La guglia illuminata della Mole risalta in modo particolare in contrasto con il cielo scuro che le fa da sfondo. La fotografia è di Vincenzo Maiorano
Wunderkammer, le Stanze delle Meraviglie
“Abbiamo accolto e condiviso con piacere la proposta di Marisa Cortese di animare, per 5 settimane, lo spazio di Villa Giulia con un calendario di incontri, formazione ed eventi, facendo di uno dei più bei luoghi cittadini un punto d’incontro per arte e artisti e un’opportunità di arricchimento per cittadini e
visitatori”: così l’Assessore a Cultura, Turismo, Istruzione, del Comune di Verbania, Monica Abbiati, all’inaugurazione di Wunderkammer – Le Stanze delle Meraviglie, lo scorso mercoledì 25 gennaio a Verbania. “Potrebbe essere un volano
anche per il nostro turismo?” : “Certamente!” , ha risposto Abbiati.
All’inaugurazione della Mostra, particolarmente importante per la durata e la varietà di artisti partecipanti, erano presenti anche Marisa Cortese, che ha progettato e cura la mostra stessa, tutti gli artisti delle prime 5 settimane e numerosi visitatori. Antonio Cotroneo, Emanuela Mezzadri, Donatella Mora, Marco Nifantani, Florine Offergelt, sono alcuni nomi dei partecipanti agli spazi delle prime settimane. Una raccolta, un susseguirsi incalzante di installazioni, quadri dell’800 e contemporanei, ologrammi in movimento, sculture, fotografie
gioielli, libri d’artista.
Oltre all’esposizione delle opere d’arte, ai vari piani della villa e nelle varie settimane, ci sarà un succedersi di workshop, performance e conferenze che permetteranno ai visitatori di accostarsi all’arte contemporanea in modo attivo.
Elio Motella
E’ finalmente arrivato, ufficiale, definitivo, il via libera del Senato francese all’accordo franco-italiano per la costruzione del tunnel transfrontaliero sulla linea ferroviaria ad alta velocità, la Tav Torino-Lione. Qui da noi, in Italia, il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 gennaio ed è già legge. Il passaggio nel Senato parigino completa l’iter parlamentare nei due Paesi e possono così iniziare dopo
anni i cantieri del tunnel di base del Moncenisio. E’ di fatto operativo anche il Regolamento Contratti: per la prima volta in Europa prevede l’applicazione della normativa antimafia indipendentemente dalla nazionalità dei cantieri. “Una decisione che scrive, con successo, l’ultimo capitolo di una storia ventennale, che racchiude impegno, lavoro e concertazione. Un’opera già in costruzione con 800 persone impegnate nei lavori. In Italia la fresa, arrivata negli ultimi metri del cunicolo esplorativo, supererà domani il confine”, dice soddisfatto Mario Virano, numero uno di Telt, la società che si occupa della realizzazione e futura gestione della Torino-Lione.
DDL CHE DETERMINERÀ LA PARALISI URBANISTICA, IL BLOCCO DEI PRG E IL CONSEGUENTE DISAGIO ECONOMICO E SOCIALE PER COMUNI E CITTADINI
“Dopo una riforma sanitaria che penalizza cittadini e territori, un piano rifiuti che danneggia i piccoli comuni, ora la giunta regionale si appresta ad approvare una nuova legge sul consumo del suolo che creerà grandi disagi, economici e sociali e la paralisi urbanistica sull’intero Piemonte“: lo dichiarano Gilberto Pichetto, Franco Graglia, Massimo Berutti, Claudia Porchietto, Daniela Ruffino, Diego Sozzani e Gian Luca Vignale, componenti del gruppo consigliare regionale di Forza Italia, nel corso di una conferenza stampa finalizzata a sensibilizzare, e a bloccare, l’iter di un testo di legge, che se approvato causerà grandi difficoltà per i Comuni e i piemontesi.
I consiglieri fanno riferimento ad un testo di legge, già sottoposto alla Commissione Tecnica Urbanistica lo scorso 22 dicembre, e che in questi giorni si prepara a compiere il suo iter attuativo.Il disegno di legge proposto dalla giunta entra a gamba tesa nella pianificazione e nell’autonomia dei singoli comuni e modifica il sistema di pianificazione piemontese, oggi basato essenzialmente sui Piani Regolatori, dividendo il territorio regionale in ambiti e sub ambiti – definiti dalla giunta – ed introducendo una pianificazione cosiddetta “a due piani”, uno di tipo strutturale e l’altro operativo. Il primo dovrà essere predisposto a livello sovracomunale nel rispetto dei sub-ambiti definiti dalla Regione. I Comuni in alternativa potranno sottoscrivere un accordo di pianificazione con chi deciderà la Regione. Inoltre vi sarà un piano operativo che individua e programma le azioni a livello locale da porre in essere in un tempo medio-breve. L’alternativa è l’approvazione di un accordo di pianificazione a livello intercomunale, da attuarsi mediante varianti di adeguamento ai piani regolatori vigenti.
Questo significa che, ove il testo dovesse essere approvato, tutti i Comuni piemontesi non solo dovranno rifare il piano regolatore – anche se appena approvato – ma dovranno farlo suddividendolo in un piano strutturale, che dovrà pianificare l’adeguamento al PPR e l’applicazione dei nuovi limiti al consumo del suolo, e uno operativo, che disciplina l’attuazione del precedente.Non basta: i Comuni hanno due anni di tempo per aggregarsi sulla base della ripartizione nei sub-ambiti definiti dal Piano territoriale regionale. Se ciò non avviene: decade ogni previsione di trasformazione di suolo libero.
I consiglieri azzurri sottolineano come l’ipotesi di rifare tutti i Piani regolatori in soli due anni – e per giunta operando in una scala sovracomunale per aggregazioni sempre decise dalla Regione – sia del tutto impraticabile quando si consideri che ci sono voluti quasi 40 anni affinché tutti i Comuni si dotassero del PRGC in base alla legge Astengo.
“Ogni piano regolatore – spiegano – è il frutto di anni di decisioni, confronti con il territorio, scelte della collettività e lavoro degli uffici comunali. Questa giunta di fatto con questo testo cancellerà anni di lavoro di condivisione e concertazione, stravolgerà tutte le scelte fino ad oggi assunte per la gestione associata delle loro funzioni fondamentali per costringere i Comuni a sottoscrivere accordi coatti secondo indicazioni imposte. Il tutto a spese dei Comuni e senza determinare benefici concreti per il territorio“.
“Questa operazione – spiegano – secondo le prime stime avrebbe una ricaduta in termini di costi vivi di circa 250 milioni di euro, ovviamente a carico dei già risicati bilanci comunali. Proprio perché nella maggioranza dei casi non vi sono i tempi tecnici nè le disponibilità di bilancio per provvedere all’adeguamento, allo scadere del biennio saranno definitivamente perse le entrate dovute in forza dell’IMU sulle aree edificabili di cui si dispone la decadenza. In gioco nella sola provincia di Torino vi sono ben 4.800 ettari! Stiamo parlando per il Piemonte di parecchie decine di milioni di euro di minori entrate in parte corrente per il sistema dei Comuni“.
“La scelta di sostituire tutti i piani regolatori esistenti con i cosiddetti piani a due livelli – sottolineano i componenti del gruppo di Forza Italia – è per giunta datata ed inefficiente: la stessa Regione Emilia Romagna ne ha appena proposto l’eliminazione. Senza voler entrare nel merito di ulteriori ricadute – si pensi per esempio alla paralisi che comporterà in tutto il comparto dell’ edilizia“.
“Siamo consapevoli – concludono – che il suolo non sia una risorsa infinita, tuttavia siamo convinti che le politiche di pianificazione e programmazione debbano rappresentare strumenti utili per una gestione sostenibile, e non certo penalizzante, per il territorio. Per questo motivo ci opporremo con ogni mezzo alla proposta della giunta regionale: da domani programmeremo incontri in tutte le Provincie per affrontare la questione e avvisare sindaci e amministratori locali sugli effetti devastanti di questa legge“.
(foto: il Torinese)
Operaio muore travolto da “bomba d’acqua”
E’ morto a 60 anni mentre lavorava su una nuova condotta dell’acquedotto di Gravere, in Valle di Susa, sulla statale 24 . L’operaio si trovava all’interno di un tombino per controllare la tenuta della condotta, ma una paratia ha ceduto ed è stato colpito da una sbarra d’acciaio e investito da circa 10mila litri d’acqua. Sul tragico incidente indagano i carabinieri e lo Spresal dell’Asl To3.
(foto: archivio)
Art al Parabrise
“Il sole è un lampo giallo al parabrise” canta Paolo Conte in Genova per noi. E proprio i parabrise – parabrezza di automobili e di Vespa, soprattutto – diventano lo spazio pittorico su cui prende vita l’arte di Guido Palmero. Una tecnica molto raffinata e un supporto decisamente originale sono gli ingredienti della rassegna Art al parabrise, allestita alla Mirafiori Galerie da giovedì 26 gennaio a domenica 26 febbraio 2017. Le opere sono originalissimi ritratti retrodipinti con colori acrilici su parabrezza, lunotti posteriori o finestrini laterali di auto: una tecnica personale che Guido Palmero da anni ha ideato, sviluppato e progressivamente arricchito e affinato tanto che alcune sue opere sono esposte in modo permanente presso la Galerie Ferrero a Nizza (Francia) alla galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia. Espressione di un’invenzione artistica sicuramente evocativa, le figure ritratte sono raffigurate all’interno dello spazio chiuso e circoscritto di un’automobile, o in sella alle Vespa, e spaziano dal nostro quotidiano (come i ritratti familiari), alla storia dell’arte (sorprendente la Simonetta Vespucci – Venere di Botticelli – seduta accanto a un ritratto di Raffaello), dal mondo dello sport (straordinari i
cinque numeri 10 della Juventus da Omar Sivori a Paul Pogba), a quello del fumetto e dei supereroi, a personaggi simbolo dei nostri tempi, come Papa Francesco ripreso di schiena. La scelta accurata dei soggetti, unita alla grande capacità tecnico-pittorica, crea un mix raffinato e accattivante, tra pop art e sapienza artigianale, che non ha eguali nel panorama artistico contemporaneo.“Il pennello è il mio obiettivo” afferma Guido Palmero e il risultato del suo lavoro ha davvero più di un punto di contatto con la realtà della fotografia, come quando, guardando certi scatti, ci si sente osservati a nostra volta in un gioco di sguardi e di prospettive che coinvolge ed emoziona.
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Mirafiori Galerie – Mirafiori Motor Village
Piazza Riccardo Cattaneo, Torino
Lunedì-venerdì 9-20 | sabato 9–19.30 | domenica 9.30-13 — 15-19.30
https://www.facebook.com/MirafioriMV/
Biografia dell’artista
Guido Palmero è nato a Saluzzo (Cuneo) nel 1952 dove vive e lavora. Docente di Arte e Immagine, da sempre è interessato all’arte in tutte le sue declinazioni – arti figurative, design, architettura d’interni e restauro pittorico – ma decide di specializzarsi nelle pratiche pittoriche. Negli ultimi dieci anni, la sua ricerca espressiva, con il linguaggio visivo, lo porta a sviluppare uno stile artistico nuovo e originale, dipingendo su vetro e plexiglass. Si tratta di parabrezza di automobili e di Vespa, che Palmero recupera alla vigilia della loro demolizione e dipinge poi sul retro.
egli anni recenti ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia, Francia, Macedonia, Marocco e Portogallo. Nel 2014 su richiesta della famiglia reale ha eseguito il ritratto del Principe di Giordania, della Principessa sua moglie e dei loro figli. Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia, Corea, Francia, Grecia, India, Inghilterra, Libano, USA e Svizzera. Le sue opere sono in mostra permanente presso la Galerie Ferrero in Francia, a Nizza (4, rue de Congrès) e presso la galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia (Corsia del Gambero, 13).
Franco, di 83 anni, il più anziano della prima coppia gay torinese unita civilmente lo scorso agosto dalla sindaca Chiara Appendino è morto questa mattina. Ne ha dato notizia sulla propria pagina Facebook, il coordinamento Torino Pride. “Questa mattina Franco ci ha lasciato – è scritto nel post web – ma soprattutto ha lasciato dopo 52 anni il suo compagno Gianni. Ricorderemo tutti e tutte quel giorno tanto atteso. Siamo vicini a Gianni che ha perso il suo grande amore”.
Allegri: “Onore al Milan e anche alla Juve”
Massimiliano Allegri, dopo la vittoria sul Milan per 2-1 in Coppa Italia, parla ai microfoni Rai: “Il gol subìto è stato casuale, abbiamo sbagliato alcune occasioni, sapevamo che il Milan è una squadra mai doma, vince spesso nel finale. Onore al Milan, ma anche alla Juve, che ha giocato una bella partita. Dopo che Dybala è uscito non siamo più riusciti a giocare fra le linee – aggiunge il tecnico della Juventus -. Se sbagli, anche con un uomo in più, rischi. Da noi ci sono tanti giocatori pronti a giocare, voglio però fare i complimenti ai ragazzi che, per il terzo anno di fila, si sono qualificati per la semifinale. Non è un problema di modulo, ma di atteggiamento. La squadra si è difesa bene e ha concesso poco”.
Ma cosa sta accadendo in Libia?
FOCUS / di Filippo Re
Tre governi, due Parlamenti, una nazione divisa in due grandi regioni, Tripolitania e Cirenaica. Eserciti, milizie e clan tribali si combattono tra loro per il potere e per il controllo di petrolio e gas.
Ma cosa sta accadendo in Libia? Mentre il Paese sprofonda nel caos e nella guerra civile, anche le forze di sicurezza italiane presenti a Tripoli e la nostra nuova ambasciata finiscono nel mirino di gruppi armati islamisti.
Non è facile capire in che mani è finita la Libia così come è arduo comprendere cosa stia accadendo a poche centinaia di chilometri dall’Italia. Certo la Libia in questo momento non è del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, appoggiato da russi ed egiziani, e neanche del governo legittimo di al-Sarraj, insiediato a Tripoli dall’Onu, e nemmeno delle altre milizie che, approfittando del vuoto di potere, spadroneggiano nel Paese stretto nella morsa del caos e vicino a una guerra civile non più tanto lontana. È in balia dell’anarchia nonostante i buoni propositi della comunità internazionale, e in primis dell’Italia, di dare quanto prima stabilità al Paese.
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All’indomani dell’ennesima prova di forza delle milizie islamiste fedeli all’ex premier Khalifa al-Ghwell, legato alla Fratellanza musulmana e sostenuto da Turchia e Qatar, che hanno tentato di prendere il potere a Tripoli ai danni del fragile governo di unità nazionale di Fayez Sarraj, la novità che balza fuori dalle acque del Mediterraneo è la presenza insistente di navi da guerra russe davanti alla Cirenaica. Le zampe dell’orso russo si allungano aggressive sul Maghreb dopo aver colpito duramente in Siria. È in questo modo che Putin entra con forza nello scenario geopolitico nordafricano schierandosi di fatto con il generale Haftar. Nemmeno la Libia rivoluzionaria di Gheddafi negli anni Settanta si era gettata in modo così plateale e spregiudicato nelle braccia dell’ex Urss. A quell’epoca, al colonnello della Jamahiriyya arrivavano ingenti aiuti militari da Mosca ma le sue navi ormeggiavano ai porti libici per scaricare gli armamenti e ripartivano, come avveniva di frequente a Tobruk. Era un andirivieni normale di imbarcazioni della Marina con bandiera rossa, falce e martello, ma non esistevano sul suolo libico vere basi sovietiche. Lo stesso Gheddafi, all’apice dello scontro con Reagan, poco prima del
bombardamento americano di Tripoli (15 aprile 1986), ripeteva che, nonostante l’amicizia e i legami con l’Urss, non avrebbe mai ospitato sul proprio territorio aree militari sovietiche o di altri Stati. Ci voleva uno zar come Putin per andare a caccia di basi lungo le coste del Mediterraneo, dalla Siria al Maghreb. Su quella siriana può già dirsi soddisfatto con la base aerea di Khmeimim a Latakia oltre a disporre a suo piacimento della base navale di Tartus che già Hafez al Assad concesse ai sovietici nel 1971. Putin e Bashar Assad hanno appena firmato un accordo per allungare la presenza russa per altri 50 anni e per aumentare le dimensioni di Tartus che potrà ospitare almeno dieci navi militari.
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Ma alla sua flotta probabilmente non basta la Tartus siriana. Il presidente russo vorrebbe insediare sulla costa di Bengasi una seconda base e ne vorrebbe un’altra anche sul litorale egiziano, a Sidi el Barrani, sfruttando le ottime relazioni con il presidente Al Sisi, segnando così una svolta storica con l’Egitto dopo la cacciata di tutti i consiglieri militari russi dal Paese del Nilo ordinata da Sadat nel 1972. Obiettivi ambiziosi e rischiosi ma finora esistenti solo sulla carta e nei sogni di Putin. Il generale Haftar avrebbe firmato un’intesa con gli ammiragli russi a bordo di una portaerei al largo della Cirenaica che prevede la realizzazione di una base navale e aerea russa sulla costa della Libia, la prima in Nord Africa, a meno di 500 chilometri dalle acque territoriali italiane. Sembra di tornare ai tempi in cui, sulla tolda delle navi da guerra si stringevano alleanze militari, come avvenne nel 1945 nel Canale di Suez, a bordo dell’incrociatore Quincy tra Roosevelt e re Saud d’Arabia,
che garantiva ai sauditi protezione militare in cambio di petrolio. Non è certo un mistero che i rapporti tra Haftar e Mosca siano stretti e solidi già da tempo come dimostrano le visite ufficiali del generale di Tobruk al Cremlino, ricevuto con tutti gli onori di un capo di Stato, per chiedere armi e sostegno logistico al suo esercito cirenaico. “La Russia si muove in modo serio, commentava Haftar al “Corriere della Sera” qualche giorno fa, e fornirà armi solo dopo la fine dell’embargo nei nostri confronti che Putin vuole cancellare”. Il petrolio è al centro di ogni contesa, perchè la Libia è un immenso pozzo di greggio come ben sappiamo e le ricchezze del sottosuolo non sono un fattore marginale nei piani del Cremlino. L’assistenza dei russi al generale libico potrebbe essere un gesto ben calcolato per contare di più nell’area mediterranea, avvicinarsi al settore energetico nordafricano e controllare il traffico commerciale e militare lungo le coste. Mentre il petrolio fa gola a molti, da Haftar ai tripolini e alle numerose milizie in lotta per il controllo dei giacimenti, la produzione di greggio continua a crescere passando da 200.000 barili al giorno di un anno fa ai 700.000 di oggi, sebbene sia ancora molto lontana dai livelli dei tempi di Gheddafi quando superò un milione e mezzo di barili.
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Chi controlla le risorse petrolifere controlla la Libia. Nell’estate scorsa le truppe di Haftar occuparono i pozzi nell’est lasciati pressochè indifesi dal governo di Al Sarraj, più un fantasma che un governo, troppo debole per difendersi dalle minacce e dagli attacchi ai palazzi del potere, provenienti da più parti e anche da milizie che sembravano ormai sconfitte. In Libia ci sono almeno tre governi in lotta tra loro: quello di Sarraj, nato dall’accordo firmato in Marocco nel dicembre 2015 con la mediazione dell’Onu, quello laico di Tobruk di Abdullah al-Thani con Haftar comandante dell’esercito, appoggiato da Egitto, Russia e Emirati Arabi Uniti e l’ex governo islamista guidato da Ghwell fino all’arrivo di Sarraj a Tripoli nel marzo 2016. Anche l’Italia è nel mirino delle forze che si oppongono all’esecutivo tripolino appoggiato da Roma e il recente attacco ai “ministeri” della capitale e nei pressi della nuova ambasciata italiana è una chiara sfida al nostro Paese. I gruppi islamisti e laici chiedono il ritiro dei soldati italiani da Tripoli e di non interferire negli affari interni libici.
Dietro il fallito golpe della settimana scorsa ci sarebbero bande di criminali che si arricchiscono con i barconi stracolmi di disperati diretti in Italia e ora si sentono minacciati dall’accordo tra Roma e Sarraj per frenare i flussi migratori. L’intesa prevede massicci aiuti italiani per sorvegliare le coste, bloccare scafisti, combattenti stranieri e impedire il traffico degli immigrati africani. Dalle intese resta però fuori il generale Haftar che accusa l’Italia di complicità con i suoi nemici. Le milizie di Zintan, alleate di Tobruk, minacciano intanto di attaccare gli impianti Eni del terminale di Mellitah se l’Italia dovesse continuare a sostenere il governo legittimo. La resa dei conti fra Tripoli e Tobruk si avvicina. Le alternative sono il dialogo e la riconciliazione nazionale che paiono però impossibili.
Filippo Re
(dal settimanale “La Voce e Il Tempo”)
Silvia Tancredi inizia il 2017 in bellezza con una nuova presentazione del suo libro-saggio “La Voce e il Talent Show” (edito da Albatros). L’appuntamento è per il 27 gennaio alle ore 18.30 a Torino, presso Spazio C8, una nuova realtà destinata a ospitare anche mostre e anteprime (che si trova in centro città, in via Assarotti 15 – al 2° piano). A moderare l’incontro sarà la giornalista Nadia Afragola. Al termine dell’evento è prevista una degustazione di vini offerti dall’azienda agricola Claudio e Tino Torchio (www.ctorchiovini.com)
“La musica da sempre accompagna la vita delle società e delle culture che la generano e oggi più che mai siamo assistendo ad un fenomeno globale come quello del talent show che tende ad omologare ed amalgamare gusti e tendenze. In questo penso ci sentiamo tutti più simili e vicini ma in fondo la diversità e il dialogo che a volte temiamo ci rafforzano profondamente” – racconta la cantante – “Ho colto l’attimo giusto e la ricerca universitaria mi ha dato l’occasione per provare ad andare a fondo e tentare di trovare le risposte, infatti il desiderio di scrivere nasce sempre dalle domande che accompagnano le mie giornate, dal mio dialogo con il mondo, dal desiderio di comprendere quali meccanismi muovono la ruota della vita”.
SINOSSI DEL LIBRO
Simon Cowell, ideatore di X Factor, una volta disse: «Il talento è solo il punto di partenza, ma oggi non basta più. Bisogna essere giovani, carismatici, glamour, appetitosi per il mercato ed interessanti per il gossip. Solo così si può sfondare nel mondo della musica». In generale, quando si parla di popular music, si fa riferimento ad un genere di larga diffusione che, grazie allo sviluppo tecnologico, è oggi caratterizzato da una globalizzazione della produzione musicale. Questo cambiamento ha spinto le case discografiche a creare nuove strategie di marketing, cercando di sfruttare al meglio un tipo di comunicazione capace di arrivare al maggior numero di persone nel minor tempo possibile: ecco spiegato perchè la tv e i Talent Show oggi rappresentano la risposta più immediata e diretta per la “creazione” di nuovi prodotti discografici. Mettendo da parte l’aspetto puramente legato all’enterteinment, alla fine musica e canto come ne escono? Questo tipo di strategia mediatica ha provocato effettivamente un innalzamento della qualità del panorama musicale ed una spinta alle vendite? E’ effettivamente cresciuto l’interesse delle masse verso i prodotti musicali pubblicizzati in tv? Per dare una risposta a questi interrogativi Silvia Tancredi ha incontrato produttori, artisti e addetti ai lavori, svelando uno scenario molto complesso quanto intriso di umanità. Parafrasando John Blacking, uno dei maggiori antropologi musicali, la Tancredi scopre quanto sia “Musicale l’Uomo”, riconfermando così che la musica è una disciplina che acquista significati ogni volta differenti e specifici in base al contesto ed alla società nella quale è inserita. E proprio per questa e tante altre ragioni è una materia che non può mai prescindere dall’uomo stesso e dalle sue evoluzioni.
NOTE BIOGRAFICHE DI SILVIA TANCREDI
Cantante e autrice torinese, dopo essersi diplomata in canto presso il CPM di Milano con Paola Folli, prosegue gli studi laureandosi al DAMS di Torino e poi conseguendo la Laurea Specialistica in “Storia e critica dei beni e delle culture musicali”. Nutrita la sua carriera come vocalist accanto a diversi artisti anche di fama internazionale, tra cui Flavio Boltro e Milva, che ha accompagnato durante il 57° Festival di Sanremo e nella sua successiva tourneè e. Risale al 2010 il suo primo lavoro solistico “L’importante è crederci”, prodotto da Gigi Rivetti (Imagina Prod. /Edel), che per il suo sound internazionale ha riscosso importanti consensi da parte della stampa specializzata. Dopo essersi dedicata all’insegnamento, nel 2015 arriva l’album “In Limine” (Imagina Prod./Edel) da cui è stato estrapolato il primo singolo “The Cage”, scelto dalla regista Mirca Viola per la colonna sonora del film “Cam Girl”, con Antonia Liskova e Maria Grazia Cucinotta. In questi mesi Silvia si è divisa fra l’Italia e gli States, esibendosi in diversi concerti in New York, oltre a partecipare come unica artista italiana al Gospel Festival presso la “Southern Baptist Church” ad Harlem.