Se chiediamo alle persone cosa sia la violenza sessuale, riceveremo come risposta “il sesso praticato senza consenso”, “lo stupro” o “l’atto sessuale compiuto su minori o su disabili psichici”. Difficilmente parleranno dello stealthing.
Di cosa si tratta? Non è altro che l’atto di sfilarsi il preservativo senza avvisare il partner ricevente, eiaculando nel partner o su di esso, ma comunque in modo non concordato.
Perché questo atto è così grave? I motivi sono molteplici; innanzitutto comporta rischi non indifferenti per il ricevente: gravidanza indesiderata e rischio di trasmissione di malattie non vanno sottovalutati.
Poi, pur ammesso che il partner ricevente sia protetto da entrambi i rischi, è pur sempre un comportamento che non rispetta le richieste e, dunque, avviene senza il consenso.
Immaginate che un estraneo, seduto accanto a voi al bancone di un pub o al tavolo in una mensa, beva al vostro bicchiere senza chiedervi il permesso: come vi comportereste? A parte cambiare il bicchiere per non entrare in contatto con la saliva (ed i germi) altrui, vi sentireste violati, privati di un qualcosa solo vostro.
Potete dunque immaginare ricevere il liquido seminale di una partner, ancor più se è occasionale, convinti che il rapporto terminasse come era iniziato, come avevate concordato magari infilandogli voi la protezione.
Al di là dell’aspetto puramente sessuale, saltano all’occhio almeno due fattori: il primo è non curarsi del prossimo, perché potremmo essere portatori di una MTS a nostra insaputa; il secondo, pensiamo unicamente al nostro piacere senza considerare la volontà del partner.
Questo comportamento è in realtà lo specchio della nostra società dove la violenza, tanto psicologica quanto fisica, aumenta quotidianamente a tutti i livelli, dove l’egoismo è la parola d’ordine in ogni ambito e ciò che il nostro comportamento può determinare negli altri non ci interessa minimamente.
Per fortuna, lo stealthing, in Italia ed in molti altri Paesi, è considerato reato esattamente come spiare una donna sotto le gonne con una telecamera o mentre si cambia in un camerino o toccandole le natiche sull’autobus.
Finché ci saranno, però, padri (ammesso che siano loro i padri: mater sempre certa, pater numquam) che insegnano ai figli che le donne sono oggetti, individui da usare come giocattoli, ci saranno sempre adulti affetti da deficit cognitivo che tratteranno le donne come meri oggetti di piacere, colf, geishe, sarte, cuoche del tutto gratuite e così via.
Molti uomini, frequentatori di prostitute, pagano ben più della tariffa richiesta pur di praticare un rapporto senza precauzioni, sfruttando il bisogno economico della ragazza dettando le regole perché dalla parte del più forte: pago, quindi obbedisci.
E’ evidente che, rispetto a pochi decenni fa, la nostra società sia notevolmente decaduta, non soltanto per ciò che concerne il rispetto delle persone, ma anche (e, direi, soprattutto) il rispetto di sé stessi; è nella natura umana pensare che ogni disgrazia, ogni malattia capitino agli altri, che non riguardino noi: basta vedere come i giovani affrontano i rischi della guida dopo aver bevuto, i parkour, le prove di coraggio più insensate. Qualcuno rimpiange la naja come momento in cui i giovani passavano dalla fase di ragazzo a quella di uomo, dove si iniziava a vivere autonomamente senza la mamma che ti rimbocca le lenzuola ma con un superiore (come è nella vita di tutti i giorni) che ti punisce se sbagli. Venendo meno questa fase importante dello sviluppo psicologico dell’individuo (che, allora, era riservata al sesso maschile) ecco che tutto ciò che ne consegue viene a galla nel peggiore dei modi.
L’aumento vertiginoso delle violenze di genere (da entrambe le parti), le liti condominiali e stradali scaturite da eventi risibili, l’insofferenza degli studenti nei confronti dell’istituzione scuola e la violenza dei genitori nei confronti del corpo docente e dei pazienti nei confronti del personale ospedaliero sono solo alcune, iconiche, forme di questa mancanza di rispetto che la società mostra e attua nei confronti degli altri individui.
Salvo poi assistere a repentini ripensamenti quando ci si rende conto di aver infastidito la persona sbagliata. Un proverbio messicano, citato nel film “Per un pugno di dollari”, recita “Quando l’uomo con il fucile incontra l’uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto.”, ma lo stesso può dirsi quando un cretino incontra un campione di arti marziali o uno armato o, talmente ubriaco, cade durante il litigio e muore.
Purtroppo, i genitori sono spesso troppo impegnati per fare bere la loro parte, i media preferiscono investire in programmi che attirino audience anziché in quelli che insegnano a vivere e la maggior parte delle persone è assorta nel seguire le sirene degli influencer per salvaguardare i propri neuroni.
Sergio Motta
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