I filippini, nuovi veri torinesi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Il prof. Pier Franco Quaglieni

Si è svolta domenica pomeriggio un’imponente processione della Comunità Filippina di Torino per Maria Ausiliatrice e Don Bosco nella festa dell’Ascensione. Una grande lezione di civiltà di una comunità laboriosa e disciplinata che è davvero una risorsa per Torino, una città sempre più scristianizzata e profana (non laica, il che sarebbe tutt’altra cosa) che ha perduto i grandi valori espressi dai suoi Santi ottocenteschi, una Torino imbarbarita e violenta che stento a riconoscere, piena zeppa di spacciatori e di gentaglia, per usare un’espressione del mio amico Giovanni Ramella.

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Un’altra San Salvario civile, non quella del chiasso e della movida, ma della preghiera cristiana, parola dimenticata, non quella degli intellettualoidi che ci abitano contenti e orgogliosi di viverci. I Filippini sono i veri nuovi torinesi che aprono la loro  processione sventolando il tricolore italiano oltre alla loro bandiera. Nel degrado di San Salvario è stata un’eccezione splendida assistere dal mio balcone allo snodarsi ordinato  della processione destinata a concludersi nella parrocchia di San Pietro e Paolo dove i Salesiani sono diventati protagonisti silenziosi di una rinascita cristiana dopo anni di preminenza arrogante di varie immigrazioni, destinate a non integrarsi mai nel tessuto della città ma ,al contrario, ad essere fonte di continui problemi di ordine pubblico e non solo.
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Se non ho visto male, nessuna autorità presente, neppure del Quartiere. Loro preferiscono attendere il Gay Pride per essere presenti in prima fila. Ma il cuore vero di Torino e’ con i filippini che ricordano ciò che molti torinesi hanno dimenticato, facendo prevalere i propri interessi materiali e, in molti casi, il loro cinismo, proprio di una città senza valori, nichilista, godereccia, in una parola, alla deriva, che si entusiasma per un film girato a Torino che apparirà ambientato a Roma. Giusta nemesi per una città che ha smarrito le sue radici storiche e non ha più da tempo una classe dirigente degna di questo nome.
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