IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

L’ipotesi di abbattere il regime iraniano con le bombe appare un punto molto debole e controverso della strategia israeliana. La storia recente dimostrerebbe che la fine di regimi come quello iracheno e libico non hanno rappresentato una liberazione, ma hanno generato il caos e fomentato il terrorismo. La democrazia non si esporta e non si può imporre. L’Islam e la democrazia, anche quella illiberale, sono incompatibili. I talebani restano un esempio forse troppo facilmente dimenticato. L’Isis è nata dalle ceneri del regime di Saddam Hussein. Non è detto che la storia serva a capire il presente. La storia non si ripete mai. Ce lo insegna Guicciardini. Abbattere il regime potrebbe provocare contraccolpi imprevedibili. Ma questa riflessione non giustifica certo la difesa della sopravvivenza dell’Iran, animata da un astioso antisemitismo inestinguibile che vede in Israele il male assoluto. Nella storia non ci sono mali assoluti, ma solo mali relativi. E il male più grave è oggi l’Iran del regime komeinista barbaro e soffocatore di ogni libertà. Di fronte ad un’ Europa imbelle ed un’Onu impotente vanno viste le ragioni di Israele come ipotesi almeno degne di essere considerate con un distacco non ideologico preconcetto. Certo in un clima di guerra come quello attuale il pericolo di una sua estensione è reale. La pace resta un valore assoluto di fronte alla guerra nucleare che potrebbe significare la fine della nostra stessa vita. Bobbio resta il profeta inascoltato della pace. Ma non va sottovalutata l’ipotesi di un opportuno intervento chirurgico preventivo di Israele, volto ad impedire all’Iran di giungere al nucleare. Il pericolo di una guerra nucleare appare una inquietante realtà dell’Iran che viene sottovalutata da chi rivela un odio anti- israeliano che impedisce di capire la complessità degli eventi. Il manicheismo non aiuta a capire, anzi è un approccio sbagliato che ci allontana dalla comprensione dei fatti, per dirla con Bloch: capire prima di giudicare e non viceversa.
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