redazione il torinese

Ex Moi, Cerutti: “Appendino e Salvini cambiano le carte in tavola”

Se il progetto diventa uno sgombero la Regione non ci sta

L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, interviene sul caso dell’ex Moi dopo l’incontro tra la sindaca Chiara Appendino e il ministro Matteo Salvini. “Apprendiamo che il progetto è cambiato e vorremmo che la sindaca ce lo spiegasse al tavolo interistituzionale prima del rinnovo del protocollo. Avevamo ascoltato con soddisfazione le dichiarazioni del questore che aveva rassicurato sul fatto che l’omicidio avvenuto in quel contesto non metteva a rischio la progettualità in essere. Adesso invece ci sembra di capire che la contrazione dei tempi  di liberazione delle palazzine determinerà una trasformazione del progetto. Questo diventerà uno sgombero per questioni di ordine pubblico e la Regione non ha competenze su questo fronte. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che anche il decreto sicurezza sta avendo pesanti ripercussioni sul progetto Moi, tanto che sta mettendo a rischio i percorsi di inclusione ipotizzati in precedenza per molti degli abitanti di quel complesso. Non solo, siamo convinti che il nuovo decreto legge sicurezza porterà a un  aumento dell’emarginazione e dei casi come l’Ex-Moi e anche per questo stiamo presentando ricorso alla Corte Costituzionale”.

Ex Moi, Cerutti: "Appendino e Salvini cambiano le carte in tavola"

Se il progetto diventa uno sgombero la Regione non ci sta

L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, interviene sul caso dell’ex Moi dopo l’incontro tra la sindaca Chiara Appendino e il ministro Matteo Salvini. “Apprendiamo che il progetto è cambiato e vorremmo che la sindaca ce lo spiegasse al tavolo interistituzionale prima del rinnovo del protocollo. Avevamo ascoltato con soddisfazione le dichiarazioni del questore che aveva rassicurato sul fatto che l’omicidio avvenuto in quel contesto non metteva a rischio la progettualità in essere. Adesso invece ci sembra di capire che la contrazione dei tempi  di liberazione delle palazzine determinerà una trasformazione del progetto. Questo diventerà uno sgombero per questioni di ordine pubblico e la Regione non ha competenze su questo fronte. Ad aggravare la situazione c’è il fatto che anche il decreto sicurezza sta avendo pesanti ripercussioni sul progetto Moi, tanto che sta mettendo a rischio i percorsi di inclusione ipotizzati in precedenza per molti degli abitanti di quel complesso. Non solo, siamo convinti che il nuovo decreto legge sicurezza porterà a un  aumento dell’emarginazione e dei casi come l’Ex-Moi e anche per questo stiamo presentando ricorso alla Corte Costituzionale”.

Campagna elettorale permanente

Il vicepremier Luigi di Maio, a oltre 70 anni di distanza, si accorge che c’è un franco francese (CFA ) che fa da scudo per 15 Paesi africani che, liberamente, lo vogliono soppesandone pro e contro e attacca nuovamente la Francia

 

Questo perché, dovendo rincorrere il suo alleato Matteo Salvini, non trova di meglio che prendersela con i cugini francesi in modo scomposto, generico e senza senso. A questo si aggiunge il ritorno di Alessandro Di Battista che gli dà man forte; “rentré” (per dirla alla francese) di cui non sentivamo affatto la mancanza. C’è da sperare che Di Battista che ha in programma una scampagnata in India lo tengano là come hanno fatto con i due Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone Continuare così a farci nemici da tutte le parti senza cercare alleanze per tutelare i nostri interessi ci porterà alla rovina. Se da un lato siamo convinti che le frontiere debbano essere controllate e non si portare portare 2 miliardi di africani in Italia, dall’altro lato, crediamo che attaccare sempre tutti e in particolare i francesi, senza essere “giustificati” da un fallo di reazione ci mette dalla parte del torto.

La Francia ha molte colpe, ma attaccarla così è controproducente Se per merito di Luigi Di Maio, noi siamo stati rozzi negli attacchi, i francesi sono stati più scaltri. Il richiamo dell’ambasciatrice italiana in Francia, Teresa Castaldo non è infatti avvenuto da parte del ministro degli Esteri, ma bensì da parte di Nathalie Loiseau, ministro per gli Affari Europei francesi.È inutile dire che per i due ambasciatori (Christian Masset a Roma e Teresa Castaldo a Parigi) non è un compito facile mantenere il dialogo e al contempo rappresentare i rispettivi governi. È già capitato che alcuni ambasciatori venissero convocati in passato, per esempio dal ministro Tremonti quando Lactalis comprò Parmalat (2011) o dalla Farnesina in occasione dell’incidente a Bardonecchia (marzo 2018), così non s’era mai visto. Si possono far valere le proprie ragioni, ma la classe non è acqua! Tralasciando l’immagine Di Battista che strappa la banconota francese (CFA), purtroppo in Italia è sempre campagna elettorale. Il voto europeo di primavera si avvicina e sarà una guerra senza esclusioni di colpi e, come in guerra, i morti ci saranno da tutte le parti,ma sarebbe ora che il buon senso facesse capolino da tutte le parti, in Italia, ma anche Oltralpe. In fatto di buon senso, l’accordo di Francia e Germania stipulato ad Aquisgrana che richiama il ricordo alla Linea Sigfrido non ne dimostra molto!

Tommaso Lo Russo

Amarcord torinese di quando eravamo felici

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STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Mi sa che in questa nostra Torino tutto é cambiato, e non in meglio. Torino  è sempre stata terra di contrasto e di conflitti. Ma c’era ( generalmente ) anche la mediazione. Dopo gli scontri,  le soluzioni al perché dei conflitti.  Una natura diversa, nel raffronto tra l’industria e i diritti di chi lavorava
Principalmente tra industriali e lavoratori, tra operai e capi operai. E non contenti tra torinesi e meridionali.Non si affitta ai meridionali, ma molti torinesi vivevano ancora nelle case di ringhiera. Alloggi senza servizi. Per tutti erano in fondo. Io non ci sono nato né vissuto, ma si andava a trovare mia zia, emigrata da piccina dalla Sicilia, Linquagrossa in provincia di Catania. I genitori erano scappati dopo il terremoto, inizio secolo. Parlava il torinese perfettamente e rigorosamente ci proponeva  fichi d’India e  arance condite con olio extravergine. Via Cuneo / via Bra. Circa un chilometro Porta Palazzo, dove i pugliesi piano piano prendevano i posti ai mercati generali per lasciare poi il posto ai calabresi. Diciamolo così senza giri di parole, questi ultimi erano più organizzati dei pugliesi. Ma come non ricordare Giancarlo Giannini e Mariangela Melato in Mimì metallurgico ferito nell’onore e il suo arrivo in città, avvolto nella nebbia in corso Traiano. E Lei anarchica trotzkista vergine che gli regala un figlio . Scappato dalla Sicilia lasciando moglie figlia.  Lui comunista, e Turi Ferro che lo perseguitava, mafioso perfetto. Andavo al cinema anche per vedere la nostra città. Avevo 6 anni e mio padre non ha mai avuto la patente. Niente auto. Ci pensavano gli zii. Domenica gita a Castellamonte da parenti. Arrivavamo verso le 11, eccitazione alle stelle e alle 8 del mattino già fatta la colazione. Poi mi accovacciavo nel balcone per vederli arrivare.  Tante, tre ore. Per riempirle, mille giochi di fantasia. Il più gettonato era quello delle scommesse. Il tipo di auto che imboccava piazza Crispi . Conoscevamo solo le Fiat,  in particolare 500 e 1100. Dopo, Alfa Romeo ed altri modelli. Per la Lancia non era cosa. Roba da ricchi che stavano in centro. Scommettevo quale auto sarebbe comparsa all’orizzonte nell’ attesa quasi spasmodica della 1100 dello zio. Tanti operai, ma ancora poche auto in strada. Il raffronto con oggi non tiene. Ritmi precisi e soprattutto cadenzati con una precisione quasi esasperante. Ma almeno i nostri genitori non si preoccupavano. Quei pochi compiti e poi via. Fino alle 19,30, ora di cena. Quel po’ di televisione e via a nanna. Assolutamente distrutti con quel non so che di appagamento. Solo grazie alla pallacanestro ho capito che c’era altro oltre la Barriera. In verità qualcosa intuivo quando in tram attraversavamo la città fino in Piazza Sabotino ed oltre, in  via Di Nanni, tutte le feste comandate. Gli zii non avevano figli e la zia cucinava da Dio.  Cosi tra un tram e l altro ed una nebbia e l’ altro crescevamo. Non tutto era un perfetto sogno.  Inquinamento a gogò. Poi a volte venivamo sfrattati dai prati dove crescevano palazzoni.  Sicuramente eravamo molto più poveri di adesso e c’era sempre una piccola brezza di libertà. Libertà da certi bisogni e soprattutto  da certi condizionamenti.  La parola droga l’ ho conosciuta al liceo e l’unico eroinomane in quinta. Eravamo 876 iscritti al liceo Scientifico. Si favoleggiava della piazzetta dove i pochi sballati cercavano il fumo. Hippies suigeneris e anche allora fuori dal tempo, qualche spinello. Qualche eroinomane e la cocaina era cosa da ricchi. Ed anche qui le questioni di classe sociale erano dirimenti. Se soldi non avevi difficilmente prendevi il vizio. Al massimo dopo il cinema quella punta di Punt e mes allungato con acqua. Con la solita e finale domanda: eravamo felici? Affermativo, ma non sempre  e non tutti. Ora tutto mi sembra più difficile e più complicato. In giro per la città prostituzione e spaccio. Impressionante quando vieni abboccato da uno spacciatore. Persino gentile, e ti snocciola tutto il suo repertorio come in un supermercato della droga. E non capisci. E nel non capire ti rifiuti d’ accettare. I numeri sono impressionanti.  Aumenta chi ne fa uso, aumentano gli spacciatori e diminuiscono i prezzi. Dunque intere porzioni di città sono diventate aree di spaccio. Non bisogna avere rilevazioni particolari ma mi pare che il record negativo l’abbia ancora Barriera di Milano.  Con due corsi come Giuglio Cesare e Vercelli totalmente occupati dagli spacciatori  Decenni che se parla, ed è questo il primo limite nell’affrontare la questione.  Se ne parla e basta. Mi viene detto: se non sei direttamente coinvolto di cosa ti lamenti? Io non mi lamento, sono proprio ma proprio arrabbiato, che è diverso. Sono arrabbiato che i luoghi della mia infanzia ed adolescenza siano cosi maltrattati. Ne va della mia e vostra felicità. Il rammarico di ieri, quando eravamo felici.  Oggi lo siamo di meno. Molto di meno. 

Sicurezza e controllo del vicinato, incontro a Lauriano

Venerdì 25 gennaio, alle ore 21, nella sala polivalente ‘Giuseppe Dutto’ in via Marconi a Lauriano, si tiene un incontro pubblico sul sistema di sicurezza partecipata del Controllo del vicinato. Interverranno Ferdinando Raffero, presidente nazionale dell’Associazione controllo del vicinato-Acdv, il vice responsabile regionale Diego Innocenti e i consiglieri comunali di Lauriano Emmanuele Serlenga, Renato Dutto ed Andrea Sacchi.

Massimo Iaretti

Dopo la neve in Piemonte torna il sole

Dopo le nevicate di mercoledì (la nevicata più abbondante nel sud del Piemonte con 41  cm di neve fresca a Ponzone, nell’Alessandrino) è tornato il sole su Torino e in tutta la regione.  Trenta centimetri di coltre bianca a Cuneo, 18 ad Asti, 15 a Bra, 27 a Valdieri. Solo 4 centimetri a Bardonecchia, 5 a Sestriere, 14, a Cesana. Si sono registrati alcuni disagi  alla circolazione ferroviaria, sulla Torino-Milano, nessun problema di rilievo per la viabilità anche se  la polizia stradale raccomanda prudenza sulle strade per la possibile presenza di ghiaccio.

 

(foto: Lorenzo Carrus)

Elicottero e aereo si scontrano in volo. Si parla di cinque morti

Drammatico e tragicamente spettacolare incidente tra un elicottero e un aereo da turismo che si sono scontrati sopra La Thuile, in Valle d’Aosta. I due velivoli sono precipitati sul ghiacciaio del Rutor. Immediatamente gli elicotteri di soccorso sono partiti dalle basi di Ivrea, Torino e Borgosesia per giungere al luogo dell’incidente.Sarebbero almeno sette le persone coinvolte e si  temono vittime, si parla di cinque morti e due feriti. Gli elicotteri dei soccorritori hanno caricato a bordo anche la squadra “taglio” dei vigili del fuoco specializzati per tagliare le lamiere. All’ospedale di Aosta sono allertate le sale operatorie.

(Foto archivio)

CIRCHI, ON. BRAMBILLA: “FISSARE DUE ANNI DI TEMPO PER SUPERARE L’UTILIZZO DEGLI ANIMALI”

“Prendiamo atto che, dopo aver alimentato dubbi, oggi il ministro Bonisoli ha finalmente chiarito di aver lasciato cadere la delega della legge Franceschini, che avrebbe consentito il graduale superamento dell’utilizzo degli animali nei circhi e di voler procedere con una delega nuova. Insomma, invece di prorogare la vecchia delega con una leggina e lavorare subito per emanare il decreto legislativo che disciplina la dismissione degli animali ancora sfruttati nei circhi, si ricomincia tutto da capo, sottoponendo al Parlamento un disegno di legge collegato, di cui nessuno ancora conosce il testo, che, a voler essere ottimisti, richiederà almeno un anno per essere approvato. Solo dal momento dell’approvazione, cioè chissà quando, si potrà lavorare al decreto attuativo. A questo punto, caro ministro, visto che continua a parlare di “eliminazione graduale degli animali dai circhi”, si faccia coraggio e, nella delega, conceda due anni ai circensi per “superare” l’attuale situazione di sfruttamento. Anche così passerà moltissimo tempo prima che la sofferenza degli animali sotto i tendoni possa cessare”.Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commenta l’intervento in aula del ministro dei Beni culturali sulla riforma dello spettacolo dal vivo e dei circhi in particolare.