redazione il torinese

Aumento ai manager della sanità: prove di “Chiappendino”?

medico sanitaL’Italia è un Paese davvero strano. Quando si tratta di stare sulle generali in materia di indennità di politici o di emolumenti di manager pubblici tutti sono pronti a puntare il dito. Ma quando, realmente, si cerca di incidere nel merito succede il finimondo ed inizia il valzer del tutto cambi perché niente cambi. Dal 1 gennaio 2017 entrerà in vigore l’aumento degli stipendi dei direttori generali delle Asl e delle Aso piemontesi. Tutto bene, peccato che la sanità subalpina, in virtù di una serie di ragioni che risalgono al passato, sia oggetto di tagli dei servizi da anni e del progressivo depotenziamento di alcune strutture sanitarie, soprattutto in Provincia. Il caso dell’ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato potrebbe esserne la controprova. Le due cose sono ovviamente all’opposto ma della delibera in questione non si è mai parlato molto. Ne parla, invece il segretario regionale del sindaco degli infermieri Nursing Up che spiega come “In un contesto in cui in tutti gli ambiti della sanità si chiedono enormi sacrifici, in cui l’unica strategia pare quella di dover tirare la cinghia, in cui a causa della mancanza di fondi non si assumono gli infermieri in numero adeguato per sottostare al piano di rientro dai debiti, e si costringono i colleghi in organico alle aziende a turni massacranti per coprire le necessità di cura dei pazienti, l’aumento dello stipendio dei manager della sanità appare quanto mai inopportuno e impone che noi tutti si chieda alla Regione di rivedere immediatamente le sue posizioni”. E segue l’annuncio di iniziative di informazione a tutti di dipendenti delle aziende sanitarie affinché comprendano “l’arroganza dell’iniziativa intrapresa dalla Regione”. Ma c’è un altro argomento che, collegato con l’aumento degli stipendi, fa “saltare la mosca al naso” di Delli Carri: “Apprendiamo dagli organi di stampa che un gruppo politico di opposizione in Consiglio regionale vorrebbe proporre, come reazione all’indecoroso aumento di stipendio dei manager in sanità deciso dalla Regione, di mettere un tetto al guadagno dei manager pubblici in Piemonte a 150mila euro. Spero di tratti di uno scherzo. È, infatti, proprio a 150mila euro l’aumento previsto per il Direttore generale della Città della Salute e per le strutture simili. In pratica questo gruppo di opposizione, che esprime il Sindaco di Torino, avvalla la decisione della Regione spacciandola per una protesta. Incredibile”. In pratica, tradotto sul quadro politico, sarebbe come dire che il Movimento 5 Stelle, che esprime appunto il sindaco di Torino, Chiara Appendino lancia un salvagente, pilotato, al presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Saranno mica prove di “Chiappendino” ?

Massimo Iaretti

Sciopero, 60% di adesioni a Torino

sciopero2Secondo le organizzazioni sindacali di base l’adesione allo sciopero del trasporto pubblico a Torino, ha superato il 60% per bus e tram nella prima fascia, da inizio servizio alle 6. Lo sciopero è ripreso alle 9 e funziona regolarmente la metropolitana. Si è svolto un corteo da piazza Solferino fino la sede della Rai in via Verdi, con  studenti, vigili del fuoco e pensionati. Lo sciopero generale di 24 ore interessa trasporti, scuola e  uffici pubblici. E’ stato indetto per protestare “contro le politiche economiche del governo Renzi dettate dalla Ue e per la difesa e l’attuazione della Costituzione e il NO al referendum”.

(foto: archivio)

Officinamagazine.com, oltre il quotidiano

Nell’aprile del 2015, tra i banchi del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, io e alcuni miei compagni fondiamo una rivista cartacea dal nome Officina. Abbiamo iniziato a distribuirla in 3 scuole di Torino e abbiamo raccolto diversi studenti in tutto il Piemonte disposti a scrivere per noi…

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 Dopo 6 numeri pubblicati abbiamo iniziato a domandarci che fine avrebbe fatto Officina una volta che saremmo usciti dal Liceo. Sarebbe stato troppo dispendioso e dispersivo distribuire la rivisita nelle università e continuare nel licei torinesi senza agganci concreti era impossibile. Proprio per questo nel settembre del 2016 abbiamo lanciato il nuovo sito: officinamagazine.com. Officina ragazzi-seitta-3Magazine è un sito di approfondimento culturale gestito a scritto da studenti liceali e universitari di tutta Italia. Il nostro motto è “oltre il quotidiano” e proprio per questo andiamo a trattare di notizie non comunemente reperibili sui principali quotidiani, ma scriviamo di qualcosa che possa incuriosire e lasciare un segno positivo nei nostri lettori. La forza e l’innovazione di Officina Magazine sta nel fatto che sia a livello nazionale. Gli autori sono più di 30 e provengono da Napoli, Milano, Roma, Torino e tante altre città. Sono tutti studenti liceali o universitari con la semplice passione per la scrittura o per l’attualità. Il sito in un mese ha subito totalizzato quasi 10.000 visite da oltre 6000 persone diverse. Hanno parlato di noi Alessandro Baricco, la Scuola Holden, moltissime pagine di Facebook e La Stampa. Tutt’ora siamo ancora alla ricerca di autori provenienti da tutta Italia. Se vuoi scrivere per noi visita il sito nella sezione “Entra in Officina”

 

Tommaso Seita

www.officinamagazine.com

La dama in rosso:il delitto che ha smosso il perbenismo sabaudo

CRIMINI & MISFATTI ALL’OMBRA DELLA MOLE

A tutti affascina l’oscuro. C’è chi lo insegue, lo rincorre e chi, invece, ne ha paura e lo guarda da lontano, ma come un magnete si sente attratto e combatte con tutte le sue forze per non caderci dentro.

L’oscuro è l’altra parte di noi, quella che ci spinge verso il basso, verso la distruzione. Qualsiasi sia la nostra posizione a riguardo, quella parte di noi esiste. Ed proprio quella parte che aveva preso il sopravvento nella quotidianità di Franca Demichela. Quarantotto anni, il portafogli pieno di carte di credito, un cognome tanto altisonante quanto ingombrante. Una vita di eccessi, intervallati da una routine grigia e poco soddisfacente. Il suo corpo senza vita fu ritrovato in una discarica, sulla strada che porta a Moncalieri, una domenica pomeriggio di fine estate. Il medico legale dirà che la causa della morte è “un’asfissia polmonare dovuta a strangolamento”. Torino la ricorda come “la dama in rosso”, per quell’abito di seta a balze che indossava quando, pallida e ormai senza vita, fu ritrovata da un barbone. Non è mai stato trovato un colpevole per quest’omicidio e, stranamente, anche sfogliando le pagine dei giornali, non si riesce a trovare molto su questa vicenda, se non qualche riga sulle insolite abitudini della bella signora della collina. Eh già, perché Franca Demichela conosceva i piani alti della società torinese, ma altrettanto bene conosceva quelli bassi. Amava stupire e creare scompiglio. Amava alimentare il chiacchiericcio, ma soprattutto amava sapere che, fin quando quel chiacchiericcio esisteva, voleva significare che la sua piccola e personale lotta al perbenismo si stava compiendo. Girava per i bar, per i locali notturni, per le boutique con accompagnatori insoliti, nomadi, slavi. Era spesso in compagnia di prostitute. Niente che ci si aspetti dalla figlia di uno dei più grandi dirigenti della Fiat. Il bipolarismo della sua vita si è andato via via scontrando con la sua irrequietezza d’animo, e quelle due facce di sé, prima energicamente tenute distanti, ora si stavano confondendo e fondendo. Probabilmente questi eccessi non si limitavano a qualche passeggiata sotto i portici della città con persone poco raccomandabili; probabilmente la trasgressione della notte aveva preso il sopravvento. Lei stessa diceva di sé “sono magica e immortale, la reincarnazione di Nefertiti, la dea Egizia”. Si definiva quindi la regina della notte, ma quella notte l’ha pian piano inghiottita. Dalle poche informazioni che si hanno su quest’evento tanto tragico, quanto misterioso di sicuro si possono dedurre i conflitti, prima di tutto interiori, vissuti dalla donna. L’eccesso, in tutte le sue forme, nasconde l’instabilità. Alcune volte nella sua forma sana, quella necessaria all’uomo per darsi una scossa e promuovere un cambiamento personale, altre volte nella sua forma malata, patologica, quella che lo porta ad essere sempre “di più”, sempre più beffardo della vita, sempre più oltre il limite. E così la droga, l’alcol, il sesso con uno sconosciuto e a pagamento divengono un modo per sentirsi liberi. Nefertiti si sentiva oppressa in un ruolo non suo, la sua mente, ormai, sembrava vagasse nella fantasia di una vita senza catene. Da donna e nel rispetto di una donna non credo sia questa la sede dove potersi dilungare in diagnosi psicologiche fittizie e post mortem, mi sento, però, di riconoscere che quella “vita” così ostentata probabilmente nascondeva un vuoto abissale in cui non era difficile perdersi. E probabilmente di fronte a questo vuoto così magicamente camuffato si sentiva inerme anche Giorgio Capra, marito sulla carta, estraneo nella quotidianità. Dal 1977 i due erano legati da questo sacramento che di sacro aveva ben poco. La donna lo maltrattava di continuo, incurante della gente che poteva ascoltare, lo sbeffeggiava e derideva. Lui, uomo mite, contabile della stessa azienda di cui il suocero gestiva i piani superiori, quegli stessi piani di cui la moglie conosceva ogni segreto e chiave d’accesso e che lui guardava da lontano. Succube di un amore che lo ha travolto. Succube di una donna che lo ha travolto anche morendo. Lui il giorno, piovoso, grigio e freddo, lei la notte magica, misteriosa, passionale. Passione, che non li ha mai visti complici. Probabilmente una coppia con istinti capaci di intrecciarsi in un modo tutto loro, dove il vittimismo e la sudditanza da un lato e il sadismo e la violenza dall’altro, diventano l’unica forma di piacere.

Quando ci si trova dinnanzi ad una personalità così tanto variegata è facile immaginare i moventi plausibili che possano aver condotto all’omicidio. Ma perché il colpevole non è mai stato trovato? Era il 1991, la polizia non possedeva ancora gli strumenti tecnologici adatti per analizzare le prove e probabilmente è stata anche un po’ sfortunata. Perché in un’indagine non bastano i sospetti e quando le poche prove che si hanno si dirigono tutte in un’unica direzione è facile perdere di vista le altre mille esistenti. Cerchiamo ora di ricostruire insieme gli ultimi momenti di vita della donna. Era sabato sera, un altro sabato sera di divertimento. Una volante della polizia sostiene di aver visto, intorno alle 23.30, la donna in macchina accompagnata da tre slavi. Questi tre uomini (uno dei quali allora minorenne) hanno riferito, poi, di aver lasciato la donna in piazza San Carlo intorno all’una perché lei aveva un appuntamento con una persona di cui non conoscevano l’identità. La versione è stata confermata dal cameriere del bar della piazza il quale ha riferito che intorno allo stesso orario la donna avrebbe salutato gli amici e sarebbe salita sulla sua auto, una 126. Intorno alle due di notte una vicina di casa della donna riferirà poi di aver sentito le urla provenire dal portone di casa. Era un litigio. La voce della donna gridava:“Bastardo, ti faccio vedere io!” e una voce maschile replicava: “Ma io ti faccio interdire!”. Furono, nei giorni a seguire, immediatamente fermati i tre slavi rilasciati poi per insufficienza di prove. Il marito per quella sera aveva un alibi: dormiva dai suoi genitori. Quest’alibi verrà poi scardinato e messo in discussione, ma anche il ritrovamento dei gioielli della donna all’interno della macchina del marito non fu ritenuta una prova valida per convalidare il fermo. Era, infatti, plausibilmente vera la versione data dall’uomo, e cioè quella di tutelare la famiglia ed evitare che la moglie spendesse e continuasse a vendere, per il suo divertimento, tutti beni da loro posseduti.

Nessun colpevole, ma una donna strangolata. La testimonianza della vicina di casa, probabilmente l’indizio più importante, venne ritenuta attendibile ed è su quest’attendibilità che si dovrebbe far convergere l’attenzione. Il linguaggio usato nella lite era un linguaggio confidenziale, entrambi erano nel portone di casa della vittima quindi si presume che la donna conoscesse l’assassino. Si potrebbe a questo punto controbattere che la Signora era solita far salire anche sconosciuti a casa sua per pagarsi le sue ore di piacere, ma le parole usate dall’uomo indicano un legame. Quale sconosciuto userebbe la parola “interdire”? L’interdizione implica anche un tornaconto. Se una persona è pazza, posso chiedere l’interdizione per evitare che faccia qualche danno, a se stessa, agli altri e a me. Ad esempio se la vittima, con i suoi comportamenti, a tratti psicotici e deliranti, stava sperperando un patrimonio, qualcuno che l’amava magari voleva evitare che cadesse in rovina. La parola “interdizione”, inoltre, implica, una buona conoscenza della lingua, di conseguenza risulta difficile attribuirla a persone extracomunitarie. Lo strangolamento, come scelta per uccidere, nasconde sentimenti irrisolti di rabbia e rancore. È un omicidio non premeditato, impulsivo, fatto sulla scia di uno stato di coscienza presumibilmente alterato. Cosa poteva aver fatto la vittima per generare una reazione così tanto violenta? Di sicuro tale violenza non è legata ad una singola azione o gesto; con molta probabilità l’assassino covava questo sentimento già da tempo. Del resto anche gli inquirenti sospettavano che i vari soprusi subiti dal marito fossero il motivo per cui, esasperato, poteva esser giunto alla messa in atto di un reato. Non si vuole qui accusare nessuno né ipotizzarne il coinvolgimento in questa vicenda, ma credo che un possibile motivo per cui non è mai stato trovato un colpevole, sia riconducibile al fatto che le indagini non sono mai state, “allargate” al resto delle persone con cui la donna aveva un legame. Un legame di sangue, o di affetto o di lavoro. Ma un vero legame. Un legame così forte da giustificare tanta rabbia. Non per niente si definisce l’omicidio“il reato più intimo”. Erano così tanti gli intrecci possibili, i contatti e le conoscenze che la donna aveva, che i poliziotti si sono trovati di fronte ad un mare di sospetti che si dissolsero tragicamente nel nulla,perché erano così tanti quanto confusi e vaghi. Nefertiti vagava per le strade di notte, faceva nascere sorrisi, dispensava sogni. Di giorno, invece, erano tutti un po’ più adirati con lei.

Teresa De Magistris

Uccide la moglie a martellate e si impicca

soccorsi 118Una terribile vicenda, un omicidio-suicidio avvenuto questa mattina in un palazzo al numero civico 376 di corso Orbassano. Il marito di 65 anni ha ucciso a martellate la moglie di 72  e poi si è impiccato. Sono ancora da chiarire le motivazioni del gesto, mentre sul posto è intervenuta la la polizia. POLIZIA CROCETTASuccessivamente pubblicheremo gli aggiornamenti.

(foto: archivio)

Il Pannunzio ricorda De Felice

stampa giornalisti circoloQuesta sera, venerdì 21 ottobre alle ore 18 al Circolo della Stampa (c. Stati Uniti, 27), il Centro “Pannunzio” ricorderà, a vent’anni dalla morte, Renzo De Felice con un dialogo/intervista di Maurizio Assalto allo storico Gian Enrico Rusconi. Introdurrà Pier Franco Quaglieni. Renzo De Felice è considerato da molti il maggiore storico del fascismo, anche se la sua monumentale opera è stata oggetto di aspre discussioni e vivaci polemiche. Scopo dell’iniziativa è quello di verificare, a distanza di vent’anni, le tesi defeliciane con il necessario distacco critico.

(foto: il Torinese)

Oggi al cinema

Le trame dei film nei cinema di Torino 

A cura di Elio Rabbione

 

Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “Alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

america-pastor-filmAmerican Pastoral – Drammatico. Regia di Ewan McGregor, con Ewan McGregor, Jennifer Connelly e Dakota Fenning. Tratto dal romanzo di Philip Roth, è la storia di Seymour Levov, detto “lo svedese”, un uomo cui la vita ha regalato tutto, il successo non soltanto sportivo, una fortunata carriera come imprenditore, una moglie ex reginetta di bellezza, una famiglia di cui andare fieri. Il classico americano self-made man. Fino al giorno in cui questo mondo perfetto – siamo nel 1968 – scoppia e va in frantumi, allorché la figlia sedicenne, che appartiene ad un gruppo terroristico, fa esplodere un ufficio governativo procurando la morte di un uomo. Durata 108 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massimo sala 1, The Space, Uci)

 

I babysitter – Commedia. Regia di Giovanni Bognetti, con Diego Abatantuono, Francesco Mandelli e Paolo Ruffini. L’ex sceneggiatore di “Belli di papà” si cimenta adesso con la notte brava del giovane Andrea, cui un padre dai troppi impegni affida il proprio ragazzino piuttosto vivace. Ma che succede se la villa di famiglia si può prestare benissimo a fare da sfondo alla festa di compleanno di Andrea? Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

Bad Moms – Mamme molto cattive – Commedia. Regia di Jon Lucas e Scott Moore, con Kristen Bell e Mila Kunis. Moglie e madre, stressata dai doveri della casa e dell’ufficio, intercetta inaspettatamente due nuove amiche con cui condividere in allegria ogni loro responsabilità. Un’evasione tutta al femminile diretta dalla coppia tutta maschile che già aveva inventato l’irriverente “Notte da leoni”. Durata 101 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

bridegt-filmBridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e Patrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Reposi)

 

Café Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala 1)

 

cicogne-filmCicogne in missione – Animazione. Regia di Nichola Stoller e Doug Sweetland. Se una volta le cicogne portavano i bambini alle famiglie, oggi tutto è affidato ad una azienda specializzata e il motore è un sito di vendite on line. Junior con la voce del nuovo divo Federico Russo), il miglior impiegato dell’azienda, sta per ricevere una produzione quando per sbaglio attiva la Macchina Fabbrica-Bambini dando vita a una bimba non autorizzata. Prima che qualcuno se ne accorga, Junior con l’aiuto dell’amica Tulip (ha la voce di Alessia Marcuzzi) dovrà consegnare il prezioso fagotto. Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, The Space, Uci)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Frantz – Drammatico. Regia di François Ozon, con Pierre Niney e Paula Beer. All’origine un testo teatrale, cui seguì nel ’32 un film di Lubitsch; oggi l’autore di “8 donne e un mistero” e di “Potiche” riprende il tema sottolineando le pagine del pacifismo. In un piccolo villaggio della Germania appena uscita dalla Grande Guerra, il giovane Adrien si reca in visita alla famiglia del ragazzo del titolo per chiedere a tutti il perdono per la morte che lui stesso ha causato in guerra. Non ne ha il coraggio, ma la presenza della fidanzata del defunto (la Beer è stata premiata a Venezia con il “Mastroianni” per questa interpretazione) lo spingerà verso una confessione: spetterà ad Anna accettare o no un nuovo futuro. Anche un omaggio all’antico bianco e nero. Eccellente la prova degli attori, ma sono soprattutto la delicatezza e l’esattezza che Ozon mette in ogni momento della storia a incantare. Durata 113 minuti. (Nazionale sala 2)

daniel-filmIo, Daniel Blake – Drammatico. Regia di Ken Loach, con Dave Johnson, Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson. Un falegname di Newcastle, ormai sessantenne, è costretto un giorno a chiedere un sussidio statale per una grave crisi cardiaca. Il medico gli ha proibito di lavorare e Daniel si ritrova a rivolgersi all’assistenza pubblica, ormai privatizzata, per un riconoscimento di invalidità. La macchina burocratica inglese lo costringerà a cercare lavoro, per aprirgli una lunga strada di umiliazioni e di ricorsi. Ancora un esempio del cinema politico e della rabbia di Loach. Premiato a Cannes con la Palma d’oro. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Eliseo, F.lli Marx sala Groucho, Romano, da venerdì 21 ottobre)

 

inferno-filmInferno – Azione. Regia di Ron Howard, con Tom Hanks, Felicity Jones e Omar Sy. Arrivati alla terza puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Chico, Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

reacher-filmJack Reacher – Punto di non ritorno – Regia di Edward Zieck, con Tom Cruise e Robert Duvall. Personaggio inventato dallo scrittore Lee Child (il cinema aveva già considerato quattro anni fa “La prova decisiva”), Reacher è un ex maggiore della polizia militare, fuori di ogni inquadramento. Una nuova vicenda, questa volta tra Afghanistan e le gerarchie militari di Washington che hanno affibiato una accusa di spionaggio alla collega Susan Turner, colpevole d’aver messo il naso in certe questioni poco pulite. Durata 118 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Lettere da Berlino – Drammatico. Regia di Vincent Perez, con Emma Thomson, Daniel Bruhl e Brendan Gleeson. Tratto dal romanzo “Ognuno muore solo” di Hans Fallada, viene narrata la vicenda vera di Anna e Otto Hampel e della loro rivolta, silenziosa e pressoché anonima, al regime hitleriano, della loro esecuzione nel 1943. Hanno perso il loro unico figlio sul fronte francese e da quel giorno disseminano per le strade di Berlino cartoline che chiedono ai concittadini di ribellarsi. L’interpretazione di un massiccio Gleason vale da sola il prezzo del biglietto, per il resto una trasposizione diligentemente corretta e poco più. Durata 97 minuti. (Romano sala 2)

 

Mine – Azione. Regia di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, con Harrie Hammer, Tom Cullen e Clint Dyer. Al centro del deserto afghano, il militare Mike Stevens è bloccato, ad un soffio dalla morte: il suo piede sinistro poggia su una mina antiuomo, nessuna possibilità di movimento. Dovrà cercare di sopravvivere, nel fisico e nella mente, in attesa degli artificieri. Durata 106 minuti. (Lux sala 1, The Space, Uci)

 

Il missionario – La preghiera come unica arma – Regia di Marcelo Torcida, con Carlos Cabra e Carlos Echevarria. Juan è un adolescente pieno di rabbia, che mal sopporta i legami con la famiglia. Per la sua voglia di libertà non esita a mettersi nelle mani di spietati narcotrafficanti, precipitando sempre più in una vita dove gli incubi e la dura realtà della droga lo porteranno all’autodistruzione. Durata 90 minuti. (Uci)

 

neruda-filmNeruda – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Luis Gnocco, Alfredo Castro e Gael Garcìa Bernal. Il governo di Videla, nel Cile del 1948, incarica un poliziotto di inseguire e catturare lo scrittore Pablo Neruda, in fuga con la moglie. Tra realtà e poesia, un’opera che pone ancora una volta l’attenzione sul talento dell’autore di “Tony Manero”, del “Club” e del prossimo “Jackie”, presentato e premiato a Venezia. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Pay the ghost – Drammatico. Regia di Uli Edel, con Nicholas Cage. La storia di un professore il cui giovane figlio, durante una parata newyorkese di Halloween, scompare. Ad un anno di distanza inizia ad avvertire la presenza del figlio come pure scopre che ogni anno, coincidendo con la ricorrenza, un fantasma assetato di vendetta ricompare per rapire i bambini. Durata 90 minuti. (Uci)

 

Pets – Vita da animali – Animazione. Regia di Chris Renaud e Yarrow Cheney. Dai realizzatori di “Cattivissimo me”, per dare una risposta a quel dubbio più che possibile che può colpire i proprietari di animali: che cosa fanno gli animali domestici quando i padroni sono fuori casa? E inoltre. la tranquillità di un terrier sconvolta dall’arrivo di un enorme cagnone dal pelo arruffato, la vita e le insidie per le stravedi New York, un coniglio feroce che guida un drappello di animali in rivolta, un amore pronto a guidare tutti verso la salvezza. Durata 87 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Piuma – Regia di Roan Johnson, con Luigi Fedele e Blu Yoshimi. Nella vita di Cate e Ferro, alla vigilia della maturità, arriva inattesa una gravidanza che non coinvolge soltanto i diretti interessati ma anche le loro famiglie (quella “normale” del ragazzo, quella decisamente più squinternata di lei), la scuola, il gruppo di amici che hanno già programmato il sacrosanto viaggio dopo gli esami, il lavoro che sarà l’ultimo ad arrivare. In un modo o nell’altro, tra un sentimento di ribellione e uno di responsabilità, i due ragazzi dovranno trascorrere i fatidici nove mesi. Durata 98 minuti. (Eliseo blu, Greenwich sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

qualcosa-nuovo-filmQualcosa di nuovo – Commedia. Regia di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzati e Edoardo Valdarnini. Lucia e Maria, due amiche da sempre reduci da relazioni con il sesso forte un po’ squinternate e infelici: poi una notte Maria, la più disinvolta, si porta a letto il liceale Luca, appena lasciato dalla fidanzatina, con l’aggiunta che il ragazzo ha alzato troppo il gomito e il mattino successivo scambia Lucia per Maria, costruendo con quest’ultima un rapporto dove davvero l’eros non trova posto. Malintesi, equivoci amatori senza fine. Comencini ha tratto il film dalla sua commedia “La scena”, le interpreti teatrali erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Durata 93 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Massimo sala 2, The Space, Uci)

 

quando-hai-17-filmQuando hai 17 anni – Commedia drammatica. Regia di André Techiné, con Kacey Mottet Klein, Alexis Loret e Sandrine Kiberlein. Ambientata in Francia, la storia di due ragazzi, l’uno vive con la madre medico (il padre è in missione in Afghanistan, skype è di grande aiuto), l’altro è un magrebino, adottato da una famiglia di agricoltori. Il loro rapporto, all’inizio fatto di ostilità, via via lascerà il posto a sentimenti decisamente diversi. Durata 116 minuti. (Classico)

 

The assassin – Drammatico. Regia di Hou Hsiao-Hsien, con Shu Qi e Chang Chen. Apprezzato esempio di un genere, il wuxia, ovvero il film di cappa e spada, tra tradizione orientale e spirito moderno. Nella Cina del IX secolo, un’epoca di prosperità è minacciata dai governatori della provincia corrotti e ambiziosi. Spetta all’”ordine degli assassini” eliminarli. La giovane Nie Yinniang, abilissima con la spada, dovrà uccidere Tian Ji’an, di cui da sempre è innamorata. Dovrà decidere se far prevalere le ragioni del cuore o quelle della lotta. Al film è stato assegnato il premio per miglior regia a Cannes nel 2015. Durata 120 minuti. (Classico)

 

Le ultime cose – Drammatico. Regia di Irene Dionisio, con Fabrizio Falco e Roberto De Francesco. Una società in epoca di crisi, il Monte di Pietà (a Torino) come crocevia delle debolezze e delle indigenze di uomini e donne, piccoli delinquenti che di quella povertà vogliono profittare. Presentato a Venezia, successo per una documentarista passata qui per la prima volta nella finzione. Durata 85 minuti. (Centrale)

 

La vita possibile – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Margherita Buy e Valeria Golino. Una donna fugge con figlio da Roma, vittima della violenza del marito, e raggiunge un’amica single e attrice a Torino. La ricerca di un lavoro, forse una nuova vita, i nuovi incontri cercati o inaspettati, l’accettazione degli altri, gli equilibri ristabiliti. Dall’autore del riuscito “I nostri figli”. Durata 107 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

La verità sta in cielo – Drammatico. Regia di Roberto Faenza, con Riccardo Scamarcio, Maya Sansa e Greta Scarano. Il caso di Emanuela Orlandi, figlia di un funzionario della Città del Vaticano, nato con il rapimento della ragazzine giugno del 1983, le piste e i depistaggi, la Banda della Magliana, la sepoltura di Renatino De Pedis nella chiesa di Sant’Apollinare a Roma, il personaggio reale della sua fidanzata che cinquantenne decide di collaborare con la magistratura, l’indagine cinematografica di una giornalista anglo-italiana sulle tracce di Mafia Capitale. Durata 94 minuti. (Eliseo rosso, Reposi, Romano sala 3)

 

Grillo: “Fassino ha lasciato un buco enorme”. L’ex sindaco: “Noi sempre trasparenti”

GRILLO 5La Guardia di Finanza stava ancora perquisendo il Comune per reperire documenti sul presunto disallineamento di bilancio tra Comune e società partecipate e già infuriava la polemica politica. Ad accendere le micce il leader pentastellato Beppe Grillo. “Fassino ha lasciato un vuoto enorme, un buco, una voragine con in fondo il marchio Pd. E se Torino sta così, figuratevi Roma, la città del Pd e di Mafia Capitale. Noi stiamo riparando i danni che hanno creato in decenni di malgoverno e illegalità fassino2diffusa. Oggi nessuno del Pd parla, neppure fiatano. Bene. Continuate così. State zitti e lasciateci lavorare”. A stretto giro di posta la replica dell’ex sindaco Piero Fassino: ” Un’inchiesta non può essere commentata prima di conoscerne i rilievi precisi che valuteremo quando saranno noti. In ogni caso le politiche di bilancio sono sempre state gestite con rigore e trasparenza, nel rispetto delle leggi e dei principi contabili, sottoposto periodicamente agli organismi di verifica contabile, realizzando  sempre gli equilibri di bilancio e in cinque anni una consistente riduzione dell’indebitamento della città di più di 500 milioni. Un lavoro che è sempre stato sempre valutato positivamente dalle principali agenzie di rating”.

Le “alpi ribelli” di Enrico Camanni

camanni1Enrico Camanni – scrittore, romanziere, alpinista – con il suo ultimo libro,“Alpi ribelli – Storie di montagna, resistenza e utopia”,edito da Laterza, propone un  percorso a ritroso nella storia secolare delle Alpi che, da sempre,  sono state rifugio e megafono delle anime libere, contrarie e resistenti. Dai montanari eretici che si sacrificarono con Fra’ Dolcino ai piedi del Monte Rosa, ai partigiani che fermarono i nazifascisti sulle montagne, dal Piemonte al Nordest,  fino ai movimenti contemporanei contro il treno ad alta velocità in Valle di Susa, il libro  di Camanni raccoglie le storie dei montanari e degli alpinisti che seppero disubbidire agli ordini. Disubbidenti che seppero costruire sulle montagne rifugi di resistenza, avamposti di autonomia e laboratori di innovazione sociale. Alpeggi, valli, boschi  come luoghi di rifugio e di “formazione” per generazioni di ribelli che scelsero le “terre alte” come teatro della loro lotta  contro il potere, le sue lusinghe e i suoi inganni, crescendo a quote alte quegli aneliti d’autogoverno che le popolazioni alpine hanno sempre manifestato. Dalla leggendaria lotta di Guglielmo Tell in poi c’è come un filo sottile che lega le terre alpine alla tentazione della ribellione. In oltre settecento anni di storia, le “Alpi libere” hanno avuto seguaci autorevoli e interpreti esemplari. Dai ribelli valdesi della Val Pellice a Tita Piaz, “l’unico socialista della Val di Fassa”, dalla comunità dei minatori di  Cogne agli estensori della “Carta di Chivasso” del 1943, dalla tutela delle minoranze linguistiche alla costruzione di ponti per andare oltre confini e frontiere, come faceva Alexander Langer, il “mite combattente”.  E poi Guidocamanni2 Rossa, sindacalista e scalatore, la giornalista Tina Merlin e la sua inchiesta sul disastro del Vajont, Nuto Revelli, Giovanna Zangrandi e tanti altri e altre. Questo libro racconta le loro storie. Sono voci fuori del coro, animate da idee forse utopistiche, testardamente impegnate a non cedere al consumismo delle “terre basse”. Voci che, di tanto in tanto, riprendono vigore e si manifestano in movimenti dalle forme nuove e dirompenti, rivendicando la loro diversità geografica e culturale. E così le montagne, come un tempo, diventano il rifugio ospitale  di diversi, ribelli, eretici e resistenti. “Cinquant’anni fa qualcuno sognava l’Europa unita e nel sogno immaginava di aprire la frontiera alpina alle merci e alle persone; adesso c’è chi vorrebbe richiuderla con recinti e muri, per impedire il passaggio di chi ha bisogno e viene da molto lontano”, dice Camanni. E fa intendere che, in fondo, non è vana la speranza di una nuova e potente eresia che metta in movimento resistenze contro le intolleranze e solidarietà nei confronti di chi richiede asilo, senza confini tra le montagne.

Marco Travaglini

Gdf al Comune di Nichelino dopo crollo soffitto scuola

finanzaA Nichelino la guardia di finanza ha acquisito oggi alcuni documenti dal Comune in relazione all’inchiesta della procura di Torino sul crollo dell’intonaco dal soffitto della scuola elementare Rodari. Lo scorso 11 ottobre, due bambine rimasero ferite in modo lieve nell’incidente e passarono una notte in osservazione all’ospedale Regina Margherita. A coordinare l’inchiesta è il pm Vincenzo Pacileo, sono  ipotizzati i reati di lesioni colpose e crollo colposo.