redazione il torinese

L’ULTRAMARATONETA SIMONE LEO ALLA SUPERMARATONA DELL’ETNA

 PER PROMUOVERE “LA VIA DELLA FELICITA'”

La prossima fatica dell’ultramaratoneta Simone Leo (ASD IMPOSSIBLE TARGET) si chiama Super Maratona dell’Etna, gara da “Guinness Book of Records” con il più alto dislivello al mondo su unico tracciato mai realizzata. Sabato 10 giugno, dalla quota zero della spiaggia di Marina di Cottone, gli atleti raggiungeranno i tremila metri sul livello del mare nel versante Nord dell’Etna percorrendo oltre 43 chilometri di salita. Ma se per un finisher di competizioni durissime – come la Spartathlon di 246 km, o la Ultra MilanoSanremo di 285 e altre imprese al limite dell’impossibile – quella dell’Etna può apparire alla portata, è diverso per chi si approccia in modo molto più artigianale al podismo, come Giuseppe Cicogna (ASD GIRO D’ITALIA RUN) per la prima volta alle prese in una ultramaratona, pergiunta verticale.Simone assisterà Giuseppe nel tentativo di raggiungere il traguardo, in una “missione” che va oltre la gara.
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    Infatti i due amici, provenienti rispettivamente da Milano e Torino, volano in Sicilia per la Super Maratona dell’Etna con una finalità umanitaria: promuovere la Maratonina della Felicità di cui sono co-ideatori assieme all’associazione di protezione civile PRO.CIVI.CO.S. ONLUS. Si tratta di una 21 km interamente no-profit pensata per mettere in pratica uno stile di vita sano e costruttivo come suggerito nella guida al buon senso scritta da L. Ron Hubbard intitolata La Via della Felicità, e nel contempo sensibilizzare raccogliere fondi a favore di progetti volti alla tutela della vita e dell’ambiente.La IV edizione della Maratonina della Felicità si correrà a Torino domenica 26 novembre: 21 km contrassegnati da 21 messaggi di buon senso. Un evento ludico-motorio sotto l’egida dellaFederazione Italiana Amatori Sport Per tutti, di TAFISA e della Federazione Internazionale degli Sport Popolari, capace di attirare sia podisti di ottimo livello per un buon allenamento organizzato, sia amatori, principianti e famiglie con bambini. Simone Leo, che de La Via della Felicità è testimonial ufficiale, vorrà cogliere questa occasione per diffonderne il messaggio con l’appoggio di un gruppo locale di volontari della Fondazione La Via della Felicità e assieme a Giuseppe Cicogna, proporre una sorta di gemellaggio con VerticalEtna sperando che qualche temerario ultramaratoneta del vulcano, si appassioni e decida di partecipare, stavolta senza dislivello, senza gara e senza classifiche, alla Maratonina più popolare di Torino.

Piemonte al voto: alle urne anche tre capoluoghi di provincia

Domenica elettorale per 96  Comuni piemontesi chiamati ale urne. Di questi 11 hanno più di 15 mila abitanti, tra 1.202 esistenti nella nostra regione. Si vota anche in tre capoluoghi: Cuneo, Alessandria e Asti. Una curiosità: a Elva, nel cuneese, anni fa ritenuto il paese più povero d’Italia, non sono state presentate le liste dei candidati. Nel territorio torinese,  si vota tra l’altro in importanti centri della cintura: Avigliana, Chivasso, Grugliasco e Rivalta. Per la prima volta elezioni per il nuovo Comune di Mappano, creato nel 2013 ma rimasto bloccato fino ad oggi per un ricorso al Tar. Le urne sono aperte dalle 7 alle 23 e il ballottaggio per i Comuni sopra i 15 mila abitanti si terrà eventualmente domenica 25 giugno. I dati sull’affluenza alle urne alle 12, alle 19 e alle 23. Lo scrutinio avverrà subito dopo le 21, e i risultati saranno caricati sul sito internet del Ministero dell’Interno.

Nucleare, Grimaldi (SEL-SI): Basta rinvii, non possiamo più essere la discarica nucleare dell’Italia

In  aula l’Assessore Valmaggia ha risposto all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi sul grave ritardo nella costruzione del Deposito Nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive

Sogin è incaricata del progetto del Deposito Nazionale, dove saranno sistemati definitivamente i rifiuti radioattivi italiani (sia quelli prodotti ogni giorno negli ospedali, nelle industrie, nei laboratori di ricerca sia quelli dei vecchi impianti nucleari in fase di smantellamento), oggi stoccati in decine di depositi temporanei distribuiti nel Paese.

Il Deposito Nazionale permetterà di sistemare definitivamente circa 75.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni, e di stoccare temporaneamente circa 15.000 metri cubi di rifiuti ad alta attività.

In Italia, il processo dovrebbe entrare nel vivo con la pubblicazione della CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale, ma si è ancora in attesa del nullaosta del Ministero dell’Ambiente, previsto già nel settembre 2015 e più volte rimandato. Il 14 settembre 2016 il Ministro dello Sviluppo economico ha collocato la procedura di desecretazione del dossier “tra il secondo e il terzo trimestre 2017”, ovvero nel periodo che dovrebbe intercorrere tra la fine della procedura Vas e l’approvazione definitiva del Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito. Nel frattempo i ritardi e le criticità dell’iter sono costati all’Italia l’apertura di una procedura europea d’infrazione per mancata osservanza delle direttive Euratom.

L’Assessore ha confermato queste notizie a ha informato che, il 26 gennaio scorso al Tavolo della Trasparenza Nucleare della Regione, gli Enti e gli organi tecnici locali hanno nuovamente manifestato la propria preoccupazione, pertanto successivamente la Regione si è rivolta in forma scritta ai Ministeri, sottolineando fra l’altro che “diventa sempre più difficile per questa Amministrazione sostenere che l’assenso alla realizzazione sui siti delle infrastrutture necessarie al processo [di messa in sicurezza] muove dal presupposto che le stesse siano temporanee”.

“Abbiamo chiesto ancora una volta alla Giunta di sollecitare il Governo a permettere la pubblicazione della CNAPI” – dichiara l’esponente di Sinistra Italiana Grimaldi. – “Anche perché a ogni rinvio della costruzione del Deposito Nazionale coincide una nuova espansione dei depositi piemontesi altamente inidonei. Legambiente e il Comitato di vigilanza sul nucleare denunciano da tempo che nei siti della nostra regione, anziché lavorare per l’annunciato prato verde, Sogin sta costruendo nuovi depositi per stoccare materiale radioattivo”.

 

Per le strade di Torino ci sono delle storie. In Piazza Statuto c’è Luigi

Puoi anche vivere in strada, ma se emani luce non puoi diventare invisibile

luigiA Torino c’è una piazza. In Piazza Statuto c’è un uomo. Luigi passa le mattine sotto i portici, vicino alla farmacia. Lui parla con i passeri, forse anche con le colombe. Sta lì seduto su uno sgabello basso, aspetta che il rumore del traffico si dissolva un po’, e poi fischietta un suono lieve e i passeri arrivano da soli o in piccoli gruppi e si posano sulla sua mano tesa verso l’aria. I passanti non ci credono: “Ma com’è possibile?”, dice qualcuno. E lui lo rifà. Prende fiato ed ecco una nuova chiamata per quei piccoli uccelli che si posano di nuovo sulla sua mano. “È successo da un giorno all’altro”, risponde.

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A dicembre a Torino fa freddo, ma non tutti gli uccelli migrano. Qualcuno ha deciso di restare: non importa quanto gelo o inquinamento ci sia, non si può sempre scappare a questo mondo. Luigi viene da Milano, ma da Milano è dovuto scappare dopo due brutte sventure. Una truffa e perde tutto, così va a vivere in Piazza Castello, fino a quando, una notte, un’aggressione gli spezza tre costole. E così migra a Torino, studia la città, si trova il suo angolo dove vorrebbe essere invisibile come tutti gli invisibili.

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Ma, in verità, lui è fin troppo visibile: c’è chi si ricorda che lui sa dipingere e aggiustare, c’è chi si ricorda di portargli il caffè o gli auguri durante le feste. “Facevo anche il pittore”, dice. Puoi anche vivere in strada, ma se emani luce non puoi diventare invisibile. A Torino c’è una piazza. In Piazza Statuto c’è un uomo. Luigi chiede l’elemosina e parla con i passeri a dicembre.

 

Elisa Speroni

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Di Pier Franco Quaglieni

Carlo e Nello Rosselli, due martiri un po’ dimenticati e la fine della Fondazione Rosselli di Torino Indro Montanelli ancora ghettizzato ? La guerra dei Sei giorni del 1967 vide Torino dalla parte di Israele Casa Artusi a Forlimpopoli e la Torino gastronomica di oggi: storie lontane e vicine

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Carlo e Nello Rosselli 80 anni dopo

I fratelli Rosselli furono assassinati da sicari fascisti  francesi il 9 giugno 1937.
Sono state  due figure diverse, unite insieme dalla morte. In modo molto “torinese” l’80° della morte coincide con il passaggio dalla moribonda Fondazione Rosselli di Torino all’Archivio di Stato di Firenze delle carte Rosselli acquisite a suo tempo dalla Fondazione torinese. Un’ altra perdita  per Torino ,anche se la fiorentinità dei Rosselli  appare fuori discussione. Essi vennero sepolti  nel 1951 a Firenze nello stesso cimitero in cui furono sepolti Salvemini, Calalandrei, Ernesto Rossi, il maestro e gli amici dei due fratelli. Carlo ebbe anche rapporti con Torino e  con Piero Gobetti, ma Torino ebbe poca importanza nella sua vita. Fu un fatto quindi  eccezionale che nascesse proprio a Torino una fondazione a lui dedicata per opera di un giovane medico destinato ad una brillante carriera accademica, e non solo, in tutt’altro campo.Nello fu uno storico sospeso tra mazzinianesimo, liberalismo e socialismo che scrisse sul Risorgimento, sulle origini del movimento operaio in Italia, sulla diplomazia sabauda e sulla Destra Storica. Carlo , destinato ad oscurare involontariamente  la figura di Nello, fu un economista bocconiano( nulla a che vedere con il futuro , recente significato, politicamente  nefasto, di matrice  montiana), teorico del “Socialismo liberale”. La sua idea non trovò mai una sintesi compiuta. Fu una giustapposizione di idee :giustizia e libertà furono una dualità, non una diade ,come osservò Croce. Cioè due idee non solo distinte, ma anche distanti, anzi potenzialmente antitetiche. Morì a 38 anni senza riuscire ad elaborare pienamente un discorso politico maturo .L’azionismo torinese derivato da “GL” fu più condizionato da Gobetti che da Rosselli e sfociò, salvo alcune eccezioni, nel filocomunismo. Il torinese Aldo Garosci fu il suo maggiore biografo e fu suo compagno di lotte antifasciste ,ma anche Nicola Tranfaglia scrisse su di lui un pregevole saggio. Garosci che fu mio maestro all’Università, era rimasto un rosselliano fortemente anticomunista. Per questo fatto è stato quasi totalmente dimenticato. Era un uomo intransigente come Carlo. Gli resero la vita impossibile all’Università di Torino e dovette trasferirsi a Roma. A Meana di Susa dove nacque, è stato dimenticato e non gli è bastato essere cugino di  Giorgio Agosti a cui è stato intitolato l’Istoreto. L’impegno di Garosci ,proprio sul terreno dell’antifascismo ,fu grandissimo ed eroico, ma neppure questo è stato sufficiente  a salvarlo dall’oblìo. Craxi cercò di riprendere il messaggio di Rosselli, ma ormai era tardi. Le strade imboccate dalla sinistra erano irreversibilmente altre, quelle del dialogo con i cattolici progressisti. Resta il suo martirio eroico che merita un ricordo e suscita  un profondo rispetto. Apparteneva ad una ricca famiglia pisana e mise tutta la sua ricchezza al servizio di una nobile causa a cui dedicò tutto sé stesso.  Una figura di politico che oggi non esiste più . E’ molto triste che la Fondazione torinese a lui dedicata sia finita in molto non adeguato alla figura del martire a cui era  stata intitolata con la partecipazione di Pertini, Amato, Spadolini, Bobbio e tanti altri.

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Montanelli ancora nel “ghetto” 
Finora ho partecipato ad  una ventina di presentazioni del mio nuovo libro uscito a metà gennaio. Un po’ in tutta Italia. Non mi era ancora capitato di ascoltare una critica piuttosto astiosa che mi è apparsa incredibile. La mia colpa consisterebbe  nell’aver  inserito arbitrariamente il nome di Indro Montanelli tra le trenta  “figure dell’Italia civile “ di cui ho scritto il ritratto. Montanelli incolpato di essere stato un anticomunista, ovviamente viscerale, e tanto altro. Avrei arrecato un’offesa a chi subì il carcere come Valiani, Rossi , Venturi ecc. di cui scrivo nel libro. Un errore davvero imperdonabile. Al signore indignato ho replicato rivendicando  con orgoglio il fatto  di aver inserito nel libro  Montanelli con cui ho avuto un rapporto anche personale  molto bello. Venne più volte al Centro “Pannunzio” e gli conferimmo il Premio “Pannunzio”. In quell’occasione disse che noi lo avevamo liberato dal ”ghetto in cui per dieci anni era stato  rinchiuso ,moralmente rinchiuso ,per aver detto con un po’ troppo anticipo le cose che ora dicono tutti”. Era il 1990. L’anno dopo la caduta del Muro di Berlino.  Nell’anno di grazia 2017 c’è ancora chi lo ritiene un appestato. Ritenevo che i festeggiamenti ai festival dell’”Unità” lo avessero finalmente fatto uscire, in modo definitivo, dal “ghetto”,ma non è così. Nel prossimo volume ho già in mente di inserire altre figure che susciteranno le critiche degli ultimi faziosi rimasti in circolazione a dispetto dello scorrere dei decenni. Come si usa dire oggi, dovranno farsene una ragione perché i buoni e i cattivi non si scelgono in base alle appartenenze ideologiche.

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50 anni fa Israele  veniva aggredita dagli arabi
A Torino Primo Levi, cinquant’anni fa, si fece fotografare da “La stampa” mentre offriva il sangue per i bambini israeliani .La guerra dei Sei giorni nel giugno 1967 fu una vera e propria aggressione al piccolo Stato ebraico che difese  il suo diritto all’esistenza e seppe facilmente prevalere sui suoi nemici che volevano il suo annientamento. Il Pci era stato quasi subito contrario ad Israele, divenuto stretto alleato degli Americani. Il legame con Mosca non consentiva scelte diverse. Gian Carlo Paletta si espose più di ogni altro nella polemica aperta contro Israele, schierandosi dalla parte di Nasser.Israele non era l’aggredito ,ma l’aggressore espansionista, militarista, violento. Certo, la questione palestinese era aperta e  andava affrontata con coraggio dalle diplomazie internazionali all’atto della creazione del nuovo stato ebraico, cosa che non avvenne. E da allora si è trascinata come un incubo della politica mediorientale. Ma un conto era considerare il problema pur grave dei palestinesi e un conto era schierarsi nettamente contro Israele, negando il  suo stesso diritto all’esistenza. La fine della guerra il 10 giugno 1967 vide lo schiacciante  prevalere del piccolo Stato  che ebbe  il suo territorio accresciuto  di quattro volte.  La solidarietà dei torinesi nei confronti di Israele fu nettamente  prevalente ,con “La stampa” di Giulio De Benedetti schierata a favore. Eugenio Scalfari, genero di De Benedetti che dirigeva “L’Espresso”, si dichiarò  invece per gli arabi, creando una spaccatura nel mondo laico con Arrigo Benedetti che lasciò il giornale che aveva fondato. Uomini come Alberto Todros e  Tullio Benedetti, esponenti di punta del Pci piemontese ,ambedue ebrei, furono nell’occhio del ciclone. Todros era stato deportato a Mauthasen . Giorgina Arian Levi, nipote acquisita di Togliatti, che dovette emigrare in Bolivia per salvarsi dalle leggi razziali, ebbe una posizione a favore di Israele. I comunisti torinesi  si schierarono  quasi unanimi per il mondo arabo, i socialisti ,in larga misura, per Israele, come fecero i liberali e i repubblicani. Nel 1967 era avvenuta la riunificazione socialista. Nella DC  prevalse la solidarietà a favore di Israele, anche se in futuro buona parte della Dc e  dello stesso Psi di Craxi finì di  scegliere  una politica estera italiana favorevole al mondo arabo, ad Arafat  e all’OLP.Dal 1967  in poi certamente Israele commise molti errori e i “falchi” non fecero un buon servizio  alla causa israeliana. Commisero anche delle efferatezze . Va però ricordato che il terrorismo arabo minacciò e continua a minacciare quotidianamente i cittadini  dello  Stato ebraico che, nato rigorosamente laico, ha finito per “clericalizzarsi”. Vivere in Israele ha significato mettere a repentaglio la propria vita ogni giorno, anche solo uscendo in strada. Come sta accadendo con l’Isis in Europa e in Medio Oriente. Primo Levi prese in tempi successivi talmente le distanze  da Israele, schierandosi, di fatto,   a favore degli Arabi. Lo stesso mondo ebraico si divise, anche se va detto che i confini tra sionismo, antisemitismo e Stato di Israele non sono mai stati ben chiari. In molte situazioni è prevalso un antisemitismo strisciante, mascherato con ragioni politiche contigenti e diversamente motivate. Cinquant’anni  fa le ragioni degli uni e le ragioni degli altri erano invece  molto chiare. Chi scelse Nasser fece una scelta sbagliata. Chissà se oggi ci si rende conto di quell’errore? E, ovviamente, anche degli errori degli Israeliani nei decenni successivi.

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Lettere Scrivere a quaglieni@gmail.com

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Dei miei amici sono stati  a pranzare al ristorante Casa Artusi di Forlimpopoli. Ne hanno parlato un gran bene, ma la loro scelta è stata casuale. Sa dirmi cosa rappresenta? E c’è a Torino qualcosa di simile?                                                                             

Giusy Cirnigliaro

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A Torino non c’è nulla che lo possa anche solo ricordare. Era celebre “Il passator cortese” prima in corso Casale e poi nella precollina di Sassi. Era un posto semplice, ma genuino in cui si respirava l’aria dell’Emilia- Romagna. L’oste decise di ritirarsi e l’esperienza ,durata parecchi anni, non ebbe seguito. Casa Artusi è un unicum in Italia che nasce nel nome di Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana, autore del celebre manuale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Era nato a Forlimpopoli nel 1820. La Casa è ricavata dalla ristrutturazione del convento dei Servi. Nelle serate estive della Festa Artusiana vengono proposti menu tratti dalle ricette dell’Artusi a prezzi più che ragionevoli. Purtroppo a Torino è già molto trovare  i piatti della nostra tradizione regionale. Giovanni Arpino che aveva un fratello che gestiva un ottimo ristorante a Bra, si rammaricava, già molti decenni fa ,dei cambiamenti che finivano per snaturare la nostra cucina. Oggi furoreggiano i locali più strani ,alla ricerca di giovani palati non troppo esigenti, ma finiscono per chiudere i vecchi locali.  Forse è fisiologico ed inevitabile  che ciò accada. Ogni generazione ha i suoi posti di ritrovo e Petrini non è confrontabile né con Artusi né con Soldati che sarebbe il gourmet che ha fatto conoscere agli italiani il cibo genuino in Tv. Canavacciuolo è diventato a sua volta un mito dopo l’astro di Vissani è tramontato. Ha chiuso l’anno scorso “La pace” uno storico locale torinese fondato dalla famiglia Ficini ,poi trasferitasi all’”Appennino Pistoiese”, trasformato da anni in pizzeria come l’altrettanto celebre “Abetone”. Adesso nei locali storici di via Galliari ha aperto un ristorante messicano gestito da un gruppo di giovani molto gentili e accoglienti. Si sta anche piuttosto bene. Ma io preferivo il vecchio  oste, a volte  un po’ scorbutico, con i suoi piatti tradizionali. Questione di gusti, anche se aveva ragione l’Artusi quando scriveva di amare “il bello e il buono ovunque si trovino”.

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La Regione apre le “Case della salute”: nuove assunzioni di infermieri e personale sanitario

Entro l’anno, grazie a un primo stanziamento di 4 milioni di euro, la Regione avvierà 66 progetti di Case della Salute,  centri attrezzati aperti 12 o 24 ore al giorno che ospitano ambulatori, medici di famiglia, specialisti e infermieri, punti prelievi e servizi assistenziali.

L’assessore alla Sanità Antonio Saitta lo ha annunciato  precisando che l’investimento complessivo per quanto riguarda il 2017 è di 13,3 milioni di euro, 8 messi a disposizione dalla Regione ed il resto a carico delle Asl. Le risorse saranno utilizzate principalmente per nuove assunzioni di infermieri e altro personale sanitario, per incentivi a medici di famiglia e pediatri, per l’informatizzazione di tutti i servizi offerti e per l’acquisto delle attrezzature.

A Torino  saranno quattro gli hub da attivare a cui faranno riferimento altri centri definiti “antenne” (Oftalmico/Valdese con il poliambulatorio di corso Corsica collegato, presidio Valletta di via Farinelli con antenne in via Monginevro e via Gorizia, Amedeo di Savoia con antenne in via Pacchiotti, via Del Ridotto e corso Toscana, lungo Dora Savona con antenne in via Montanaro, via Andorno e via Paisiello).

Nel resto del Piemonte le Case saranno così dislocate: 11 nell’Asl TO3 (potenziate o riconvertite Borgaretto di Beinasco, Torre Pellice, Cumiana, Vigone, Pomaretto, Pianezza, Giaveno, Susa, Avigliana, attivate ex novo Rivoli e Venaria); 6 nell’ Asl TO4 (potenziate Brandizzo e Castellamonte/Rivarolo, da attivare Leinì, Settimo, Lanzo e Caluso); 7 nell’ Asl TO5 (Carmagnola, Carignano, Chieri, Moncalieri e Nichelino più il potenziamento di Pino Torinese e La Loggia); 5 nell’Asl di Vercelli (da attivare a Cigliano e da potenziare a Santhià, Gattinara, Varallo e Coggiola); 4 nell’Asl BI (da attivare a Cossato/Trivero e Biella, due fra Biella e Cossato); 7 nell’Asl NO (potenziamento di Arona, a cui sono collegate Ghemme e Oleggio, da attivare due strutture a Borgomanero e a Trecate); 4 nell’Asl VCO (da potenziare Omegna e Cannobio, da attivare Verbania e Crevoladossola); 4 nell’ Asl CN1 (una nuova Boves/Busca e tre da potenziare a Demonte, Saluzzo e Fossano); due nell’ Asl CN2 (da potenziare Bra e Montà d’Alba); 6 nell’Asl AT (da potenziare a Nizza Monferrato, Villafranca, Canelli, San Damiano d’Asti, da attivare Montiglio e Villanova d’Asti); 6 nell’Asl AL (da potenziare il progetto Picasso a Ovada, Valenza e Castellazzo Bormida, da attivare Arquata Scrivia, Castelnuovo Scrivia e Moncalvo).

www.regione.piemonte.it

Il mio amore per Torino

Bella la mia Torino , nonostante l’incuria di chi dovrebbe occuparsene veramente e , magari , anche dei cittadini , riesce sempre ad avere quell’aria salottiera e un po’ raffinata che si puo’ respirare in certi locali del centro coi loro freschi dehors e i loro interni eleganti . Adoro le viuzze del centro storico, del quadrilatero, si respira la storia ,e a me la storia piace tanto. Torino e’ una citta’ contraddittoria, l’epoca d’antan e la modernita’ , la citta’ dei Savoia e la citta’ operaia, il diavolo e l’acqua santa , c’e’ poco da fare o la odi o la ami , io l’amo …..moltissimo !

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Franca Ferraris 
(foto: il Torinese)

La straordinaria avventura del piemontese Giacomo Bove

Giacomo Bove. Un esploratore e un sentiero tra Verbano e Ossola” è il titolo del libro di Pietro Pisano pubblicato – in versione aggiornata e arricchita – dal Magazzeno Storico Verbanese. In oltre trecento pagine di lavoro documentato, frutto di ricerche certosine e di una passione non comune per la storia e per quest’originalissima figura  di esploratore, Pietro Pisano ci restituisce – rivalutandola e risarcendola – la vita intensa e straordinaria di Giacomo Bove. Pisano, appassionato di storia locale e accompagnatore naturalistico, tra gli ideatori e fondatori del Gruppo Escursionisti Val Grande, è uno straordinario indagatore di biografie e storie, e anche in questa disciplinatissima opera ( pubblicata anch’essa, come gli altri suoi libri,  dal Magazzeno Storico Verbanese) dimostra di avere del talento e una spiccata capacità di comunicare i frutti del suo lavoro al lettore, conquistandone l’attenzione e stimolandone la curiosità. L’esploratore piemontese Giacomo Bove nacque a Maranzana, piccolo paese situato tra Langa e Monferrato astigiano, il 23 Aprile 1852.Frequentò l’Accademia Navale a Genova e, poco dopo il diploma, a 21 anni, fu scelto per partecipare in qualità di cartografo ad una missione scientifica in estremo oriente sulla corvetta “Governolo“. Al termine della missione, dopo aver studiato anche le correnti marine nello stretto di Messina, venne scelto, come unico rappresentante dell’Italia, in qualità di idrografo, per partecipare alla vittoriosa spedizione scandinava (1878-80) del geografo Nordenskiold per la ricerca del fascinoso “passaggio di Nord-Est“, dall’Atlantico al Pacifico, attraverso lo stretto di Bering.

 

Dopo un breve riposo a Maranzana si dedicò ad un progetto tutto italiano per l’esplorazione delle regioni Antartiche. Nel 1881 e nel 1883 esplorò la Patagonia e la Terra del Fuoco fino a capo Horn e ancora il territorio delle Missiones, l’Alto Paranà il Paraguay, il corso dei fiumi Paranà, Iguazù, Itambè-Guazù. Nel 1885 esplorò in Africa il corso del fiume Congo fino alle cascate di Stanley, in questa occasione probabilmente contrasse anche la malaria. Morì suicida a Verona nell’agosto del 1887. Pietro Pisano del grande e sfortunato esploratore ricostruisce la vita, le spedizioni antartiche, in estremo Oriente, in Africa, le amicizie e passaggi sul Verbano. L’incontro di Giacomo Bove con il lago Maggiore avvenne ad Intra quando – invitato dalla Sezione del Club alpino del Verbano – tenne una memorabile conferenza il 31 luglio 1880, nell’ambito di un progetto di conferenze che il CAI nazionale aveva indetto in tutta Italia per finanziare il viaggio in Antartide. i fondi. A causa dei costi, ritenuti eccessivi (600.000 lire dell’epoca, pari a circa 3 milioni di euro attuali), l’iniziativa non ebbe seguito. Dopo il suo suicidio, che creò grandi polemiche, il Cai verbanese, con un atto di coraggio per quei tempi, gli dedicò “il sentiero Bove”, utilizzando i fondi raccolti ai quali aggiunse altre mille lire per il suo completamento. Allo sfortunato esploratore venne così intitolata la prima via ferrata d’Italia, che si sviluppa sulle creste tra Zeda, Laurasca, Bocchetta di Campo e Marona, tra Verbano e Ossola, in uno scenario di rara bellezza, ricco di storia e di leggende. Con il suo libro, Pietro Pisano, pubblicando documenti inediti e materiale raro, ha inteso – riuscendovi pienamente – rendere merito a un personaggio straordinario, ingiustamente scivolato nell’oblio della storia. Ricostruendone la vita, contribuisce anche a fare chiarezza sulle vicende di fondazione del sentiero verbanese-ossolano che al Bove – come si è detto – è  dedicato: la più antica, ardita e  spettacolare via ferrata d ‘Italia.

 

Marco Travaglini

A una settimana da Piazza San Carlo parla Appendino: “Chiedo scusa ai torinesi”

“Ciò che ho visto, immediatamente dopo la paura, è stata la solidarietà. La sicurezza sarà una priorità ancora più forte”

E’ toccato al prefetto di Torino, attraverso le colonne della “Stampa” ed oggi e’ la volta della sindaca Chiara Appendino. E’ il momento delle scuse ai torinesi per quanto accaduto – indipendentemente da effettive responsabilità o meno – in quella terribile notte nel salotto della città. Sul quotidiano e sul proprio blog la sindaca scrive che un primo cittadino  “rappresenta la comunità e deve quindi essere pronto ad assumersi anche responsabilità che vanno al di là del ruolo ricoperto Per questo, a nome mio, di tutta l’Amministrazione e della Comunità che rappresento, a prescindere dalle eventuali responsabilità civili e penali di ognuno, desidero porgere le mie scuse a tutte le persone coinvolte”. E aggiunge che “I feriti di sabato scorso  non sono solo quelli contati: ad essere ferita è un’intera città che per la prima volta ha conosciuto su se stessa gli effetti di un clima di instabilità globale e crescente incertezza, pur in assenza di un evento terroristico. Torino, però,  si è anche scoperta unita. E quello che ho visto, immediatamente dopo la paura, è stata la solidarietà. La sicurezza sarà una priorità ancora più forte”. Sui social le reazioni alle scuse della sindaca sono discordanti: chi apprezza il gesto e chi la critica aspramente .   

Un quartiere dal “Cuore Verde”

Tra piante, cortili segreti e balconi fioriti, San Salvario si colora e profuma d’estate

Torna sabato 10 giugno, a conclusione della settimana dedicata all’ambiente, la sesta edizione di San Salvario ha un cuore verde, la manifestazione ideata dall’Associazione Donne per la difesa della società civile e che quest’anno, per la prima volta, sarà realizzata in collaborazione con Nuova Orticola Piemonte, società organizzatrice di FLOR. Nata con l’obiettivo di creare socialità tra le diverse anime di uno dei quartieri simbolo di Torino e di guidare i cittadini verso nuove forme di sostenibilità, San Salvario ha un cuore verde trasformerà l’intero Corso Marconi in un rigoglioso giardino, per offrire ai residenti e, più in generale, a tutti i torinesi, l’occasione di riappropriarsi di uno spazio verde nel cuore di Torino, dalla chiesa di San Salvario fino al magnifico Castello del Valentino. Un’ampia selezione di florovivaisti provenienti da tutta Italia metterà in mostra il meglio delle proprie eccellenze floreali, dalle piante aromatiche a quelle succulente, dalle piante da frutto a quelle ornamentali e ancora rose, viole, plumbago, campanule, edere, conifere rare e molto altro ancora. Non mancheranno gli stand degli artigiani, che proporranno le loro creazioni per il giardinaggio, mentre un grande spazio sarà concesso alle tante associazioni che animano e vivono quotidianamente il quartiere nei diversi ambiti (dalla scuola allo sport, al tempo libero all’associazionismo sociale e ambientalista) e che godranno di un importante momento di incontro e confronto con i propri vicini di casa, in un clima cordiale e informale. Come da tradizione, accanto alle mostra florovivaistica, non mancheranno iniziative ed eventi off che coinvolgeranno tutti i torinesi. Torna anche quest’anno il concorso Balconi Fioriti Torino, una vera e propria gara tra torinesi di tutti i quartieri all’insegna del balcone più verde. Tutti i cittadini che vogliono partecipare sono invitati a inviare alla pagina facebook “Balconi fioriti Torino”, le foto dei loro balconi. I tre balconi che riceveranno più like e altri 3 o 4 balconi scelti da una giuria tecnica, saranno premiati con alcune piante messe in palio dai vivaisti che partecipano alla mostra mercato. Attraverso due diversi itinerari si andrà alla scoperta dei cortili verdi privati del quartiere. Un modo divertente e sociale per conoscere i tesori nascosti del Borgo (per maggiori informazioni e iscrizioni si può contattare il numero 334.3364115). Gli altrettanto affascinanti cortili pubblici saranno invece la sede di incontri culturali e artistici organizzati dall’Associazione Donne per la difesa della società civile. Alle 10 presso Il Giardino Ritrovato, sede della Circoscrizione 8 in via Campana 32 – cerimonia di apertura al pubblico ed esposizione di opere del «Gruppo Filosofando» ed altre artiste. Per tutto il giorno presso Il Cortile dei Libri, Biblioteca Civica N. Ginzburg in via Lombroso 16 – Mostra fotografica: Una panchina per Carla. Un viaggio fotografico alla scoperta dell’utilità delle panchine nei centri urbani. Alle 17:30 si terrà invece la Premiazione del Concorso Balconi fioriti. Alle 15 Dove nascono semi di bellezza, presso ASAI in via Lombroso angolo Via San Anselmo 27E – un corner aperto a tutti gli amanti del verde che potranno dare libero sfogo alla propria creatività declamando poesie dedicate ai fiori e all’ambiente. Il Mondo in un cortile presso la Casa del Quartiere in Via Morgari 14, pranzo green alle 12 mentre dalle ore 19 è previsto un apericena in cortile. A seguire alle ore 21 «PINK SAUCE», spettacolo a cura dell’associazione Pentesilea e Municipale Teatro.