranno in mostra presso lo Spazio espositivo del Palazzo Ducale di Lìzori (Castello di Pissignano) fino al 15 luglio 2018.
g. m.
***
Foto
Coppia uccisa in Colombia forse per soldi
Potrebbero esserci questioni di soldi e di affari dietro al duplice omicidio dell’imprenditore piemontese Roberto Gaiottino, 44enne, e della moglie di origini colombiane, Patricia Zabala Dominquez, di 36 anni. I due sono stati uccisi in Colombia, dove si erano trasferiti dal Piemonte da una quindicina d’anni. Abitavano a Barbania, nel Torinese e lui era impresario edile, appartenente ad una stimata famiglia di imprenditori. Da tempo le sue attività sii erano ampliate anche alla Colombia. Secondo la polizia federale non si è trattato di una rapina ma di una vera e propria esecuzione a colpi d’arma da fuoco.
E’ tempo di apericous cous e cannolo siciliano
GIOVEDI’ 21 GIUGNO, ORE 19
Si parlerà (ma alle parole seguiranno poi i fatti, ovvero il momento “mangereccio”) di cous cous, per l’ultimo incontro di “GEM – Dialoghi in Barriera”, il progetto ideato e realizzato da Conservatoria delle Cucine Mediterranee in collaborazione con il MEF – Museo Ettore Fico, il mercato di Piazza Foroni e l’Associazione Commercianti “La Piazza Foroni” e con il sostegno, come sempre, della Fondazione CRT
Ricetta tradizionale, con una storia incredibilmente lunga alle spalle e dal forte significato simbolico, nonché esempio di contaminazione virtuosa fra culture di diverse origini che esprimono identità “trasversali” lungo tutto l’arco del bacino del Mediterraneo e non solo, il cous cous sarà protagonista di una piacevole e interessante serata che si terrà presso il Museo Ettore Fico di via Cigna 114, a Torino, giovedì 21 a partire dalle ore 19. Spetterà allo chef Enrico Bricarello tenere una breve introduzione sulla scelta del grano duro più adatto, sulla sua giusta macinatura e sull’arte dell’“incocciatura”. I partecipanti potranno cimentarsi nella preparazione del piatto attraverso l’idratazione manuale della semola, secondo l’antica tecnica trapanese. Al termine, seguirà una degustazione (al costo di euro 15 a persona, comprensivo di un calice di vino) di cous cous alle verdure, accompagnato da carne di agnello e, come dessert, cannolo siculo farcito al momento.
Numero di posti limitato, occorre quindi la prenotazione: conservatoriagem2017@gmail.com.
GM
Elena Bollatto con il suo partner di vita e di arte Folco Perrino se la ridono da lassu’ vedendoci sempre più stupiti ed ammirati della creatura che hanno curato, nutrito, coccolato. Un appuntamento imperdibile per la caratura dei musicisti e la unicità dei luoghi dove si gioisce con la musica. Tutto ciò nonostante gl’imprevisti che sono sempre dietro l’angolo: la sala Tallone all’isola di San Giulio, sede storica dei concerti, a poche settimane dall’esordio è risultata inagibile. Ebbene gli organizzatori non si sono persi d’animo ed hanno trovato alternative straordinarie. Il salone dell’istituto Maria Ausiliatrice a Pella, la basilica di san Giulio, villa Bossi e cioè la sala del comune di Orta e soprattutto palazzo Penotti Ubertini alla sommità della salita della Motta. Luoghi molto diversi fra loro ma che hanno aumentato la sana curiosità di melomani, nuovi e consolidati. Solo alcuni media non se ne sono accorti ed hanno largito inesattezze, alias fake news dando per cancellato il festival senza appello e soprattutto senza informarsi. Ma spesso quest’ultimo è un dettaglio per chi…informa! Invece il festival è iniziato regolarmente il 9 giugno scorso alle 12,30 con il duo Tiziana Ravetti ed Attilio Borri straripante abilità, fantasia e divertimento: “Il canto e la passione” con prosecuzione alla sera dove il noto complesso La Rossignol ha deliziato con frottole, canti, danze del 1400 e un controtenore d’eccezione, Roberto Quintarelli, che insieme ai suoi virtuosi compagni ha letteralmente incantato il folto e partecipe pubblico. Non esiste festival dove si abbracci un periodo che va dal canto gregoriano a Piazzolla: lo faceva notare giustamente il direttore del cusiano Ettore Borri, sempre attento anche ai dettagli ed immaginifico “prefatore” di tutti i concerti; rimandiamo subito al programma www.amicimusicacocito.it perché i ritardatari possano ancora fruire dell’ultimo scampolo di concerti del prossimo 23 e 24 giugno a palazzo Penotti Ubertini in Orta. Noi ci siamo già immersi nel Laetare Jerusalem con una Gerusalemme ritrovata alla incantevole basilica di san Giulio, grazie alla Schola gregoriana del Pontificio istituto di musica sacra, oppure con un concerto di due virtuose dell’arpa le giovanissime Isabella Cambini e Laura Colombo sotto l’occhio vigile del loro mentore, la prof. Simona Marchesi. Per non parlare dello straripante Vivaldi con l’Ensemble Imaginaire diretto da Cristina Corrieri e l’esecuzione del concerto per archi e traversiere detto Gran Mogol, scoperto di recente in una biblioteca scozzese. Come non citare ancora quattro splendidi clarinettisti, il quartetto Confusiony (Marotta, Otera, Luiza e Benevelli) con le danze slave di Dvorak, l’Aragonaise dalla Carmen di Bizet e l’Oblivion di Astor Piazzolla. Persino i merli e gli usignoli trattenevano il fiato in alcuni passaggi, in altri si ponevano come interlocutori extra moenia e noi ad assaporare momenti unici dove il tempo è come sospeso e kronos lascia il passo a kairos.
Ezio Ercole