redazione il torinese

Rete Bianca Piemonte, costruire una rete civica per le regionali 2019

“Rete Bianca, il movimento politico e culturale nato a Roma dopo il voto del 4 marzo, ha l’obiettivo di ricomporre e rilanciare il cattolicesimo politico italiano dopo la sostanziale scomparsa in questi ultimi anni. Un obiettivo che raccoglie la vasta e diffusa domanda di partecipazione di molti settori dell’area cattolico democratica, popolare e sociale a livello nazionale. E questo anche perché le recenti elezioni politiche hanno decretato l’esaurimento dei ‘partiti plurali’ – Pd e Forza Italia in particolare – da un lato e la necessità di recuperare e valorizzare le identità politiche e culturali dall’altro. A cominciare, appunto, dalla cultura e dalla esperienza storica del cattolicesimo politico italiano. Al contempo, Rete Bianca a livello piemontese e’ impegnata a ricostruire e a rilanciare una ‘rete civica’, soprattutto in vista delle elezioni regionali del 2019. Cioè a riscoprire e valorizzare quel ‘civismo’ politico, culturale – cattolico e laico – amministrativo e territoriale lontano dai partiti tradizionali ma sensibile ad una rinnovata partecipazione politica. Una ‘rete civica’ che da un lato deve rilanciare la qualità della politica e, dall’altro, riscoprire una classe dirigente qualificata e diffusa nel territorio piemontese ma che nutre una profonda sfiducia nei confronti dei partiti attuali. Rete Bianca, con altre esperienze civiche, come ovvio, vuole contribuire a centrare questo obiettivo. A cominciare dalle prossime settimane con un documento appello a tutte le forze civiche della regione per poi aprire una seria e trasparente consultazione programmatica”.

 

Giorgio Merlo, Mauro Carmagnola, Giampiero Leo

POLI: “SQUADRA CORSE” SUL PODIO

Il team studentesco del Politecnico di Torino si è classificato terzo nella gara italiana del campionato Formula Student – Formula SAE Italy che si è tenuta a Varano dé Melegari

 

 

Terzo gradino del podio per la Squadra Corse del Politecnico di Torino: la medaglia di bronzo è stata conquistata a Varano dé Melegari nella gara italiana del campionato Formula Student – Formula SAE Italy. Nella categoria “elettriche” il Team studentesco si è confrontato con avversari di spicco provenienti da diverse Università: Global Formula Racing e.V della DHBW Ravensburg, DHBW Stuttgart della DHBW Engineering Stuttgart, Strohm und Söhne TH della Nünberg Georg Simon Ohm, Blue Flash Mobility Concepts della HAWK Göttingen, TU Graz Racing Team Technical dell’University of Graz,Joanneum Racing Graz dell’AS Joanneum Graz, Dynamis PRC del Politecnico di Milano. A competere sulla pista la nuova vettura SC18 integrale, progettata da 23 studenti: si tratta di una monoposto da competizione, con una monoscocca in fibra di carbonio, trazione integrale realizzata con motori elettrici integrati nelle ruote, potenza di picco di 80 kW, trasmissioni epicicloidali, sistema di controllo della trazione e telemetria, aerodinamica con profili per elevata deportanza. Diversi gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione della vettura: FCA, Podium Advanced Technologies, Brembo, Pirelli, SKF, CarbonTeam, Officina Massola, dSpace, Altair, VI-Grade, Blutec.

 

Da alcuni anni il Team si confronta con la trazione elettrica integrale, nuova frontiera che coniuga alte prestazioni con il basso consumo e gli ultimi risultati sono molto incoraggianti: il prototipo SC18 Integrale è totalmente elettrico con un pacco batterie da 600 V, può raggiungere 130 Km/h, pesa 199 kg e impiega 2,9 secondi nel passare da 0 km/h a 100 km/h. Particolarmente interessante l’efficiency, uno dei parametri che viene misurato durante l’endurance – la prova finale –  il criterio mostra infatti come il Team sia stato non solo in grado di terminare la prova, ma anche di consumare poca energia, ciò è stato possibile anche grazie al Energy Recovery System, che recupera l’energia di frenatura.Un risultato positivo che proietta il Team alla prossima competizione: la Formula Student Spain a fine agosto.

Ozono alto, ecco gli accorgimenti per la salute

La Città di Torino informa che a causa dell’elevata temperatura, “si è verificato in questi giorni un superamento del livello di informazione per l’ozono”.

Perdurando le condizioni di forte irraggiamento solare e le alte temperature, altri sforamenti potrebbero verificarsi nei prossimi giorni. Gli alti tassi di ozono e il protrarsi dello stato di allarme per le ondate di calore richiedono di osservare precauzioni. Una nota dell’ufficio stampa di Palazzo Civico raccomanda “di non svolgere attività ricreative con esercizio fisico intenso all’aperto, nei luoghi soleggiati. Si consiglia di evitare – per i lavori fatti all’aperto – le attività faticose nelle ore di maggior soleggiamento (indicativamente tra le 11 e le 17) e di effettuare pause frequenti in zone o strutture ombreggiate. Ai soggetti più sensibili (bambini, anziani, cardiopatici, asmatici o persone affette da malattie dell’apparato respiratorio) si ricorda inoltre di non permanere nei luoghi soleggiati”.Il suggerimento per tutti è di integrare la dieta con cibi contenenti sostanze antiossidanti, come frutta e ortaggi freschi. Fortunatamente le previsioni meteo dicono pioggia.

(FOTO: IL TORINESE)

“Emofilia in a Day”. Dal Piemonte alla Sicilia

Nove Associazioni Pazienti italiane insieme per realizzare il primo social movie sull’emofilia ispirato ai grandi del cinema con il contributo non condizionato di Sobi. In Piemonte l’emofilia registra indicativamente 200 pazienti[1]. Anche l’associazione piemontese Associazione Coagulopatici Emofilici Piemontesi “Massimo Chesta” ONLUS in prima linea per sostenere il progetto. Testimonial social il collettivo di artisti di Casa Surace

 

‘Fatti un film e diventa protagonista’: questo quanto chiedono le Associazioni che aderiscono al progetto Emofilia in a Day. Destinatari: tutti coloro che gravitano in questo mondo, pazienti, caregiver, medici, infermieri, insegnanti, amici, educatori sportivi… tutti quelli che conoscono in un modo o nell’altro la patologia e che vogliono raccontarla in prima persona. Un progetto lanciato in occasione della Giornata Mondiale dell’Emofilia 2018, per far crescere la sensibilità su questa rara malattia genetica e per mettere la vita di chi ha a che fare con “lei” al centro della narrazione, con autenticità ed emozione. Come racconta il logo stesso della campagna, una pellicola cinematografica che scandisce il giorno e la notte, Emofilia in a Day vuole portare in scena una giornata “normale” in compagnia dell’emofilia grazie al contributo di chi la conosce da vicino e ci convive – direttamente o indirettamente – ogni giorno. L’ispirazione arriva dai grandi nomi del cinema: Gabriele Salvatores con il suo ‘Italy in a Day’ e prima ancora Ridley Scott che nel 2010 ha realizzato il primo social movie, ‘Life in a Day’. Il principio di fondo rimane lo stesso: ‘condividi un momento della tua giornata e inviacelo’. In questo caso il “frame” da catturare sarà connesso in qualche modo all’emofilia – dai semplici gesti quotidiani, a momenti speciali o difficili – e per inviarlo basterà caricarlo sul sito dell’iniziativa www.emofiliainaday.it in modo semplice e rapido dal proprio smartphone. Si ha tempo fino al 30 settembre 2018.   Il montaggio di tutti i contributi ricevuti entro quella data darà vita al primo film documentario ‘social’ sull’emofilia.

La landing page della Campagna è collegata a tutti i siti delle Associazioni di pazienti che danno il patrocinio al progetto: ACE di Milano Onlus, Associazione degli Amici dell’Emofilia di Palermo, AVES onlus Parma, A.E.L. Associazione Emofilici del Lazio Onlus, AESA Associazione Emofilici Salerno, ARCE della Campania, Associazione Emofilici e Talassemici “Vincenzo Russo Serdoz” di Ravenna, Associazione Coagulopatici Emofilici Piemontesi “Massimo Chesta” ONLUS e FedEmo“La nostra Associazione ha aderito con entusiasmo al progetto perché sappiamo quanto sia importante sensibilizzare l’opinione pubblica su una patologia così rara partendo proprio da chi con l’emofilia convive quotidianamente e fatica a parlarne, a uscire allo scoperto. Come Associazione in Piemonte ci occupiamo di andare incontro alle necessità delle persone emofiliche e dei propri caregiver, sia a livello medico-scientifico sia a livello socio-culturale. Progetti come Emofilia in a day danno la possibilità a queste persone di raccontarsi e scoprire che sono rari, ma non soli.” Ha dichiarato la Vice presidente dell’A.C.E.P Elena Roberta Gaiani.

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Un social movie non può che avere un testimonial social: Casa Surace, un collettivo di comici partenopei con grande successo sui social, ha deciso di supportare il progetto a partire dal 17 aprile con la pubblicazione di un video creato ad hoc per l’iniziativa. A loro anche il compito di sfatare alcuni falsi miti legati all’emofilia, con il tono leggero e ironico che li caratterizza, in una sezione dedicata della landing page www.emofiliainaday.itSergio Lai, General Manager di Sobi Italia, ha dichiarato: “Siamo un’azienda che non porta semplicemente nuove possibilità terapeutiche in grado di restituire qualità di vita alle persone con emofilia, ma vogliamo contribuire a cambiare il paradigma sociale per cui non si emargina più ciò che non si conosce, ma lo si comprende e accoglie. Per questo sosteniamo Emofilia in a day, un progetto che si pone l’obiettivo di dare maggiore visibilità e importanza a questa patologia, arrivando a parlare anche a un target giovane e social, coinvolgendo le persone con emofilia attraverso un linguaggio empatico ed emozionante”.

 

Cos’è l’emofilia

L’emofilia è una malattia rara di origine genetica – si eredita attraverso il cromosoma X (x-linked) – caratterizzata dalla carenza di uno specifico fattore della coagulazione. L’emofilia A è dovuta alla carenza di Fattore Ottavo (VIII) e ha una prevalenza di 1 caso ogni 10.000 nati maschi, mentre nell’emofilia B si ha una carenza di Fattore Nono (IX), con una prevalenza di 1 caso ogni 30.000 nati maschi. In genere le persone affette da emofilia oltre alle problematiche tipiche dello stato emorragico, presentano anche altre complicanze correlate alla malattia, tra cui le principali sono gli emartri, sanguinamenti che avvengo all’interno delle articolazioni (gomito, polso, caviglia, ginocchio, ecc.) e che se non immediatamente e adeguatamente trattati possono portare ad artropatia cronica e disabilità. Attualmente il trattamento dell’emofilia avviene attraverso la somministrazione del farmaco (emoderivato o ricombinante) contenente il fattore coagulativo carente. I due principali regimi terapeutici per l’emofilia sono: la terapia “on demand” (al bisogno, cioè al momento del sanguinamento) e la profilassi, che invece prevede la somministrazione costante del fattore carente per prevenire le emorragie gravi e proteggere i pazienti. La Federazione Mondiale dell’Emofilia raccomanda la profilassi come terapia ottimale in quanto può impedire l’emorragia e la distruzione delle articolazioni.

 

A.C.E.P.

Associazione Coagulopatici Emofilici Piemontesi “Massimo Chesta” Onlus viene costituita nell’Ottobre del 1997 per iniziativa di alcuni genitori di piccoli emofilici e di giovani pazienti, spinti dall’esigenza di affrontare insieme le problematiche connesse alle patologie della coagulazione. Grande merito della nascita dell’Associazione va ai medici responsabili dei Centri di Riferimento, che hanno saputo stimolare i propri pazienti, creando in loro la consapevolezza che ciascuno deve dare il proprio contributo per la realizzazione degli obiettivi di tutti. Lo scopo dell’Associazione è quello di tutelare gli emofilici ed i coagulopatici piemontesi sia a livello medicoscientifco e sia a livello istituzionale presso Enti ed organizzazioni Regionali. Riteniamo particolarmente importante la partecipazione dei genitori dei bambini emofilici e dei giovani, in modo da poter ampliare e fare crescere l’associazione con l’intervento di alter esperienze e individualità.

 

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[1] Registro Nazionale delle Coagulopatie Congenite. Rapporto 17/44 del 2016 (http://old.iss.it/publ/index.php?id=3111&tipo=5&lang=1)

I POPOLI INDIGENI ALL’ONU DI GINEVRA

Si è conclusa alle Nazioni Unite di Ginevra l’undicesima sessione dell’annuale “Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples”, un’assemblea tra le più partecipate dell’ONU

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO L’assemblea, formata da centinaia di esperti Nativi di ogni continente e dai loro rappresentanti, costituisce un appuntamento annuale che ha lo scopo di controllare come viene applicata dagli Stati la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni, approvata dall’ONU nel 2007. L’associazione Ecospirituality Foundation, onlus in Stato Consultativo con le Nazioni Unite, da tempo sostiene la causa dei Popoli indigeni per quanto riguarda la difesa delle loro tradizioni e delle loro terre sacre. I suoi delegati Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro sono rappresentanti di 5 Nazioni indigene e hanno presentato una dichiarazione in sostegno delle tradizioni dei Nativi Europei. La Ecospirituality Foundation ha documentato l’evento, durato una intera settimana, con interviste, foto e dichiarazioni da parte degli esponenti Nativi. In pratica i Popoli indigeni chiedono che vengano rispettati i trattati, che vengano restituite le loro terre sacre e, come nel caso degli aborigeni australiani, che vengano restituiti i resti dei loro antenati sparsi nei musei di tutto il mondo. La Ecospirituality Foundation da molti anni appoggia le battaglie dei Popoli nativi e porta avanti la lotta per il rispetto dei loro territori sacri, come Mount Graham, la montagna sacra degli Apache in Arizona, profanata dalla costruzione di un osservatorio astronomico internazionale. O come nel caso di Ngog Lituba, la montagna sacra del Popolo Bassa in Camerun, anch’essa profanata. Anche in Europa esistono situazioni simili, come dimostrato dal massimo luogo sacro della comunità Bretone, in Francia. Gli allineamenti dei menhir di Carnac, in Bretagna, sono da tempo recintati impedendone l’accesso a chi li ha sempre usati come riferimento spirituale. Stessa sorte ai molti luoghi megalitici del Nord Italia, in Piemonte, che non vengono tutelati nonostante costituiscano un riferimento spirituale e culturale per le tradizioni autoctone ancora vive nelle valli piemontesi. L’appuntamento annuale all’ONU di Ginevra rappresenta per i Popoli indigeni una occasione per ricordare alla società maggioritaria che nonostante le colonizzazioni e le oppressioni subìte, i Nativi di tutto il mondo esistono, si uniscono e si organizzano per essere ammessi alla pari nella comunità planetaria. Il presidente della Ecospirituality Foundation Giancarlo Barbadoro a conclusione della sessione ha dichiarato: “I Popoli Nativi, o Popoli Naturali come essi stessi si definiscono, manifestano valori di grande importanza storica. Valori fondamentali riguardo all’uomo e al senso dell’esistenza, che non sono stati contaminati e distorti dalle interpretazioni storiche delle grandi religioni. Per questo motivo la spiritualità dei Popoli naturali può essere uno stimolo per una spiritualità universale che abbracci tutto il pianeta. Nel loro riferimento comune alla Natura, e nel loro rispetto per essa, queste culture possono essere la molla per una fratellanza tra i popoli e un’unità spirituale, un’effettiva religione naturale comune a tutti i popoli del pianeta. Una speranza di pace e armonia per tutta l’umanità.”

 

 

Ecospirituality Foundation onlus

NGO in Consultative Status with the United Nations

www.eco-spirituality.org

Lo sapevate che… i gatti non si riconoscono allo specchio

Il gatto è imprevedibile ed ammaliante come un’orchidea selvaggia.  (Stanislao Nievo)

 

 

Chi ha un micio se l’è sempre chiesto: ma i gatti si riconoscono allo specchio? Le reazioni dei mici davanti al loro riflesso sono infatti tra le più curiose: alcuni si spaventano, altri giocano, altri ancora cercano di attaccare il nemico.                 Questo accade proprio perché, come hanno dimostrato alcuni esperimenti condotti su diverse specie di mammiferi fra cui anche cani e gatti, non riconoscono sé stessi nello specchio (a differenza di delfini, scimmie ed elefanti). Dopo una prima fase di curiosità o diffidenza, si tranquillizzano quando capiscono che non c’è nessuna minaccia per loro, ma al massimo un partner “virtuale” per i loro giochi.

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a cura di  Maurizio Platone

Ulteriori approfondimenti nel mio blog: www.astrologiadiplatone.com

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Lo sapevate che… 

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Dovettero rinunciare ai Beach Boys…

Ada Reed! Chi era costei? Incipit “manzoniano” a parte, è necessario ricordarla, dal momento che in quest’area (“Indian Territory”) dell’Oklahoma di stanziamento dei Chickasaw (allontanati da Alabama, Mississippi e Tennessee) fu proprio dalla figlia del colono bianco Jeff Reed che prese il nome l’agglomerato di case che dal 1891 in poi si sarebbe chiamato “Ada”; negli anni Settanta del Novecento la cittadina sarebbe diventata quartier generale della Chickasaw NationAd Ada i cugini Jerry e Gary Sims fondarono “The Dimensions” nel 1964, band che costituiva il nucleo originario dei futuri “The Monuments”, che dal 1965 avrebbero reso frenzied le feste e le serate dell’area tra Ada, Shawnee, McAlester, Muskogee e Tulsa. I componenti furono (con varianti) Jerry (b) e Gary Sims [poi Tom Wilds] (chit), Howard Collings (V), Burl Moore (org) [poi il rientrante Gary Sims], Terry Bell (batt) [la formazione che incise il 45 giri nel 1966 comprendeva Wilds e Moore]; le influenze musicali comuni erano varie, dai Kingsmen a Paul Revere & The Raiders, dagli Hollies agli Animals a Lonnie Mack. Monte Bell, padre del batterista Terry, era il manager della band e programmava personalmente la promozione del gruppo e gli svariati gigs in Oklahoma. Si spaziava dai balli di fine anno alle feste per eventi sportivi, dai frat parties agli eventi in licei e college, anche nell’area ovest a Stillwater, Edmond e attorno Oklahoma City; luoghi di riferimento erano frequentemente “The Attic” a McAlester e “The Vendome” a Sulphur, ma The Monuments si spinsero fino a Denison in Texas e in Colorado. La band partecipò (vittoriosa nella propria settimana di esibizione) alla Battle of the bands (sponsorizzata da Pepsi e Guitar House) tenutasi a Tulsa nel 1966, con fase finale presso “The Cimarron Ballrrom”. L’esito positivo fece da trampolino di lancio per alcune apparizioni televisive a Tulsa, Ada ed Oklahoma City e per entrare in sala di registrazione ed incidere il primo (ed unico) 45 giri nel febbraio 1966: “I Need You” [H. Collings] (Alvera 677A-5216 (M-65); side B: “African Diamonds” [H. Collings], 1966), etichetta Alvera Publ. Co., inciso a Tulsa negli studi della KVOO (Radio) [The Voice Of Oklahoma]. In particolare “African Diamonds” ebbe buon successo a livello radiofonico locale, sostando stabilmente nella Top 10 di KAKC (la popolare “The Big 97”) di Tulsa e nelle radio KADA di Ada e KKAJ di Ardmore. Oltre al 45 giri, restarono sotto forma di acetati e di demo altri brani originali scritti da Collings, tra cui “Where Bad Boys Go”, “Don’t Blame Me”, “You Always Hurt The Ones You Love”, “Cold Winds Of March”. Una clamorosa opportunità sfiorò The Monuments probabilmente nel periodo luglio-agosto 1966, allorquando The Beach Boys erano in fase di spostamento dal New Jersey al Colorado durante il proprio tour; alla band fu offerta la possibilità di fare da support band ai Beach Boys in apertura ai loro concerti autunnali successivi. Purtroppo impegni di studio improrogabili e impedimenti di vario tipo costrinsero The Monuments a rinunciare a malincuore e a fare ritorno sommessamente ad Ada. Tale rinuncia inevitabilmente segnò anche l’inizio del declino; Tom Wilds lasciò il gruppo, che continuò in formazione di 4 elementi. Dopo un breve lasso di tempo tuttavia anche il batterista Terry Bell e il main songwriter Howard Collings (arruolati per il Vietnam) abbandonarono la band, che finì per sciogliersi subito dopo, presumibilmente tra fine 1966 ed inizio 1967. Anche in questo, come in numerosi altri casi di “bands meteora”, nessuno può ipotizzare cosa sarebbe successo se… l’attimo fosse stato colto.

 

 

Gian Marchisio

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Rugby: “Una meta per la solidarietà”

Ancora una grande giornata per il Rugby casalese, domenica 14 luglio ad Alpignano, nel triangolare di Rugby a sette, “Una meta per la solidarietà”, tra “Le Tre Rose”, i “diavoli rossi di Varese” ed il “Valledora” -storica formazione piemontese, che ora sta creando una squadra multietnica-. Grande giornata, in quanto il progetto di “inclusione sociale” attraverso lo sport del Rugby, nato a Casale Monferrato da una intuizione del presidente, Paolo Pensa, si sta divulgando sempre più. Erano presenti alla manifestazione, gli assessori regionali, Ferraris (Sport) e Cerutti (pari opportunità), nonchè la consigliera, sempre della Regione Piemonte, Conticelli. Il Piemonte, con la squadra di Rugby “La Drola” del Carcere “Le Vallette” di Torino e quella multietnica “Le Tre Rose” di Casale -ambedue partecipanti al campionato federale di serie “C”, è stato l’apripista in Italia in queste forme di sport al sociale. La giornata, organizzata dall’Associazione culturale “Acuarinto” di Alpignano, in collaborazione con l’A.P.“Valledora” presiedua da Migliorini Leonardo, e vissuta al parco Bellagarda, ha visto come “organizzatore sul campo”, Paolo Fornetti , già “designatore degli arbitri regionale”, gran mattatore della giornata, dagli inviti, l’accoglienza, l’arbitraggio del Torneo, alla premiazione, presenti il sindaco ed assessore allo sport. Per curiosità, terzi i “diavoli Rossi di Varese, secondi il “Valledora” e primi i monferrini de “Le Tre Rose” -coatch, Raffele Contemi-. Quarta vittoria consecutiva per la formazione casalese. La versa sorpresa è stata proprio la squadra ospitante, il Valledora, la più giovane in termini di formazione dei suoi giocatori, quindi ad essa la vittoria morale!

Chiesti due anni per un preside accusato di stalking contro una suora

La procura di Torino ha chiesto due anni di reclusione per il preside di un istituto tecnico commerciale torinese, processato  per stalking ai danni di una suora, ex madre generale di un convento  in Val Susa. Nel 2015 l’uomo si sarebbe presentato, secondo l’accusa, come sindacalista Ugl e avrebbe inviato decine di e-mail alla religiosa, e altre all’allora direttore della Cei, il  cardinale Angelo Bagnasco, al vescovo e al sindaco di Susa e al direttore di un giornale locale. Nelle comunicazioni segnalava l’esistenza di violazioni nella struttura. Si sarebbe trattato di una vendetta dovuta al fatto che alcuni anni prima, l’uomo avrebbe proposto un suo amico come direttore dell’Istituto, che ottenne l’incarico ma venne successivamente  allontanato.