redazione il torinese

UNA MERENDA REALE A PALAZZO

coda musei realeSarà possibile, in cambio di 10 euro, gustare la “Merenda reale” anche in altri locali storici che aderiscono all’iniziativa di Turismo Torino

 

Nell’ambito di “Natale coi fiocchi”, il ricco carnet di eventi offerti dal Comune di Torino in occasione delle festività natalizie, spicca un’iniziativa molto”golosa”: la Merenda Reale in versione settecentesca. Turismo Torino e Provincia invitano tutti, torinesi e turisti, dal 19 dicembre al 10 gennaio, e in seguito, ogni fine settimana di febbraio, a immergersi nella magica atmosfera di Palazzo Reale. Sarà l’occasione per assaporare il rito tanto amato dai Savoia, una merenda proposta dalla famosa pasticceria Gerla, che gestisce la caffetteria della più importante residenza sabauda del Piemonte. Dalle ore 16 si potrà infatti gustare la cioccolata calda fatta a mano secondo le antiche tecniche dei maestri pasticcieri di Casa Savoia, abbinandola ai pasticcini e ai biscotti artigianali di Gerla. Oltre al Caffè Reale di Palazzo Reale sarà possibile, in cambio di 10 euro, gustare la “Merenda reale” anche in altri locali storici che aderiscono all’iniziativa di Turismo Torino, come la Caffetteria degli Argenti della Reggia di Venaria e il Caffè Madama di Piazza Castello. I pasticcieri e i baristi sono stati istruiti da Barbara Ronchi della Rocca, esperta di bon ton e tradizioni di Casa Savoia.

 

(Foto: il Torinese)

Helen Alterio

New York (come non l’avete mai vista) e le sue storie

new york cognettinew york cognetti coperttinaNon è un caso che il 37enne scrittore milanese sia stato l’ospite d’onore della serata “Xmas in New York” organizzata dal Circolo dei lettori di Torino che, per l’occasione, si è trasformato nella città delle mille luci, tra musiche, installazioni video e libri

 

New York come non l’avete mai vista: attraverso 22 racconti di grandi autori che lo scrittore Paolo Cognetti ha scelto e condensato in “New York Stories” (Einaudi). Una bussola letteraria per orientarvi tra le pagine più belle sulla Grande Mela nel 900. Dagli anni ruggenti di F.S. Fitzgerald e Dorothy Parker alla grande migrazione, passando dall’”isola che galleggia su acqua di fiume come un’iceberg di brillanti” di Truman Capote all’età ribelle di Grace Paley e Joan Didion, per finire alla luminosa decadenza nelle pagine di Delillo e Whitehead.

 

Non è un caso che il 37enne scrittore milanese sia stato l’ospite d’onore della serata “Xmas in New York” organizzata dal Circolo dei lettori di Torino che, per l’occasione, si è trasformato nella città delle mille luci, tra musiche, installazioni video e libri.

 

Cognetti è infatti il condottiero ideale per scoprire gli angoli meno turistici della Grande Mela 2.0. Appassionato di letteratura americana (soprattutto ebraico – newyorkese) da anni esplora la capitale dei suoi libri e scrittori preferiti. L’ha raccontata in “Tutte le mie preghiere guardano verso ovest” (Edt) alla scoperta dei sapori della Big Apple; “New York è una finestra senza tende” (Laterza); e nella serie “Scrivere/New York” da cui è tratto il documentario “Il lato sbagliato del ponte”, affascinante viaggio tra gli scrittori di Brooklyn (nel dvd allegato al libro “New York è una finestra senza tende”)

Tra le tante definizioni letterarie, Cognetti preferisce quelle che delineano “una città in cui si arriva dopo un lungo viaggio, degli emigranti”; adotta volentieri il soprannome Gotham, con cui nell’800 Washington Irving, (alludendo alla cittadina inglese i cui abitanti si finsero pazzi per non pagare le tasse) ironizzava sull’eccentrica popolazione newyorkese; e a sua volta la definisce «Capitale del desiderio, di gente che vuole qualcosa, nella vita e nel lavoro. Quasi nessuno è nato lì, quasi tutti sono arrivati da altrove e questo loro desiderare è l’energia tipica che si sente moltissimo».

 

Tu a New York cosa cerchi, e l’hai trovato?

«Ci vado almeno una volta all’anno per scrivere e cerco di sfruttare i 3 mesi del visto. La vivo molto in solitudine, camminando nelle mie zone preferite. Scrivo tantissimo perché l’energia della città, e delle persone che ce la stanno mettendo tutta, è contagiosa e mi spinge a lavorare».

 

Il modo migliore per scoprirla?

«Fermarsi non solo a Manhattan. Stare vicino all’acqua, camminare lungo i moli e vedere cosa succede lì. Andare dall’altra parte dell’East River, a Brooklyn e nel Queens, per capire cos’era New York una volta. Il Queens ha oltre 3 milioni di abitanti di 15 etnie diverse: la linea 7, l’International Express, è la sopraelevata che lo attraversa fino a Flushing: il giro del mondo in 21 fermate.Scoprirlo dall’alto è un buon modo. Poi magari scendere ed esplorare qualche quartiere etnico».

 

Il tuo primo flash e le tue cartoline preferite della città?

«Le scale antincendio e le cisterne di acqua sui tetti sono il primissimo ricordo e le cartoline che, insieme ai ponti e al porto, amo di più. Sono legato all’idea novecentesca industriale di New York».

 

Il tuo posto del cuore e quello in cui, invece, ti senti più solo?

«Amo Red Hook, il vecchio porto di Brooklyn, dismesso dagli anni 60 in poi quando le navi erano troppo grandi per attraccare. Ma tutta la costa di New York è un immenso porto abbandonato, riprogettato in parchi, capannoni, gallerie d’arte e ristoranti. Mi sento solo a Times Square e nelle zone del turismo mondiale votato al consumismo più bieco».

 

Cosa potrebbe piacere della New York odierna a Fitgerald e Dorothy Parker?

«Temo ben poco perché negli ultimi 15 anni si è molto imborghesita ed è meno interessante».

 

Se potessi incontrare i tuoi scrittori preferiti cosa gli chiederesti?

«Più che altro vorrei fare delle cose con loro. Con Hemingway una partita di pesca, prendermi una bella sbronza con Carver, meglio ancora con Bukowsky. Farei l’autostop con Keruac e con la Parker andrei in qualche bettola di sua conoscenza».

 

Perché l’epicentro letterario oggi è Park Slope a Brooklyn e non Manhattan?

«Brooklyn, grande il triplo di Milano, ha quartieri di ogni tipo, tra cui Park Slope, dove molti artisti si sono spostati in base al mercato immobiliare più favorevole. Manhattan è carissima, proibitiva soprattutto per chi ha famiglia e vuole una casa più grande. Già nell’800 Park Slope fu progettato come quartiere per ricchi e gli architetti che hanno creato Central Park sono gli stessi che hanno pensato a Prospect Park come sua evoluzione».

 

Hai incontrato e filmato gli scrittori di Park Slope, che emozione è stata?

«Era necessario stare almeno una settimana con ogni autore. Alcuni, come Auster e McInerney dissero di no; in compenso quelli che acconsentirono, furono molto gentili e mi colpì la loro disponibilità. Ho scoperto che sono gran lavoratori, si alzano la mattina presto e si danno da fare. Niente a che vedere con l’idea romantica del genio ubriacone che scrive alle 3 di notte. E sono rimasto molto legato a Rick Moody».

 

Dove vivi a Brooklyn?

«Sempre nella casa di un amico italoamericano. Un luogo pacifico che ha le 2 anime di Brooklyn: se ti affacci da un lato vedi i classici back garden, bellissimi giardini interni con barbecue, orto e piscine gonfiabili; dall’altro invece la superstrada che taglia in due il quartiere, con il passaggio dei camion che fa vibrare la casa».

 

Tu hai due passioni, la montagna e NewYork: come le concili?

«Sono entrambi luoghi avventurosi e selvaggi, dove spesso sto volontariamente da solo. Dei ritiri in cui concentrarmi sulla scrittura. Ho sempre con me un quaderno e quando sono a Brooklyn, più che prendere appunti, mi capita di sedermi in un bar e scrivere sulla montagna; viceversa, sui monti, guardo i boschi e scrivo di Brooklyn. Mi serve una certa distanza dalle cose».

 

Il tuo prossimo viaggio a Gotham?

«Spero molto presto, per presentare il libro».

 

Consigli di lettura per scoprire la città?

«Libri non scontati. Tutti quelli di Mario Maffi, “Bartebly lo scrivano” di Melville, e per chi legge in inglese “Up in the old hotel” di Joseph Mitchell».

 

E i musei?

«Quelli sull’immigrazione. A Ellis Island; poi il Tenement Museum sulle case popolari, nel lower east side; e l’African Buriel Ground, vicino a Wall Street, costruito su uno dei primi cimiteri afroamericani del 700».

 

Laura Goria

Noseda vola negli Usa alla National Simphony Orchestra

nosedaMa il direttore continuerà a lavorare anche per il teatro torinese

 

Il direttore musicale del Teatro Regio,  Gianandrea Noseda è il nuovo direttore musicale della National Symphony Orchestra di Washington. Il maestro ha 51 anni e dal 2007 è direttore musicale del Regio. Il suo nuovo ruolo inizierà nella stagione 2016-17 e il suo contratto durerà fino al 2020-21, come ha annunciato l’orchestra americana. Ma il direttore continuerà a lavorare anche per il teatro torinese con il quale, si è premurato di rassicurare, intende aumentare le iniziative per il rafforzamento culturale di Torino.

Giovani piemontesi alla "corte" di Gualtiero Marchesi

iaris artusiUna competizione alla quale hanno preso parte 60 istituti alberghieri di tutta Italia promossa dal Consorzio Tutela Taleggio e da Alma la scuola internazionale di cucina italiana

 

Dall’Istituto alberghiero Artusi  di Casale Monferrato alla “corte” di Gualtiero Marchesi, nume tutelare della cucina italiana. Lorenzo Damosso, astigiano, allievo dell’Istituto casalese – frequenta la classe quinta Sala/Vendita, docente Maria Grazia D’Acunzo – è finalista nella sezione Sala del terzo concorso nazionale “Il Talento del Taleggio, i talenti di Alma”. Si tratta di una competizione alla quale hanno preso parte 60 istituti alberghieri di tutta Italia promossa dal Consorzio Tutela Taleggio e da Alma la scuola internazionale di cucina italiana, promossa e fondata da Gualtiero Marchesi. Obiettivo del concorso è valorizzare la conoscenza del prodotto tipico e di arricchire le competenze degli studenti per elevare la qualità della didattica e promuovere, in ambito scolastico il “Made in Italy” anche nel settore turismo. Lorenzo Damosso, che ha lavorato “in squadra” con l’alessandrino Marco Baretta, superata la prima fase ha preso parte alle semifinali che si sono svolte presso la Reggia di Colorno. Qui ha presentato, come vuole il regolamento del concorso, una proposta di “carta dei vini in abbinamento con il Taleggio” che è piaciuta molto alla giuria, al punto che lo ha selezionato per affrontare la finale a due – che si terrà il 29 gennaio 2016 a Torino,  all’Istituto alberghiero Giolitti, vincitore della passata edizione, a dimostrazione della qualità della scuola alberghiera piemontese  –  con una studentessa dell’Istituto “Ballerini” di Seregno. “Comunque vada è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere nel lavoro e nella mente” dice Lorenzo, mentre Marco, l’altro componente del team parla di “bellissima esperienza che mi ha arricchito e fatto approfondire il settore del vino”. Compagni di classe e di banco, entrambi lavorano nei fine settimana alla “Commedia della pentola” a Lu Monferrato ed hanno in comune, oltre alla passione per l’enologia, anche quella del “Sudoku” (con qualche piccola disperazione del professore di diritto).

 

Massimo Iaretti

“Una dorsale protettiva” con il Controllo del Vicinato

vicinato iarDalla Collina Torinese attraverso la Valcerrina sino a Casale Monferrato

 

Una “dorsale protettiva” che parta dalla collina torinese per proseguire lungo la Valcerrina ed arrivare a Casale Monferrato, con l’utilizzo del Controllo del Vicinato, il sistema di deterrenza passiva e coesione sociale. A propora nel corso dell’incontro “Villamiroglio Sicuro – Il miglior antifurto è il tuo vicino” che si è svolto nella sala consigliare del municipio di Villamiroglio, sono stati Massimo Iaretti, referente regionale dell’Associazione Controllo del Vicinato (e consigliere comunale a Villamiroglio e dell’Unione dei comuni della Valcerrina) e  Ferdinando Raffero, referente per la Città metropolitana di Torino dell’Associazione e consigliere comunale a San Mauro Torinese. Qui il sistema è stato adottato, su impulso di  una sua mozione,e ha dato risultati positivi, in collaborazione con le forze dell’ordine, come evitare la spaccata di una parafarmacia che era stata più volte oggetto di furti o individuare un vandalo che aveva danneggiato una cancellata. La serata è stata introdotto dal sindaco Paolo Monchietto che ha sottolineato come il consiglio comunale abbia approvato una delibera in questo senso, su proposta del gruppo di minoranza Progetto Villamiroglio, ed evidenziato come già in precedenza ci sia sempre stata una particolare attenzione da parte dei cittadini per movimenti di mezzi o di persone sospette in un paese che conta diverse borgate anche isolate. E recentemente proprio il senso civico di un cittadino ha impedito il probabile furto di una moto. All’incontro hanno preso parte anche alcuni amministratori della Valcerrina, il vice sindaco di Moncestino, Adriano Brusa, il sindaco di Cerrina, Aldo Visca e Paolo Lavagno, sindaco di Ponzano Monferrato, primo comune della Provincia di Alessandria ad adottare il sistema, che ha confermato come “la popolazione continui a partecipare all’iniziativa” e spiegato come possa essere utile, ma non risolutivo, l’utilizzo della tecnologia, quale whattsapp. App e cellulari,

non sono utilizzati da tutti e per gli anziani devono essere previste modalità di avviso più tradizionali, come la catena telefonica o quello diretto. Resta il fatto che – fondamentale la collaborazione con le forze dell’ordine – un’area sempre più estesa dove il potenziale ladro o truffatore sa di non passare inosservato avrebbe un maggiore effetto deterrente. Di qui la previsione di diversi incontri sul territorio, sin dall’inizio del 2016

 

 

Massimo Iaretti

Referente Piemonte

Associazione Controllo del Vicinato

 

Ufficio Stampa

Associazione Controllo del Vicinato

Folla ai funerali di Angela ed Elisa, la mamma e la piccola morte all'ospedale torinese

angela funeraliNella chiesa di S. Monica, alla cerimonia funebre hanno partecipato circa  500 persone. “Quando accadono queste tragedie è difficile parlare di fede”

 

Una gran folla ai funerali di Angela Nesta, la donna di 39 anni, morta durante il parto della figlia Elisa, la settimana scorsa all’ospedale Sant’Anna di Torino. La bara conteneva le salme di mamma e figlia, ed era ricoperta di fiori bianchi. Nella chiesa di S. Monica, alla cerimonia funebre hanno partecipato circa  500 persone. “Quando accadono queste tragedie è difficile parlare di fede. Portate un macigno davvero difficile da sopportare”. Sono le parole del parroco, don Daniele D’Aria, rivolte ai genitori della donna e al suo compagno Francesco Scarlata.

 

Intanto, secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Non risultano responsabilità dirette dell’Ospedale Sant’Anna” in relazione alla recente morte della mamma e della bimba durante il parto, presso il nosocomio torinese. Così ha detto, dopo l’indagine degli ispettori ministeriali, il ministro Lorenzin sul caso della partoriente morta a Torino. Ha aggiunto :”stiamo anche investigando sulla fase precedente all’arrivo in ospedale, di questa come delle altre puerpere. Probabilmente c’è necessità di un rafforzamento del monitoraggio e la sorveglianza di gravidanze che possono essere a rischio sul territorio”.

 

Per una bugia picchia la convivente: arrestato

POLIZIA CROCETTALa donna era “colpevole” di aver passato la serata in discoteca raccontandogli invece di essere stata al lavoro

 

Ha colpito più volte alla testa la convivente con un bicchiere e le ha fatto perdere i sensi. La donna era “colpevole” di aver passato la serata in discoteca raccontandogli invece di essere stata al lavoro. Lui è’ un cittadino marocchino di 30 anni, che abita a Torino nel quartiere Dora: è stato arrestato dalla polizia per tentato omicidio. La donna, di 32 anni, è stata trasportata all’ospedale Maria Vittoria dove si trova in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita. L’uomo, informa l’Ansa, aveva aperto la porta di casa agli agenti di polizia sporco di sangue.

 

(Foto: il Torinese)

Il ministro Lorenzin: "Il Sant'Anna non ha colpe" per la morte di mamma e bimba

Ma bisogna rafforzare il monitoraggio sulle gravidanze

ANGELA NESTASecondo il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Non risultano responsabilità dirette dell’Ospedale Sant’Anna” in relazione alla recente morte della mamma e della bimba durante il parto, presso il nosocomio torinese. Così ha detto, dopo l’indagine degli ispettori ministeriali, il ministro Lorenzin sul caso della partoriente Angela Nesta morta a Torino. Ha aggiunto :”stiamo anche investigando sulla fase precedente all’arrivo in ospedale, di questa come delle altre puerpere. Probabilmente c’è necessità di un rafforzamento del monitoraggio e la sorveglianza di gravidanze che possono essere a rischio sul territorio”.

Breviario mediterraneo

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mediterraneo1Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi

 

Più che un libro è una finestra spalancata sul Mediterraneo, sui moli e le banchine, sulle sagome delle chiese e l’architettura delle case, sui fari delle coste e gli itinerari delle carte nautiche. Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi.  Nel suo “Breviario mediterraneo”, Predrag Matvejević ricostruisce pazientemente la storia di una parola – “Mediterraneo” – e rievoca gli infiniti significati che essa include, guidando il lettore alla scoperta della sua geografia, dei saperi – concreti, importanti – della cultura dell’olivo e il diffondersi di una religione, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, le parlate che cambiano nel tempo e nello spazio. Matvejević ,nato a Mostar, in Erzegovina, da madre croata e padre russo, impegnato intellettuale, docente universitario a Zagabria, alla Sorbona di Parigi e alla Sapienza di Roma,  raffinato e cosmopolita, in “Breviario mediterraneo” ha scritto pagine memorabili.  Claudio Magris, che ne ha curato la presentazione, l’ha definito  “trattato poetico- filosofico, romanzo post-moderno, portolano, diario di bordo” . Il libro, uscito per la prima volta nel 1987 e arricchitosi nel tempo, edizione dopo edizione, riassume storia, geografia, culture di questo mare e dei Paesi che lo circondano. Parla del Mediterraneo non come “un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”.  

 

Il testo è diviso in tre parti: Breviario – Carte – Glossario; attraverso esse l’autore rievoca, scandagliando documenti e informazioni, le usanze, le caratteristiche di questi luoghi descrivendone il tempo atmosferico, le giornate con le albe, i crepuscoli e poi i mille e mille aspetti: dalla natura delle nuvole alle correnti e alla spuma marina, dalle onde ai venti che le originano, dalle isole, luoghi di raccoglimento e quiete, ai porti, ai moli ed ai modi in cui le navi vi si accostano. Dalle pagine esce l’odore del mare, si percepiscono onde e risacche, si studiamo le rose dei venti, s’incontrano coralli e  saline; e poi le ceramiche, gli ex voto, il vino e l’olio ,le preghiere della sera e i nomi delle strade e degli angiporti e i viaggi avventurosi delle parole e delle loro trasformazioni da un popolo all’altro nel tumulto delle civiltà. Il Mediterraneo di Predrag Matvejević è anche il mare delle tempeste dei conflitti, dei viaggi dei migranti in fuga da guerre e miseria, ma soprattutto il mare delle culture che si sono incontrate e si sono sovrapposte tra loro come un groviglio e una mescolanza di dialetti. Sarà pur vero che è chiuso tra le sue coste, ma forse è davvero “il mare più ricco e più libero del mondo”. 

 

Marco Travaglini