Tutta l’Europa del corno da caccia alle Giornate internazionali

Sabato 25 e domenica 26 maggio – Reggia di Venaria

 

L’Equipaggio della Regia Venaria e i suonatori francesi di Les Trompes de Bonne, entrambi con corno d’Orléans in Re (4,54 m di canneggio), quindi il gruppo Matsch Weisskugel dal borgo di Mazia in Alta Val Venosta e i Corni della Moldava (Repubblica Ceca, con i corni Parforce). Sono solo alcune delle formazioni che prenderanno parte alle Giornate internazionali del corno da caccia, uno degli eventi più importanti di questo settore, in programma sabato 25 e domenica 26 maggio nella splendida cornice della Reggia di Venaria.

L’evento, dove sono attesi circa 70 suonatori, è organizzato dall’Accademia di Sant’Uberto e si inserisce nel quadro del riconoscimento Unesco dell’arte musicale dei suonatori di corno da caccia come Patrimonio immateriale dell’umanità (2020 – Italia, Francia, Belgio e Lussemburgo). La due giorni di concerti è sostenuta dal bando Unesco (l.77 del Ministero della Cultura per i patrimoni immateriali Unesco) e dalla Fondazione Crt. I visitatori della Reggia potranno assistere ai concerti gratuitamente, fra la Cappella di Sant’Uberto e i giardini (oppure all’interno dell’ex residenza in caso di maltempo).

Concerti gratuiti con biglietto d’ingresso alla Reggia (la presentazione del libro di sabato 25 maggio è invece a ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili).

L’intento è far conoscere una musica che costituisce un valore identitario del territorio piemontese (in particolare per le Residenze sabaude) e francese. L’obiettivo è anche valorizzare un patrimonio culturale e identitario internazionale condiviso, seguendo diverse declinazioni caratterizzate da elementi comuni, frutto di scambi e incontri tra le corti, e dalla rielaborazione della pratica avvenuta in ogni Paese. Una attività in divenire, viva, grazie alla comunità di praticanti. Le Giornate internazionali gettano le premesse per la riapertura del dossier di candidatura Unesco al fine di includere la pratica del corno da caccia della Mitteleuropa e nella musica d’arte.

All’evento saranno presenti anche due gruppi di suonatori di corno delle Alpi (in Fa diesis, 3,5 m di tubo), dalla Svizzera (Dal Generus, dal nome del monte Generoso) e dalla Francia (Les Briançonneurs, da Briançon).  La loro musica sarà dedicata come omaggio all’anniversario dei 150 anni del Museo della Montagna di Torino e all’Alpinismo, altra pratica piemontese riconosciuta Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco (2019 – Francia, Italia e Svizzera).

Gli appuntamenti

Sabato 25 maggio, dalle ore 15.15, il programma si svilupperà tra la Corte d’onore della Reggia di Venaria (fino alle 15.45, con un gioco di suoni) e il Gran Parterre (dalle 16.00 alle 17.15, per la presentazione gruppi musicali), con la successiva presentazione in Sala di Diana (ore 18.00) del volume dell’Accademia Il corno da caccia. Musica a corte tra Piemonte ed Europa (secc. XVI-XIX), a cura del prof. Renato Meucci, nella collana della Reggia.

Domenica mattina, dalle ore 10.15, l’evento continuerà nella Cappella di Sant’Uberto (10.15-10.45), con brani di repertorio religioso, per concludersi presso il Gran Parterre (11.15-12.30).

Gli strumenti

Per “corno da caccia” si intende un corno naturale, senza valvole, tasti o pistoni, con canneggio conico arrotolato in una o più spire, che da una parte ha un bocchino e dall’altra una campana come amplificatore. Si tratta dello strumento nato nel XVII secolo per le cacce reali, passato anche alla musica d’arte in età barocca e tuttora vivo nelle diverse tradizioni che ogni paese d’Europa ha sviluppato nel tempo sino ai nostri giorni.

Tutti gli strumenti dei gruppi presenti alle Giornate internazionali hanno in comune la caratteristica di suonare in spazi aperti, tra foreste e montagne, e di evocare la natura in diversi modi. Il corno d’Orléans utilizza una tecnica sviluppata in relazione all’arte equestre e alla comunicazione nei boschi, i corni Parforce si esprimono attraverso una musica ricca di emozioni evocative e i corni delle Alpi, attraverso il legame con una antica tradizione pastorale e di comunicazione in alta montagna, di cui esistono rappresentazioni già dal XV secolo (duomo di Milano, Val Camonica).

 

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