redazione il torinese

Pena di morte, il caso Arabia Saudita

FOCUS  / di Filippo Re

Nonostante il record di esecuzioni l’Arabia Saudita è al vertice del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Come prescritto dalla sharia (la legge religiosa) la pena di morte in Arabia Saudita è prevista per vari reati tra i quali, omicidio, stupro, rapina a mano armata, traffico di droga, stregoneria, sodomia, omosessualità, sabotaggio, gioco d’azzardo, ateismo, apostasia e adulterio. Benvenuti in Arabia Saudita, tra i primi tre Paesi al mondo che applicano la pena di morte, dove giustiziare le persone è una prassi quotidiana. E tutto questo è un elenco incompleto dei reati per i quali nel regno wahhabita si possono subire 1000 frustate, affrontare 20 anni di prigione o essere decapitati in piazza. Secondo l’interpretazione wahhabita, in Arabia Saudita, la legge coranica viene applicata in modo severo e rigoroso, unico Paese islamico a considerare il Corano come una sorta di Costituzione. Il venerdì, dopo la preghiera di mezzogiorno, cominciano a saltare le teste. Davanti a un folto pubblico eccitato ed entusiasta si procede al taglio della mano per i ladri, la decapitazione per gli assassini e la lapidazione per gli adulteri. Più di 150 persone sono state giustiziate nel 2016 in Arabia Saudita, secondo Amnesty International, e 158 condanne a morte erano state eseguite nel 2015, il numero più alto negli ultimi due decenni.

Si tratta in gran parte di teste mozzate davanti alla gente, “alla mongola” si potrebbe dire e nonostante quel che accade nel Paese arabico, l’ambasciatore saudita Faisal bin Hassan Trad, presiede il comitato consultivo del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Con stupore e turbamento, ma tocca proprio a Riad vigilare sul rispetto dei diritti umani nel mondo. Una decisione che è stata molto criticata a livello internazionale, anche perchè è giunta dopo la sentenza di condanna a morte del ventenne Ali Mohammed Al Nimr, arrestato a 17 anni per aver partecipato a una manifestazione contro l’offensiva militare saudita nello Yemen che provoca migliaia di vittime civili. Condannato alla decapitazione e successiva crocifissione fino alla putrefazione del cadavere. Il soggiorno in Arabia Saudita continua. Il caso di Ali ha scosso l’opinione pubblica nel mondo mentre le organizzazioni umanitarie per i diritti umani hanno chiesto l’annullamento della condanna e si sono appellate alle grandi potenze affinchè intervengano sul regime di Riad. Un’altra vicenda che ha fatto il giro del pianeta è quella di Raif Badawi, blogger saudita accusato di apostasia per i suoi articoli sul rapporto tra religione e politica nel Paese.

Le pubblicazioni, divulgate su internet, gli hanno causato una condanna a 10 anni di reclusione e 1000 frustate. La cosa peggiore è proprio il crimine religioso come l’apostasia e l’ateismo. Circa il 7% della popolazione saudita non è di religione islamica e la professione del Cristianesimo è vietata nel regno così come è vietato tenere in casa la Bibbia, crocifissi e le immagini dei santini. Cristiani e credenti di altre religioni possono pregare solo chiusi in casa. Per far osservare la legge è stata creata la polizia religiosa, un corpo di polizia speciale attivo giorno e notte. La scimitarra segue come un’ombra i cittadini sauditi. Anche l’omosessualità è severamente punita in Arabia Saudita e si rischia la decapitazione come per la stregoneria e le arti magiche. Per l’adulterio la legge saudita opta invece per la lapidazione. Sono migliaia gli uomini e le donne provenienti dalla Sri Lanka che lavorano in Arabia Saudita come domestici o autisti. É recente il caso di una domestica dello Sri Lanka assunta in una famiglia di Riad. La donna, 45 anni, sposata, è stata arrestata per adulterio e condannata alla lapidazione. Secondo i giudici sauditi, la donna, madre di due figli, avrebbe confessato la sua colpa. Avrebbe avuto una relazione con un uomo non sposato il quale è stato condannato a una pena più lieve, 100 frustate. Autorità governative e leader religiosi hanno chiesto al governo saudita di sospendere la sentenza di morte. Negli anni scorsi un’altra donna srilankese era stata condannata a morte sulla base della sua confessione estorta con la minaccia e senza il sostegno di un interprete. L’esecuzione fu attuata nel 2013 dopo cinque anni di battaglie legali e appelli alla clemenza.

Filippo Re

(dalla rivista “Il Dialogo – al Hiwar” del Centro Federico Peirone)

 

Bilancio del Comune, tutte le opposizioni unite contro la sindaca: “Governa con arroganza”

Secondo i rappresentanti delle opposizioni al gran completo «prima ci sono le regole, poi le posizioni politiche”. Ecco perché tutta la minoranza di Palazzo Civico ha indetto per la prima volta una maxi-conferenza stampa congiunta

durante la quale sono state  illustrate le motivazioni e i contenuti del ricorso al Tar Piemonte presentato all’unisono dai capigruppo di tutti i gruppi consiliari delle minoranze per l’annullamento della delibera “Indirizzi per la redazione del Bilancio finanziario triennale 2017 – 2019. Questa  consente l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per pagare la spesa corrente, ed è stata  approvata dalla maggioranza del M5S nella seduta del 6 marzo ” viziata da gravi irregolarità nelle procedure adottate” . Hanno aderito alla conferenza stampa Alberto Morano Capogruppo Lista Civica Morano,  Stefano Lo Russo PD, Eleonora Artesio  Torino in Comune – La Sinistra, Silvio Magliano Moderati, Osvaldo Napoli Forza Italia, Francesco Tresso Lista Civica per Torino, Fabrizio Ricca Lega Nord-Piemont, Roberto Rosso Direzione Italia.  Per le minoranze “unite”  “i pentastellati e la sindaca Appendino non si rendono conto che ora governano, e non occupano, la macchina amministrativa. E’ un atteggiamento arrogante”. Tutto regolare, replica  la giunta Appendino: “procedure corrette e l’eventuale bocciatura della delibera al Tar”, sostiene l’amministrazione,  “non cambierebbe nulla”, il ricorso agli oneri è permesso dalla legge , senza provvedimenti specifici. La battaglia è appena iniziata.

I CAPIGURUPPO DI MINORANZA ATTACCANO L’AMMINISTRAZIONE

 Lo Russo : “Appendino e’ riuscita a metterci tutti intorno allo stesso tavolo: il ricorso al TAR che viene presentato  al fine di sospendere o annullare gli effetti di una deliberazione approvata dalla maggioranza grillina che consente di inserire nel Bilancio gli Oneri di Urbanizzazione per pagare la Spesa Corrente che e’ per altro una pratica condannata dalla Corte dei Conti. E’ come vendere i gioielli della nonna per pagare le bollette. Utilizzare questi oneri per pagare una spesa che tutti gli anni il Comune deve sostenere e’ una enorme forzatura regolamentare perché benché si possa deliberare una procedura di urgenza ci sono alcuni paletti a tutela della minoranza. Esiste un principio di regole democratiche che prevede che su alcuni atti fondamentali  su Urbanistica e Bilancio non si possono applicare alcune procedure. Che siano proprio l’assessore Rolando, la sindaca  Appendino e tutto il gruppo Movimento Cinque Stelle a violare questi principi e’ inaccettabile . Se salta il principio delle regole del gioco, unanimemente riteniamo che non sia accettabile. Questa e’ una procedura viziata dal punto di vista politico. C’è un comune denominatore che caratterizza i gruppi della minoranza : il rispetto delle regole.” 

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Napoli: “Questa Giunta non ha una vera proposta per Torino, si comportano come se le opposizioni non esistessero . Non c’è una strategia globale per la valorizzazione della Città . E’ il fallimento di questa amministrazione . Si comportano dando sempre la colpa agli altri . Non e’ così che si amministra. “

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Morano: “Questo ricorso vuole essere per il rispetto delle regole democratiche , altrimenti viene meno il sistema , quale che sia la coloritura politica . Il tema degli oneri poi e’ un tema importante. Vedremo nel tempo la correttezza di questo Bilancio . Anche i rilievi di Standard and Poor’s non ritengono attendibile e accettabile questo Bilancio. Quando si parla ai mercati finanziari bisogna essere credibili. E non c’è rispetto delle regole democratiche nemmeno all’interno del loro movimento”.

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 Artesio: ” La sindaca in virtù di privilegiare la sua immagine e quella del suo movimento non ascrive nessuna azione collettiva che consente di amministrare. ” Chiude Lo Russo: ” Si sta palesando la totale inadeguatezza di Appendino e di Rolando di governare . Il Movimento a Cinque Stelle ha un atteggiamento padronale e arrogante non supportato per altro da competenza e capacità di amministrare. Tutti intorno ad un tavolo per dire basta a questo tipo di andazzo. 

 

 

 

 

 

 

Librolandia alla Bologna Children’s Book Fair

Una mostra, la presenza allo stand Aib e un’indagine sui libri per i più piccoli

 

 

Con l’inaugurazione della Bologna Children’s Book Fair, la grande fiera internazionale dedicata all’editoria per ragazzi che apre i battenti lunedì 3 aprile, prende concretamente avvio la collaborazione della manifestazione professionale felsinea con il Salone Internazionale del Libro di Torino.

Il primo momento ufficiale che sancisce tale partnership è in calendario già domenica 2 aprilealle ore 18,30, quando a Bologna sarà il presidente della Fondazione per il Libro, Mario Montalcini, a inaugurare insieme al presidente di BolognaFiere, Franco Boni, l’esposizione“Questa non è una mostra, signor Magritte!”, allestita presso la Fondazione Gualandi a favore dei sordi e frutto della progettazione comune fra le due realtà.

La mostra bibliografica propone le opere di tre illustratori, il fiammingo Klaas Verplancke, dell’americano D.B. Johnson, dello spagnolo Javier Sáez Castán e rappresenta la prima tappa del progetto biennale Children’s Book on Art che Bologna Children’s Book Fair e Salone del Libro promuovono su progetto della Cooperativa Culturale Giannino Stoppani.

Un progetto che a Torino durante il 30° Salone, dal 18 al 22 maggio prossimi, vivrà il suo seguito con l’apertura al pubblico di una seconda mostra, intitolata “Al Museo con Mary, Frida, Sonia, Louise, Georgia e  Peggy” e che, oltre al lavoro su Magritte, indagherà l’arte al femminile: l’universo di Mary Cassat, Frida Kahlo,  Sonia Delaunay, Georgia O’ Keeffe, Louise Bourgeois, e altre grandi artiste rivisitate da grandi illustratrici, oltre a una sezione dedicata a collezionisti, antiquari, curatori, musei e gallerie a partire da Peggy Guggenheim.

Accanto alle opere originali degli illustratori, vi sarà la biblioteca d’arte composta dai libri della sezione speciale del BolognaRagazzi Award. Le mostre sono inoltre corredate da un’antologia sui temi dell’arte raccontata e illustrata: 120 pagine a colori con interventi, brani, immagini e una bibliografia internazionale ragionata.

Sarà invece lo stand dell’Associazione Italiana Bibliotecari ad accogliere la postazione del Salone del Libro all’interno degli spazi espositivi di Bologna Fiere, all’interno del quale sarà in distribuzione materiale informativo e promozionale della rassegna del Lingotto.

Altro “presidio” torinese a Bologna sarà poi quello sviluppato grazie al progetto «Chiedi cos’è il primo libro…» con cui il Premio Nazionale Nati per Leggere insieme con il BookBlog del Salone Internazionale del Libro di Torino si indagherà durante l’edizione 2017 della Bologna Children’s Book Fair l’offerta editoriale destinata alla prima infanzia.

Cosa ci si aspetta che faccia un bambino sotto i due anni con un libro? Qual è il primo libro cui si pensa per loro? A cosa deve servire un libro per bambini così piccoli? Sono alcune delle questioni a cui l’iniziativa intende rispondere attraverso la raccolta di video interviste e testimonianze fra gli operatori del settore presenti in fiera, affidate agli studenti del Liceo Vittorio Alfieri di Torino, che già fanno parte del gruppo di lavoro attivo sul BookBlog del Salone Internazionale del Libro di Torino ().

Un’indagine sul campo che confluirà in una tavola rotonda in programma nel capoluogo piemontese venerdì 19 maggio (ore 16,30 spazio Stock – Padiglione 5 – Lingotto Fiere) proprio nell’ambito del 30° Salone Internazionale del Libro, sede anche dell’annuale premiazione del concorso, in programma lunedì 22 maggio alle ore 16,30 nell’Arena Bookstock.

(foto: il Torinese)

Cane aggredisce e ferisce bimbo di 5 anni

Erano  in bicicletta le tre persone tra cui un bambino di 5 anni, che  sono state aggredite e ferite da un cane ad Airasca. Ora il bambino è all’ospedale Regina Margherita  per una lacerazione del tendine di Achille. Il papà di 36 anni e una donna di 63, hanno riportato lievi ferite alla coscia e al braccio. Il cane, probabilmente un randagio, non è ancora stato trovato.

 

(foto: archivio)

“Nati con la Cultura”, musei a misura di famiglia

“Nati con la Cultura”, il progetto concepito all’Ospedale Sant’Anna di Torino dalla onlus Fondazione Medicina a Misura di Donna, cresce in una logica di sistema con Abbonamento Musei Torino Piemonte e Osservatorio Culturale del Piemonte. Vincitore della prima edizione del bando Open di Compagnia di San Paolo dedicato allo sviluppo dei pubblici, si propone di contribuire a dare voce alla capacità dei Musei di far parte della vita delle famiglie e dei bambini fin dai primi passi e a creare le condizioni per renderli sempre più “casa”: Musei che siano percepiti dalla collettività come luoghi Family and Kids friendly”, risorsa attiva di una comunità educante. In una due giorni di studi a Palazzo Barolo, il 29 e 30 marzo 2017, viene restituito il lavoro svolto con i musei al servizio delle famiglie.

“La Cultura fa bene alla Salute. Oggi sono scientificamente provati gli effetti di diversi stimoli sensoriali su specifiche aree del cervello e sui meccanismi psiconeuroendocrini che influenzano la capacità di relazionarci con noi stessi e l’ambiente che ci circonda. La partecipazione culturale attiva e la qualità dell’ambiente sono risorse in stili di vita che contribuiscono al ben-essere, allo sviluppo e potenziamento creativo, alla rigenerazione per tutte le persone, a partire dai primi anni di vita, dai primi 1000 giorni, determinanti per la crescita bio-psico-sociale”. Lo afferma la Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus che dal 2011 ha avviato un progetto di ricerca-azione all’Ospedale Sant’Anna di Torino (tra i più grandi d’Europa per la ginecologia e l’ostetricia con oltre 7000 nati l’anno da genitori provenienti da 85 Paesi) insieme a oltre 20 istituzioni culturali del territorio che stanno contribuendo a migliorare tangibilmente la qualità percepita dell’ambiente ospedaliero, attraverso le arti visive, la musica e il teatro.

 

Esperienze “modello” che stanno camminando in altri luoghi. Tra queste, il progetto “Nati con la Cultura”, concepito e sperimentato al S. Anna dal 2014, in collaborazione con Palazzo Madama: a ogni bambino nato nell’ospedale, con le raccomandazioni per la buona crescita, viene consegnato dai medici un Passaporto Culturale. La famiglia, nel corso del primo anno di vita del bambino, può visitare gratuitamente e in qualsiasi momento il Museo, che accoglie con un benvenuto i nuovi cittadini. Un messaggio semplice i Cittadinanza che crea un ponte verso le famiglie, tra ospedale e Museo, adottato nella fase pilota anche dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli-Museo di Arte Contemporanea e dai Musei Civici di Pavia con il Policlinico San Matteo e oggi richiesto su tutto il territorio nazionale.

Ma quali caratteristiche deve avere un museo per attrarre un pubblico sempre più ampio ed essere adatto a ospitare anche famiglie con figli piccoli? Perché le famiglie con bambini da 0 a 6 anni dovrebbero visitare un museo? Per rispondere a queste domande, l’Associazione Abbonamento Musei e l’Osservatorio Culturale del Piemonte hanno avviato un percorso di ricerca, partito dall’analisi dei numerosi servizi esistenti, per comprendere insieme ai Musei aderenti al circuito e alle famiglie cosa significhi essere davvero “family friendly” e costruire le migliori condizioni di accessibilità in tutti i Musei, per tutti i pubblici e in ogni periodo dell’anno.

 

Il percorso strategico è stato reso possibile grazie alle risorse rese disponibili dal bando Open di Compagnia di San Paolo, del quale l’estensione del progetto “Nati con la Cultura” proposta dall’Abbonamento Musei Torino Piemonte è stata tra i vincitori della prima edizione.

 

“Ogni pubblico ha proprie peculiarità e il bando Open nasce per individuare risposte adeguate alle domande e ai bisogni culturali di una comunità. Negli ultimi due anni, Compagnia di San Paolo ha intrapreso un percorso di esplorazione di questo tema, proponendosi come interlocutore di riferimento per le istituzioni culturali intente a individuare le corrette modalità per stimolare il coinvolgimento attivo di diversi pubblici, lavorando sulla costruzione dell’offerta culturale per tener conto e stimolare la crescita di una domanda che non esisteva in precedenza”, dichiara Matteo Bagnasco, Responsabile dell’Area Innovazione Culturale per Compagnia di San Paolo. “Il bando Open è in questa ottica lo strumento principale per il germinare di proposte e iniziative in grado di produrre una risposta fattiva. Open ha infatti premiato nelle sue due edizioni complessivamente 31 progetti su territorio nazionale, tutti caratterizzati da una grande varietà di ambiti di applicazione e dall’attenzione diversificata a molteplici tipologie di pubblico”.

 

Simona Ricci, project manager dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte considera che “le analisi condotte in base al confronto con gli operatori museali, i risultati dei focus group di ascolto con diverse tipologie di genitori e l’osservazione delle best practice di musei nazionali e internazionali, hanno messo in evidenza la tendenza in atto da parte dei Musei verso la cultura dell’accoglienza per tutti i pubblici e l’attenzione crescente ai bisogni “speciali”: un’evoluzione chiara rispetto al pubblico abituale, nota al mondo dell’educazione, ma non percepita e riconosciuta come risorsa a disposizione da un’ampia fascia di genitori che non hanno familiarità con i musei, un quinto della popolazione italiana che non partecipa ad alcuna attività culturale”, in merito a “Nati con la Cultura” considera che “Il primo valore portato è la mappatura del grande patrimonio di esperienze del nostro territorio, non leggibile dalla singola progettualità. Un patrimonio su cui innestare una valorizzazione di rete per sostenere il cambiamento culturale in corso sul ruolo dei musei”.

“Le grandi potenzialità offerte da “Nati con la Cultura” permettono in futuro di estendere il progetto anche alla Lombardia, in un’ottica macro regionale di rete e di condivisione delle competenze: come ha dimostrato l’esempio di successo della tessera Abbonamento Musei, la collaborazione tra aree geografiche contigue può portare ottimi risultati dal punto di vista della valorizzazione della fruizione culturale dei musei”, afferma Antonella Parigi,Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte e Presidente in carica dell’Associazione Abbonamento Musei. “La scalabilità di questo modello, replicabile in altre regioni, può favorire ulteriormente lo sviluppo dell’interesse nei confronti della cultura anche tra quei genitori che attualmente sono meno abituati a frequentare i luoghi di cultura e costituisce una risorsa preziosa e uno strumento utile ad avvicinare le famiglie e i bambini fin dall’infanzia a un nuovo rapporto con l’esperienza museale”.

 

Queste evidenze hanno consentito al gruppo di lavoro di delineare gli elementi fondamentali dell’esperienza da sviluppare per un Museo a misura di bambino e famiglie rintracciabili in un Decalogo di orientamento con i fattori chiave e un Manifesto per i Musei, pensato anche nella versione per le famiglie. I Musei che raggiungeranno i requisiti indicati dal Decalogo e accoglieranno le famiglie con il Passaporto Culturale (scaricabile anche dal sitowww.naticonlacultura.it) potranno avvalersi della certificazione “Nati con la Cultura”. Il bollino “Nati con la Cultura” verrà esposto in home page del sito degli ospedali che consegneranno il “Passaporto Culturale” come raccomandazione per una buona crescita.

 

Nati con la Cultura è un progetto che nasce dalle esperienze museali esistenti e si sviluppa in rete con l’Abbonamento Torino Musei”, commenta Catterina Seia, Vice Presidente di Fondazione Fitzcarraldo, ideatrice della piattaforma di ricerca-azione su “Cultura e Salute” varata nel 2011 dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, “in alleanza tra Musei, mondo sanitario, educativo e altre istituzioni come la FIMP-Federazione Italiana Medici pediatri, Nati per Leggere – progetto torinese che da vent’anni coinvolge le biblioteche, ZeroSei – il programma pluriennale di Compagnia di San Paolo dedicato all’infanzia”. Il progetto verrà varato a Brescia. “Le buone idee debbono camminare. La Fondazione Brescia Musei, impegnata da tempo verso le famiglie anche con la programmazione delt proprio cinema Eden, ha seguito “Nati con la Cultura” fin dal 2014, grazie al direttore Luigi Di Corato e alla Vice Sindaca Laura Castelletti. Il 19 aprile presenteremo insieme a Brescia l’avvio dell’operatività con i sei ospedali e un tavolo di collaborazione con tutte le realtà pubbliche e private che nella città si occupano di prima infanzia. Siamo pronti per lo sviluppo nazionale”.

 

L’evoluzione del progetto “Nati con la Cultura” viene presentata ufficialmente il 29 e 30 marzo a Torino, a Palazzo Barolo, sede nel 1821 del primo asilo della Regione voluto dal Marchese Tancredi di Barolo, grande pedagogo e oggi del “MUSLI-Museo della scuola e del libro dell’infanzia”: una due giorni di studio e confronto dedicata agli operatori museali e socio-assistenziali-educativi per l’infanzia, aperta dai promotori del progetto. Durante il pomeriggio, dalle ore 14 alle 18, si terrà un workshop su “Cultura e Benessere”, occasione per approfondire con i più accreditati studiosi italiani un tema che può arricchire le strategie di audience engagement dei musei: interverranno il Prof. Pier Luigi Sacco, economista della Cultura, Pro-rettore per gli Affari Internazionali dell’Università IULM e Senior Researcher del MetaLab di Harvard; il prof. Enzo Grossi, Docente di Qualità della vita e promozione della Salute dell’Università di Bologna; il Prof. Enrico Bertino, pediatra, Direttore della S.C. Neonatologia Universitaria presso Citta della Salute e della Scienza di Torino; la Dott.ssa Silvia Gambotto, Responsabile Regionale della Formazione FIMP-Federazione Italina Medici Pediatri.

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Giovedì 30 marzo viene presentato il progetto di ricerca che ha portato alla stesura del “Decalogo per un Museo Family and kids Friendly” e dei Manifesti, con confronti di best practice del territorio e nazionali. Al mattino interverranno Anna Pironti e Anna La Ferla Responsabili rispettivamente del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e di Palazzo Madama, due musei “pilota” del progetto “Nati con la cultura”. Nel pomeriggio, dopo l’intervento di Ludovica Lumer, neuroesteta italiana che vive a New York, Alessandra Gariboldi modera una tavola rotonda che vedrà a confronto laDott.ssa Mariella Bottino, direttore del MUBA-Museo dei Bambini di Milano, Barbara Minghetti, Presidente del Teatro Sociale di Como, Cecilia Fonsatti per il progetto Atelierbebè di Unione Musicale, Graziano Melano Direttore Artistico della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani.

 

IL DECALOGO IN PILLOLE

  1. ACCESSIBILITÀ
  2. PERCORSI E LINGUAGGI DEDICATI
  3. SERVIZI PER LA VISITA: FASCIATOIO, PARCHEGGIO, PASSEGGINO,ALZATINE, SCALDA BIBERON….
  4. AREE DEDICATE: DECOMPRESSIONE, ALLATTAMENTO, ATTIVITÀ
  5. MANIFESTO PER GLI OPERATORI
  6. MATERIALE DEDICATO: EX ANTE, EX POST,IN ITINERE
  7. AUDIENCE AL CENTRO: FASCE ORARIE SUGGERITE,POLITICHE DI PRICING
  8. CONDIVISIONE INTERNA
  9. ATTIVITÀ PILOTA PER FASCE D’ETÀ
  10. IMMAGINE COORDINATA: NATI CON LA CULTURA

 

Il mito e l’attualità nel sanguinoso delitto della regina

Una grande pedana, circolare e nera, uno spazio infossato nel centro ricoperto da un velario rosso sangue, un luogo che può diventare una doccia o una fonte rigeneratrice, le luci che piovono dall’alto a creare un reticolato che è una gabbia. All’intorno il mito, la morte cruenta di Agamennone, l’esistenza di Clitennestra ancora a interrogarsi a fianco della governante Alcina, sua coscienza e azione di disturbo, l’entrata in scena di Cassandra che per l’eroe di Troia non ha il sapore di una delle tante avventure ma è l’amore vero che tra poco le genererà un figlio. Alla porta s’avvicina ormai Oreste, venuto a vendicare il padre. Questa la cornice di Clitennestra deve morire – a riecheggiare i Taviani -, tragedia “moderna” di Osvaldo Guerrieri, scrittore e critico teatrale, non nuovo al palcoscenico se si ricordano le precedenti prove di Alé Calais e Sibilla d’amore, vista e applaudita all’Astra, in programma fino a domenica per la stagione della Fondazione Teatro Piemonte Europa. Una modernità immersa a poco a poco da Guerrieri, negli abiti, nel linguaggio, nel furore dei sentimenti, nelle parole di oggi che scorrono tranquillamente lungo il testo, caffè glicemia creme di bellezza elettrocardiogramma VES le prime che tornano alla mente, nelle tappe d’esilio del figlio vendicatore, sceso da un cargo nel porto dopo esser stato a Istanbul o a Tangeri o a Casablanca; un oggi che la regia di Emiliano Bronzino non certo soltanto inquadra ma rende pieno, vivace, ricco di suggestioni, per cui non ti allarmi se dalla colonna sonora non escono solo rumori come il continuo gocciolo dell’acqua ma anche La mer di Charles Trenet. Giustamente l’autore rivendica una autonomia di scrittura, pur nella affettuosa confessione di aver tenuto d’occhio quel che i millenni ci hanno tramandato intorno a quell’uxoricidio: la sua Clitennestra è innegabilmente legata al racconto antico ma è viva e palpitante nel rivissuto, nella riflessione, nel teorema di quel dramma inteso come forma estrema d’amore.

La protagonista racconta e ricorda, ritorna al passato e al delitto compiuto, trasmette al pubblico le proprie sensazioni e le proprie certezze, ben ancorate, respinge quell’unica causa che può essere la gelosia per un’affermazione più profonda, l’aver ucciso Agamennone rifiutandone la lontananza, la freddezza, l’indifferenza. La vicenda, sul palcoscenico odierno, si dilata in un tempo assoluto, in un non-tempo, in un tempo che ci precede e ci segue, dal momento che il mito diventa parte di noi e ci spinge verso drammi che ormai quotidianamente occupano le pagine dei giornali sempre più pericolosamente. L’attualità prende il sopravvento, affonda le radici nell’antico per vivere poi di vita propria. Guerrieri ha il dono della bella scrittura, vibrante, celebra allo stesso tempo il realismo e il sogno, scrittura suggestivamente costruita su passaggi di memoria e d’azione, sulle immagini e sui fatti, su un mescolarsi teatralmente perfetto, concatenato, di passato e di presente, di improprio e di personale. Patrizia Milani, affiancata da Gisella Bein che pungola come Alcina quasi come un incubo la sua padrona, rende perfettamente la ribellione e lo strazio della sua regina, riempiendo per i 60’ di spettacolo la scena con grande autorevolezza, con momenti capaci di offrire una grande prova.

 

Elio Rabbione

Tempo incerto nel weekend, pioggia e neve in montagna

I 27 gradi dei giorni scorsi nel centro di Torino e anche nella pianura cuneese e nell’Alessandrino sono già un ricordo. L’alta pressione che si estendeva dal Maghreb all’Europa centrale lascia ora spazio a una saccatura nord-atlantica che è giunta all’arco alpino occidentale e  porterà di nuovo piogge e neve al di sopra dei 1.600-1.700 metri. Lo zero termico scenderà a 1.900  per risalire nuovamente, a 2.200 metri, domenica, quando la perturbazione si allontanerà dal Piemonte.

(foto: il Torinese)

L’allarme di Legambiente: “Tra outlet, strade e ferrovie sparisce il suolo agricolo”

L’allarme viene lanciato da Legambiente. Secondo l’associazione ambientalista “l’ultimo di una lunga serie di casi  è il via libera alla realizzazione a partire dalla primavera 2018 di un centro commerciale a Caselle realizzato da Aedes: un’area di 300 mila metri quadri compromessa da 120 mila metri quadri di cemento”. Gli ecologisti puntano poi il dito su un altra notizia di poche settimane fa: una cordata di imprenditori russi ha raggiunto un accordo con gli enti locali per realizzare un avveniristico outlet del vino tra le colline di Barolo e Monforte d’Alba dove  -si legge nel progetto- “sarà possibile acquistare e degustare i migliori vini piemontesi apprezzando la qualità eccezionale del paesaggio vitivinicolo langarolo da una posizione privilegiata”.  20 ettari di vigne langarole  cederanno il passo a “180 mila metri quadri di nuovo cemento e acciaio a firma dell’archistar Vyacheslav Golubev”, afferma Legambiente che aggiunge: ” Altri 100 mila metri quadri di suolo saranno  sottratti all’uso agricolo per l’apertura dal prossimo autunno a Vercelli del nuovo centro di distribuzione di Amazon. Così come, poco distante, nel Comune di Trino Vercellese, tra le risaie, si parla della possibile realizzazione di un nuovo autodromo da 2 milioni di metri quadrati”. “Di fronte a questo stillicidio di nuovo cemento è sempre più evidente la necessità di norme regionali, nazionali ed europee che premino i comportamenti responsabili, come il riuso e la rigenerazione urbana, e sanzionino quelli speculativi –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Ogni anno in Europa vengono inghiottiti dal cemento 1000 chilometri quadrati di suolo nell’assenza totale di norme condivise che lo difendano. La nostra associazione da sempre richiama i cittadini e le amministrazioni pubbliche alla loro responsabilità di custodi del territorio e delle sue risorse, ma questa consapevolezza non basta: occorrono anche regole e incentivi per riconoscere e premiare i comportamenti responsabili di salvaguardia del suolo e della sicurezza collettiva. Per questo, insieme ad oltre 300 associazioni in tutta Europa, siamo mobilitati per chiedere all’UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita, come l’acqua e l’aria”. In Piemonte, oltre a centri commerciali e nuovi poli logistici, sono diverse le opere stradali e ferroviarie con un notevole impatto sul suolo e il paesaggio. “I cantieri per la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi, collegamento tra il porto di Genova e l’entroterra padano. La nuova linea si sviluppa complessivamente per 53 km e interessa 12 comuni delle province di Genova e Alessandria. L’estensione dell’ingente porzione di suolo occupata dal Terzo Valico è difficilmente quantificabile. All’area del tracciato bisogna infatti aggiungere – proseguono gli ecologisti – quella delle gallerie di servizio, dei cantieri e campi base a ridosso dei centri abitati, degli allargamenti delle strade e dei bypass e ponti costruiti ex-novo per agevolare il passaggio dei camion e quella dei siti in cui verrà stoccato lo smarino estratto per far spazio ai tunnel. A seguito di una lunga serie di espropri, queste zone collinari e pianeggianti, una volta ricoperte da orti, giardini, boschi, rigogliosi prati verdi e cascine sono state deforestate e sottratte alla società, per un progetto dalla discutibile utilità. Neanche il Lago Maggiore, sarebbe risparmiato da questo processo di cementificazione e rischia di vedere la realizzazione entro il 2020 di un ponte strallato tra Stresa e l’Isola Bella, circa 400 metri di cemento armato per permettere ai turisti di raggiungere Palazzo Borromeo direttamente in automobile. E ai Giardini Reali di Torino  nei prossimi anni “verrà realizzato un parcheggio di tre piani con un impatto devastante sul verde e sul paesaggio storico urbano”. Legambiente con la campagna #Salvailsuolo promuove la petizione europea People4Soil per arrivare all’approvazione di un testo legislativo di riferimento per tutti gli Stati Membri, che tuteli il suolo da cementificazione, degrado e contaminazione. 

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 E’ questa la denuncia e al tempo stesso il pesce d’aprile di Legambiente per sensibilizzare sull’impatto di alcuni progetti realmente previsti in Piemonte e per riflettere sulla verosimiglianza di altri, per fortuna non in progetto, che in assenza di strumenti normativi efficaci a tutela del suolo potrebbero un domani diventare per assurdo realtà. Per questo Legambiente con la campagna #Salvailsuolo promuove la petizione europea People4Soil per arrivare all’approvazione di un testo legislativo di riferimento per tutti gli Stati Membri, che tuteli il suolo da cementificazione, degrado e contaminazione. Alla petizione si può aderire anche online su www.salvailsuolo.it

Da lunedì il ciclo di incontri sulle politiche di Pari Opportunità della Regione Piemonte

Partirà lunedì da Torino il ciclo di incontri che l’assessorato ai Diritti della Regione Piemonte ha voluto organizzare per consultare le donne piemontesi sulle politiche di Pari Opportunità: «Il tour che abbiamo pensato vuole essere un momento di confronto durante il quale ci attendiamo una restituzione in termini di opinioni, suggerimenti, sollecitazioni e criticità ancora da affrontare da parte di chi in questi anni di lavoro ha potuto seguire il nostro operato, aiutandoci anche a migliorare le politiche regionali» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

La consultazione è stata pensata per vivere su due binari, quello digitale e quello analogico. Quello digitale è il consueto, ovvero sarà possibile parteciparvi accedendo all’area tematica Diritti del sito della Regione Piemonte cliccando sul seguente link http://www.regione.piemonte.it/diritti/web/ e inviando le proprie osservazioni scrivendo all’indirizzo mail diritti@regione.piemonte.it. La consultazione analogica sarà invece quella diretta incontrando le donne piemontesi: «Quella di lunedì sarà la prima tappa di un ciclo si terrà sul territorio regionale e che toccherà tutte le province; la tappa successiva sarà il 12 maggio ad Alessandria» – ha continuato  Cerutti .

«La nostra consultazione parte in un periodo drammatico che ha visto le politiche di contrasto alla violenza sulle donne in primo piano sui mezzi d’informazione anche a causa dei fatti tragici di Pinerolo e Borgo Vercelli. Ieri sera ho voluto partecipare alla fiaccolata in solidarietà di Fiorilena Ronco, perché le istituzioni devono essere vicine alle cittadine e ai cittadini» – ha concluso Monica Cerutti.

La consultazione di lunedì 3 aprile 2017 si terrà a Torino alle ore 16.30 in corso Regina Margherita, 174 – Sala Multimediale, Regione Piemonte.

(foto: il Torinese)

La scuola di piazza del Popolo

Roma. Anni Sessanta. In piazza del Popolo, intorno ai tavolini del celebre Caffè “Rosati” o del “Canova”, così come negli spazi della “Galleria della Tartaruga” di Plinio De Martiis (vero “collettore” di giovani promesse dell’arte italiana) o in quella vicina de “La Salita” di Gian Tomaso Liverani – in un clima di grande euforia da boom economico e da felliniana “dolce vita”- era solito ritrovarsi il gotha dell’intellighenzia capitolina, ma non solo. Un po’ come succedeva in quegli anni nella migliore tradizione artistica parigina, quegli spazi divennero il salotto ideale, i punti di incontro preferiti per artisti, letterati, ma anche attori, registi e gente del mondo dello spettacolo di levatura internazionale. Luoghi di eccezionale vitalità che vedevano gomito a gomito – insieme a scrittori e intellettuali come Moravia, Pasolini, Arbasino, Parise e Flaiano – artisti nostrani stregati dalle scuole in voga d’oltreoceano e gli stessi loro “idoli” americani di passaggio a Roma (alcuni presentati in mostra dallo stesso De Martiis): dai vari Raushenberg ai Cy Twombly -che nel ’57 si trasferì definitivamente nella capitale- fino ai Rothko, all’italoamericano Scarpitta (che poi tornerà a New York con il gallerista Castelli), ai Franz Kline e ai De Kooning. E proprio qui, in questo clima di vulcanica ebollizione e contaminazione artistico-culturale, nasce la cosiddetta “Scuola di piazza del Popolo”, la cui esperienza (fatta di individualità e creatività operative assai diverse) viene, forse un po’ troppo semplicisticamente, catalogata sotto la voce generica di “Pop Art italiana”. Definizione da approfondire, come appare ben chiaro nella bella mostra che alla “Scuola” dedica, fino al prossimo 8 aprile, la Galleria “Accademia” di Torino. Curata da Francesca e Luca Barsi, che dal padre Pietro – raffinato gallerista, mancato nel ‘92- hanno ereditato tutta la passione per l’arte insieme alla storica Galleria aperta nel ’69 in via Accademia Albertina 3/e, la rassegna ospita una ventina di opere a firma di un poker d’artisti ritenuti i veri iniziatori dell’importante “sodalizio” romano: dalle celebri “Finestre” e “Persiane” di Tano Festa ai singolari “paesaggi anemici” di Mario Schifano, fino agli “argenti” di Giosetta Fioroni (oggi 84ennne, la sola in vita del Gruppo) e alle tele di forte carica politico-simbolica di Franco Angeli. Figure eccentriche, “artisti maledetti”, grazie ai quali – dopo l’ubriacatura dell’informale – alla Biennale di Venezia del ’64 si ufficializzò la nascita della Pop Art italiana. Con tratti assai diversi e autonomi per specificità culturale rispetto alle similari esperienze americane, poiché “la capitale italiana – per dirla con De Martiis – durante gli anni Sessanta è una città aperta sul palcoscenico del mondo, che intrattiene una sorta di rapporto ‘eroico’ con l’America”. Concetto ben chiaro nei contenuti evidenziati in mostra, che superano i semplici fini estetici o banalmente provocatori propri di certa parte della Pop Art americana, per diventare “schermi” – come i quadri di Angeli – attraverso i quali abiurare le immagini del potere, delle dittature (aquile romane, svastiche e quant’altro), così come del più generico consumismo e della violenza. Spesso mediante quella tecnica della “reiterazione” delle immagini che troviamo anche nei quattro “ritratti argentei” della Fioroni (sue anche le bellissime maioliche policrome di recentissima produzione), progetto per opera unica esposta alla Biennale di Venezia del ’64. Più “oggettuale” in genere la progettualità di Tano Festa, di cui la rassegna presenta anche una suggestiva rivisitazione in chiave pop – sulle orme del mitico Warhol – de “La primavera” del Botticelli. Davvero interessante, infine, il “Paesaggio”, smalto su tela del ’70, di Mario Schifano, leader del Gruppo: paesaggio “appiattito” (altro dalle prime prove pop di “Koka-Kola” del ’61), dove la memoria pare evocare con voluta parsimonia cromatica la rappresentazione di un’inquieta e inquietante natura. Degli stessi anni anche i primi film in 16 mm del “piccolo puma” (così Parise definiva Schifano per la sua eleganza felina), che ne faranno una delle figure centrali del cinema sperimentale italiano.

Gianni Milani

“La Scuola di piazza del Popolo”

Galleria “Accademia”, via Accademia Albertina 3/e, Torino, tel. 011/885408 – info@galleria-accademia.com

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Fino all’8 aprile

Orari: dal mart. al sab. 10,30-12,30 e 16,30-19,30

 

Le immagini, dall’alto:

I)  Franco Angeli: “Senza titolo”, spray su tela, Anni ’80
II) Mario Schifano: “Senza titolo”, smalto su tela, Anni ’70
III) Tano Festa: “La primavera-Omaggio a Botticelli”, olio su tela, 1970
IV) Giosetta Fioroni: “Le gemelle”, maiolica policroma con finitura in oro, 2015