I Verdi appoggiano Elena Piastra come candidata a Sindaco del Comune di Settimo Torinese perché il suo progetto politico per la città è in linea con le tematiche ambientali che sono alla base della Federazione dei Verdi.
“L’intesa è nata fin da subito”, riferisce la Commissaria dei Verdi del Piemonte Tiziana Mossa, “fin da quando con Elena Piastra abbiamo avuto un primo confronto programmatico. Un dialogo che
ci porta a dichiarare pubblicamente il nostro sostegno nei suoi confronti. Abbiamo deciso di dare il nostro contributo perché il suo programma parla apertamente di temi a noi cari come la mobilità sostenibile, la lotta ai cambiamenti climatici e i diritti dei lavoratori. Il progetto di conversione ecologica dei sistemi produttivi sarà un modello vincente e che guarda al futuro. I Verdi sono tornati e sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità nei consigli comunali, ma anche nelle giunte”, conclude la commissaria Mossa. “La sostenibilità ambientale, con una rinnovata attenzione al verde, alla mobilità e alla maggiore vivibilità sarà uno dei temi fondamentali del nostro programma per Settimo. La presenza della lista dei Verdi è un segno importante che testimonia questa scelta”, commenta Elena Piastra, sostenuta, da un’ampia coalizione di centrosinistra e liste civiche, e ora anche dai Verdi. “Si sta collaborando in particolare rispetto ad alcuni temi comuni, come l’impegno, nelle scelte future, a non consumare suolo vergine, ma a dare priorità al riuso. Anche rispetto alla mobilità e ai trasporti Settimo deve cambiare e migliorare notevolmente il servizio, chiedendo di prolungare la Metro 2 fino alla nostra città e migliorando la rete interna, incentivando l’utilizzo di mezzi elettrici”, conclude Piastra.
“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”
Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo cordiali saluti.
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direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati
“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”
Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo cordiali saluti.
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Pier Franco Quaglieni
direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati
FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA di Filippo Re
Sono almeno due gli italiani che hanno fatto grande l’Impero della Mezzaluna. Da nord a sud, da Genova a Isola di Capo Rizzuto. Il nobile di origine genovese Scipione Cicala e il calabrese Giovanni Dionigi Galeni. Diventeranno Sinan Kapudan pascià e Uluc Alì pascià, detto anche Occhialì. Entrambi catturati dai corsari barbareschi entreranno nella storia e nella leggenda del Cinquecento come celebri ammiragli della flotta ottomana. Un genovese è diventato un famoso pascià e un calabrese ha guidato la flotta della Mezzaluna nientemeno che alla battaglia di Lepanto. Entrambi furono rapiti nelle acque del Mediterraneo dai corsari turchi. Portati a Costantinopoli e convertiti all’Islam servirono il sultano per il resto della loro vita. Schiavi fortunati ma che vita avventurosa e straordinaria…Il giovane Scipione Cicala, raggiunta la capitale sul Bosforo, rinnegò la sua fede (è costretto a farlo), venne educato e istruito nel Serraglio e diventò in poco tempo il favorito di Solimano il Magnifico, di cui sposa due nipoti, e soprattutto di suo figlio, il sultano Selim II. Entrato nelle grazie del Gran Signore fece una gloriosa e rapida carriera fino a diventare il potente ammiraglio Sinan Kapudan Pascià, comandante delle forze navali ottomane, a cui Fabrizio De Andrè ha dedicato una nota canzone, non certo per osannarlo ma anzi per denigrarlo. Il Cicala infatti si sarebbe subito arreso al nemico senza combattere,
comportandosi come un codardo. Nella primavera del 1561 il corsaro Visconte Cicala salpò dalla Sicilia con il giovane figlio Scipione con destinazione la Spagna di Filippo II ma il viaggio durò poco. Ambedue furono catturati dalle galee turche e portati prima a Tripoli e poi a Costantinopoli, in dono al sultano. Nella capitale imperiale sul Bosforo il padre fu rinchiuso nella fortezza-prigione delle Sette Torri in cui morì tre anni più tardi mentre il figlio Scipione entrò nel palazzo sultaniale ma, prima, fu costretto a convertirsi all’Islam. Educato alle leggi, alla religione e alle arti militari ottomane Scipione combattè nella lunga guerra contro i persiani e fu nominato beylerbey (governatore generale) e capo dei giannizzeri, il celebre corpo militare ottomano. Al comando di una flotta corsara compì nel 1595 violente incursioni nell’Italia meridionale, particolarmente in Calabria e a Napoli. Per i suoi meriti venne nominato Kapudan pascià, ovvero Grand’Ammiraglio della flotta turca e poco dopo diventò addirittura gran visir (seconda carica dell’Impero) sotto il regno di Maometto III, anche se solo per quaranta giorni. Scipione Cicala usò però metodi troppo forti e violenti contro i nemici interni ed esterni, come i Tartari di Crimea che si erano ribellati. Il malcontento nei suoi confronti dilagò nell’Impero e Scipione venne deposto il 5 dicembre 1596. Ma la sua storia non finì qui perchè fu inviato di nuovo
in Italia al comando di una flotta corsara e nel 1604 assunse il comando del fronte orientale per combattere nuovamente contro i persiani. Sconfitto, il rinnegato italiano Cicala dovette ritirarsi e morì durante la marcia di ritorno nel dicembre 1605. Schiavo, corsaro, ammiraglio ottomano fu anche Uluc Alì o Occhialì che in realtà si chiamava Giovanni Dionigi Galeni, un calabrese nato a Le Castella, borgo marinaro, frazione di Isola Capo Rizzuto. Visse nella stessa epoca di Cicala ma è più famoso del genovese. Come Cicala Kapudan pascià anche Occhialì trascorse la sua vita sulle coste e sulle acque del Mediterraneo, un grande mare di antiche civiltà, di commerci, di guerre e battaglie navali. Sfidò i Cavalieri di Malta, combattè a Lepanto contro Gian Andrea Doria riuscendo a distruggere diverse galee cristiane, devastò le coste italiane con incursioni e razzie, dalla Liguria al meridione, e diventò ammiraglio della flotta turca. Fu l’unico tra i capitani turchi a salvare la pelle nella disfatta di Lepanto nel 1571, l’unico comandante della flotta del sultano a tornare
incolume a Costantinopoli. Figlio di pescatori e contadini fu rapito all’età di 16 anni dal corsaro Khayr al Din (Barbarossa) nel 1536 sulle spiagge calabresi, vicino a casa sua. Dopo aver passato alcuni anni, forse ben 14 lunghissimi anni, ai remi di una galea come schiavo, si convertì all’islam e iniziò la carriera di corsaro. Divenne bey (governatore) di Algeri e di Tripoli, e cercò addirittura di catturare Emanuele Filiberto di Savoia al largo di Nizza. Dopo Barbarossa e Dragut toccò a lui guidare la flotta ottomana. Nel 1574 riconquistò Tunisi che solo l’anno prima era stata presa dai cristiani. Per premiarlo il sultano Selim II lo nominò ammiraglio della flotta turca, e dopo essersi comportato da eroe a Lepanto, malgrado la sconfitta, ottenne il nome di Kalige-Alì, ovvero Alì la spada o Alì la scimitarra. Si costruì una moschea tutta per lui sul Bosforo che ancora oggi è visitata dai turisti e dagli stessi turchi. Se i calabresi lo hanno quasi dimenticato, la Mezzaluna ha di lui un ricordo più vivo e duraturo.
Spray urticante, denunciati due ragazzi di 20 anni
La strage di Corinaldo, provocata dall’utilizzo di spray urticante, come pure i diversi episodi avvenuti in altre località italiane, specialmente nelle scuole, ad alcuni idioti evidentemente non hanno insegnato niente. La notizia dell’ultima prodezza, anche se risale alla fine dello mese di novembre 2018, è in quel di Ovada, dove l’attività investigativa dei carabinieri ha portato alla denuncia a piede libero alla Procura della Repubblica di Alessandria di uno studente ventenne, ovadese, per i reati di getto pericoloso di cose, lesioni personali colpose e interruzione di pubblico servizio, uno studente 20enne ovadese. L’attività investigativa aveva avuto inizio quando i Carabinieri erano stati chiamati presso un istituto scolastico di Ovada poiché due persone, un docente e un collaboratore scolastico, avevano avuto degli strani sintomi, tipici di chi inspira spray urticante.La ricostruzione dei fatti effettuata sul momento aveva permesso di acclarare come, durante la ricreazione, qualcuno avesse spruzzato dello spray al peperoncino nei corridoi e nella tromba delle scale, provocando nelle due persone disturbi agli occhi e alla pelle, tanto da rendere necessario un consulto medico presso l’ospedale di Novi Ligure.Compresa immediatamente la natura dell’atto, riconducibile a un scherzo di pessimo gusto, i Carabinieri hanno iniziato a raccogliere le testimonianze dei docenti e degli studenti presenti, fino a giungere all’identificazione dell’autore del gesto. Per lui è scattato il deferimento in stato di libertà per getto pericoloso di cose, lesioni personali colpose e interruzione di pubblico servizio, per aver turbato il regolare svolgimento delle lezioni. E adesso dovrà risponderne davanti al giudice
Massimo Iaretti
Dalle prime luci dell’alba è in corso il blitz di carabinieri, fiamme gialle, polizia e vigili del fuoco per sgomberare l’asilo, il centro sociale occupato (dal lontano 1995) di via Alessandria, in borgo Aurora. Su radio Blackout, sono stati gli stessi anarchici a darne notizia. Sarebbero tre i fermati con l’accusa di terrorismo per la campagna della rete anarchica del 2016, contro i centri di identificazione e di espulsione che provocò azioni di sabotaggio. Una decina di anarchici sono saliti sul tetto come ultima resistenza.
LA SODDISFAZIONE DELLA SINDACA
Soddisfatta la sindaca Appendino per “un intervento richiesto da tempo per dare tranquillità ai cittadini”.
.
FDI: “ORA TOCCA AD ASKATASUNA”
OPERAZIONE INTERFORZE
Dalle prime luci dell’alba è in corso il blitz di carabinieri, fiamme gialle, polizia e vigili del fuoco per sgomberare l’asilo, il centro sociale occupato (dal lontano 1995) di via Alessandria, in borgo Aurora. Su radio Blackout, sono stati gli stessi anarchici a darne notizia. Sarebbero tre i fermati con l’accusa di terrorismo per la campagna della rete anarchica del 2016, contro i centri di identificazione e di espulsione che provocò azioni di sabotaggio. Una decina di anarchici sono saliti sul tetto come ultima resistenza.
LA SODDISFAZIONE DELLA SINDACA
Soddisfatta la sindaca Appendino per “un intervento richiesto da tempo per dare tranquillità ai cittadini”.
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FDI: “ORA TOCCA AD ASKATASUNA”
A GiovedìScienza le cellule che curano
La medicina rigenerativa, fondata sull’uso di cellule staminali per la ricostruzione dei tessuti, raccoglie
una sfida importante: lo sviluppo di terapie efficaci per malattie rare, genetiche e degenerative oggi incurabili. È un metodo che presuppone una solida ricerca sui meccanismi biochimici, molecolari e cellulari di queste
patologie e una combinazione di tecnologie molto avanzate di ingegneria cellulare e genetica applicate alle staminali. In Italia sono stati ottenuti risultati importanti, con lo sviluppo di nuove terapie per le ustioni della cornea, le immunodeficienze e l’epidermiolisi bollosa. Nonostante l’eccellenza, nel nostro paese
persistono limiti alla libertà di ricerca che condizionano lo studio sulle cellule staminali embrionali, già usate all’estero in diverse sperimentazioni cliniche.
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GIOVEDÌSCIENZA presenta
“CELLULE CHE CURANO”
Giovedì 7 febbraio
Ore 17.45 | Teatro Colosseo – Via Madama Cristina 71, Torino
con Michele De Luca (Università di Modena e Reggio Emilia), pioniere delle cellule staminali e della loro applicazione per la ricostruzione della cornea e in gravi malattie epiteliali. Autore di studi fondamentali in medicina rigenerativa
Torino-Udinese, un solo precedente tra i due tecnici
Quello di domenica (ore 15:00) sarà il secondo confronto tra i tecnici Walter Mazzarri e Davide Nicola
L’unico “incrocio” risale alla stagione 2013-’14, ai tempi in cui “WM” era alla guida dell’Inter e Nicola sulla panchina del Livorno (da lui brillantemente condotto in Serie A grazie alla vittoria nei play-off cadetti della stagione precedente): alla dodicesima giornata (9 novembre 2013), successo per 2-0 dell’Inter “mazzarriana” sui labronici, grazie ad un’incredibile autorete del portiere ospite Francesco Bardi su innocuo cross di Jonathan al 30′ e ad una realizzazione di Yuto Nagatomo al 91′. Esonerato a gennaio 2014 (a seguito della sconfitta interna 0-3 col Parma), l’attuale tecnico dei friulani “saltò” il confronto di ritorno (conclusosi sul 2-2).
Giuseppe Livraghi
L’amore di Torino per i cani
Torino è decisamente la città amica dei cani, si incontrano di ogni taglia e tipologia, code che scodinzolano in ogni parte della città, discorsi in linguaggio canino frequentissimi e animati, padroni innamorati che passeggiano con loro ad ogni ora pur di farli divertire.
Il Comune ha dedicato ai quadrupedi più di 90.000 mq, con oltre 50 aree sparse per ogni quartiere dove posso socializzare e stare liberi come il Parco della Pellerina o il Parco Ruffini, accoglienza negli esercizi commerciali, sui trasporti pubblici e perfino in alcuni musei. Il capoluogo sabaudo è in testa riguardo alla quantità di strutture turistiche che li accettano ed è consigliata come meta a chi non rinuncia alle vacanze con il proprio animale domestico.
E’ bello vedere fuori da ristoranti, negozi e bar ciotole con l’acqua dove i nostri amati animali si possono rinfrescare, è comodo andare a fare la spesa con loro, leggere un libro e gustare un caffè senza doverli lasciare a casa o in macchina, qualcuno si è inventato perfino un servizio di asilo in accordo col dentista. A tutto ciò si aggiunge la solidarietà e il vero amore per questi esseri senzienti da parte di coloro che ogni anno adottano circa 250 cani al canile della città, un’altra dimostrazione di quanto Torino sia un modello in fatto di cultura cinofila e di quanto i cani siano coinvolti nella vita di tutti i giorni, nella famiglia, nella società.
Un riavvicinamento alla natura insomma, una spinta per fare vita all’aperto godendo di una compagnia allegra e incondizionatamente fedele di supporto per gli anziani più soli, preziosa per i bambini il cui apporto positivo alla sfera emotiva e relazionale durante la crescita è oramai certo. I cani sono “quella cosa a metà tra bambini e angeli” diceva Totò, “chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato” affermava Schopenhauer mentre Pennac parla di meditazione riferendosi alle nostre passeggiate con loro, non sono solo una compagnia quindi, i nostri amici possiedono un potere taumaturgico, curativo e ci supportano quotidianamente senza avanzare nessuna richiesta particolare se non quella di stare con noi e a Torino questo loro desiderio è davvero esaudibile ovunque.
Amiamoli, passiamo del tempo con loro sfruttando le possibilità che abbiamo in questa bellissima città senza dimenticare però di rispettare una serie di regole e consuetudini di buona e civile convivenza come portarli sempre al guinzaglio, mettere la museruola quando previsto e mantenere le strade pulite non lasciando le loro tracce indesiderate, è una responsabilità e una dimostrazione di civiltà importante e necessaria.
Maria La Barbera