I carabinieri hanno arrestato E.A., di 37 anni, l’uomo uomo che aveva rapinato di 400 euro il supermercato ‘Presto Fresco’ di Collegno lo scorso 24 agosto. E’ un tossicomane noto alle forze dell’ordine, è stato rintracciato vicino a casa sua, dove si sarebbe dovuto trovare essendo agli arresti domiciliari, mentre aspettava il bus. Era ubriaco e alla vista dei militari ha reagito violentemente. Con l’arrivo di un’altra pattuglia è stato possibile procedere al fermo. Testimonianze e video hanno permesso ai carabinieri di risalire a lui.
A proposito delle barriere anti-sfondamento installate nel centro di Torino, con un post su Facebook la sindaca Chiara Appendino interviene, facendo riferimento all’iniziativa di abbellire i dissuasori attraverso l’opera di artisti.”Posto che la sicurezza viene prima di tutto, anche l’impatto visivo merita attenzione, – afferma la prima cittadina – specie in una Città che ad agosto ha fatto segnare record di visitatori, nei prossimi giorni verrà dunque promossa un’iniziativa volta a coinvolgere writers e allievi dell’Accademia per dimostrare come la risposta della Città di Torino al terrorismo non sia la paura ma l’arte, i colori e la voglia di guardare avanti. In questi giorni in alcune delle zone più frequentate di Torino sono comparsi diversi dissuasori per il traffico come fioriere, piramidi e barriere jersey, che hanno come obiettivo quello di garantire la sicurezza di chi frequenta quei luoghi”.
(foto: il Torinese)
Europa e terrorismo
Le Ramblas, i famosi viali della bella Barcellona, non saranno più piacevoli e spensierati ricordi di tutti noi, appassionati turisti della Spagna del Sud, alla ricerca di quel profumo di “fiesta” tanto celebrato dai più importanti scrittori del Novecento, a partire da Hemingway, cronista dei principali quotidiani statunitensi ai tempi della guerra civile vinta da Francisco Franco e immortalata nella sua più totale drammaticità dal quadro di Pablo Picasso “Guernica” ,distrutta dal bombardamento a tappeto da parte della Luftwaffe tedesca al suo collaudo generale, in prospettiva della imminente seconda guerra mondiale.Ora inevitabilmente, ogni qualvolta ricorderemo il capoluogo della Catalogna, avremo ben in mente le immagini dei terroristi islamici e del camion sulla folla travolta, indifesa nella propria sorpresa durante un momento di svago insieme a parenti e amici in una giornata di agosto.Al telegiornale sembra purtroppo di rivedere il drammatico attentato di Nizza dell’anno scorso sulla Promenade des Anglais, percorso pedonale della Costa Azzurra, affascinante ed emozionante quanto quello oggetto del tragedia odierna.Certamente non si può rimanere che attoniti e perplessi di fronte a queste mostruosità partorite dalla mente dei terroristi, oggi islamici, dove trovano la morte centinaia di innocenti di tutte le età, le nazionalità e anche indistintamente di tutte le confessioni religiose, ma è altrettanto evidente nella ripetitività di queste sciagure una certa dicotomia rispetto a quanto successo nei cosiddetti “anni di piombo”: in primis questi islamici sono simili, più che a dei militanti politici impegnati a destabilizzare l’ordine costituito per facilitare l’ascesa di una fazione partitica per la quale protendono, piuttosto a dei “kamikaze” giapponesi, soldati della aviazione dell’Impero del Sol Levante dell’ultimo conflitto mondiale che, spinti da “un vento divino”, si immolavano contro le portaerei americane nel tentativo estremo di difendere la propria nazione.
***
Sarebbe, però, estremamente superficiale classificare questi criminali islamici quali fanatici; infatti, così come si è superata da tempo l’attribuzione di questa accezione nei confronti degli aviatori nippoci sopra ricordati, sconfinare nel fanatismo significa, indirettamente, celebrare l’eroismo, visto che il confine tra i due termini è davvero sottile e oggetto di interpretazioni faziose; in fondo i trecento spartani guidati al massacro dal re Leonida alle Termopili contro i Persiani non erano tali? I santi della Chiesa Cattolica, senza il deliberato e consapevole martirio dei quali la principale religione del mondo occidentale sarebbe rimasta un culto settario mediorientale, non possono affiancarsi nello spirito di abbracciare la fede nell’accettare la propria morte a questi magrebini? Certamente no, anche perché gli spartani così come i giapponesi sceglievano di combattere, uccidere e consapevolmente di immolarsi per difendere la patria dall’invasione di un nemico belligerante; i discepoli e i loro seguaci predicavano la vita eterna, aspetto che rivoluzionò il mondo antico, a tal punto da essere perseguitati e condannati a morte dai governatori romani perché, direttamente o indirettamente, attaccati dai predicatori provenienti dalla Palestina nella loro corruzione o nella violazione dei diritti umani anti-litteram. Ma attualmente nessuno vuole convertire l’Europa alla fede di Allah.Gli stessi carbonari di fine Ottocento e gli anarchici di inizio Novecento, con le loro bombe e con le loro pistole, prendevano di mira gli imperatori di Francia e di Austria o il re d’Italia sapendo di essere arrestati e ghigliottinati o fucilati, ma anche in quella fattispecie il bersaglio politico era chiaro e comunque istituzionale.
***
Attualmente si parla di ragazzi, tendenzialmente giovani, di origine magrebina, nati o cresciuti in Europa e, in molti casi, nei Paesi dove effettuano gli attentati, senza mai prendere di mira bersagli politici o istituzionali, ma sempre e comunque civili, solitamente in luoghi di svago. Dal 2001 a oggi le modalità degli attacchi sono mutate, si era partiti con le bombe sugli aerei, nella prima decade del nuovo millennio si è passati ad azioni maggiormente orientate all’uso di armi da fuoco, quali mitra e fucili di grosso calibro, da qualche anno, infine, si predilige l’uso improprio di furgoni a tutta velocità sulla folla nei principali punti di aggregazione sociale. Qualcuno potrebbe obiettare che difendono in termini reazionari i loro Paesi, quali Libia, Iraq e Afghanistan, dall’invasione anglo-franco-americana, impossibilitati dal fronteggiare eserciti regolari, nella speranza forse di creare, attraverso il disordine nei principali centri stranieri, i presupposti per il ritiro delle truppe. Ricorrere sempre poi alla classificazione di questi giovani quali disturbati mentali, o disagiati sociali o ancora ex-detenuti, sa tanto di totalitarismo dell’informazione, in cui ogni avvenimento contrario al regime, così perfetto nella sua organizzazione democratica e di rappresentanza popolare, non possa che essere espressione di squilibrati. La verità è che, dichiarata la morte di un presunto Bin Laden e di un altro presunto Califfo, il terrorismo contemporaneo sembra non vedere la propria fine con il sollievo di tutti, ma la sporadicità degli attentati, mai legati tra di loro da una forma di continuità spazio-temporale, al momento non fa emergere un quadro ben delineato di attacco all’Occidente quale forma nuova di conflitto politico-militare. Negli anni Settanta molti, dietro alle bombe esplose in Germania, in particolar modo durante l’Oktober Fest, e in Italia, con le stragi nere a Brescia e a Bologna, videro la mano lunga della CIA; oggi i quadri internazionali, rispetto a quell’epoca, sono radicalmente mutati ma il controllo della società civile da parte delle Istituzioni si è affinata in nuovi linguaggi non ancora decifrati, dove il controllo delle masse ha sempre più direzioni ondivaghe, poco chiare, tanto da aver portato i filosofi contemporanei a teorizzare la “post-verità”, in un mondo dove tutto pare, ma nulla è certo. Evidentemente, come nel mito della caverna di Platone, qualcuno non ci dice la verità fino in fondo, pensando di tenerci prigionieri con il volto fisso sulla parete della grotta dove proietta, come in uno schermo cinematografico, quanto di suo interesse.
In un incidente stradale avvenuto ieri a Caluso un bimbo di 2 anni e uno di 3 sono rimasti feriti. Viaggiavano su una Fiat Seicento con la mamma di 24 anni e un’amica, quando la loro macchina si è scontrata con una Punto guidata da una donna di 28 anni. Sono intervenuti i vigili del fuoco per estrarre i feriti dalle lamiere. I bambini sono stati trasportati in elisoccorso al Regina Margherita. Ferita anche la madre che si trova al Cto.
(foto archivio)
18 giorni di Festa de l’Unità
Saranno 18 i giorni di Festa de l’Unità, ad incominciare dal 1° settembre, nella nuova location allo Sporting Dora di corso Umbria, dove le serate proseguiranno con tanto di dj set dopo i dibattiti. Circa 70 gli incontri in programma. Sarà allestito anche un ‘giardino delle idee’ dal quale dovrebbe emergere il contributo che il Pd intende dare al rilancio di Torino. Previsti gli interventi di sei ministri: quello dell’Agricoltura Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, il 4 settembre. Il 5 il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, il 6 settembre, l’8 il ministro dell’Interno Marco Minniti, il 9 quello della Difesa, Roberta Pinotti. Il 15 settembre chiusura con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Braida: “Juve e Barcellona le più forti”
L’Ansa riporta le parole pronunciate a ‘Radio anch’io sport’, dal ds del club catalano, Braida, che affronta il tema della prossima sfida di Champions fra la squadra di Messi e la Juventus: “Il Barcellona non è nel momento migliore, ma nelle prime due partite di campionato ha vinto, e questo ci fa ben sperare. La Juve e il Barcellona sono le favorite del girone”. Gli chiedono: oggi i bianconeri sono più forti dei blaugrana? Lui risponde: “spero di no. Certo la Juve è una squadra importante, ha giocatori straordinari e un complesso molto forte. Ma noi al di là della partenza di Neymar restiamo sempre di altissimo livello. Sono tutti molto bravi, ma anche Messi è un campione assoluto, con lui si può sempre vincere, lui ha qualcosa di magico”.
Alla Venaria Reale, la Reggia dei Savoia
Tra poco più di un mese, il prossimo 12 ottobre, la Reggia di Venaria festeggerà i dieci anni dalla sua apertura al pubblico. Si tratta di un traguardo importante che segna la definitiva rinascita della residenza sabauda, seguita agli anni di abbandono del complesso e ai lunghi lavori di restauro compiuti tra il 1999 e il 2007. Riconosciuta a livello internazionale come uno degli esempi più significativi di architettura barocca, la Reggia è stata edificata per volere del duca Carlo Emanuele II. A partire dalla seconda metà del Seicento, per due secoli e mezzo, è stata una delle residenze di piacere e di caccia più amate dai Savoia, incantati non solo dalla bellezza del Salone di Diana, della Grande Galleria e della Cappella di Sant’Uberto, ma anche dagli oltre cinquanta ettari di Giardini e dall’immenso Parco La Mandria che la circondavano e che ancora oggi rappresentano una vera e propria attrazione per i visitatori.
***
Il Salone di Diana costituisce il centro fisico del grande progetto originario, messo a punto dall’architetto Amedeo di Castellamonte: conserva sulla volta un affresco nel quale sono rappresentate Diana e le altre divinità dell’Olimpo, mentre sulle pareti custodisce i ritratti in pittura dei Savoia e una serie di dieci dipinti dedicati al tema del caccia, suddivisi in due registri. Il tema venatorio è protagonista anche dei dettagli della ricca decorazione della Grande Galleria, spazio lungo più di ottanta metri concepito nel Settecento da Filippo Juvarra, architetto messinese incaricato di lavorare all’ampliamento della Reggia. Come la Cappella di Sant’Uberto, la Grande Galleria si contraddistingue per la successione ritmica di pieni e vuoti, di spazi chiusi e grandi aperture che danno vita a straordinari giochi di luce ed ombra, capaci di meravigliare i visitatori di oggi così come i cortigiani del passato.
***
Per consentire al pubblico di immergersi nei fasti della vita di corte, è stato messo a punto un percorso di visita che, anche attraverso l’aiuto di video-proiezioni e nuove tecnologie, consente di scoprire non solo la complessa storia costruttiva della Reggia e dei suoi Giardini, ma anche e soprattutto le storie di vita dei duchi, dei re e dei principi che in quegli ambienti hanno trascorso parte della loro vita. Per permettere ai visitatori di orientarsi più facilmente tra le sale di quella che, senza ombra di dubbio, può essere considerata una delle Versailles italiane, da qualche tempo è disponibile un’App. Scaricabile gratuitamente dall’Apple Store o da Google Play, è in grado di riconoscere la posizione in cui ci si trova durante il percorso di visita e di inviare automaticamente notifiche che segnalano gli elementi di interesse che si incontrano lungo l’itinerario. Oltre a essere una residenza storica dei Savoia, la Reggia di Venaria vuole essere anche una residenza contemporanea, capace di stare al passo con i tempi: ne sono testimoni anche la sua attenzione nei confronti delle persone con disabilità, cui sono destinati materiali e visite studiati ad hoc, e la capillare presenza sui social media. Infatti, oltre ad avere un pagina Facebook, un profilo su Twitter ed un account su Instagram costantemente aggiornati, la Reggia è presente anche su Google+ e Flickr, ha un proprio canale YouTube ed è recensita su TripAdvisor e sugli altri portali che raccolgono le impressioni di viaggiatori e turisti entusiasti.
***
Oltre a consentire al pubblico di conoscere una parte importante della storia d’Italia attraverso la narrazione delle vicende di casa Savoia, il grande complesso a poco più di una decina di chilometri da Torino ospita costantemente esposizioni che spaziano dalla fotografia all’arte contemporanea passando per l’arte moderna. Tra quelle in corso, visitabili sino al prossimo 18 gennaio, vale la pena segnalare la mostra dedicata all’artista della Belle époque Giovanni Boldini, maestro nella realizzazione di ritratti femminili, e Lady Diana. Uno spirito libero che ricostruisce la biografia della principessa inglese a distanza di venti anni dalla sua tragica scomparsa.


Il Brunitoio di Ghiffa
Quei lombardo-piemontesi del lago Maggiore…
Passeggiando sul lungolago di Baveno, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, ci si specchia sul golfo Borromeo. Le isole stanno lì, in fila e in mezzo al lago, tra Pallanza e Stresa. Dal parco della Villa Fedora, appartenuta al noto compositore Umberto Giordano, fino alla sontuosa Villa Henfrey (più nota come Villa Branca) dove sono stati ospiti la Regina Vittoria d`Inghilterra e lord Byron, l’orizzonte del lago trova nell’isola Superiore ( o dei Pescatori) e nell’isola Bella un punto fermo.
Dalle parte opposta del lago, a monte, s’incontrano le cave dove si estrae il famoso granito rosa. Pietra preziosa, il granito di Baveno, con la quale sono state realizzate la Galleria Vittorio Emanuele a Milano e il colonnato della Basilica di San Paolo a Roma. Da ragazzi, in tempi lontani, dopo aver attraversato l’abitato di Oltrefiume, si andava a pescare sulla spiaggetta davanti al Marmo Vallestrona, in direzione di Feriolo, dove facevano mostra di se due enormi, granitiche ruote da frantoio, lavorate dalla paziente opera degli scalpellini. Si pescavano le tinche a fondo, con l’esca di polenta, o – alla sera – le anguille. In quel caso, data l’oscurità, non potendo far conto sul galleggiante a vista, ci si affidava a un pezzettino di carta in bilico sulla lenza: quando il pesce abboccava, lo strappo alla lenza faceva “saltare” il foglietto e – con prontezza – si poteva allamare la preda. A volte si andava, con la canna fissa, a pescare nei pressi dell’imbarcadero o nei porticcioli. Lì l’acqua era più scura; prendeva il colore cupo delle vecchie pietre dove stavano, ormeggiate e dondolanti, le barche. Sul lago misuravamo le distanze con il “metro” dei venti, del “regime di brezza” formato dalla Tramontana che viene da nord, la notte o la mattina, e dell’Inverna, che sale dal senso opposto da pomeriggio a sera. Il vento “narra” molte cose, come si può leggere in alcune delle pagine più felici regalateci dall’estro creativo del luinese Piero Chiara.
Nel racconto “Ti sento, Giuditta”(che si trova nella raccolta L’uovo al cianuro e altre storie),Amedeo Brovelli, provetto pescatore e abituale frequentatore del Caffè Clerici, era solito soffermarsi a lungo sul molo dell’imbarcadero di Luino, fiutando il vento di tramontana. Stando lì, dov’erano più intense le folate d’aria, riusciva a distinguere tutti i sentori che il vento, scendendo dalla Svizzera, raccoglieva lungo le valli dell’altra sponda. ”…Socchiudeva gli occhi estasiato e mormorava: ‘le vacche, i boasc, i boasc’. Riapriva gli occhi e dopo un po’: ‘Il pane, il pane, a Cannobio! Il pane fresco, non lo senti?”. E Cannobio, come precisava Chiara, “era sull’altra sponda del lago a otto chilometri. Capii che il Brovelli sentiva l’odore del pane, nel vento (di tramontana). Del pane che usciva in quel momento da un forno a Cannobio; subito mi parve di sentire anch’io quell’odore. ‘Lo sento”, dissi ‘lo sento”. Michette, michette di semola!” Il lago, come gli spiegava l’interlocutore fatto esperto dagli anni, “non ha odore sotto il vento e non turba quelli che gli passano sopra”. Leggendo il racconto di Chiara si comprendeva come il profumo del pane appena sfornato si confondesse con il sentore delle vacche e delle capre della Val Cannobina che, dall’opposta riva del lago, proveniva dalle stalle di Cavaglio e Spoccia. Oppure con il fragrante aroma di tabacco Virginia che fuoriusciva dalla Fabbrica Tabacchi Brissago, nell’omonima località sulla riva elvetica del lago Maggiore dove si sfornavano sigari dal 1847. Piero Chiara amava ambientare le sue storie tra le due sponde del Verbano, quella “grassa” (piemontese) e l’altra “magra”(lombarda).
Noi, mezzi lombardi e mezzo piemontesi lo siamo sempre stati, vivendo nel Verbano-Cusio-Ossola, realtà geografica che può essere facilmente paragonata a un cuneo di terra conficcato a forza nella catena alpina che divide – con le Lepontine – l’Italia dalla Svizzera, il nord del Piemonte con i due cantoni elvetici del Vallese e del Ticino. Un cuneo di terra e di storie che, a est, condivide con la Lombardia il lago Maggiore. La storia del lago è stata a lungo legata, a doppio filo, con quella della Lombardia e delle sue “casate”: i Visconti, gli Sforza e i Borromeo. Quest’ultima famiglia, in particolare, dalla metà del 1400 in poi, è stata una protagonista indiscussa della vita lacustre, esercitando – tra l’altro – i diritti di pesca. Quello che in epoca romana veniva chiamato Lacus Maximus , a indicarne la grandezza rispetto ai laghi vicini, o anche Verbanus, presumibilmente associando due vocaboli celtici come ver (grande) e benn (recipiente), è lo scenario della prima storia. Ed è proprio qui, sulle onde del lago Maggiore ( lach Magiür, in lingua insubrica) , secondo più grande lago in Italia, che ho sviluppato – dentro e attorno all’isola Superiore – la trama de “La repubblica dei pescatori”. Un racconto con personaggi di fantasia che si mescolano ad altri veri in un contesto che riporta fatti storici effettivamente accaduti, con i patrioti repubblicani in lotta per la libertà contro la monarchia sabauda, nel 1798. Un racconto già pubblicato su “Il Torinese”, che si ricollega a una storia con la “esse maiuscola”, tanto vera quanto esaltante e dolorosa. Una storia che trae origine dal Trattato di Worms. In questa città tedesca della Renania-Palatinato, il 13 settembre 1743 venne concluso un trattato che suggellava l’alleanza antifrancese dei Savoia con Maria Teresa d’Austria.
In quell’occasione la sponda occidentale del lago Maggiore e quello che oggi è più o meno il VCO passò al Piemonte. Un “passaggio” mal digerito che generò dissensi e contrarietà, sfociando in aperta contestazione. Quell’alterare la naturale inclinazione verso la Lombardia, tuttora evidente e facilmente “misurabile”, e quel divenire piemontesi “per decreto” non accrebbe la simpatia verso la casa Savoia. Il distacco delle terre del lago dal milanese influì parecchio sulla vita economica e sociale. La riorganizzazione della vita amministrativa obbligò gli abitanti a “slegarsi” da una regione con la quale – per secoli – avevano condiviso tutto: interessi reciproci,tradizioni,consuetudini. Se poi, a fine secolo, le idee giacobine trovarono terreno fertile, lasciando un segno profondo, questo non fu frutto di un caso. E quell’essere un po’ metà-metà, tra Lombardia e Piemonte, in fondo è rimasto nel comune sentire.
Marco Travaglini
Interventi sugli alberi in città
Negli ultimi tre mesi i controlli di stabilità sul patrimonio arboreo della città si sono concentrati sulle circoscrizioni 4, 5, 6, 7 e 8
Altri 3846 alberi sono stati controllati e si aggiungono ai 15.800 dei primi sei mesi del 2017. Di questi, 72 saranno oggetto di interventi da parte dei tecnici del verde dell’Amministrazione comunale, circa l’1,9 per cento degli alberi osservati. Il taglio definitivo riguarda 46 esemplari, mentre per le altre 26 piante è prevista una accurata potatura per evitare possibili cedimenti. Un dato confortante, tenuto conto che l’età media degli alberi torinesi è di circa 50 anni.
Si tenga presente che, in circa 160 casi, sono stati richiesti ulteriori approfondimenti di analisi, prima di confermare il dato emerso dall’indagine visiva della pianta: 124 approfondimenti con tomografia, 34 casi di analisi in quota, 3 prove di trazione.
Gli interventi necessari avranno inizio a breve. I tagli definitivi dovranno essere effettuati principalmente nelle seguenti località:
- Circ. 4 – Corso Regina Margherita tratto Oddone-Lecce (3, su 263 piante controllate); corso Tassoni (2, su 139 alberi controllati);
- Circ. 5 – via Verolengo (5, su 161 piante controllate), corso Brin (1 su 43 controlli), via Druento (3, su 74 piante controllate), corso Cincinnato (1, su 402 controlli), via dei Gladioli (2, su 51 piante visionate), via delle Primule (1 pianta morta);
- Circ. 6 – Viale Falchera (5, su 157 controlli), via Tollegno (2, su 33 controlli), via Boccherini (1 su 55 piante controllate);
- Circ. 7 – lungo Po Machiavelli (1, su 82 piante controllate), piazza Fontanesi (1, su 31 controlli);
- Circ. 8 – Corso Dante (13 abbattimenti, di cui 1 già eseguito con procedura di urgenza perché con pericolo imminente di caduta, su 186 alberi controllati), piazza Nizza (2, su 44 piante visionate), piazza Graf (1, su 18 piante controllate), corso Bramante (2 piante morte);
Un caso particolare è l’alberata di corso Dante, dove la numerosità dei tagli (13) è significativa; si tratta di una alberata di olmi, matura, quindi con piante a fine ciclo sempre più deperienti. Compatibilmente con le risorse disponibili, è in corso di rinnovamento con peri da fiore, ritenuti più adatti al contesto.
In tutti gli altri casi, laddove possibile e opportuno dal punto di vista tecnico, sarà programmata la sostituzione delle piante rimosse; i casi più impattanti dal punto di vista numerico e/o funzionale (in cui la rimozione degli alberi pregiudichi la fruizione dell’area) saranno oggetto di specifiche valutazioni (inserimento nella lista ambiti del progetto “Regala un Albero alla tua città”, riqualificazione di banchine ed ambiti, e così via).
Tutte le operazioni, salvo condizioni meteo avverse, avranno inizio in ogni località non appena saranno espletate tutte le formalità burocratiche e logistiche. Nei casi più gravi, la rimozione è già avvenuta. Gli interventi vengono realizzati da parte di imprese appaltatrici diverse e senza nessuna relazione con chi ha eseguito i controlli; durante tutte le operazioni i tecnici comunali seguono sul posto le attività. Le analisi di stabilità sono documenti disponibili presso il Servizio Verde Pubblico e consultabili dai cittadini con richiesta di accesso agli atti.
www.torinoclick.it