redazione il torinese

Il nuovo corso di Fiat-Fca passa dal web. Le auto vendute in rete con Amazon

lingoto fiatIl nuovo corso di Fca passa dal web “Con Amazon si apre una finestra su un nuovo orizzonte,  una rivoluzione nel modo di scegliere le vetture Fiat”. A parlare è il responsabile Fca per il mercato italiano, Gianluca Italia, che  annuncia ,  in una conferenza online – riporta così l’agenzia Ansa – il nuovo accordo commerciale per vendere in rete  alcuni modelli Fiat sulla piattaforma di Amazon. Si tratta di Fiat 500, 500L e Panda:fca lingottoqueste le auto al momento acquistabili online, con  il vantaggio di sconti che variano  dal 20 al 33%. “Amazon serve ad innovare,  perché riteniamo  necessario un nuovo stile  di vendita trasparente e chiaro”.

 

(foto: il Torinese)

Maxi evasione fiscale a Caselle?

AEREOLe fiamme gialle  di Torino avrebbero scoperto una maxi evasione fiscale che ammonterebbe a più di 270.000 euro. Sarebbe coinvolta una importante compagnia privata di aerotaxi, Eurofly service, che lavora da 10 anni presso l’aeroporto di Caselle, per clienti importanti.

Nel corso degli accertamenti, è emerso che la ditta, che starebbe spostando la sede legale a Malta, non avrebbe mai versato l’imposta riscossa dai propri passeggeri.

Eurofly respinge ogni accusa, afferma che non si sta trasferendo  e sostiene che non è vero  che Eurofly service spa non ha mai versato le tasse passeggeri allo Stato.

I finanzieri della Tenenza Aeroportuale di Caselle hanno ricostruito le tratte percorse relative a circa 250 movimenti aerei per oltre 1.000 passeggeri transitati dallo scalo. L’imposta in questione prevede per i passeggeri, trasportati da compagnie aeree private non di linea, un pagamento alla compagnia di 100 euro per un  tragitto inferiore a 1.500 chilometri e invece di 200 euro per tratte oltre i 1.500 km. Tasse che vanno  allo Stato, che impiega risorse pubbliche finalizzate all’efficienza dei trasporti.

“Caro vicesindaco, mi ha deluso”

lupiCarissimo vicesindaco di Torino Montanari,  lei mi ha deluso, mi sento offeso . Parcheggiare anche per solo un minuto nello stallo per disabili, con l’autista pagato dai contribuenti, è  un gravissimo errore, un’ offesa a tutti cittadini. Ma, peggio ancora, al fatto sono seguite le sue giustificazioni con la raccomandazione di non farne una tragedia ! No, carissimo Montanari: noi ne facciamo una tragedia aggravata dal suo successivo atteggiamento. Chissà cosa ne direbbero i suoi studenti, quando interrogati da lei non sanno rispondere alle sue domande . Come amministratore e professore deve essere di esempio  In questo caso si è trattato di un  cattivissimo esempio . Sarebbe bastato un “scusate abbiamo sbagliato”.   Ma chiaramente non è  nel suo stile .  Inoltre stupisce l’assordante silenzio imbarazzato della nostra sindaca Come se il tutto non la riguardasse . Mi dispiace, cara Sindaca, ma la cosa la riguarda . Lei almeno è  stata eletta, ma la nomina del vicesindaco è  sua . Una volta si diceva politicamente responsabile .  Aspettiamo speranzosi le sue scuse . Questione politica , questione di stile , questione etica .

Un cittadino.

Patrizio Tosetto 

“Impacchettiamo un sogno”

Cesvi cerca volontari per confezionare pacchetti regalo presso diversi punti vendita Mondadori e Sephora

Ti piacerebbe donare qualcosa di te a chi è meno fortunato? Durante il periodo natalizio, Cesvi ha bisogno del tuo aiuto per realizzare un’importante raccolta fondi per far sì che centinaia di bambini di strada della Repubblica Democratica del Congo possano ricevere libri, istruzione e formazione professionale.

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La Repubblica Democratica del Congo è un Paese con un tasso di povertà elevatissimo. Nella sola capitale Kinshasa 40.000 bambini, orfani a causa di HIV/AIDS o a rischio di contagio, vivono per strada a causa di povertà diffusa, disgregazione familiare, perdita dei valori tradizionali e accuse di stregoneria, che inducono le famiglie ad abbandonare i più piccoli.

Per sostenere questo progetto, Cesvi cerca volontari in diverse città italiane, tra cui Torino, che si occupino di confezionare pacchetti regalo presso i punti vendita Mondadori di via Monte di Pietà 2 e dei centri commerciali Area12 Shopping Center (TO) ed Entertainment Center (Moncalieri).

 

“Lo scorso anno ho deciso di diventare una volontaria Cesvi e di aderire a ‘Impacchettiamo un sogno’. E’ stata un’esperienza di grande valore, che anche quest’anno ripeterò. E’ stato bello dedicare il mio tempo ad una causa importante e condividere con altre persone il desiderio di cercare nei piccoli gesti il vero valore della vita. E’ un’attività che ti rende orgoglioso e felice: fare la differenza e andare oltre le felicità materiali, soprattutto nel periodo di Natale.” Elisa, volontaria Cesvi.

 

In particolare cerchiamo persone nelle città e province di: 

Castrofilippo (AG), Ancona, Arezzo, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Marcianise (CE), Catania, Chieti, Chiaia (NA), Como, Crema, Forlì Cesena, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Grottaglie, Lecce, Monza Brianza, Milazzo (ME), Milano, Modena, Nola (Na), Novara, Padova, Palermo, Pescare, Piacenza, Trevi (PG), Roma, Ragusa, Cattolica (RN), Reggio Calabria, Salerno, Taranto, Torino, Trieste, Varese, Venezia, Vercelli, Verona e tante altre città ancora in via di definizione!

 

È possibile candidarsi per tutti i giorni del mese di dicembre. In particolare, abbiamo bisogno di te nelle seguenti date:  

  • giovedì 8, 22 dicembre
  • venerdì 9, 23 dicembre
  • sabato 10, 17, 24 dicembre
  • domenica 11, 18 dicembre
  • lunedì 19 dicembre
  • martedì 20 dicembre
  • mercoledì 21 dicembre

In molte città avrai la possibilità di prestare la tua attività di volontariato anche fino al 6 gennaio!

Anche solo qualche ora può fare la differenza per aiutare i bambini nella Repubblica Democratica del Congo. Inviaci subito la tua candidatura e ti contatteremo al più presto.

Per maggiori info e per candidarti scrivi a: volontari@cesvi.org, indicando nome, cognome e numero di cellulare.

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Cesvi (www.cesvi.org) è un’organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente (Fondazione di partecipazione ONLUS), fondata nel 1985 a Bergamo. Opera in tutti i continenti per affrontare ogni tipo di emergenza e ricostruire la società civile dopo guerre e calamità. Realizza progetti di lotta alla povertà e iniziative di sviluppo sostenibile, facendo leva sulle risorse locali e sulla mobilitazione delle popolazioni beneficiarie. In Italia è stata la prima associazione premiata con l’Oscar di Bilancio per la sua trasparenza nel 2000, importante riconoscimento ottenuto per la seconda volta nel 2011.

“Anche se così non fosse”, le poesie di Graziella Minotti Beretta

La silloge “Anche se così non fosse”, l’ottava di Graziella Minotti Beretta, non si discosta dalla precedenti per qualità, intensità e “charme”. Tra le composizioni c’è tanta bellezza, accompagnata da emozioni e stimoli a pensare, riflettere, indagare anche nella realtà del mondo che ci circonda. Si dice che la poesia ha in sé la capacità  di far scoprire quella lago-poesiescintilla d’infinito che è dentro ognuno di noi. Cosa che, a onor del vero, si potrebbe dire anche per altre arti come la pittura, la fotografia, la prosa. Chi può negare che anch’esse siano capaci  di evocare forti emozioni? Del resto lo fa stessa Graziella ,attraverso i suoi quadri.  Ma la differenza sta proprio nella possibilità, leggendo una poesia, di vedere oltre e “dentro”, fino al cuore di chi scrive e scrivendo, comunica con gli altri. La poesia è un modo di “sentire” la realtà che ci circonda, di viverla e di esprimerla. Cercando di cogliere  il bello e lo stupore delle cose semplici. O, a volte, la consolazione dalla realtà più triste; oppure lo sdegno che si prova nel vedere i fatti della vita, le sofferenze che questa provoca, l’ingiustizia e il dolore che porta con se. Segno evidente di una coscienza sensibile. Un vecchio proverbio cinese  ci ricorda come “l’’uomo che non conosce la tristezza non ha mai pensieri profondi”.  In questa ottava silloge di Graziella Minotti Beretta si trovano molte di queste sensazioni. Una poesia forte, e al tempo stesso, tenera; capace di emozionare, obbligare a riflettere, consentire di sognare; una poesia semplicemente fatta di parole, suoni, immagini e ritmi molto belli.  Un’emozione, un ricordo, un semplice particolare fanno scattare  la molla dell’ispirazione, la voglia di creare e comunicare le proprie idee, anche quando la  parola assume un significato triste e drammatico. Spesso, di fronte ad una poesia, chi come me che  di poesie non ne ha mai scritte si trova senza difese, completamente disarmato. “Da terra a terra, da sponda a sponda. Un solo popolo che annaspa verso una libertà sfuggente”, ci fa vivere – attraverso “Naufraghi” – la realtà delle migrazioni in un paese (il nostro) che forse si è scordato che, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, milioni di italiani lasciarono i loro luoghi d’origine per raggiungere paesi lontani dove trovare speranze di una vita migliore che la patria aveva loro negato. In altre poesie c’è la natura, straordinaria nell’incedere delle stagioni, la forza degli affetti, il legame del sangue e un profondo amore per la vita. C’è una bellezza nel linguaggio poetico di Graziella, nei versi con cui si esprime, di cui quasi s’avvertono “a pelle” l’eleganza e la profondità. “Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita”, avvertiva Alda Merini. E aggiungeva che “i poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle”. Io credo che sia proprio così, e le poesie di Graziella fanno lo stesso effetto. In fondo anche lei canta il dolore degli esclusi, dando voce agli ultimi.

Marco Travaglini

Una Mole di Panettoni (dal tocco siciliano)

Torna a Torino, all’ Hotel Principi di Piemonte (19-20 novembre, ingresso libero)

panettone mole

Una Mole di Panettoni, manifestazione nata per celebrare questo storico dolce che ormai non si gusta più solo a Natale ma lungo l’intero corso dell’anno e non si produce più, come una volta, solo in Piemonte e in Lombardia, ma ovunque, lungo tutta la Penisola. Tra le curiosità, trasferta a Torino per l’azienda dolciaria siciliana Fiasconaro che, direttamente da Castelbuono (l’antico centro incastonato nel Parco delle Madonie a pochi chilometri da Palermo) si mobilita in forza per essere presente (il 19 e il 20 novembre) alla manifestazionePANETTONE cult per il mondo dell’alta pasticceriaUn grande panettone in formato extra-large, 10 kg di bontà assoluta: è questa la sorpresa che Nicola Fiasconaro ha in serbo per sabato pomeriggio e che propone in degustazione ai visitatori del suo stand. Un’occasione unica per assaporare fino in fondo il frutto della maestria di uno dei più grandi pasticceri italiani che, insieme ai fratelli Fausto e Martino, ha saputo trasformare l’azienda di famiglia da piccola realtà locale a indiscusso punto di riferimento internazionale. Tutto ciò mantenendo una spiccata connotazione di artigianalità e uno stretto rapporto con il proprio territorio.

 

               

No Tav, 38 condanne al maxi processo

tribunaleSi è concluso  con 38 condanne il maxi processo d’appello ai militanti No Tav  in relazione agli scontri in Valle di Susa dell’estate del 2011, al cantiere della Torino-Lione. Sono di 4 anni e 6 mesi di carcere le condanne confermate inflitte in primo grado. Gli imputati erano  47 e insieme al pubblico, hanno commentato la sentenza nella maxi aula 1 del PalaGiustizia urlando slogan. “Viene riconosciuta la legittimità dell’operato delle forze dell’ordine in occasione degli scontri  di cui ci siamo occupati e, soprattutto, non è stata riconosciuta agli imputati l’attenuante di avere agito per  motivi di valore sociale, contro la quale mi ero battuto duramente”, commenta all’Ansa il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo.

(foto: il Torinese)

No Tav, Locatelli: “Ingiustizia è stata fatta”

tav 222Ezio Locatelli segretario provinciale Prc di Torino ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Il maxiprocesso d’appello ai 47 NoTav per le proteste del 27 giugno e 3 luglio 2011 si è chiuso con 38 condanne e decine di anni di carcere. Ingiustizia è stata fatta. Non è possibile continuare a trattare il Movimento NoTav alla stregua di un movimento criminale. Sappiamo, in Valsusa la democrazia è stata sospesa da tempo. Come recita la sentenza del Tribunale dei Popoli sono stati violati diritti fondamentali – la libertà di opinione, espressione, manifestazione e circolazione – come conseguenza della strategia della criminalizzazione della protesta. La repressione non fermerà la lotta contro la realizzazione di un’opera inutile e distruttiva, contro il vergognoso spreco di denaro pubblico alla faccia delle reali emergenze sociali e ambientali di questo nostro Paese.

(foto: il Torinese)

L’arte africana alla Casa Museo del Conte Verde di Rivoli

Bruno Albertino, con Anna Alberghina collezionista e studioso di arte africana, ci parla di questo mondo misterioso e affascinante

 

Come già scriveva un secolo fa (nel 1915) lo storico dell’arte Carl Einstein, ancora oggi è valida l’osservazione secondo cui “a nessuna arte l’uomo europeo s’accosta con altrettanta diffidenza come all’arte africana. La sua prima reazione è di negare che si tratti d’arte.

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Tale distanza e i pregiudizi che ne derivano rendono difficile ogni giudizio estetico, anzi lo rendono impossibile, in quanto un tale giudizio presuppone in primo luogo un processo di avvicinamento”. E’ proprio grazie al collezionismo se, soprattutto in questi ultimi decenni, a partire dalle antiche sculture, si sono creati degli oggetti rivestiti di un nuovo significato. Una strada, quello del collezionismo appunto, provato e autentico, portatore di profonda quanto significativa conoscenza, percorsa sino a oggi da Bruno Albertino e Anna Alberghina, medici entrambi e viaggiatori, genuinamente appassionati, legato lui in principale modo alla scultura dell’antico continente, alla ricerca lei, attraverso il mezzo fotografico, di fissare ambienti e volti, costumi e tradizioni che siano in grado di consolidare una cultura che per   molti versi non già si stia spegnendo ma vada poco a poco perdendo quella genuinità che dovrebbe essere al contrario la propria maggiore essenza e intimità. Conoscenza e passione che ancora una volta, tra viaggi e volumi editi, tra esposizioni e conferenze, li portano a proporre, da domani 19 novembre fino al 29 gennaio nelle sale della Casa Museo del Conte Verde a Rivoli, con il patrocinio e l’organizzazione della città e dell’Associazione Culturale “Arte per voi”, l’offerta dei loro più preziosi “reperti” nella mostra che ha per titolo “Africa, dove vive lo spirito dell’arte”.

afri-2Dottor Albertino, come è nata in voi la passione che ha portato allo sviluppo della vostra importante collezione di sculture africane?

Con mia moglie Anna, da circa trent’anni compio viaggi attraverso l’Africa, andando dall’Angola al Sudan alla Costa d’Avorio, dal Mozambico alla Nabibia al Ghana, dal Mali al Burkina Faso al Togo. Se spostiamo per un attimo l’attenzione dal solo continente africano, credo che abbiamo toccato complessivamente una sessantina di paesi nel mondo. Una delle nostre prime acquisizioni avvenne proprio in Mali, sulla falesia di Bandiagara, suggestiva roccia sedimentaria che si estende da sud verso nordest per circa 200 km e che termina con il picco dell’Hombori Tondo, il più alto del paese. Proprio lì abbiamo trovato una piccola statuetta Dogon, che conserviamo con affetto.

La statuetta Dogon ha segnato l’inizio ma non soltanto i viaggi vi hanno permesso di raccogliere questo prezioso materiale.

Diciamo che il 30% della collezione è il frutto delle acquisizioni fatte sul terreno da collezionisti e mercanti africani o europei abitanti in Africa, con cui abbiamo costruito un rapporto di rispetto e collaborazione, il restante lo abbiamo ritrovato in altre collezioni europee, come in aste o gallerie d’arte in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti. Ne è nata una raccolta di oggetti d’uso, terrecotte, maschere, figure, bronzi, oggetti dal grande senso plastico riconducibili al vasto panorama di tutto quanto ha incuriosito i primi viaggiatori e esploratori e poi influenzato artisti e avanguardie artistiche del primo Novecento. Potremmo parlare del Cubismo o del Fauvismo, potremmo citare, per il grande interesse all’Art nègre, Matisse, Emil Nolde, André Derain e ancora Picasso che venne folgorato dall’arte dei Grebo e dei Mahongwe vista al Trocadero di Parigi. Una collezione eclettica la nostra, sia per tipologia (essenzialmente maschere, statue e oggetti d’uso) delle sculture che per riferimento territoriale, per cui andiamo dall’Africa sub-sahariana a quella occidentale e centro-equatoriale.

Qual è il significato intrinseco di un oggetto d’arte africana?

Gli artisti del primo Novecento si limitarono ad una analisi plastica delle sculture, traendone grande ispirazione. Tuttavia, è necessario ricordare che, nell’oggetto africano, la funzione è essenziale, è la ragione prima del suo esistere. Si tratta di oggetti, maschere e feticci, figure di maternità e di afri-bimboantenati, carichi di potenza soprannaturale, strumenti di culto, simulacri del divino in grado di proteggere chi li possiede da influssi maligni, in grado di assicurare l’ordine sociale e la giustizia. Addentrandoci con gli anni nella ricerca, abbiamo sempre cercato di approfondire la storia dell’oggetto, sia per quanto riguarda il suo significato rituale che il suo percorso. In Africa non esiste l’arte per l’arte, la pura componente estetica, vi è una stretta, forte connessione tra forma, funzione pragmatica degli oggetti, uso rituale, politico e sociale, è ben viva quella componente magico-religiosa dentro la quale l’artista è il semplice esecutore votato all’anonimato e non certo il creatore da ricordare e celebrare.

Che cosa è cambiato, in questi ultimi anni, nel continente africano per quanto riguarda la realtà artistica che voi più seguite?

I nostri studi, i viaggi che compiamo, gli scambi che da sempre sviluppiamo con altri appassionati e studiosi ci dicono la necessità di testimoniare di un’Africa che lentamente si dilegua, travolta dal vortice della globalizzazione, dall’economia di mercato, dalle religioni importate e dal neocolonialismo economico. Abbiamo visto negli anni affievolirsi lo spirito vitale dei popoli, il nyama che animava riti e tradizioni ancestrali. Nella cultura e nella vita di quei popoli in troppo rapida trasformazione vi sono ferite sempre più aperte. Le maschere d’Africa rappresentano il cuore pulsante del continente, sono spiriti che parlano e che evocano la forza interiore degli antenati. Maschere, volti, sculture che parlano per raccontarci l’esistenza di uomini e donne nella quotidianaafri-asie fatica di vivere.

Oltre all’oggetto, potrebbe essere definita la figura dell’artista africano?

Come dicevamo, l’artista africano è per lo più anonimo se non in rare eccezioni. La storia è tramandata oralmente, con notizie spesso incerte e frammentarie, che l’epoca coloniale non ha certo contribuito a tramandare. Ma in quelle rare eccezioni trovano posto grandi maestri, capolavori che primeggiano su opere poco più che artigianali. Solo negli ultimi anni sono stati approfonditi gli studi sulle attribuzioni ad opera di importanti studiosi come Ezio Bassani, individuando molti grandi autori come il Maestro di Buli, il Maestro di Bouaflé, il Maestro delle capigliature a cascata e altri ancora. Inoltre si presenta il problema della datazione, che per gli oggetti in nostro possesso varia dalla fine dell’800 alla prima metà del ‘900, ad eccezione delle antiche terrecotte della cultura di Nok, stimabile in Nigeria tra il sesto e il terzo secolo avanti Cristo.

Quali sono le sensazioni, i sentimenti che riportate dai vostri viaggi?

Ci colpiscono di volta in volta, ad ogni singola occasione, le esperienze vissute sul campo, la difesa delle tradizioni, il piacere di aggiungere una tappa in più, imbatterci in percorsi sino a quel momento non ancora affrontati; senza dimenticare l’accoglienza che vediamo sempre migliore nei luoghi meno turistici. Negli altri, quelli sempre più percorsi da chi s’affida quasi esclusivamente alla curiosità, ti accorgi di vivere il ruolo del turista, hai un filtro storico che si forma in modo inevitabile tra noi e il nativo.

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Se lei dovesse spiegare il fascino dell’arte africana a chi visiterà la mostra, che cosa direbbe?

L’ingresso al Metropolitan Museum of Art di New York e al Pavillon des Sessions del Louvre parigino nel 2000 ha segnato la definitiva consacrazione dell’arte africana nel mondo occidentale. Direi che essa è caratterizzata da visione plastica e percezione immediata dello spazio, in particolare la maschera è l’estasi immobile del volto, una fissità che esprime una estrema e pura espressione liberata da ogni contestualizzazione e condizionamento. E’ proprio tra ricerca di adeguatezza tra trascendente e realtà concreta che prendono vita e si concretizzano le sculture africane. Si sono attribuiti valori artistici a seconda delle epoche e dei gruppi di collezionisti, dal classicismo all’astratto, dalle raffinate maschere ritratto delle popolazioni Baoulé e Dan della Costa d’Avorio alle maschere cubiste dei Sogye e a quelle straordinariamente astratte dei Tèké, rintracciabili entrambe nel Congo. Si mescolano naturalismo e astrattismo, patine di colori minerali e vegetali naturali opposte a patine lucide, volti umani abbinati a figure zoomorfe. Piani diversi di lettura e di esecuzione, soprattutto la sovrapposizione di fattori estetici e magico-religiosi, da questo nasce nel collezionista e nello studioso di ieri e di oggi la passione per l’arte e per le maschere d’Africa.

Elio Rabbione

Immagini, dall’alto:

Villaggio Gabbra, Kenia, foto di Anna Alberghina

Maschera Galoa, Gabon, coll. Albertino-Alberghina

Bimbo Karimojong, Uganda, foto di Anna Alberghina

Figura Asie Uso Baoulé, Costa d’Avorio, coll. Albertino-Alberghina

Bruno Albertino e Anna Alberghina qui nello Zimbabwe, in uno dei loro tanti viaggi

Mantova e Monferrato si uniscono per promuovere i territori

L’antico Ducato di Mantova e di Monferrato rinasce nel nome della Fede cristiana. Nella suggestiva sala del refettorio del Santuario di Crea le delegazioni dell’Unione dei Comuni della Valcerrina e del Comune di Curtatone (alle porte di Mantova, teatro della storica battaglia dove nel 1848 gli studenti toscani opposero un’eroica resistenza all’esercito austriaco, scrivendo una delle più belle pagine del Risorgimento) hanno firmato un protocollo d’intesa che lega i due territori.

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Il denominatore comune è, sotto l’aspetto storico, la dominazione comune dei Gonzaga perché il Marchesato (poi Ducato) di Monferrato entrò a fare parte del dominio mantovano nel 1536, rimanendo in tale dominio politico sino al 1708, quando – dopo la morte dell’ultimo Gonzaga – la nobiltà monferrina con un vero e proprio “8 settembre” settecentesco aprì le porte ai Savoia che videro confermato il loro subingresso nelle terre del Ducato con il Trattato di Utchrect che mise fine alla Guerra di Successione del Trono di Spagna nel 1713. Sotto l’aspetto devozionale è il collegamento arrivata dal Santuario e dal Sacro Monte di Crea, Patrimonio dell’Umanità inserito nella Lista Unesco nel 2006, e dal Santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie di Curtatone, eretta a partire dal 1399 da Vincenzo Gonzaga come ex voto alla Vergine dopo la grande peste. Nel documento, sottoscritto da parte mantovana dal vice sindaco di Curtatone, Federico Longhi e dal consigliere delegato al turismo, Mirko Contratti e per l’Unione dal presidente Maria Rosa Dughera e dal consigliere delegato al turismo Massimo Iaretti (“plenipotenziario” monferrino con il primo viaggio di contatto in terra mantovana nella prima decade di agosto) le parti di impegnano ad intensificare i rapporti di collaborazione tra i due territori, ad attivare uno scambio di informazioni turistiche, a realizzare scambi di eventi ed iniziative culturali e iniziative congiunte di promozione. “Puntiamo a fare poche cose ma concrete a partire dallo scambio dei link nei rispettivi siti” hanno detto il Longhi e Contratti, d’intesa con Dughera e Iaretti che ha evidenziato la politica turistica dell’Unione finalizzata a creare una sinergia che potrebbe anche essere un progetto europeo. Il protocollo redatto in triplice originale è stato benedetto da monsignor Francesco Mancinelli, rettore del Santuario di Crea che ha ricordato come “Il Signore benedica le Unioni quando queste guardano al benessere ed alla serenità di chi vive in quei territorio”. All’incontro erano presenti anche il consigliere comunale di Casale, Giorgio Demezzi che, da sindaco, aveva con il supporto dello scomparso assessore Augusto Pizzamiglio, realizzato il gemellaggio tra Casale Monferrato e Mantova, l’autrice Maura Maffei che sta realizzando un romanzo storico che lega l’Irlanda, la Bretagna, ha l’episodio culminante nella Crea gonzaghesca e si conclude nella cornice de “Le Grazie”.   “Un ringraziamento particolare – dice Massimo Iaretti – va a Paolo Bertelli, presidente di Progetto Gonzaga, l’associazione per il gemellaggio tra le città gonzaghesche, cui sono legato da anni da vera e sincera amicizia. Grazie al suo impegno sono stati realizzati questi contatti che hanno permesso di arrivare ad un risultato che è al tempo stesso momento di arrivo e di partenza perché da domani dovremo lavorare per consolidare, in Monferrato, come a Mantova, un legame che, oltre alla cultura, può portare ad entrambi benefici sotto l’aspetto socio – economico. A questo punto non si può arretrare, anzi occorre lavorare tutti insieme per sviluppare a tutti i livelli questo legame”. Iaretti, poi, descrive uno progetto con un respiro più ampio per la Valcerrina: “Il romanzo storico di Maura Maffei è l’occasione per poter valutare la possibilità di un percorso che abbia le radici cristiane dell’Europa, partendo dall’Irlanda, unico paese in area dell’Unione Europea che adotti la lingua inglese, per passare alla Bretagna ed alla Normandia arrivando sino all’Italia attraverso il Monferrato e Mantova e proseguendo poi per la Germania con Weingarten, per via dei vasi del Preziosissimo Sangue di Cristo. Si tratta di un lavoro che è unicamente all’inizio e di cui il primo tassello è proprio il protocollo che è stato approvato”.

 

 

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