redazione il torinese

Giornata Mondiale del Servizio Sociale

19 marzo, Promuovere le relazioni umane. Il punto di vista del servizio sociale anti-oppressivo
Rosina (presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte): “Ci distanziamo nettamente da dinamiche sociali, culturali ed economiche che creano povertà, emarginazione, disuguaglianza. Ciascuno di noi è oppresso quando i diritti non sono riconosciuti”

 
19 marzo, Torino. Al  Teatro Nuovo si celebrerà la Giornata Mondiale del Servizio Sociale 2019, promossa dalle organizzazioni internazionali ed individuata nel terzo martedì di marzo di ogni anno. Il titolo di quest’anno è “Promuovere l’importanza delle relazioni umane” e nella giornata si vuole porre l’attenzione sulla necessità di ulteriori azioni a salvaguardia di modelli relazionali sereni e consapevoli. Il Consiglio dell’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte ha organizzato l’importante iniziativa in collaborazione e con la partecipazione dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università del Piemonte Orientale, con il patrocinio della Società italiana di Servizio Sociale (SOCISS) e del Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali che parteciperà all’evento torinese con un rappresentante. Il programma individuato per la celebrazione della giornata nella nostra Regione prevede un approfondimento in prospettiva interdisciplinare sui temi del servizio sociale anti-oppressivo: gli assistenti sociali piemontesi ritengono non rinviabile, in un’epoca caratterizzata da deficit democratico, la riflessione sulle strategie – in atto e in divenire – utili a dare voce agli oppressi. Forniranno chiavi di lettura teoriche e metteranno in luce questioni aperte relatori esperti: Elena Allegri (docente di Sociologia e Servizio Sociale – Università del Piemonte Orientale), Norma De Piccoli (docente di psicologia sociale e psicologia di comunità – Università degli Studi di Torino), Irene Dionisio (direttrice Lovers Film Festival, regista), Barbara Fantino (responsabile area disabili, Unione Net Settimo), Elisa Fornero (assistente sociale del Progetto Neutravel), Laura Ghedini (assistente sociale CSSV), Gioacchino Orlando (assistente sociale – associazione Quore), Daniela Ostano (assistente sociale ASL Città di Torino), Claudio Pedrelli (Consiglio nazionale Assistenti sociali), Cristiana Pregno (assistente sociale), Luca Romano (assistente sociale e Presidente OOP Piemonte AsProc), Federico Sabatini (docente di linguistica inglese – Università degli Studi di Torino), Francesca Zaltron (docente di Sociologia dei processi di integrazione sociale – Università del Piemonte Orientale). Le università saranno inoltre presenti con Roberto Albano (presidente CdS Servizio Sociale – Università degli Studi di Torino) e Anna Rosa Favretto (presidente CdS Servizio Sociale e Politiche sociali – Università del Piemonte Orientale). La Regione Piemonte sarà presente attraverso la voce di Monica Cerutti (assessora ai Diritti) e Augusto Ferrari (assessore alle Politiche Sociali). Prima delle conclusioni, a cura del Consiglio nazionale e del Consiglio regionale, sarà messo in scena lo spettacolo teatrale “Figlie dell’epoca – Storie di (alcune) donne della grande guerra“, con l’attrice Roberta Bigiarelli.
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Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistente sociale Piemonte) precisa il senso dell’iniziativa: «Gli oppressi sono tutti coloro che si sentono privati della libertà di essere chi sono, si sentono sopraffatti, messi a tacere, non riconosciuti, vittime di soprusi, che sono privi – o privati – di diritti riconosciuti. Il 19 marzo si parlerà di bambini, membri della comunità LGBTQI, persone con disabilità, persone con una malattia, per proporre solo alcuni tra gli esempi possibili. Interessante la sollecitazione della professoressa De Piccoli, quando afferma che “siamo dinnanzi ad una contrazione dell’io personale e anche professionale”. Si rifletterà su quanto i ruoli sociali e professionali possano risultare schiacciati da una imperante burocratizzazione delle istituzioni e organizzazioni, da una legislazione e una normativa che rischiano di ridurre le professioni a meri esecutori di protocolli standardizzati, da un sentire collettivo che sembra escludere l’altro nelle sue caratteristiche e peculiarità. Siamo quindi tutti potenziali vittime dell’oppressione. Cosa fare quindi?».
«Dobbiamo assumerci alcuni obblighi, anche di carattere etico, – dichiara Rosina – per essere cittadini consapevoli e professionisti competenti. Innanzitutto per contribuire a contrastare i fenomeni di apatia e disaffezione alla politica e alle istituzioni dando sostegno e linfa a movimenti sociali di protesta, quali quello femminista, ambientale e pacifista. Non bisogna concorrere, neanche inconsapevolmente, a supportare dinamiche sociali, culturali ed economiche che creano povertà, emarginazione, disuguaglianza. Occorre riconoscere che la relazionalità non può essere reputata opzionale o poco importante, e riflettere su come viene agito il potere nelle relazioni di aiuto».
«Gli assistenti sociali – conclude Rosina – sono continuamente impegnati, all’interno delle proprie organizzazioni, in un’attività di sensibilizzazione sul significato del tempo: dobbiamo ristabilire il senso ed il valore del tempo dell’ascolto e dell’accoglienza. In assenza del giusto tempo, del riconoscimento delle competenze, si rischia di sostituirsi alle persone, depotenziando le loro capacità e riducendo l’autodeterminazione e, quindi, agendo in ottica oppressiva».

Criteria Nazionali Giovanili, l'ultima giornata di gare femminili.

A Riccione si è conclusa la terza giornata dei Criteria Nazionali Giovanili, l’ultima dedicata alle gare femminili
In archivio, dunque, la prima metà dell’evento nazionale di nuoto in vasca corta dedicato agli atleti delle categorie Cadetti, Junior e Ragazzi, che proseguirà senza interruzioni da domani a mercoledì con le gare maschili. Al termine della sezione femminile sono 32 le medaglie piemontesi (27 individuali e 5 di staffette), suddivise in 9 ori, 13 argenti e 10 bronzi. Festeggia la Rari Nantes Torino, seconda nella classifica generale di società alle spalle della Gestisport Coop e davanti al Team Veneto. Un risultato di prestigio per la società torinese, seconda anche nella classifica della categoria Ragazze alle spalle della Leosport, quarta tra le Junior e sesta tra le Cadette. Tra le Cadette è invece quinta la Dynamic Sport, con il Centro Nuoto Torino 11esimo e la Sisport Spa 17esima. Tra le Junior è 15esimo il CSR Granda, mentre nella graduatoria Ragazze è settimo il Centro Nuoto Nichelino. Quest’ultimo è 16esimo nella classifica generale, preceduto dalla Dynamic Sport, 15esima. L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20190317145046&area=1&menu=agonismo&read=nuoto

Di seguito il riepilogo delle medaglie piemontesi nella sezione femminile dei Criteria Nazionali Giovanili

ORO (9)
– Helena Biasibetti (Dynamic Sport, Cadette) 200 farfalla
– Ginevra Molino (Rari Nantes Torino, Cadette) 400 misti
– Anita Gastaldi (CSR Granda, Junior 2003) 50 dorso, 200 misti e 100 dorso
– Giada Gorlier (Rari Nantes Torino, Ragazze 2005) 200 misti, 100 e 200 dorso
– Rari Nantes Torino (Giorgia Regruto Tomalino, Giada Gorlier, Federica Ghisla, Andrea Maia Narchialli) 4×100 stile libero Ragazze

ARGENTO (13)
– Helena Biasibetti (Dynamic Sport, Cadette) 50 e 100 farfalla
– Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa, Cadette) 50 stile libero
– Cristina Caruso (CSR Granda, Cadette) 200 farfalla
– Ginevra Molino (Rari Nantes Torino, Cadette) 200 misti
– Giorgia Lutri (NC Montecarlo Casale Monferrato, Junior 2003) 50 e 100 farfalla
– Anita Gastaldi (CSR Granda, Junior 2003) 400 misti
– Giada Gorlier (Rari Nantes Torino, Ragazze 2005) 50 e 100 stile libero
– Giulia Vetrano (Centro Nuoto Nichelino, Ragazze 2005) 400 stile libero
– Rari Nantes Torino (Giada Gorlier, Giorgia Regruto Tomalino, Federica Ghisla, Dea Kadiu) 4×200 stile libero Ragazze
– Rari Nantes Torino (Andrea Maia Narchialli, Giada Gorlier, Beatrice Massa Micon, Giorgia Regruto Tomalino) 4×100 misti Ragazze

BRONZO (10)
– Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa, Cadette) 100 stile libero
– Martina Biasioli (OASI Laura Vicuna Rivalta, Junior classe 2003) 100 dorso
– Giulia Teresa Lasorsa (Rari Nantes Torino, Junior 2004) 100 dorso
– Beatrice Demasi (Rari Nantes Torino, Junior 2004) 100 e 200 farfalla
– Giulia Vetrano (Centro Nuoto Nichelino, Ragazze 2005) 400 misti e 800 stile libero
– Giada Gorlier (Rari Nantes Torino, Ragazze 2005) 100 rana
– Rari Nantes Torino (Giulia Teresa Lasorsa, Angelica Ferrara, Beatrice Demasi, Letizia Bonfanti) 4×100 misti Junior
– Centro Nuoto Nichelino (Giulia Vetrano, Gaia Cappelli, Giorgia Rizzo, Elisa Dibellonia) 4×100 misti Ragazze

Mesta cerimonia per la Giornata dell'Unità nazionale e della Bandiera

Si è svolta stamattina a Torino una manifestazione davanti all’Alfiere sardo in piazza Castello per celebrare, con un giorno di ritardo, la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’ Inno e della Bandiera stabilita per legge il 17 marzo. In effetti la festa, inventata dopo il 2011, e’ un pasticcio ideato dal sottosegretario montiano Paolo Peluffo che mescola insieme dei riferimenti storici diversi senza alcun criterio. Infatti esisteva già una festa della Bandiera tricolore il 7 gennaio, così come il IV novembre, invece di ricordare la Vittoria come sarebbe logico , si ricorda da tempo l’Unita ‘ nazionale. Il 17 marzo in effetti sarebbe l’anniversario della proclamazione del Regno d’Italia ,avvenuta a Torino a Palazzo Carignano , ma si preferisce parlare di Unità ,anche se nel 1861 mancavano all’Unità il Veneto, Roma, Trento, Trieste, l’Istria e Fiume . La giornata di quest’anno a Torino e’ stata miserevole, malgrado l’impegno delle associazioni d’arma e in particolare del gen. Cravarezza, benemerito animatore di tante iniziative storiche e patriottiche. Il vice sindaco Molinari- assente Appendino – ha fatto un svogliato ed acido intervento di cinque minuti in cui è riuscito a non fare neppure un cenno al monumento sotto il quale parlava, ma a delineare invece spunti smaccatamente politici su immigrazione e autonomie regionali che nulla c’entravano con la ricorrenza storica del 17 marzo. Altre autorità non si sono viste. In dieci minuti la cerimonia e’ tristemente finita. Il prossimo anno non parteciperò’ più ad una festa che andrebbe rivista perché la formulazione voluta da Peluffo- personaggio ormai felicemente “pensionato” al CNEL – e’ un assurdo perché mescola insieme richiami storici non omogenei che non ha senso richiamare insieme in quella data. Se poi a parlarne e’ il solo vice sindaco – profeta della “decrescita felice”, l’esito finale non può non essere che assolutamente negativo , come e’ accaduto stamattina. Mi rifarò stasera andando a protestare in piazza Palazzo di Città contro la Ztl a pagamento fino alle 19,30 .
 

Pier Franco Quaglieni

Picchia la compagna incinta di quattro mesi e la manda in ospedale

DALLA LIGURIA
I carabinieri di Genova hanno arrestato un uomo di 32 anni di origini albanesi per maltrattamenti in famiglia. L’uomo era rincasato completamente ubriaco e durante una lite con la convivente, incinta al quarto mese, ha iniziato a picchiarla. Lei è riuscita a chiamare i soccorsi e il compagno è stato arrestato. Ora la donna è ricoverata in ospedale.

'Ndrangheta in Piemonte: sequestrati beni per 40 milioni

Questa mattina all’alba più di 400 militari del Comando Provinciale e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di Finanza, con il coordinamento della  Direzione Distrettuale Antimafia di Torino , e il ROS dei Carabinieri, stanno effettuando un’ampia operazione contro  un sodalizio  ‘ndranghetista presente  sul territorio piemontese. In tutto 17 gli indagati, accusati di associazione di tipo mafioso, reati di droga, estorsioni, fatture false, affari con le slot machine. Sono stati sequestrati beni per 40 milioni di euro.

SUSA, BATZELLA (MODERATI): "PRONTO SOCCORSO SOVRAFFOLLATO, PAZIENTI IN CORRIDIOIO"

“MANCANZA DI POSTI LETTO E PERSONALE STREMATO. PRONTA INTERROGAZIONE PER L’ASSESSORE ALLA SANITA’”

“Il pronto soccorso dell’ospedale di Susa è in condizioni insostenibili a causa del sovraffollamento”. Lo afferma la consigliera regionale dei Moderati, Stefania Batzella, che sabato 16 marzo  ha effettuato un sopralluogo sul posto, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni da parte dei parenti di alcune persone che si trovavano ricoverate lì. “Intorno alle 20 – spiega – erano presenti 33 pazienti, 9 dei quali con codice giallo e gli altri 24 con codice verde. I 9 posti letto di Osservazione breve intensiva (OBI) erano pieni e il resto dei pazienti stazionava nelle barelle in corridoio. Alcuni pazienti si trovano in pronto soccorso da giorni, addirittura anche da 6 giorni, perché nei reparti non ci sono posti letto per ricoverarli. Inoltre, anche la sala di attesa era piena di persone che attendevano di essere chiamate per essere visitate”.

I nodi cruciali del problema continuano ad essere sempre gli stessi: la mancanza di posti letto, il poco personale infermieristico, gli Oss (operatori socio-sanitari) e anche i medici. “Durante la giornata – prosegue Batzella – hanno lavorato in pronto soccorso due medici, uno dedicato ai codici ad alta intensità e uno a quelli di media e bassa intensità, in servizio dalle 9 del mattino. Quest’ultimo alle 19 è andato via. Durante la settimana, invece, il turno termina alle 23. Tempo fa tempo fa avevo presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere che anche il sabato e la domenica il medico si fermasse fino alle 23, ma per l’Asl To3 non era necessario prolungare l’orario. Ed ecco i risultati”.

Il 19 febbraio la consigliera aveva anche chiesto in Consiglio regionale se fosse stato predisposto dalla direzione aziendale dell’Asl To3 un piano per affrontare in modo adeguato ed efficiente il sovraffollamento nei pronto soccorso. “Mi era stato risposto che il piano c’è – aggiunge – ma è evidente che non funziona o non è sufficiente. I posti letto sono pochi e non sono stati incrementati e anche il personale doveva essere incrementato per affrontare al meglio il carico di lavoro. Inoltre, il piano precisa che in Osservazione breve intensiva, i pazienti non possono stare più di 36 ore. Oltre questo tempo, il paziente deve essere preso in carico o da un reparto ospedaliero o, in mancanza di posti letto, dalle strutture residenziali e territoriali sanitarie, favorendo l’inserimento Rsa e Cavs, con le quali l’Asl To3 ha preso specifici accordi mirati all’accoglienza dei pazienti del territorio”.

“Alla luce di quello che ho visto – conclude la consigliera dei Moderati  – è evidente che tutto ciò non è stato messo in atto. Chi si rivolge al pronto soccorso deve ricevere un’assistenza di qualità e in questa situazione non è possibile, così come non è più tollerabile che il personale lavori in queste condizioni nonostante la loro professionalità, l’impegno e la buona volontà. Ormai sono allo stremo. Martedì in Consiglio regionale interrogherò l’assessore alla Sanità e gli chiederò di intervenire al più presto affinché questa situazione possa essere risolta”.

Dolce crostata alla confettura

crostata3Dolce casalingo per eccellenza, la crostata alla confettura e’ una ricetta semplice che suscita emozioni e ricordi, un dolce che profuma di casa la cui ricetta spesso viene tramandata di madre  in figlia. E’ perfetta in tutte le stagioni, per tutti i gusti e situazioni.  E’ un dolce che… scalda il cuore.

 
Ingredienti
150gr. di farina 00
150gr.di farina integrale
150gr. di burro
80gr. di zucchero
2 tuorli
Un pizzico di sale
300gr. di confettura a piacere

 

Impastare velocemente  nel mixer le farine con il burro freddo tagliato a dadini, aggiungere lo zucchero, i tuorli, il sale sino ad ottenere un impasto omogeneo. Formare una palla, avvolgerla in pellicola da cucina e riporla in frigorifero per almeno mezz’ora. Stendere la pasta frolla con il mattarello e riporla in una teglia per crostate precedentemente foderata con carta forno, livellare i bordi e bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta. Farcire con la confettura e livellare. Stendere la rimanente pasta, tagliare delle strisce e formare una griglia, spennellare la superficie con l’albume. Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 30/40 minuti.

 

Paperita Patty

La generosità delle "Vitamine Jazz" all’ospedale S. Anna

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Mobilitazione senza precedenti degli artisti torinesi a favore del S. Anna di Torino. Raggiunti in 18 mesi 100 appuntamenti delle “Vitamine Jazz”, rassegna parte del progetto “Vitamine musicali”, il più ampio e longevo programma al mondo di esecuzioni dal vivo realizzate in un ospedale (oltre 265 incontri dal 2016), varato all’ospedale S. Anna dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus in collaborazione con l’AVO-Associazione Volontari Ospedalieri. Oltre 200 generosi artisti si sono esibiti, in alleanza della cura, al day hospital oncologico durante le cure chemioterapiche, hanno dato il benvenuto alla vita nei reparti maternità e cambiato il tempo dell’attesa nelle sale d’aspetto. Un’operazione richiesta dal personale sanitario, alla quale gli artisti hanno risposto generosamente. Un’esperienza di arricchimento personaleFesteggiamenti il 20 marzo alle ore 12 in all’Aula Dellepiane, Via Ventimiglia 3, Presidio Ospedaliero S. Anna, con la partecipazione di molti fra i jazzisti delle “Vitamine Jazz” che daranno vita ad una Jam Session.La chiamata di Raimondo Cesa – regista teatrale ed esperto in arti performative – rivolta nell’estate 2017 alla Comunità degli Artisti Jazz di Torino di esibirsi all’Ospedale S. Anna si è tradotta in una straordinaria gara di solidarietà.Il 20 marzo, nell’Aula Dellepiane del Presidio Ospedaliero S. Anna – Via Ventimiglia 3 Torino, si celebra il 100mo appuntamento delle “Vitamine Jazz“, che con il coinvolgimento di oltre 150 artisti sta generando una adesione valoriale con una mobilitazione collettiva, a titolo gratuito, senza precedenti.

Le più diverse compagini, composte da musicisti di fama internazionale, sono scese in campo su richiesta del personale, per accompagnare le Donne durante le chemioterapie, cambiare la percezione del tempo dell’attesa nelle aree ambulatoriali, dare il benvenuto alle nuove vite. L’ospedale si rivela una “grande scuola di empatia” e gli appuntamenti, presentati in un programma reso pubblico ogni mese sul sito della fondazione e nei reparti, sono attesi da pubblico, personale e dagli stessi musicisti, come momenti di arricchimento per tutti.”Le note rimangono nell’aria, cambiano i paesaggi mentali e relazionali“, “la paziente con patologie oncologiche ritrova il suo essere persona, si risvegliano risorse interne“, “la musica dà significato a ciò che pare non averne, dà espressione all’inesprimibile” come emerge dai focus group di valutazione dell’impatto condotti dall’Università IULM con il Personale impegnato nel compito di “prendersi cura dell’altro“.

La rassegna fa parte del più ampio e longevo programma di musica dal vivo mai realizzato a livello internazionale in un ospedale: le “Vitamine musicali“, ideate nel 2016 dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna al S. Anna, che coinvolgendo oltre 13 istituzioni culturali veleggiano intorno ai 270 incontri. Il progetto è parte dell’inedita piattaforma di ricerca-azione sulla relazione virtuosa tra “Cultura e Salute” varata dall’Ente dai suoi esordi, agli inizi degli anni 2000, in cui si confrontano istituzioni culturali e cognitive, medici, esperti nelle scienze sociali, economisti della cultura che porta in Ospedale esperienze pilota esportabili in altri contesti.Le nuove frontiere della ricerca scientifica continuano ad approfondire le potenzialità degli effetti del suono sull’organismo, dimostrando che la musica è anche in grado di stimolare la produzione di endorfine (gli ormoni del “buon umore”) e il sistema immunitario.

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“L’arte ha indubbiamente la capacità di rendere gli spazi pubblici ambienti di vita più vicini e accoglienti per tutti noi.” dichiara il prof. Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di TorinoIl progetto “Vitamine Jazz” promosso all’’Ospedale S. Anna, eccellenza europea per ricerca e cura per la ginecologia e l’ostetricia, dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, raggiunge oggi un traguardo straordinario, non solo per il numero delle esecuzioni musicali e la grande partecipazione di artisti, ma anche perché dimostra che un ambiente artisticamente e culturalmente stimolante interviene sul miglioramento del percorso di accoglienza e cura. Un contributo essenziale al futuro della medicina universitaria, che rientra a pieno titolo negli obiettivi strategici di responsabilità sociale nei confronti dei territori nei quali l’Ateneo opera.

“Siamo orgogliosi di questo traguardo delle 100 Vitamine Jazz all’insegna dell’umanizzazione delle cure e dell’ospedale. Nell’ottica della presa in carico delle pazienti, non solo dal punto di vista medico sanitario, ma soprattutto dal punto di vista della persona a 360°” afferma il Dott. Silvio Falco, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. “Questo progetto vuole essere a sostegno delle donne, affinché la loro quotidianità in ospedale non si trasformi in isolamento, ma soprattutto diventi un sostegno. Ringraziamo tutti gli artisti, la Fondazione e tutte le Istituzioni che hanno permesso questa iniziativa senza precedenti in Italia“. “Questo progetto conferma la Dott.ssa Grace Rabacchi Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero S. Anna rappresenta un valido esempio di buona prassi per l’obiettivo di umanizzazione delle cure nel nostro Ospedale Ostetrico-Ginecologico” L’Arte, come dimostrano le Vitamine musicali e innumerevoli evidenze cliniche, è un alleato al percorso di cura” afferma la Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna e Direttore della Struttura Complessa Universitaria Ginecologia e Ostetricia 1, Presidio Ospedaliero Universitario S. Anna. “Siamo riconoscenti agli Artisti, alle Istituzioni che rappresentano, agli organizzatori che hanno sposato la missione del nostro Ente che da dieci anni lavora a fianco dell’Università e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria per supportare la ricerca, l’adozione di tecnologie sempre più avanzate, la formazione dei professionisti e per far sì che cure e ambienti rispondano sempre più e sempre meglio ai desideri e alle aspettative delle pazienti e delle loro famiglie.I risultati di un lavoro collettivo, che unisce Scienza e Arte, sono leggibili in Ospedale e hanno ispirato altre realtà“. Oggi l’Ospedale S. Anna, ambiente multiculturale per definizione, con i nuovi ambienti ristrutturati in dialogo con l’Arte, le performance musicali e la collaborazione con Abbonamento musei, è una carta d’identità della Torino della Cultura che pensa alla qualità della vita delle persone.Alla vigilia del Festival Jazz (il cui Direttore Artistico Diego Borotti, anche lui protagonista di una “Vitamina Jazz”, sarà presente in Aula Dellepiane) la programmazione in ospedale è in continuo divenire. I musicisti ritornano, portano amici in un passaparola. “La musica è conversazione, comunicazione in armonia. Il jazz in particolare è condivisione continua. Dall’interazione fra musicista e spettatore nascono le successive improvvisazioni”, afferma con orgoglio Raimondo Cesa che cura la rassegna e presidia ogni incontro nel quale è frequente vedere le pazienti unirsi nel canto, leggere lo stupore sul volto dei bambini. “E’ arrivato al S. Anna, a favore delle donne, il grande patrimonio della tradizione jazzistica del territorio, di umanità, che proviene dal dialogo di molte culture che creano l’inedito. Composizioni originali e improvvisazioni, nelle quali le sonorità jazzistiche si alternano ad atmosfere mediterranee e sudamericane, portano le menti verso altri immaginari, fuori dalle mura ospedaliere. Assistiamo ad una invasione pacifica di artisti che con il loro contributo confermano l’importanza di questa musica nella storia culturale della nostra città”. Il Trio di Janeiro con la voce di Sabrina Mogentale, Fabrizio Forte alla chitarra e Maurizio Murgia alle percussioni saranno i protagonisti della centesima Vitamina nei reparti dell’Ospedale. A loro si uniranno in una Jam session in Aula Magna tanti altri Jazzisti in rappresentanza della feconda produzione creativa torinese che è approdata nel più grande ospedale d’Europa dedicato alle Donne.

 

L'isola del libro

La rubrica settimanale delle novità in libreria

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Søren Sveistrup “L’uomo delle castagne” –Rizzoli- euro 20,00

E’ uno dei thriller più belli tra quelli letti di recente ed è all’inseguimento di un killer particolarmente spietato che arriva direttamente dalla Danimarca e dalla penna di Søren Sveistrup. Potremmo dire che, sul solco tracciato da Stieg Larsson (lo scrittore svedese che ci aveva catturati con la sua trilogia Millenium, morto nel 2004) oggi c’è un altro scrittore nordico abilissimo nell’imbastire trame sanguinarie che non lasciano scampo e tengono il lettore avvinghiato fino all’ultima pagina. Sveistrup è nato a Copenaghen nel 1968, adottato da piccolo, ha trascorso l’infanzia sull’ isola di Thurø, a sud della Danimarca. E’ autore della serie tv “The killing” che ha conquistato milioni di telespettatori, ed ha scritto la sceneggiatura de “L’uomo di neve” tratto dal thriller di uno scrittore cult come Jo Nesbø. Ritmo incalzante e colpi di scena che sarebbero perfetti per lo schermo li troviamo anche in questo suo primo romanzo “L’uomo delle castagne” che ha riscosso grande successo in patria ed è tradotto in 25 paesi. E’ un thriller ad alta tensione. La trafila di morte – in cui l’assassino seriale firma i suoi omicidi lasciando sulla scena del crimine degli inquietanti omini fatti di castagne e fiammiferi- si annuncia con il massacro di un’intera famiglia nella fattoria di Ørum, nell’ottobre 1989. Anni dopo -oggi- a Copenaghen vengono prima torturate e mutilate, poi brutalmente uccise, delle giovani madri. Scene dell’orrore su cui indagano Naia Thulin, poliziotta della Omicidi (prossima all’agognato trasferimento) e il nuovo arrivato Hess, agente di collegamento allontanato dall’Europol, che ancora non ha metabolizzato la tragica morte, 5 anni prima, della giovane moglie incinta di 7 mesi. I due devono lavorare fianco a fianco ma l’intesa non sarà facile da trovare: lei ferma nelle sue   posizioni e risoluta, lui uomo complesso ma di grande intuizione. Eppure finiranno per fare squadra ed avanzare come dei panzer nelle indagini. Scoprono che dietro le madri uccise ci sono vicende sottese di abusi e violenze sui minori, incuria nei confronti dei figli, denunce anonime e affidi familiari. E sullo sfondo, a complicare la già avvincente trama, c’è anche il rapimento della figlia dodicenne del ministro degli Affari Sociali Rosa Hartung, avvenuto un anno prima. Capro espiatorio della vicenda è un giovane hacker che si pensa abbia ucciso la ragazzina, l’abbia fatta a pezzi e poi nascosta chissà dove. Insomma, preparatevi a stanare il vero colpevole.

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Kurt Vonnegut “Il grande tiratore” – Feltrinelli- euro 17,00

Kurt Vonnegut, morto nel 2007, è stato un grande scrittore e saggista americano: considerato uno dei massimi autori di fantascienza che poi ha virato su un mix di elementi fantastici, satira politica, sociale e di costume. E aveva pubblicato questo romanzo nel 1982. “Il grande tiratore” è Rudy (voce narrante) che a 50 anni si guarda indietro e racconta le strampalate vicende della sua famiglia. Una storia di destini che iniziano e finiscono con l’apertura e la chiusura di (quelli che l’autore definisce) spiragli della vita.. un modo bellissimo di circoscrivere le avventure terrene comprese tra nascita e morte. Nell’incipit Rudy esordisce «…Ero anch’io un batuffolo di indifferenziata nientità, poi, piff, s’è aperto all’improvviso uno spiraglio, uno spioncino. Luce e rumore si sono riversati dentro il nulla …». Ed ecco la venuta al mondo. Rudy racconta di suo padre Otto Walz, erede di una ricca famiglia di Midland City, nell’Ohio, il cui patrimonio era stato accumulato vendendo un intruglio al limite del ciarlatano. Il suo spiraglio si era aperto nel 1892, e la sua vita era stata degna di un romanzo. Convinto di avere talento artistico aveva ottenuto dai genitori di iscriversi all’Accademia di Belle Arti a Vienna, dove aveva incontrato un giovane poverissimo che di nome faceva Adolf Hitler. I lavori di entrambi non avevano convinto gli insegnanti ma Otto aveva simpatizzato con l’austriaco e comprato un suo acquerello. Una pessima idea perché –come scrive Vonnegut – forse se non l’avesse fatto Hitler sarebbe morto di stenti già nel 1910. Dopo la parentesi viennese, Otto torna a Midland City e costruisce una casa grandiosa e bizzarra in cui custodisce una preziosa collezione di armi da fuoco. Ancora non può saperlo, ma questo, anni dopo, segnerà il destino di suo figlio Rudy. Intanto Otto gongola quando in Germania il suo amico Adolf diventa Primo Ministro e per celebrarne il successo espone una bandiera con svastica. Ma la 2° Guerra Mondiale sta per deflagrare e il vanto diventa pura vergogna. A complicare la vicenda sarà il giovane rampollo Rudy che si mette a sparare a vanvera e colpisce a morte una casalinga incinta. La disgrazia è solo l’inizio della catastrofe che finirà per travolgere tutta la famiglia.

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Margherita Belgiojoso “Là dove s’inventano i sogni” –Guanda- euro 19,00

Il libro ripercorre le vite di 16 donne russe, raccontate in altrettanti capitoli collegati tra loro da una sorta di staffetta ideale in cui si passano il testimone. Risultato: un grande affresco al femminile della storia degli ultimi due secoli dell’ex Unione Sovietica. L’autrice, che ha studiato storia dell’arte ed economia, ha vissuto più di 10 anni in Russia, l’ha attraversata in lungo e in largo scrivendone per le maggiori testate italiane. Ora ritrae scrittrici, attrici, poetesse, ballerine, rivoluzionarie e dissidenti le cui vite si sono intersecate in alcuni casi, facendole incontrare, convivere e lottare per ideali comuni. Tutte donne e vite straordinarie. Ci sono nomi altisonanti, come quello di Svetlana, figlia prediletta di Stalin, che dopo anni in adorazione del padre, dovrà fare i conti con la sua crudeltà, finirà per allontanarsene e lasciarsi alle spalle la Russia. Aleksandra Kollontaj, prima ministro donna della storia russa -unica tra i 15 ministri del governo di Lenin- che adottò misure draconiane per l’emancipazione femminile, compresa una dura battaglia per la legalizzazione dell’aborto. C’è la poetessa Anna Achmatova inorridita per gli orrori perpetrati da Stalin – in un mese aveva fatto   fucilare 6500 persone- disperata quando furono arrestati il suo compagno e suo figlio. E c’è la scrittrice Nina Berberova che riesce a scappare in America e sbarca il lunario passando da un lavoro a un altro, fino ad insegnare letteratura a Yale e Princeton, abilissima nell’osservare l’atteggiamento dei russi emigrati negli States. Ci sono le rivoluzionarie come Marija Volkonskaya e molta Siberia; ma anche danzatrici ed attrici come Ljubov’ Orlova, il sorriso del cinema sovietico. Il libro si chiude con la coraggiosa dissidente Elena Bonner che nel 1975 andò ad Oslo a ritirare il Premio Nobel per la Pace assegnato al marito Andrej Sacharov. Lui lo condivise con le centinaia di prigionieri rinchiusi nelle carceri di Brežnev; ma il segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica non perdonò questo smacco e nel 1980 fece prelevare Sacharov e lo mandò al confino. L’epilogo invece è dedicato ad Anna Politkovskaja che l’autrice conobbe personalmente negli anni in cui lavorava come giornalista a Mosca…Queste sono solo brevi anticipazioni, il libro racchiude molto di più e si legge piacevolmente come un grande romanzo corale.