redazione il torinese

I "margini" al Valsusa Filmfest

mapucheA Condove si parlerà dei Mapuche, popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del Sud dell’Argentina

Il tema dei “Margini” arriva Valsusa Filmfest. Mercoledì 27 aprile, alle ore 21, il cinema comunale, in piazza Martiri della Libertà 13, a Condove si parlerà dei Mapuche, popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del Sud dell’Argentina. Nell’occasione verrà presentata la pellicola “Un altro mondo” di Thomas Torelli e ci sarà un incontro con Rayen Kvyeh, poetessa e rappresentante del popolo Mapuche Rayen Kvyeh è nata a Weken in Cile. Costretta all’esilio dalla dittatura di Pinochet va a vivere in Germania dove collabora attivamente alle iniziative politiche e culturali degli esiliati. Una sua opera teatrale viene messa in scena a Friburgo. La sua raccolta di poesie Wvne Coyvn Ñi Kvyeh (Luna dei primi germogli) ha inaugurato nel 2006 la collana bilingue di poesia indigena “Le voci della terra” della casa editrice Gorée di Monticiano (Siena). Oltre a Luna de cenizas (Luna di cenere), scritto in spagnolo, ha concluso recentemente un nuovo libro nella sua lingua indigena, che verrà presto tradotto in italiano. Nel 1995 ha vinto a Cuba il premio Josè María Heredia e nel 1998 sempre a Cuba è nominata Presidente Onorario del Centro internazionale delle Culture Indigene. Nel 2007 è stata Menzionata Speciale (seconda classificata) al XXIII Premio Internazionale  di Poesia Nosside. La poesia di Rayen Kvyeh viene dalla terra, perchè Mapuche vuol dire “uomini della terra” e viene dall’amore.

Massimo Iaretti

Bertone, vecchie glorie a quattro ruote a San Mauro?

BERTONE 1969L’Automotoclub Storico Italiano, presieduto dall’avvocato Roberto Loi, alcuni mesi fa aveva acquistato all’asta la storica collezione, conservata a Caprie in Valsusa, dove era nato il Museo. Recentemente la sua assemblea ha deliberato che la nuova sede Asi e il Museo trovino collocazione a Torino o nella prima cintura torinese

BERTONESan Mauro Torinese diventerà la sede del Museo Bertone, con le 79 auto storiche firmate da Nuccio Bertone. E’ una possibilità che, al momento, non ha ancora avuto sviluppi concreti ma che – al tempo stesso – è valutata dall’Asi. L’Automotoclub Storico Italiano, presieduto dall’avvocato Roberto Loi, alcuni mesi fa aveva acquistato all’asta la storica collezione, conservata a Caprie in Valsusa, dove era nato il Museo. Recentemente la sua assemblea ha deliberato che la nuova sede Asi e il Museo trovino collocazione a Torino o nella prima cintura torinese. E da qualche tempo si è fatta avanti l’ipotesi di posizionare il tutto nell’ex stabilimento Burgo. Ed esiste anche uno studio che è all’ipotesi di Asi. “Come amministrazione di San Mauro Torinese – commenta il sindaco Ugo Dallolio – saremmo ben felici se questa ipotesi si concretizzasse, in quanto andrebbe a collocarsi in un edificio che ha un proprio pregio architettonico, come l’ex Burgo, e contribuirebbe alla riqualificazione dell’area Pescarito”. E non va neppure dimenticato che si andrebbe in questo modo a valorizzare un significativo pezzo di storia dell’automobile non solo torinese, ma anche nazionale.

Massimo Iaretti

 
 
 

Trent’anni dopo il disastro nucleare di Černobyl'

Il trentesimo anniversario rappresenta una data particolarmente significativa per tante ragioni. Per la capacità evocativa che ha in sé e perché rammenta i problemi ancora non risolti che il nucleare si porta appresso

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Il 25 aprile 1986 a Pryp’jat’ , in Ucraina, faceva caldo. E in molti, giunta ormai la sera, si godettero finalmente dalle terrazze il primo tepore primaverile,pensando ai preparativi per la festa del primo maggio e alle gite sul fiume che scorreva lì vicino. Nessuno immaginava  che da lì a poche ore la vita di tutti sarebbe stata sconvolta dal più grave incidente nucleare civile di tutti i tempi. Pryp’jat’, era la città più vicina alla centrale di Černobyl’, ad una quincidina di chilometri a sud del confine con la Bielorussia. All’epoca vi abitavano circa 50 mila persone mentre nell’agglomerato che dava il nome alla centrale i residenti erano più o meno 12 mila. Nel resto della regione c’erano solo boschi e fattorie. I quattro reattori della centrale nucleare “  Vladimir Il’ič Lenin Černobyl’ ,progettati e costruiti tra gli anni ’70 e ’80, erano del tipo  “RBMK-1000”, già allora oggetto di critiche e preoccupazioni, sospettati di essere imperfetti e quindi insicuri. Quel tipo di  reattori usavano combustibile a uranio arricchito U – 235 per riscaldare l’acqua, creando il vapore necessario ad azionare i generatori di energia elettrica. Per l’accumulo dell’acqua, utilizzata come refrigerante e NUCLEARE5regolatore della reattività del nocciolo nucleare, era stato costruito un enorme serbatoio artificiale di circa 22 chilometri quadrati, alimentato dal fiume Pryp’jat’. Proprio quel giorno i gestori degli impianti stavano preparando un arresto per eseguire la manutenzione ordinaria sul reattore numero quattro. Violando le norme di sicurezza, secondo quanto s’apprese in seguito,.  vennero disabilitati anche i meccanismi automatici di spegnimento. Il disastro avvenne all’una e mezza del mattino del 26 aprile, quando un brusco e incontrollato aumento della temperatura del nocciolo innescò una tremenda esplosione fece saltare la piastra di tonnellate che copriva il “cuore” del reattore, rilasciando radiazioni nell’atmosfera e interrompendo il flusso del liquido di raffreddamento dello stesso. Alcuni secondi dopo, una seconda esplosione di maggiore potenza distrusse l’intero edificio del reattore, provocando incendi attorno al reattore danneggiato e a quello numero 3, che era ancora in funzione al momento delle esplosioni. Quelle esplosioni NUCLEARE3generarono un fall-out radioattivo che interessò  oltre 200.000 chilometri quadrati di territorio, coinvolgendo più di sei milioni di persone. La maggior parte di quelle radiazioni erano di iodio -131 , cesio -134 e cesio -137. Questi ultimi, in particolare, sono isotopi con tempi di dimezzamento lunghi (il cesio -137 ha una emivita di trent’ anni) e rappresentano tutt’oggi una fonte di  preoccupazione e di inquinamento ambientale. Tornando a quei giorni, gli abitanti di Pryp’jat’ vennero evacuati circa 36 ore dopo l’incidente. Sulla bacheca di classe di un asilo della città, una mano anonima scrisse: “ Non ritorneremo.Addio, Pryp’jat’, 28 aprile 1986”. Molti già lamentavano vomito, mal di testa e altri sintomi da esposizione a radiazioni.Venne isolata una zona di trenta chilometri intorno alla centrale, assicurando i residenti che sarebbero tornati dopo qualche giorno, tanto che la maggior parte delle persone lasciò la maggior parte degli effetti personali e degli oggetti di valore nelle case. Al momento dell’incidente i venti soffiavano da sud e da est, così che la maggior parte delle nubi radioattive viaggiò in direzione nord-ovest, verso la Bielorussia. le autorità sovietiche, lentissime e riottose a rilasciare informazioni sulla gravità del disastro al resto del mondo, furono costrette a rivelare la reale portata della crisi quando l’allarme radiazioni raggiunse una centrale nucleare in Svezia. Ormai, mezza Europa era stata lambita e contaminata dalla nube tossica. Più di trenta lavoratori di Černobyl’ morirono nei primi mesi successivi l’incidente, secondo la US Nuclear Regulatory Commission (NRC), tra i quali alcuni di quegli eroici operai che si esposero consapevolmente a livelli mortali pur di evitare ulteriori perdite di radiazioni. Migliaia di casi di cancro alla tiroide sono stati collegati all’esposizione alle radiazioni in Ucraina, Bielorussia e Russia, anche se il numero preciso di casi direttamente causati dall’incidente è difficile (se non impossibile) da accertare. BastiNUCLEARE2 pensare che  gli alberi dei boschi circostanti l’impianto morirono a causa degli alti livelli di radiazioni, tant’è che quella regione è nota oggi come la “foresta rossa”, per il loro colore bruno-rossastro. Il reattore danneggiato venne frettolosamente sigillato in un sarcofago di cemento destinato a contenere la radiazione residua. Quanto sia stata efficace questa soluzione e quanto continuerà ad esserlo nel futuro è un argomento di intenso dibattito scientifico. Nonostante la contaminazione del sito e dei rischi inerenti il ​​funzionamento di un reattore con gravi difetti di progettazione, la centrale nucleare di Černobyl’ è restata in funzione per molti anni, fino a quando , nel dicembre del 2000, il suo ultimo reattore è stato spento. L’impianto, le città fantasma di Pryp’jat’ e Černobyl’, oltre ad una vasta area che circonda la centrale conosciuta come “zona di alienazione”, sono in gran parte off-limits per gli esseri umani. Vi sono, tuttavia, delle eccezioni. A poche centinaia di ex-residenti della zona è stato concesso di tornare alle loro case, nonostante i rischi di esposizione alle radiazioni. Gli scienziati, i funzionari governativi e altro personale sono ammessi sul sito per le ispezioni. Da qualche anno,incredibile ma vero, l’Ucraina ha aperto l’area ai turisti che vogliono vedere in prima persona le conseguenze del disastro. Così , con circa 150 dollari, è possibile visitare la centrale nucleare, arrivare fino a poche centinaia di  metri dal reattore numero quattro, quello dell’incidente, e vagare per qualche ora fra rovine di cittadine abbandonate. L’esplosione ha rilasciato una ricaduta 400 volte più radioattiva della bomba di Hiroshima, contaminando quei 200.000 km quadrati d’Europa. Circa 600.000 persone sono state esposte a dosi elevate di radiazioni, e più di 350.000 persone hanno dovuto essere evacuate dalle zone contaminate. Anche dopo molti anni di ricerca scientifica e di indagine del governo, ci sono ancora molte domande senza risposta sull’incidente di Černobyl’: a distanza di anni restano ancora alcuni misteri legati al peggior disastro nucleare della storia dell’umanità. A trent’anni dal più grave incidente tecnologico del XX° secolo, la prova drammatica che la sicurezza, quando si parla di nucleare, è una mera illusione e che può essere sufficiente anche un solo, banale errore tecnico per innescare conseguenze tragiche come quelle verificatesi quel 26 aprile 1986. Trecentosessanta mesi ci separano da quei giorni  ma gli effetti di quel disastro continuano a pesare sull’esistenza di milioni di persone che vivono, loro malgrado, nei  territori più colpiti dal fall-out radioattivo, contaminati da livelli di radiazioni a volte difficilmente compatibili con la stessa sopravvivenza.

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Questa è la condizione quotidiana di donne,uomini e bambini delle regioni di Gomel e di Brest in Bielorussia, e di coloro che sono tornati ad abitare nelle loro case in mezzo al deserto radioattivo di Černobyl’. In Italia, sull’onda di quel distrastro, venne indetto un referendum nel 1987 che chiuse definitivamente la pagina del nucleare nel nostro Paese. Il trentesimo anniversario rappresenta una data particolarmente significativa per tante ragioni. Per la capacità evocativa che ha in sé e perché rammenta i problemi ancora non risolti che il nucleare si porta appresso ( l’insicurezza intrinseca delle centrali, il problema dello smaltimento delle scorie e dello stoccaggio delle barre esauste , ecc). “Ricordare” Černobyl’, o meglio non dimenticare mai ciò che lì accadde, è tanto più importante in questo caso perché le “tracce” lasciate da quel giorno maledetto rimarranno per molte centinaia di anni.  Non dobbiamo permettere che si dimentichi, perché il nocciolo del quarto reattore della centrale ucraina, esploso quella lontana notte di trent’anni fa,  arde ancora sotto quel sarcofago di cemento armato.

Marco Travaglini

Casa Gramsci, dove l'hotel non svilisce la storia

GRAMSCISTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Avevo una zia che scappata dall’Italia perché perseguitata dai fascisti dopo il lavoro assisteva alle lezioni serali di Antonio Gramsci

Oggi conferenza stampa e inaugurazione ditosetto Casa Gramsci. Una costola della Fondazione Gramsci gestirà le stanze dove Antonio Gramsci visse dal 1913 al 1922. La città di Torino si arricchisce. Nata da un’idea dell’allora presidente Atc Giorgio Ardito fatta propria dalla Giunta, con la riqualificazione dell’edificio di piazza Carlina, diventato albergo a cinque stelle. Anche nella nostra città i “miracoli” diventano realtà.

gramsci 2All’inizio del nuovo secolo l’edificio sgomberato rischiava di collassare ed era di proprietà pubblica.

Messo a bando con destinazione ricettizia i soliti noti polemizzavano dichiarandosi contrari ad operazioni di speculazione. La storia gli ha dato torto ed un moderno e confortevole albergo è compatibile con il ricordo e con iniziative culturali qualificanti.

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Casa Gramsci “vive”. Avevo una zia che scappata dall’Italia perché perseguitata dai fascisti dopo il lavoro assisteva alle serali lezioni di Antonio Gramsci. Operai imparavano rubando ore al sonno. Gramsci capiva ed umilmente chiedeva: mi sono spiegato?

Anche in queste piccole cose dimostrava d’essere un grande uomo. La fondazione è stata costituita nel 1976. Sono passati 40 anni e questa iniziativa è foriera di un nuovo futuro.

(foto: il Torinese)

La Regione approva la legge e il Piano triennale contro le ludopatie e il gioco d'azzardo

con reg lascarisTra le novità più rilevanti del provvedimento, la previsione del Piano triennale integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico che il Consiglio regionale dovrà approvare, su proposta della Giunta, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Il Piano dovrà – tra l’altro – promuovere interventi per aumentare la consapevolezza sulla dipendenza correlata al gioco per i giocatori e le loro famiglie

slot mIl Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il  disegno di legge proposto dalla Giunta regionale e il testo del disegno di legge presentato dal gruppo Forza Italia sulla prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico in Piemonte. Era stato istituito un gruppo di lavoro formato da componenti delle Commissioni Commercio e Sanità e la discussione in aula aveva preso il via nei giorni scorsi con l’illustrazione dei relatori di maggioranza, dei gruppi Pd e Sel, e di minoranza, appartenenti ai gruppi di FI e del M5S. Nella seduta di martedì  gli esponenti del  Movimento 5 Stelle  hanno evidenziato l’importanza di provvedimenti contro il gioco d’azzardo, che impoveriscono la popolazione anche e soprattutto nei momenti di crisi, e la necessità d’incentivare iniziative “no slot”.

consiglio X 1Tra le novità più rilevanti del provvedimento, la previsione del Piano triennale integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico che il Consiglio regionale dovrà approvare, su proposta della Giunta, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Il Piano dovrà – tra l’altro – promuovere interventi per aumentare la consapevolezza sulla dipendenza correlata al gioco per i giocatori e le loro famiglie; favorire un approccio consapevole, critico e misurato al gioco; informare sull’esistenza di servizi di assistenza e cura svolti da soggetti pubblici e del terzo settore sul territorio regionale e sulle modalità d’accesso; informare i genitori e le famiglie sui programmi di filtraggio e blocco dei giochi on line; prevedere interventi di formazione e di aggiornamento, obbligatori ai fini della prosecuzione dell’attività, per i gestori e il personale delle sale da gioco e delle sale scommesse e pianificare campagne annuali d’informazione sui rischi e sui danni derivanti dalla dipendenza dal gioco.

Per tutelare determinate categorie di soggetti maggiormente vulnerabili e per prevenire il disturbo da gioco – poi – è vietata la collocazione di apparecchi per il gioco in locali che si trovino ad una distanza, misurata in base al percorso pedonale più breve, non inferiore a trecento metri per i Comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti e non inferiore a cinquecento metri per i Comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti da istituti scolastici di ogni ordine e grado, centri di formazione per giovani e adulti, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, strutture residenziali o consiglio lascarissemiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-sanitario, strutture ricettive per categorie protette, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori, istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati, movicentro e stazioni ferroviarie. Per esigenze di tutela della salute e della quiete pubblica – poi – entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge i Comuni dovranno disporre limitazioni temporali all’esercizio del gioco tramite slot machine per una durata non inferiore a tre ore nell’arco dell’orario di apertura previsto, all’interno delle sale da gioco, delle sale scommesse, degli esercizi pubblici e commerciali, dei circoli privati e di tutti i locali pubblici o aperti al pubblico.

Ai fini della tutela della salute e della prevenzione della dipendenza da gioco è inoltre vietata qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio delle sale da gioco, delle sale scommesse o all’installazione degli apparecchi per il gioco presso gli esercizi pubblici e commerciali, i circoli privati e i locali pubblici e la Regione promuoverà accordi con gli enti di esercizio del trasporto pubblico locale e regionale per favorire l’adozione di un codice di autoregolamentazione che vieti la concessione di spazi pubblicitari relativi al gioco a rischio di sviluppare dipendenza sui propri mezzi di trasporto.

Dopo l’approvazione del provvedimento l’Assemblea ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno per il non passaggio al voto della proposta di legge – in gran parte recepita dal Testo unificato – presentata dai Comuni di Chivasso, Caluso, Ciriè, Ivrea e Settimo Torinese.

 
www.cr.piemonte.it

Torino Fashion Bloggers. "We are family"

Il magazine è interamente gestito da 5 ragazze e bloggers torinesi – Eleonora Gavino, Chiara Girivetto, Emily Grosso, Gemma Contini ed Elisa Raimondo – che cercano di destreggiarsi tra la passione per il blogging e il lavoro/studio quotidiano

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We are family. E’ da sempre stato il nostro motto, anche quando siamo partite in 11, più di due anni fa.

Come in tutte le famiglie si litiga, si discute, si sparisce per un paio di giorni, si ritorna, si fa pace e ci si vuole bene come prima. Ora siamo in 5, ma non abbiamo intenzione di fermarci. Anzi, ora che siamo diventate grandi… è ora di fare davvero sul serio! Perché noi non abbiamo mai preso sotto gamba questo Magazine, la nostra missione e la nostra, particolare, incasinata famiglia.

Ma chi sono le TFB?

Ci presentiamo: il magazine Torino Fashion Bloggers è interamente gestito da 5 ragazze e bloggers torinesi – Eleonora Gavino, Chiara Girivetto, Emily Grosso, Gemma Contini ed Elisa Raimondo – che cercano di destreggiarsi tra la passione per il blogging e il lavoro/studio quotidiano. Sì, ci teniamo sempre a specificare questo punto perchè vorremo far capire ai nostri lettori e a chi ci segue che siamo anche lavoratrici accanite: c’è la social media manager, l’architetto, la farmacista, la visual merchandiser e la studentessa di informatica che lavora tra gli smanettoni. Lo consideriamo un vero e proprio lavoro quello che ci tiene impegnate sul magazine: riunione redazionali mensili, chat su what’s app per organizzare gli eventi a cui partecipiamo, cellulari e social networks sempre sotto mano per parlare di noi e delle nostre attività e tanto altro. Insomma, non pettiniamo mica i boccoli alle Barbie scattandoci selfie!

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Cosa si legge su TorinoFashionBloggers?

Sul nostro sito ci occupiamo di tante rubriche diverse, tutte incentrate sulla nostra magica città,Torino: dove fare shopping, le mostre e gli eventi culturali del mese da non perdere, i racconti romantici con sfondo torinese, i luoghi simbolici della città da far visitare ai turisti, gli stilisti emergenti made in Turin e… chissà quali altri argomenti troveremo andando avanti! Grazie all’intervento di 4 validissimi contributor riusciamo a mantenere aggiornato il nostro magazine 3 volte alla settimana e, quotidianamente, i social network su cui siamo presenti: Facebook, Twitter e Instagram.

Come ci descriveremmo a un nuovo lettore?

Siamo donne, con tanti impegni, lavori stressanti e magari non quelli della propria vita (o quelli che hai sempre desiderato fare, ma che ti portano a scrivere un post alle 2 di notte), una vita fuori, i soliti casini sentimentali, familiari, di cani, gatti e canarini. 🙂 Il nostro magazine è partito come un sogno, un “mettiamoci alla prova”, ma piano piano è diventato un elemento predominante nell’agenda di ciascuna di noi, tanto da farlo diventare quasi una priorità. Quando parliamo di famiglia non usiamo un termine senza significato: siamo donne e per questo litighiamo, perchè siamo 5 teste pensanti, ma ci vogliamo bene come sorelle e amiche. Difficile pensarlo, no? E invece è tutto possibile!

Che cosa abbiamo fatto sino ad ora?tfb3

Tantissime cose! Siamo delle blogger anomale: ci piace mangiare! Ogni tipo di evento culinario o di degustazione casereccia… è presidiato da noi! E poi, ovvio, ci piace la moda! Abbiamo creato la nostra prima capsule collection, grazie a una cooperativa sociale, La sartoria il Gelso in collaborazione con il negozio Pandan, festeggiando il nostro primo anniversario e facendo il sold out delle vendite in pochi giorni, abbiamo partecipato a sfilate, in prima fila a eventi culturali del territorio e collaborato con grandi nomi del beverage come Martini, Jagermeister e dell’automotive come Suzuki e Hyundai. E non abbiamo intenzione di fermarci: non possiamo svelarvi nulla, ma vi consigliamo di seguirci perchè… ne vedrete delle belle! 🙂

Perchè abbiamo scelto Iltorinese.it?

Parlare di Torino e della sua bellezza è il motivo per il quale abbiamo deciso di aprire il nostro magazine. Iltorinese.it ci regala una bella opportunità: continuare ad esaltare l’importanza di questa città nel panorama culturale ed artistico e farvi amare, a nostro (fashion) modo quella che per noi è la city of blinding lights! 

(Foto di Andrea Cherchi -Torino trefotoalgiorno)

tfb logotorinofashionbloggers.com

Twitter: @tfbloggers

Banda del buco entra nel caveau e svuota cassette di sicurezza

BANCA SANPAOLOHanno scavato un tunnel e si sono introdotti in una filiale di Intesa Sanpaolo

Il colpo sembra ispirato al film ‘Ocean’s Eleven’ , manca solo il cast stellare, ma si tratta comunque di bravi “professionisti”. Hanno scavato un tunnel e si sono introdotti in una filiale di Intesa Sanpaolo a Torino, in corso Peschiera, grazie alla chiusura della banca per il ponte del 25 Aprile. I  ladri si sono introdotti, tra venerdì sera e stamane, nel caveau e hanno svuotato numerose cassette di sicurezza per un ammontare ancora da accertare. La banda del buco, dopo aver forzato un cancello dietro la  filiale, hanno superato varie porte e sono giunti fino all’anticamera del caveau facendo poi un buco nel muro. La porta d’accesso è stata aperta  con uno strumento da scasso e le telecamere  sono state oscurate con la vernice spray.

(foto: archivio il Torinese)

I nuovi appuntamenti del Torino Jazz Festival

torino jazz piazzaIl jazz è stato la più grande novità musicale del Novecento: ha sollecitato artisti e intellettuali a ripensare alcune categorie estetiche occidentali (e non solo)

Realizzato con i main partner Intesa Sanpaolo e Iren, gli sponsor Poste Italiane, Toyota Lexus e Seat Pagine Gialle, il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte, i media partner Rai Radio 2 e Rai Radio 3, il TJF 2016 ha come filo conduttore il jazz e le altre arti: teatro, danza, arti visive, cinema, fotografia e letteratura.

Mercoledi’ 27 aprile

Ore 16.00 CINEMA MASSIMO – SALA TRE, VIA VERDI 18

RITMO DIABOLICO/ THE GENE KRUPA STORY

di Don Weis (Usa 1959, 101’, 16mm, b/n)

Un lungo periodo della vita del famoso batterista americano bianco Gene Krupa, da Chicago a New York, dalle prime modeste scritture al successo. Krupa passa attraverso il tunnel della droga e del carcere, fino alla dura risalita nell’orchestra di Tommy Dorsey. Sal Mineo è il protagonista. Ingresso euro 6 (intero), euro 4 – 3 (ridotti)

jazz quartieri

Ore 18.00 POLO DEL ‘900 PALAZZO SAN DANIELE, CORSO VALDOCCO ANGOLO VIA DEL CARMINE

NOVECENTO: IL PRIMO SECOLO DEL JAZZ PORTA PALACE COLLECTIVE – AVANGUARDIE

Johnny Lapio, tromba – Giancarlo Schiaffini, trombone – Giuseppe Ricupero, sax tenore – Lino Mei, pianoforte – Gianmaria Ferrario, contrabbasso -Donato Stolfi, batteria – Sarah Bowyer, video performer – L’ensemble, fondato dall’eclettico trombettista torinese Johnny Lapio, vanta tra le sue fila lo storico maestro dell’avanguardia europea Giancarlo Schiaffini. Il concerto ruota su composizioni originali del gruppo di matrice jazzistica e incursioni nell’avanguardia classica da Cage a Bussotti. Il concerto unisce e racconta l’avanguardia jazz e quella eurocolta, spesso vissute in antitesi, ma unite da un legame profondo.

Ore 18.00 BIBLIOMEDIATECA MARIO GROMO, VIA MATILDE SERAO 8/A

JAZZ ON FILM

Presentazione del libro Il jazz-film. Rapporti tra cinema e musica afroamericana di Guido Michelone (Arcana, 2016). Il volume illustra le opere su pellicola (film, corto e lungometraggi) che hanno divulgato il sound dei neri d’America. Un saggio innovativo, unico in Italia, destinato a diventare strumento di consultazione per addetti ai lavori e per appassionati di jazzmusic e di cinema. Dialoga con l’autore il direttore artistico del TJF Stefano

Zenni. Introduce Fabio Pezzetti Tonion (Museo Nazionale del Cinema).

Segue

PERFORMANCE MUSICALE DEL DUO CHIRICOSTA / MIELE – PLAY MONK

Sergio Chiricosta, trombone – Saverio Miele, contrabbasso

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Ore 18.00 CINEMA MASSIMO – SALA TRE, VIA VERDI 18

WHIPLASH

di Damien Chazelle – (Usa 2013, 107’, Hd, col. v.o. sott. it.)

Andrew studia batteria jazz nella più prestigiosa scuola di musica di New York, al primo anno viene notato da Terence Fletcher, temutissimo e inflessibile insegnante che a sorpresa lo vuole nella propria band. Il ragazzo è eccitato dalla possibilità ma non sa che sarà un inferno di prove, esercizi e umiliazioni. Ingresso euro 6 (intero), euro 4 – 3 (ridotti)

Ore 19.00 PALAZZO SALUZZO PAESANA, VIA DELLA CONSOLATA 1 BIS

HOT CLUB TORINO

Alessandro Di Virgilio, chitarra elettrica – Giangiacomo Rosso, chitarra gipsy – Dario Berlucchi, chitarra gipsy – Elia Lasorsa, contrabbasso – Valentina Nicolotti, voce. In occasione della mostra di Mario Giansone, l’Hot Club Torino si esibisce negli spazi allestiti con le opere del grande artista.

Si ringrazia Chiusano Immobiliare

Ore 20.30 CAFÈ DES ARTS, VIA PRINCIPE AMEDEO 33/F

SCAT TO BE BOP QUARTET + GUEST

Aldo Rindone, pianoforte – Davide Liberti, contrabbasso – Paolo Franciscone, batteria – Andrea Scarrone, voce – Danilo Pala, sassofono alto, ospite

Il progetto “scat to be bop”, a cura della cantante Andrea Scarrone, giovane talento del vocal jazz italiano, nasce con l’obiettivo di unire lo strumento

vocale all’improvvisazione di stile be bop. Il repertorio verte in particolare su Charlie Parker, avvalendosi del sax di Danilo Pala, considerato tra i massimi esponenti dell’eredità parkeriana, e riporta sulla scena torinese la magia del pianoforte del M° Aldo Rindone, unita alla ritmica pulsante di Liberti e Franciscone.

jazz musica

Ore 21.00 TEATRO GOBETTI, VIA G. ROSSINI 8

MONICA DEMURU OTTO STORIE POCO STANDARD

Concerto narrativo con: Monica Demuru, voce – ello Pareti, contrabbasso e voce – Alessandro Marzi, batteria, percussioni e voce – Testo e regia di Annalisa Bianco –Posto unico numerato euro 10

OTTO STORIE POCO STANDARD: Monica Demuru, Raffaello Pareti e Alessandro Marzi, con la regiadi Annalisa Bianco, immaginano, nella estrema semplicità di voce, contrabbasso, batteria e una semplice scenografia, la storia affascinante e sorprendente di alcuni standard. Da Over the Rainbow e Georgia On My Mind a My Favorite Things e Nature Boy. Lo standard è ciò che tutti amiamo, che non possiamo non canticchiare, fischiettare, balbettare, perché è parte di noi, perché ci ricorda l’infanzia o le scoperte dell’adolescenza o le illusioni della giovinezza che ancora resistono. E parte di noi anche se non sappiamo perché. E’ l’epica del ‘900 che dal dopoguerra si afferma tra musica, cinema e letteratura, di un’America dove siamo migrati tutti, in un modo o nell’altro. Ogni standard ha una storia da raccontare e si alimenta con la storia stessa declinandosi in mille e mille mondi, sonori e poetici,

musicali e letterari. Un po’ reading, un po’ concerto, un po’ spettacolo teatrale, questo è un avvincente e affascinante racconto fatto di suoni e parole, elaborato a partire dal libro del musicologo Luca Bragalini, Storie poco standard (EDT).

Ore 22.30 JAZZ CLUB TORINO, PIAZZALE VALDO FUSI

BERND REITER NEW YORK ALLSTARS – FEAT. HAROLD MABERN, ERIC ALEXANDER & DARRYL HALL

Eric Alexander, sassofono tenore – Harold Mabern, pianoforte – Darryl Hall, contrabbasso – Bernd Reiter, batteria – Bernd Reiter, tra i migliori batteristi della giovane generazione, dopo aver collaborato con Steve Grossman e Claudio Roditi ha recentemente costituito questa formazione nella quale spiccano tre star della scena newyorkese. Oggi ottantenne, Harold Mabern è una leggenda del pianoforte. Ha iniziato sulle orme di Phineas Newborn e Ahmad Jamal, e a partire dagli anni Cinquanta ha lavorato con i grandi come Lionel Hampton, Wes Montgomery, Miles Davis, Benny Golson, Sonny Rollins. Completano il gruppo Eric Alexander, tra i più importanti solisti dell’ultimo decennio, e Darryl Hall, un ricercato sideman del panorama jazz internazionale. Info: tel. 011.882.939

jazz fest

Ore 23.00 MAD DOG TANQUERAY TEN SOCIAL CLUB, VIA MARIA VITTORIA 35 A

OPEN SESSION

Fabio Giachino, pianoforte – Mauro Battisti, contrabbasso – Tony Arco, batteria & guests

Nella cornice elegante e soffusa del Mad Dog, l’esclusivo speak-easy della città, prenderanno il via le jam session del Fringe durante tutto il TJF.

Ingresso su prenotazione: tel. 011.812.08.74

Mamme no tav sul palco del Jazz festival

no tav Il concerto è iniziato regolarmente, anche se un po’ in ritardo
 

Le mamme No Tav e i militanti delle sezioni Anpi contrari al treno ad alta velocità,  ieri sera hanno cercato di bloccare il concerto del Torino Jazz Festival in piazza Castello. “Fateci parlare, fate parlare le mamme”, hanno urlato sventolando bandiere. Alla fine Max Casacci, leader dei Subsonica che stavano per esibirsi, ha deciso di far salire sul palcoscenico una delle mamme “No Tav” a leggere l’appello. Il concerto è iniziato regolarmente, anche se un po’ in ritardo.

Quel 25 aprile senza la presenza ebraica

primo maggio 25L’assenza è stata
giustificata dal fatto che in piazza c’erano anche i Centri Sociali,
cioè quei “bravi ragazzi” che tifano per i Palestinesi nemici di
Israele

Il 25 Aprile , Festa della Liberazione, a Torino gli Anarchici hanno
festeggiato imbrattando un monumento, mentre nel centro città erano
presenti in piazza Autorità e ex Partigiani.  Alla manifestazione NON
era presente la rappresentanza ebraica, cioè quella componente che ha
subito le cose più atroci dal nazi-fascismo.  L’assenza è stata
giustificata dal fatto che in piazza c’erano anche i Centri Sociali,
cioè quei “bravi ragazzi” che tifano per i Palestinesi nemici di
Israele.  Praticamente una manifestazione senza gli “attori” principali
che a Torino sono presenti da secoli.  Ma gli organizzatori del 25
Aprile NON sapevano queste cose?  E se NON le sapevano come potevano
fare gli organizzatori poco informati? Anche se Torino ha vinto il
quinto scudetto di calcio, sul piano socio-politico il DISASTRO è ormai
evidente sotto ogni aspetto…….e all’orizzonte NON si vede alcuna
speranza di cambiamento, specialmente sul fronte politico e
dell’occupazione!

Marbert  (Marino Bertolino)

(foto: archivio il Torinese)