redazione il torinese

Caso Pasquaretta, Appendino chiarisca al più presto

Di Pier Franco Quaglieni

Le accuse che i magistrati torinesi hanno rivolto al giornalista ed ex portavoce del sindaco  Appendino, Luca  Pasquaretta, sono gravi, anche se, come ci ricorda l’indagato simpatizzante grillino, vale sempre per tutti  la presunzione di innocenza


Il sindaco Appendino ha un bel dire che si sente “serena” (aggettivo reso poco rassicurante da Matteo Renzi ), ma l’accusa nei confronti di Pasquaretta di aver minacciato la medesima di rivelare cose scomode per l’amministrazione- che ne avrebbero provocato la crisi, se non la caduta – non è cosa da poco . “Se parlo io, qui cade tutto” e’ oggettivamente una frase inquietante che sa di ricatto e di  estorsione . Il quadro d’insieme che emerge e’ quello di un quarantenne rampante sempre alla ricerca di contatti, di consulenze  e di incarichi. Almeno così appare dalla lettura dei giornali di ogni orientamento, il che non significa  di per se’ la verità perché c’è sempre la tentazione di fare di un indagato un mostro. Di quarantenni come lui, in ogni caso, l’Italia e Torino sono pieni, anche se molti sono disoccupati o debbono andare all’estero per trovare lavoro. Pensare di servirsi della politica per sbarcare il lunario e’ una seduzione che ha attratto molti, ieri ed oggi. Anche ai tempi della Dc e del Pci c’erano dei  giovani che  trovavano un posto, servendosi di un’amicizia politica e prendendo una tessera, almeno per qualche anno. Non c’è quindi da scandalizzarsi per Pasquaretta che, da quanto si legge, ha semmai l’aggravante di essere presuntuoso ed arrogante. Che la politica possa facilitare il lavoro non lo si scopre leggendo di Pasquaretta perché è sempre stato così. E’  il fenomeno antico del clientelismo di cui nessuno parla più, ma che è ben vivo anche nella III Repubblica, anzi più vivo che mai, vista la fame disperata di posti che hanno i giovani. 

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Pasquaretta era balzato alle cronache per i 5000 euro di consulenza ( restituiti) ottenuti dal Salone del  libro che rivelavano un possibile conflitto di interessi con la sua posizione di portavoce del sindaco di Torino. Una somma, tra il resto,  subito liquidata a Pasquaretta, mentre sono tantissimi i creditori che attendono inutilmente da tempo il saldo delle loro spettanze. Quella vicenda lo costrinse alle dimissioni dal posto in  Comune ,dimissioni date molto malvolentieri, quando la situazione si rivelò insostenibile per Appendino. Se si pensa al codice etico grillino , il giornalista lucano  appare in pieno contrasto con il rigorismo etico proclamato. Per altri versi, quanti sono i consiglieri, i deputati e i senatori grillini che, prima dell’elezione, erano senza un lavoro ? In questo senso Pasquaretta aveva almeno  fatto qualcosa prima di approdare a Palazzo civico, come consulente del Palastampa chiuso da anni. Lo stesso Ordine dei Giornalisti, forse, avrebbe qualcosa da dire in proposito a quanto e’ comparso sui giornali a riguardo dell’ex portavoce di Appendino. Ma la cosa più  inquietante è rappresentata dal fatto che l’azione dei giudici non derivi da una denuncia  di Appendino, vittima  della supposta tentata estorsione, ma da intercettazioni telefoniche che hanno squarciato il velo sull’attivismo di Pasquaretta. Il fatto che egli sia stato poi assunto come addetto stampa dalla sottosegretaria grillina Castelli e’ un altro degli elementi che andrebbero chiariti. E il fatto che l’on. Castelli l’abbia subito messo alla porta e’ un altro degli aspetti della vicenda su cui riflettere. In ogni caso il sindaco deve riferire senza ulteriori indugi al Consiglio comunale, pena l’aggravarsi della situazione davvero incredibile, quasi kafkiana. Appendino non può fingere di cadere dal pero, deve assumersi delle precise responsabilità. Tra l’altro, a portarlo come suo diretto collaboratore in Comune  e’ stata lei  che per parecchio tempo ha dimostrato fiducia illimitata  nei suoi confronti. Il caso Pasquaretta va oltre il suo protagonista e anche solo il sospetto che il sindaco sia stata oggetto di ricatto va subito fugato, senza margini di incertezza. Ne va  della stessa credibilità delle istituzioni democratiche.

 

(foto: il Torinese)

Cuore di tenebra

Dal 2 febbraio al 19 maggio 2019 le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, in collaborazione con ilCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, presentano Cuore di tenebraCastello di Rivoli @OGR.1. Può l’arte prevenire gli errori? una mostra allestita al Binario 2 delle OGR Torino, a cura diMarcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con il supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

Citando il celebre romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra (Heart of Darkness, 1899), questa mostra collettiva indaga aspetti irrazionali del contemporaneo, dove guerre, imperialismi, fanatismi religiosi, terrorismo, razzismo, disparità crescente, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e alcuni aspetti della tecnica e dell’Intelligenza Artificiale utilizzate in modo irresponsabile sembrano crescere in maniera esponenziale. Originariamente provenienti da Brasile, Cuba, Egitto, Israele, Italia, Libano, Messico, Polonia, Portogallo, Stati Uniti, e attivi in più parti del globo, gli artisti invitati offrono molteplici punti di vista relativi alla complessità del mondo nel quale viviamo, interrogandosi sui lati oscuri del presente e analizzandoli attraverso riferimenti al passato oppure anticipando possibili scenari futuri.  “Con rimandi che spaziano dalla caduta dell’Impero degli Assiri nel VII a.C. per arrivare agli androidi che forse un giorno condivideranno la Terra con gli esseri umani, la mostra indaga i modi in cui gli artisti si relazionano con il mondo contemporaneo scandagliandone alcuni aspetti bui e irrazionali”, spiega Marcella Beccaria. “Le opere selezionate propongono diverse forme di consapevolezza critica che non prescindono dalla capacità di aprire spazi di resistenza poetica, rispondendo alla violenza del presente con inarrestabile forza creativa”. Le opere di Allora & Calzadilla, Maria Thereza Alves, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Bracha L. Ettinger, Massimo Grimaldi, Mona Hatoum, Goshka Macuga, Teresa Margolles, Pedro Neves MarquesWael Shawky, scelte per gli spazi delle OGR, esprimono una vitale creatività che abbraccia più linguaggi e tecniche, tra cui performance, scultura, fotografia, pittura, film e installazioni multimediali e sonore. Cuore di tenebra presenta un nucleo selezionato di tredici importanti opere dalle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, per la maggior parte scelte tra quelle acquisite dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il Museo. In una visione sinergica, dal 2000 la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha elaborato un progetto di acquisizioni per Torino e il Piemonte che integra le collezioni permanenti del Castello di Rivoli e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e che oggi conta oltre 840 opere di artisti italiani e internazionali ospitate presso le due istituzioni.  Cuore di tenebra rappresenta il secondo capitolo nell’ambito della collaborazione tra le OGR Torino e il Castello di Rivoli, iniziata in occasione dell’inaugurazione delle OGR, con la curatela e produzione dell’installazione pubblica Procession of Reparationists (Processione. I riparazionisti, 2017), di William Kentridge allestita nella Corte Est delle ex officine di Corso Castelfidardo e interamente sostenuta dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.La collaborazione tra le OGR e il Castello di Rivoli, trova inoltre una virtuosa espressione nel lavoro avviato con il network ZonArte; il Castello di Rivoli con il proprio Dipartimento Educazione ha infatti collaborato alla riapertura delle OGR nel 2017 organizzando un intenso programma di attività, ampliato con la rassegna Domeniche in festa, nell’ambito del Public Program OGR, grazie al supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie

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Isaac Bashevis Singer “Nemici. Una storia d’amore” – Adelphi- euro 18,00

Adelphi ci regala un altro capolavoro dello scrittore polacco, Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Era nato a Varsavia il 21 novembre 1902, naturalizzato statunitense e morto a Miami il 24 luglio 1991, ed è uno dei più imponenti autori di lingua yiddish poi tradotti in inglese. Tra i suoi capolavori vi segnalo soprattutto “La famiglia Moskat” del 1950, una splendida saga familiare, tema a lui caro e a cui torna con i romanzi “La fortezza” e “La proprietà”.In “Nemici” Singer racconta la travagliata vicenda umana dell’ebreo Herman legato a tre donne. La prima moglie Tamara che si pensava fosse morta insieme ai due figli sotto i colpi dei nazisti; invece la ritrova a New York, viva e vegeta, ma ormai distrutta dal dolore per la morte dei loro bambini. Poi c’è Jadwiga, la contadina che lo ha salvato nascondendolo per 3 anni in un fienile e che lui per riconoscenza porta con sé in America e sposa. E a complicare le cose c’è pure l’attrazione fatale per la bellissima Masha, anche lei scampata ai lager ma già coniugata ad un altro uomo. Il romanzo narra le difficoltà di Herman per sbarcare il lunario, in una Big Apple che non perdona chi resta indietro e non riesce ad afferrare il successo. Ma soprattutto c’è il suo dilemma morale e sentimentale di fronte ai diversi sentimenti che lo legano alle tre donne. Finirà per essere sposato contemporaneamente con tutte, e sgomento di fronte alla scelta che dovrà compiere….ma non vi anticipo qual è. Piuttosto gustatevi la maestria di Isaac B. Singer che si addentra nella tormentata vita interiore dei vari personaggi, ne racconta sogni, debolezze, desideri di riscatto e bisogno di amore… componendo un romanzo indimenticabile.

 

Wilbur Smith “La guerra dei Courtney” – Harper Collins – euro 22,00

E’ il nuovo avvincente tassello della saga dei Courtney, una delle più appassionanti e avventurose storie scaturite dalla fervida mente di Wilbur Smith. Iniziata sullo sfondo della savana africana, narra le peripezie di vari personaggi della stessa famiglia, a partire dalla fine del 1600 per arrivare ai giorni nostri. “La guerra dei Courtney” è l’attesissimo seguito del recente (agosto 2018) “Grido di guerra” ambientato all’alba della seconda guerra mondiale e con al centro Saffron Courtney che si innamorava del tedesco Gerard Von Meerbach. Ora ritroviamo questa “accoppiata di perfezione femminile ed eleganza maschile” -come la definisce l’autore- a Parigi nel 1939, in procinto di separarsi perché travolta dalla seconda guerra mondiale che li posizionerà su fronti opposti. Lei viene reclutata dall’Esecutivo Operazioni Speciali inglese per azioni di sabotaggio e spionaggio. Vuole fare la sua parte nel conflitto ed è spedita nel Belgio occupato dai nazisti per carpirne i segreti e le strategie. Rischia grosso, dimostra coraggio, abilità e grandi risorse interiori e verrà braccata dal nemico. Ma il suo pensiero fisso è Gerard, l’affascinante fratello del magnate dell’industria automobilistica tedesca, Konrad Von Meerbach, spietato nazista che, alla faccia dei legami di sangue, lo detesta e perseguita in tutti i modi possibili. Gerard odia Hitler, quello che sta facendo alla nazione e agli ebrei, ma è fedele comunque alla sua madrepatria che spera di poter liberare un giorno dall’orrore nazista. Suo malgrado viene reclutato come capitano di squadriglia della Luftwaffe e mandato nell’inferno della battaglia di Stalingrado. Grazie ai maneggi del fratello viene accusato di aver fatto parte di un complotto per uccidere Hitler e rinchiuso in un campo di prigionia. Aspettatevi pagine da far tremare i polsi e starete anche sulla corda sperando che Gerard riesca a sopravvivere alle sevizie, al tifo, agli esperimenti e alla brutalità più nera dei lager…

 

Dorothy Allison “Due o tre cose che so di sicuro” –Minimum fax- euro 12,00

L’autrice di racconti, memoir e saggi, nata nel 1949 a Greenville nella Carolina del Sud, è considerata l’erede della tradizione letteraria “sudista” che annovera pezzi da 90 come William Faulkner, Tennessee Williams o Flannery O’Connor. Figlia di una giovanissima ragazza madre ha avuto la vita segnata dai ripetuti abusi da parte del patrigno, poi una borsa di studio, l’università e il femminismo. Le sue opere hanno forti elementi autobiografici e tra i temi che più ricorrono nelle sue opere ci sono la lotta di classe, l’identità di sesso, gli abusi sessuali e l’emancipazione femminile. Dopo il romanzo “La bastarda della Carolina” (Minimum Fax 2018), finalista al National Book Award e portato sugli schermi USA da Anjelica Huston, ora racconta la storia delle donne della sua famiglia. E lo fa con parole ed immagini, in questo libro snello e agile che vi porterà al fondo delle cose e degli stati d’animo. Il testo è intercalato dalle fotografie che fanno parte del bagaglio familiare dell’autrice e provengono dalla sua collezione personale. Ed ecco le vicende delle donne della famiglia Gibson: madri, sorelle, cugine, figlie e zie alle prese con la vita e con gli uomini che spesso le hanno maltrattate. Tanti destini che la scrittrice interseca con la sua vita e le sue battaglie. Pagine a tratti provocatorie, mai banali, sempre fedeli a una realtà che sbaraglia l’apparenza. Un libro a tratti crudo e spietato che non lascia certo indifferenti.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie
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Isaac Bashevis Singer “Nemici. Una storia d’amore” – Adelphi- euro 18,00
Adelphi ci regala un altro capolavoro dello scrittore polacco, Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Era nato a Varsavia il 21 novembre 1902, naturalizzato statunitense e morto a Miami il 24 luglio 1991, ed è uno dei più imponenti autori di lingua yiddish poi tradotti in inglese. Tra i suoi capolavori vi segnalo soprattutto “La famiglia Moskat” del 1950, una splendida saga familiare, tema a lui caro e a cui torna con i romanzi “La fortezza” e “La proprietà”.In “Nemici” Singer racconta la travagliata vicenda umana dell’ebreo Herman legato a tre donne. La prima moglie Tamara che si pensava fosse morta insieme ai due figli sotto i colpi dei nazisti; invece la ritrova a New York, viva e vegeta, ma ormai distrutta dal dolore per la morte dei loro bambini. Poi c’è Jadwiga, la contadina che lo ha salvato nascondendolo per 3 anni in un fienile e che lui per riconoscenza porta con sé in America e sposa. E a complicare le cose c’è pure l’attrazione fatale per la bellissima Masha, anche lei scampata ai lager ma già coniugata ad un altro uomo. Il romanzo narra le difficoltà di Herman per sbarcare il lunario, in una Big Apple che non perdona chi resta indietro e non riesce ad afferrare il successo. Ma soprattutto c’è il suo dilemma morale e sentimentale di fronte ai diversi sentimenti che lo legano alle tre donne. Finirà per essere sposato contemporaneamente con tutte, e sgomento di fronte alla scelta che dovrà compiere….ma non vi anticipo qual è. Piuttosto gustatevi la maestria di Isaac B. Singer che si addentra nella tormentata vita interiore dei vari personaggi, ne racconta sogni, debolezze, desideri di riscatto e bisogno di amore… componendo un romanzo indimenticabile.
 
Wilbur Smith “La guerra dei Courtney” – Harper Collins – euro 22,00
E’ il nuovo avvincente tassello della saga dei Courtney, una delle più appassionanti e avventurose storie scaturite dalla fervida mente di Wilbur Smith. Iniziata sullo sfondo della savana africana, narra le peripezie di vari personaggi della stessa famiglia, a partire dalla fine del 1600 per arrivare ai giorni nostri. “La guerra dei Courtney” è l’attesissimo seguito del recente (agosto 2018) “Grido di guerra” ambientato all’alba della seconda guerra mondiale e con al centro Saffron Courtney che si innamorava del tedesco Gerard Von Meerbach. Ora ritroviamo questa “accoppiata di perfezione femminile ed eleganza maschile” -come la definisce l’autore- a Parigi nel 1939, in procinto di separarsi perché travolta dalla seconda guerra mondiale che li posizionerà su fronti opposti. Lei viene reclutata dall’Esecutivo Operazioni Speciali inglese per azioni di sabotaggio e spionaggio. Vuole fare la sua parte nel conflitto ed è spedita nel Belgio occupato dai nazisti per carpirne i segreti e le strategie. Rischia grosso, dimostra coraggio, abilità e grandi risorse interiori e verrà braccata dal nemico. Ma il suo pensiero fisso è Gerard, l’affascinante fratello del magnate dell’industria automobilistica tedesca, Konrad Von Meerbach, spietato nazista che, alla faccia dei legami di sangue, lo detesta e perseguita in tutti i modi possibili. Gerard odia Hitler, quello che sta facendo alla nazione e agli ebrei, ma è fedele comunque alla sua madrepatria che spera di poter liberare un giorno dall’orrore nazista. Suo malgrado viene reclutato come capitano di squadriglia della Luftwaffe e mandato nell’inferno della battaglia di Stalingrado. Grazie ai maneggi del fratello viene accusato di aver fatto parte di un complotto per uccidere Hitler e rinchiuso in un campo di prigionia. Aspettatevi pagine da far tremare i polsi e starete anche sulla corda sperando che Gerard riesca a sopravvivere alle sevizie, al tifo, agli esperimenti e alla brutalità più nera dei lager…
 
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Un algoritmo per calcolare la vita del veicolo usato

La ricerca è stata sviluppata da un team di ricerca coordinato da Maurizio Galetto, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, ed è stata presentata al Parlamento europeo di Bruxelles

I veicoli usati hanno un peso importante nel panorama economico italiano: oltre 157mila aziende operano nella compravendita e si contano 440mila addetti, e lo scorso anno, più della metà delle vendite del settore automotive ha riguardato l’usato. Anche in  Europa i numeri sono importanti: dal 2011 al 2016 il numero dei veicoli circolanti è salito da 243 a 257 milioni e, in questa classifica l’Italia si piazza al secondo posto con 37,8 milioni dietro la Germania e davanti a Regno Unito e Francia. Ed è sempre più importante conoscere lo stato delle vetture: arriva dunque l’algoritmo che “leggerà” lo stato dell’automobile grazie al lavoro del team di ricerca del Politecnico di Torino, coordinato daMaurizio Galetto, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino (DIGEP) che su impulso di Mo.Vi, azienda italiana del settore, ha elaborato una formula innovativa. Si tratta di un algoritmo che consente di calcolare sulla base di parametri oggettivi la percentuale di vita residua di un veicolo usato. Una formula che non solo “fa la radiografia” la vettura al momento, ma che potrà anche essere utile per l’utilizzo futuro e il continuo monitoraggio “Km percorsi, età del veicolo, ma anche lo stile di guida e il carico da stress a cui è stato sottoposto: sono alcuni esempi di variabili tenute in conto dall’algoritmo – spiega Luca Mastrogiacomo, docente del DIGEP – Questo consente non solo di calcolare la durata residua di un veicolo usato al momento del suo acquisto, ma in prospettiva anche di trasformarlo in un dispositivo che, installato sulla vettura e collegato a un’app, fornisce in tempo reale all’utilizzatore lo stato di usura, componente per componente, e di prevederne eventuali guasti consentendo di pianificare e ottimizzare la sua manutenzione”. Una ricerca che si inserisce nel dibattito sulle  ultime normative in materia di tutela ambientale e del consumatore per il settore della compra-vendita dell’usato: l’algoritmo è infatti stato presentato al Parlamento europeo di Bruxelles dove l’Associazione italiana rivenditori veicoli d’occasione (AIRVO) ha posto la questione chiedendo l’istituzione di un tavolo europeo dedicato al comparto, richiesta suffragata dall’eurodeputato Alberto Cirio “Presenterò a Bruxelles una proposta di risoluzione affinché tra le iniziative a tutela del comparto e dei consumatori venga definito uno standard europeo per calcolare in modo scientifico la vita residua di un veicoloL’algoritmo elaborato dal Politecnico di Torino può fare scuola in Europa”.

CACCIA, ON. BRAMBILLA: “GUERRA ALLA BIODIVERSITA’ CON IL SOLITO STRASCICO DI MORTI E FERITI”

“La caccia, quest’aggressione agli animali selvatici, patrimonio di tutti, in nome del cruento diletto di pochi, con il solito strascico di morti e feriti, semplicemente non è più accettabile. La stragrande maggioranza degli italiani, infatti, non l’accetta e sollecita un cambiamento nella direzione opposta. Ne prenda nota chi, rappresentando le istituzioni, deve tutelare, oltre alla pubblica sicurezza, un bene comune come la biodiversità. Basta regali ai cacciatori”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, Fi, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commentando i dati diffusi  dall’Associazione Vittime della caccia sulla stagione 2018-9.

Spiega l’ex ministro: “La stagione venatoria, che purtroppo avrà una “coda” in alcune Regioni, si è chiusa con il consueto tributo di sangue: in ambito venatorio 13 Morti e 50 feriti (di cui 2 bambini), oltre a milioni di animali (anche appartenenti a specie in sofferenza) uccisi per divertimento. Il numero delle vittime umane, variabile di stagione in stagione per fattori puramente casuali, è la salda, incrollabile dimostrazione della pericolosità di un’attività (anacronistica, ma ancora lecita) che comporta l’uso delle armi e quindi, come attesta il numero delle vittime, richiede restrizioni molto più severe, finché, finalmente, non sarà vietata. Il primato della pericolosità va alla caccia del cinghiale “in braccata”, all’origine delle maggior parte degli incidenti, che andrebbe proibita immediatamente”.

“Sul piano politico – aggiunge – si confermano e si aggravano due tendenze da tempo in atto. La prima è l’asservimento dei governi regionali alle lobby dei cacciatori e dei produttori di armi, con la conseguente approvazione di leggi pro-caccia chiaramente incostituzionali. La seconda, a livello nazionale, è l’assalto incessante (a volte subdolo e indiretto, più spesso diretto e spudorato) alla legge sulla caccia, sempre nella direzione della massima deregulation possibile. L’attacco non si ferma neanche dinanzi alle specie protette, come lupi ed orsi, la cui gestione si tenta di sottrarre allo Stato, per far parlare ancora le doppiette”.

Nelle Filippine l’Isis minaccia la pace

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Bombe jihadiste contro i cristiani, contro il dialogo, gli accordi di pace e le riforme. Dall’Egitto dei copti alle cattoliche Filippine non c’è pace per i cristiani uccisi e terrorizzati dagli estremisti islamici da un continente all’altro. Ancora sangue che scorre dentro e fuori le cattedrali. Il bersaglio è ancora una volta la comunità cristiana con le sue chiese. Nelle lontane Filippine, uno dei pochissimi Stati asiatici a maggioranza cristiana, i jihadisti hanno voluto colpire gli accordi di pace firmati tra il governo e i separatisti musulmani dopo decenni di guerriglia e ancora una volta, per dimostrare il loro disprezzo contro le fede cristiana, si sono scagliati contro le chiese, bersagli facili da attaccare perchè poco protetti e affollati di fedeli.

 

L’obiettivo dichiarato dei terroristi è di creare uno Stato islamico nel Mindanao occidentale e fondare in seguito un Sultanato panislamico in tutto il sud est asiatico governato dalla sharia e in stretto contatto con i gruppi jihadisti mediorientali. Bombe e kamikaze hanno dilaniato una ventina di fedeli dentro la cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo, sull’isola di Jolo, nella provincia di Sulu, nelle Filippine meridionali, che in passato aveva già subito due attacchi, e un altro ordigno è esploso nel parcheggio vicino causando una nuova strage. Complessivamente una ventina di morti e quasi 100 feriti. Jolo City è stata per anni presa di mira dai terroristi che hanno attaccato villaggi e città, prendendo in ostaggio i civili per poi decapitarli. Diversi gruppi islamisti operano da tempo sull’isola diventata la roccaforte di Abu Sayyaf, l’ex gruppo qaedista che conta migliaia di combattenti jihadisti.

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L’attentato contro la chiesa di Jolo è solo l’ultimo di una lunga scia di sangue che ha colpito le Filippine con decine di migliaia di vittime. Abu Sayaff è il movimento più spietato tra le varie milizie islamiste del sud con decine di rapimenti sia di filippini che di stranieri, tra cui sacerdoti e operai. Alcuni anni fa le sirene del califfo iracheno hanno raggiunto l’estremo oriente contagiando anche Abu Sayaff che si è trasformato nel braccio armato dell’Isis nell’arcipelago. I sospetti sull’attentato si sono concentrati inizialmente su un lungo elenco di sigle e di formazioni islamiste in grado di lanciare assalti che, oltre ad Abu Sayyaf, comprendono il gruppo Maute, Ansar Kalifah, separatisti e ribelli. L’attacco è avvenuto a poche ore dal referendum sulla regione autonoma, a maggioranza musulmana, di Bangsamoro (la Nazione dei Moro), nell’isola di Mindanao, in cui hanno prevalso i “sì” all’autonomia negoziata con il governo centrale. In sostanza, nascerà la regione autonoma di Bangsamoro nel Mindanao musulmano al posto della vecchia regione autonoma considerata troppo dipendente dal governo e accusata di corruzione. Un esito positivo che fa ben sperare per il futuro e che dovrebbe porre fine a 50 anni di scontri armati e guerriglia tra l’esercito di Manila e i gruppi islamici separatisti. Una guerra civile che ha causato oltre 150.000 vittime mettendo in ginocchio il sud delle Filippine. Putroppo però il risultato della consultazione è stato bocciato proprio nella provincia di Sulu, nel Mindanao musulmano, dove si trova Jolo. Qui le tensioni restano perchè ha vinto il “no” alla nuova Regione sostenuto fortemente da Abu Sayyaf e da altri movimenti ribelli in lotta contro il Fronte islamico Moro che ha invece firmato l’accordo sull’autonomia con il governo e dovrà gestire la politica della nuova Regione che si occuperà di questioni fiscali e amministative lasciando al governo la sicurezza nazionale e la politica estera. La nuova entità politica ha però suscitato il malumore delle altre etnie musulmane, favorevoli piuttosto a una soluzione federale, mentre la comunità cattolica di Mindanao ha espresso sostegno al progetto autonomista definendolo “un’occasione concreta per raggiungere una pace durevole a Mindanao”.

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L’isola di Mindanao è un bastione del gruppo islamista Abu Sayyaf che fa parte della lista nera degli Stati Uniti come organizzazione terrorista accusata di gravi e sanguinosi attentati tra cui l’assalto a un traghetto nel porto di Manila che nel 2004 provocò 116 vittime. Sulla matrice anti-cristiana dell’attentato non sembrano esserci dubbi. Le vittime sono state uccise per la loro religione. Ormai da parecchi anni nella regione musulmana di Mindanao i cristiani subiscono terribili attacchi da parte degli estremisti islamici di Abu Sayyaf affiliati all’Isis. Oltre l’80% della popolazione delle Filippine è di fede cattolica e solo il 5% è di religione islamica, concentrata soprattutto nel sud delle Filippine. Dura condanna della violenza e vicinanza alla popolazione del sud è stata espressa dai vescovi cattolici delle Filippine che hanno definito il grave fatto di sangue un vero atto di terrorismo. La maggior parte delle vittime è composta da persone che ogni domenica si recavano alla messa delle otto di mattina e sul fatto che si tratti di un attentato anticristiano non ci sono dubbi. Nei suoi rapporti sulla libertà religiosa nel mondo l’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha più volte denunciato che nella regione a maggioranza islamica di Mindanao i cristiani subiscono da anni sanguinosi attacchi da parte degli estremisti islamici di Abu Sayaf affiliati ad Isis. “Siamo però sicuri, scrive l’Acs, che nessun attacco. né violenza anticristiana potrà mai sradicare la fede dal cuore dei cattolici”.

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Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

 

 

 

 

Alle elezioni con il “Piemonte nel Cuore”

“Vogliamo essere vicini alla gente con una politica fatta di gesti semplici e buon senso e lontano dal clamore, dando una casa a chi ha una sensibilità civica e non si sente rappresentato dai partiti politici”

Con queste parole Giorgio Rondano, sindaco di Camino (in Provincia di Alessandria) ha presentato l’associazione ‘Piemonte nel Cuore’, di cui è il presidente, che è stata presentato sabato 2 febbraio all’hotel Golden di Torino e che darà presto vita alla omonima lista civica del Piemonte. Come ha evidenziato subito dopo il consigliere regionale e capogruppo del Movimento nazionale per la sovranità, Gian Luca Vignale, uno dei principali animatori dell’iniziativa, associazione e lista nascono con un intento ben preciso: “cercare di rappresentare, di dare voce a Piemonte dimenticato, delle periferie, dei piccolissimi, piccoli e medi comuni, della pianura, della collina, della montagna, al Piemonte dell’industria, delle professioni, dell’artigianato, dell’agricoltura, del mondo del lavoro, dando anche uno sbocco naturale alle migliaia di liste civiche”. Sono, infatti, moltissimi i comuni, dove a governare sono appunto le liste civiche che non hanno una rappresentanza naturale a Palazzo Lascaris e per le quali si dovrà lavorare con “competenza, buon senso e pragmatismo”. Accanto a Rondano e Vignale a presentare ‘Piemonte nel cuore – che, ha detto Vignale, “non è stata una scelta casuale ma il frutto di uno studio attento che vede nel simbolo al centro proprio il Piemonte – c’erano l’imprenditore agricolo Roberto Barbero, il sindaco di Settimo Rottaro e segretario del Collegio dei Geometri di Torino, Massimo Ottogalli, il sindaco di Lanzo Torinese, Ernestina Assalto, Franco Cominetto, sindaco di Burolo e referente regionale dell’Associazione nazionale dei piccoli comuni, il coordinatore reginale del Nursind, Francesco Coppolella che ha criticato duramente le scelte della giunta Chiamparino in materia di sanità. La nuova formazione vede, dunque, un appoggio di diversi sindaci ed esponenti di amministrazioni comunali: Alpette, Lozzolo, Cafasse, Pessinetto, Oglianico, Quagliuzzo soltanto per citarne alcune. La formazione ‘correrà’ alle prossime elezioni per il centro-destra ma è sua obiettivo, in particolare, arrivare ad essere punto di riferimento per le numerose liste civiche del territorio, troppo spesso dimenticate dalla politica torinese. Tra presenti c’erano anche il coordinatore regionale dell’Mns, Marco Botta e il consigliere comunale di Alessandria della Lega, Pier Paolo Guazzotti che ha portato un saluto. Il presidente del Movimento Progetto Piemonte (e consigliere comunale di Villamiroglio) Massimo Iaretti (nella foto quadrata), dal canto suo, ha ricordato l’importanza di una forza che rappresenti le istanze dell’autonomia “dal momento che altre regioni si sono ormai mosse e stanno discutendo con il governo centrale, mentre con l’attuale esecutivo il Piemonte è rimasto al palo”. Iaretti ha, poi, sottolineato la necessità che la cultura identitaria non vada perduta. L’associazione verrà adesso presentata con una serie di iniziative nelle singole province, la prima della quali è venerdì 8 febbraio, alle ore 17.30, ad Alessandria al ristorante ‘Alli buoi rossi”.

red. To