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Più 5 per cento i turisti italiani e stranieri che scelgono Torino per le vacanze di Pasqua

turistiGRAN MADREegizio llperna foto mole mongolfieraTra le attrazioni che i turisti potranno ammirare in questi giorni la Reggia di Venaria che ha riaperto dopo la pausa invernale, con una mostra all’insegna del made in Italy e i Giardini reali riaperri in piazza castello dopo dieci anni

Turismo a gonfie vele a Torino. Alle buone performance di Natale si sommano le presenze del capoluogo piemontese per il ponte di Pasqua, in aumento del 5% grazie alla scelta di trascorrere il periodo pasquale sotto la Mole da parte di numerosi visitatori italiani (per il 60%) e stranieri, provenienti soprattutto da Francia, Svizzera e Inghilterra. Gli esercizi commerciali, la pasticceria e la ristorazione registrano l’aumento delle prenotazioni, stimato tra il 5% e l’8%. Maria Luisa Coppa, la presidente di Ascom Confcommercio Torino, che ha presentato i dati. afferma che “Torino si conferma come una importante meta del turismo nazionale e internazionale. Dalla nostra indagine fra gli associati è evidente che si rafforza il clima di fiducia delle nostre imprese e occorre proseguire nella collaborazione fra pubblico e privato per continuare a promuovere la città”. Tra le attrazioni che i turisti potranno ammirare in questi giorni la Reggia di Venaria che ha riaperto dopo la pausa invernale, con una mostra all’insegna del made in Italy.  ‘Fatto in Italia. Dal Medioevo al made in Italy’ è la nuova mostra che apre la stagione 2016 della residenza reale. Sarà visitabile fino al 10 luglio nella Sala delle Arti. Infine, dopo dieci anni, sono stati riaperti i giardini reali dietro piazza Castello.

(Foto: il Torinese)

Il "Poli" si conferma tra i migliori 100 atenei del globo

POLITECNICO Da evidenziare che il Politecnico di Torino è 9/o e 10/o in Europa per l’Ingegneria Civile e Strutturale e l’Ingegneria Elettrica ed Elettronica

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Il Politecnico di Torino è anche quest’anno tra le migliori università tecniche del mondo, inserito nel QS World University Rankings by Subject 2016, ritenuto uno dei ranking internazionali più accreditati. Rispetto allo scorso anno, il Poli migliora la sua posizione, ed entra così nella Top 50 degli atenei  mondiali per Architecture/Built Environment. L’area si aggiunge a Civil & Strucutural Engineering e Electrical & Electonic Engineering, per la quale l’ateneo torinese si era classificato tra le migliori 50 università anche nel 2015. Da evidenziare che il Politecnico di Torino è 9/o e 10/o in Europa per l’Ingegneria Civile e Strutturale e l’Ingegneria Elettrica ed Elettronica, invece per Architettura è 16/o in Europa. Positivo anche Mechanical Engineering e Computer Science & Information Systems, con il Poli nella classifica dei  migliori cento.

 

(Foto: il Torinese)

La primavera del turismo torinese inizia ai "nuovi" Giardini Reali

giardini reali3La riapertura interessa un’area di cinque ettari dei sette complessivi: l’intervento è stato realizzato grazie alle risorse del Programma Operativo Regionale, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007/2013, con una spesa effettiva di circa 1,5 milioni di euro

In primavera tornano a risplendere gli spazi verdi che abbracciano i Musei Reali: da giovedì 24 marzo sono nuovamente visitabili i Giardini Reali. Lunedì 28 marzo grande festa di inaugurazione. L’ingresso gratuito per i primi due mesi. Dopo una grande attesa tornano a essere patrimonio dei visitatori e della città i Giardini Reali di Torino, lo spazio verde che abbraccia e completa lo straordinario complesso dei Musei Reali. Da giovedì 24 marzo sarà nuovamente disponibile al pubblico il nucleo più antico a nord di Palazzo Reale mentre ci si avvia al completamento del recupero: il 3 aprile sarà avviato il cantiere di restauro delle statue e della Fontana dei Tritoni che terminerà in giugno, restituendo alla città uno spazio di grande bellezza e un vero e proprio polmone giardini reali1giardini reali5verde nel centro storico. Il ripristino di questa area perfeziona il progetto dei Musei Reali, ora “ricuciti”
dai Giardini: non solo ne sono parte integrante, ma completano anche l’offerta culturale dei Musei stessi, che da oggi sono più che mai un’esperienza culturale da vivere in un’intera giornata di visita. L’apertura dei Giardini inoltre permette di attivare il nuovo ingresso alla Galleria Sabauda che non avverrà più da via XX Settembre, ma proprio attraverso i Giardini. La riapertura interessa un’area di cinque ettari dei sette complessivi: l’intervento è stato realizzato grazie alle risorse del Programma Operativo Regionale, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007/2013, con una spesa effettiva di circa 1,5 milioni di euro. Inoltre questo avvenimento segna l’avvio della collaborazione con il Touring Club, che fornirà dei propri volontari come personale di supporto al pubblico.I Giardini apriranno al pubblico giovedì 24 marzo; la grande festa inaugurale si terrà nel giorno di Pasquetta, lunedì 28 marzo dalle 10,30 alle 18, in collaborazione con la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino. I Giardini reali sono aperti al martedì alla domenica dalle 9 alle 19. Per i primi due mesi l’ingresso sarà gratuito. Ingresso consentito ai cani (al guinzaglio).

(Foto: il Torinese)

GIARDINI REALI Storia e recupero

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Il primo impianto del giardino risale all’epoca di Emanuele Filiberto, che dopo il trattato di Cateau-Cambrésis (1559) trasferì la capitale del ducato sabaudo da Chambéry a Torino. Alla fine del Cinquecento il Giardino era caratterizzato da uno spazio regolare, tagliato in diagonale dalle mura dell’antica cinta romana della città. Il suo arredo comprendeva fontane, grotte, peschiere e gabbie per animali esotici, con piante di aranci e limoni coltivate in vaso. Nel 1584 il Giardino fu ristrutturato e sul bastione degli Angeli fu edificato il Garittone, l’attuale Bastion Verde. Nel 1673, con il tracciato delle nuove fortificazioni volute da Carlo Emanuele II e progettate da Amedeo di Castellamonte, lo spazio quadrato del “Giardino Bastion Verde” si allarga fino a includere il Bastione San Maurizio. A questo momento risalgono i contatti con il celebre André le Nôtre, per un nuovo disegno degli spazi. La ristrutturazione si attua nel 1685, sotto la reggenza di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemour, ed è affidata a Henri Duparc. Nasce un progetto del tutto innovativo: un grande miroir d’eau definisce il nuovo asse di simmetria per l’area ad est, mentre la parte del Bastion Verde è riservata al “Giardino dei fiori”
con aiuole quadrate e due piccole fontane. Tra il 1755 e il 1758 prende forma la grande Fontana dei Tritoni su progetto dello scultore Simone Martinez. L’ultimo intervento di rilievo si ebbe tra il 1886 e il 1905 ad opera dei fratelli Marcellino e Giuseppe Roda, con il disegno definitivo dell’area intorno al Bastion Verde. L’intervento di restauro ha interessato un’area di circa cinque ettari: il Giardino Ducale, il nucleo più antico a nord di Palazzo Reale; il Giardino delle Arti, situato a est e risultante dall’ampliamento della città voluto da Carlo Emanuele II (1634-1675); il Boschetto, nel settore nord-est, di matrice ottocentesca.
Nell’area del Giardino Ducale i lavori hanno recuperato l’ultima fase storica, ossia il progetto dei fratelli Roda, promosso da Umberto I nel 1886, probabilmente in occasione delle nozze del fratello Amedeo Ferdinando con Maria Letizia Napoleone. Questo intervento è documentato da una perizia conservata all’Archivio di Stato di Torino e da un disegno di Alfredo D’Andrade del 1889 che riproduce il parterre tripartito con disegno neobarocco, ripreso verosimilmente dall’elaborato di Marcellino Roda.giardini reali 4
Nel Giardino delle Arti, il restauro ripropone invece l’impostazione assiale di viali e prospettive ideata da André Le Nôtre (1613-1700), il progettista dei giardini di Versailles. È stato mantenuto il disegno mistilineo dei parterre, recuperando la completezza del disegno, con particolare attenzione agli allineamenti di partenza, alle visuali laterali, agli assi compositivi, e riproponendo l’ingresso quadrato davanti allo scalone dell’appartamento di levante del Palazzo. Nell’area del Boschetto, infine, sono stati attuati interventi di pulizia e di messa in sicurezza delle alberature, con la sistemazione dei percorsi pedonali e veicolari interni e la realizzazione dei nuovi sottoservizi (impianti fognari, idrici, antincendio ed elettrici). Il restauro riprenderà a partire dal 4 aprile, con una seconda fase di lavori dedicata agli interventi conservativi degli apparati lapidei: la fontana dei Tritoni di Simone Martinez (1756), i vasi dei fratelli Collino (1769-1773), le statue di foggia seicentesca e le panchine di Amedeo Rizzi e Carlo Antonio Giudice (1767-1771). La conclusione prevista è per giugno prossimo. Accanto a ippocastani, platani e tigli, i Giardini Reali ospitano esemplari di aceri montani, noci neri e olmi campestri, faggi e querce rosse, oltre a tassi, frassini, ginkgo biloba, pini bianchi. L’intervento è stato realizzato grazie alle risorse del Programma Operativo Regionale,
finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007/2013, con una spesa effettiva di circa 1,5 milioni di euro.

 

Pasquetta al castello di Masino

Grande picnic di primavera con stand gastronomici e torneo dei “giochi dimenticati” 

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Anche quest’anno il Castello e Parco di Masino, bene del FAI – Fondo Ambiente Italiano a Caravino (TO), resterà aperto in occasione della Pasquetta, lunedì 28 marzo 2016. Per festeggiare il Lunedì dell’Angelo, il romantico parco all’inglese sarà animato da un grande picnic di primavera, con stand gastronomici, attività per tutta la famiglia, e dai giochi di strada di un tempo. Grazie all’associazione sportiva Easydoor, infatti, si inaugurerà quest’anno il primo torneo amicale dei “giochi dimenticati” del Castello di Masino, dove i visitatori suddivisi in squadre si sfideranno a palla prigioniera, tiro alla fune, rubabandiera, tutti giochi dell’antica tradizione oggi a rischio oblio. Ogni squadra, composta di 7/8 partecipanti, potrà gareggiare in diverse discipline: sarà sufficiente iscriversi al torneo dalle ore 10.30 fino a esaurimento posti. Ai vincitori di ogni singola disciplina verrà offerta una gustosa merenda sulle terrazze panoramiche della caffetteria del castello. Per la gioia dei palati sarà presente un mercatino gastronomico di prodotti canavesani, dove si potranno acquistare direttamente dai produttori locali gustose pietanze cucinate sul posto, con le quali arricchire il proprio cestino da picnic. Moltissime le attività per grandi e piccini nel corso di tutta la giornata, come la tradizionale Caccia al tesoro, uno speciale itinerario a tappe alla scoperta della Torre di Arduino, del Giardino dei Folletti, della Stanza del Sole e della Torre dei Venti, in compagnia di tanti simpatici personaggi come la fatina giardiniera Maflora e il folletto Maprican. Tappa finale: l’area-gioco Masino-Bambino con la riproduzione del castello in miniatura. Grazie alla collaborazione con l’azienda agricola La Cascinassa, adulti e bambini potranno partecipare a laboratori didattici agresti di avvicinamento ai temi dell’ambiente e dell’alimentazione sostenibile. Per i più piccoli si terranno laboratori ludici e attività come baby dance, truccabimbi e bolle di sapone. Sarà inoltre possibile visitare liberamente alcune aree del castello, come le sale monumentali del piano superiore e dell’appartamento del Vicerè e con un integrazione al biglietto si potranno effettuare visite specialistiche fino a esaurimento posti.

 
Castello e Parco di Masino, Caravino (TO)
lunedì 28 marzo 2016, dalle 10 alle 18

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Per il ristoro saranno presenti bar, stand gastronomici con piatti della tradizione canavesana  e mercatino enogastronomico del territorio

Con il Patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Comune di Caravino. Il calendario “Eventi nei beni del FAI 2016”, è reso possibile grazie al significativo sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, al prezioso contributo di PIRELLI che conferma per il quarto anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione e Cedral Tassoni, azienda amica dal 2012 e importante marchio italiano che per il quinto anno ha deciso di abbinare la tradizione, la storia e la naturalità del suo prodotto al FAI.

Orario: dalle ore 10 alle 18.

Ingresso alla manifestazione e visita al castello (ingresso al castello fino ad esaurimento posti): Intero 11 €; Ridotto (Ragazzi 4-14 anni): 5 €; Iscritti FAI e Residenti nel Comune di Caravino: 4 €; Biglietto Famiglia (2 adulti + 4 bambini): 27 €

 

Per informazioni: Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) tel. 0125.778100; faimasino@fondoambiente.it

Per maggiori informazioni sul FAI consultare il sito www.fondoambiente.it

 

 

 

Ragazza ferita in mezzo alle porte del tram

TRAM GMADRELa giovane è stata trasportata in ambulanza al Maria Vittoria, dove le hanno riscontrato alcune ferite non gravi

Una ragazza di 29 anni è all’ ospedale per essere rimasta incastrata tra le porte di un tram in piazza XVIII Dicembre, vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa. Stava cercando di salire al volo sul mezzo della linea 13 che  stava ripartendo, così è restata in mezzo alle porte. Non è finita sulle rotaie grazie alle urla dei passeggeri che hanno avvertito il conducente. Il tram è stato fermato e la giovane è stata trasportata in ambulanza al Maria Vittoria, dove le hanno riscontrato alcune ferite non gravi.

 
(foto: il Torinese)

40 anni a Karadžić, colpevole di genocidio per Srebrenica

Il “Nerone di Pale“, come lo definì Enzo Bettiza, squinternato poeta che “declamando versi si godeva l’intermittente sparatoria dei cecchini sui bersagli umani di Sarajevo“, sta pagando per i suoi crimini. A Srebrenica, la città “dell’argento e del sangue”, e nei boschi vicini morirono quasi diecimila musulmani bosniaci, quasi tutti maschi, trucidati nel giro di pochi giorni da unità dell’esercito serbo e dalle loro milizie paramilitari

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In un mondo dove l’attualità propone spesso orrore, dolore e negatività, finalmente una buona notizia. Settant’anni dopo il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti, anche il genocidio di Srebrenica, avvenuto tra le montagne del nordest della Bosnia nel luglio del 1995, ha un primo responsabile: Radovan Karadžić. L’ex psichiatra che, nel corso della guerra nella ex Jugoslavia della metà degli anni ’90 era il leader dei serbi di Bosnia, è stato riconosciuto colpevole del reato di genocidio e condannato a scontare una pena di 40 anni di carcere dal  tribunale speciale internazionale dell’Aja. Il “Nerone di Pale“, come lo definì Enzo Bettiza, squinternato poeta che “declamando versi si godeva l’intermittente sparatoria dei cecchini sui bersagli umani di Sarajevo“, sta pagando per i suoi crimini. A Srebrenica, la città “dell’argento e del sangue”, e nei boschi vicini morirono quasi diecimila musulmani bosniaci, quasi tutti maschi, trucidati nel giro di pochi giorni da unità dell’esercito serbo e dalle loro milizie paramilitari. Un crimine contro l’umanità di inaudita bosnia2ferocia, riconosciuto ufficialmente come genocidio dal Tribunale internazionale dell’Aja con una sentenza pronunciata nel gennaio del 2015. La Corte ha giudicato Karadžić responsabile anche di omicidio e persecuzione di civili ritenendolo – a giusta ragione – l’artefice delle atrocità commesse durante il lungo assedio di Sarajevo, quando nel corso di quasi 47 mesi la città fu colpita da 470 mila granate e vi morirono – anche per opera dei cecchini – undicimimilacinquecentoquarantuno persone, delle quali più di duemila bambini. A questi reati si aggiunge quello di “presa di ostaggi” relativo al sequestro di 284 caschi blu dell’Onu usati come scudi umani a fronte dei bombardamenti della Nato. La Corte ha deciso di non estendere l’accusa di genocidio agli eccidi avvenuti in altre sette località della Bosniabosnia1 Erzegovina (Bratunac, Prijedor, Foca, Kljuc, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik), “limitatadosi” in questi casi alla condanna per crimini contro l’umanità, omicidio e persecuzione. Con la sentenza si chiude un processo durato più di sei anni, dopo la cattura di  Karadžić nel luglio del 2008  che mise fine ad una latitanza durata 12 anni.  All’udienza conclusiva nell’aula del tribunale dell’Aja hanno assistito diverse associazioni di vittime e sopravvissuti, a partire dalle “Donne e le Madri” di Srebrenica che persero i loro cari per mano dell’altro criminale di cui ora si attende una condanna esempale: il generale Ratko Mladić, il “boia di Srebrenica” e di Sarajevo.  Il suo braccio destro, il generale serbobosniaco Zdravko Tolimir, l’otto febbraio scorso  è morto mentre stava scontando l’ergastolo per genocidio nel carcere di Scheveningen, nei Paesi Bassi. Nessuno e niente potrà ridare il marito e il figlio ad Haira Čatić, coraggiosa presidente delle donne di Srebrenica che – insieme alle altre madri, figlie e sorelle delel vittime – ogni 11 di ogni mese, da vent’anni manifesta a Tuzla per la giustizia, il ricordo e la verità sul genocidio. Ma forse, una volta tanto, alla giustizia ci si avvicina.

Marco Travaglini

 

Empowering women: Adriana Russo, fotografa e videomaker

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra  http://www.womensocialinclusion.org/

 Foto  di Stefano Di Marco http://www.stefanodimarco.com/

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5/ ADRIANA RUSSO, FOTOGRAFA E VIDEOMAKER

CHI È ADRIANA RUSSO?

Siciliana e passionale, Adriana nella sua professione di fotografa e videografa si occupa di raccontare le storie delle persone e le emozioni vissute. Adriana dirige la sua attività presso lo studio Wedon-Produzioni video di Rivoli, specializzato in servizi video per matrimoni, in stretta collaborazione con lo studio fotografico Monocromo studio di Paola Licciardi (per conoscere la storia di Paola vai alla sua intervista).

 

COME NASCE LA PASSIONE PER LE IMMAGINI?

Adriana coltiva la passione per l’arte fin da piccola: ha sempre amato disegnare, in particolar modo i fumetti.

Crescendo intraprende altre strade, ma al quinto anno della Facoltà di Lingue realizza che il suo destino è un altro. Inizia ad occuparsi di grafica per un’azienda, prima come impiegata e poi come grafica, per poi mettersi in proprio con un socio. La consistente esperienza maturata sul campo e l’incontro con l’attuale collega Paola Licciardi sono le premesse per un’ulteriore crescita professionale, culminata nel progetto Monocromo studio e Wedon produzioni video.

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

Adriana nel suo lavoro si lascia guidare dalla passione. La sua è una sorta di missione il cui obiettivo ultimo è di raccontare attraverso i suoi occhi quello che vede, rendendolo nel tempo immortale. Il percorso che porta alla realizzazione di questo obiettivo è colmo di attenzioni dedicate alle persone che si rivolgono a lei, andando oltre al mero servizio offerto. Dalle prime chiacchere in studio sino al fatidico “giorno del sì”, Adriana studia attentamente chi ha di fronte personalizzando il servizio richiesto. Nei servizi video prodotti da Adriana traspare, infatti, umanità e sincerità rese possibili dal vivere l’evento da vicino. É come se la telecamera catturasse ed assorbisse l’emozione degli sposi riproducendola sia nelle immagini che nei video.

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Circa quattro anni fa Adriana decide di prendere in mano la sua vita e di trasferirsi a Torino per realizzare nuovi sogni e progetti. Lasciare casa e famiglia non è stato facile, racconta. La sua famiglia era molto scettica rispetto alle scelte di vita di Adriana, temevano che a 32 anni fosse un azzardo mollare tutto per ricominciare da zero. Grazie al supporto di sua sorella, che ha sempre creduto in lei, riesce gradualmente a far capire alla sua famiglia quanto per lei fosse importante realizzare se stessa. Dopo tanta gavetta e tanti sacrifici, Adriana è riuscita a trasformare la sua passione in una vera e propria professione.

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QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Le difficoltà più grandi che ha affrontato Adriana sono sicuramente imputabili al suo accento siciliano. Se pensavate che pregiudizi e discriminazioni contro i meridionali fossero una storia passata, riconducibile agli anni del boom economico e delle grandi migrazioni al nord, dovete ricredervi. Adriana racconta come, agli inizi della sua carriera di fotografa e videomaker, il suo accento l’avesse relegata alla posizione di assistente anziché di prima fotografa. Un fatto inacettabile che per fortuna non l’ha mai scoraggiata. Un’altra difficoltà incontrata nel mondo del lavoro, e questa volta soprattutto in Meridione, è la concezione di fotografa o videomaker come semplice esecutore di un servizio. In questi casi, chi paga si sente in diritto di imporre la propria visione senza lasciare al professionista lo spazio creativo necessario. La fotografia e la videografia sono delle vere e proprie forme d’arte, nonostante le discordanze in materia, e come tali vanno intese. Altro punto che talvolta gioca a sfavore di Adriana è la sua giovane età: essere giovani a primo impatto può far rima con principiante. In un Paese come il nostro, dove i giovani fanno fatica a farsi largo nell’ascesa professionale, non stupisce affatto questo pregiudizio. Un elemento in più che fa onore alla perseveranza e professionalità di Adriana.

 

 

IN QUANTO DONNA?

Tradizionalmente il professionista in campo fotografico è sempre stato uomo. Ci sono tante spiegazioni per questo dato di fatto, nessuna che abbia però a che fare con meriti e competenze di genere innate. La democratizzazione di certe professioni accessibili non più solo agli uomini, ma anche a professioniste donne, ha costituito un successo innegabile, sebbene permangano delle diffidenze di fondo. Nonostante la fatica iniziale nel trasmettere fiducia ai suoi clienti, Adriana confida come, nel suo lavoro, l’essere donna rappresenti una marcia in più. Il saper cogliere dettagli, raccontare un evento riportandone a galla le sensazioni e le emozioni dei protagonisti sono il marchio di fabbrica di Adriana.

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COSA SOGNAVA DA PICCOLA ADRIANA

Quand’era piccola Adriana sognava di fare il Presidente della Repubblica: avrebbe potuto essere la prima Presidentessa nella storia repubblicana d’Italia! Politica a parte, l’arte e la tecnologia hanno sempre avuto un gran fascino per Adriana. Senza sapere con precisione quale sarebbe stata la sua strada, Adriana desiderava trovare il suo posto nel mondo, lasciando in qualche modo la propria impronta attraverso il suo lavoro.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Adriana ha trascorso gran parte della sua vita a Scicli, in provincia di Ragusa, e dalla sua intervista emergono considerazioni molto interessanti sulla realtà meridionale e su quella settentrionale. Mentre al Nord la donna si sente più libera di esprimersi, al Sud è molto difficile che la donna possa trovare una sua collocazione. Fa molto fatica, non le viene data neanche l’opportunità. Il ruolo assegnatole dalla società è quello di mamma e moglie. Se lavora è perché deve portare a casa il secondo stipendio, non certo per realizzare le sue passioni e se ci sono donne impegnate a realizzarsi è perché possono contare sul sostegno di qualcuno che crede in loro. Ma in generale, difficilmente le donne del Sud riescono a portare a termine il loro progetto di vita: “se hanno una passione questa diventa semmai un hobby’’. Adriana crede fermamente che a Scicli, come in altri luoghi del Sud, debba cambiare la cultura e con essa il modo di pensare della gente, perché non esistono professioni maschili e professioni femminili. “Ci sono lavori e ci sono passioni che possono muovere le montagne. Se ognuno di noi potesse trovare il proprio posto nel mondo si avrebbero effetti positivi per la società tutta”. Superare queste barriere mentali dipende in primo luogo dalle donne: “possiamo fare tutto se ci muove la passione, a prescindere dalla famiglia e dai figli”. In un Meridione ancora troppo maschilista, il motore del cambiamento siamo noi stesse. Adriana è parte di questo cambiamento, una piccola ma preziosa goccia nel mare, un esempio positivo per chiunque voglia mettersi in proprio, al Nord come al Sud, credendo nelle proprie competenze e senza mai tradire la propria vocazione. Secondo Adriana, l’ambizione primaria nella vita di ciascuno dovrebbe essere il raggiungimento della serenità personale, a qualunque costo.

 

ADRIANA RUSSO IN SINTESI?

Determinata, passionale, umile.

La nonna le ha sempre insegnato ad essere umile e a non sentirsi mai arrivata. Le ha trasmesso l’importanza del continuo apprendimento, anche dal confronto con chi la circonda, perché si può imparare da tutti, anche dai propri assistenti. Nella circolazione delle buone idee, non c’è gerarchia che tenga sostiene Adriana.

www.womensocialinclusion.org

www.stefanodimarco.com

Stazioni e treni "blindati" a Pasqua per l'allarme terrorismo

TRENO MILANOtreno frecciarossa mille

Potenziata la vigilanza negli scali passeggeri e merci

La Polizia Ferroviaria, dopo gli attentati di Bruxelles ha intensificato al massimo prevenzione e vigilanza nelle stazioni e sui treni del Piemonte e della Valle d’Aosta, come da disposizioni ministeriali. Potenziata la vigilanza negli scali passeggeri e merci, il pattugliamento nei luoghi pubblici e le scorte a bordo dei treni passeggeri, compresa la tratta Torino-Bardonecchia del TGV, la Torino-Milano-Roma, l’alta velocità Frecciarossa. Intervengono anche le Unità Cinofile. L’operazione sicurezza, proseguirà  fino alla fine della prossima settimana, al termine delle vacanze pasquali.

(foto: il Torinese)

La città è in lutto, centinaia di torinesi alla Gran Madre per l'ultimo saluto a Serena

Questa mattina, nella Chiesa della Gran Madre -dove la ragazza era stata battezzata 22 anni fa- Serena è diventata figlia, amica, allieva di tutti; simbolo di terribili tragedie che non dovrebbero capitare

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serena 8serena 1serena2 serena 5Celebrati questa mattina i funerali di Serena Saracino, la giovane studentessa di Farmacia che, insieme ad altre sei ragazze italiane, ha perso la vita nel tragico schianto del bus, avvenuto in Catalogna all’alba di domenica 20 marzo. La cerimonia funebre nella Chiesa della Gran Madre, celebrata dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, insieme al parroco don Alessandro Menzio. Ad attendere il feretro, con i familiari della ragazza c’era il sindaco Piero Fassino. Una chiesa gremita di persone per dareserena 4
serena 3 l’ultimo saluto a Serena; un’intera città che, in silenzio, ha avvolto in un enorme e commovente abbraccio, quei due genitori straziati e lacerati dal più grande dolore che si possa provare.  Chi invece non ha potutoserena 6 essere presente al funerale è Annalisa Riba, l’altra ragazza torinese rimasta, fortunatamente, solo ferita nel terribile incidente del bus . La ragazza è ancora ricoverata nell’ospedale catalano a causa delle sue delicate condizioni di salute; è cosciente ma i genitori non se la sono sentita ancora di dirle la verità su quanto è accaduto alla sua amica Serena e alle altre ragazze sedute vicino a lei.

A Torino è stato proclamato il lutto cittadino, voluto dal sindaco come segno di vicinanza e rispetto per quella vita spezzata troppo in fretta e così improvvisamente. Oggi la città piange Serena e si rammarica per la tragica e prematura scomparsa di sette giovani studentesse, partite per un comune Erasmus e non tornate più. Questa mattina, nella Chiesa della Gran Madre -dove la ragazza era stata battezzata 22 anni fa- Serena è diventata figlia, amica, allieva di tutti; simbolo di terribili tragedie che non dovrebbero capitare.

Simona Pili Stella

(Fotoservizio Essepiesse – il Torinese)

INTITOLATA A FRANCO MELLANO LA PASSERELLA SULLA DORA

Urbanista, consulente tecnico di Intesa Sanpaolo per la costruzione del centro direzionale ideato da Renzo Piano, contribuì alla fase progettuale di alcuni interventi nell’ambito di Torino 2006. E’ stato autore di progetti architettonici che hanno dato un volto nuovo ad alcune aree industriali dismesse della città

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La passerella pedonale che unisce le due sponde della Dora, di fronte al Campus universitario “Luigi Einaudi”, da questa mattina porta il nome dell’architetto e ingegnere Franco Mellano, scomparso nel 2011, all’età di 68 anni.
Urbanista, consulente tecnico di Intesa Sanpaolo per la costruzione del centro direzionale ideato da Renzo Piano, contribuì alla fase progettuale di alcuni interventi nell’ambito di Torino 2006. E’ stato autore di progetti architettonici che hanno dato un volto nuovo ad alcune aree industriali dismesse della città, e si è occupato del primo intervento di social housing a Torino, in via Ivrea.
Prima dello scoprimento della targa, Mellano è stato ricordato nell’aula magna del Campusmellano2 universitario, al quale egli stesso aveva contribuito, segnando la trasformazione dell’area in passato occupata da impianti dell’Italgas.
Michele Paolino, in rappresentanza del Consiglio Comunale, ha evidenziato come la decisione della toponomastica relativa a questa intitolazione sia stata assunta con decisione unanime, “perché Franco Mellano ha lasciato un segno nella trasformazione della città, avvenuta anche grazie alle sue grandi intuizioni e alle sue piccole genialità quotidiane”.
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“Franco Mellano, ha aggiunto il sindaco Piero Fassino, è stato uno dei protagonisti della trasformazione della città. L’intitolazione consente di trasmettere memoria, rappresenta un dovere che ciascuno di noi ha verso le generazioni future. E trasmettere memoria degli uomini che hanno costruito la città è un modo per rendere evidente quanto siano state importanti queste trasformazioni. Torino negli ultimi 20 anni è stata ridisegnata nel profilo e nell’identità. La trasformazione urbana è stata uno dei motori del cambiamento con 10 milioni di metri quadri di aree industriali che si mellano4svuotarono di produzione e di lavoro, all’inizio letti come manifestazione di un declino irreversibile, poi rivelatisi una disponibilità di territorio straordinaria con cui ripensare la città. Mellano è stato uno degli uomini che con la sua passione civica e competenza ha dato moltissimo alla città ed è stato uno dei protagonisti della Torino in cui viviamo”.
Mellano è stato anche ricordato dal rettore dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani che ha sottolineato come intitolare la passerella sia stata la scelta migliore avendo l’architetto torinese lavorato su quest’area, e dal rettore del Politecnico, Marco Gilli, che ne ha ricordato l’approccio moderno ed interdisciplinare, la grande apertura al territorio e la dimensione internazionale.
F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale – Foto:  FMB Sniper – il Torinese