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redazione il torinese

Ricorrenza dei defunti, i cimiteri torinesi restano sempre aperti fino a domenica 6 novembre

Icimitero tombe 2n occasione del ponte di Ognissanti e della ricorrenza dei defunti,  i Cimiteri torinesi restano sempre aperti ai visitatori fino a domenica 6 novembre dalle  8.30 alle 17.30. Lunedì  7 novembre chiusura settimanale. Da martedì 8 novembre apertura ordinaria con orario invernale: dalle 8.30 alle 16.30.

 Gli Uffici Informazioni presso il Monumentale ed il Parco: aperti con orario continuato dalle 8.30 alle 17.30, da lunedì 24 ottobre a mercoledì 2 Novembre. Da giovedì 3 novembre orario ordinario dalle 8.30 alle 13 ed al pomeriggio solo su appuntamento.

 Gli Uffici illuminazione votiva I.L.V.C: apertura straordinaria anche al pomeriggio dal 1 ottobrecimitero-parco sino al 30 novembre,  dalle 8.30 alle 12 e dalle 13 alle 16.30. Restano invece chiusi il sabato e la domenica presso il Monumentale, mentre al Parco, la domenica ed il lunedì.

Ingresso con le auto sospeso da venerdì 28 ottobre a giovedì 3 novembre compreso, ad eccezione dei veicoli muniti di contrassegno europeo disabili.

Servizi di trasporto interno: navetta al Monumentale e linea 102 al Parco, sospese da sabato 29cimitero-loculi ottobre a giovedì 3 novembre compreso, per motivi di sicurezza essendoci grande affluenza di pubblico. Potenziate le linee GTT esterne che portano al cimitero.

Trasporto pubblico: da sabato 22 ottobre a mercoledì 2 novembre sono potenziate le linee dirette al Monumentale e al Parco negli orari di apertura dei cimiteri. Maggiori informazioni sul sito di GTT.

Messe con Monsignor Cesare Nosiglia: martedì 1 Novembre, alle 15.30, celebrazione presso il piazzale all’ingresso principale del Cimitero Parco. Mercoledì 2 Novembre, sempre alle 15.30, presso la Gran Croce del viale centrale al Cimitero Monumentale. Per tutte le altre celebrazioni vedere Programma messe e cerimonie Commemorazione 2016

Per maggiori informazioni su cimiteri ed uffici cliccare Orari ed accoglienza durante la Ricorrenza 2016

Gli appuntamenti musicali nei cimiteri di domenica 30 Ottobre e martedì 1 Novembre,  sono riportati nel Programma Rassegna Ricordar Cantando

 

www.comune.torino.it

Foto: il Torinese

Settimana del Diabete: Gli appuntamenti a Torino e Provincia

Idiabetel diabete rappresenta oggi una delle malattie croniche più gravi che colpisce una notevole fetta della popolazione, provocando disagi e peggioramento della qualità della vita anche a causa delle complicanze che da esso derivano direttamente.

Attualmente, circa 4 milioni di italiani sono affetti da diabete, e si stima che oltre 1 milione di persone siano diabetiche senza saperlo e quindi non facciano nulla per ridurre la probabilità di incorrere in complicanze di questa malattia metabolica.

Il diabete, di cui si conoscono numerose forme, deriva dall’incapacità dell’organismo di utilizzare il glucosio assunto con la dieta, con conseguente accumulo di questo zucchero nel sangue e insorgenza di numerosi effetti tossici.

Mentre il diabete di tipo 1 (o giovanile) è causato dalla insufficiente o nulla produzione di insulina (l’ormone che consente alle cellule di utilizzare il glucosio), il diabete di tipo 2 è il più frequente nella popolazione adulta.

Per prevenire il diabete, in oltre 500 piazze italiane, ogni anno in Italia si organizza la “Settimana del Diabete”, dal 7 al 14 Novembre 2016.

Quali sono gli appuntamenti che si terranno a Torino e Provincia?

Scopriamoli insieme:

Chivasso: 13 nov | 08.00-12.30 – Screening ed educazione. Piazza della Repubblica. Organizzato da Albertone Monica

Grugliasco: 12 nov | 08.00-13.00 – Screening ed educazione. Parco Porporati. Organizzato da Serafino Gianni Sanfilippo

Orbassano: 11 nov | 08.30-10.30 – Screeening ed educazione. Studio Medico Associato. Via Cavour, 16/4. Organizzato da Studio Medico Associato

Torino: 12 nov | 09.30-17.00 – Screening, concorso fotografico, percorso sensoriale Slow Food, giochi dell’infanzia ed incontri vari. IL CONCORSO E’ GRATUITO, Le immagini possono essere inviate per mail a: concorsi@subalpinafoto.it oppure consegnate direttamente il 12 novembre in Piazza Castello (Torino) presso lo stand delle associacioni organizzatrivi. Prevista premiazione delle immagini vincitrici presso i locali della Famija Turineisa, Via Po 43 il 3 diembre alle ore 16.00. Piazza Castello – Organizzato da Vilma Magliano

Quali sono le complicanze per chi soffre già di diabete?

Le complicanze del diabete sono numerose e gravi e sono causate direttamente dall’iperglicemia che colpisce principalmente (ma non solo) sistema nervoso, reni, occhi e arterie.

Una delle complicanze più comuni e più temibili del diabete è senza dubbio il piede diabetico, causato dalla neuropatia diabetica: la progressiva insensibilità delle estremità del paziente porta questi a percepire in maniera minore i traumi al piede che di conseguenza si infettano, anche a causa della pelle secca che è sintomo della malattia. Inoltre, l’eccesso di glucosio nel sangue danneggia il microcircolo periferico, che quindi trasporta meno nutrienti ed impedisce il cicatrizzarsi delle ferite.

Il piede diabetico è caratterizzato da cute estremamente arida, fessurazioni, ulcere, lesioni, escare e ferite aperte che, nel corso del tempo, tendono a necrotizzare fino alla possibile amputazione. Per prevenire il piede diabetico, oltre a prevenire la malattia stessa, bisogna prendersi cura delle proprie estremità curando l’igiene e utilizzando creme specifiche che garantiscano l’idratazione, come Dexeryl crema il cui contenuto di acqua, glicerolo e vaselina protegge la cute con un efficace effetto emolliente e dermoprotettivo.

Per evitare conseguenze come il piede diabetico, è importante diagnosticare per tempo una condizione di pre-diabete ovvero di resistenza all’insulina e iperglicemia, attraverso gli screening gratuiti.

Truffa polizze auto, sgominata banda

carabinieri xxI carabinieri delle compagnie di Chivasso, di Castellammare di Stabia e Frosinone, hanno notificato un ordine di custodia cautelare a quattro persone della provincia di Napoli, ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e alla frode assicurativa. Erano già state arrestate 4 persone. Le indagini hanno svelato un’organizzazione specializzata nelle truffe e frodi assicurative, che con  falsificazioni della documentazione, presentata all’atto della stipula delle polizze Rca, applicava riduzioni sui premi da pagare. I clienti sono residenti nella provincia di Napoli ma risultano fittiziamente residenti in provincia di Torino. Gli episodi di truffa e falsificazione di polizze contestati agli indagati sono 161,  ai danni di una società assicurativa estranea ai fatti e parte lesa.

Intervista a un cervello in fuga

Di    dalla redazione di OFFICINAMAGAZINE.COM

Secondo recenti statistiche solo riguardo ai proventi da brevetto l’Italia avrebbe perso 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. Il 35 % dei 500 migliori ricercatori italiani nei principali settori di ricerca abbandona il paese. Fra i primi 100 uno su due sceglie di andarsene perchè in Italia non si riesce a lavorare

Daniela Taverna si laurea in Scienze Biologiche nel 1988 all’Università di Torino. Mossa da un particolare interesse per lo studio delle neoplasie, fa domanda per una borsa di studio all’Associazione Italiana Ricerca Cancro (AIRC), la vince e per 9 mesi lavora in un laboratorio di ricerca a Torino, dove inizia le sue ricerche sul cancro, in particolare sui tumori al seno. Per poter portare avanti il progetto AIRC ha necessità di recarsi all’estero e cosi nel 1989 va a lavorare a Basilea (Svizzera), al Friedrich Miescher Institute, dove lavora con Nancy Hynes. Visto l’enorme divario tra i laboratori svizzeri e quelli italiani, dopo 3 mesi decide di non tornare in Italia e di iniziare un dottorato di ricerca rimanendo altri 4 anni all’FMI. Successivamente si reca negli Stati Uniti, al MIT dove lavora con Richard O. Hynes, ricercatore di fama internazionale. Lavora nel team di ricerca del MIT quasi otto anni. Tornata in Italia, tiene corsi di biologia molecolare all’Università di Torino e fa ricerca all’IRCC di Candiolo. Dal 2008 inizia a lavorare all’Istituto per le Biotecnologie (MBC) di Torino. Dal 2010 è professore associato all’università di Torino.

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INTERVISTA                                                                                                                                        

Secondo recenti statistiche solo riguardo ai proventi da brevetto l’Italia avrebbe perso 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. Il 35 % dei 500 migliori ricercatori italiani nei principali settori di ricerca abbandona il paese. Fra i primi 100 uno su due sceglie di andarsene perchè in Italia non si riesce a lavorare. Cosa pensa di queste statistiche?

Le statistiche sono verissime ed è inutile raccontarci delle sciocchezze. É vero: le possibilità sono davvero pochissime. I giovani eccellenti che hanno voglia di fare, possono fare comunque il loro percorso e a mio parere possono riuscire anche ad avere un posto da ricercatore in Italia. Purtroppo, però, la ricerca in Italia è concepita soprattutto come ricerca universitaria e non ci sono molte alternative di “companies” e di industrie che appoggiano la ricerca, come invece ci sono in Svizzera, Francia, Germania, Stati Uniti. Senz’altro ci sono meno possibilità. Il problema, più che arrivare ad avere un posto di lavoro, è riuscire a fare quello che si vuole una volta che lo si ha. Altrove ci sono più possibilità sia di spazi che di aiuti. Un ricercatore può fare della ricerca solo in un team con gente motivata che faccia parte del suo gruppo, altrimenti da solo non fa niente.

Quali crede siano a suo parere le principali cause della fuga dei cervelli?

Sicuramente il fatto che altrove si è molto più apprezzati e quindi si ha la possibilità di fare questo lavoro. Mentre qui già il fatto che le ricerche siano legate all’università fa si che il lavoro sia inteso come docenza. La ricerca è un di più, marginale. Considerando che i professori in università americane prestigiosissime insegnano pochissimo (30 ore l’anno) e per lo più fanno ricerca, l’Italia rappresenta un’eccezione. Noi arriviamo a insegnamenti di 120,150,180 ore l’anno. Il tempo per la ricerca è sottovalutato e solo negli ultimi 3 o 4 anni, forse, si è inziato a rivalutarne l’importanza.

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta ad andare all’estero?

Quando sono andata non avevo un’ idea concreta, ero molto giovane. Non mi ero posta molte domande, ero soprattutto molto curiosa di vedere cosa succedeva fuori e sono andata. Una volta in Svizzera ho capito cosa avrei potuto fare laggiù in quel momento. Negli USA ci sono andata quando ero già adulta totalmente convinta di voler esplorare il mondo della ricerca Americano.

Quali sono le condizioni della ricerca in Italia e quali le prospettive future?

C’è qualche centro che ha delle prospettive notevoli. Fra questi l’IFOM a Milano e istituti equivalenti a Trieste, in Toscana, Napoli, Roma. Anche il nostro centro MBC e l’IRCC di Candiolo sono dei centri dove si fa dell’ottima ricerca. Questi sono, però, poche realtà. Rispetto a 30 anni fa le condizioni della ricerca sono senz’altro migliori, ma rispetto a 10 anni fa sono peggiorate. Il governo e le regioni, infatti, hanno tagliato i fondi per via della crisi economica, e non essendoci molte industrie o fondazioni private che possono finanziare la ricerca, non è facile. Non credo, infine, ci siano molte differenze tra un posto come l’MBC di Torino, l’IFOM a Milano e il MIT in termini di potenziale. La vera differenza riguarda “i fondi” che permettono di tenere delle persone di un certo livello, di acquistare apparecchiature avanzate, organizzare servizi per la ricerca.

Quali studi ha condotto negli ultimi anni e di cosa si sta occupando attualmente?

Abbiamo come sistema tumorale sempre quello del tumore al seno e negli ultimi anni ci siamo dedicati molto anche all’esplorazione del melanoma. Dopo aver lavorato a lungo sui recettori di membrana, abbiamo deciso di dedicarci a una nuova ricerca, ossia allo studio del ruolo di piccole molecole di RNA, chiamate microRNA, nella progressione tumorale. L’idea era quella di andare a cercare degli attori fondamentali della metastatizzazione che non fossero recettoriali ma all’interno della cellula. Negli anni 90, due ricercatori Americani, Fire and Mello, che hanno poi ricevuto il premio Nobel, hanno scoperto i microRNA e capito che, nonostante le loro dimensioni minime, questi piccoli RNA hanno un’influenza incredibile nella fisiologia e patologia delle nostre cellule. Noi, abbiamo provato a identificare dei microRNA particolarmente importanti nell’ “escaping”, ovvero nell’allontanamento delle cellule tumorali dalla massa primaria. Questo è stato fatto in maniera semplice confrontando delle cellule tumorali che erano in grado di muoversi con delle cellule che non lo erano. Ci siamo chiesti semplicemente quanto fosse diversa l’espressione quantitativa di 300-400 microRNA (oggi circa 2000 in totale) nei due tipi di cellule. In questo modo si è scoperta tutta una serie di micro RNA più meno espressi nelle cellule altamente maligne e mobili rispetto a quelle non in grado di disseminare. Abbiamo visto che a seconda di come modulavamo nelle cellule questi microRNA le cellule si comportavano in maniera completamente diversa. Diventavano più o meno migratorie e più o meno capaci di formare metastasi nel topo. Abbiamo analizzato l’espressione dei nostri microRNA nei tumori umani e abbiamo riscontrato i medesimi risultati. Attualmente stiamo cercando di fare qualche tentativo terapeutico. Proviamo a bloccare i microRNA pro-metastatici oppure a rimpiazzare quelli anti-metastatici che sono scomparsi con l’avanzamento della malignità tumorale. Ma, nonostante alcuni risultati soddisfacenti, siamo ancora in una fase di esplorazione, decisamente preclinica.

Qual’è l’aspetto che la affascina di più del lavoro del ricercatore?

Sicuramente la parte intellettuale: il fatto di poter riflettere su un risultato. Trovo estremamente interessante la parte di speculazione, il fatto di immaginarsi un esperimento che possa rispondere all’ipotesi scientifica avanzata in precedenza. Mi piace tantissimo interpretare i dati. Molto spesso, infatti, l’esperimento fornisce una risposta che è molto diversa da quella che ci saremmo aspettati. Mi interessa riflettere sul perché sia diversa per poi pormi nuove domande. La cosa che però più mi appassiona di questo mestiere è il fatto che lo si fa per l’entusiasmo; non perchè si è costretti a farlo o perchè si riceve l’imposizione da un capo. Dico sempre ai ragazzi di lavorare per se stessi e di divertirsi con il proprio lavoro.

Cosa consiglierebbe a un giovane che volesse dedicarsi alla ricerca?

La prima cosa che spiego ai miei studenti al primo anno di università è che non è un lavoro come tanti altri. Non è un lavoro che si fa dalle 9 alle 5 di sera, ma è un lavoro che fa parte della tua vita e richiede un “commitment” notevole. Questo bisogna metterselo in testa da subito. Qualunque tipo di ricerca si voglia fare a livello universitario, bisogna capire immediatamente cosa davvero significhi studiare all’università con l’intenzione poi di fare ricerca. Bisogna da subito procedere con uno studio non solo teorico ma soprattutto applicativo, di laboratorio. Il consiglio più utile che posso fornire è quello di lavorare già agli inizi in laboratori di eccellenza perchè soltanto lì, nonostrante le difficoltà, si può crescere. E sicuramente andare un po’ in giro, non vedere solo una realtà ma tante realtà. Andare a lavorare in più laboratori, in Italia e all’estero fa molto bene.

Halloween e Ognissanti, alla scoperta dei simboli sacri e profani

halloween-casaCrocifissi e immagine di Padre Pio i più presenti. Vampiri alla larga con la collana d’aglio, ma i più “scaramantici” utilizzano ferro di cavallo e corno portafortuna

 

 Pronti per il ponte di fine ottobre che vede   susseguirsi la celebrazione di due feste, una religiosa, Ognissanti, e una pagana, Halloween, che con dolcetti e scherzetti è entrata a far parte negli ultimi anni nella tradizione del nostro Paese. Per l’occasione, Casa.it (www.casa.it) è andata nelle case degli italiani alla scoperta delle icone religiose e dei Santi più amati, esposti in segno di protezione e benedizione, ma anche dei simboli portafortuna più usati per allontanare il malocchio.

Il risultato è che ben un terzo degli italiani (32%) possiede nella propria abitazione almeno un simbolo o un oggetto, religioso e non, come protezione.

LE ICONE RELIGIOSE E I SANTI PIU’ AMATI

In assoluto, tra le icone religiose in vetta troviamo la Croce, il Crocefisso e l’Acquasanta, preferiti dal 21% degli italiani, mentre le immagini dei Santi sono presenti nell’8% delle abitazioni, in particolare in quelle degli over 45. L’immagine più diffusa? E’ senza dubbio quella di Padre Pio (61%), soprattutto nelle case del centro-sud Italia, seguita, a pari merito (13%), da San Gennaro, Santa Rita e Sant’Antonio.

I SIMBOLI SCARAMANTICI E DI PROTEZIONE

Paura di fantasmi, streghe, vampiri o del malocchio? Nella particolare classifica c’è spazio anche per i più superstiziosi, che utilizzano gli amuleti sia come potenti “portafortuna” sia per allontanare il malocchio. Tra questi troviamo il ferro di cavallo, indicato dal 6% degli italiani, che, secondo la leggenda, fu usato per la prima volta dal fabbro Saint Dunstan per allontanare il diavolo. Ad utilizzare questo oggetto sono soprattutto gli abitanti del sud, ma attenzione ad appenderlo alla porta nel verso giusto, con le estremità volte in alto, perché altrimenti si otterrà l’effetto contrario.

Tra gli altri amuleti non può mancare il più famoso corno portafortuna, simbolo di vita e fertilità, con il 5% delle preferenze, mentre, i vampiri dipinti oggi dalla saga Twilight sempre più buoni e “brillanti”, spaventano meno: solo il 3% degli italiani possiede una collana d’aglio per tenerli lontani.

E i più giovani? Sarà una questione di età oppure di tempi che cambiano, ma rispetto alle altre fasce intervistate sono sicuramente i meno superstiziosi. Ben il 74% dei 25-34enni ha dichiarato di non possedere alcun oggetto e quasi sei su dieci non si ritiene per nulla superstizioso.

Moncalieri, pesante blocco di cemento cade sulla strada dal cavalcavia

vigili fuoco 1Verso le 21 dal cavalcavia del raccordo autostradale a Moncalieri che si immette sulla Torino-Savona si è staccato un pesante blocco di cemento di 3 metri per 1 e mezzo circa. Sono intervenuti i  vigili del fuoco e la polizia stradale: la struttura non dovrebbe avere subito danni sostanziali . Il grosso blocco è finito  sulla strada sottostante , ma fortunatamente non ha causato feriti.

Napoli e Morano: “Tra Pd e Appendino uno strano inciucio…”

morano-gam-2I capigruppo del centrodestra a Palazzo Civico Osvaldo Napoli (FI) e Alberto Morano (Lista Morano) , intervengono a proposito delle aperture fatte dal Pd in Comune a Torino alla maggioranza della sindaca Chiara Appendino:

“Sul caso Smat e sul campus di via Malta, tra Pd e Appendino sembra stia tirando un’inedita aria dinapoli osvaldo inciucio. Che cosa è cambiato? Chi sarebbe il soggetto che acquisterebbe le azioni per salvare il bilancio del comune? Dopo i duri attacchi reciproci tra dem e pentastellati sui banchi della Sala Rossa, ora il clima pare essersi rasserenato di colpo, una situazione che fa sospettare astrusi accordi politici sottobanco. In relazione alla vicenda Smat il Pd ha lanciato un ancora di salvezza alla sindaca. Dopo la bocciatura della delibera sull’extradividendo i dem hanno fatto capire che potrebbe verificarsi il riacquisto da parte della società di una tranche morano1delle quote di Torino e di altri comuni, come una operazione nella sostanza analoga alla distribuzione dei dividendi. Ma come può il Pd arrogarsi il diritto di fare il bello e cattivo tempo e di parlare in nome e per conto dei comuni? Per quanto riguarda il campus di via Malta, il Pd ha annunciato il proprio voto a favore, rispetto a un modello di residenza universitaria che non vede il consenso degli studenti e contro il quale lo stesso partito si era sempre schierato. Anche in questo caso si sente puzza di bruciato. In attesa di scoprire quali siano le motivazioni appendino tgrecondite che hanno favorito questo nuovo corso di concordia tra Pd e M5S chissà, magari legate alle comuni grane in cui entrambi si trovano a proposito dei disallineamenti del bilancio che il centrodestra ha denunciato, saranno le nostre forze politiche a condurre a nome dei torinesi le uniche vere battaglie di opposizione in Consiglio comunale”.

Turisti a migliaia nel ponte di ognissanti. Boom di visite alla Reggia di Venaria e ai musei

Boom di turisti, quasi 18 mila ingressi, da venerdì a domenica, alla Reggia di Venaria, più di 2.500 al Museo del Risorgimento e  3 mila al Mauto, Museo dell’Automobile.

turisti san carlo

Il lungo weekend del ponte di Ognissanti registra migliaia di presenze che hanno preso d’assalto Torino e tutto  il Piemonte. “Mi piace il mio Piemonte, fatto di tradizioni e importanti sagre”, commenta su Facebook l’assessore al Turismo della Regione Piemonte, in visita a Barolo, nelle langhe,  con il risorgimento museopresidente della Regione, Sergio Chiamparino, per il Festival della Trippa. Una delle attrazioni aperna foto mole mongolfiera Torino è la “mostra all’aperto” delle luci d’artista, alla quale fa da corollario una serie di iniziative dedicate all’arte contemporanea.

(foto: il Torinese)

Ha la gamba ingessata e ruba bici: arrestato dopo pochi metri

polizia ormeaHa tentato di rubare una bici, ma a causa di una gamba ingessata i poliziotti lo hanno fermato dopo pochi metri. Il ladro è un romeno di 48 anni, è stato arrestato in via Bologna, all’angolo con via Alessandria. L’uomo è  accusato di tentato furto.

(foto: il Torinese)

La gara di solidarietà di Torino e del Piemonte per i terremotati dell’Italia centrale

Il Piemonte, come da tradizione nelle calamità naturali, si mobilita nuovamente per le zone terremotate dell’Italia centrale, dopo le recenti scosse. E’ partita per Norcia una colonna mobile di vigili del fuoco di Torino, che si trovano già impegnati a L’Aquila e in Emilia.

protezione

la cittadina è epicentro dell’ultimo sisma di magnitudo 6.5. Si mobilitano anche vigili del fuoco di  Alessandria e una quarantina di uomini della Croce Rossa di Settimo con  cucina da campo e tende. Il 118 di Torino è da questa mattina centrale remota di supporto alle Marche e all’Umbria. Per richieste  di emergenza supplementare, la centrale 118 di Torino gestisce la rete e le risorse delle  centrali regionali (elicotteri, mezzi terra e altro). Impegnati in questo servizio – informa l’agenzia Ansa –  Danilo Bono, responsabile sanitario per la Protezione civile, Ciriaco Persichilli, direttore centrale Torino, oltre a Massimo Foddis, caposala 118 Torino, medici e infermieri reperibili della centrale. “Tutto sta funzionando con ordine e precisione – dicono dal  il 118 -. Da Torino il massimo impegno per le zone terremotate”.