Said Mechaquat, il 27enne di origine marocchina fermato per l’omicidio di Stefano Leo ha confermato il contenuto dei suoi primi interrogatori, ma si è successivamente avvalso della facoltà di non rispondere alle domande Nel corso dell’udienza di convalida del fermo ha avuto anche un battibecco con la giudice Silvia Carosio. Per lui è stata chiesta un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio. Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Francesco Rizzo, afferma che la confessione è attendibile. Nelle ultime ore notizie pubblicate online dai principali quotidiani ipotizzano che Stefano sia stato ucciso per sbaglio da Mechaquat, che lo avrebbe scambiato, in quanto molto somigliante, al nuovo fidanzato della sua ex. L’omicida, se così fosse, si era messo in agguato in attesa della vittima.
Compie 30 anni il Day Hospital alcologico dell’ospedale Mauriziano di Torino per l’identificazione delle patologie da alcol. In aumento il numero delle donne e degli adolescenti che fanno uso di alcol. Nonostante i disturbi da uso di alcol coinvolgano in Italia almeno 650.000 famiglie, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano come soltanto 71.000 persone ricevano oggi un trattamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale. E’ preoccupante osservare sia il crescente numero di donne che usano alcol, nonostante una loro maggiore suscettibilità al danno rispetto agli uomini, sia come il consumo si stia diffondendo fra gli adolescenti: oggi l’età di inizio dell’uso di alcol è scesa a 12 anni. Tra i giovani inoltre va diffondendosi il fenomeno del “binge drinking”, specie nei fine settimana, equivalente al bere in poco tempo elevate dosi della sostanza fino a raggiungere lo ”sballo”. Questa pratica può produrre rilevanti danni cerebrali. Oltre alle strutture sanitarie territoriali, ed a poche strutture di ricovero per riabilitazione alcologica, a Torino è attivo da 30 anni (dal 1989) un Day Hospital Alcologico, associato al reparto di Medicina diretto dal dottor Claudio Norbiato nell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. Nel Day Hospital, condotto dal professor Sarino Aricò, si possono eseguire indagini per l’identificazione delle patologie da alcol (fegato, pancreas, cuore, cervello), sottoporsi a terapie per il superamento
dell’astinenza fisica da alcol, attivare colloqui individuali e famigliari, essere avviati ad un trattamento di gruppo. Gruppi di trattamento molto efficaci sono quelli coordinati dall’Associazione Club Alcologici Territoriali (ACAT) di Torino Centro. Uno di questi Club si riunisce dal 1991 tutte le settimane presso l’ospedale Mauriziano di Torino. I volontari di questa Associazione sono inoltre molto attivi nel diffondere le conoscenze sull’alcol, presso le scuole, i medici, la popolazione generale. Oggi si sono imposte nuove parole per descrivere il fenomeno: si parla di “Disturbi da Uso di Alcol” (D.U.A.), mentre vanno abbandonati termini quali alcolismo – abuso – etilismo. Questa nuova terminologia, proveniente dagli U.S.A., ben si adatta alla crescente consapevolezza del ruolo preminente che ha la predisposizione genetica ereditata dai nonni, sia nel determinare l’appetito patologico verso l’alcol (“craving”), sia nel predisporre uno tra gli organi del nostro corpo ad ammalarsi per consumi che per altre persone sono innocui.
Tutte le incognite del voto in Piemonte



Maltratta (di nuovo) la moglie. Arrestato
Il lupo perde il pelo… E non è solo un problema ma il drammatico ripetersi di reati violenti nei confronti di donne che, ad oggi, sono sempre frequenti. Questa volta è accaduto in Provincia di Asti
Un 44enne di origine marocchina, il quale già nel 2010 aveva patteggiato una condanna presso il Tribunale di Bolzano per violenza privata e maltrattamenti in famiglia, è stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Villanova d’Asti per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori (stalking) e lesioni personali aggravate. Erano da poco passate le 21.30 quando un abitante del centro di San Damiano d’Asti comunicava alla Centrale Operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Asti, tramite l’utenza 112, che da un appartamento vicino al suo sentiva provenire urla e grida di aiuto da parte di una donna. La pattuglia dell’Aliquota Radiomobile di Villanova d’Asti, immediatamente allertata, giungeva dopo pochi minuti all’indirizzo segnalato e udiva provenire dallo stabile rumori inequivocabili, che facevano presumere una colluttazione in corso e in particolare un uomo che urlava frasi in lingua araba e invocazioni di aiuto da parte di una voce femminile. L’uomo apriva la porta dell’abitazione in evidente stato di agitazione, mentre la moglie alla vista dei militari si gettava in ginocchio supplicandoli di aiutarla perché il marito la stava picchiando da più di un’ora. La vittima, tumefatta e sanguinante in varie parti del corpo, veniva soccorsa dai militari che immediatamente chiedevano l’invio di personale medico del servizio 118, che giunto sul posto provvedeva all’immediato trasporto della donna presso l’Ospedale Cardinal Massaia di Asti. L’abitazione presentava evidenti segni di quanto era avvenuto, con tracce di sangue sui pavimenti e sui muri, una sedia spaccata utilizzata per percuotere la donna, la quale era stata anche trascinata per i capelli e fatta urtare con la testa sui muri e contro il comodino della camera da letto, per punirla del suo tentativo di affacciarsi alla finestra per chiedere aiuto. La vittima anch’essa marocchina di 36 anni risiede stabilmente in Marocco ed era giunta in Italia da pochi giorni, accompagnata dalla madre, per far incontrare i due figli minorenni con il padre e sarebbe dovuta ripartire dopo circa una settimana. La stessa ha raccontato ai militari che il marito l’avrebbe minacciata di morte e insultata, intimandole di ritornarsene in Marocco immediatamente, continuando a percuoterla selvaggiamente, mentre i due figli erano stati rinchiusi in una stanza insieme alla nonna. L’arrestato, che risulta assunto come operaio in una ditta nei pressi di Canale (Cuneo), è stato tradotto presso la casa Circondariale di Asti a disposizione della Procura della Repubblica.
M.Iar.
Una buona Juve si è presentata ieri sera alla Sardegna Arena, nonostante le numerose ed illustri assenze; Allegri parte con un classico 3-5-2, in attacco Kean in coppia con Bernardeschi sin dal primo minuto. Un bel gol di testa di Bonucci nel primo tempo e un destro in area di Kean (4 centri in 4 partite, tra l’altro!) nel finale regalano a Madama una vittoria meritata e ben costruita. Il Cagliari cerca sin dai primi minuti di ingabbiare il centrocampo bianconero in spazi stretti, ma inutilmente: Pjanic in serata di grazia imposta ed inventa, Emre Can ancora una volta prezioso per qualità e quantità, insieme a Matuidi macina chilometri. La Juve prende possesso totale del campo, anche grazie ad un Cagliari sempre più arrendevole, ed al 21’ arriva il vantaggio: calcio d’angolo da sinistra, Pjanic mette una palla d’oro sulla testa di Bonucci, che insacca per l’1 – 0. Anche dopo il gol, la Juve continua a creare azioni offensive, mentre il Cagliari si vede solo al 39’ con un tiro in area di Pedro, che però finisce alto. All’inizio della ripresa, la squadra di casa tenta di mettere in difficoltà la Juve con un pressing più alto, ma inutilmente, perché i bianconeri sono decisamente agguerriti: al 60’ st, Caceres deve uscire per infortunio muscolare, entra Bentancur ed Emre Can fa a fare il difensore centrale, tuttavia l’atteggiamento della Juve non cambia, anzi, si fa ancora più offensivo, con azioni pericolose sia da destra che da sinistra. Al 76’ st si rivede il Cagliari in area Juve: Pavoletti di testa tenta la conclusione, ma
finisce alta sulla traversa. Il finale è un assedio della Juve nella metà campo dei padroni di casa, e Kean all’80’st ha una grande occasione da solo a tu per tu con il portiere, ma Cragno lo anticipa di testa. Dopo appena quattro minuti, però, ancora Kean firma il raddoppio: Bentancur va sulla destra e lancia un traversone che Moise trasforma in rete. La prestazione della squadra di Allegri è stata convincente anche dal punto di vista tecnico, dato che Szczesny non ha mai dovuto impegnarsi seriamente: il centrocampo della Juve ha letto alla perfezione la partita, tutta la squadra è stata attenta e ha saputo costruire anche qualche azione pregevole. Questo l’atteggiamento giusto per ricevere sabato allo Stadium il Milan di Gattuso. #finoallafine
Rugiada Gambaudo
Il loro progetto sarebbe stato quello di uccidere due persone servendosi di un veleno, come nelle spy-stories che spesso si trasformano in realtà. L’episodio è al centro dell’indagine dei carabinieri del Ros negli ambienti dell’estrema destra torinese, nell’ambito della quale sono scattati quattro arresti all’alba. Si tratta di giovani italiani tra i 20 e i 24 anni, nei confronti dei quali si procede per produzione e detenzione di aggressivo chimico, tentato omicidio aggravato e continuato, tentata fabbricazione di arma da fuoco clandestina. Il veleno, la ricina, sarebbe prima o poi , nelle intenzioni dei soggetti arrestati, stato somministrato di nascosto a due italiani che si erano fidanzati con ragazze di cui gli indagati si erano invaghiti. Una delle due vittime era già stata avvelenata lo scorso novembre durante una serata organizzata da Casa Pound in un locale torinese, l’Asso di Bastoni. Il veleno era stato versato in un bicchiere di vodka ma non si era diluito a sufficienza e così il ragazzo aveva solo avuto mal di stomaco e attacchi di vomito.
Agnolotti stellati per i senza cibo
Il Pastificio Artigianale ‘Virgilio’ dona pasta per la ‘Mensa dei Poveri’: e a prepararla la domenica sono i dipendenti
Torino storicamente è una citta attenta al sociale, coltivando ancora oggi l’esempio di alcuni suoi grandi santi da Giovanni Bosco a Giuseppe Benedetto Cottolengo. A quest’ultimo si ispira la ‘Mensa dei Poveri’, creata da un prete carismatico cottolenghino come don Adriano Gennari, che ogni mese sfama circa 6 mila persone. Nei locali di via Belfiore 12 ogni sera centinaia di persone bisognose trovano la cena e alla domenica tanti bisognosi ottengono pani e pizza per il loro pranzo. Quello di domenica 7 aprile sarà un pranzo doppiamente speciale: primo, perchè celebra in anticipo la Pasqua; seondo, perché sarà servito un pasto caldo, con un ricco e fumante piatto di agnolotti, prodotti dal celebre pastificio ‘Virgilio’, i cui titolari Anna Upinot e Davide Benedetto e i loro dipendenti si occuperanno anche di cucinarli e di servirli, insieme ai sempre generosissimi volontari dell’associazione Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, che manda avanti la ‘Mensa dei Poveri’ con un lodevole impegno, sotto la guida paterna di don Gennari, che dichiara: “I poveri sono il profumo dell’amore di Dio nel cuore dell’umanità. Le mani e il cuore dei cari benefattori Anna e Davide, che ringrazio profondamente per la generosità, sono preziosi per servire Gesù in loro, insieme all’aiuto prezioso del loro personale”.
Il pastificio ‘Virgilio’ delle cose buone ne fa una ragione d’essere. I prodotti buoni, anzi buonissimi, li fa nel suo nuovo e modernissimo laboratorio di Rivoli, ma a questi accoppia anche le buone azioni.
Una dimostrazione concreta è la decisione di questa rinomata azienda artigianale, che si è affermata per l’eccellenza della sua pasta e di tutta la vasta gamma gastronomica, di far gustare la propria specialità alle persone più bisognose. “Prepareremo degli agnolotti con un ripieno di prodotti del periodo, perché riteniamo possano essere graditi da tutti – annuncia Anna Upinot – E’ un’iniziativa che ci fa molto piacere realizzare e che affronteremo con emozione e con spirito di servizio. Per questo, insieme ai nostri dipendenti, desideriamo avere un contatto diretto con le persone per offrire loro del cibo, ma anche un sorriso, qualche parola, una stretta di mano, gesti dei quali forse hanno altrettanta necessità. Per questo apprezziamo molto e abbiamo deciso di sostenere con un’azione concreta la Mensa dei Poveri e la preziosa attività che don Adriano e i suoi volontari svolgono”. Il pastificio Virgilio è nato nel 2002 in un piccolo negozio di corso Casale 384 e da allora di strada ne ha fatta parecchia. “Abbiamo quattro punti vendita in Torino (oltre a quello storico, in via Mazzini 38, in corso Brescia 13 e al mercato di piazza Benefica) e uno a Moncalieri – spiega Davide Benedetto – L’autunno scorso abbiamo aperto un ampio laboratorio, dove viene quotidianamente realizzata tutta la nostra produzione, che punta sulla qualità, che ci viene riconosciuta dal titolo di “Maestri del Gusto”, ma soprattutto dai nostri tantissimi clienti, che ci premiano con la loro fedeltà. Siamo davvero orgogliosi di aver creato un’azienda solida, all’avanguardia e di dare lavoro a persone, che condividono i nostri valori, tanto da mettersi gratuitamente a disposizione per questa iniziativa”. Che non resta un una tantum, ma sarà ripetuta una volta al mese sino all’estate, e più precisamente anche nelle domeniche 12 Maggio, 16 Giugno e 14 Luglio.
Le colonne di Superga

Ericsson (NASDAQ: ERIC) e Comau portano alla Hannover Messe il Digital Twin abilitato dalla connettività 5G. Questo progetto d’innovazione, attualmente in fase di sperimentazione, rappresenta uno step ulteriore della partnership che lega da tempo le due realtà, che intendono sviluppare nuovi casi d’uso e soluzioni per l’Industria 4.0 e lo Smart Manufacturing grazie alle potenzialità offerte dalla tecnologia mobile di quinta generazione. Comau ed Ericsson presentano la versione digitalizzata di una linea di montaggio in un impianto automobilistico. Indossando appositi occhiali per applicazioni di Realtà Virtuale i visitatori si trovano immersi nella linea di lavoro e possono “muoversi” all’interno di essa, monitorando i parametri chiave del processo e quelli delle macchine quali, ad esempio, vibrazioni, temperatura, pressioni ed assorbimenti. Un pannello di controllo digitale, fruibile in Realtà Virtuale tramite un tablet standard, può identificare le situazioni che potrebbero creare rallentamenti o interruzioni del processo fornendo istruzioni per affrontare il problema efficacemente. Le caratteristiche della connettività 5G permettono di raccogliere un flusso di dati stabile, continuo e massivo, in real-time, che è vitale per i processi di automazione. Grazie alla bassa-latenza del 5G, il Digital Twin presenta informazioni relative al robot reale sotto forma di output visivi, che permettono di capire come evolverà l’attività del robot nella cella. Non solo: dall’analisi dei dati è possibile prevedere malfunzionamenti e individuare quale componente deve essere riparato o sostituito, suggerendo quali azioni effettuare per intervenire in modo efficace. Il 5G diventa la tecnologia abilitante per ogni attività remota di analytics e digital intelligence su tutti gli asset del sistema produttivo. Il progetto pilota presentato ad Hannover è frutto del continuo sviluppo, unito all’impegno in ricerca e innovazione, di Comau ed Ericsson, per abilitare il processo di trasformazione digitale nel manufacturing. “Le nuove tecnologie digitali e interconnesse di Comau forniscono dati di produzione in tempo reale, dove e quando necessario, contribuendo a ridurre i tempi di inattività, migliorando la qualità complessiva. L’analisi digitalizzata dei dati fornisce ai clienti moltissime informazioni sui flussi e i volumi di produzione – informazioni rese disponibili sia localmente che da remoto. Il 5G è un driver abilitante per la trasformazione digitale all’interno dell’ambiente di Industry 4.0, in particolare grazie alla bassa latenza, alla banda larga e alla connettività Plug & Play delle strumentazioni di fabbrica. La demo presentata insieme ad Ericsson mostra come un Digital Twin viene applicato in una linea di produzione”, rileva Maurizio Cremonini, Comau Head of Marketing and Digital Initiatives Platform. “Ampiezza di banda e bassa latenza, caratteristiche della nuova tecnologia 5G, sono i fattori determinanti che permetteranno di accelerare i processi di digitalizzazione e automazione, abilitando casi d’uso all’avanguardia nell’ambito dello Smart Manufacturing e di Industria 4.0”, afferma Magnus Frodigh, Head of Research di Ericsson. “La demo che presentiamo insieme a Comau mostra come l’implementazione del 5G in ambito industriale consentirà di aumentare la produttività, contenendo i costi”. Il Digital Twin verrà mostrato alla Hannover Messe, dal 1° al 5 aprile, presso lo stand Ericsson nella Hall 8.
Al torinese Palazzo Cavour il via alle celebrazioni per il Cinquecentenario della scomparsa del Genio di Vinci
Mostra “apripista”, quella inaugurata sabato 9 febbraio nelle Sale di Palazzo Cavour a Torino, che ben si inserisce nel frenetico tourbillon di iniziative pensate e progettate sotto la Mole (ma anche a Firenze, a Milano, ovviamente a Parigi custode della“Giocanda” – il ritratto e il sorriso in arte più famoso al mondo – e un po’ ovunque su scala internazionale) per celebrare i 500 anni trascorsi dalla scomparsa di Leonardo Da Vinci, il Genio dei Geni, “avente qualità trascendenti la stessa natura – scriveva nelle sue “Vite” il Vasari – meravigliosamente dotato di bellezza, grazia e talento in abbondanza”. Figura simbolo del 2019, Leonardo di ser Piero da Vinci, nato ad Anchiano il 15 aprile del 1452, morì infatti in Francia, ad Amboise – dov’era stato invitato dallo stesso sovrano Francesco I che gli conferì il titolo di “premier peintre, architecte et mecanicien du roi” – nel 1519. Accanto a lui, l’inseparabile allievo Francesco Melzi, Leonardo spirò il 2 maggio di quell’anno. Cinque secoli fa. E l’anniversario cade giusto fra una manciata di mesi. Di qui il fervore commemorativo con cui da tempo e da più parti si mettono in agenda importanti e suggestivi eventi. Ovunque si possa. In ogni modo e maniera. Appigliandosi a qualsiasi frammento di memoria. Di meraviglie dell’arte e della scienza. Di particolari pittorici. Di capolavori creativi o di bizzarre mirabolanti invenzioni. Perché a quel gran Genio che fu Leonardo, fra i massimi archetipi dell’uomo “universale” proprio del Rinascimento, tutto appare (ed è) dovuto. Originale, in quest’ottica, anche la scelta espositiva che a Palazzo Cavour, sotto l’organizzazione di Next Exhibition e la curatela storico-artistica di Nicola Barbatelli, vede idealmente ricreata, fino al 12 maggio prossimo, la Bottega aperta a Milano da Leonardo negli anni ’80 del Quattrocento, in quella Corte Vecchia di fronte al Duomo, dove confluirono numerosi allievi, i cosiddetti “leonardeschi”, i cui tratti pittorici spesso si riflettono e si confondono nelle cifre stilistiche e nei narrati del Maestro. Tanto da renderne incerte, a volte, le stesse attribuzioni. Degli uni e dell’Altro.
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Sono venticinque in tutto le opere esposte. In tre meritano la più assoluta attenzione (ad ognuna è riservata un’intera sala e la custodia in teche di vetro), in quanto opere che con altissima probabilità portano i segni palesi di interventi aggiuntivi attribuibili allo stesso Leonardo o sono comunque espressione di una collaborazione fattiva e concreta fra il Maestro e la sua Scuola. In primo piano, la “Maddalena discinta”, olio su tavola menzionato per la prima volta nel 1929 dallo storico dell’arte Wilhelm Suida (che in allora lo attribuì al Giampietrino, fra i migliori seguaci di Leonardo) e apparso brevemente nel 1949 in una mostra a Los Angeles, per poi misteriosamente scomparire e altrettanto misteriosamente ricomparire in Svizzera, in una collezione privata. Nel 2005 l’opera fu nuovamente esposta alla “Mole Vanvitelliana” di Ancona, suscitando l’entusiasmo del decano degli studiosi vinciani, Carlo Pedretti, che in essa intuì la strettissima collaborazione fra Leonardo e l’allievo Marco d’Oggiono. In particolare, secondo Pedretti, alla mano del Maestro andrebbe riferito “quel paesaggio sullo sfondo fatto di giochi di luce e ombra, così vicino a quello della Gioconda”, non meno che il sorriso ambiguo ed enigmatico
della Maddalena ritratta “in estasi”. Tracce autografe di Leonardo ben accertabili ancora oggi, e pur anche rilevabili in altri due celebri disegni in mostra a Palazzo Cavour: la “Testa d’uomo” ( già esposta alla Reggia di Venaria nel 2012), realizzata a punta metallica con lumeggiature di biacca su carta, opera del Maestro probabilmente “ripassata” da un allievo e lo “Studio da cavalli e cavalieri” (attribuito), eseguito a penna e inchiostro marrone su carta quale “frammento di pensiero” per la Battaglia di Anghiari, grande pittura murale commissionata a Leonardo nel 1503 per il “Salone dei Cinquecento” di Palazzo Vecchio a Firenze e andata tristemente perduta. Accanto a queste, troviamo in parete un’altra ventina di opere nate all’interno della meneghina Bottega leonardesca e realizzate, solo per citare alcuni nomi, da Gian Giacomo Caprotti (il “Salaì”) autore di un luminoso e vivido “Cristo fanciullo”, come dal Giampietrino (al secolo Giovanni Pietro Rizzoli) cui si deve la “Santa Caterina d’Alessandria”, tema trattato anche da Marco d’Oggiono, via via fino a Cesare da Sesto, con il grande olio su tela raffigurante “San Gerolamo in penitenza” e a Bernardino Scapi detto Bernardino Luini con la sua “Marta e Maria Maddalena”, perfetto e suggestivo esempio del caratteristico “sfumato” leonardesco.
Gianni Milani
“La Bottega di Leonardo. Opere e Disegni in Mostra”
Palazzo Cavour, via Cavour 8, Torino; tel. 011/19214730 – 0881178
Fino al 12 maggio – Orari: dal lun. al ven. 10/18, sab. e festivi 10/20, dom. 10/18
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