redazione il torinese

Le “silenti domande” di Alessandro Marchetti

La mostra sarà fruibile al pubblico gratuitamente fino al 25 maggio negli orari di apertura della sede verbanese di Villa Caramora

Dal 23 marzo al 25 maggio il centro Auxologico Villa Caramora, in corso Mameli 199 a Verbania, ospiterà l’esposizione d’arte “Silenti Domande” di Alessandro Marchetti. Conosciuto da molti solo come attore, Marchetti è in realtà anche un artista capace di conciliare la sua attitudine a calcare le scene dei teatri con la pittura, la scultura e le opere di pittura digitale. Nelle sue opere la pittura e la rappresentazione teatrale si contaminano e i personaggi e le figure mostrano una chiara connessione con la Commedia dell’Arte. I suoi quadri sono un’immaginifica rappresentazione teatrale, in cui alla voce dei personaggi si sostituiscono le parole intime e silenziose degli spettatori che si interrogano e ritrovano se stessi: i personaggi che dipinge infatti sono un’occasione di meditazione su di noi, sulla vita e sulle odierne problematiche sociali. Per Marchetti l’arte rispecchia sempre i cambiamenti culturali e le tecnologie hanno un ruolo importante in questo cambiamento. Per questo l’artista ha iniziato a cimentarsi con la pittura digitale; attraverso questa tecnica infatti i protagonisti sono svuotati della loro consistenza fisica e sono immersi in non- luoghi/luoghi onirici con lo sguardo spesso rivolto all’indietro come a volerci dire che il futuro è nel passato al quale siamo inevitabilmente aggrappati. Marchetti utilizza il digitale consapevole del fondamentale legame con il disegno e la pittura, che rappresentano i punti di partenza. La mostra sarà fruibile al pubblico gratuitamente fino al 25 maggio negli orari di apertura della sede verbanese di Villa Caramora.

M.Tr.

L’uomo e il cosmo (parte seconda)

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Con l’ausilio di diapositive, il prof. Galeotti offrirà una visione a 360 gradi della storia delle scoperte sul cosmo, dall’antica Grecia fino ai nostri giorni, delineando le conoscenze e le credenze dell’uomo sulla volta celeste, a partire dalle varie teorie che si sono succedute nei secoli

Via Maria Vittoria 12 – Torino
Martedì 12 marzo 2019, ore 18
L’uomo e il cosmo (parte seconda)
Struttura e costituenti dell’universo
Piero Galeotti, astrofisico e docente universitario
L’associazione Cromie – Vivere a Colori, con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, organizza un incontro-conferenza del Prof. Piero Galeotti, noto astrofisico e docente universitario su “L’uomo e il cosmo“, seconda parte. Con l’ausilio di diapositive, il prof. Galeotti offrirà una visione a 360 gradi della storia delle scoperte sul cosmo, dall’antica Grecia fino ai nostri giorni, delineando le conoscenze e le credenze dell’uomo sulla volta celeste, a partire dalle varie teorie che si sono succedute nei secoli. “In principio era il … la Voragine, un vuoto oscuro, un abisso cieco, notturno, sconfinato dove nulla può essere distinto …” Al termine, dibattito con il pubblico e, a seguire, brindisi conviviale. I posti sono limitati, occorre prenotare al 338/2539740. I soci di Cromie hanno la priorità. Piero Galeotti, Professore di Fisica Sperimentale all’Università di Torino, svolge attività scientifica nel campo della fisica astroparticellare. E’ famoso per le ricerche di astrofisica neutrinica effettuate nel laboratorio del Monte Bianco e in quello del Gran Sasso per studiare le fasi evolutive finali di stelle che possono esplodere come Supernove. Altre ricerche riguardano lo studio dei raggi cosmici di altissima energia dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). E’ autore di libri e pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Associato al CERN e Vice Presidente del Planetario di Torino. Ha partecipato e partecipa tuttora come relatore di conferenze e incontri in diversi Paesi del mondo. In riconoscimento della sua attività di ricerca, didattica e divulgativa l’Unione Astronomica Internazionale ha attribuito il suo nome al pianetino JR134 (20461) scoperto nel maggio 1999.
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Basket, situazione difficile

Fiat Torino basket terzultima a soli due punti dall’ultima. Torna a riaffacciarsi lo spettro della retrocessione. E forse non è il pericolo maggiore. Sconfitta sul campo del Brindisi ai tempi supplementari. A pochi secondi dalla fine regolamentare, su di 2. I ragazzi in campo hanno dato il meglio. Hanno recuperato di 16 punti dopo aver subito un parziale di 14 a zero. In campo una squadra  con carattere e (forse) morale altalenante. Magari ci si mette anche la sfortuna che come si dice è tutt’altro che cieca. Sta di fatto che l’orlo del burrone è molto ma molto vicino. Se il 13 Leonis non acquista, il pericolo che salti tutto diventerà concreto.  Sono spariti quelli che criticavano l’attuale gestione e non erano convinti fino in fondo della vittoria in Coppa Italia.  Del resto si sa, le vittorie hanno mille padri e le sconfitte sono sempre di altri. Qui sconfitta è tutta la città di Torino.  In particolare la città che ci ha creduto in buona fede. Personalmente ho grande rispetto per chi ci ha creduto per passione e per convinzione.  Ma c’ é forse anche chi, pur sapendo le condizioni della società, ha volutamente taciuto ed appoggiato il tutto solo per compiacenza e anche per mero calcolo personale. Mi sembra chiaro che i  problemi economici vengono da lontano. Come viene da lontano l’incapacità di gestione sportiva. E’ una sconfitta per la città  un eventuale passaggio proprietario?  Francamente non so. Mi sembrano inverosimili le cifre in ballo: 2 milioni di euro per finire la stagione e 4 per la prossima. Fonti bene informate mi dicono che se non vende, Forni mollerebbe tutto. Molti tifosi nelle stanze informali parlano chiaramente di situazione difficilissima. Vedremo il 14 di questo mese, ma  mi sa che il cerino in mano torna a Forni, dove è sempre stato, del resto. Il fallimento è  un po’ di tutti coloro che hanno creduto in questa nostra bella e martoriata città.
Patrizio Tosetto

Sgombero al Moi: tocca alla palazzina blu

Al via da questa mattina la terza tappa dell’operazione di sgombero del Moi, che riguarda la liberazione della palazzina blu, abitata da circa 200 migranti . Nei mesi scorsi l’intervento ha riguardato le  cantine e la palazzina arancione. Lo “sgombero dolce” rientra in un progetto di ricollocazione dei migranti promosso da Prefettura, Questura, Comune di Torino, con la Diocesi, la Regione e la Compagnia di San Paolo. La sindaca Chiara Appendino scrive sui social:   “Le procedure si stanno svolgendo nella collaborazione di autorità e occupanti, che  verranno seguiti in percorsi di inclusione”. Il Ministero dell’Interno ha reso disponibili 800 mila euro da impiegare.

Il Toro vince e sogna l'Europa

I Granata vincono in rimonta  contro il Frosinone : il sogno Europa prosegue. La doppietta di Belotti, lo porta a dieci reti nella classifica dei marcatori e con il 2-1 conseguito assegna al Toro  tre punti verso l’Europa League. La squadra di Mazzarri era in svantaggio al 42′ del primo tempo per una rete di Paganini.

Non piove più: fiumi e laghi in sofferenza

Il caldo insolitamente elevato  di febbraio e di questo principio di marzo preoccupa gli agricoltori piemontesi, a causa della siccitàIl verificarsi periodicamente di eventi estremi, sfasamenti stagionali, piogge brevi ed intense,  il  rapido passaggio dal maltempo alla siccità sono fenomeni dannosi. Intanto il fiume  Po, osserva Coldiretti, “è come in piena estate” e sul  Lago Maggiore rispetto alla media del periodo mancano circa 100 milioni di metri cubi di acqua. Il presidente dell’associazione agricola Roberto Moncalvo esprime timore per le riserve idriche  necessarie per i prossimi mesi. Se torna  il freddo  la vite, le pesche e le albicocche potrebbero essere irreparabilmente danneggiate. Un andamento anomalo che  conferma la presenza cambiamenti climatici per i quali urge adottare, dicono gli agricoltori, un’adeguata azione di gestione del rischio.
 
 

L'isola del libro

Rubrica settimanale  dedicata alle novità in libreria
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Heddi Goodrich “Perduti nei quartieri spagnoli” –Scrittori Giunti- euro 19,00
 
L’autrice è di lingua inglese ma ha riscritto in italiano, e in modo splendido, questo suo primo romanzo, diventato un caso letterario. Heddi Goodrich è nata a Washington nel 1971, arrivata a Napoli nel 1987 per uno scambio culturale ci è rimasta (a parte brevi periodi) fino al 1998. Si è laureata in Lingue e letterature straniere all’Istituto Universitario Orientale ed oggi vive in Nuova Zelanda, ad Auckland, con il marito e i 2 figli di 10 e 6 anni. Una bella giramondo che ha fatto sua la lingua italiana…di più… padroneggia pure il dialetto napoletano . Il libro, quasi un diario postumo degli anni giovanili, non è esattamente autobiografico, ma la biografia della scrittrice qualcosa spiega. Anche lei, come la protagonista Eddi,   ha fatto parte della schiera degli studenti fuori sede ed è planata nella città partenopea dove ha vissuto per un decennio. Eddi abita nei Quartieri Spagnoli, un dedalo di vicoli tra il suggestivo e il delabré, dove le case antiche sono affittabili a buon prezzo e l’umanità è varia quanto colorita. Poi c’è la storia d’amore con Pietro, studente di geologia, che ha alle spalle una famiglia contadina dell’Irpinia ben ancorata alle radici e alla sua terra. Due mondi, quelli di Eddi e Pietro, che guardano in direzioni diverse. Lei cittadina del mondo, lui attaccato alle sue origini anche se sognatore e velleitario. E spicca prepotente e chiarificatore il ritratto della madre di lui, Lidia. E’ lei l’antagonista di Eddi, (che si ostina a chiamare Edda). Contadina solo in apparenza dimessa e fragile, chiusa nei suoi silenzi, inospitale e fredda. In realtà è una gran lavoratrice e risparmiatrice che per tutta la vita è stata la vigile custode dell’ordine familiare. Ed è lei la catena che terrà legato Pietro. A Napoli i due giovani si amano e sognano di volare in un futuro più alto; ma è nell’atavico entroterra che tutto si schianta.
 
 
Enrico Pandiani “Ragione da vendere” – Rizzoli- euro 18,00
 
Tornano le avventure del commissario Mordenti e della sua squadra di flic chiamata “Les italiens”, nate dalla creatività dello scrittore torinese Enrico Pandiani, che esordì nel 2009 con la prima puntata della serie poliziesca. Da allora i lettori attendono il seguito delle rocambolesche vicende della brigata criminale parigina del Commissario Mordenti: una squadra di poliziotti che di fatto è una famiglia. Uno dei punti di forza dei suoi romanzi è l’umanità dei personaggi. Il commissario Mordenti è un antieroe con un debole per le donne che lo porta a fare sciocchezze….come non affezionarsi a lui? In “Ragione da vendere” ricompare a sorpresa anche l’investigatrice Zara Bosdaves, protagonista di un precedente libro di Pandiani, che aveva voluto creare anche un’intrigante protagonista femminile dei suoi noir. Era “La donna di troppo” (Rizzoli) del 2013, ambientato a Torino. Lì la poliziotta bella, alta, sottile, bionda, “tosta”, un po’sciupata dalla vita, madre separata che si era rifatta una vita, nostalgica della figlia studentessa all’estero, pur facendo un lavoro da “dura”, aveva delle fragilità. Qui la ritroviamo oltralpe alla disperata ricerca della figlia scomparsa nel nulla, invischiata più che mai nella storia che inizia un’afosa notte di agosto con un inaspettato spettacolo pirotecnico. Sottocasa di Servandoni, (uno dei flic dei “Les italiens”) scoppia una sparatoria, viene assalito un furgone a mano armata, due uomini scaricano una grossa cassa dal suo retro, mentre un terzo bandito apre la portiera del passeggero e con violenza tira fuori una donna che scalcia ed urla e la sequestra. Sul campo resta un morto, un cittadino inglese, George Stubbs, broker nel campo dell’arte e con la passione per l’antiquariato. Ed ecco, inizia la caccia per ritrovare una preziosa opera. Ci saranno incursioni nel non sempre limpido mondo dei mercanti, la comparsa di un ricettatore vietnamita e di una femme fatale pericolosa e manipolatrice. In tutto questo si avvita anche la storia d’amore tra Mordenti e la figlia del suo capo, Tristane Le Normand; perché Pandiani non dimentica mai che i suoi personaggi hanno anima e cuore e come noi…una vita non sempre facile.
 
 
Vera Giaconi “Persone care” – SUR – euro 15,00
 
10 racconti che sondano sentimenti complessi come amore, amicizia, rapporti familiari e dissapori vari. Sono racchiusi nel libro della scrittrice uruguaiana Vera Giaconi, nata a Montevideo nel 1974, che ha trascorso la sua giovane vita a Buenos Aires in Argentina. Da circa 13 anni lavora come editor e redattrice freelance per svariate case editrici e riviste. Insegna anche scrittura creativa e il   suo primo libro è stato “Carne viva” pubblicato nel 2011. Ora, con “Persone care”, sua seconda opera, è stata finalista al prestigioso Premio Internacional de Narrativa Breve Ribera del Duero.
Nello spazio compreso tra Montevideo, Punta del Este, Buenos Aires e Mar del Plata, ambienta i suoi 10 racconti e spalanca finestre sul vissuto quotidiano di tanti personaggi diversi tra loro, scandagliando la ferocia e la fragilità che a volte sono il cardine di relazioni ed affetti. Nelle pagine troviamo tanti capitoli di vita. Dall’uomo che nell’Argentina dei desaparecidos cerca di proteggere la nipotina, alla giovane donna che -pur amando sua sorella- gongola quando le cose le vanno male. Dall’ansia di un figlio che deve fare i conti con la vecchiaia della madre e non sa bene dove collocarla, alla morte della più giovane di tre sorelle che scatena ricordi e qualche sgarbo del passato. Insomma un microcosmo di persone con le loro lacune, gli affetti non sempre lineari, le debolezze e i punti di forza che corrispondono semplicemente alla vita. E ci porta ad interrogarci, a farci ammettere che anche noi, magari solo per qualche istante, possiamo aver odiato la madre, essere stati gelosi di un fratello o una sorella, esserci trovati disarmati di fronte al declino di un anziano… o che almeno una volta abbiamo amato qualcuno che ci ha umiliato e ferito a morte. Sentimenti comuni che appartengono all’esistenza, a qualunque latitudine del globo, e la Giaconi sa narrarli benissimo.

Nelle Filippine l'Isis minaccia la pace

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re
Bombe jihadiste contro i cristiani, contro il dialogo, gli accordi di pace e le riforme. Dall’Egitto dei copti alle cattoliche Filippine non c’è pace per i cristiani uccisi e terrorizzati dagli estremisti islamici da un continente all’altro. Ancora sangue che scorre dentro e fuori le cattedrali. Il bersaglio è ancora una volta la comunità cristiana con le sue chiese. Nelle lontane Filippine, uno dei pochissimi Stati asiatici a maggioranza cristiana, i jihadisti hanno voluto colpire gli accordi di pace firmati tra il governo e i separatisti musulmani dopo decenni di guerriglia e ancora una volta, per dimostrare il loro disprezzo contro le fede cristiana, si sono scagliati contro le chiese, bersagli facili da attaccare perchè poco protetti e affollati di fedeli.
 
L’obiettivo dichiarato dei terroristi è di creare uno Stato islamico nel Mindanao occidentale e fondare in seguito un Sultanato panislamico in tutto il sud est asiatico governato dalla sharia e in stretto contatto con i gruppi jihadisti mediorientali. Bombe e kamikaze hanno dilaniato una ventina di fedeli dentro la cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo, sull’isola di Jolo, nella provincia di Sulu, nelle Filippine meridionali, che in passato aveva già subito due attacchi, e un altro ordigno è esploso nel parcheggio vicino causando una nuova strage. Complessivamente una ventina di morti e quasi 100 feriti. Jolo City è stata per anni presa di mira dai terroristi che hanno attaccato villaggi e città, prendendo in ostaggio i civili per poi decapitarli. Diversi gruppi islamisti operano da tempo sull’isola diventata la roccaforte di Abu Sayyaf, l’ex gruppo qaedista che conta migliaia di combattenti jihadisti.

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L’attentato contro la chiesa di Jolo è solo l’ultimo di una lunga scia di sangue che ha colpito le Filippine con decine di migliaia di vittime. Abu Sayaff è il movimento più spietato tra le varie milizie islamiste del sud con decine di rapimenti sia di filippini che di stranieri, tra cui sacerdoti e operai. Alcuni anni fa le sirene del califfo iracheno hanno raggiunto l’estremo oriente contagiando anche Abu Sayaff che si è trasformato nel braccio armato dell’Isis nell’arcipelago. I sospetti sull’attentato si sono concentrati inizialmente su un lungo elenco di sigle e di formazioni islamiste in grado di lanciare assalti che, oltre ad Abu Sayyaf, comprendono il gruppo Maute, Ansar Kalifah, separatisti e ribelli. L’attacco è avvenuto a poche ore dal referendum sulla regione autonoma, a maggioranza musulmana, di Bangsamoro (la Nazione dei Moro), nell’isola di Mindanao, in cui hanno prevalso i “sì” all’autonomia negoziata con il governo centrale. In sostanza, nascerà la regione autonoma di Bangsamoro nel Mindanao musulmano al posto della vecchia regione autonoma considerata troppo dipendente dal governo e accusata di corruzione. Un esito positivo che fa ben sperare per il futuro e che dovrebbe porre fine a 50 anni di scontri armati e guerriglia tra l’esercito di Manila e i gruppi islamici separatisti. Una guerra civile che ha causato oltre 150.000 vittime mettendo in ginocchio il sud delle Filippine. Putroppo però il risultato della consultazione è stato bocciato proprio nella provincia di Sulu, nel Mindanao musulmano, dove si trova Jolo. Qui le tensioni restano perchè ha vinto il “no” alla nuova Regione sostenuto fortemente da Abu Sayyaf e da altri movimenti ribelli in lotta contro il Fronte islamico Moro che ha invece firmato l’accordo sull’autonomia con il governo e dovrà gestire la politica della nuova Regione che si occuperà di questioni fiscali e amministative lasciando al governo la sicurezza nazionale e la politica estera. La nuova entità politica ha però suscitato il malumore delle altre etnie musulmane, favorevoli piuttosto a una soluzione federale, mentre la comunità cattolica di Mindanao ha espresso sostegno al progetto autonomista definendolo “un’occasione concreta per raggiungere una pace durevole a Mindanao”.

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L’isola di Mindanao è un bastione del gruppo islamista Abu Sayyaf che fa parte della lista nera degli Stati Uniti come organizzazione terrorista accusata di gravi e sanguinosi attentati tra cui l’assalto a un traghetto nel porto di Manila che nel 2004 provocò 116 vittime. Sulla matrice anti-cristiana dell’attentato non sembrano esserci dubbi. Le vittime sono state uccise per la loro religione. Ormai da parecchi anni nella regione musulmana di Mindanao i cristiani subiscono terribili attacchi da parte degli estremisti islamici di Abu Sayyaf affiliati all’Isis. Oltre l’80% della popolazione delle Filippine è di fede cattolica e solo il 5% è di religione islamica, concentrata soprattutto nel sud delle Filippine. Dura condanna della violenza e vicinanza alla popolazione del sud è stata espressa dai vescovi cattolici delle Filippine che hanno definito il grave fatto di sangue un vero atto di terrorismo. La maggior parte delle vittime è composta da persone che ogni domenica si recavano alla messa delle otto di mattina e sul fatto che si tratti di un attentato anticristiano non ci sono dubbi. Nei suoi rapporti sulla libertà religiosa nel mondo l’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha più volte denunciato che nella regione a maggioranza islamica di Mindanao i cristiani subiscono da anni sanguinosi attacchi da parte degli estremisti islamici di Abu Sayaf affiliati ad Isis. “Siamo però sicuri, scrive l’Acs, che nessun attacco. né violenza anticristiana potrà mai sradicare la fede dal cuore dei cattolici”.
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Dal settimanale “La Voce e il Tempo”