Guglielmo (Azione Piemonte U30): “Noi siamo accanto ai movimenti Lilla per i Disturbi dei Comportamenti Alimentari”

Il 19 gennaio le piazze d’Italia si sono colorate di lilla. Da nord a sud, passando per il centro, sono state migliaia le persone che si sono ritrovate a manifestare contro il taglio ai fondi dei Disturbi del Comportamento Alimentare operato dal Governo Meloni. Nello specifico, il fondo dedicato ai DCA era di 25 milioni, azzerati con un colpo di spugna dal ministro Schillaci, e poi riportato a 10 milioni in seguito alle proteste emerse.

 

Le risorse così stanziate risultano totalmente insufficienti a colmare le tante lacune presenti in questo ambito. Ciò che va considerato infatti, è che in Italia sono circa tre milioni e mezzo le persone che soffrono di disturbi dei comportamenti alimentari e nove sono le vittime giornaliere in media nel nostro paese (la seconda causa di morte giovanile dopo gli incidenti stradali). Il gruppo di Azione Torino (come tutte le altre sedi su territorio nazionale) ha deciso di scendere in piazza Castello accanto alla Fondazione Fiocchetto Lilla, per sostenere la necessità non tanto di un rinnovo dei fondi, quanto di un inserimento strutturale di un budget autonomo all’interno dei sistemi L.E.A. Esso obbligherebbe di fatto tutte le regioni a fornire i livelli essenziali di assistenza e dotarsi almeno di una struttura residenziale.

La salute continua ad essere la priorità assoluta per il nostro partito che da sempre lotta per una sanità pubblica più efficiente e soprattutto per un Sistema Sanitario Nazionale realmente universale. Questa scelta da parte dell’esecutivo mette in una condizione di grave difficoltà le moltissime persone che soffrono di DCA dimenticando che, come dichiara l’onorevole Daniela Ruffino da sempre in prima linea per la battaglia sulla salute mentale, “un paese civile non abbandona i più deboli.”

Il percorso, dunque, che viene chiesto da tutte le associazioni che si occupano del tema e di cui noi come Azione abbiamo cercato di farci da portavoce, è di indipendenza e di permanenza delle risorse per contrastare queste malattie. Questo approccio renderebbe possibile la continuità necessaria nelle cure e porrebbe chiunque nelle condizioni di potervi accedere con regolarità e celerità. È impensabile che una persona affetta da anoressia piuttosto che di bulimia, per poter ricevere l’assistenza sanitaria in una struttura pubblica sul territorio piemontese, debba attendere dai 9 ai 12 mesi (ci sono regioni in cui queste tempistiche si allungano ulteriormente) per scalare le liste d’attesa. In alcuni casi, questo periodo risulta fatale.

È il momento in cui il governo deve dare risposte, non bastano cerotti come i fondi da dieci milioni. Serve una presa di responsabilità, ci sono tre milioni e mezzo di persone, soprattutto giovani, che aspettano.

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