redazione il torinese

Esposto di Rosso (FdI) sui Murazzi abbandonati

Il capogruppo di Fratelli d’Italia: “Abbiamo perso gli affitti per anni e gli immobili sono ormai fatiscenti e deprezzati”

“Lasciare in stato di abbandono decine di immobili pubblici, rinunciare all’incasso dei canoni di locazione, permettere il degrado fisico dei locali stessi con un inevitabile deprezzamento del loro valore, rappresenta con ogni probabilità un grave danno erariale”. Così Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale torinese, ha introdotto oggi la conferenza stampa nella quale ha illustrato l’esposto alla Corte dei Conti che ha preparato per il deposito urgente. “Mi riferisco – ha continuato – proprio ai tanti locali chiusi al Parco del Valentino, ma anche agli otto lotti già assegnati ai Murazzi, che restano lettera morta e non vengono assegnati per le lungaggini cervellotiche, per i bandi mal scritti e che di conseguenza stanno provocando la morte di due aree importantissime della città”. Da un punto di vista politico, spiega Rosso, “non posso che constatare come questo stato di cose, le cui responsabilità sembrano essere di entrambe le ultime Giunte comunali, abbiano di fatto lasciato agli spacciatori campo libero sia al Valentino, sia ai Murazzi. Da un punto di vista amministrativo e contabile, però, è chiaro che ci siano sia il danno emergente, sia il lucro cessante”. Difficile stimare con precisione quanto il Comune stia perdendo. Si tenga conto che soltanto la Rotonda del Valentino aveva un canone annuo di 120mila euro ed è chiusa da 5 anni: in tutto sarebbero 600mila gli euro non incassati da Palazzo di Città. Ma anche ai Murazzi, si stanno perdendo circa 200mila euro l’anno di affitti non pagati, secondo quanto risulta dai bandi per l’assegnazione degli immobili. Si legge nell’esposto: “il Cacao, il Bunker, il Cap10100 e praticamente tutti gli spazi dei Murazzi, per non parlare della Rotonda del Valentino o del Fluido, tutti locali di proprietà in senso lato della cittadinanza che l’Amministrazione dovrebbe per l’appunto amministrare e far rendere, sono invece in stato di abbandono”. Il documento prosegue sottolineando che “la stessa Rotonda, in totale disarmo e nell’incuria dell’Amministrazione, è ormai utilizzata dai tossicodipendenti come ‘stanza del buco’, dopo essere stata vandalizzata e spogliata di tutti gli arredi e di ogni parte mobile al suo interno, con un grave pregiudizio per il valore dell’immobile stesso”. Per questi e altri motivi, con l’esposto si chiede alla Corte che vigila sul buon utilizzo del denaro e dei beni pubblici, “se una quantità tale di immobili pubblici in stato di abbandono, quindi senza più la possibilità per il Municipio di ottenere canoni, con il degrado causato dall’assenza di qualsiasi vigilanza dei locali stessi e di qualsivoglia cautela finalizzata alla loro conservazione, non abbia causato un grave danno erariale per le casse comunali”. Roberto Rosso chiarisce che “la situazione è davvero paradossale. Perché tante delle vertenze che hanno portato alla chiusura e all’abbandono di decine di locali, partivano proprio dall’assunto che i canoni non fossero adeguati e che in fondo il Comune ci stesse perdendo. Però le lungaggini burocratiche, l’incapacità amministrativa e forse anche un po’ di noncuranza, hanno portato a una chiusura che ormai sta diventando permanente, per cui dal poco che si incassava si è passati al niente”. Senza contare che “l’incuria e la mancanza di controlli degli immobili chiusi hanno anche causato le devastazioni dei vandali e dei ladri, che come detto hanno deprezzato ulteriormente il valore della cosa pubblica in questione”.

Liberi Liberi

Racconti, curiosità ed eventi…la musica al servizio della gente

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Smettila di parlare….

Guardando il muro!!!

E….. se qualcosa mi devi dire….

Dimmelo “duro”! “

Siamo nel 1989 e la penna è quella di un certo Vasco Rossi. L’album è Liberi Liberi e la canzone in questione, traccia numero 7, è un vero urlo contro il destino. Mai in un brano fu descritta cosi bene la rabbia verso un sistema, addirittura contro Dio, mai come in questo brano, l’autore parla del male di vivere che lo affligge. Bonolis un giorno gli chiese: ”come sta oggi Vasco Rossi?” ed il ragazzo di Zocca rispose: ”non mi posso lamentare anche perchè…se mi potessi lamentare…” Pochi hanno capito questa risposta, nemmeno il “paolo” nazionale, ma col genio dei grandi poeti, c’è dentro tutto il nuovo Vasco, quello del post 50. Faccio la parafrasi: non mi posso lamentare, perché “sulla carta” sono una persona davvero fortunata, soldi, successo… eppure soffro lo stesso. Soffro di un male interiore che non si può spiegare, se non con le canzoni. Ma non ho il diritto di piangere, perchè, ripeto, sono consapevole di essere fortunato, malgrado tutto. Altre persone stanno molto peggio di me. Torniamo al brano, è evidente che Rossi si stia, fin dall’inizio, rivolgendo ad una donna che non ha il coraggio di dirgli in faccia qualcosa di veramente brutto. “guardami quando mi parli…” Quattro parole a dipingere un quadro dai colori più che nitidi. Questo è il Vasco nazionale, che piaccia o meno, un vero genio. una brutta cosa da dire, un forte imbarazzo, un ipocrisia di circostanza da parte di lei e il carattere forte di lui che vuole sapere, che vuole affrontare di petto la realtà. Ed ecco che la rabbia esce con forza, ma, per una volta, è una rabbia serena. La rabbia di chi non può fare nulla, ma che non si sente in colpa. Emblematica la frase: “la chiamerò sfortuna, maledetta sfortuna!!!” Non credo alla fortuna o alla sfortuna io, Chiara De Carlo, credo che ognuno sia l’artefice della propria vita, credo che se qualcosa può andare storto, beh., lo farà, indipendentemente da tutto e da tutti. Ma vi lascio con una frase che mi fa sorridere ogni volta! “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo – e spesso prende anche la mira.” (Roberto “Freak” Antoni) Vi invito ad ascoltare la versione di una sfortunata per antonomasia, la grande Mia, vi farà impazzire, spero! Con me ha funzionato

https://www.youtube.com/watch?v=F72Y9Hsx4QA

 Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!
 

Auto, Chiamparino propone un tavolo permanente

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino,  in Consiglio regionale nel corso delle comunicazioni sulla situazione di Fca chieste da Marco Grimaldi (Leu), lancia una proposta:

“Penso che sarebbe estremamente utile se si riuscisse a costituire una sorta di tavolo regionale permanente di coordinamento, sul tema dell’automobile, in cui Fca già Fiat sia e si senta coinvolta pienamente

L’automobile è un sistema complesso – ha proseguito il presidente – fatto di fornitori e subfornitori, con una diffusione molto capillare, che nel corso degli anni ha saputo emanciparsi dalla sola Fiat. A livello internazionale il nostro distretto ha competenze e qualifiche che ne fanno uno dei punti di riferimento sulla scena europea”. “Credo che avere la possibilità di avere un luogo in cui istituzionalmente sia possibile uno scambio di informazioni sulle azioni reciproche e di coordinamento, senza interferire nei rispettivi ambiti, sarebbe molto utile. Lancio quindi questa proposta, che avrei lanciato con il Consiglio aperto”, ha detto Chiamparino, che ha anche ricordato come Michael Manley abbia prospettato qualche novità importante nel piano per l’Italia: il trasferimento di modelli che prima erano previsti all’estero, nel mezzogiorno d’Italia, fatto che rappresenta già un’importante inversione di tendenza. “È anche significativo, ma non sufficiente, la scelta di investire sulla 500 elettrica a Mirafiori”, ha precisato Chiamparino. “Ora, per essere chiaro, che il baricentro strategico della Fiat si sia spostato nel corso degli anni, a cominciare dall’accordo Marchionne-Obama, è abbastanza evidente – ha proseguito -. Ma è anche un fatto che nel continente europeo, dove la competizione è più complessa e difficile, sia necessario un grande centro di progettazione, innovazione, ma anche di produzione: Torino ha tutte le carte in regola per essere un centro europeo di direzionalità ingegneristica nel campo dell’automotive”. Il presidente della Giunta ha anche rammentato che gli investimenti fatti nel campo dell’innovazione automotive negli ultimi anni, arrivano a circa 83 milioni di euro pubblici, di cui 31 direttamente finanziati dalla Regione, che porteranno a una mobilitazione di circa 500 milioni d’investimenti.

 
(foto: il Torinese)

In duecento a Settimo per non dimenticare la vittima del “Barattolo”

”Giustizia”, “Non c’è pace senza Giustizia”, “Giustizia non è mai vendetta. Con striscioni eloquenti come questi lunedì sera, 18 marzo, oltre duecento persone sono scese in strada, a Settimo Torinese, per ricordare il loro concittadino Maurizio Gugliotta e per invocare, appunto, Giustizia, con la “G” maiuscola, alla vigilia dell’udienza decisiva del processo per il suo omicidio: domani, mercoledì 20 marzo, in Tribunale a Torino, è infatti attesa la sentenza nei confronti di Khalid De Greata, il giovane profugo nigeriano che il 15 ottobre 2017al mercato del libero scambio di Torino, ha accoltellato a morte senza un apparente motivo il cinquantunenne operaio e padre di famiglia, ferendo anche l’amico che si trovava con lui.Un corteo di fiaccole silenzioso partito dall’abitazione della vittimain via Verdi, che ha attraversato la città per poi raggiungere la piazza del municipio. In testa, la moglie, Carmela Caruso, e i tre figli, sostenuti da vicino anche dal dott. Ermes Trovò e dal dott. Giancarlo Bertolone, rispettivamente presidente e consulente personale di Studio 3A-Valore S.p.a., la società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che assiste i familiari della vittima.

Alla fine i commossi ringraziamenti della vedova agli amici che hanno organizzato l’iniziativa, a tutti i partecipanti e a tutti coloro che le sono stati e le sono vicini in questo momento. “Erano davvero in tanti, ho visto molti amici e conoscenti di mio marito ma anche persone che non lo conoscevano, cittadini comuni: grazie a tutti – ha commentato Carmela Caruso – Il messaggio forte lanciato da questa fiaccolata è che la gente c’è e vuole giustizia, come la vogliamo noi, e vuole anche che le cose cambino, che le leggi cambino, che i cittadini siano tutelati, che le pene per i crimini commessi siano giuste e certe. La rabbia è tanta. Anche se non sono molto ottimista per la sentenza”.

Il Pm della Procura di Torino titolare del procedimento penale, il dott. Gianfranco Colace, ha chiesto l‘ergastolo per l’assassino, contestandoglil’omicidio aggravato dai futili motivi di Gugliotta e il tentato omicidio dell’amico, richiesta cui si sono associate le parti civili che rappresentano la signora Caruso e i tre figli. Sul verdetto che dovrà pronunciare il giudice, dott. Stefano Vitelli, però, com’è noto, incombecome un macigno l’incognita della seminfermità mentalericonosciuta da due perizie psichiatriche all’imputato, che beneficerà anche dello sconto di pena previsto per il rito abbreviato. Il timore della famiglia è che possa cavarsela con pochi anni di carcere e sarebbe un ulteriore schiaffo per i Gugliotta, che già hanno perduto all’improvviso e tragicamente il proprio caro e il loro sostegno economico, e che non potranno neppure essere risarciti dal killer, nullatenente. Oltre che dalla Giustizia, si aspettano un segnale anche dallo Stato, sin qui non pervenuto. 

Fca, Forza Italia: “Ampliare parco Its per la mobilità del futuro”

“Spiace constatare che durante le sue comunicazioni in Aula su FCA il Presidente Chiamparino si sia limitato ad una scolastica disamina incentrata sulle scelte di politica industriale della multinazionale automobilistica. Ancora una volta ha dimostrato la sua stanchezza e il passo lento del centrosinistra in Piemonte che non è un caso vede la nostra Regione in affanno, con una economia che rallenta più di tutte le altre nel Nord Italia”. Ad affermarlo Claudia Porchietto e Andrea Tronzano, rispettivamente deputato di Forza Italia e responsabile regionale del Dipartimento Attività Produttive in piemonte e vicecapogruppo in Regione Piemonte.
“Sinceramente ci saremmo aspettati che il Governatore ci comunicasse un piano strategico di misure da proporre a FCA: perché é inutile invocare l’etica dell’impresa se non si ha la minima idea di che cosa chiedere per il proprio territorio. Inutile l’ennesimo tavolo, se non hai da metterci sopra un progetto sul quale discutere. Il tempo delle questue è finita vista la dimensione globale nella quale opera oggi FCA. C’è chi come il centrosinistra e il M5S continua a pensare che si possa avere equità sociale solo senza avere imprenditori. Per noi invece è vero il contrario non c’è equità sociale senza impresa, e non c’è lavoro senza imprenditori”.
Il vicecapogruppo Andrea Tronzano
“Lanciamo una proposta: la Regione costruisca insieme al Governo un progetto per ampliare il “parco” ITS presente in Piemonte e che deve diventare la fucina delle nuove competenze per la mobilità del futuro. Questo ITS potrebbe sì coinvolgere direttamente FCA in modo da formare le figure indispensabili per un mondo del lavoro sempre più specializzato. Non bisogna dimenticare che in Piemonte esiste un mismatch di 150mila posti di lavoro dove l’offerta non incontra domanda”. Concludono i due esponenti di Forza Italia Porchietto e Tronzano.
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Quale sicurezza nell’anestesia cardiochirurgica?

Le linee guida in tutto il mondo sottolineano come l’anestesia volatile (o inalatoria) sia preferibile rispetto a quella di tipo intravenoso per i suoi effetti cardioprotettivi nelle operazioni cardiochirurgiche, come il bypass aortocoronarico

 

Uno studio multicentrico, pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale The New England Journal of Medicine, dimostra, invece, che non c’è alcuna differenza tra i due tipi di anestesia dal punto di vista della sicurezza. La ricerca, condotta in 36 Centri e 13 Paesi con un coinvolgimento di 5.400 pazienti, è stata coordinata da medici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele coadiuvati dalla Città della Salute di Torino, in particolare dal professor Giovanni Landoni, referente Ricerca Clinica in Anestesia e Rianimazione Chirurgica del San Raffaele, e dal professor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica, referente Aree Cliniche del San Raffaele, e dal professor Luca Brazzi, Direttore Anestesia e Rianimazione universitaria ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Per numero di Centri e pazienti coinvolti, la ricerca è uno dei più grandi studi anestesiologici mai condottiOggi l’anestesia è indispensabile per qualsiasi tipo di intervento chirurgico, in quanto permette ai pazienti di essere sottoposti ad operazioni ed altre procedure più o meno invasive senza provare dolore, oltre a proteggere l’organismo dall’intervento stesso. Molti progressi della chirurgia dipendono dagli sviluppi della moderna anestesia, senza la quale, per esempio, non sarebbe possibile effettuare interventi cardiochirurgici maggiori, le cosiddette “operazioni a cuore aperto”. Ricerche pre-cliniche e meta-analisi negli anni hanno suggerito di preferire, negli interventi al cuore, l’anestesia inalatoria rispetto a quella intravenosa per le sue conseguenze farmacologiche positive, come la riduzione di infarto miocardico o gli effetti cardioprotettivi sulle cellule stesse. Tuttavia, fino ad oggi non esistevano studi consistenti che dimostrassero delle reali differenze nelle conseguenze cliniche tra anestesia intravenosa e volatile nei pazienti sottoposti a questo tipo di operazioni.La ricerca condotta dai medici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e della Città della Salute di Torino, in collaborazione con ospedali di tutto il mondo – dal Brasile alla Malesia, dall’Arabia Saudita all’Australia – ha voluto verificare l’effettiva differenza tra i due tipi di anestesia generale nelle operazioni di bypass aortocoronarico, monitorando la mortalità ad un anno dei pazienti ed eventuali reazioni avverse all’anestesia. “Abbiamo scelto di focalizzarci sull’intervento di bypass aortocoronarico perché si è dimostrato essere un ottimo modello per vedere gli effetti dell’anestesia, oltre che uno degli interventi maggiori più frequenti – conta infatti circa un milione di interventi l’anno”, affermano Giovanni Landoni, primo nome dello studio, e Luca Brazzi. Dal 2014 al 2017 sono stati reclutati 5.400 pazienti – un numero particolarmente ampio per ricerche di questo tipo – successivamente divisi in due gruppi in modo randomizzato: un gruppo è stato trattato con anestesia volatile e l’altro con anestesia intravenosa. Monitoraggi successivi non hanno mostrato alcuna differenza significativa nelle conseguenze cliniche post-operazione. Anestesia volatile e intravenosa sono, quindi, ugualmente sicure. “Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto perché, oltre a rassicurare medici e pazienti, ciò significa che già nell’immediato sarà possibile ridurre i costi dell’anestesia in ogni Paese: dal momento che i risultati sono del tutto comparabili, saranno i Paesi stessi a decidere se preferire un’anestesia rispetto all’altra a seconda dei costi che questa comporta nei singoli paesi”, affermano Landoni e Brazzi. Lo studio, oltre ad essere uno dei più grandi studi anestesiologici mai condotti, è un esempio di ricerca clinica indipendente e collaborativa, promossa e realizzata grazie a finanziamenti ricevuti dal Ministero della Salute.

I risultati dello studio verranno presentati a Brussels il 19-22 marzo durante la 39esima edizione del congresso ISICEM (International Symposium on Intensive Care and Emergency Medicine), il più importante in questo campo, con oltre 11.000 partecipanti.

ITALIA IN RECESSIONE, L’IMPORTANZA DELLA LEGGE 3/2012

L’Italia della crisi ha prodotto un fenomeno nuovo, altresì conosciuto come ‘sovraindebitamento’ o ‘fallimento del privato’: situazioni derivanti da esposizioni finanziare o debitorie gigantesche, divenute ormai ingestibili, che di fatto impedirebbe a chiunque – cittadini, consumatori, artigiani, piccole e medie imprese – di uscirne, ipotecandosi così, di fatto, vita, futuro e professione. “Si deve l’intelligenza e la lungimiranza del Presidente Emerito della Repubblica Sergio Napolitano l’aver consentito a tale, importante legge, l’ingresso dalla porta principale, nello scenario legislativo italiano, qual e strumento atto a risolvere situazioni altrimenti impossibili, detto Legge 3/2012“, spiega Serafino Di Loreto, già stimato Avvocato e tra i soci fondatori storici di ‘SDL Centrostudi SPA’, azienda che per prima, dal 2010 a oggi, ha fornito sull’intero territorio nazionale una risposta efficace e pronta al dilagante tema dell’usura e dell’anatocismo bancari. Attraverso alcune distinte procedure, oggi l’italiano sovraindebitato può disporre di differenti strade risolutive per potersi chiamare fuori dall’eccesso di debiti maturati in ambito privato e professionale, che possono altresì, come molteplici casi dal 2015 a oggi dimostrano, anche essere stralciati fino all’80% del monte esposizione complessivo. Salvando vite, evitando dunque tragici finali, preservando l’occupazione, riassestando la gestione di soggetti d’impresa attorno al perno del buon senso: in due parole, facendo tabula rasa del passato per guardare al presente e al futuro con rinnovata fiducia, finalmente liberi dai vincoli pregressi” dichiara Serafino Di Loreto.

 

STORIA, CULTURA E PAESAGGIO RILANCIANO ECONOMIA E TURISMO

Sin da quando mi è stata conferita la delega al turismo, su proposta dell’allora presidente dell’Unione dei Comuni della Valcerrina, Maria Rosa Dughera (condivisa da tutti i sindaci/assessori), poi riconfermata dall’attuale presidente Fabio Olivero, ho cercato di muovermi su due direttrici che potessero dare delle prospettive di sviluppo dell’ambito turistico nella Valle. La prima è stata quella di creare un ‘ponte’ con il Mantovano, vista la presenza nel territorio unionale di Crea, Santuario Patrimonio dell’Umanità Unesco, e la comunanza con il Comune di Curtatone, per via del Santuario della Beata Vergine delle Grazie che ogni anno a ferragosto ospita nella località dove è situato una fiera millenaria con un passaggio impressionante di persone, con l’auspicio che questa potesse essere una vetrina vero non solo la Lombardia ma un ambito territoriale più vasto. Di questo, la sera del 14 agosto 2017 ne è stato ben conscio il Rettore di Crea, monsignor Francesco Mancinelli, con il quale abbiamo rappresentato l’Unione ed il Santuario nel momento religioso della festività, una concelebrazione con tre Vescovi (quello di Mantova, quello emerito di Mantova e quello di Ferrara). Il secondo, invece, è tutto piemontese, perché rivolto a Torino ed alla porzione di Città Metropolitana che è poi la continuazione della Valcerrina del Monferrato Casalese. La Valle, infatti, da uno sviluppo delle sue potenzialità turistiche, che sono quelle di un turismo dolce, della gita ‘fuori porta’, della visita ad una bellezza artistica, architettonica, ambientale, paesaggisti, non certamente del turismo di massa. La Valcerrina, infatti, ha una potenzialità che è ancora ampiamente inespressa, anche perché, terra circondata da tre Unesco (Crea, Langhe-Roero e Monferrato e Collina Po Torinese) spesso viene saltata a pie pari dagli itinerari turistici. E se iniziative intelligenti, come quelle del Gran Trekking dei Castelli Bruciati e della Gran Cavalcata o i percorsi di nordic walking e di escursioni dolci, possono essere dei vettori indubbiamente importanti, tuttavia occorre valorizzare ancora più i suoi tesori nascosti, anche a chi ci vive. La Valle, non lo si dimentichi, va poi vista nel suo insieme, quindi anche i centri della Provincia di Asti e della Città Metropolitana di Torino, con le sue chiese romaniche e più recenti, i suoi castelli e ‘tutto quanto fa cultura’. Mi permetto di segnalare che nel mese di agosto dello scorso anno, su ‘Medioevo’ una rivista a diffusione nazionale, è uscito un bell’articolo di Chiara Parente, insegnante, scrittrice e giornalista di Castelnuovo Scrivia, che ha delineato una proposta di itinerario incentrandolo proprio sulla ‘Valcerrina’, area spesso lontana e dimenticata sia dal capoluogo provinciale sia da Casale Monferrato. E, per questo, è sufficiente vedere che gli itinerari dei viaggiatori che passano dalla Città di Sant’Evasio, sovente proseguono in direzione di Crea e poi di Moncalvo, mentre i pullman, non frequentissimi peraltro, che arrivano da Torino, una volta giunti a Cavagnolo-Brusasco, ‘virano’ in direzione dell’Astigiano. L’itinerario che deve portare verso e da Torino, invece, vede due capolavori d’arte religiosa ai suoi estremi ed un terzo gioiello romanico al centro (anche se non esatto). Si tratta di partire da Crea, proseguire attraverso Mombello Monferrato, con le formelle romaniche della chiesa di San Sebastiano, solo per citarne una, e la millenaria Torre San Quilico nel Comune di Odalengo Grande per poi arrivare all’Abbazia di Santa Fede a Cavagnolo e chiudere, sempre nella Città Metropolitana di Torino al complesso abbaziale di Santa Maria di Pulcherada a San Mauro Torinese, al sorto al centro di una curtis che collegava Augusta Taurinorum (Torino) con Industria (Monteu da Po). E sull’altro lato della Valle non vanno dimenticati il Castello di Gabiano, Villamiroglio con il gioiellino di Santa Liberata e Moncestino con la sua bellissima veduta sulla Valle del Po. Non si tratta di un percorso che fa concorrenza con la Superga-Crea, si sovrappone a quelli del Romanico Astigiano o alla ciclovia VenTo ma che potrebbe con essi fare rete. Per questo occorre che si crei, al più presto un tavolo con i Comuni e gli enti territoriali toccati dall’itinerario, le associazioni che vogliano lavorare a questo obiettivo, la Diocesi di Casale Monferrato che, oltre tutto si estende anche a parte del Torinese, esperendo una volta tanto vedute più ampie del ‘cortile della cascina’ o di campanilismi che in questo caso sono un freno allo sviluppo, magari creando anche un’associazione ad hoc. In questo modo, facendo rete, e non necessariamente avendo come baricentro una Casale Monferrato troppo lontana, si potrebbero cogliere dei risultati. Su questo progetto, che è anche un recupero delle tradizioni e delle radici cristiane di una terra che è sempre stata cristiana, quindi della sua identità, sono pronto ad impegnarmi a fondo da qui al prossimo futuro. Naturalmente in compagnia di tutti coloro che ci crederanno.

Massimo Iaretti

Consigliere delegato al Turismo

Unione dei Comuni della Valcerrina

Consigliere Comunale

di Villamiroglio


 

AUGURI A UN PAPA' UNICO E SPECIALE

A Franco Maria Botta
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La più grande eredità che un padre può lasciare a un figlio è la memoria del suo amore.
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A te, caro Franco, che nonostante le avversità della vita sei riuscito a mantenerti integro, donandoti totalmente a Mattia e a tutti coloro che ami, e non solo.
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Il tuo amore proteggerà per sempre il tuo “tato”… Sei e rimarrai la sua luce.
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A un papà unico e speciale. Da chi ti vuole bene
R.A.

Donne (in nero) a Torino, un polittico a più cornici

A Torino passando per via Garibaldi, poco prima di arrivare all’incrocio con via XX Settembre, si può vedere un presidio tutto al femminile, fatto di un ampio striscione, volantini e della forza delle sostenitrici che fanno parte delle Casa delle Donne di Torino e che partecipano con la loro manifestazione al movimento delle Donne in Nero ogni ultimo venerdì del mese dalle ore 18 alle 19

Donne in Nero il movimento a cui la Casa delle Donne di Torino afferisce, è nato in Israele nel 1988 e da allora in varie parti del mondo manifesta principalmente contro la guerra e contro il ruolo tradizionalmente attribuito alla donna nei confronti dei conflitti, un ruolo di passività e remissività. Donne in Nero si impegna affinché sia le condizioni di pace sia le prospettive che la pace porta con sé non siano dimenticate e inoltre chiede che nessuna guerra sia messa a tacere. donne (in nero) è anche una serie che collega le donne in nero che rispondano a due caratteristiche: facciano parte della storia dell’arte e siano legate alla città di Torino. Per la terza uscita della serie donne (in nero) come di solito vediamo qualcosa di pittorico, ossia il Polittico di Sant’Anna di Gaudenzio Ferrari (1475/1480-1546), in parte conservato ai Musei Reali. L’opera esposta nella Galleria Sabauda è composta da quattro parti, di cui tre una in fila all’altra e la quarta sopra. La scena centrale ritrae Sant’Anna, la madre di Maria, che regge sulle gambe il bambin Gesù mentre Maria è accanto. Ed è proprio da lì che partiamo, dallo spazio che separa la madre e il bambino. Maria ha un vestito rosso e, ancora una volta, indossa un mantello nero, portato su una spalla sola a ricordo della sua purezza. Il cedere e il sostenere di Sant’Anna è un gesto antico che Gaudenzio Ferrari sapientemente ci mostra, così come ci mostra l’abbraccio che dà sollievo nella parte di destra e la fuga, a sinistra, mentre il Salvator Mundi sovrasta- nella realtà fisica del polittico così come nella simbologia- le azioni e le scelte umane. Ma scegliamo la scena centrale come la più significativa per il polittico perché la tensione dell’avvicinamento è così evidente -nel mentre in cui Santa Maria si congiunge al piccolo- che sembra di sentire il contatto delle mani e lo sfiorarsi delle teste.  Nella precedente uscita della serie donne (in nero) abbiamo detto qualcosa sul polittico, è stato anticipato come un’opera plurale e fin qui abbiamo visto il perché, le scene che si svolgono sotto la paziente attesa, potremmo dire sotto l’Eternità del Salvator Mundi sono molteplici, ritraggono Gioacchino Cacciato dal Tempio e l’incontro tra Gioacchino e Sant’Anna presso la Porta Aurea, ma abbiamo anche detto di una musicalità che il polittico porta con sé, cioè la melodia suggerita dai due angeli musicanti alle spalle delle due sante. La scena centrale è la più significativa per riconoscere all’italiano Gaudenzio Ferrari una delle sue più belle caratteristiche, quella del riempimento, dello scorcio, della prospettiva; come non soffermare lo sguardo sull’orizzonte del quadro per riconoscervi il blu oltremare che nelle giornate buone si vede nell’aldilà degli alberi di un remoto bosco alpino, lo stesso tratteggiato nella seconda tavola Gioacchino che abbraccia Sant’Anna alle spalle di Gioacchino, come per raccontarci qualcosa del suo passato; lo stesso che si intravede in un punto insignificante sui tetti, là sulla casa oltre l’arco, alla fine dello scorcio prima che sia di nuovo cielo, nella scena di Gioacchino cacciato dal tempio, lo stesso blu da cui il Salvator Mundi sembra emergere rasserenandosi.  Gaudenzio Ferrari -di cui parleremo ancora per la serie donne (in nero)- è stato un pittore molto prolifico, per questo le sue opere sono catalogate su base decennale. Il Polittico di Sant’Anna è del 1508, si trova dunque, per chiunque volesse approfondire, tra le opere del primo decennio del XVI secolo, periodo in cui seppur in una fase iniziale della sua carriera, è già considerato magister e lavora su commissione. Il polittico, realizzato per la chiesa di Vercelli, conta altri due pezzi oltre a quelli dei Musei Reali di Torino, le due tavole sono alla National Gallery di Londra, raccontano dell’annunciazione dell’arcangelo Gabriele e di Santa Maria vergine. 

Elettra -ellie- Nicodemi

 
 
https://www.museireali.beniculturali.it/opere/polittico-di-santanna/