IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Non sono certo un sostenitore di questo governo che giudico inadeguato e politicamente orientato verso impostazioni ideologiche che mi sono estranee e lontane. E rivendico anche il diritto a manifestare perché senza libertà di manifestare la democrazia muore e il passo tra assembramento e adunata sediziosa può sembrare ad alcuni forcaioli non così distante
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Certo è importante manifestare nel rispetto delle regole fissate per la pandemia. Ma il diritto costituzionale va difeso con le unghie e con i denti, comunque è sempre. Premesso questo, ho dei forti dubbi sulle manifestazioni promosse da partiti il 2 giugno, quasi in alternativa alla parata militare che era un momento unitario per tutti gli Italiani.
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Il Tricolore non va mai usato per scopi di parte e Zingaretti che all’ improvviso si sente patriota ed invita ad esporre il Tricolore fa un’operazione politica per spiazzare il centro- destra che porterà, per la festa della Repubblica, in piazza il Tricolore. Zingaretti e’ così lontano dalla conoscenza della storia patria da definire il 2 giugno festa dell’Unita’ nazionale. Il 2 giugno è invece storicamente già di per sè una data divisiva perché la Repubblica nacque da un referendum carico di ombre e con uno scarto di voti inadeguato rispetto agli oltre dieci milioni di Italiani che votarono per la Monarchia. Non facciamo del 2 giugno occasione e pretesto di altre divisioni e riserviamo il tricolore a manifestazioni che non siano di parte. Inno nazionale e Tricolore vanno rispettati perché sono ciò che resta di un’ Italia a pezzi e di una storia dimenticata che i giovani non conoscono affatto e che quindi non rispettano. Molti sono figli di una scuola che non insegna neppure il civismo, figurarsi il patriottismo che molti insegnanti giudicano una fastidiosa retorica. Leggiamo o rileggiamo il “Cuore” di De Amicis, patriota e socialista umanitario, per capire cosa debba essere il vero patriottismo di cui avremmo tanto bisogno e che nessuno oggi in Italia e’ in grado di generare. Ci riuscì o almeno tentò di suscitarlo il presidente Ciampi, ma anche il suo esempio è oggi molto lontano. Amare la Patria significa identificarsi nella sua storia, guardando a ciò che ci unisce e non a ciò che ci divide. E’ il grande esempio che ci viene dal nostro Risorgimento: da Cavour a Vittorio Emanuele, da Garibaldi a Mazzini. Discorsi vecchi che però andrebbero ricoperti proprio in questi drammatici frangenti. Gli Italiani dopo Caporetto seppero comportarsi in altra maniera, anche quelli contrari alla guerra. Un altro esempio di come si debba essere italiani. Sventolando quel Tricolore sono morti nelle guerre di indipendenza e nelle due guerre mondiali tanti italiani che meritano rispetto e nel silenzio solenne e misterioso della morte ci giudicano. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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