Il Procuratore Reggente Paolo Borgna e il Questore di Torino Giuseppe De Matteis, si sono incontrati in data odierna per una serie di riflessioni sui recenti fatti di cronaca relativi alle problematiche di identificazioni di persone arrestate. Pur avendo entrambi rilevato alcune criticità nella fase applicativa delle norme che regolano gli arresti in flagranza e le necessarie procedure di identificazione degli arrestati, e ritenendo perfettamente attuale la circolare del Procuratore Caselli del 21 febbraio 2012, il Procuratore Borgna si è impegnato a valutare i modi di una sua migliore attuazione, con particolare riferimento ai casi più gravi di aggressione alle persone. E’ stata confermata, da parte di entrambi, la piena fiducia nei confronti dei magistrati della Procura della Repubblica e dei funzionari della Polizia Giudiziaria.
Il Procuratore esprime particolare vicinanza agli Agenti della Polizia di Stato che hanno riportato ferite nell’espletamento del loro servizio.
Quasi 150 arcieri di 18 società provenienti da tutto il Piemonte festeggeranno il 25 aprile a Villarfocchiardo (Torino), sede del Campionato Regionale 3D organizzato dalla Iuvenilia in collaborazione con il Comitato Regionale FITARCO Piemonte
La gara scatterà alle 9.30, aperta alle divisioni arco istintivo, compound, arco nudo e longbow e alle due categorie Senior e Junior (rispettivamente over 20 e under 20). Assegnerà naturalmente i titoli regionali – individuali e a squadre – e sarà un banco di prova importante in vista dei Campionati Italiani 3D, in programma a Finale Ligure il 22 e 23 giugno. Da ricordare che il 2019 del tiro 3D culminerà dal 2 al 6 settembre, quando a Lac La Biche (Canada) si svolgeranno i Mondiali di questa particolare specialità arcieristica, nella quale i bersagli sono sagome tridimensionali di animali, in materiale plastico e posizionate in piano o in pendenza, lungo percorsi disegnati tra boschi e prati. Domani a Villarfocchiardo sono attesi 143 arcieri divisi in 25 archi istintivi, 28 compound, 52 archi nudi e 38 longbow. 18 le società piemontesi rappresentate: Arcieri Alpignano, Arcieri del Gufo, Arcieri delle Alpi, Arclub I Falchi Bra, Arcieri Astarco, Vercelli Archery Team, Arcieri Varian, Arcieri dell’Elice, Compagnia Arcieri della Mole, Arcieri Clarascum, Iuvenilia, Arcieri del Sesia, Arcieri Cameri, Ar.Co. Arcieri Collegno, Arcieri di Volpiano, Arcieri I Gatti, Arcieri Compagnia degli Orsi, Arcieri Langhe e Roero. Tra gli arcieri Senior in gara tireranno Marina Tesio (Arcieri delle Alpi), campionessa italiana in carica a squadre e azzurra ai Mondiali 3D del 2017, e il compagno di squadra Danilo Fornasier, anch’egli tricolore a squadre l’estate scorsa; entrambi saranno impegnati nel longbow. Nel compound ci sarà Giuseppe Marco Abagnale (VAT – Vercelli Archery Team), campione italiano nel 2017, mente nell’istintivo è iscritto Alessandro Di Nardo (Arcieri delle Alpi), bronzo l’anno scorso ai Tricolori disputati al Lago Laceno (Avellino). Tra gli Junior invece, sempre tra i medagliati degli ultimi Campionati Italiani – tutti sul secondo gradino del podio – troveremo Giada Baron (Arcieri delle Alpi), Gianlorenzo Soldi (Arcieri Varian) e Marta Vacchetti (Arcieri Langhe e Roero), impegnati risepttivamente nel compound, nell’arco nudo e nel longbow. In campo anche l’azzurro di arco olimpico Marco Morello, portacolori di Aeronautica Militare e Iuvenilia e domani in gara nel compound.
L’elenco completo dei partecipanti e i risultati a questo link
Incidente sul lavoro: operaio muore schiacciato
Un nuovo incidente sul lavoro. Un operaio è morto a Savigliano (Cuneo), nell’ex complesso industriale “Origlia”, dove si sta effettuando una riconversione dello stabilimento. Si tratta di un uomo di 44 anni residente a San Biagio di Centallo. La morte è sopraggiunta per forte trauma da schiacciamento. E’ il terzo incidente mortale sul lavoro avvenuto negli ultimi due mesi in provincia di Cuneo. Nel mese di marzo un operaio perse la vita in una cava di Robilante; pochi giorni dopo morì per una caduta un muratore nel Monregalese.
Tennis, Atp Finals: vince Torino
E’ fatta: le Atp Finals si terranno a Torino dal 2021 al 2025, è di poco fa la decisione dell’associazione giocatori. Si tratta del più importante torneo professionistico di tennis dopo le quattro prove del Grande Slam e si disputerà nel capoluogo piemontese che ha battuto le candidature di Londra, Tokyo, Singapore e Manchester. Si stima tra i 120 e i 150 milioni, ogni anno, il ritorno economico per la città. Negli ultimi nove anni, le Finals hanno portato a Londra oltre due
milioni e 300 mila persone con, ogni anno, presenze sempre superiori alle 250 mila e sono state registrate in media 101,9 milioni di visualizzazioni sui canali social, realizzate 10 milioni di riproduzioni video e sono state 96 milioni le persone che hanno seguito l’evento in televisione. Felice la sindaca Chiara Appendino: “Torino is in”, scrive su Twitter. “La chiave del successo di Torino – aggiunge – risiede nella qualità di una proposta eccellente e innovativa”.
Il senso del 25 aprile
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Il giorno della Liberazione, che si celebra quest’anno per la 74° volta, è una ricorrenza importante. Ha rappresentato per l’Italia il momento della rinascita. La mia generazione è stata fortunata
Ha potuto apprendere da chi l’aveva vissuto in prima persona lo “spirito del tempo” di quell’epoca drammatica: la tragedia della dittatura fascista, la guerra, l’armistizio dell’8 settembre ’43, l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò, le imprese coraggiose e spesso disperate della Resistenza fino all’arrivo degli alleati e alla Liberazione. Quel 25 aprile rappresentò un momento catartico di rabbia e gioia, di orgoglio, forza e riconquistata dignità. Le testimonianze dirette di coloro che hanno scritto pagine importanti di quel periodo storico, di persone note e meno note che hanno restituito la libertà e la dignità al nostro Paese ci hanno consentito, più dei libri, di conoscere e di assorbire quella grande lezione di speranza e volontà di rinascita. Questa ricorrenza che, negli ultimi anni sembra aver assunto i caratteri ludici di una festa svuotata dai valori veri, ci deve, invece, parlare del sacrificio di tanti uomini e donne, di tanti giovani che ebbero la forza di dire “no” al regime totalitario che stava distruggendo l’Italia, ci deve evocare piccole e grandi storie di persone semplici che diedero la vita per la libertà. La Resistenza si espresse in molti modi. Ne furono protagonisti gli operai che scesero in campo contro la dittatura nel marzo del ’43, astenendosi dal lavoro; i militari che, dopo l’8 settembre si opposero alle forze che volevano sopraffarli e i civili che, in tante città, decisero di unirsi a loro attraverso mille forme di sostegno, solidarietà e appoggio. Fu Resistenza quella di centinaia di migliaia di militari deportati che preferirono una durissima prigionia al ritorno in Italia al servizio della dittatura. Fu Resistenza la spontanea mobilitazione di gran parte della popolazione e, in particolare, di quella femminile, tesa a salvare e proteggere militari e civili alla macchia, prigionieri alleati evasi dai campi di prigionia, ebrei perseguitati e minacciati di sterminio. E fu punta avanzata della Resistenza la lotta armata delle unità partigiane nelle città, nelle pianure, sulle colline e sulle montagne.
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Il Piemonte racchiude in sé tante di queste storie. Non a caso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito alla Regione Piemonte la medaglia d’oro al Merito civile per gli esempi di solidarietà umana mostrati dalla popolazione piemontese all’epoca della guerra di Liberazione. Una motivazione importante, che rende onore ai piemontesi: “Le comunità dell’attuale Regione Piemonte, nella loro profonda fede in un’Italia libera e democratica, sconvolte dalle feroci rappresaglie dell’oppressione nazi-fascista, con indomito spirito patriottico contribuirono, offrendo numerosi esempi di generoso spirito di solidarietà umana, alle vicende che, in particolare dopo l’8 settembre 1943, portarono alla liberazione e alla ricostruzione di quel territorio. Fulgido esempio di lotta comune, orientata alla conquista della libertà e della democrazia…”. Nelle città e nelle valli del Piemonte molti giovani rifiutarono di arruolarsi nell’esercito della Rsi ed entrarono a far parte delle brigate partigiane. Sarebbe giusto e importante che i nomi di quei ragazzi che persero la vita, di quei militari che non tradirono il giuramento d’onore, di quegli antifascisti che si opposero e che furono deportati non restassero soltanto segni incisi sulle lapidi e venissero ricordati, senza indulgere nella retorica, come un esempio per le generazioni future. Il passato, le nostre radici, le storie delle generazioni che ci hanno preceduto devono rappresentare un punto di partenza per affrontare le difficoltà del presente e le sfide del futuro, devono essere radici profonde che consentiranno ai giovani di continuare a lottare per un mondo più libero, più giusto che non discrimini nessuno e che conceda un’opportunità di riscatto a tutti. Spesso quella storia non viene rappresentata nel giusto modo, relegandola a un ricordo lontano nel tempo, sfocato e sbiadito come una vecchia foto. Eppure festeggiare il 25 aprile equivale a ribadire l’importanza della lotta di Liberazione come atto fondativo dell’Italia contemporanea, ricordando che i protagonisti di allora si batterono perché tutti potessero diventare e restare uomini e donne liberi.
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Il 25 aprile è un ricordo che può rimanere attuale a patto che si mantengano vivi, presenti e concreti i valori che animarono quella stagione di ribellione e impegno, a partire dai due fondamenti e cioè libertà e giustizia. Cosa sarebbe successo se in Italia non ci fosse stata la Resistenza – di qualsiasi tipo, civile e militare, attiva e passiva – e se la guerra di liberazione fosse stata condotta soltanto dall’esercito vittorioso degli alleati anglo-americani? La fine dell’incubo avrebbe avuto il sapore della disfatta, dell’umiliazione e della vergogna; vergogna della collaborazione, compartecipazione alla sconfitta, corresponsabilità collettiva all’orrore da parte di chi non ebbe il coraggio di opporsi, di protestare, di “scegliersi la parte”, per dirla con Beppe Fenoglio. Non ci sarebbe stato nulla da festeggiare, nessun valore da trasmettere,nessun esempio da mostrare.Invece ricordi e documenti riportano alla mente e agli occhi le immagini di quel 25 aprile del 1945: schiere di giovani, allegri e fieri, che rientravano nelle città convinti di avere riconquistato la patria e il futuro, di essersi riscattati dalla vergogna del regime, di essere tra i protagonisti, sul piano morale e simbolico, della liberazione. L’energia e la speranza caratterizzarono quel periodo, insieme alla voglia di ricostruire e all’orgoglio di potercela fare.
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Oggi, in Italia come in Europa, servono questi valori. Nessun revisionismo potrà mai cancellare le immagini di ragazzi in festa che hanno riconsegnato a tutti una Repubblica libera, lasciandoci in eredità l’orgoglio della nostra cittadinanza e della nostra carta Costituzionale, entrata in vigore nel gennaio del 1948 e universalmente riconosciuta come uno dei testi più belli e più alti sulla libertà e i diritti dell’individuo. Ai quattro angoli del mondo di oggi continuano a ripetersi episodi di violenza e a consumarsi ingiustizie. Ci sono uomini che perseguitano, torturano, umiliano, uccidono altri uomini e questa è la dimostrazione che non si è imparato nulla dagli orrori e dai lutti del passato. La libertà, la giustizia e la democrazia non sono qualcosa di scontato. Di norma ci si accorge di quanto siano importanti nel momento stesso in cui vengono a mancare. Ecco perchè l’unico vero modo di festeggiare il 25 aprile è quello di ricordare sempre che la nostra possibilità di scegliere, di dire quello che pensiamo, di scrivere quello che sentiamo ci è stata regalata dal sacrificio e dal coraggio di chi seppe scegliere una parte anziché l’altra più di settant’anni fa. Siamo abituati a considerare le nostre libertà quotidiane come qualcosa di scontato, di naturale. In questo giorno denso di significati per il nostro Paese dovremmo fermarci, invece, a riflettere sul destino di coloro ai quali tutto questo è ancora negato, di chi rischia la vita per scrivere il suo “verso”, di chi, umiliato, offeso, schiacciato, ma non vinto, affronta il suo disperato viaggio della speranza per approdare in una terra libera.
Quando il cuore e la mente s’incontrano, nascono iniziative destinate a dare buoni frutti e a durare nel tempo
‘Verba docent, exempla trahunt’, scriveva in tempi lontani Sant’Agostino. Le parole conducono, l’esempio trascina, questo è certo. La storia insegna e conferma che sono sempre i cuori nobili a imbarcarsi nelle avventure più grandi.
Come quella che ha per protagonista Edi Righi, 67 anni, nativo di Poviglio (RE), fondatore e Presidente di ‘Digital Broker for Children prima’ e di ‘Be Children’ adesso, una Onlus davvero singolare per il metodo con cui trasferisce a culture e popolazioni lontane non abbienti i principi, i mezzi e gli strumenti con cui costruirsi e maturare la propria indipendenza a 360°, alla luce della scala dei valori universali che nella vita contano sopra ogni cosa e fanno la differenza. La stimata e seguita Associazione ha radici operative di scopo sociale legate ad ambienti cattolici, con una accentuata visione terzomondista, essendo attiva in Africa, Asia e America Latina. ‘Be Children nasce a Torino nel 2014 assieme a ‘uBroker SRL’, la start-up milionaria torinese che per prima nel mondo ha ideato ‘ZERO’, un collaudato sistema di fidelity program capace di azzerare le bollette di luce e gas, Canone Rai e accise incluse. Un’idea geniale dell’imprenditore e mecenate piemontese Cristiano Bilucaglia che gode del plauso del mondo cattolico ed ecclesiale che, dopo aver ideato l’EuroCredito, la prima moneta complementare italiana con cui ha salvato oltre 3mila PMI dalla crisi, gli è valsa nel 2015 il titolo di ‘Imprenditore dell’Anno’ e innumerevoli riconoscimenti da parte delle principali associazioni consumeristiche italiane. La mission solidale si concentra in primis su interventi mirati costituiti da attività di incremento di benessere e miglior condizioni a favore dei bambini che vivono in stato di sofferenza dal punto di vista economico e sociale. E tutto questo concentrando l’azione su dei temi molto precisi. Cambogia, per ‘BeChildren’ Onlus ha significato bimbe sottratte all’egida della prostituzione, piaga terribile e dilagante in quelle zone difficili. In Congo, Stato infestato da continue guerriglie quotidiane e altrettante lotte clandestine, è stata costruita una scuola per l’infanzia primaria alla periferia di Goma, una città incredibile perché possiede ricchi giacimenti e riserve naturali di coltan, materia prima fondamentale nella realizzazione di microchip e cellulari, con un altissimo potere di conduzione elettrica. Mentre in Tanzania, Per le famiglie che si sono impegnate concretamente a mandare a scuola i propri pargoli, la Onlus ha provveduto a regalare una capra gravida per ogni bambino, contando sulla capacità vivace di riproduzione di questi mammiferi e del latte da essi derivato a fini alimentari e commerciali: generando così in loco una microeconomia funzionale e rodata tale da coprire le spese sostenute dai genitori per la frequentazione dei figli all’anno scolastico. In Colombia, invece, è stato recentemente portato a compimento con successo il progetto ‘Giochiamo, ma non alla guerra’, basato sulla formazione culturale e valoriale di 100 piccoli team leader allo scopo di contrastare il diffondersi di attitudini criminali e di incoraggiamento al contenzioso e al conflitto: seminando, in una parola, la pace già dalla prima infanzia dei bambini.Per il 2019, ‘BeChildren’ è attiva su due fronti. Il primo, intitolato ‘Una storia di cuore a Leh’, riguarda la capitale del distretto indiano del Ladakh. Una città che, per via del fatto che si trova a 3.500 metri di altitudine, ha una popolazione affetta in numero significativo da cardiopatie, minori in gran numero inclusi. C’è un solo ospedale militare, che per lo più rifiuta i civili se non in rarissimi e gravissimi casi. Grazie alla generosità dei donatori, è stato così possibile avviare un iter di ampliamento del nascente ospedale civile insieme alla ‘Ladakh Heart Foundation’. Il Madagascar, invece, è la meta del progetto battezzato ‘Facciamo scuole e cura’, ed è impostato con un’associazione benefica locale reggiana che si chiama ‘AMGA – Amici di Don Ganapini’, un missionario tuttora vivente impegnato da anni nell’edificazione e ristrutturazione di fabbricati a uso scolastico primario in due quartieri di Antananarivo, due quartieri della capita, cui sono in corso di fornitura i materiali necessari al completamento delle costruzioni, lasciando le opere di muratura nelle mani dei genitori dei bimbi che lì andranno a studiare. E vivere così l’esperienza umanamente edificante di una scuola convissuta e sudata. Vista come non un dono calato dall’alto, senza fatica né sudore, bensì come il frutto di un operato condiviso a più cuori e a più mani. In questi giorni è altresì possibile destinare il proprio 5X1000 a ‘BeChildren’ Onlus. Tutte le informazioni sul sito www.bechildren.org
Quando nacque quella che, in gergo, viene chiamata ‘Legge salva-suicidi’, l’Italia era reduce da una serie di imperdonabili perdite umane, dovute primariamente all’impossibilità, da parte di liberi cittadini ed altrettanti rispettabili imprese, di far fronte all’accumulo incontrollato di posizioni debitorie che solo un miracolo avrebbe potuto dirimere e risolvere.
Oggi la Legge 3/2012, altresì nota anche come ‘il fallimento del privato’, sta sempre più trovando larga applicazione presso i Tribunali italiani quale strumento privilegiato per restituire soggetti in difficoltà a livello dignitoso di una vita normale. Facendo pace con il passato, e murando definitivamente la porta che ancora collegava ad esso. Tra i primissimi, in Italia, ad aver attuato con successo le disposizioni legislative in materia vi sono i professionisti di ‘SDL Centrostudi SPA’: un’azienda che vanta, caso unico del nostro Paese, un pool di avvocati, commercialisti, periti ed esperti aziendali e fiscali a vario titolo, in grado di fornire nel complesso un’assistenza globale, a 360 gradi, per le problematiche che afferiscono la gestione economica dei conti correnti e patrimoniali di privati e imprese. In oltre 7 anni di onorato lavoro sul campo, il marchio bresciano fondato dal valente Serafino Di Loreto, già in passato stimato avvocato e docente universitario, ha recuperato un maltolto pari a oltre 250 milioni di euro ingiustamente sottratti ai legittimi proprietari (il popolo italiano) da banche e Fisco ingiusti. Peraltro, sono in aumento i tribunali italiani che – comprendendo lo stato di crisi involontaria in cui versano moltissimi soggetti che mai, diversamente potrebbero risorgere dalle ceneri dei maxidebiti – tramite opportune procedure di legge previste proprio dalla 3/2012 consentono uno stralcio totale delle posizioni pendenti: con tagli anche di notevole rilievo, pari anche all’80% dei crediti dovuti. Restituendo così, di fatto, la vita, il sorriso e la dignità di un futuro degno di tal nome a quanti più connazionali possibili.

Un morto e tre feriti nell’ incidente stradale avvenuto ieri nell’Alessandrino sull’autostrada A26 Genova-Gravellona, in direzione nord, nei pressi di Rocca Grimalda. La vittima è un diciannovenne residente nel Tortonese, che avrebbe perso il controllo della Kia Picanto di cui era alla guida ed è stato sbalzato dall’abitacolo, mentre il veicolo si è ribaltato. Tre persone viaggiavano nell’auto, di 15, 17 e 19 anni, e sono state trasferite in codice giallo all’ospedale di Alessandria.
(foto archivio)
di Pier Franco Quaglieni
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Sarà l’ex senatore comunista ed ex- presidente nazionale dell’ANPI avv. Carlo Smuraglia a ricordare il 25 aprile a Torino. Ogni anno,salvo rarissime eccezioni, le commemorazioni si connotano sempre politicamente a senso unico. C’è da domandarsi se sia un bene o non sia un male proprio ai fini di un ricordo storico non di parte della Resistenza, capace di coinvolgere anche i giovani che sono i grandi assenti,se non vengono cammellati dalle scuole. Il senatore Smuraglia ha 95 anni e uno splendido curriculum . Sicuramente farà un magnifico discorso, ma il punto è un altro. Vogliamo che il 25 aprile sia un qualcosa di condiviso o vogliamo tingerlo di rosso com’era la “rossa primavera” della canzone partigiana ? Se vogliamo che sia festa di tutti gli italiani e non di una parte soltanto, l’ANPI deve cambiare registro e guardare al presente e al futuro, più che al passato. E va fatto un discorso non reducistico che può interessare solo una sempre più ridotta parte di italiani. Per altri versi, persino la Compagnia di San Paolo – che non dovrebbe avere funzioni rievocative e celebrative – attraverso il suo braccio secolare del Polo del ‘900, pubblicizza in prima persona su Facebook tantissime manifestazioni per il 25 aprile che appaiono davvero esagerate in quanto la storia del ‘900 e’ ben più complessa ed articolata del discorso, sia pure molto importante, fondato sull’antinomia fascismo ed antifascismo . Appare evidente che il discorso non è assolutamente storico , ma profondamente ed irreparabilmente ideologico, del tutto incompatibile con i fini istituzionali di una fondazione bancaria . Nella cittadina ligure di Alassio invece hanno fatto ancora di peggio,hanno escluso la FIVL dalla manifestazione del 25 aprile,impossessandosi della manifestazione,malgrado essa sia organizzata dal Comune e sia anche prevista le celebrazione di una Messa. Un paio d’anni fa a Savona si sono comportati allo stesso modo, imponendo d’ufficio l’oratore. Tra il resto, e’ un comportamento assai poco democratico, se pensiamo che il CLN era composto da più partiti e che ci furono partigiani di diverso e persino opposto orientamento politico o di nessun indirizzo politico come lo furono i soldati che combatterono sotto il Tricolore durante la Guerra di Liberazione. Lo stesso Smuraglia fu allora un soldato che si inquadrò nelle truppe regolari che combatterono a fianco degli alleati come Carlo Azeglio Ciampi.
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Salvini ha detto, sbagliando grossolanamente, che la Resistenza fu una vicenda tra fascisti e comunisti. Ma certi manicheismi monopolizzatori non fanno che confondere le idee,facendo involontariamente il gioco di Salvini. A Mentone c’è un monumento alla” Resistenza tranquilla”. Sarebbe il caso che si guardasse Oltr’Alpe per trovare il senso complessivo di una storia che non coincide con quella dei comunisti. Aver sostenuto il contrario per decenni ha nocciuto moltissimo alla Resistenza ed ha allontanato da essa, a torto o a ragione, chi non è di orientamento di sinistra. Infatti la Resistenza etichettata a sinistra ha allontanato da essa i sinceri democratici che non si ritrovano sotto certe insegne ideologiche. Ci sono infatti e ci sono stati democratici autentici,non meno contrari per questo al regime fascista, che non ci stanno militare sotto le bandiere rosse dell’ANPI. Le aspre polemiche proprio di Smuraglia contro Renzi stanno a dimostrare come l’ANPI non abbia saputo affrancarsi dalle sue origini settarie. A farne le spese sono i valori della Resistenza che ne risultano offuscati e che non interessano più a tanti italiani. Poi ovviamente andrebbe anche analizzato il risorgere di focolai neofascisti che per fortuna dell’Italia, sono del tutto marginali ed insignificanti, al di là delle dichiarazioni di chi si serve dei nostalgici per rinverdire discorsi datati, non più proponibili. La democrazia si difende non con i cortei e le fiaccolate,ma attraverso il voto democratico, unica arma civile in mano ai cittadini. Questo e’ il vero nocciolo del problema e la scarsa partecipazione dei cittadini alla politica e persino al voto e’ la vera minaccia alle libere istituzioni. Ma su questi temi incredibilmente cala l’attenzione.
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Il vero tarlo che corrode la democrazia e’ invece quello che Piero Calamandrei chiamava l’indifferentismo per la politica, generato nei cittadini da una classe politica inadeguata e spesso disonesta. Quando capiranno che il passatismo ideologico va riposto in solaio e va invece aperto un discorso storico sulla Resistenza da cui emergano luci ed ombre,come riconobbe già molti anni fa il presidente Napolitano, sarà sempre troppo tardi. Le messe cantate ogni 25 aprile possono servire alle anime pie, ma non alle intelligenze libere che si nutrono di riflessioni storiche e al contrario non sopportano le solite,logore litanie,ormai ingiustificabili. Un esempio lo abbiamo molto vicino a noi e viene dal Comitato Resistenza – Costituzione della Regione Piemonte in cui si confrontano proficuamente uomini e donne di idee diverse che vedono nell’approdo storico la ragione del loro incontro. L’istituto storico per la Resistenza di Torino diretto da Luciano Boccalatte e’un altro esempio di come affrontare questi temi con il distacco necessario,coinvolgendo i giovani studiosi. L’ANPI avrebbe quindi dei modelli a cui guardare per cambiare,senza continuare ad avvitarsi nelle vulgate e nei rituali ormai superati che i giovani oggi irridono non senza qualche ragione. In ultima analisi, una riflessione storica vera deve estendersi ai totalitarismi e agli autoritarismi novecenteschi, comprendendo anche il comunismo. I mostri totalitari, diceva un intellettuale libero come Mario Soldati, sicuramente antifascista fin dalla giovinezza gobettiana, sono due e non uno soltanto. Se Smuraglia avesse il coraggio di dirlo stasera apertis verbis non sarebbe più un vegliardo, ma un giovane capace di andare oltre gli ideologismi del secolo scorso di cui tanti sono ancora oggi,più o meno inconsciamente prigionieri . E questo significa andare oltre le formule del passato senza tradirlo.Significa anche rispondere nel modo più opportuno e convincente alle banalità di Salvini che riduce tutto il 25 aprile ad un derby e dimostra di non aver nessuna cultura,sia pure minima,di carattere storico, un requisito ,quasi un prerequisito, che non può mancare ad un uomo di governo.