redazione il torinese

SALSASIO RICORDA L’INCENDIO SUBITO DURANTE LA GUERRA DAI NAZIFASCISTI

Sono previste per domenica 23 luglio le celebrazioni per la commemorazione del 73esimo anniversario dell’incendio subito da Borgo Salsasio di Carmagnola, per rappresaglia dai nazifascisti il 25 luglio 1944.

La commemorazione organizzata dal Comitato Chiesa Madonna della Neve e dalla Parrocchia Santa Maria di Salsasio avrà luogo il 23 luglio con inizio alle 9,30 nella chiesa Madonna della Neve di Salsasio.

Nella chiesa storica del Borgo carmagnolese infatti, alle 9,30 verrà celebrata la Santa Messa dal Parroco Don Mario Berardo, in ringraziamento alla Madonna di Salsasio per la protezione che, in quella triste circostanza, salvò l’incolumità totale di tutti i borghigiani. Durante la Messa inoltre, verrà ricordata la figura del Parroco Canonico Cavaliere Giovanni Bella il quale, durante la feroce rappresaglia subita da Salsasio, riuscì ad evitare il sacrificio di vittime umane.

A seguito della Messa, intorno alle 10,15 sul piazzale antistante la chiesa, che porta infatti il nome di piazza 25 luglio in ricordo del tragico evento, davanti alla Lapide commemorativa dell’Incendio, si terrà un momento di ricordo dell’accaduto. Durante la commemorazione in piazza, alla presenza del Sindaco di Carmagnola Ivana Gaveglio, verranno infatti ricordati i momenti principali della rappresaglia che subì il Borgo e verrà data lettura di una testimonianza di un borghigiano che vide con i propri occhi lo scontro tra partigiani e nazifascisti che poi scatenò la rappresaglia sul Borgo e sugli abitanti innocenti. La commemorazione si concluderà con la Benedizione che impartirà il Parroco ai presenti.

Ivan Quattrocchio

 

Trasporti, estate di disagi: dopo il treno da Lecce ora il volo Torino-Cagliari

Dopo l’odissea di qualche giorno fa, di cui sono state vittime i passeggeri del treno Lecce – Torino, giunto a Porta Nuova alle 3,30 anziché alle 21 per un guasto meccanico, ora la disavventura è toccata ai passeggeri sardi di Meridiana, 110 persone in partenza da Torino per Cagliari con il volo Ig 00504 delle 12.35. Per un guasto all’aeromobile la compagnia ha dovuto cancellare il volo del Fokker 100 del vettore croato Trade Air noleggiato da Meridiana. Tramite mail o telefono la compagnia ha avvisato i passeggeri della cancellazione del volo e chi  è riuscito a comunicare con Meridiana è potuto arrivare a  Cagliari su altri voli in partenza da Torino, da Malpensa e da Bologna . Sembra, però, che alcuni di loro, non abbiano ricevuto l’avviso e stamattina in aeroporto  hanno avuto l’amara sorpresa.

BUT 2017, in mille sulle Alpi

«Nello sci pensavo alla velocità. Con il trail mi godo il paesaggio»

1.078 partecipanti, 13 Paesi, 5 gare, 250 volontari, 198 km di tracciati totali, 35.678 km percorsi in tutto dagli atleti, 5.080 metri di dislivello, 3.000 metri il punto più alto della gara: sono questi i numeri principali dell’edizione 2017 della Bettelmatt Ultra Trail, l’emozionante corsa ad alta quota che, nel weekend, ha portato più di mille persone sulle Alpi Lepontine del Piemonte, tra Val Formazza e Val Antigorio.
Numeri straordinari a cui si aggiungono quelli dei 7 passi alpini5 bacini idroelettrici e 7 rifugi toccati dal percorso, ma soprattutto dei 7 alpeggi in cui si produce il Bettelmatt, “eroico” formaggio di montagna da cui la gara prende il nome.
Una competizione che attraversa scenari incontaminati e di grande fascino, con uno slogan – “Emozioni ad alta quota” – che, ad ascoltare le sensazioni a caldo degli atleti, è una promessa mantenuta.
 «Bellissima gara. Mi allenerò per tornare»: sono le parole di Pirmin Zurbriggen. L’ex campione svizzero di sci alpino (vincitore di quattro Coppe del Mondo, sette Coppe di specialità e un oro olimpico), ha preso parte questa mattina alla Bettelmatt Race da 22 km, piazzandosi 66° con un tempo di 02:38:33. «Una mia collaboratrice arriva da questa Valle – ha raccontato Zurbriggen – Mi ha parlato dell’evento e ho deciso di provare. Ho iniziato a fare trail circa un anno fa. Mi è piaciuto molto il percorso della BUT. Non conoscevo queste montagne, anche se vicine alle mie. Tornerò, ma voglio allenarmi ancora meglio. Quando sciavo l’importante era andare veloce. Con il trail posso guardarmi intorno e godermi un paesaggio straordinario».
Cinque in tutto le gare da 83, 50, 35, 22 e 8 km.
Ad aggiudicarsi la Bettelmatt Ultra Trail da 83 km è stato l’ossolano Giulio Ornati, già vincitore dell’edizione 2016, che quest’anno ha fatto il bis con un tempo di 10:48:07 e uno straordinario recupero dal recente infortunio subito durante la Lavaredo Ultra Trail.
Prima fra le donne la 43enne varesina Michela Urh, che si è aggiudicata il traguardo in poco più di 15 ore (15:03:06).
Il giovane piemontese Riccardo Borgialli, classe 1991, è invece il vincitore della Bettelmatt Trail da 50 km, con un tempo di 05:37:37. Prima fra le donne, sulla medesima distanza, la 36enne milanese Cecilia Pedroni, con un tempo di 06:49:05.
In testa alla Sky Race da 35km Cristian Minoggio con un tempo di 03:10:37 e tra le donne Daniela Rota con un tempo di 03:57:28.
Per la Bettelmatt Race da 22km il 1° gradino del podio è andato a Marco Giudici con un tempo di 01:57:44 e fra le donne a Michela Piana con un tempo di 02:18:54.
In 190 hanno corso invece gli 8 km della Mini BUT La Stampa, vinta dai fratelli Marco e Alice Gattoni. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
«Siamo felici di questo risultato  sottolinea Gianluca Barp, presidente di Formazza Event – Dietro la BUT c’è un anno di lavoro intenso e queste due bellissime giornate ripagano l’impegno di tutti, a cominciare dai nostri volontari, fondamentali anche per garantire la sicurezza dei tantissimi atleti. Questa per noi non è soltanto una competizione sportiva. Siamo consapevoli di vivere in un territorio straordinario, ma ancora poco conosciuto. Per questo abbiamo scelto di dedicare il nome della BUT al Bettelmatt, un prodotto d’eccellenza che arriva dalla terra e dal duro lavoro di chi vive la montagna 365 giorni all’anno. Adesso cominciamo a pensare all’edizione 2018. Vogliamo continuare a crescere, per cui preparatevi ad importanti novità!».
Info e classifiche finali sul sito: www.bettelmattultratrail.it

La Regione rilancia Experimenta

Passa dalla collaborazione tra pubblico e privato il rilancio delle attività di Experimenta, lo storico marchio della Regione Piemonte che dal 1985 si occupa di mostre scientifiche interattive

A pochi giorni dall’apertura nel Museo dell’Automobile di Torino dell’esposizione “Muoversi con leggerezza”, curata proprio da Experimenta, l’Assessorato alla Cultura e al Turismo ha pubblicato un avviso per l’individuazione di operatori da invitare ad una procedura negoziata per realizzare una mostra all’anno nei prossimi tre anni secondo i canoni della divulgazione scientifica che hanno sempre caratterizzato le proposte.

Tra i requisiti richiesti figurano lo svolgimento degli eventi in Piemonte, la realizzazione di exhibit particolarmente innovativi e la definizione di attività rivolte alle scuole. Per rafforzare la collaborazione con il futuro partner, inoltre, la Regione contribuirà direttamente alla realizzazione di una parte degli allestimenti. Il co-finanziamento complessivo previsto della Regione, a scalare su tre anni, è di 200.000 euro (110.000 per il primo anno e 90.000 per il secondo), a fronte del quale è richiesto al partner privato un impegno economico minimo equivalente.

“Experimenta – sostiene l’assessora Antonella Parigi – rappresenta un importante patrimonio, sia per il nostro territorio sia nel campo della divulgazione scientifica, che intendiamo valorizzare grazie a una partnership con operatori privati. Il nostro obiettivo è il rilancio delle attività, che siano pratiche, emozionali, accessibili, come nella tradizione di Experimenta, per diffondere la cultura della scienza a partire dai più giovani”.

GG – www.regione.piemonte.it

Blitz antidroga e stazioni mobili dei carabinieri contro spaccio e rapine al Valentino

valentAmpia operazione anti-spaccio dei carabinieri e delle fiamme gialle al parco del Valentino a Torino. Sono stati fermati 38 pusher, per la maggioranza provenienti dal nord e centro Africa. Con la collaborazione del nucleo cinofilo della Guardia di finanza, hanno trovato negli anfratti degli alberi, sotto le auto e sotto i cassonetti, 230 dosi di marijuana e 150 dosi di hashish. Al Valentino la presenza dell’Arma sarà costante con una stazione mobile sulla collinetta del parco e due di supporto presso la discoteca Chalet, per contrastare i posteggiatori abusivi e prevenire le aggressioni. Dieci rapinatori sono stati arrestati, due denunciati e un uomo è in carcere per tentato omicidio. Il Comandante provinciale Emanuele De Santis ha dichiarato all’ansa: “non lasceremo il territorio fino a quando il problema non sarà risolto”.

 

(foto: il Torinese)

‘PARCO DORA LIVE’: ARRIVANO MAX CAVALLARI E SILVIA MEZZANOTTE

Il 21 grande cabaret con Max Cavallari, la voce storica dei Matia Bazar di scena il 23 luglio
Al ‘Parco Dora Live’ per la settima settimana di kermesse, domenica 23 luglio alle 20.30 arriva Silvia Mezzanotte. Due volte come voce nei Matia Bazar, dal 2000 al 2004 e dal 2010 al 2016, sino alla scomparsa del batterista, leader e fondatore Giancarlo Golzi, avvenuta nell’estate 2015, proprio nell’anno in cui il gruppo celebrava 40 anni di carriera. Due volte con i Matia Bazar sul podio del ‘Festival di Sanremo’, nel 2001 (terzo posto) e la vittoria, nel 2002 con Pippo Baudo, partecipando in gara con la storica band genovese anche nel 2000 e nel 2012.Ora Silvia Mezzanotte, laureatasi campionessa dell’edizione 2016 di ‘Tale e Quale Show” su Raiuno con Carlo Conti, riparte da sola, mentre è in tour in tutta Italia con il suo nuovo ‘Summer Tour’ prodotto da ColorSound Srl. Due album da solista (nel 2006 e nel 2008), un terzo di inediti in lavorazione previsto nel 2018 e anticipato da un nuovo singolo, ‘Lasciarmi andare’, prodotto da Chicco Palmosi (arrangiatore dei Modà e di Emma Marrone). il ‘Regine Acoustic Quartet’ approda il 23 luglio sul palco del ‘Parco Dora Live’ a Torino, e vede la celebre cantante bolognese in compagnia di Pino De Fazio (piano), Luca Cantelli (contrabbasso) e Max Govoni (batteria) per un raffinato spettacolo musical-teatrale in cui la virtuosa artista celebra in sette lingue le più grandi voci della musica italiana e internazionale degli ultimi cent’anni, riservando un posto speciale al periodo di successi condivisi con i Matia Bazar. Presentano Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti.Il 21 luglio, invece, alle ore 20.30, presentato dal noto attore comico torinese Gianpiero Perone, per il cabaret è atteso invece Max Cavallari dei Fichi D’India, uno tra i migliori fuoriclasse italiani in assoluto nel campo della risata d’autore, che intratterrà il pubblico con la sua impareggiabile verve e un repertorio collaudato e amatissimo. Gran finale per la musica, il 30 luglio, con la grinta e la strepitosa voce di Alexia, e per il cabaret con l’ottimo Marco ‘Baz’ Bazzoni.

 

<francadilusso@libero.it>

IL PRESIDENTE SERGIO CHIAMPARINO FIRMA LEGGE POPOLARE “ERO STRANIERO”

Emma Bonino a Torino per presentare il progetto il prossimo 26 luglio
“Ringraziamo il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino per aver firmato  a Torino, al banchetto di Radicali Italiani, la nostra legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” per superare la Bossi-Fini “, lo scrivono in una nota il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi e Igor Boni, coordinatore dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta. “Sull’immigrazione la maggior parte delle forze politiche dà il peggio di sé, cercando di lucrare un po’ di consenso a buon mercato invece di impegnarsi a governare un fenomeno che è epocale, non emergenziale. In questo contesto è ancora più significativa la scelta del presidente Chiamparino di firmare il progetto di legge che abbiamo promosso come Radicali Italiani con Emma Bonino e tante organizzazioni: una legge che supera la pessima legge Bossi-Fini investendo su inclusione, lavoro e su una buona accoglienza che è sinonimo di sicurezza, abolisce il reato di clandestinità e introduce il diritto di voto. Riforme concrete, insomma, per affermare diritti e doveri governando in modo strutturale l’immigrazione per trasformarla anche in opportunità. Crediamo che l’intero Partito Democratico dovrebbe appoggiare questa nostra iniziativa seguendo l’esempio di Sergio Chiamparino, dei consiglieri comunali di Torino e dei Giovani Democratici del Piemonte, che hanno rotto un tabù aprendo un confronto nel PD che deve svolgersi apertamente. Un confronto che deve contribuire a riportare – innanzitutto nell’informazione – razionalità e visione sul tema dell’immigrazione, mettendo il più possibile nell’angolo chi attua un costante sciacallaggio politico”, concludono Magi e Boni. La campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” è promossa da Radicali Italiani con Emma Bonino, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD e il supporto di centinaia di sindaci e associazioni.
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Emma Bonino presenterà il progetto di legge di iniziativa popolare “Ero Straniero – L’umanità che fa bene” il prossimo 26/7 in Sala Viglione presso il Consiglio regionale del Piemonte alle ore 12:15.

E’ morto Carlo Suzzi, il “quarantatrè”, unico sopravvissuto dell’eccidio di Fondotoce del giugno 1944

E’ morto il giorno prima del suo 91° compleanno Carlo Suzzi, noto con il nome di battaglia “Quarantatrè”, unico sopravvissuto all’eccidio di Fondotoce (Vb) dove, il 20 giugno del 1944, quarantatré partigiani, arrestati nei giorni precedenti durante le operazioni di rastrellamento in Val Grande, vennero fucilati nel luogo dove ora sorge il Sacrario del “Parco della Memoria e della Pace” e la Casa della Resistenza. Suzzi era nato il 16 luglio del 1926 a Busto Arsizio (Va) e da decenni aveva lasciato l’Italia, trasferendosi in Thailandia, nel distretto di Bang Lamung, poco lontano dalla nota località turistica di Pattaya. Dopo essere stati torturati e fatti sfilare in corteo da Villa Caramora, a Intra , fino al luogo della fucilazione, nei pressi del canale che congiunge il lago di Mergozzo al lago Maggiore, costretti a portare un cartello con la scritta “ Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono banditi”, dei quarantatrè resistenti, il solo Suzzi si salvò. L’allora diciassettenne partigiano riuscì fortunosamente a sopravvivere e, aiutato dalla gente del posto, si mise in salvo, tornando poi a combattere nella formazione Valdossola con il nome di battaglia “Quarantatré”. La sua testimonianza venne raccolta da Orazio Barbieri nel libro “ I sopravvissuti” (Feltrinelli,1972). Carlo Suzzi mantenne un forte legame con il territorio che lo vide protagonista della Resistenza , tornando in diverse occasioni in Italia per incontrare i suoi vecchi compagni di lotta e, nella ricorrenza dell’eccidio, i 42 martiri di Fondotoce.

Marco Travaglini

Cade aliante, muore il pilota

Il pilota inglese di un aliante  precipitato sulle montagne tra Italia e Francia è morto. Il corpo e il resti del velivolo sono stati trovati dal soccorso alpino della Guardia di Finanza di Bardonecchia, nella zona di Val-de-Pres, vicino al confine italiano. L’aliante era decollato venerdì da Serre La Batie, in Francia, e poco dopo si erano perse le sue tracce. In serata erano scattate le ricerche condotte dale fiamme gialle assieme  agli elicotteristi dell’Esercito di Venaria e alla Gendarmerie francese. Le cause dell’incidente sono in via di accertamento.

 

(foto: archivio)

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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L’estate torinese – Il libro di Papa sul processo alle Brigate Rosse 76/78 – La sommossa di Torino del 1917 – Ricordi di 40 anni fa – Ghivarello delicato pittore della collina torinese

 

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L’estate torinese

Le notizie politiche torinesi questa settimana sono poche. Proseguono gli interrogatori dei magistrati per i fatti del 3 giugno con l’ascolto della Sindaca.Sembra che si tratterà di un’indagine lunga. Attendiamo con doverosa pazienza (ma non troppa) i risultati. I responsabili devono pagare e l’indignazione dei cittadini resta altissima. Sembra che , invertendo la rotta di 360 gradi,vogliano tenere il G7 di settembre a Venaria Reale,inizialmente considerata “zona rossa”.Non invidio i cittadini  di Venaria anche se la scelta appare la migliore possibile. Ne deriva però la constatazione che Torino non ha una zona sicura dove tenere un evento internazionale blindato.  Amburgo insegna che neppure la polizia tedesca è riuscita ad evitare i vandalismi  e le violenze. Pensiamoci bene perché a Genova fu un disastro. Venne messa a ferro e fuoco la  città ,con l’”eroe” Giuliani che voleva ammazzare un carabiniere servendosi di un estintore.Hanno ragioni gli industriali a volere il G7 a Torino,ma il ministero dell’interno deve garantire le condizioni perché esso avvenga. Anche a Milano l’inagurazione dell’Expo corrispose ad un disastro in cui non venne adeguatamente contrastata la violenza e meno che mai il vandalismo.Di Alfano ministro degli Interni ,oltre agli sbarchi incontrollati e la firma di certi protocolli- capestro,andranno anche ricordati i fatti di Milano. Si vocifera di ripristinare a Torino una tassa sui cani,tornando indietro di decenni. Il chip e prima il tatuaggio obbligatorio (che comunque non avvengono a titolo gratuito)garantiscono l’identità del possessore e limitano i casi di randagismo,anche se il periodo vacanziero coincide con atti brutali di abbandono. Accanirsi fiscalmente anche sui cani-oltre che sui cittadini – è errato,tantissime persone consolano la loro solitudine con un animale da compagnia che nella maggioranza dei casi è un cane. Non  parlo pro domo mea perché io non ho più un cane e il suo ricordo    straordinario  e irripetibile mi impedisce di  averne un altro. Se se è vero che i cani sporcano in strada,è altrettanto vero che i possessori sono obbligati dalle norme a girare con sacchetto e paletta.La maggioranza pulisce,una minoranza cialtrona no. E’ compito dei vigili che sempre meno sono sul territorio e sempre di più dietro una scrivania,multare chi viola le regole. Ci sono persone che stentano ad arrivare alla fine del mese e che hanno un cane che comporta già costi elevati per il cibo e le cure veterinarie. Si può dire che oggi nessuno dia da mangiare gli avanzi al proprio cane.C’è gente che si priva del cibo per sè per darlo al proprio animale. Infierire sui possessori di cani è ingiusto. Pensavo che i grillini fossero animalisti.Questa è un’occasione per essere coerenti.

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Il libro di Papa sul processo alle Brigate Rosse 76/78
L’importante libro edito da Angeli, dello storico e giurista Emilio R.Papa su quel celebre ed importante processo che costò la vita all’avv. Fulvio Croce e che vide l’avv. Papa difensore d’ufficio dei brigatisti, minacciato di morte insieme ai suoi colleghi dalle BR, rivede la luce . E’ la testimonianza di un protagonista ,ma è anche la riflessione di uno storico.Difficilmente si può essere protagonisti e storici,specie in frangenti tanto drammatici come quelli  del biennio 1976/78 in cui vennero processati  i capi storici delle BR a Torino.Emilio R. Papa riesce pienamente nell’intento. I terroristi fecero di tutto per bloccare quel processo,l’essere riusciti a concluderlo è merito storico del presidente Guido Barbaro,dei giudici popolari (che accettarono dopo 134 precedenti defezioni),degli avvocati  non subirono le minacce lanciate contro di loro.  L’opera di Papa meriterebbe una adeguata recensione,ma il fatto di essere stato io allievo e assistente dell’autore,mi impedisce di scrivere di più con il distacco necessario.Io ad Emilio voglio troppo bene per essere algido,come dovrebbe essere, la mia recensione ; la dedica affettuosa che ha accompagnato il dono del libro nella sua nuova edizione  nell’Aula magna dell’Università di Torino ancora di più mi impedisce di scriverne. Mi  limito a segnalarne l’uscita proprio a 40 anni dalla barbara uccisione di Carlo Casalegno. Mi pare invece di dover citare la postilla che chiude il libro e che va oltre la vicenda raccontata nei minimi dettagli(il lettore trova infatti 22 documenti che supportano il racconto storico di Papa) perché riguarda l’oggi e il nostro futuro:<Una democrazia come la nostra,la quale tarda a spiegare le ali,dopo la lotta antifascista,dopo aver sprecato tante energie,dopo aver disatteso l’effettuazione di principi essenziali della democrazia ,deve saper guardare entro se stessa,e cambiare strada.Rinnovarsi. Anche …per non ritrovarsi “impreparata giuridicamente”,e non soltanto giuridicamente ,a giudicare le Brigate Rosse “.  Questo è il senso della storia, come diceva Omodeo, che che respira nei libri di Papa. Incautamente Firpo sosteneva che nella facoltà di Scienze Politiche di Torino convivevano storici e giuristi,considerando i secondi quasi degli abusivi. Come sbagliava Firpo nei suoi giudizi sempre troppo trancianti e poco sereni!

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La sommossa di Torino del 1917

Il circolo torinese “Edmondo de Amicis” ha promosso un incontro sull’agosto 1917,cent’anni fa, che rappresentò un momento tragico della storia italiana e torinese durante la Grande Guerra. Nel corso dell’estate di quell’anno maledetto per la storia italiana che culminò con la disfatta di Caporetto,Torino fu protagonista di fatti di violenza e di sangue che rappresentarono un vero e proprio tentativo di eversione e di ribellione, assolutamente incompatibile con lo stato di guerra in cui l’Italia si trovava. Il 1917 è l’anno della Rivoluzione d’ottobre e del giudizio relativo alla guerra di Benedetto XV che la considerava <<un’inutile strage>>, espresso proprio nel mese di agosto. Delegati del Soviet di Pietrogrado vennero a Torino,inneggiando alla Russia rivoluzionaria e alla necessità di porre fine alla guerra. Lenin scrisse testualmente :<<A Torino si è giunti all’esplosione delle masse>>. La sommossa venne motivata all’inizio con la carenza di pane, durata in verità poche ore,anche se poi prese subito una piega decisamente sovversiva,se non rivoluzionaria. Già allora aleggiò nel movimento operaio torinese l’illusione nefasta di <<Fare come in Russia>>,un’idea che ,dopo la guerra, contribuì inconsapevolmente,anzi ciecamente, con le sommosse esagitate e sanguinarie, alla nascita e al successo del fascismo. Filippo Turati scrisse ad Anna Kuliscioff riflettendo sulla storia del movimento socialista:”Abbiamo consegnato noi l’Italia al fascismo”.Turati e Matteotti avevano capito il pericolo insito nello spaventare la borghesia.Lo stesso Lenin parlerà di estremismo come malattia infantile del comunismo. Torino operaia e socialista,per dirla con il titolo di Paolo Spriano, era stata prevalentemente riformista,anche se la componente massimalista era ben viva e presente,rappresentata dal famoso Cichin Barberis operaio e oratore focoso che fu tra i capi della protesta torinese e nel 1919 divenne deputato. A dare l’idea della inaspettata vampata di protesta è il fatto che i maggiorenti del partito socialista non fossero a Torino, ma in ferie: Romita in Liguria,l’on. Morgari a Roma e l’on. Casalini in Valle d’Aosta. Invece si incominciò quasi subito con le rotaie divelte,gli alberi abbattuti, i tram rovesciati, le botteghe degli armaioli prese d’assalto. I dimostranti ebbero 50 vittime e 200 feriti, le truppe e la polizia una decina di morti e 30 feriti. Durante la rivolta i manifestanti cantavano:<<Prendi il fucile e gettalo per terra/vogliam la pace,vogliam la pace,mai vogliam la guerra>>. Si trattava di antimilitaristi che ricorrevano alla violenza e di pacifisti che non consideravano affatto che l’Italia era impegnata in un conflitto nel quale tanti operai e contadini erano al fronte a combattere.L’idea di uscire dalla guerra era impraticabile e quella di sabotare era invece assolutamente nefasta.La Torino socialista e la Torino giolittiana erano state contro l’intervento in guerra ma,mentre Giolitti lealmente non esitò ad allinearsi con la scelta voluta dal re e ratificata dal Parlamento nel maggio 1915,i socialisti non seguirono l’esempio dei partiti socialisti europei che, altrettanto lealmente, si schierarono con i loro Paesi in guerra.I socialisti italiani e soprattutto quelli torinesi seguirono un’altra strada che portò nel vicolo cieco dell’agosto 1917. Ho letto che c’è un “bello spirito” torinese che lamenta che nessuna lapide ricordi i <<caduti del 1917>>. Se la lamentazione per l’assenza si traducesse in proposta,essa andrebbe subito denunciata con fermezza.Un revisionismo peudo-storico assurdo che porterebbe a negare la storia.Le scorribande nel passato senza avere gli strumenti per capirlo sono sempre all’ordine del giorno ed hanno sicuramente qualcuno pronto a sostenerle. Anche sotto un profilo politico si trattò di una sommossa velleitaria,per non dire del suo disvalore in termini patriottici.La Torino migliore era al fronte,non in piazza a far casino. A combattere e morire c’erano i Fratelli Garrone,zii di Galante Garrone,il cui epistolario rappresenta una pagina importante di patriottismo senza retorica. Partirono in tanti come volontari. Mio nonno con moglie e due figli era al fronte,due miei zii,a cui venne intitolata un via, caddero eroicamente.Da storico dovrei non tenerne conto,ma non riesco,come pure sarebbe necessario,a ignorarlo.Neppure Sandro Galante Garrone riusciva a farlo,anzi in cuor suo credo che fosse orgoglioso della sua famiglia.In fondo c’era il Risorgimento da completare con la IV Guerra di indipendenza che porterà a Trento,a Trieste e all’Istria i naturali confini dell’Italia.I “caduti del 1917” queste cose proprio non le consideravano.

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Ricordi di 40 anni fa
Ricorrono  quarant’anni dalla conferenza tenuta nel giugno 1977 da mons. Marcel François Lefebvre- il vescovo tradizionalista ribelle che ebbe anche seguito in Piemonte- a palazzo Pallavicini, a Roma, sul tema “La Chiesa dopo il Concilio“. La principessa Pallavicini era vedova del principe Guglielmo Pallavicini de Bernis, caduto in guerra. Paolo VI ritenne che sarebbe stato facile convincere la principessa a desistere dalla sua idea. Chiese udienza alla principessa mons. Andrea Lanza Cordero di Montezemolo, figlio del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo del  Fronte clandestino romano dopo l’8 settembre 1943, fucilato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine. Ho conosciuto il Cardinale di Montezemolo che ho avuto anche modo di apprezzare per la sua sensibilità e  per i suoi studi storici. Al nunzio fu ricordato dalla principessa che proprio la resistenza di tanti militari al nazionalsocialismo,  ricordava come talvolta fosse necessario disobbedire agli ordini ingiusti dei superiori, per rispettare i dettami della propria coscienza. La Segreteria di Stato giocò a questo punto l’ultimo colpo, rivolgendosi al re  in esilio Umberto II. Il ministro Falcone Lucifero telefonò alla principessa per farle sapere che il Sovrano la pregava vivamente di rimandare la conferenza. «Mi stupisco come Sua Maestà si lasci intimidire dalla Segreteria di Stato, dopo tutto quello che il Vaticano ha fatto contro la monarchia», rispose lei con fermezza, ribadendo che la conferenza sarebbe stata puntualmente tenuta alla data fissata. Mons. Lefebvre era stato sospeso a divinis da Paolo VI e nel 1988 venne scomunicato da Giovanni Paolo II per aver consacrato quattro vescovi. Quando morì, parteciparono ai funerali e benedissero la salma vescovi e cardinali, malgrado la scomunica .Nel 2017 la frattura dei lefebvriani con la Santa sede si può considerare superata per iniziativa di Papa Francesco, il più lontano sicuramente dal pensiero del vescovo francese che aveva rifiutato il Concilio Vaticano II.

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Ghivarello delicato pittore della collina torinese 

Nato nel 1882 e morto nel 1955 . Abitò a Torino,salvo qualche breve viaggio in Francia. E’ un pittore dimenticato che meriterebbe di essere riscoperto, anche se io lo lego ad uggiosi periodi domenicali trascorsi nella sua povera casa di Val San Martino,due stanze al pian terreno,dove c’era anche il suo studio pieno zeppo di quadri,quadretti e colori. Mio padre lo amava molto e cercò anche di aiutarlo.Purtroppo, mi  portava spesso con sé durante i suoi incontri con Ghivarello che si concludevano sempre con qualche acquisto. Per me era di una noia mortale.Mio padre regalò dei suoi quadri ad amici importanti,cercando di farlo conoscere,ma credo che i suoi tentativi non abbiano  avuto successo. Su Internet “Ghiva” ,come lo chiamavano gli amici,è appena citato. Su Internet imperano i signor nessuno,i pittori della domenica , che pagano per essere presenti sui cataloghi cartacei e virtuali. Ricordo che una volta venne disperato a casa nostra con un quadro:non aveva più soldi e la moglie, che gli sopravvisse di qualche anno,era gravemente ammalata.Da quanto ricordo, parlava quasi esclusivamente il piemontese. Non ebbe una formazione accademica e,  dodicenne, aveva frequentato lo studio di Carlo Biscarra al Caffè Nazionale di via Po. Entrò poi in contatto con i migliori artisti della Torino del tempo ( tra cui Tavernier). Il Delleani lo volle nel suo studio. Del Delleani il nostro apprezzò  soprattutto i bozzetti dal vero. Seguì con attenzione  Michele Scaglia e studiò le opere di  Antonio Fontanesi. Da questo secondo, in particolare ,deriva il gusto per il monocromo. Il Ghivarello  si distinse  per un suo  personalissimo  “raschiare di spatola” di cui restano numerose testimonianze di un certo livello. Si dedicò  soprattutto alla pittura di paesaggio e la tecnica prevalente  fu quella a  olio su cartone e solo raramente su tela e su tavola. Fu un delicato pittore della collina torinese,colta nelle sue primavere e nei suoi autunni. Ci sono anche  sue opere che ritraggono alcuni angoli della valle di Lanzo e della Riviera ligure,con predilezione per Varigotti che era ancora un borgo di pescatori,prima che arrivassero gli arricchiti di Torino a costruirvi le loro ville sul mare.Ha scritto la storica dell’arte Claudia Ghiraldello:<<Paesaggi,sovente di piccole dimensioni,raccontano un contesto agreste,ove il dettaglio semplice evoca l’ancestrale battito del tempo.Una tavolozza dalle tonalità equilibrate,anche se va evidenziata la sua originale capacità di lavorare di spatola>>.Qualche critico ne ha scritto in passato,ma troppi critici sono stati molto avari con quello che poteva sembrare solo un “povero diavolo”.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Caro Quaglieni,

 Ti seguo con interesse: mai banale, arguto, documentato… e quasi sempre in linea con le Tue analisi. Su Gustavo Buratti Zanchi, sono d’accordo con Te. Era uno spirito più che irrequieto, libertario. Nell’accezione nobile e soprattutto mai violenta del termine. Pativa l’ostracismo della “buona” Borghesia Biellese, con la quale, per le sue posizioni politiche, non si è mai pienamente identificato. Gusti, passioni, interessi diversi. E aggiungo: cultura diversa. Uomo dai molteplici impegni, come giustamente ricordi nel Tuo scritto, di fatto non è mai stato imprenditore: non era nelle sue corde. La famiglia cerco’ di trattenerlo   in tutti modi a Biella, favorendo la sua elezione in Consiglio Comunale. Non fu sufficiente perché i fatti travolsero l’azienda di famiglia.Il matrimonio lo allontanò ancora di più dal suo ambiente conservatore. Per me è stato un Maestro e mi aiutò a superare, attraverso interminabili conversazioni, un tratto della mia esperienza politica (che non ho mai ripudiato) avvicinandomi ai Partiti laici e liberali. Negli ultimi anni della sua vita abbracciò la Religione Valdese.

 Marziano  Magliola,  Biella 

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Non credo ci sia da aggiungere altro. Era un irregolare controcorrente , quindi anche lui dimenticato.

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Ho letto il Suo ritratto a tutto tondo di Mack Smith, forse il miglior articolo che abbia letto oggi sull’inglese. Ma chi fu quel Narciso Nada che lei cita alla fine ?
                                                                                                                                         Marina Sinopi

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Narciso Nada(1925 -2004) fu ordinario prima di Storia degli Antichi Stati Italiani e poi di Storia del Risorgimento nell’Università di Torino e in precedenza nell’Università di Genova. E’ lecito che lei si domandi chi fosse perché la sua opera non è stata valorizzata a sufficienza. Sbagliò a dar credito a certe associazioni. Non proveniva dalla carriera accademica, ma era un bibliotecario/archivista che seppe scrivere pubblicazioni originali che gli consentirono di conseguire la libera docenza, poi di insegnare all’Università. Un percorso oggi impossibile. Una storia, fino ad un certo punto, parallela a quella di Alessandro Luzio,lo storico che documentò come la massoneria fosse di fatto assente nel processo risorgimentale, anche di matrice repubblicana. Nada era un ricercatore instancabile. C’è chi l’ha  considerato solo un erudito. Basterebbe il  suo giudizio su Cavour che ho citato nell’articolo, per dimostrare che era uno storico vero. Fu oscurato dalla presenza di altri che ebbero visibilità mediatica non confrontabile con la sua vita condotta quasi da monaco del sapere. Era marito di  Anna Maria Patrone che insegnava a Magistero Storia Medievale e che mancò prematuramente. Questa separazione segnò profondamente la sua vita che fu caratterizzata da periodi di tormentata solitudine e di dolore profondo. Di lui ricordo un richiamo importante negli anni in cui la storia veniva confusa con l’ideologia semplificante:” Stia al documento, ricerchi il documento! Questa è storia!”. Un mio amico ironizzò su questa frase considerandola un segno di un’erudizione incapace di cogliere il valore della storia, mentre invece quel monito aveva un alto valore, era una voce coraggiosa nel deserto del post’68. Fui suo allievo, ricordo i suoi corsi sempre accuratamente preparati, ma ricordo soprattutto gli anni di collaborazione proficua ed anche di amicizia. In fondo in quella Università assediata dalla demagogia era un marziano che si richiamava a Mazzini, ma soprattutto al rigore storico.

pfq