La recente partita Bologna – Torino ha avuto, suo malgrado, un o una protagonista. Se dici Video assistant referee, è il Var, se dici Video assistenza arbitrale, è la Var. Ma cos’è? Si tratta del sistema che dovrebbe permettere agli arbitri di rivedere le azioni di gioco dubbie, per capire se un gol è regolare o meno, se il rigore c’è , oppure se un calciatore va espulso o per rimediare all’ammonizione o all’espulsione, eventualmente ingiusta. E’ la novità della serie A 2017/2018. Da oggi chi subisce le decisioni sul campo dovrebbe essere più sereno, sapendo che il direttore di gara ha potuto impiegare tutti gli strumenti per poter valutare. Ma le polemiche non mancano e sarà il tempo a valutare l’innovazione introdotta.
L’ambiente è quello di una provincia del nord-ovest d’Italia, la più a nord del Piemonte, stretta fra laghi e montagne. E’ questo lo sfondo naturale delle cinque indagini del commissario di polizia giudiziaria Arturo Devecchi, protagonista de “La spesa del commissario” (Lampi di stampa) il giallo tendente al noir di Matteo Severgnini. Come il suo autore – cusiano di Omegna – anche Devecchi vive sul lago d’Orta. E’ un uomo tranquillo, con dei valori saldi e dai metodi investigativi un po’ anticonvenzionali , che mal sopporta la realtà che lo circonda. Le miserie indotte dalla crisi che morde una realtà un tempo operosa – la terra delle pentole a pressione e delle caffettiere – e il grumo di rancori, violenze e anche soprusi di una politica che si fa sempre più potere e arroganza, lo indignano terribilmente. Così, in un ambiente di una bellezza da lasciare senza fiato come quello della terra tra una sponda e l’altra dei laghi, la piemontese del Maggiore a quella dell’Orta, il commissario nato dalla penna di Severgnini opera, indagando. Se al celebre Maigret di Simenon le riflessioni venivano aiutate dai lauti pranzi, da boccali di ottima e fresca birra oltre che dall’immancabile fumo della pipa, Devecchi si concentra nei supermercati, davanti agli scaffali dei prodotti alimentari, spingendo e riempiendo il suo
carrello. Ne I giorni della Merla – gli ultimi di gennaio, i più freddi dell’anno – il ritrovamento del cadavere di una donna sul treno, apre scenari in cui la ricerca della verità non è sufficiente. Il mal di denti del procuratore è una storia che si snoda tra questioni sociali e nuove tecnologie. Ne L’incontro, la crisi economica porta un giovane disoccupato orgoglioso e disposto a tutto, anche a cacciarsi nei guai, pur di mantenere la sua famiglia. In Fiori freschi di campo avviene un crimine che possiamo definire molto umano. Un delitto senza sangue, un’indagine che procede con lievità dentro un dolore pesante. Le orecchie del cavallo, è la storia di una ricerca esasperata di ricchezza che porta a rapporti sentimentali aridi e pericolosi. In ogni caso, il profilo del commissario di Polizia giudiziaria Arturo Devecchi emerge con grande umanità e, nella sua prefazione, Carlo Lucarelli sostiene che seppure si tratti di un personaggio letterario “potremmo davvero trovarlo anche nella provincia che abitiamo, tra i banchi di un supermercato, mentre spingiamo il carrello per fare la spesa…”. Matteo Severgini, un tempo libraio, giornalista e scrittore – con i suoi racconti ha partecipato a numerose antologie – è anche autore radiofonico presso la Radio Televisione Svizzera.
Marco Travaglini
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Il messaggio del Papa alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018 contiene considerazioni che, in linea di massima, sono pienamente condivisibili,come, in linea di massima, può essere accettabile il principio di uno ius soli temperato ,come viene proposto al Parlamento italiano. La situazione italiana impone però dei distinguo che non possono essere taciuti, pur nel massimo rispetto della funzione morale esercitata dal Papa. Una funzione morale di cui va garantita la totale libertà,ma che non necessariamente deve essere una linea-guida per uno Stato laico. Il messaggio papale merita alcune riflessioni legate al momento italiano, anche se appare ovvio che il Papa si rivolge al mondo intero. Il primo elemento da considerare è che non ci può essere un’ accoglienza illimitata,vistosamente incompatibile con le capacità di un paese come l’Italia in crisi economica e senza segni evidenti di ripresa. Il richiamo del Papa va temperato dalla consapevolezza che il principio dell’accoglienza non può trovare una realizzazione totale, quando collida con il principio della ragionevolezza a cui deve attenersi uno Stato. Il Papa indica,come gli impone il suo magistero, degli obiettivi morali,ma lo Stato deve seguire logiche laiche ispirate all’etica della responsabilità e non a quella dei principi. Quando Cavour parlava di” Libera Chiesa in libero Stato”,forse metteva un “in” di troppo,perché la sfera religiosa deve essere totalmente autonoma e sovrana rispetto allo Stato. Sicuramente però ” Libera Chiesa e libero Stato” o, meglio, “Libere Chiese e libero Stato” resta un punto fermo sancito dalla stessa Costituzione repubblicana che pure recepì nell’art. 7 i Patti Lateranensi.
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Giolitti parlava di Stato e Chiesa come di rette parallele,dicendo che non dovevano incontrarsi mai. Forse Giolitti esagerava,ma un certo parallelismo è indispensabile. Un Stato ispirato a valori religiosi diventa uno Stato etico,mentre lo Stato,proprio per garantire la libertà religiosa, deve rimanere neutro,cioè laico.Con ciò nessuno disconosce il valore del Cristianesimo che fu proprio un filosofo laico come Croce a considerare la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità. La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato mette insieme due realtà diverse: un conto è il migrante e un conto è il rifugiato.Dalla confusione di queste due realtà è derivato il disastro dal quale avremo estrema difficoltà ad uscire per l’irresponsabilità e la superficialità dei nostri governi. Se uno Stato non distingue tra migranti e rifugiati ,rischia il collasso,come sta rischiando oggi l’Italia.Accogliere i rifugiati è un dovere,accogliere i migranti non lo è. Il Papa prende posizione contro le “espulsioni arbitrarie”,una posizione di per sè giustissima,anche se in Italia le espulsioni sono così rare ed eccezionali che è quasi impossibile rendersi conto che esse avvengano. Su migliaia e migliaia di sbarcati giornalieri un qualche filtro sarebbe necessario da subito.Anzi sarebbe necessario già in partenza e neppure solo all’arrivo in territorio italiano. Per tanto tempo non si è proceduto neppure al riconoscimento e c’è stato chi ha ritenuto che anche solo il prendere le impronte digitali fosse un grave atto di discriminazione. Il Papa invita a garantire a migranti e rifugiati il diritto al lavoro,anche in Italia questo diritto non è riconosciuto neppure ai cittadini italiani. In ogni caso, le accoglienze sono a carico dello Stato e solo eccezionalmente sono previsti lavori socialmente utili. C’è un anello,quelle delle cooperative sociali che andrebbe evidenziato e forse spezzato.
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“Accogliere,proteggere,promuovere,integrare”è l’imperativo categorico del Papa. Sui primi tre obiettivi si può sicuramente consentire,ma sul tema dell’integrazione appare difficile ,se non impossibile, integrare persone che non accettano a priori di rispettare le leggi dello Stato che accoglie e che ritengono il loro credo religioso tale da esonerarli dal rispetto delle leggi italiane,in primis la Costituzione. Il fatto religioso diventa un fatto determinante in relazione all’integrazione,mentre ai sensi dell’art.3 della Costituzione non dovrebbe assolutamente incidere sulla cittadinanza e sui doveri che implica,oltre ai diritti che garantisce. Sembra strano,addirittura paradossale, che proprio il Papa non si renda conto che l’Islam appaia una religione incompatibile con l’integrazione.Altrettanto,paradossale che molti non credenti si facciano difensori dell’identità cristiana minacciata, quasi un nuovo “Cattolicesimo ateo” – o l’ “ateismo devoto” che ha riguardato il più recente passato – che torna alla luce come ai tempi del fascismo.L’aver anticipato all’agosto 2017 il messaggio per la Giornata mondiale 2018 rende legittimo un qualche sospetto circa la coincidenza del messaggio con la ripresa dell’iter parlamentare della legge italiana sullo Ius soli. Sicuramente si tratta di una banale coincidenza che però genera confusione, invece di contribuire alla chiarezza. Lo ius soli è una legge che segna il futuro dell’Italia e su di essa bisogna procedere con i piedi di piombo. Il Parlamento dovrà votare libero da condizionamenti di qualsiasi tipo. Sulla legge proposta ci possono essere legittime perplessità,specie se guardiamo all’incidenza sul nostro futuro di una legge che rende italiani dalla nascita.Tra vent’anni quanti saranno i nuovi italiani che potranno votare ? Questa appare una preoccupazione legittima che chi ritiene la democrazia un bene prezioso, ha il dovere di manifestare, specie se consideriamo la disaffezione irresponsabile verso il voto di troppi italiani.
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(foto: il Torinese)
Non esce dal carcere la mamma del neonato morto
Respinta l’istanza di scarcerazione della madre accusata di aver lanciato dal balcone, a Settimo Torinese, il bimbo appena partorito. Il Tribunale del Riesame non ha dunque accolto la richiesta presentata dal legale della mamma di 34 anni. La procura di Ivrea era contraria alla scarcerazione, poiché la donna ha un’altra figlia e potrebbe reiterare il reato. L’esame del dna eseguito dal Laboratorio medico legale aveva rivelato che il bimbo era frutto di una relazione extraconiugale.Un operaio tornando dal lavoro all’alba del 30 maggio si era accorto del neonato, agonizzante in mezzo alla strada.
Subito una medaglia per la nazionale italiana di nuoto impegnata alle Universiadi di Taipei. Una medaglia d’argento, conquistata dalla 4×100 stile libero composta da Lorenzo Zazzeri, Ivano Vendrame, Alex Di Giorgio e Alessandro Miressi, alle spalle degli Stati Uniti e davanti a Russia, Giappone, Polonia, Brasile, Irlanda e Sudafrica. Gli azzurri hanno chiuso in 3’15”24, a poco più di un secondo dalla staffetta americana e con 54 centesimi di vantaggio su quella russa. Di seguito i tempi delle frazioni dei quattro azzurri: Lorenzo Zazzeri 48”89, Ivano Vendrame 48”47, Alex Di Giorgio 49”60 e Alessandro Miressi 48”28. Alessandro Miressi, classe 1998 di Fiamme Oro e Centro Nuoto Torino allenato da Antonio Satta, si è quindi confermato su livelli molto buoni in un’estate che l’ha visto protagonista ai Mondiali di Budapest (nelle staffette 4×100 stile libero, stile libero mista e mista) e ai Campionati Italiani di Categoria.
Nella staffetta odierna l’Italia ha chiuso al primo posto la qualifica della mattinata in 3’16”12 (48″59 il tempo parziale di Miressi), davanti a Stati Uniti e Russia. Nel pomeriggio gli americani hanno cambiato due elementi del quartetto; invariata, invece la formazione azzurra, sia nei nomi sia nell’ordine degli atleti. Le gare di nuoto alla Sport University Arena di Taipei proseguiranno fino a domenica prossima. A livello individuale Alessandro Miressi sarà impegnato nei 100 stile libero mentre Aurora Petronio, classe 1998 della Rari Nantes Torino, sarà ai blocchi di partenza dei 200 farfalla.
“Alle forze dell’ordine esprimo la mia vicinanza e l’apprezzamento di rappresentante delle istituzioni e di cittadina per il lavoro svolto, anche in questo mese di agosto, al servizio della comunità piemontese e a tutela della sicurezza e della legalità”.
Così la vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino(FI), che sottolinea inoltre: “l’azione delle forze dell’ordine e degli alpini impegnati anche nella nostra regione nell’operazione “strade sicure” presso le stazioni ferroviarie e l’aeroporto di Torino- Caselle, è ancora più encomiabile alla luce dei recenti feroci attentati terroristici, che fanno ben comprendere quanto sia difficile e rischioso il lavoro dei tutori dell’ordine”.
“La collaborazione tra le istituzioni e le forze di polizia, proprio sul fronte della lotta al terrorismo – prosegue la vicepresidente – ha conseguito in questi giorni risultati importanti con l’espulsione dal Piemonte e dal territorio nazionale di soggetti ritenuti pericolosi. L’opera degli agenti, dei carabinieri, dei finanzieri e degli uomini della polizia municipale non è naturalmente circoscritta a questi casi eccezionali, ma si manifesta nella quotidianità contro i furti, le truffe agli anziani, gli episodi di piccola e grande criminalità, la lotta allo spaccio”.
“Mi sembra dunque doveroso, in particolare in questo periodo di vacanza per la maggior parte di noi, rivolgere un ringraziamento a chi lavora costantemente per la nostra sicurezza, su tutti i fronti”, conclude Ruffino.
Minaccia di diffondere foto di lei nuda
Un operaio 42enne di Ciriè avrebbe tentato di ricattare una donna di qualche anno più giovane. Si era fatto inviare alcuni scatti con lei nuda da un’amica. Le avrebbe chiesto di avere rapporti sessuali altrimenti avrebbe diffuso le foto osé. Ma la donna si è rivolta ai Carabinieri che lo hanno denunciato per estorsione.
I controlli antiterrorismo sono stati intensificati sui bus in arrivo e in partenza dai terminal corso Vittorio Emanuele. Sono così stati scoperti e arrestati dagli agenti della Squadra Mobile due uomini di 23 e 27 anni, di origini maliane e regolari sul territorio nazionale, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Con sé avevano 141 ovuli di cocaina, per un valore di circa 450mila euro, in una valigetta caricata su un autobus proveniente dalla Francia, con tratta Lione-Chambery-Torino.
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Il grave attentato di Barcellona ha ridestato, dopo un po’ di tregua, nuovo allarme verso il terrorismo. Lo sappiamo da tempo che il terrorismo è e sarà un elemento molto difficile da combattere e da estirpare. Se si legge il bel libro di Maurizio Molinari sulla Jiahad, ci si rende conto della gravità della situazione in cui siamo immersi fino al collo.
Anche lo stesso Papa Francesco, molto prudente sul tema, ha manifestato parole di condanna più severe rispetto al passato per la strage spagnola. Quando in Francia venne ammazzato in chiesa un anziano prete cattolico, sembrò quasi che quel fatto non avesse toccato il Pontefice. Abbiamo sentito ripetere anche questa volta che è impossibile la sicurezza assoluta. Se ciò è sicuramente vero, andrebbe tuttavia perseguito con fermezza almeno l’obiettivo di una sicurezza relativa.
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Il Gen. Mario Mori, autorità nel campo della lotta al terrorismo, agli inizi di agosto ,mi disse che i nostri apparati di sicurezza sono molto validi, ma non possono agire in modo ottimale. Mi fece un paragone che appare quasi incredibile. E’ se come avessimo una Ferrari con la frizione che slitta.
Cosa è che impedisce alla Ferrari di correre spedita ? Sicuramente un certo buonismo che ci è stato ripetuto in modo ossessivo per anni, un certo garantismo fuori posto, la mancanza soprattutto di una legislazione adeguata all’emergenza. Appare sempre più difficile pensare che gli strumenti della normalità possano essere adeguati nel contesto in cui viviamo. Persino per affrontare il terrorismo rosso e nero degli Anni di piombo fu necessario ricorrere a qualche provvedimento di emergenza. La Legge Reale che portò alcuni a scrivere sui muri Cossiga con la K, fu una necessità oggettiva, al di là di ciò che potesse pensarne Marco Pannella. Cossiga prese su di sè il fardello scomodo con coraggio, da vero patriota consapevole dei suoi doveri.
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Il repubblicano Ugo La Malfa e il filocomunista Massimo Mila dopo il rapimento di Moro invocarono l’introduzione della pena di morte come proponeva Almirante. Forse in questo caso si trattava di farneticazioni senili ,ma certo i due, in precedenza, mai avrebbero condiviso con Almirante neppure un caffè. Minniti (che viene paragonato a Ugo Pecchioli che fu il “ministro degli interni” del Pci )pare abbia in sè il coraggio per assumere iniziative forti come richiedono i tempi calamitosi che stiamo vivendo. Ci riuscirà ?Questo è un interrogativo a cui è difficile rispondere perché il fronte della fermezza non appare così compatto come sarebbe necessario neppure sul tema del contenimento dell’immigrazione. Contro i terroristi rossi e neri che seminavano morte, non si poteva andare troppo per il sottile, ma il terrorismo islamico è cosa non confrontabile con quello che abbiamo vissuto negli anni 70/80 del secolo scorso. E’ mille volte più insidioso. Il terrorismo politico rispetto a quello di origine religiosa era molto più semplice da estirpare. Il fanatismo islamico ha dato una connotazione mostruosamente inedita al terrorismo. Il principio della ragionevolezza ci impone di affrontare i pericoli a cui sono esposti i cittadini, con strumenti idonei.
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Solo in questi giorni vengono messe delle barriere nelle principali piazze italiane. Doveva esserci la strage di Barcellona per arrivare a comprendere i pericoli che incombono.
Il terrorismo è legato a pulsioni individuali non prevedibili, ma occorrono capacità di
prevenzione che sicuramente non abbiamo. Machiavelli parlava di buoni argini per affrontare la piena del fiume di per sé imprevedibile. Chiunque si è cimentato nel cercare di spiegare il perché l’Italia non sia stata ancora oggetto di un attentato terroristico, ha dato motivazioni diverse, tutte poco condivisibili e abbastanza superficiali. Appare difficile da sostenere che gli attentati non sono arrivati a toccare l’Italia, perché le potenzialità investigative italiane sono più efficaci rispetto a quelle di Stati Uniti, Inghilterra, Francia , Germania. E non è possibile neppure sostenere che l’Italia si è salvata perché gode dell’esperienza accumulata negli anni di piombo perché i due terrorismi non sono lontanamente confrontabili. L’unico termine di confronto è il terrorismo palestinese ,più politico che religioso , anche se fortemente antiebraico. L’elemento più allarmante è dato dal fatto che l’Europa non sia riuscita a fare sistema sul terreno della sicurezza. Ad ogni attentato ascoltiamo le solite, ormai ripetitive dichiarazioni, ma non ci sono iniziative volte combattere il nemico comune.
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E’ stato detto da tempo che siamo in guerra, ma ogni volta dopo un po’ di giorni ci illudiamo che sia tornata la pace e la nostra vita continua imperturbabile come prima. In questo contesto è impossibile-al di là delle discussioni in linea di principio che pure hanno una loro importanza – pensare di procedere al varo della legge sullo Ius soli, a meno che vengano varati contemporaneamente provvedimenti legislativi severi volti a combattere l’estremismo islamico. Non è possibile rendere italiani potenziali terroristi, come se niente fosse. Semmai sarebbe il caso di provvedere ,in tempi rapidi, a respingimenti che, per il troppo garantismo burocratico e non, sono stati rinviati da troppo tempo. Ci sono centinaia di migliaia di migranti- non di profughi- che vagano per il nostro Paese. Sono delle vere e proprie mine vaganti, anche al di là del pericolo terroristico. La violenza praticata contro di noi richiede l’uso della forza e non del cavillo giuridico.Benedetto Croce ci ha insegnato a distinguere la forza rispetto alla violenza. Uno Stato ha il dovere di usare la forza contro la violenza a cui vengono sottoposti i suoi cittadini. Angelo Panebianco ha posto con chiarezza il problema da affrontare: rinunciare a un po’ di libertà per ottenere una maggiore sicurezza.
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E’ una scelta dolorosa e difficile, ma ,giunti a questo punto, è una scelta non più rinviabile.
Ancora Panebianco ha avuto il coraggio di scrivere che “spesso in Europa si commette il terribile errore di chiamare “moderati” gli estremisti che non uccidono”. E qui si aprirebbe un altro discorso che andrà anch’esso affrontato, superando gli abusati stereotipi del politicamente corretto. Il liberale Popper sosteneva che verso gli intolleranti non si deve praticare la tolleranza. Sul piano delle idee io continuo a ritenere che tutte le opinioni ,anche quelle più estreme, vadano rispettate e vada garantita la loro libera manifestazione. Ma qui non siamo di fronte a prediche che provengono da una moschea più o meno reale o virtuale. Siamo di fronte alla violenza praticata con metodo scientifico, di fronte alla quale la parola tolleranza è priva di senso. Non si tratta più di difendere i valori dell’Europa e della sua storia, quella che Oriana Fallaci definiva apocalitticamente “Eurasia”. Si tratta di difendere molto più prosaicamente la nostra vita. Primum vivere, deinde philosofari…
quaglieni@gmail.com
Dopo l’attentato a Barcellona anche l’Italia rafforza l’apparato di sicurezza – invero già massiccio – per contrastare la minaccia terroristica, la minaccia firmata Isis, che sul social Telegram indica il nostro paese come «prossimo obiettivo» e che alza la tensione. Lo riferisce Site, il sito statunitense che monitora l’estremismo islamico su internet. Gli apparati di sicurezza, a livello ministeriale e territoriale, sono al lavoro per rendere più sicure strade e aree nevralgiche delle città. E’ elevata la vigilanza sui foreign fighters (125 quelli già monitorati) e sui soggetti a rischio. I provvedimenti di allontanamento per motivi di sicurezza disposti dal ministro
dell’Interno, Marco Minniti, sono 70 nei primi 7 mesi e mezzo del 2017. Qui a Torino altri cinque extracomunitari sono stati espulsi dalla prefettura per «indole violenta e criminale»: tutti giovanissimi, tra 19 e 21 anni, giunti in Italia da minorenni non accompagnati, seguiti dai servizi sociali. Poi non hanno completato gli studi e non si sono adeguati alle regole delle strutture in cui erano inseriti, facendo una vita da balordi e piccoli criminali. Futuri terroristi? La sorveglianza su Porta Nuova, Porta Susa e l’aeroporto di Caselle da parte degli alpini della brigata Taurinense prosegue, così come sono attentamente monitorati dalle forze dell’ordine luoghi come il Duomo, la Sinagoga, piazza Castello e le vie del centro storico. Allo studio il posizionamento di barriere antisfondamento nei luoghi sensibili.