redazione il torinese

L’ingorgo

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Il film “L’ingorgo” , una commedia del genere drammatico-grottesco che allora, era il 1978 , andava di moda ed il bravo Luigi Comencini , uno dei padri della commedia all’italiana , iniziata con il suo Pane amore e fantasia interpretato da quei due “monumenti “ del nostro cinema quali Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida, diresse con bravura. Un cast stellare , Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Gerard Depardieu, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Feranndo Rey, Ciccio Ingrassia, Stefania Sandrelli, Miou-Miou ed altri. In quel grande ingorgo a ridosso del GRA ( grande raccordo anulare di Roma) si creano delle situazioni e storie che si intrecciano tra di loro e che risentono il momento sociale e politico dell’Italia della fine degli anni ’70.. Non so se a Torino durante il “Grande Ingorgo” della sera del 14 novembre si sono create storie e complicità ed avventure come nel film di Comencini . Continuando con la filmografia i torinesi si sono trovati di fronte non le sconfinate distese oceaniche davanti a Malibù del capolavoro di John Milius “ un mercoledì da leoni “ ma invece un mercoledì di paura intorno alla mostruosa e folle rotonda di Piazza Baldissera . Quella brutta e desolante tangenziale urbana che è la continuazione del passante ferroviario e che divide la stessa opera in due parti , quella dei borghesi e dei “ricchi” dal quartiere di Santa Rita e l’Iglu di Merz fino a Piazza Statuto e poi quella dei poveri e proletari da Piazza Statuto a Corso Grosseto che termina nella mostruosa e squallida rotonda . Scusandomi per la citazione personale , fu la causa di uno scambio, per essere eufemistici, molto vivace che ebbi, subito dopo la sua clamorosa sconfitta alle amministrative, con il non più Sindaco Fassino. Una delle cause della sconfitta fu la mancanza di attenzione verso le periferie il “disprezzo” e la non considerazione verso quei quartieri e quei cittadini che dopo decenni di pazienza decisero di fare un segnale forte mandandoli a casa e dando fiducia , mal glie ne incolse , a quelli che si sono velocemente rivelati un gruppo di pericolosi dilettanti . E non basta la scusante o l’accusa che si è letta e sentita in questi giorni da parte di esponenti della giunta precedente, fino ad ora innocui oppositori, che era previsto il Tunnel a Piazza Baldissera , e che per fare quell’opera non c’erano i soldi . Doppiamente responsabili hanno fatto un manufatto che durerà secoli con un progetto brutto e squallido adoperando materiali ed un’esecuzione dei lavori modesti. Colpa grave e non scusabile . Cosa che non assolve l’amministrazione Appendino anzi, invece di risolvere il problema e trovare le risorse hanno pensato bene di eliminare il tunnel. Così con quell’integralismo propio dei dilettanti hanno creato un mostro e passeranno alla storia , per diverse altre cose e quasi tutte negative, per il più grande ingorgo di traffico, un vero ” Big Traffic Jam” , che la città di Torino abbia mai avuto. La reazione poi dell’assessore “incompetente” è stata , non scappo non mi dimetto affideremo, nella migliore tradizione dopo il disastro e mai prima, al Politecnico di Torino uno studio sul traffico delle strade che, ben sette e non sei chi conosce la zona o da quelle parti è vissuto o ci abita sa che c’è anche Via Errico Giacchino che porta auto in Corso Mortara, accedono alla rotonda di Piazza Baldissera. L’assessore Maria Lapietra non fa quella che sarebbe l’unica cosa da fare e cioè assumersi le sue colpe , parziali, e responsabilità , molte di più , e dimettersi. Le voglio ricordare che per molto meno nella vituperata e sempre più rimpianta “prima repubblica” nell’anno del Signore 1986 su richiesta dei consiglieri comunale d’opposizione, i comunisti ( Partito Comunista Italiano) Domenico Carpanini, Sante Bajardi, Marcello Vindigni e Corrado Montefalchesi, l’assessore all’ambiente il repubblicano ( Partito Repubblicano Italiano) Gianantonio Romanini rassegnò le dimissioni per avere lasciato al città impreparata all’arrivo della neve . Ma se la neve allora era una cosa possibile ma non prevedibile come ora, non c’era più di trent’anni fa Meteo.it o siti simili, la rotonda , la tangenziale urbana che apriva, le altre strade e la folle rotonda , i torinesi con le loro auto lei lo sapeva che c’erano e che da lì sarebbero passati. Ecco perché lei è più colpevole è responsabile del suo collega assessore Romanini. Prima che qualcuno possa essere stimolato dal cognome che porta , assessore Lapietra, abbia uno scatto di dignità e riconosca l’impreparazione , non c’è nulla di male ad ammetterlo, e si dimetta.

Forza Italia in piazza per la Tav

Una Piazza Palazzo di Città (quasi) piena di manifestanti a favore della Torino-Lione. Non proprio un’adunata oceanica, ma sufficiente a guadagnarsi i tg nazionali.

Alla manifestazione di partito è arrivata una lettera del leader azzurro, Silvio Berlusconi: “La battaglia per la Torino-Lione è importantissima,  si tratta di una infrastruttura decisiva per il futuro del Piemonte e di tutte le regioni del nord. Ed è ancora più importante perché è vede contrapposte due visioni opposte dell’economia e della società”. A Torino è giunto per l’occasione, con Mariastella Gelmini, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.  “Questo  governo – ha detto – è destinato a durare poco perché non c’è identità di vedute”. Intanto la petizione sì Tav  promossa da Silavoro, che ha avviato la manifestazione delle “madamin” di sabato scorso in piazza castello  ha superato le 70 mila adesioni. Lo annuncia l’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, Mino Giachino. Alla manifestazione di Forza Italia, tra i parlamentari , sindaci e consiglieri regionali azzurri anche il senatore Adriano Galliani e il candidato in pectore alla presidenza della Regione, l’eurodeputato Alberto Cirio.

 

(foto R. Chiaravalloti / il Torinese)

Via Francigena e ricadute territoriali

Il Teatro Giacosa di Ivrea, in occasione dell’Assemblea generale dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), ha ospitato il convegno  “La Via Francigena in Piemonte. Risultati raggiunti e prospettive future per la valorizzazione del territorio”

Negli interventi e durante i tavoli di lavoro, coordinati da Daniela Broglio direttore di Turismo Torino e Provincia, è stato fatto il punto sui quattro tratti del percorso francigeno in Piemonte. • Asse Morenico – Canavesana • Valle di Susa, “Ciclovia della Val Susa” • Asse Torino-Vercelli • Via Francigena Verso il Mare Alla tavola rotonda che riguardava l’asse Torino – Vercelli ha partecipato l’assessore al turismo Graziella Ranghino che ha avuto modo di sottolineare come i passaggi sul tratto piemontese della Via Francigena aumentino di anno in anno. “La presenza di pellegrini in bicicletta rappresenta circa 1/5 del totale – precisa l’assessore Ranghino – e nuovi percorsi si aggiungono, come la Via del Mare e il tratto montano della Val Susa. Vercelli, come testimoniato dai presenti al convegno, è luogo di sosta privilegiato grazie all’ostello Sancti Eusebi, ma anche agevole punto di arrivo e ripartenza dei pellegrini che giungono in treno e in aereo. L’ attenzione dell’Amministrazione sulla Via Francigena è sempre molto alta e l’apporto dell’associazione Amici della Via Francigena di Vercelli è fondamentale.”

Massimo Iaretti

Antoon van Dyck conquista la Sabauda

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L’esposizione intende far emergere l’esclusivo rapporto che l’artista ebbe con le corti italiane ed europee, ove dipinse capolavori unici per elaborazione formale, qualità cromatica, eleganza e dovizia nella resa dei particolari

Il 16 novembre ai Musei Reali di Torino, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, apre al pubblico la straordinaria mostra dedicata ad Antoon van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), il miglior allievo di Rubens, che rivoluzionò l’arte del ritratto del XVII secolo. Personaggio di fama internazionale e amabile conversatore dallo stile ricercato, Van Dyck fu pittore ufficiale delle più grandi corti d’Europa e ritrasse principi, regine, gentiluomini e nobildonne delle più prestigiose dinastie dell’epoca. Attraverso un percorso espositivo che si dispiega in quattro sezioni, 45 tele e 21 incisioni, la mostra Van Dyck. Pittore di corte intende far emergere l’esclusivo rapporto che l’artista ebbe con le corti italiane ed europee, ove dipinse capolavori unici per elaborazione formale, qualità cromatica, eleganza e dovizia nella resa dei particolari, soddisfacendo le esigenze di rappresentanza e di status symbol delle classi dominanti: dagli aristocratici genovesi ai Savoia, dall’arciduchessa Isabella alle corti di Giacomo I e di Carlo I d’Inghilterra.Al grande artista i Musei Reali di Torino e Arthemisia dedicano una grande esposizione incentrata sulla sua vasta produzione di ritratti e non solo: le opere esposte provengono dai musei italiani e stranieri più prestigiosi come la National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra e la Collezione Reale inglese, la Scottish National Gallery di Edimburgo, il Museo Thyssen-Bornemiza di Madrid, il Kunsthistorishes Museum di Vienna, l’Alte Pinakotek di Monaco, il Castello Arcivescovile di Kromeriz presso Praga, le Gallerie degli Uffizi, i Musei Capitolini di Roma, la Ca’ d’Oro di Venezia, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, il Palazzo Reale e i Musei di Strada Nuova di Genova, in dialogo con l’importante e corposo nucleo dii capolavori della Galleria Sabauda.La mostra è organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Musei Reali di Torino e dal Gruppo Arthemisia, con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino. La cura dell’esposizione è affidata ad Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardini e a un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown. L’iniziativa è sostenuta da Generali Italia attraverso Valore Cultura, il programma per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

Una cena al buio

Il settore Darkevents di APRI-onlus (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti), con la partecipazione di alcuni camerieri non vedenti, organizzerà una cena al buio presso il ristorante della Società Operaia “F. Bussone” di Carmagnola in via Valobra 143. L’evento sarà realizzato in collaborazione con la ASD Omnisport di Carmagnola. L’originale iniziativa, che consente a chi vede di immedesimarsi per qualche ora nella situazione della cecità, si svolgerà nella serata di sabato 24 novembre p.v., alle ore 20,00. E’ la seconda volta che si svolge la cena al buio a Carmagnola. L’ultima iniziativa del genere in zona risale al 2016. Il locale sarà completamente oscurato e  i partecipanti saranno accompagnati ai tavoli e serviti da camerieri non vedenti. “Si tratta di un tipo di iniziativa che ottiene generalmente molto interesse” – commenta il presidente APRI-onlus Marco Bongi – “Ovunque l’abbiamo proposta si è riscontrata un’alta partecipazione di pubblico e molti commensali si sono poi avvicinati al sodalizio come volontari. L’esperienza del buio può forse spaventare in un primo momento ma poi, superato il disagio iniziale, si rivela molto coinvolgente e fonte di riflessione”. Ecco dunque un modo originale per mettere alla prova i propri sensi alternativi alla vista che la cosiddetta “civiltà dell’immagine” ha ormai eletto come la principale prospettiva di giudizio nei confronti di chi ci vive attorno. Quì invece primeggeranno udito, tatto, olfatto, e soprattutto il gusto, una dimensione alternativa dell’essere che vale la pena, almeno una volta, di sperimentare.La quota di partecipazione alla cena è stata fissata in euro 38. Per informazioni e prenotazioni si può scrivere a: darkevents@ipovedenti.it

 

 

INFO tel. 360 – 77.19.93

 

Tra Yale, UConn e le feste studentesche

Quando si dice “Delta Kappa Epsilon”, “Phi Gamma Delta” o “Alpha Xi Delta” si parla di università americane e college, in particolar modo di fraternities e sororities (confraternite e sorellanze), organizzazioni di studenti o studentesse concepite in origine per lo sviluppo intellettuale, fisico e sociale degli appartenenti, con proprie “missions”, principi e regole interne; col passare degli anni hanno anche assunto fama negativa, dal momento che sono andati crescendo le forme umilianti di iniziazione ed il tasso alcolico delle loro feste. I fraternity parties, fin dai decenni passati, erano un contesto parecchio ambìto da chi si occupava di animazione, in primis dai gruppi musicali.

Negli anni Sessanta l’ondata post-British Invasion raggiunse università e colleges, dove la spinta anticonformista e ribelle trovò ben presto terreno fertile e seguaci convinti; sui fraternity parties si concentrava con forza l’attenzione di parecchi gruppi garage rock, che non di rado facevano letteralmente a gara per accaparrarsi l’animazione di questa o quella festa universitaria, soprattutto se il college era famoso e se erano possibili “agganci strategici” nel mondo musicale. In Connecticut il panorama era invitante tra Yale, Trinity College, University of Connecticut (Uconn) e Wesleyan University e la concorrenza musicale era agguerrita. Nella mischia si gettarono nel 1967 anche i Marble Collection (Charles Byrd, V; Lenny Eldridge, V, chit; Bruce Webb, b; Jimmy White, batt; Dave Coviello, org), formatisi nell’area tra Shelton ed Ansonia, sotto l’ala del manager Johnny Parris, proprietario dell’agenzia Act One Entertainments. La band godeva di grande affiatamento (che affondava le radici nei gusti musicali dei componenti, dai Beatles ai Doors) e capacità nelle esibizioni live, anche in venues affollate e rumorose; tanto che i Marble Collection ebbero occasione a più riprese di animare vari high school proms, ma anche molte feste universitarie e fraternity parties tra Yale (New Haven), UConn (Mansfield), Hartford, Middletown, New Britain. Le esibizioni spaziavano anche sul versante dei clubs (tra cui The Hullabaloos ad Ansonia e The Electric Grape a Milford) e oltre il confine del Connecticut, a nord fino a Springfield (Massachusetts) e ad ovest fino a Poughkeepsie e Kingston (New York). Il buon successo aprì le porte degli studi di registrazione e nel 1968 uscì il primo 45 giri: “(What’s So Good About) Love In Spring” [D. Coviello – L. Eldridge] (C-143; side B: “Glad You’re Mine”), inciso negli studi East Coast Sounds di New London, prodotto da Johnny Parris e Martin Markiewicz con etichetta Cotique. Con il primo single come trampolino di lancio i Marble Collection ebbero l’opportunità di comparire a The Brad Davis Show ad Hartford e di fare da opening band anche a nomi quali Sly & The Family Stone, The Cowsills, Rare Earth e Steppenwolf (a New Haven). Nel 1969 venne inciso il secondo 45 giri: “Friend Like You” [D. Coviello – L. Eldridge] (CO 2995; side B: “Big Girl”), inciso presso i Poison Ring Studios di Wallingford, prodotto da Johnny Parris con etichetta propria Marble Disc records.L’anno seguente furono registrate altre due tracce, “Lovin’ Eyes” e “The Man”, mai pubblicate; presto però la spinta creativa della band venne meno, così come la capacità di tenere il passo ad un’evoluzione globale del sound che si stava allontanando di molto dagli anni della “fiammata garage”. Dal 1970 il gusto musicale generale era ormai trasformato verso nuovi orizzonti e progressive rock e hard rock crescevano in importanza in modo irreversibile; fu così che entro l’autunno 1971 l’esperienza dei Marble Collection si chiuse definitivamente.

 

Gian Marchisio

 

Il “no” delle Regioni al blocco delle opere

Gli assessori ai Trasporti di Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte dicono no all’eventuale messa in discussione di strade, autostrade e collegamenti per un valore di oltre 3 miliardi di euro e chiedono la certezza dei finanziamenti necessari a garantire la realizzazione o il completamento delle opere attese dal territorio. I  responsabili delle Infrastrutture, Raffaele Donini, Claudia Maria Terzi, Elisa De Berti e Francesco Balocco, hanno così deciso di rivolgersi direttamente al ministro Danilo Toninelli per avere rassicurazioni sui lavori dopo la dichiarata intenzione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di revocare la concessione a Società Autostrade per l’Italia (Aspi), che si era impegnata a destinare quella cifra (3,2 miliardi, di cui circa uno per lavori già avviati o da avviare e il resto per progetti in corso di approvazione) per realizzare opere già condivise con i territori. Secondo  gli assessori, “si tratta di impegni già assunti ufficialmente e formalmente, che riguardano: lavori già avviati, per i quali deve essere assicurata la continuità dell’erogazione dei finanziamenti, previsti in genere per stati di avanzamento; lavori ancora da avviare, ma per i quali sussiste da tempo l’impegno finanziario di Aspi, riscontrabile, come detto, dagli atti approvativi delle opere o da convenzioni sottoscritte; progetti già ad un avanzato stadio approvativo, per i quali cioè è in fase di conclusione la Valutazione di impatto ambientale o addirittura è stato approvato il progetto definitivo ed è già stato predisposto l’esecutivo, previsti dalla Convenzione Unica fra Aspi e Stato”.

I cantieri del Terzo Valico

I membri delle Commissioni consiliari Trasporti e Lavoro (presiedute da Nadia Conticelli e da Raffaele Gallo), con l’assessore ai Trasporti Francesco Balocco, hanno svolto un sopralluogo al campo base di Arquata Scrivia (Al) per la costruzione del Terzo Valico

 La nuova linea ferroviaria veloce ad alta capacità (53 chilometri di cui 37 in galleria: il tunnel ferroviario più lungo d’Italia) collegherà Genova a Milano, permettendo un migliore trasporto delle merci dal Mediterraneo al nord Europa. “Abbiamo visto un cantiere diffuso e ben organizzato – ha dichiarato la presidente Conticelli – con un altissimo livello di attenzione alla sostenibilità ambientale”. All’incontro erano presenti: il Commissario di Governo per il Terzo Valico Iolanda Romano, l’amministratore straordinario e il direttore generale del consorzio Cociv Marco Rettighieri e Nicola Meistro, il responsabile RFI per il Terzo Valico Mariano Cocchetti, Claudio Cofano presidente dell’Osservatorio ambientale ed alcuni rappresentanti sindacali. I consiglieri hanno potuto vedere il campo base di Arquata e i lavori di scavo del tunnel del cantiere Moriassi-Libarna. Inoltre sono stati presentati alcuni dati relativi all’opera complessiva che è suddivisa in sette cantieri che coinvolgono 14 Comuni, da Pozzolo Formigaro (Al) a Genova: il costo totale dell’opera è di 6 miliardi 158 milioni, i primi 4 lotti (il 25% dell’opera) sono già avviati, mentre il 5° lotto per ora è fermo. “Esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà ai lavoratori – ha detto a questo proposito l’assessore Balocco – il ritardo dei finanziamenti governativi crea disagi e preoccupazione”. Il totale dei lavoratori coinvolti in tutti i cantieri delle due regioni Piemonte e Liguria è di 2500 persone (di cui circa 650 dipendenti Coviv e 1750 di imprese terze).  Al sopralluogo hanno partecipato i consiglieri: Nadia Conticelli, Antonio Ferrentino, Domenico Ravetti (Pd), Valter Ottria (Leu), Luca Angelo Rossi (Fi), Federico Valetti Paolo Mighetti (M5s).  

Iren Storia, alla (ri)scoperta di immagini dimenticate

La suggestiva scenografia della centrale termoelettrica Iren di Torino Nord, è stata la cornice di Luci d’Archivio, l’evento di lancio di Iren Storia, il progetto di valorizzazione dell’archivio storico del Gruppo Iren

 La serata è stata introdotta da una emozionante esperienza di teatro immersivo, che ha riportato il pubblico intervenuto al 5 novembre 1905. In quella data infatti la popolazione torinese venne chiamata ad esprimersi con “un referendum circa l’assunzione dell’esercizio da parte del Comune dell’impianto per produzione, trasformazione e distribuzione di energia idrotermoelettrica” progettato a Chiomonte. Il voto favorevole dei torinesi portò alla nascita di AEM, la storica “azienda” torinese che a seguito di progressive aggregazioni con altre utility del nord ovest, è divenuta una delle più importanti multiutility del paese, un gruppo che fattura 3,7 miliardi di euro e impiega quasi 8 mila lavoratori. Il progetto Iren Storia intende, in un arco piano di 18-24 mesi, organizzare e catalogare in maniera organica, al fine di renderlo fruibile al pubblico, l’enorme patrimonio storico e culturale archivistico attualmente situato nelle sedi principali del Gruppo a Torino, Genova, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Il materiale archivistico di Iren rappresenta un patrimonio culturale di grande interesse, testimonianza di estremo valore, oltre che storico in senso stretto, sociale, aziendale, artistico, tecnico, grafico, iconografico e comunicativo.

La selezione e la schedatura dei materiali, nonché la loro completa digitalizzazione, sono già in una fase di progettazione avanzata. Un Comitato Scientifico guidato dal Prof. Stefano Musso, docente associato di Storia Contemporanea all’Università di Torino, e composto da cinque studiosi aventi ognuno responsabilità di ricerca per ogni area geografica in cui è presente il Gruppo Iren, sta lavorando sul patrimonio immateriale costituito dalla storia delle società sui diversi territori. A questa prima fase seguirà la successiva catalogazione di tutto il patrimonio storico delle aziende

del Gruppo Iren presenti su altri territori, di più recente aggregazione ma spesso espressioni di una storia industriale che risale al primo Novecento. Parallelamente è stata avviata un’accurata raccolta di video testimonianze di lavoratori anziani ed ex dipendenti, che in brevi clip hanno portato preziosi contributi di memoria di quella che è stata la storia secolare dell’azienda.  Iren Storia è un’iniziativa pensata per raccontare sia la storia dell’azienda e dei territori in cui essa ha operato, che quella quotidiana delle donne e degli uomini che hanno contribuito con il loro lavoro alla crescita e al consolidamento di tutte le aziende del Gruppo. Iren Storia è stato concepito da subito come progetto partecipativo aperto, un archivio vivo, quindi sempre implementabile con nuovi documenti e nuove fonti, ma soprattutto con lo scopo di renderlo fruibile al pubblico al fine di condividere con le città ed i territori l’appassionante percorso che ha portato nei decenni alla costituzione di Iren. Il progetto, affidato alle società torinesi Mediacor e Heritage, prevede infatti la realizzazione di una piattaforma digitale, organizzata su più canali che sarà disponibile al pubblico entro l’anno e che verrà continuamente aggiornata con nuovi contenuti. Iren Storia prevede inoltre la produzione di un film documentario che testimonierà la storia del Gruppo Iren nonchè la realizzazione di un ebook multimediale e di una app mobile, così da consentire una

fruizione dei documenti snella e in linea con le nuove tecnologie. L’azienda progetterà inoltre una mostra itinerante multimediale con lo scopo di condividere il vasto patrimonio storico studiato e catalogato, coinvolgendo nel progetto il mondo delle scuole e dell’associazionismo. “Oggi – ha dichiarato il Presidente di Iren Paolo Peveraro – presentiamo un progetto di grande importanza, non solo per Iren ma per tutti i territori dove essa opera. Abbiamo avviato un lavoro ambizioso che si propone di mettere a disposizione dei cittadini un patrimonio di storia e conoscenza vastissimo, un insieme di narrazioni individuali e collettive che concorrono a definire l’identità nostra e della nostra comunità. Grazie all’aiuto delle nuove tecnologie renderemo facilmente accessibile al pubblico questo patrimonio culturale fatto di tecnologia, conoscenze e soprattutto valori. Quei valori che già cento anni fa animavano le donne e gli uomini di Iren e ancor oggi guidano le nostre scelte e sostengono in modo coerente i nostri comportamenti quotidiani”.