redazione il torinese

Chiamparino: “Grazie alla Ue dimezzati i costi per la tav”

L’Unione europea conferma la disponibilità a finanziare al 50 per cento sia il tunnel di base della Torino-Lione, sia le tratte nazionali di avvicinamento. E’ quanto comunica il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, secondo il quale si dimezzerebbe per l’Italia il costo relativo alla tratta nazionale, passando da 1,7 miliardi a “soli” 850 milioni, abbassando di un altro  10% il costo del tunnel di base. Per questa ragione  per  il governatore piemontese e’ un motivo in più  perché la società  Telt  “dia il via libera ai  bandi per 2,3 miliardi per continuare i lavori in corso”  e il governo “si assuma la responsabilità politica di dare il via libera alla Torino-Lione”.

Il Siulp sugli “arresti degli extracomunitari trafficanti di uomini”

Attività illegali all’interno dell’ex MOI

Sono anni che cerchiamo di far capire l’urgenza di sgomberare gli edifici dell’ex MOI. I reati che potevano essere orditi all’interno di questi locali era ben più che un semplice sospetto dichiara Eugenio Bravo. Oggi grazie alla grande professionalità dei poliziotti della Squadra Mobile di Torino e grazie all’ impeccabile attività di indagine svolta, si è potuto dimostrare che i sospetti di attività illegali erano più che semplici congetture. Un grande plauso va ai nostri colleghi per l’eccellente operazione compiuta, continua il Segretario del Siulp, ma dalla quale emerge la forte esigenza di liberare l’area dell’ex MOI da queste inquietanti presenze. Spiace soltanto che sia stato necessario far trascorrere molto tempo e si è dovuto sopportare le critiche e le molte contestazioni da parte di chi, come al solito, intriso dal pregiudizio, vede tutti gli extracomunitario, sempre solo come vittime, sempre e solo soggetti deboli e sempre degni di attenzione, considerazione e giustificazione. Grazie alla polizia di Torino può iniziare quell’ opera di risanamento dell’ex MOI recuperando il senso di sicurezza e di giustizia e non solo per i cittadini residenti e da tempo preoccupati delle attività illegali messe in atto da molti occupanti dell’ex NOI, ma anche per gli extracomunitari vittime, questi sì, di trafficanti senza scrupoli.

Il Segretario Generale Siulp Torino Eugenio Bravo

Il Siulp sugli "arresti degli extracomunitari trafficanti di uomini"

Attività illegali all’interno dell’ex MOI
Sono anni che cerchiamo di far capire l’urgenza di sgomberare gli edifici dell’ex MOI. I reati che potevano essere orditi all’interno di questi locali era ben più che un semplice sospetto dichiara Eugenio Bravo. Oggi grazie alla grande professionalità dei poliziotti della Squadra Mobile di Torino e grazie all’ impeccabile attività di indagine svolta, si è potuto dimostrare che i sospetti di attività illegali erano più che semplici congetture. Un grande plauso va ai nostri colleghi per l’eccellente operazione compiuta, continua il Segretario del Siulp, ma dalla quale emerge la forte esigenza di liberare l’area dell’ex MOI da queste inquietanti presenze. Spiace soltanto che sia stato necessario far trascorrere molto tempo e si è dovuto sopportare le critiche e le molte contestazioni da parte di chi, come al solito, intriso dal pregiudizio, vede tutti gli extracomunitario, sempre solo come vittime, sempre e solo soggetti deboli e sempre degni di attenzione, considerazione e giustificazione. Grazie alla polizia di Torino può iniziare quell’ opera di risanamento dell’ex MOI recuperando il senso di sicurezza e di giustizia e non solo per i cittadini residenti e da tempo preoccupati delle attività illegali messe in atto da molti occupanti dell’ex NOI, ma anche per gli extracomunitari vittime, questi sì, di trafficanti senza scrupoli.

Il Segretario Generale Siulp Torino Eugenio Bravo

CONVEGNO PROTEGGIAMO IL TERRITORIO, SALVIAMO L’UOMO: ESCLUSI ANIMALISTI E AMBIENTALISTI

GLI AGRICOLTORI ORGANIZZANO E LE ASSOCIAZIONI PROTESTANO

Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni animaliste e ambientaliste ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE L’Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA, SOS GAIA, ha inviato una lettera di protesta alla Confederazione Italiana degli Agricoltori e per conoscenza alla Regione Piemonte per aver organizzato il convegno “Proteggiamo il territorio – salviamo l’uomo” il 18 febbraio presso Palazzo Lascaris escludendo le associazioni animaliste e ambientaliste che da anni si battono in modo costruttivo per risolvere le emergenze dei danni arrecati all’agricoltura. Dichiarano le associazioni: “La questione dei danni arrecati all’agricoltura dalla fauna selvatica è a noi ben nota ed è nell’interesse di tutti affrontare in modo costruttivo le emergenze che nel convegno verranno rappresentate. Da molti anni le associazioni aderenti al Tavolo Animali & Ambiente seguono le vicende legate al controllo della fauna selvatica anche con proposte serie e costruttive. Pensare di escludere dal dibattito e dal confronto soggetti che rappresentano una amplissima parte della società è, a nostro avviso, un errore.” Le associazioni rimarcano che “avviare una crociata per l’applicazione acritica di una illegittima delibera della Giunta Regionale, che con tutta probabilità tra poche settimane verrà sospesa dal TAR, non porterà nemmeno ad affrontare, non diciamo a risolvere, le questioni che stanno a cuore al mondo agricolo.” E concludono: “Da parte nostra la disponibilità al dialogo è sempre presente in quanto non ci sentiamo “controparte” degli agricoltori.”

Per il Tavolo Animali & Ambiente: Roberto Piana Vice presidente nazionale LAC

L’intelligenza? Non è questione di colore della pelle

Dimostrato da uno studio mondiale che l’intelligenza e lo sviluppo neuroevolutivo non dipendono dal colore della pelle, ma sono molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse. Sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Nature i risultati del progetto internazionale INTERGROWTH-21st, finanziato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates e coordinato dall’Università di Oxford (UK), che ha monitorato dalla nascita fino ai due anni di età la crescita e lo sviluppo neuroevolutivo di neonati sani ed in buone condizioni ambientali, distribuiti in quattro continenti.  I ricercatori del gruppo hanno dimostrato che le tappe dello sviluppo neuroevolutivo nei primi due anni di vita, per quanto concerne l’apprendimento, il linguaggio e le abilità motorie, sono, così come la crescita corporea, molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse, a parità di soddisfacenti condizioni socio-economiche, ambientali e di salute. Al progetto ha partecipato per la componente neonatale e pediatrica, unico Centro dell’Europa continentale, la Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Enrico Bertino).  Questi risultati sono di particolare rilievo in quanto si tratta del primo studio di questo tipo sullo sviluppo neuroevolutivo durante l’infanzia ad essere condotto in vari Paesi del mondo con metodologia uniforme e standardizzata. Nella prima fase dello studio è stato sviluppato da un team internazionale multidisciplinare, dopo accurata revisione della letteratura, un test multidimensionale ad hoc, finalizzato a misurare lo sviluppo neurocomportamentale durante la prima infanzia in soggetti appartenenti a contesti culturali diversi. Il test considera le abilità linguistiche, motorie, visive, uditive, cognitive e di attenzione.  I ricercatori hanno valutato 1307 bambini sani, residenti in aree urbane, adeguatamente nutriti ed in buone condizioni socio-economiche, in 5 Paesi del mondo (Brasile, India, Italia, Kenya e Regno Unito). Questa parte del progetto è stata coordinata per l’Italia dalla neonatologa Francesca Giuliani, dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.  La percentuale di variabilità totale nello sviluppo neuroevolutivo che può essere attribuita a differenze tra le diverse popolazioni è risultata molto bassa, variando dall’1,3% dell’area cognitiva al 9,2% della parte comportamentale. Nell’insieme, dunque, meno del 10% delle differenze nello sviluppo è attribuibile ai geni (nature), il resto è ambiente (nurture). I risultati dello studio sottolineano come le diseguaglianze ambientali e sociali durante la gravidanza e nella prima infanzia abbiano, nei diversi gruppi etnici, il ruolo più rilevante nel determinare le differenze non solo di salute e di crescita, ma anche di sviluppo neuroevolutivo, fornendo un importante contributo per la pianificazione a livello internazionale di adeguate politiche sanitarie e sociali.ll progetto INTERGROWTH-21st aveva già precedentemente dimostrato come da donne sane, ben nutrite, in buone condizioni socio-economiche ed ambientali, nascano neonati con una crescita intrauterina e postnatale simile, almeno fino ai due anni di età, indipendentemente dall’etnia e dall’area geografica di nascita. 



Pierpaolo Berra

L'intelligenza? Non è questione di colore della pelle

Dimostrato da uno studio mondiale che l’intelligenza e lo sviluppo neuroevolutivo non dipendono dal colore della pelle, ma sono molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse. Sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Nature i risultati del progetto internazionale INTERGROWTH-21st, finanziato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates e coordinato dall’Università di Oxford (UK), che ha monitorato dalla nascita fino ai due anni di età la crescita e lo sviluppo neuroevolutivo di neonati sani ed in buone condizioni ambientali, distribuiti in quattro continenti.  I ricercatori del gruppo hanno dimostrato che le tappe dello sviluppo neuroevolutivo nei primi due anni di vita, per quanto concerne l’apprendimento, il linguaggio e le abilità motorie, sono, così come la crescita corporea, molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali molto diverse, a parità di soddisfacenti condizioni socio-economiche, ambientali e di salute. Al progetto ha partecipato per la componente neonatale e pediatrica, unico Centro dell’Europa continentale, la Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Enrico Bertino).  Questi risultati sono di particolare rilievo in quanto si tratta del primo studio di questo tipo sullo sviluppo neuroevolutivo durante l’infanzia ad essere condotto in vari Paesi del mondo con metodologia uniforme e standardizzata. Nella prima fase dello studio è stato sviluppato da un team internazionale multidisciplinare, dopo accurata revisione della letteratura, un test multidimensionale ad hoc, finalizzato a misurare lo sviluppo neurocomportamentale durante la prima infanzia in soggetti appartenenti a contesti culturali diversi. Il test considera le abilità linguistiche, motorie, visive, uditive, cognitive e di attenzione.  I ricercatori hanno valutato 1307 bambini sani, residenti in aree urbane, adeguatamente nutriti ed in buone condizioni socio-economiche, in 5 Paesi del mondo (Brasile, India, Italia, Kenya e Regno Unito). Questa parte del progetto è stata coordinata per l’Italia dalla neonatologa Francesca Giuliani, dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.  La percentuale di variabilità totale nello sviluppo neuroevolutivo che può essere attribuita a differenze tra le diverse popolazioni è risultata molto bassa, variando dall’1,3% dell’area cognitiva al 9,2% della parte comportamentale. Nell’insieme, dunque, meno del 10% delle differenze nello sviluppo è attribuibile ai geni (nature), il resto è ambiente (nurture). I risultati dello studio sottolineano come le diseguaglianze ambientali e sociali durante la gravidanza e nella prima infanzia abbiano, nei diversi gruppi etnici, il ruolo più rilevante nel determinare le differenze non solo di salute e di crescita, ma anche di sviluppo neuroevolutivo, fornendo un importante contributo per la pianificazione a livello internazionale di adeguate politiche sanitarie e sociali.ll progetto INTERGROWTH-21st aveva già precedentemente dimostrato come da donne sane, ben nutrite, in buone condizioni socio-economiche ed ambientali, nascano neonati con una crescita intrauterina e postnatale simile, almeno fino ai due anni di età, indipendentemente dall’etnia e dall’area geografica di nascita. 



Pierpaolo Berra

Auto si schianta, muore ragazzo di 19 anni

DALLA LOMBARDIA 

Nuovo incidente mortale sulle strade italiane. Nella notte, in provincia di Bergamo, tra Dalmine e Treviolo, lungo l’ex statale Villa d’Almè-Dalmine, un’auto con a bordo quattro ragazzi è uscita di strada. Uno di loro, di 19 anni, è morto sul colpo nello schianto.  Gli altri tre giovani sono stati trasportati dal 118 negli ospedali della zona: si tratta di due ragazzi di 19 e 23 anni e di una ragazzina di 12 anni.

 

(foto archivio – il Torinese)

LEU INTERVIENE SULL’IMPUGNATIVA CONTRO LA STABILIZZAZIONE DEI MEDICI PRECARI 118

Il Governo giallo-verde ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento con cui la Regione Piemonte stabilizza gli oltre 80 medici che prestano servizio sulle ambulanze del 118 con contratti a tempo determinato. Si tratta di personale che lavora già da anni all’interno del servizio 118 ma che fino ad oggi non è stato possibile assumere a tempo indeterminato.

“Si tratta di un atto gravissimo – è la dichiarazione di Marco Grimaldi, capogruppo di LeU in Consiglio regionale – perché mette in pericolo 80 posti di lavoro a tempo indeterminato e soprattutto costringe inutilmente all’incertezza le famiglie di questi lavoratori che non solo lavorano con la salute dei cittadini piemontesi, ma lo fanno con un’esperienza di molti anni alle spalle”.

Sulla questione interviene anche Walter Ottria, consigliere regionale alessandrino che, sollecitato da alcuni dei medici interessati, per primo tre anni fa si è occupato della vicenda: “la sanatoria è stata la soluzione di buon senso trovata alla fine di un lungo lavoro di confronto tra i precari del 118, l’Assessore alla Sanità piemontese e pure con le opposizioni in Regione, al fine di sanare le situazioni lavorative dei medici di comprovata professionalità, con esperienza pluriennale al servizio del sistema dell’emergenza 118 per il nostro SSN”.

“Quello del Governo è un atto ostile – rincara la dose Grimaldi – se è un problema di competenze, prima di impugnare la decisione regionale il Governo si assuma la responsabilità di stabilizzare lui i lavoratori. Se si tratta invece di una posizione politica del Governo giallo-verde dovranno risponderne davanti ai medici precari e ai cittadini”.

Si tratta ora di capire quali siano le motivazioni del Governo che oggi risultano incomprensibili: “l’impugnazione da parte del Governo – prosegue Ottria – rischia non solo di pregiudicare la vita degli 80 medici precari piemontesi ma anche di mettere in seria difficoltà la continuità del servizio sanitario regionale: in una situazione di persistente mancanza di personale medico, la decisione governativa appare inspiegabile. Tanto più – conclude Ottria – che una simile sanatoria è stata fatta da altre Regioni senza che il Governo abbia mai eccepito in proposito; da questo punto di vista l’impugnazione governativa appare più un atto politico che tecnico”.

LEU INTERVIENE SULL'IMPUGNATIVA CONTRO LA STABILIZZAZIONE DEI MEDICI PRECARI 118

Il Governo giallo-verde ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento con cui la Regione Piemonte stabilizza gli oltre 80 medici che prestano servizio sulle ambulanze del 118 con contratti a tempo determinato. Si tratta di personale che lavora già da anni all’interno del servizio 118 ma che fino ad oggi non è stato possibile assumere a tempo indeterminato.

“Si tratta di un atto gravissimo – è la dichiarazione di Marco Grimaldi, capogruppo di LeU in Consiglio regionale – perché mette in pericolo 80 posti di lavoro a tempo indeterminato e soprattutto costringe inutilmente all’incertezza le famiglie di questi lavoratori che non solo lavorano con la salute dei cittadini piemontesi, ma lo fanno con un’esperienza di molti anni alle spalle”.

Sulla questione interviene anche Walter Ottria, consigliere regionale alessandrino che, sollecitato da alcuni dei medici interessati, per primo tre anni fa si è occupato della vicenda: “la sanatoria è stata la soluzione di buon senso trovata alla fine di un lungo lavoro di confronto tra i precari del 118, l’Assessore alla Sanità piemontese e pure con le opposizioni in Regione, al fine di sanare le situazioni lavorative dei medici di comprovata professionalità, con esperienza pluriennale al servizio del sistema dell’emergenza 118 per il nostro SSN”.

“Quello del Governo è un atto ostile – rincara la dose Grimaldi – se è un problema di competenze, prima di impugnare la decisione regionale il Governo si assuma la responsabilità di stabilizzare lui i lavoratori. Se si tratta invece di una posizione politica del Governo giallo-verde dovranno risponderne davanti ai medici precari e ai cittadini”.

Si tratta ora di capire quali siano le motivazioni del Governo che oggi risultano incomprensibili: “l’impugnazione da parte del Governo – prosegue Ottria – rischia non solo di pregiudicare la vita degli 80 medici precari piemontesi ma anche di mettere in seria difficoltà la continuità del servizio sanitario regionale: in una situazione di persistente mancanza di personale medico, la decisione governativa appare inspiegabile. Tanto più – conclude Ottria – che una simile sanatoria è stata fatta da altre Regioni senza che il Governo abbia mai eccepito in proposito; da questo punto di vista l’impugnazione governativa appare più un atto politico che tecnico”.

Un colpo di pistola al termine di amori e illusioni

È la piccola distesa del lago – nella scena firmata da Catherine Rankl per il Teatro Nazionale di Genova e in scena al Carignano nel cartellone dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale sino a domenica 24 -, con la sua stanca immobilità, perennemente eguale, quotidiana, eterna nelle settimane e nelle stagioni (“è colpa del lago, fa gli incantesimi”, dice un personaggio), a raccogliere le vicende della casa di Irina Arkadina, a divenire il grumo più o meno vitale attorno a cui quasi intrappolare chi vi abita e chi vi soggiorna temporaneamente, ad occupare totalmente nei primi due atti di questo Gabbiano cechoviano il palcoscenico per non abbandonarlo neppure negli altri due, sotto le luci teatrali ben in vista, ancora sullo sfondo e a lato, con i sentieri e le passerelle che lo circondano, con i suoi vasti panorami centrati sul sole o sulla luna. È il luogo, nella simbologia del titolo, dove la spensierata felicità di un gabbiano viene all’improvviso, senza un perché, annientata dall’indifferenza di un cacciatore e dove Nina, una giovane ragazza con il suo sogno sempre cullato di diventare una grande attrice, s’invischia nella passione per Trigorin – il grande scrittore di successo e di quel successo innamorato, vanesio, felice se il pubblico parla bene di lui, magari già pronto alle piccole critiche (“non è Turgeniev”) e infelice a suo modo – che per un attimo la sottrae alla noia della campagna, in un inseguirsi di amore e di fatalità, la spinge sui palcoscenici e verso il successo, le dà un figlio e l’abbandona verso quella consapevole distruzione che la riporta alla noia e al sogno di sempre.

Amore e arte sulle rive di quel lago. Mentre si intrecciano dialoghi vuoti, mentre “tutti filosofeggiano”, mentre si costruiscono azioni e parole, infelicità e speranze, il giovane Konstantin vi prepara il suo spettacolo, che ha offerto all’arte di Nina che ama, uno spettacolo diverso, innovativo per gli occhi della madre Irina, per la sua idea antica e senza uscite di teatro, che lo irride e lo distrugge, nella ricerca del consenso di Trigorin, suo amante. Un girotondo d’amore, con i sospiri e le ribellioni, gli innamoramenti e le sconfitte, i turbamenti angosciosi che invadono tanti dei personaggi di Cechov e il loro mal di vivere, campioni di una vita vissuta per necessità, un’altalena di affetti e delusioni e di rimpianti che si riverserà negli anni successivi nel mondo di Zio Vavia, nell’abbattimento del Giardino, nel grido di evasione delle Tre sorelle. L’amore che appiana ogni cosa, il successo e la comprensione, la felicità trovata o ritrovata in un attimo immediatamente distrutte, la sarabanda delle illusioni che travolge tutto e tutti, sino a che un colpo di pistola finale, solitario mentre di là tutti sono impegnati tra le risate in un gioco a carte, conclude ogni cosa. Dal lago della monotonia al colpo secco di Konstantin: di qui – il primo dei capolavori che lo scrittore russo scrisse per il palcoscenico data 1895 (e il regista, nella traduzione di Danilo Macrì, ha scelto quella versione, prima che la censura zarista non s’affacciasse con i suoi interventi) – inizia tanta strada dell’Uomo del Novecento, prendono forma le grandi tragedie, da quel colpo di pistola ci si avvia verso quella lunga crisi esistenziale che tanta parte avrà nel teatro del secolo successivo, si concretizza il nulla dell’uomo e i suoi fallimenti personali e storici, i fermenti sociali (il maestro che narra dei poveri disperati e del furto del sacco di farina), le attese e le lande sconfinate beckettiane, i rapporti immaturi e rabbiosi tra le differenti generazioni (la scena a due tra Irina e Konstantin, dopo il primo tentativo di suicidio), il disagio giovanile e le sconnessioni familiari, gli amori senza amore che hanno fatto anche tanta letteratura e tanto cinema (Maša e la sua unione con il maestro), le idee indecifrabili e insormontabili tra la vita e l’arte, la generale mancanza di ideali, lo smarrimento che avvolge senza remissione ogni individuo.Getta tutti questi ponti verso la nostra epoca Marco Sciaccaluga, con il grande merito di non renderci un dramma vecchio stile ma con l’accorta signorilità di lavorare su una base di strana leggerezza, fin dove gli è possibile, scavando nei caratteri e lasciandone trasparire anche il sorriso, affrontando il tragico in punta di piedi. Non è una leggerezza che si vuole risparmiare gli angoli bui, è qualcosa di giusto e doveroso al servizio di un testo che non ci si stanca mai di vedere e ascoltare. Un testo che coinvolge una decina di ruoli e tutti i ruoli, anche il più piccolo, esige e merita perfetta immedesimazione. Ci riesce Elisabetta Pozzi, non (ri)facendo la grande diva del passato, non troppo poseuse, e sfruttando appieno, con grande autorevolezza d’attrice, i momenti materni; ci riescono i giovani, Francesco Sferrazza Papa come giovanissimo poeta in primo luogo che esprime appieno, in maniera davvero moderna, il proprio personaggio, con la sua passione e la sua intransigenza, il desiderio spasmodico della ragazza amata coniugato con un innocente candore, e Alice Arcuri che, se all’inizio bamboleggia un po’ in quell’irrefrenabile desiderio di salire in palcoscenico, trova presto gli accenti giusti nella passione per Trigorin, ben lontana da smaccate civetterie, e riempie con grande bravura l’ultimo atto con il ritorno a casa della sua Nina. In Stefano Santospago, come Trigorin, affascina la consapevolezza del fallimento ma forse rimane in gran parte inespressa la malinconia e il lasciarsi vivere di cui è vittima anche quel personaggio. Dalla Maša di Eva Cambiale, uno dei più bei personaggi “minori” di Cechov ci si sarebbe aspettato qualcosa in più, nella disperazione come nell’accettazione della propria vuoto esistenza. Con loro, per una serata di vivissimo successo, Federico Vanni, Roberto Alinglieri, Elsa Bossi, Roberto Serpi (perfetto medico Dorn) e Andrea Nicolini, anche autore delle musiche, felicemente sospese sui poveri personaggi cechoviani.

 

Elio Rabbione

 

Le foto dello spettacolo sono di Giuseppe Maritati