“I dati di un sondaggio dell’Ires dimostrano che la situazione di crisi economica è percepita come preoccupante per le famiglie piemontesi”. E’ il commento della vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino (Fi), ai dati emersi da un sondaggio effettuato da Swg su incarico di Ires Piemonte su 1.200 piemontesi. “Un aspetto negativo che si riscontra – aggiunge – dall’indagine riguarda l’aumento del numero di famiglie che ritengono siano cresciute le
difficoltà economiche rispetto all’anno precedente: questo è un chiaro segnale che molti piemontesi vivono sulla propria pelle gli effetti della crisi”. “La Regione e il Governo – conclude – sono le istituzioni che più di altre devono mettere sul campo non solo risorse, ma soprattutto progetti che sappiano guardare avanti. Il bilancio di previsione discusso in questi giorni in Consiglio regionale è un bilancio senz’anima: al di là della freddezza dei numeri è privo di scelte e strategie per l’occupazione, l’innovazione, il rilancio economico attraverso la diversificazione che passa anche da cultura e turismo”
Lo sciopero degli autostradali. Istruzioni per l’uso. Un comunicato alla stampa a favore degli automobilisti. A partire dalle ore 22 di lunedì di Pasquetta, 17 aprile, quando gli Italiani saranno di rientro nelle grandi città dopo il tradizionale “merendino”o dalle brevi ferie pasquali, i lavoratori delle autostrade sciopereranno sino alle ore 22 del giorno successivo, 18 aprile. Lo sciopero degli autostradali non è “contro” i cittadini automobilisti: anzi lo si potrebbe definire una protesta a favore degli automobilisti! Infatti in autostrada ci si astiene dal lavoro per richiedere il mantenimento della presenza fisica di addetti in tutti i caselli, addetti che le autostrade vogliono togliere per diminuire gli occupati. Una richiesta, quella dei lavoratori delle autostrade, che non può in alcun modo essere considerata “contro”, ma che è assolutamente a favore del servizio alla sicurezza e alla soluzione di qualsiasi anomalia che si presenti alle persone che utilizzano il servizio pubblico delle autostrade. Queste non sono di proprietà dei Concessionari, ma sono un bene pubblico, cioè di tutti, che lo Stato gestisce attraverso varie soluzioni, come l’Anas o società private che si impegnano a garantire manutenzione e fluidità del traffico a fronte dell’incasso dei pedaggi. Quindi uno sciopero a favore dei cittadini anche perché gli addetti alla viabilità, le sale radio e i tecnici che fanno funzionare tutti gli strumenti necessari alla sicurezza
saranno regolarmente al lavoro e qualsiasi coda venisse a crearsi sarà solo colpa dei Concessionari che non apriranno le sbarre delle piste normalmente occupate dai “casellanti”, solo per non perdere neanche un centesimo di pedaggio. Fra l’altro il costo del lavoro del personale delle autostrade (tutto il personale) è un valore che si aggira intorno al 10% dei costi totali e la sua riduzione non rappresenta un elemento decisivo per il funzionamento di aziende che in questi anni di crisi hanno continuato a macinare utili e a far lievitare i pedaggi. Perché mai allora non garantire il mantenimento del servizio agli automobilisti se a loro costa poco? Fra l’altro il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che è tecnicamente il “padrone” che dà in concessione le autostrade, ha di recente ribadito con una circolare vincolante per le concessionarie autostradali che ai caselli ci deve essere presenza fisica di personale di supporto e per la sicurezza nelle 24 ore e nei 365 giorni dell’anno… ma le autostrade vogliono tagliare quel costo. Peccato che sia anche una garanzia per i cittadini. Che hanno un alleato nei lavoratori autostradali.
Sandro Gentili
Fit – Cisl
Filippo crea arte con il fuoco
TERZA PUNTATA – Viaggio nel vasto mondo degli hobbysti, tra chi per sopravvivere alla crisi sta cercando di trasformare in mestiere una passione
Con la fiamma ossidrica e pochi attrezzi crea oggetti artistici incantando il pubblico
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Il modo per richiamare la gente intorno al suo banco lo conosce bene. Gli basta incominciare a produrre le sue opere. E immediatamente la folla si accalca silenziosa intorno a lui, incantata da quella laboriosa tecnica dal sapore antico con cui, con una fiamma e pochi attrezzi, crea magnifici oggetti artistici in cristallo, che spiccano per trasparenza, brillantezza e design.Il mercato della domenica degli hobbisti è per Filippo il suo palcoscenico, e lui è l’indiscusso protagonista dello spettacolo: i riflettori sono tutti puntati su di lui. Cinquantotto anni, l’arte artigiana Filippo ce l’ha nel sangue. “Dopo una vita trascorsa a scolpire il legno – racconta – i troppi incidenti con sgorbie e scalpelli mi hanno costretto a cambiare lavoro”. Ha aperto un negozio di frutta e verdura, ma i magri incassi sparivano subito in spese e tasse per condurre l’attività. “Ho così rispolverato una vecchia passione, che coltivo da quando avevo 29 anni, e l’ho trasformata in un mestiere che mi consente di sfruttare le mie capacità e di arrivare alla fine del mese”, spiega.
Fiamma ossidrica, due bacchette di metallo, una pinza piatta e alcuni strumenti da dentista sono gli attrezzi che, uniti a tanta pazienza e straordinaria abilità, talento e passione, gli consentono di plasmare cristallo al piombo di Boemia e vetro di Murano, per realizzare prodotti unici ed esclusivi: fiori, simboli dei segni zodiacali, vasi e complementi d’arredo, oggettistica per le bomboniere. Ma anche bigiotteria, collane, pendenti. “Riproduco le immagini che vedo nei libri, ma soprattutto copio dalla natura”, precisa Filippo. Ma la sua vera musa ispiratrice è Grace, sua moglie, di origini filippine, anche lei artista e artigiana: pennelli e colori, dipinge a mano le creazioni del marito. “Fino ad alcuni anni fa – spiega Filippo – producevo anche oggetti veramente artistici di grande valore. Oggetti che però, per colpa della crisi, non hanno più mercato. Mi dedico quindi a cose più piccole, alla portata di tutti, ma non per questo meno preziose: sono fatte a mano e con tanta passione, con un materiale ricercato per la sua straordinaria bellezza, lucentezza e trasparenza, sinonimo di ricchezza e nobiltà e di un mondo di origini antiche”.
Filippo e Grace sono di casa, con il loro gazebo-laboratorio, anche in Toscana, dove la zona di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, è definita la “Boemia italiana” e rappresenta uno dei poli produttivi di maggior rilevanza nella cristalleria a livello mondiale: i suoi prodotti sono richiesti ovunque, tanto da aver raggiunto il mondo del cinema figurando nella pellicola “Blade Runner”. “Certo, non diventeremo ricchi con questo lavoro – precisano marito e moglie – ma la vera ricchezza non è quella data dal denaro: è quella che abbiamo dentro”.
Paola Zanolli
Mercoledì 19 aprile 2017 a Torino, alle ore 17.30 in Via Giolitti 19/a, arriverà un ospite speciale a parlare di un tema da affrontare in punta di piedi per uno sportivo abituato ai passi svelti ed eleganti che esegue sul parquet, e per portare una ventata di energia positiva al pubblico presente.
Playmaker di 27 anni e da quest’anno in forza alla FIAT Torino Auxilium, squadra di serie A italiana di basket, Chris Wright è il primo e unico cestista professionista in attività ad essere affetto da sclerosi multipla. E a testimoniare che si può essere più forti della malattia. Nel pieno sviluppo della carriera nel 2012 gli è stata diagnosticata la patologia. Stando ai pareri di molti la sua carriera sarebbe dovuta finire: e invece, grazie a una terapia mirata e a costanti controlli, Wright è tornato in piedi e a giocare ad alto livello. Sta vincendo la sua battaglia personale. Perché, secondo lui, è importante mettersi sempre alla prova, e spingersi oltre i pregiudizi e i luoghi comuni. Chris Wright ha deciso di raccontarsi di fronte a una platea particolare, diversa da quella dei palazzetti a cui è solitamente abituato, in una cornice speciale come i MagazziniOz, Cooperativa Sociale di tipo A+B nata per promuovere, sostenere e aiutare i progetti e le iniziative di CasaOz – l’associazione che offre accoglienza, sostegno e restituzione della normalità a bambini malati e alle loro famiglie. La tenacia di questo giocatore è esattamente anche ciò che CasaOz intende trasmettere e far respirare perché, anche se si presentano difficoltà di ogni genere, ce la si può fare: è l’attitudine con cui le si affronta che cambia l’approccio e rafforza le motivazioni. Al termine dell’incontro Chris Wright si dedicherà alle domande dei partecipanti. Proprio perché è una testimonianza come la sua a fare la differenza quando si parla di temi sensibili legati alla malattia, di qualsiasi natura essa sia. Il suo esempio lo dimostra, combattendo “sul campo” tutti i giorni.
Vizi e virtù di una superstrada
“Strada di grande comunicazione con caratteristiche simili a quelle di un’autostrada”: così la definizione del termine “Superstrada”, secondo il Vocabolario Treccani. Stiamo parlando di un’arteria importantissima per tutto il Verbano Cusio Ossola, che va da Gravellona a Domodossola, inaugurata nel 1990.
Se la nascita fu complicata, la sua vita non ha goduto di grande salute: i problemi sono sempre gli stessi, primo fra tutti la sicurezza. Sul banco degli imputati finisce il tratto in cui, a Domodossola, la strada passa da quattro a due corsie, tante volte teatro di incidenti, alcuni dei quali anche mortali, l’ultimo tre mesi fa. C’è il problema dell’acquaplaning quando piove e dopo poche ore la strada diventa una piscina; ma non solo. Come riferito in un precedente articolo, a seguito del colloquio con Marco Bragazzi, Comandante della Polizia Stradale del VCO: “Le leggi ci sono, dipende da come si applicano: la nostra superstrada è molto pericolosa e il limite dei 90 non viene rispettato.”
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“L’ho vissuta in prima persona” dice Antonio Longo Dorni “quando ero Sindaco di Ornavasso “(dal 2004 al 2014 ndr)”c’era stato un grosso dibattito, alcuni sostenevano che avrebbe fatto morire il paese. Sicuramente una trasformazione, nel tempo, c’è stata “continua l’ex primo cittadino” le piccole attività hanno dovuto cambiare strategia di mercato; una nota positiva, per esempio, è che nel 2003 c’erano 2 ristoranti, adesso sono 9; sicuramente il traffico in paese risulta alleggerito”. “Sono anni che la percorro, quasi giornalmente” dice Claudio Azzoni, tecnico grafico di Domodossola “ a parte la possibilità di rendere più veloci gli spostamenti, non ha portato miglioramenti; l’asfalto è decente fin che non piove, poi diventa molto pericoloso, anche perché ci sono buche insidiose che non si notano; si tratta poi
soprattutto di guidare nel rispetto del codice”.
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Quest’ultima affermazione non fa una grinza: purtroppo quelli che lo rispettano veramente sono una minoranza. Un esempio? Li vedete mai quelli che, sulla Milano – Torino vanno a 200 Km/h in terza corsia? Li vedete pochi secondi, perché spariscono dalla vista; sono gli stessi che poi, arrivati sulla “nostra” superstrada “rispettano” i 130 km/h, 90 sarebbe troppo poco per loro…..Saranno efficaci i telelaser di ultima generazione e i nuovi Targa System? coi primi non potrai sgarrare facilmente sulla velocità, verrete fermati poco dopo; coi secondi gli agenti sapranno in tempo reale se sei in regola con l’assicurazione e potrai vedere il filmato, dove comparirai con la tua auto. Questa sarebbe una conclusione semiseria. Purtroppo, invece, tornando un attimo a quanto detto all’inizio riguardo all’incidente mortale di qualche mese fa, il pensiero va all’amica Claudia Bersani, 58 anni, conosciuta in tutta l’Ossola e non solo: molto attiva nell’ambito di Novacoop, la società per cui ricopriva il ruolo di responsabile di zona, mentre tornava da una riunione di lavoro, ha perso la vita nel terribile impatto tra la sua auto e un SUV che procedeva verso Villadossola, tra gli svincoli di Domodossola Sud e delle Nosere.
Elio Motella
DI PIER FRANCO QUAGLIENI
E’ morto a Camogli Piero Ottone, all’età di 92 anni. Ad alcuni appare come un maestro di giornalismo del secondo ‘900,ad altri, anche in questa circostanza, come una figura da cui è difficile allontanare le polemiche. Fu direttore del “Corriere della Sera” in uno dei momenti più caotici della storia italiana recente, dal 1972 al 1977. Furono gli anni successivi al ’68 e all’autunno caldo e della demagogia trionfante. Giulia Maria Crespi, convertitasi alla sinistra, lo scelse come direttore per sostituire il moderato Spadolini che aveva diretto il giornale negli anni burrascosi della contestazione, denunciando gli “opposti estremismi, ”quando la tendenza era quella di vedere esclusivamente il pericolo dell’estremismo nero. Ho avuto modo in occasioni diverse di conoscere Ottone. Una prima volta con Mario Soldati, se non ricordo male, per i 90 anni dello scrittore torinese che viveva a Tellaro. Una seconda volta quando presentai a Camogli un libro su Pannunzio nel 2010,centenario della nascita del direttore de “Il Mondo”. Mi sembrò un tipo freddo, distaccato, anglosassone. Soldati andò via dal “Corriere” proprio durante la direzione di Ottone che ammirò sempre molto Pannunzio, vedendo in lui un maestro di giornalismo. Nel 2010 mi parlò del direttore de “Il Mondo” e del suo giornalismo “inimitabile” e “colto”. Come Eugenio Scalfari anche lui si riteneva vicino alla lezione di Pannunzio ,anche se non aveva mai scritto sul suo giornale. Pierluigi Battista ha parlato di “epigoni abusivi” del “Mondo” ,riferendosi a Scalfari e alla “Repubblica”, ma certo non pensando ad Ottone che veniva dalla “Gazzetta del Popolo” di Massimo Caputo ed era stato direttore del “Secolo XIX“.
Soldati non ne aveva un’idea molto positiva, ma certo poteva pesare su lui il fatto che al “Corriere” non si trovava più come prima: passò infatti per qualche anno a “La Stampa”, per poi ritornare in via Solferino. Mise in prima pagina gli articoli di Pier Paolo Pasolini, anche se il direttore attribuì il merito o la responsabilità a Gaspare Barbiellini Amidei, suo vice, che fu espressione della migliore cultura liberal-cristiana, ma non riuscì ad essere un adeguato contrappeso alla prevalenza della sinistra, anche quella più radicale, all’interno del maggiore quotidiano italiano di allora. Il direttore attuò al “Corriere” la linea che aveva già anticipato meno scopertamente al “Secolo”, in una Genova e in una Liguria che stava decisamente per svoltare a sinistra: per dirla con parole sue, “ i comunisti non avevano la coda”. Ci accorgemmo, leggendo il suo giornale, che il Pci in effetti, per lui, non solo non aveva la coda, ma aveva anche tantissimi pregi ed era perfettamente in condizioni di governare il Paese, con o senza compromesso storico. Si accordò con il sindacalista Raffaele Fiengo che rappresentava il comitato di redazione del “Corriere”, concedendo uno “Statuto dei giornalisti” che tolse potere alla direzione del giornale ,consentendo una sorta di anarchia sindacale all’interno del giornale, ma non solo in quello, che durerà tanti anni. Carlo Casalegno mi parlò dell’aria che tirava dell’aria alla “Stampa”: pare che alcuni giornalisti abbiano brindato alla notizia dell’attentato al vicedirettore nel 1977. Nel 1973 licenziò dal “Corriere” Indro Montanelli che criticò in un’ intervista il giornale (e in questo caso sicuramente aveva ragione Ottone) e pubblicò la notizia della sua gambizzazione, omettendo il nome di Montanelli nel titolo in prima pagina (e qui non si rivelò certo un giornalista in linea con i più elementari doveri informativi). Nel 1977 lasciò la direzione del “Corriere” con l’arrivo di Angelo Rizzoli jr., considerato un mostro piduista e tante altre cose negative. Oggi la figura di Rizzoli va totalmente rivalutata perché su di lui furono lanciate accuse che la magistratura ha dichiarato infondate.
Indro Montanelli che in più occasioni fu mio ospite al Centro “Pannunzio”, nè in pubblico nè in privato, da vero signore, parlò mai di Ottone, mentre parlò in modo non conformistico di Spadolini, quand’era presidente del Senato. Certe idee di Ottone erano in linea di principio ampiamente condivisibili:i fatti separati dalle opinioni,come nei giornali inglesi, “tentare di scoprire e di esporre la verità” , fare un giornalismo che non sia mirato a battaglie e campagne più o meno scandalistiche. Ottone forse guardava ad un’utopia non realizzabile perché era ben consapevole che l’editore avesse un ruolo determinante nella realizzazione della libertà di stampa. In effetti la pratica del suo giornalismo fu molto distante da quanto affermò anche in suo bel libro “Il buon giornale. Come si scrive. Come si legge” pubblicato nel 1987 da Longanesi. L’obiettività, a cui diceva di guardare Ottone, è sicuramente una vana
chimera, però, certe scelte di campo dipendono anche dai giornalisti, oltre che dai direttori ,non solo dagli editori: se essi sono schierati politicamente e addirittura partiticamente, non possono svolgere quel ruolo a cui diceva di pensare Ottone. Il mio amico e maestro Emilio R. Papa, allora docente di Storia dei partiti a Torino, parlava del “Corriere della sera” ottoniano, come di un modello di giornalismo attento alla completezza delle notizie. A me, già allora, non sembrava così e anche adesso non ritengo che storicamente, a tanti anni di distanza, si possa considerare il “Corriere” della diarchia Ottone -Fiengo un modello di giornalismo a cui guardare. Resta l’attenuante dei tempi difficilissimi in cui Ottone ha operato, ma il fatto che Montanelli avesse scelto in un’età già avanzata di fondare un giornale a difesa di certi valori, senza adeguarsi al clima, resta a testimonianza che anche altre scelte erano possibili. Era un uomo elegante, misurato e gentile, forse non adatto ai tempi di ferro e di fuoco in cui si trovò ad operare. “La Repubblica”, dove approdò dopo il 1977, ebbe il merito di dire subito che era un giornale di parte. Gli anni successivi lo dimostrarono e continuano a dimostrarlo pienamente.
“Nella seconda giornata di sospensione del Mercato di Libero scambio in Via Monteverdi, parte dei venditori si è posizionato nel Giardino in Via Bologna angolo via Paganini.
Siamo alle solite, la Città non ha di nuovo saputo o voluto evitare che si posizionassero come già capitato la scorsa domenica. Secondo me anche stamattina gli abusivi andavano identificati e quindi esclusi dal poter partecipare al Barattolo di via Carcano dal 23 aprile”. E il commento di Patrizia Alessi, battagliera consigliera di Fratelli d’Italia alla Circoscrizione 7, che da tempo segue le vicende del mercato del libero scambio. ” Le Regole civili vanno rispettate – prosegue Alessi – e non è giusto che passi il segnale che possono posizionarsi a vendere dove e quando vogliono senza nessuna conseguenza, era un evento prevedibile! Questa non è integrazione e neppure lotta alla povertà ma illegalità e basta. I residenti che protestano per l’arrivo del Barattolo in via Carcano, a questo punto saranno sempre più preoccupati!”
E intanto la consigliera annuncia che domenica prossima vigilerà con altri cittadini sull’area di via Carcano e dintorni. “Anche ieri conclude – l’area del parcheggio di San Pietro in Vincoli è stata lasciata all’anarchia più totale e i residenti hanno dovuto subire il degrado e l’illegalità”.
Le parole dell’arcivescovo risuonano come un monito ispirato al pauperismo francescano (con riferimento al santo di Assisi e all’omonimo papa di origini piemontesi). Per monsignor Cesare Nosiglia Torino ha il triste primato, nel giorno di Pasqua ” di considerare un giorno speciale come un giorno feriale, dove tanti supermercati restano aperti e tanti lavoratori sono costretti a lavorare non avendo così l’opportunità di vivere in famiglia una festa che accomuna tutti, credenti e laici”. “La sete di denaro e di profitto – ha detto l’arcivescovo nell’omelia in duomo – è ormai diventata l’idolo più assoluto e indiscusso a cui si sacrifica ogni altro valore. Ma questo non fa che aggravare il declino di una società verso una deriva etica e umana sempre più devastante per il nostro futuro”. E poi dall’arcivescovo, anche un appello al sostegno della famiglia e degli immigrati.
(foto: il Torinese)
E’ stato presentato nei giorni scorsi l’Osservatorio Immobiliare Fiaip Torino alla presenza del Presidente Nazionale Paolo Righi. Prosegue nel 2016 il calo dei prezzi delle abitazioni in Torino, come la tendenza degli ultimi anni. L’allettante valore degli immobili unito ai tassi d’interesse dei mutui decisamente vantaggiosi, rendono Torino tra le otto maggiori città italiane per popolazione quella con il tasso di crescita più alto del numero di compravendite. Lo rileva l’Osservatorio Immobiliare 2016, condotto dagli agenti immobiliari aderenti a Fiaip Torino, secondo il quale, la diminuzione dei prezzi nel capoluogo rispetto al 2015 nel mercato residenziale è stata in media del 3,2%.
Le zone dove si registrano le maggiori perdite di valore tra il 9 e il 14%, sono quelle periferiche come Falchera, Barriera di Milano, Lucento e Vallette, alle quali si aggiungono le più centrali Aurora e Lingotto, dove le problematiche sociali legate all’immigrazione hanno pesato notevolmente sulle quotazioni. Ancora molti i quartieri dove i prezzi continuano a calare, come Borgo Vittoria -8%, Parella -7%, Santa Rita che continua la discesa a -4,1%, la collinare Cavoretto -3,9% o la centrale Piazza Statuto -4% ancora influenzata dalla fine dei lavori pubblici. Si assestano dopo le pesanti perdite degli anni precedenti, le due zone di Mirafiori con un decremento dell’1% e San Donato con un +0,9%. Stabili i prezzi di Crocetta, Sassi, Vanchiglia e i dintorni di Piazza San Carlo comprese fra il -1% e il +1%. Tra le zone dove il segno positivo è più deciso, troviamo San Paolo e Cit Turin che si conferma per il terzo anno consecutivo la più richiesta, incrementando i suoi prezzi del 2,8%.
La tendenza al ribasso del capoluogo si riscontra anche nei principali comuni della provincia di Torino, dove in media il valore degli immobili ha perso il 5,7% nell’ultimo anno.
Sono Carmagnola, Pecetto Torinese e Rivalta i comuni che perdono anche il 15%. Ancora in discesa i prezzi di Nichelino -7,8%, Alpignano -5,9% e Moncalieri -5,6% mentre, assistiamo ad una stabilizzazione dei prezzi nei comuni di Chieri, Venaria Reale, Pianezza e Pinerolo tra il più e meno uno per cento. Il mercato residenziale fatto principalmente di seconde case dell’Alta Val Susa e Val Chisone, continua a risentire maggiormente della crisi immobiliare, infatti, nel 2016 gli appartamenti in montagna hanno perso mediamente il 6,5%, mentre le unità immobiliari indipendenti sono scese dell’8% dovuta all’alta tassazione ed ai costi di gestione sempre più cari. Come per il mercato residenziale anche per i box e posti auto si riducono i prezzi, ma con cali più lievi rispetto agli anni precedenti. Se nel 2014 i box perdevano il 13% e nel 2015 il calo era dell’11%, nell’ultimo anno il valore medio in Torino è stato del -4%, sono infatti molte le zone ad aver stabilizzato il prezzo. Si conferma, anche per il 2016, una discesa del prezzo al metro quadro dei negozi torinesi del 3%, esattamente come il 2015. Gli acquisti continuano a concentrarsi sulle vie di maggior passaggio rispetto a posizioni secondarie. Il prezzo degli uffici riduce di quasi due terzi le perdite, passando dal -11% nel 2015 al -4% dell’anno preso in esame, ma il mercato del terziario sta profondamente cambiando, per la razionalizzazione degli spazi delle grosse società e per la nuova offerta portata dalle strutture in condivisione. Infine, nel settore industriale le scarse rilevazioni portano ad una perdita di valore in media del 19%.Nelle previsioni sul fronte dei prezzi, la netta maggioranza degli agenti immobiliari torinesi crede per il 2017 ad una generale stabilizzazione dei valori, ma con ancora probabili riduzioni nell’ordine del 3%. Per il 2017, ben i due terzi degli agenti immobiliari di Fiaip prevedono che il mercato immobiliare di Torino e provincia sarà pressoché stabile o in lieve miglioramento, confermando il sentimento neutrale/ottimistico già rilevato lo scorso anno. Il cauto ottimismo portato dall’alto numero di compravendite, non convince fino in fondo gli intermediari immobiliari, perché all’orizzonte continuano a prospettarsi l’aumento della tassazione o la maldestra riforma del catasto, che andrebbero ulteriormente a deprimere un mercato immobiliare in cerca di riscatto.
“I Sacri Monti costituiscono un insieme composito di grande valore storico e artistico, legati a una rete di cammini, dagli antichi Cammini Alpini alla Via Francigena, e di piste ciclabili: caratteristiche che inseriscono a pieno titolo questi beni nei circuiti del cosiddetto ‘turismo slow’. Abbiamo fortemente voluto dare unitarietà all’importante patrimonio dei Sacri Monti perché crediamo che questi beni costituiscano, pur con le dovute differenze, un insieme coeso e unico, nonché per poter agire con azioni congiunte, senza disperdere risorse ma, anzi, dando maggiore forza al nostro operato”: è quanto ha dichiarato Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, durante la conferenza stampa tenutasi il 14 aprile a Torino per presentare il nuovo consiglio dell’Ente di gestione.
“Un approccio che inizia già a dare i suoi frutti – ha aggiunto – In questi anni abbiamo infatti potuto contare sull’appoggio di un numero significativo di realtà pubbliche, di fondazioni bancarie, ma anche di privati e singoli cittadini che si sono fatti carico di restauri importanti. Segnali positivi che ci incoraggiano e ci spingono, come ente regionale, a considerare sempre più i Sacri Monti come un elemento strategico del nostro patrimonio artistico, ma anche turistico“.
In questo anno di lavoro il nuovo consiglio dell’Ente di gestione ha infatti potuto contare, oltre che su fondi regionali e ministeriali, anche sull’apporto finanziario di enti bancari, di privati e di fondazioni comunitarie per un totale di quasi 2,5 milioi di euro, che hanno consentito l’avvio o la programmazione di importanti lavori di restauro in tutti i Sacri Monti – a Varallo la Cappella della “Strage degli Innocenti”, a Crea quella di “Sant’Eusebio”, a Domodossola quella dedicata al “Cireneo”, a Orta la prima cappella, “Natività di San Francesco”- e di ultimare a breve altri importanti lavori a Oropa, Belmonte e Ghiffa.
“Stiamo lavorando per trasformare sette straordinari solisti in un coro di valore mondiale, chiamato ad esibirsi a cappella – ha dichiarato Renata Lodari, presidente dell’Ente di gestione Sacri Monti del Piemonte, sintetizzando il lavoro svolto in un anno dall’Ente voluto in questa forma dalla Regione. Un percorso che ha inteso dare coesione e valorizzare beni la cui importanza storica, artistica e architettonica è stata riconosciuta anche dall’Unesco, che nel 2003 ha iscritto il sito Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia nella Lista del Patrimonio Mondiale. Il sito seriale conta in Piemonte sette beni, a Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo: un patrimonio vastissimo che annovera 164 cappelle, che complessivamente contengono circa 2500 statue e più di 12.000 figure dipinte. Le risorse che sarebbero necessarie complessivamente sono davvero ingenti, ma stiamo cercandole ovunque: oltre che presso enti pubblici e privati, stiamo lavorando sul fronte dell’art bonus, dell’8 per mille e del 5 per mille, e attraverso un capillare giro di presentazioni di queste opportunità in tutti i nostri territori, e i segnali di interesse che stiamo raccogliendo sono decisamente stimolanti”.
Il percorso che è stato intrapreso per volontà della Regione non è oggettivamente facile. L’ obiettivo è fare di sette Sacri Monti, ciascuno dei quali è nato e vissuto per secoli facendo della sua individualità un valore, una realtà unica, E questo può avvenire grazie al primo Master Plan, coordinato dal direttore dell’Ente, Elena De Filippis, sugli edifici e sulle strutture di tutti i sette Sacri Monti del Piemonte. E’ stato esaminato l’intero patrimonio monumentale e, dati alla mano, si è dato vita a quello che è il primo piano organico di interventi sull’intero complesso. Un ulteriore settore che vede l’impegno congiunto di Regione Piemonte ed Ente di gestione dei Sacri Monti riguarda la promozione: per questo è allo studio la realizzazione di nuovo portale web, finanziato con i fondi ministeriali Unesco, che riguarderà i sette siti piemontesi e i due lombardi.
Ogni Sacro Monte è composto di decine di cappelle che, in ciascuno di essi, creano dei percorsi che salgono ad un monte o ad una altura (si va da altezze inferiori ai 600 metri sino a 1200 metri d’altitudine). Le costruzioni sono immerse ora in boschi secolari, ora in aree a giardino. La visita comporta una salita verso i grandi Santuari o luoghi di antico culto che coronano ciascun Monte, ed è, al contempo, un viaggio dentro rappresentazioni artistiche di straordinaria potenza e bellezza. Qui hanno dato il meglio della loro finissima arte scultori o frescanti come Gaudenzio Ferrari o Tanzio da Varallo, accanto a numerosi artigiani.
Sul piano dell’offerta turistica si sta inoltre individuando un circuito di visita, nonché un vero e proprio “Cammino dei Sacri Monti”, che metta insieme antichi itinerari per coloro che scelgono lo slow tourism. Per i visitatori l’Ente di Gestione sta inoltre censendo le strutture turistiche esistenti come, ad esempio, i servizi e le piazzole attrezzate per camper e roulottes, segmento di grande interesse, e che si intende rilanciare e accrescere.